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ARCHIVUM HISTORIAE PONTIFICIAE 10 1972 PONTIFICIA UNIVERSITAS GREGORIANA FACULTAS HISTORIAE ECCLESIASTICAE ROMAE 13} 11:S5 _·.r_._ .. ,....__.._~__._.._•._ _ ----~ -_ , :j I I

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  • ARCHIVUMHISTORIAEPONTIFICIAE

    101972

    PONTIFICIA UNIVERSITAS GREGORIANAFACULTAS HISTORIAE ECCLESIASTICAE

    ROMAE

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  • MARIO FOIS S. I.

    I COMPITI E LE PREROGATIVE DEI CARDINALI VESCOVISECONDO PIER DAMIANI

    NEL QUADRO DELLA SUA ECCLESIOLOGIA PRIMAZIALE

    Summarium. - Auctor, nono saeculo a morte Petri Damiani recur-rente, hane quaestionem, quae pars est amplioris operis proxime edendi,publici iuris facit. Exponitur conceptio Petri de cardinalium episcoporumofficiis et praerogativis, habita ratione doctrinae eiusdem Doctoris circaRomani Pontificis primaturn et reformandae Eeclesiae munus Sedi Apo-stolicae incumbens. In prima parte quaeritur quis sit in Romana Ecclesiaiurium primatialium subiectum; comprobatur Petrum Damiani semperasseruisse, hoc subiectum esse solum R. Ecclesiae episcopum, non autemepiscopum cum cardinalibus (sicuti opinio quaedam recentior asserit).In altera parte exponuntur officia cardinaIium episcoporum (vigiIantiain Ecclesia, custodia Sedis ApostoIicae, defectuum correctio) eorundem-que praerogativae (potiores partes in Papa eIigendo exercere, eius consi-liarii in gubemanda Ecclesia universali esse, potestas in ipsos episcopos,Sede vacante, censuras promulgandi).

    Sia detto subito: Pier Damiani è l'unico autore, tra i « Gre-goriani » del sec. XI, che si dimostra in possesso di una chiaracoscienza della funzione e dei diritti del cardinalato romano,anche se limitatamente ai Cardinali Vescovi, e che cerca di de-finirli ecclesiologicamente ed ecclesiasticamente in più di unoscritto. Questi scritti appartengono in parte agli anni che pre-cedono immediatamente i decreti sinodali del 1059 e del 1060e in parte agli anni successivi. Appartengono, cioè, a quei dueperiodi di tempo· che possono considerarsi come le prime duetappe dell'evoluzione storica del cardinalato nel sec. XI, assu-mendo come termine discriminante i decreti sinodali suddetti 1.

    1 Le tappe dell'evoluzione storica del Cardinalato romano sono spiegate alcap. I" del libro di prossìma pubblicazione. Ma si veda più avanti in questostesso articolo alle pp. SS-56.

    Per la bibliografia su Pier Daminiani si rimanda a quelle offerte dai se-guenti autori, che si completano a vicenda: O.J. BLUM,St. Peter Damian: hisTeaching on the Spiritual Life, Washington 1947, pp. 216-219;Fr. DRESSLER,Petrus Damiani. Leben und Werke, Studia Anselmiana, XXXIV (1954)X-XVIII;P. PALAZZINI,Il Diritto strumento di Riforma in S. Pier Damiani: Eph, luris

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  • 26 MARIO FOIS

    Le due circostanze indicano già i limiti, non solo cronologici,delle idee espresse in essi. Ciò nondimeno queste costituisconoun passo decisivo nella concezione del cardinalato romano.

    Per precisare con esattezza il pensiero del Monaco avelIa-nese, ' bisogna inquadrarlo nella visione teologica del Primatoromano, ripetutamente formulata dal medesimo sia negli scritticontenenti le idee sui Cardinali Vescovi che in molti altri. Lostesso pensiero, inoltre, deve essere letto nel contesto storicodella cosiddetta «riforma gregoriana », della quale insieme aUmberto da Silvacandida fu' un protagonista e per la cui rea-lizzazione egli ascrive alla Chiesa Romana un ruolo essenzialedecisivo e insostituibile, fin dai primi anni del suo priorato aFonte Avellana. Effettivamente a due anni circa dalla sua ele-zione a priore, quindi nel 1045, scriveva al card. Pietro, Cancel-liere della Sede Apostolica:

    Nisi enim ad rectitudinis statum sedes romana redeat, certum est,quia totus mundus in suo lapsus errore perdurat. Et necesse est jam uteadem sit renovandae principium, quae nascentis humanae salutis extiteratfundamentum 2. .

    Canonici, 11 (1955) 362-363; K. RmNDEL, Studien zur Uberlieferung der Werkedes Petrus Damiani : Deutsches Archiv 15 (1959) 23-24. Per quanto riguarda que-sta ricerca qui basta indicare le fonti e le opere realmente utilizzate.

    Fonti. Le opere contenute nella PL voll. 144 e 145. Di queste due, il LiberGratissimus e la Disceptatio Synodalis sono state edite criticamente dal DeHeinemann nella colI. MGH, Libelli de Lite Imperatorum et Pontiflcum, I,Hannover 1891, pp. 15-75; 76-94. Gli altri scritti di Pier Damiani non contenutinell'edizione del Migne e successivamente pubblicati da diversi autori sono statiraccolti, e in più di un caso nuovamente trascritti dai codici più attendibili,da Giovanni LUCCHESI,Clavis S. Petri Damianl, in Studi su S. Pier Damiano(in onore del card. Amleto Giovanni Cicognani), Faenza 1961, pp. 34&-387.

    Opere. Quelle maggiormente utilizzate per il tema generale e per qualcheaspetto particolare del medesimo sono le seguenti; Le opere già citate del BLUM,deI DRESSLER,del PALAZZINI,del LUCCHESI; quindi A. FLIeHE, La Réforme Gré-gorienne, I, Paris 1924; O. J. BLUM, The Monitor of the Popes, St. Peter Damian;Studi Gregoriani II (1947) 459-476; J. RYAN,Saint Peter Damiani and his canonicalSources, Toronto 1956; J. LEcLERCQ,Saint Pierre Damien Ermite et Hommed'Eglise, Roma 1960; F. KEMPF, Pier Damiani und das Papstwahldekret von 1059;AHP 2 (1964) 73-89; G. ALBERIGO,Cardinalato e Collegialità, Firenze 1969. Circail pensiero del Damiani sul Cardinalato sono stati tenuti presenti i lavoriseguenti; J. B. SÄGMULLER,Die Thätigkeit und Stellung der Cardinäle bis PapstBonifaz VUI, Freiburg 1896 (citato, Cardinäle); W. H. KLEWITZ, Die Entstehungdes Kardinalkollegiums, in Reformpapsttum und Kardinalskolleg. Darmstadt 1957;S. KUTTNER,Cardinalis : The History of canonical Concept; Traditio 3 (1945)129-214. Le altre ricerche consultate saranno citate nelle note.

    2 Ep, II, 19; PL 144, 288. Per la datazione degli scritti del Damiani miservo dei lavori di G. LUCCHESI,Clavis S. Petri Damianl pp. 279-301; 309-345;Per una Vita di s. Pier Damiani, in San Pier Damiano. Nel IX Centenario dellamorte. Cesena 1972, pp. 13-161, e di quello del P. J. RYAN,Saint Peter Damianiand his Ca,!onical Sources, 249-407, spec. 279 ss. Talvolta anche del DRESSLER,Petrus Damiani, pp. 238-240 e passim.

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 27

    In queste poche parole si trova racchiusa tutta la VISIonedella riforma, sul piano teologico ed ecclesiale e non semplice-mente giuridico di Pier Damiani: La riforma della Sede apo-stolica vista in rapporto con la liberazione della società cristianadallo stato deplorevole in cui era caduta: l'urgenza per la stessaSede di prendere l'iniziativa della riforma, cioè, più esattamen-te, di divenire «il principio It del rinnovamento cristiano o« della salvezza It: infine il motivo ecclesiologico oltre che sto-rico di questa necessità incombente alla Chiesa romana, l'esserestata essa inizialmente il «fondamento It, cioè il centro di dìf-fusione del Cristianesimo, la madre di tutte le Chiesa, almenoin Occidente. Quest'antica convinzione, riscontrabile già in Um-berto da Silvacandida, include anche l'aspetto primaziale, sot-tinteso nelle parole del Damiani, proprio perchè l'evangelizza-zione primitiva irradiantesi da Roma fino all'Africa e all'Egittooltre che nell'Italia nella Spagna e nella Gallia e più tardi nel-l'Inghilterra e nella Germania, ebbe come protagonisti Pietroe i suoi successori 8.

    Ciò veniva a significare il privilegium o potere primazialedi Roma, detentrice degli statuti e della dottrina apostolici,in forza del quale poteva e doveva imporre la riforma. E' quantoscriveva verso lo stesso tempo a Gregorio VI: Reparetur nuncaureum apostolorum saeculum, et praesidente vestra prudentia,ecclesiastica refloreat disciplina+.

    Primato della Chiesa romana e suo rapporto con l'attua-zione della riforma sono i due poli fondamentali, il primo teo-logico-giuridico e l'altro esistenziale-disciplinare, intorno ai qualiè già orientato il pensiero ecclesiologico del Damiani, primaancora che Leone IX lo impegni effettivamente al servizio dellaSede apostolica", e molto prima di essere nominatocardinalevescovo di Ostia nel 1057.Questi due aspetti fondamentali sonoda mettersi in evidenza, per capire meglio la dottrina sul car-dinalato.

    8 Per la convmzione circa il ruolo della Chiesa romana come c madre»delle altre chiese vedo P. BATIFFOL, Cathedra Petri, Paris 1938, p. 47. Come pro-babile fonte immediata del pensiero del Damiani il RYAN pp. 23ss. indica unadecretale di Innocenzo I a Decenzio, presente nella Collectio Dlonysio-Hadriana(PL 67, 237s.). Del resto, era una concezione ecc1esiologica dominante tra ic Gregoriani - .

    • Ep. I, 1; PL 144, 205S. L'Avellanese riponeva non poca fiducia in Gre-gorio VI, tuttavia attendeva dei segni concreti, come la deposizione del Ve-scovo di Pesaro.

    5 Vd, più in là le richieste presentate a Clemente II.

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    I - Il Primato della Chiesa Romana

    La figura ecclesiale di Pietro

    E' fuori dubbio che anche per il Damiani sono le preroga-tive conferite a Pietro dentro il collegio apostolico quelle checostituiscono il primato o privilegium della Chiesa romana ri-spetto a tutte le altre chiese locali. Non una sola volta defini-sce i poteri di Pietro, benchè senza specificaremolto e lasciando,perciò, alla discussione degli storici la determinazione delle sueparole. Per tre volte, tra ill059 e il 1063,scrive che Cristo affidòvitae aeternae clavigero terreni simul ac coelestis imperii iura 6,il cosiddetto «potere delle Chiavi ». La discussione sul sìgnifì-cato da attribuire all'« impero terreno» non pregiudica la sin-golarità del potere affidato all'unico Pietro 7. Proprio in forzadi questo egli è l'apostolorum princeps, il princeps apostolicisenatus, il primus inter Ecclesiae sacerdotes 8, collocato cioè alprimo posto e al di sopra di tutti gli altri «sacerdoti» capidelle Chiese, ossia dei Vescovi9; è il custode dell'unico ovile

    e Actus Mediolani, molto probabilmente della fine del 1059; PL 145, 91. Lestesse parole vengono usate nella Disceptatio Synodalis; De Lite I, 78. Parolemolto simili vengono usate nel De principis officio, 3: c Salvator etiam noster ...mox ut Petro caeli terrae que iura commisit It; PL 145, 822. Con altre paroleviene espressa la stessa idea nella prima lettera a Cadalo. Ep. I, 20: c Sic nì-mirum meretur corrìpì, qui iIIi se praebet adversum, qui caelì terraeque primuspastor obtinet principatum It, PL 144, 243. E ancora nelI'Opusc. XLVI, 5: «cui[Petrol commissa sunt omnia regna terrarum lO, PL 145, 709. Non può esserepreso in considerazione il sermone XXVII De sancta Petro Apostolo (PL 144,646 s.) citato invece dall'Alberigo (op. cito p. 36, N. 38) per provare la fede prì-maziale del Damiani, e neppure il sermone seguente De sanctis apostolis Petroet Paulo (PL 144, 649 ss.), dei quali è stata dimostrata da circa tre secoli l'appar-tenenza a Niccolò di Clairvaux. Vd. a questo proposito l'Admonitio TypographiVeneti (PL 144, 11-12); J. RVAN,Saint Peter Damiani and the Sermons of Nicholasof Clairvaux, a Clarification; Medieval Studies 9 (1947) 151·161: G. LUCCHESI,Clavis ... pp. 296; 302 e gli articoli del Leclercq da lui citati.

    T Interpretò in senso spiritualista il RIVIÈRE,Le Problème de l'Eglise et del'Etat au Temps de Philippe le Belle, Paris 1926, pp. 287·393, spec. 389 ss. AlIasua posizione accede il VOOSEN,Papauté et Pouvoire Civil à l'Epoque de Gré-goire VIle, Paris 1931, pp. 128ss. In senso temporalistico interpreta l 'AROUILmRE,St·. Grégoire VII, Paris 1934, pp. 305 S. Mi sembra più probabile l'opinione deiprimi due. Nella Disceptatio Synodalis però una certa connotazione temporalisticanon sembra completamente esclusa.

    8 Sermo VI, De S. Eleuchadio; Sermo XXX, De S. Apollinaire; Ep. IV,9:PL 144, 535, 668 s., 314 rispettivamente. Una volta lo nomina insieme a S. Paolo:« Non ignoras inter omnes sanctos martyres Petrus et Paulùs in apostolici se-natus culmine possident principatum It. Discept. Synod.; De Lite I, 83. Il con-testo, però non è una questione di primato. I due apostoli vi sono presentaticome esempi di dottrina e di discrezione nell'agire.

    9 Ep. I, 20. PL 144, 238. Ricorda, non senza sottintesi anacronistici e in basealla teoria delle sedi petrine, i tre episcopati di Pietro, confrontandoli con letre unzioni di David (1 Sam. 16,11·13; 2 Sam. 2,6; 5,3). "Sicut enim iIle [Davidl

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 29

    di Cristo con il diritto d'inviare i propri discepoli a evangeliz-zare. Notevoli, a questo proposito, le parole messe in bocca aPietro, quando, secondo la leggenda, invia Apollinare a Ravenna:

    'Ego, ego tibi praecipio, quia potestatem ligandi non salurn in terra,sed et in coelestibus habeo; ego te ad pascendas oves dominicas mitto,qui ovile totius sanctae Ecc1esiae iniuncta mihi cura custodio lil.

    Anche se l'interpretazione della potestas ligandi in chiavedi diritto a comandare è abbastanza discutibile, evidente peròappare l'affermazione, poggiata anche sui testi giovannei (Io. 21,15-18; cfr. 10, 16), del potere universale di Pietro su tutta laChiesa, espressa senza ambiguità anche altrove 11.

    Potere supremo e universale, nella Chiesa, quindi, quelloaffidato alla persona diPietro, secondo la convinzione di PierDamiani, solidamente fondata sulla Scrittura e sulla tradizionespecialmente latina.

    Un altro aspetto d'ella sua concezione petrina, condivisa an-che da altri « Gregoriani », risalente però alla Chiesa antica, èla perdurante presenza di Pietro nella Chiesa romana. Le espres-sioni dell'Avellanese, benchè meno decise di quelle usate da Um-berto da Silvacandida, da Anselmo di Lucca e soprattutto daGregorio VII n, sembrano indicare quell'invisibile presenza at-tiva dell'Apostolo, per cui ilpapa diviene il suo vicarius visibile.Più di una volta, l'Avellanese, usa per il papa il titolo di vica-rius Petri, anche se usa egualmente il titolo di vicarius Christio di vicarius Dei 13. Tuttavia la formula ambrosiana ubi Petrus

    pietate vel justitia reges, sic et iste trascendit omnes privilegio sacerdotes ".Per questa ragione « solius B. Petri festive cathedram celebramus lO. Il terminec sacerdos lO non è usato dal Damiani univocamente, come sivedrà più avanti.Qui il contesto indica il senso di c episcopi ".

    10 Sermone XXX, De S. Apollinare (PL 144, 667). Il Damiani si basa sullaPassio S. Apollinaris j Acta Sanctorum lulii, V, 344-350, spec. 345A.

    11 Opusc. XLVI,S: « cui [Petra] speciali lure concessum est universali totiusorbis Ecclesiae praesidere It, PL 145, 709. A S. Paolo riconosce il Damiani uncerto diritto di presidenza (ius praesidentis) in tutte le Chiese, perehe le avrebbefondate tutte. Tuttavia questo diritto sembra stare al di sopra o al di fuoridei diritti precisi legati al possesso di una sede o cattedra. come è invecequellopetrino. De Picturis Principum Apostolorum 4; PL 145, 594. Circa questoopuscolo, che solleva difficoltà, si può vedere G. CACCIAMANI,I SS. ApostoliPietro e Paolo negli scritti di Pierdamiano, in c Atti dei Convegni di Cesena eRavenna lO, I (1%6-67), Cesena 1969, pp. 595-614.

    "12 Di Anselmo basti citare il sermone De Caritate edito da Edith PAZSTORnel Bull. 1st. Star. Ital. M. E. 77 (1%5) 96-104, spec. 99, 101. Per Gregorio VIIsi può vedere August NITSCHKE,Die Wirksamkeit Gottes in der Welt Gregors VII:Studi Gregoriani 5 (1956) 155-163.

    13 Il papa «vicarius Petri lO lo si trova nell'Ep. I, 7; PL 144, 211; nellaPraeiatio della Messa di S. Gregorio M., ed. LUCCHESI,Clavis p, 353. Lo stessotitolo, con altre parole nel Liber Gratissimus, XXXVI: « ... qui vice Petri clavestenet ... ,,; Die Lite I, 69. Per gli altri titoli vedo più avanti.

  • 30 MARIO FOIS

    ibi Ecclesia riceve dalla sua vivace penna una interpretazione, .che va al di là, pur senza distorcerla, dell'intenzione di Am-brogio 14. La simonia e la violenza dei Conti di Tuscolo e diGaleria tenevano lontano da Roma nel 1058 Pietro e Nicolò II,legittimamente e liberamente eletto. Ma dove Pietro si trovava,là era la Chiesa romana: ... qua Petrus vobis cum [Nicolò II eIldebrando] fugiens attrahit, illic esse Romanam Ecclesiam om-nibus indubitanter ostendit 111. Questa convinzione illumina finoall'evidenza, pur delimitandone la portata, le altre parole strin-gatamente pregnanti dettate all'inizio della stessa lettera, conla quale, dirigendosi all'c eletto della Sede Apostolica It Nicolò IIe alla c verga di Assur It Ildebrando, difendeva la propria ri-nunzia all'episcopato e il ritorno all'c amata solitudine ». Vas- egli scrive - Apostolica sede, vas Romana estis Ecclesia.Conseguentemente si rivolge direttamente a loro, per restituirealla Chiesa romana c ciò che era suo », proprio perchè in essi,benchè fuori della sede muraria della Chiesa romana, vigetipsius Ecclesiae sacramentum 16.

    Per misurare la densità del pensiero ecclesiologico racchiu-so in queste formule, bisogna rifarsi principalmente all'Opu-scolo XI detto Dominus Vobiscum, scritto tra il 1048 e il 1055,quindi almeno tre anni prima della lettera in questione 17. Essochiarisce, oltre al resto, anche l'identificazione tra c sede apo-stolìca » e c chiesa romana », indicanti un'unica realtà con ilproprio vescovo e il suo ormai autorevolissimo collaboratore,precisamente alla luce della particolare concezione dell'c unità»ecclesiale o sacramentum unitatis della Chiesa sviluppata inesso. Di questa stessa concezione bisognerà necessariamente te-ner conto, per saper leggere e interprtare i testi riferentesi alcardinalato, dato che il Damiani in essi la suppone e vi si ri-ferisce.

    Il priore di Fonte Avellana scrisse il Dominus Vobiscumper giustificare l'uso di formule liturgiche assembleari, _come

    iH Enarratio in Psalmum. XL; PL 14, 1082.u Opusc. XX; 145, 443. Per le circostanze della nomina e dell'imposizione

    dell'antipapa Benedetto X sulla cattedra di Pietro, la simonia e le violenze per-petrate in esse, si veda dello stesso Damiani la lettera all'arciv. di RavennaEnrico (Bp. III, 4; PL 144, 291s.) che è della fine del 1058 come I'Opusc, XX.

    l.e Opusc, cito e l. cito Vd. inoltre, per la rinunzia all'episcopato anche l'altralettera diretta agli stessi destinatari (Bp. I, 8; PL 144, 212s.). .

    ].T Il NEUKIRCH da come data approssimativa di composizione il quinquennio1045-1050:Das Leben des Peters Damiani bis zur Ostersynode 1056,Göttingen 1875,P. 94; ma il RYANindica invece il periodo 104S-1055;Saint Peter Damiani andhis Canonical Sources, pp. 52 e 179; lo stesso periodo indica il LUCCHESI,ClavisS. Petri Damiani p. 310.

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    I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 31

    appunto Dominus Vobiscum, Iube domne benedicere e altre si-mili con le relative risposte 18, da parte del monaco eremitacelebrante l'Eucarestia o l'opus divinum dell'Ufficio nella soli-tudine della sua cella. La legittimazione di quest'uso viene difesadall'Autore in base alla perfetta «unità» che vincola in unarealtà unica e misteriosa tutti e i singoli cristiani, per cui laChiesa « è una sola in molti ed è, in forza del suo mistero, tuttanei singoli ». Il vincolo che crea questa misteriosa unità dei cri-stiani, lasciandone però sussistere la diversità personale e cari-smatica, viene individuato prima, quasi in una sfera più visi-bile, nella fede e nella carità 19; quindi, nello Spirito Santo,te uno per la sua essenza divina e molteplice nei suoi diversicarismi ». Egli, fondendo in un solo essere la Chiesa, impedisceche l'unitatis ... intimae sacramentum della stessa sia disgretatodalla diversità di situazione e di luogo, in cui essa può esisten-zialmente trovarsi nei suoi distinti membri so.

    Questa unità miseriosa è quella che formò l'oggetto dellapreghiera di Cristo al Padre: ut unum sint (lo. 17,20-22). Con-seguentemente, dove si trova un singolo fedele, lì per sacra-menti mysterium c'è tutta la Chiesa, « tutto il corpo» della me-desima 21, Precisamente attraverso la concezione paolina dellaChiesa « corpo di Cristo» il Damìanì, approfondendo la realtà

    ::la Opusc. XI; PL 145, 231.19 c Ecclesia sìquìdem Christi tanta charltatis invicem inter se compage

    connectitur, ut et in pluribus una et in sìngulìs sit per mysterium tota; adeout et omnis universalis Ecclesia non immerito una Christi peribeatur sìngula-riter sponsa et unaqueque anima per sacramenti mysterìurn plena esse credaturEcclesia lO. A questo proposito l'A. adduce dei testi scritturali del V. T. (Gen.27;1.7; II Reg. 4,17; Is. 4, l) interpretati allegoricamente, e uno del N. T. (2 Cor.11,2) anche questo ìnterpretato con certa libertà. Egli conclude però: c Ex hisergo manifeste collìgitur ... sancta Ecclesia et in omnibus sit una, et in singulistota; nimirum in pluribus per fidei unitatem simplex, et in sìngulìs per charì-tatis glutinum, diversaque dona charismaturn multiplex, quia enim ex uno om-nes ». Op. xt, 5; PL 145, 235.

    w « Sancta namque Ecclesia, lìcet personarum sit multiplicitate diversa, inunum' tamen est Sancti Spiritus igne conflata; atque ideo etiam si per corpo-ralem situm partibus videatur dividi, unitatis tamen intimae sacramentum nul-latenus a sua valet integritate corrumpì lO. Opusc. Xl, 6 (1. cit.). Al capitolo.seguente specifica, si può dire, questa c unitas lO con le parole: c sacramentum ...ecclesiasticae unìtatìs s, col. 236D. Al cap. lO, parla di c unitatis inviolabile sa-cramentum lO, col. 239B. Questa terminologia e, in buona parte, il concetto diunità della Chiesa sono quasi certamente derivati da Cipriano. Vd, a questoproposito I.B. POUKENS, Cyprien et ses contemporains, in DB GHELLINCK, Pourl'histoire du Mot Sacramentum, I, Les anténicéens, Louvaìn-Parìs 1924, PP. 176-181s.; 202S.

    n cSi ergo credentes in Christum unum sunt, ubicumque videatur esseper corporalern speciem membrum, ìbì etiam per sacramenti mysterium totumest corpus. Et quidquid est quod competat toti, quodammodo congruere videturetiam parti ... lO PL 145, 236. Qui c sacramentum lO sembra inteso come la realtàstessa del corpo mistico o Chiesa. Lo stesso uso in Cipriano; POUKENS p. 203.

  • 32 MARIO FOIS

    ecclesiale, esprime ancora l'unità misteriosa della Chiesa. « Unoè, infatti, lo Spirito della Chiesa, che vivifica l'unico corpo, cheè salvato da Cristo suo capo. La Chiesa intera, quindi, si com-pagina di numerosi membri, ma costituisce indubbiamente unsolo corpo, strutturato nella saldezza di una sola fede, pervasodall'unica virtù dello Spirito vivificante» 22. Ma il Damiani, pro-babilmente non senza una forzatura retorica, sembra andare piùin là dei testi scritturali di Paolo. Perseguendo infatti lo scopodi giustificare le formule liturgiche espresse al plurale, questavolta del canone romano della Messa, egli arriva a vedere quasiuna interdipendenza tra unità perfetta della Chiesa e unicitàdell'Eucarestia celebrata ripetutamente e in luoghi diversi. Sein base al testo di Giovanni (lo 6,56) egli vede nel pane euca-ristico il fattore unificante in un solo cc corpo di Cristo» i di-versi fedeli che lo ricevono, in forza di un testo paolino, citato.però parzialmente (1 Cor. 10,17), sembra pure intuire nell'unitàdella Chiesa la ragione dell'unico pane e dell'unico calice offertiin tutto il mondo, benchè l'ultima ratio analogica sia poi ricer-cata nell'unica divinità del Figlio di Dio 23.

    Comunque, ciò che il Priore avellanese intendeva dimostraree qui si vuole mettere in evidenza, è la ripetuta affermazione del-l'esistenza di tutta la Chiesa, almeno dell'essenza della Chiesa,in ogni singolo membro di essa, derivante dalla concezione pao-lina della medesima come « Corpo di Cristo ». « Se infatti - egliscrive - molti siamo un solo essere (unum sumus) in Cristo,in lui medesimo noi possediamo singolarmente tutto ciò che ènostro... Di conseguenza ciò che è di tutti è anche dei singoli,e ciò che di speciale appartiene singolarmente ad alcuni,è co-mune a tutti nella integrità della fede e della carità ... » 24.

    In questo senso, come l'uomo è un microcosmo in rapportoal grande cosmo, in quanto costituito materialmente dagli stessielementi che costituiscono l'universo, cosi ogni credente apparecome una specie di microchiesa, una minor Ecclesia 2~.

    22 Op. cito cap. 7; PL 145, 237.23 " Hanc autem Ecc1esiae unitatem Apostolus manifeste declarat, cum dicit:

    .' Unum corpus, unus panis, multi sumus ' (...). Tanta est enim EccIesiae unit asin Christo, ut unus ubique in toto orbe terrarum sit panis corporis Christi etunus calix sanguinis eius ... Et sicut ille panis et sanguis [= calix] in corpusChristi veraciter transìerunt, ita omnes qui illud in Ecclesia digne percìpìunt,unum absque dubio Christi corpus fìunt, ipso testante, cum ait: ' Qui man ducatcarnem meam et bibit sanguinem meum, in me manet et ego in eo' (lo VI) •.Op. cito cap. 8; ibid. 237-238.

    24 Op. cìt., cap. lO; ibid. 239.26 c Sicut autem homo, Graeco eloquio dicitur Microcosmus, hoc est minor

    mundus, quoniam per materialem essentiam eisdem quatuor elementis homo

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 33

    Ora è possibile comprendere la realtà ecclesiale o Ecclesiaesacramentum, che ilCardinale di Ostia vede sussistere nell'elettoNiccolò II e in Ildebrando. Proprio perchè in essi sussiste lavera Chiesa « nell'integrità della fede », sono essi stessi, in con-trapposizione a Giovanni Mencio e ai suoi aderenti, la «sedeapostolica, la Chiesa Romana », anche se lontani dalle mura diRoma e dalla Chiesa lateranese, dalla Chiesa «edificio di pie-tra lO. ARoma, infatti, dominava in quel momeno il veternosus ...trapezita Simon Mago, e quindi vi infieriva la simoniaca hae-resis. Di essa si erano certamente macchiati il vescovo di Vel-letri, l'antipapa Benedetto X, i suoi nobili elettori e ìntronìzza-tori e, probabilmente, i suoi collaboratori come il cardinale ve-scovo diPalestrina Raineri 26. Questi, conseguentemente, nonprofessavano la fede di Pietro, fondamento della Chiesa. Inoltreerano stati scomunicati dallo stesso Damiani e da altri quattroCardinali vescovi27. Nè Pietro poteva rimanere a Roma in unaimpossibile convivenza con Simon Mago, approvando quantoaveva duramente condannato in Samaria (Atti, 8,18-23). Egli si

    constat, quibus et universalis hic mundus; ita etiam unusquisque fidelium quasiquaedam minor videtur esse Ecclesia ... lO. Op. cìt., cap. 11; ibid. 239.

    !2'6 Opusc, XX, 1; PL 145, 443. Nella lettera citata a Enrico arciv. di Ravennadice del Mencio: c IlIe nimirum, in quantum mihi videtur, absque ulla excusa-tione simoniacus est ... lO. Quindi offre le prove. Ep, III, 4; PL 144, 291. Perl'adesione del Card. Raìnerì all'antipapa cfr. KLEWITZ,Die Entstehung ... p. 117.

    27 Ep. I, 20; PL 144, 241: Cadalo con i c satelliti di Satana lO tentava disovvertire la chiesa romana, c quam supra petram fidei Petrus praedicator ere-xit ... lO. Non è perfettamente identico nei vari autori il contenuto teologico-giuridico di c simoniaca haeresls s. Eresia in senso rigoroso sembra consideratada Umberto da Silvacandida, mentre molto più equilibrato appare in meritoil pensiero del Damianì, che distinguendo diversi gradi di eresia, non sembracollocare la teoria tendente a legittimare la compravendita delle ordinazionisullo stesso piano ereticale della negazione ariana della Trinità o della nega-zione dello Spirito Santo. Inoltre egli postula, perchè uno sia perfettamenteeretico, l'ostinazione nell'errore, la denuncia dell'autorità competente e il rifiutodi abbandonare l'errore. Vd. a questo proposito, 1. LEcLERoo,c Simoniaca hae-resls lO; Studi Gregoriani I 1947) 323ss. che appare ancora non molto preciso.Più preciso appare il DRESSLER,Petrus Damiani. Leben und Werke: Studia An-selmiana 34 (1954) 103 e N. 98. Una chiarezza maggiore per quanto riguarda siail Damiani che il Silvacandida ha apportato Giovanni MICOOLInell'appendiceal suo studio Il problema delle Ordinazioni simoniache e le Sinoäi Lateranensldel 1060 e 1061: Studi Gregoriani V (1956) 77-81. Ulteriori precisazioni furonoaggiunte dalIo stesso LECLERCQ,Saint Pierre Damien Brmite et Homme d'Eglise,Roma 1960, pp. 222-224. A proposito del Silvacandida bisogna aggiungere ai testiriportati dal Lec1ercq (articolo cit.) il dal Miceoll una lettera anonima attribuitadal Ryan al Lorenese, J. RYAN,Letter at an Anonymus French Reformer to aByzantine Official in South Italy: c De Simoniaca heresi » (Ms. Vat. Lat 3830);Medieval Studies 15 (1953) 233-242. II testo delIa lettera a p. 239-42.

    Anche se il debole Giovanni Mencio non era autenticamente eretico nel sensointeso dal Damiani, tuttavia si può dire che per lo stesso Vescovo di Ostia erafuori delIa Chiesa, se non proprio per l'elezione e ìntronizzazione simoniaca perla scomunica maggiore (anatema) irrogatagIi (Ep. III, 4; PL 144, 291).

    3

  • MARIO FOIS

    trovava fuori Roma con il proprio successore legittimo, Nicco-lò II, e con Ildebrando, che continuavano a combattere l'eresiadi Simone. Là era la vera Chiesa, quindi la sede apostolica.

    L'inclusione di Ildebrando nelle espressioni citate (vos apo-stolica sedes, vos Romana estis Ecclesia) non può essere inter-pretata nel senso ecclesiologico di una partecipazione del me-desimo al potere delle Chiavi insieme a Nicolò II. ApostolicaSedes e Romana Ecclesia in questo scritto non connotano tantoil primato, quanto prevalentemente l'autenticità della Sede diPietro in rapporto a quella falsa ed ereticale presente a Roma 28.Inoltre esisteva una ragione molto concreta, per dirigersi anchea Ildebrando. Questi, divenuto ormai molto autorevole nellaCuria, non era d'accordo con la fuga contemplativa dell'amico.Il Damiani lo sa bene e s'immagina anche la reazione piuttostodecisa del suo blandus tyrannus e sanctus Satanas 29. Perciòconclude la lettera con la medesima amichevole ironia iniziale:«Colui, il cui imperio spalancò il carcere erodiano al grandePietro, liberi il meschino Pietro dalle mani di Ildebrando» 3().

    L'identificazione tra «Sede Apostolica» e papa, e quellatra magistero papale e magistero di Pietro stesso, consideratoquest'ultimo come se fosse presente nella sede apostolica, siriscontrano anche negli Actus Mediolani e nella lettera al pa-triarca di Costantinopoli Costantino Lichoudes (1059-1063),nellaquale espone la teologia latina della processione dello SpiritoSanto 81. Nello scritto anteriore, come si vedrà meglio più avanti,rimette il giudizio sul proprio operato a Milano alla « Sede Apo-stolica », al «magistero di Pietro », dichiarandosi pronto anchea ritrattare. Nella lettera, saputo che il Patriarca si era rivoltoalla « Sede Apostolica », perchè la questione teologica che divi-

    28 Cfr. anche l'interpretazione datane dal KEMPF, Pier Damianl und dasPapstwahldekret von 1059: AHP 2 (1964) 75, il quale spiega il pensiero del Da-miani con l'identificazione ciprianea del vescovo con la propria Chiesa.

    Non sembra, inoltre, che si possa considerare sottinteso il primato univer-sale e il suo soggetto giuridico nelle parole di rinunzia all'episcopato ostiense." ... Romance, quae vos estis Ecclesiae, quod suum era! digne restituì » tOpusc.XX, 1: PL 145, 443s.), perchè si tratta di una sede suburbicaria sottostante alpotere metropolitano di Roma.

    29 " Sed hic forte blandus iIIe tyrannus, qui mihi Neroniana semper pietatecondoIuit, qui me colaphizando demulsit, qui me certe aquilino, ut ita loquar,ungue palpavit, hanc querulus erurnpet in vocem: Ecce latibulum petit, et subcolore poenitentiae, Romae subterfugere quaerit accessum; lucrari machinaturde inobedientia otium, et caeteris in bella ruentibus hìc sibi degeneris umbraequaerit opacum. Sed hoc ego sancto Satanae meo respondeo ... ". Opusc. citocap. 1; ibid. 444.

    &O Opusc, cito cap. 7; ibid. 456.3'1 Actus Mediolani; PL 145, 98; Opusc. XXXVIII, cc. 633-642,che viene inti-

    tolato: Contra errorem Graecorum de processione Spiritus Sanati.

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 35

    deva Roma e Costantinopoli fosse risolta « dal santissimo papaAlessandro con decisivi argomenti scritturistici », loda la « sag-gezza» del medesimo, il quale aveva portato la questione darisolvere sullo Spirito Santo non ad alium quemplam, sed adPetrum specialiter, quem caelestis sapientiae et potentiae clavesaccepisse indubitanter agnoscit [la saggezza del Patriarca] »32.

    Tra le ragioni, addotte a questo punto, comprovanti la su-periorità del magistero di Pietro, c'è il privilegium di possederenella Chiesa «con diritto perpetuo la cattedra principale del-l'insegnamento» 83. Pietro maestro perpetuo nella Chiesa, evi-dentemente nei suoi successori. Di conseguenza il Damiani puòaffermare non soltanto di Apollinare, considerato da lui disce-polo diretto di Pietro, ma anche del presbitero Barbaziano, vis-suto nella prima metà del secolo V, che essi, prima di recarsia Ravenna provenienti da Antiochia, si erano fermati a Roma,in schola Petri u. Un'attuale presenza dell'Apostolo a Roma sem-bra ancora indicata nella prima lettera a Cadalo (fine marzo1062)&5, e inoltre nella Disceptatio Synodalis, scritta verso la finedell'estate del medesimo anno 36.

    Il primato della Chiesa Romana o della Sede Apostolica

    Il primato di Pietro nel suo duplice aspetto di magisteroe giurisdizione o delle «chiavi della dottrina e del potere (sa-pientiae et potentiae claves) lo) costituisce essenzialmente il pri- dmato ~la « Chiesa romana» o. della «Sede Apostolica lo) o di ~ @.,« Roma» 91. E' precisamente la « cattedra di Pietro », che ren-

    32 Opusc. cit.; PL 145, 633.B3 Il Creatore ha scelto Pietro «cui cathedram magisterii principaliter in

    Ecclesia tenere perpetuo privilegi iure concessit lO. Opusc. cit.: ibid. 634.B4 Sermone LXV, De sancto Barbatiano presbytero et confessore, AI parlare

    di Apollinare e di Barbaziano, originari tutti e due, a quanto pare, di Antiochia,scrive che i due, lasciate le loro città di origine: « Romae, quae absque dubiocaput est et principalis sedes totius sanctae Ecclesiae, commorantur; nimirumut in schola Petri primìtus discant, quod te [Ravennam] postmodum de doe-trina veritatis erudiant; et de purissimo fonte salutariter bibant, quod in tesalutaris doctrinae magisterio velut eructando transfundant lO, PL 144, 880.

    85 E' una tragedia inaudita, scrive al vescovo di Parma, che il vescovo diun'altra diocesi sia costituito vescovo della Chiesa Romana «ignorante Deo,nesciente Petro, nesciente Romana Ecclesia », Ep. I, 20; PL 144, 243.

    00 Il Card. presbitero Stefano, latore di «lettere apostoliche » indirizzatealla corte, non fu ricevuto dopo cinque giorni di attesa "ed beati Petri etapostolicae sedis iniuriam It, De Lit. I, 87.

    1I1 «Romana Ecclesìa » e e apostnlìca sedes s sono sempre identificate nelpensiero del Damiani, quando viene accennato o descritto il potere primaziale.Talvolta è usato anche «Roma,. semplicemente, come nel sermone LXV giàcitato. I testi che saranno citati in seguito lo dimostrano.

  • .,

    36 MARIO FOIS

    dendo la GC sola Chiesa romana capo di tutta la Crisianità It, fasi che essa GC presieda a tutte le chiese del mondo» e, GC munitadell'autorità di prerogative speciali It, spezzi con la GC spada delVangelo le dure cervici di coloro che si oppongono alla verità It,come capitò a Milano 8S. Proprio per questa ragione la Chiesaromana, afferma nel discorso tenuto alla Chiesa milanese du-rante la sua legazione del 1059,è l'unica a essere stata fondatadirettamente da Cristo. La concessione a Pietro dei terreni simulet caelestis imperii iura significa per il Damiani la fondazionestessa della Chiesa romana da parte di Cristo, con tutte le sueprerogativa primaziali, sulla « pietra della fede appena nascen-te ». Mentre tutte le prerogative e dignità patriarcali, metropo-litane, episcopali e di altro genere risalgono alla pura volontàumana, il primato universale della Chiesa romana è opera di-vina, risale cioè alla volontà del Verbo Creatore e quindi Illius[Verbi] certe privilegio fungitur, illius auctoritate fulcitur 89.La conseguenza immediata di questa affermazione solenne èl'accusa di eresia, contro coloro che negano il privilegium ogiurisdizione universale di Roma, tentando di sottrarsi alle im-posizioni della disciplina romana come faceva il clero milanese,il quale contestava àl papa GC qualsiasi diritto di giudicare, o didisporre» alcunchè nella sede ambrosìana ";

    Le caratteristiche di questo primato romano sono definiteo indicate con i testi scritturali, allusi o riportati letteralmente,riferentisi alle prerogative di Pietro, non senza qualche forza-tura polemica che ne sollecitano il senso. Cosi l'universalitàdella giurisdizione romana appare suffragata col diritto dellaChiesa di Roma GC di legare e sciogliere anche il cielo It .1. Il suo

    lI8Dopo aver comparate il c prìvìlegium s della Chiesa romana alle armi,prosegue: c Armis autem privilegium Romanae EccIesiae non incongrue com-paraverim, quia dum haec una per cathedram beati Petri totius Christianaereligionis caput effecta cunctis in orbe terrarum prìncìpetur Ecc1esiis, velutdux ante aciem fidelium cuneis fulta, ac specialis praerogativae auctoritatismunita, et Evangelico mucrone veritati resistentium cervices obtruncat, et adinvictissime dimicandum totam Christi militiam in unius charitatis ac fidei una-nimitate conspirat It. Actus Mediolani,' PL 145, 89.

    39 O. c.; c. 91. Inoltre Cristo stesso la presiede e assiso in essa opera l'unitàdella Chiesa. Vd. più avanti pp. 61~2 .

    .o O. c. L'indipendenza della Chiesa ambrosiana era stata messa avanti dalclero restio alle riforme: c .,. post diem alterum factione clericorum repentein populo murmur exoritur, non debere Ambrosianam Ecclesiam Romanis legi-bus subiacere, nullumque judicandi, vel disponendi jus Romano Pontifici in illasede competere lO; c. 90. Cf. anche a questo proposito l'interpretazione del RYAN,St. Peter Damiani '" pp. 64 s. .

    4ì c Quae autem provincia per omnia regna terrarum ab eius dictione extra-nea reperitur, cuius arbitrio ipsum quoque coelum et ligatur et solvitur? It, O. c.;c. 91. L'espressione vuol affermare la giurisdizione universale della Chiesa ro-

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 37

    magistero universale viene desunto dalle parole dirette da Cristoa Pietro, ma riportate come dette direttamente alla stessa chiesaromana: Ego pro te rogavi, ut non deficiat fides tua (Le. 22,32) 43. Essa, come la «Pietra li) che è Pietro, è «il fondamentoe la base di tutte li) le altre chiese, per cui queste crollerebbero,se quella venisse distrutta, negandole la libertà di eleggersi ilproprio vescovo 48.

    Quest'ultima affermazione appare all'inizio della DisceptatioSynodalis, scritta a tre anni di distanza dagli Actus Mediolani,dove viene riportato anche il testo primaziale del discorso mi-lanese. Nella Disceptatio però, dato che la polemica in corsotoccava anche il rapporto tra l'Impero e la Chiesa romana circal'elezione papale, il Damiani aggiunge l'argomento desunto dalConstitutum Constantini comprovante lo stesso primato romano,stabilito anche per diritto imperiale, e inoltre il riconoscimentodella sua origine divina da parte dello stesso Costantino u.

    Il contenuto essenziale del privilegium romano, giurisdizio-nale e magisteriale, viene espresso con altre formule equivalenti.« Roma li) o la «Sede romana li) o la «Sede Apostolica li) op-pure, più spesso, la Romana Ecclesia non è semplicemente la«sede principale di tutta la santa Chiesa », la «Chiesa prima-te »4'6, ma l'autentico caput, «collocato al vertice di tutto il

    man a, le parole usate, però, sembrano suggerire una estensione della giurisdizioneanche in cielo. Probabilmente il predìcatore non intese altro che il potere delleChiavi nella sua formulazione evangelica. Ma le parole dicono di più del con-tenuto scritturistico.Il Damiani ripete il testo del discorso milanese sull'origine divina della

    Chiesa romana e dei suoi privilegi nella Disceptatio Synodalis. Sono questi itesti più espliciti in merito. Non sembra contenuta, invece, la stessa afferma-zione nella Epistola ai Cardinali Vescovi (Ep. II, 1; PL 144, '255). Almeno nonappare evidente. Il testo del discorso milanese contenente le prove del c privi-legium It della Sede Apcstolìca, compresa la testimonianza di Ambrogio, vieneripresa da Anselmo di Lucca (Collectio, I, 65;THANER, pp. 31 s.), da Deusdedit(I, 671; GUNVELL,pp. 106s.), da Bonizone di Sutri (De vita christiana, IV, 82;PERELS,pp. 146s.), da Graziano (Decretum, D. XXII, c. 1), ma tutti l'attribui-scono a Niccolò II.

    Cl! Sermone XXIV, In Nativitate S. lohannis Baptistae: c IlIa enim mater etmagìstra omnium Ecclesiarum Ecclesia Romana, cui dictum est: • Ego pro terogavi, ut non deficiat fides tua' (Le. 22,32), in honore Johannis Baptistae postSalvatoris nomen consecrata est et signata It, PL 144, 635. Qui, come nella Let-tera ai Cardinali Vescovi (Ep. II, 1), Chiesa romana e Basilica Lateranesesono identificate. '

    .8 Un affare della c sede apostolica It è un affare che appartiene a tutte lechiese: c Haec enim stante, stant relìquae, Sin autem haec, quae omnium funda-mentum est et basis, obruìtur, ceterarum quoque status necesse est collabatur It.Disceptatio Synodalis; De Lite I, 77s.

    • 4 Disceptatio Syn., ed. cito p. 80. Cfr. anche RYAN,St. Peter Damianl, p. 86S.45 Sermone LXV, De S. Barbatiano; PL 144, 880. Il testo è stato citato aIla

    N. 34. Ep. I, 12; PL 144, 218: c primas Ecclesiae It. Inoltre nella prima lettera

  • 38 MARIO FOIS

    mondo» e che assomma in sè tutte le altre Chiese, la « reginadelle chiese» 46; la «madre» e «maestra di tutte le chiese »,la quale «specialiter et principaliter insegna a tutti gli uominila religione e la carità» 47.

    Il rapporto madre-figlia o maestra-discepola, che lega lachiesa romana a tutte le altre chiese esistenti, non esprime uni-camente la convinzione di un fatto storico accennata all'iniziodi questo articolo, ma un vincolo giurisdizionale e magisterialeche le altre chiese devono riconoscere, accettando la disciplinae la dottrina romane 48. E' quanto dice esplicitamente il Damianinel suo discorso alla Chiesa di Milano, dopo aver provato stori-camente, secondo le convinzioni e le cognizioni del sec. XI, l'ori-gine romana della Chiesa di Milano 49. Lo stesso valore giuri-sdizionale di quelle formule lo si vede sotteso nella presa dicoscienza da parte del Damiani, proprio a Milano, dell'effica-cia decisiva del privilegium romano nell'attuazione della ri-forma 00.

    a Cadalo scrive, che questi volle scalare c Romanam videlicet EccIesiam inmundi totius culmine constitutam, et nitore virginalis pudicitiae candida tarn It,PL 144, 246.

    46 L'idea è sottostante a quanto dice all'inizio della Disceptatio Syn. (Vd.N. 43). Lo dice esplicitamente nella seconda lettera a Cadalo: c .••qui autemRomanam EccJesiam ad taxationem pecuniae redigit, quid aliud, quam omnesper orbem terrarum Ecclesias, quibus ilIa praelata est, venaliter usurpare con-tendit? lO PL 144, 250 s. Appena più sotto aggiunge: con una sola compera vuoleacquistare e cmnes simul Ecclesias lO e distruggere «totam Ecclesiam catholi-cam, non significatione sed viva potius operatione lO. Nella prima lettera allostesso Cadalo si legge il titolo « regina Ecclesiarum ,., nel senso indicato; Ep, I,20; PL 144, 216.

    41 Disceptatio Synoäalis, ed. cit., p, 86.48 Sermone LXV; vd, testo alla N. 34.49 Actus Meäiolani, PL 145, 91-92. Le affermazioni storiche del Damiani si

    basano sulla Passio favolosa dei Santi Nazario e Celso (BHL II, pp. 881-882)euna falsa lettera di S. Ambrogio (PL 17, 821s.). Da questi documenti, accettatiallora da tutti tranquillamente, risultava che la Chiesa di Milano era stata fon-data da Nazario e Celso, battezzati da Uno per ordine di S. Pietro, e daiSanti Gervasio e Protasio discepoli di Paolo. Da questi fatti il Damiani trae laconseguenza: « Cum ergo vestrae salutis auctores ex Romanae EccIesiae prodie-rint disciplina, consequens est, juxta aequitatis ordìnem, ut Ecclesia Romanamater, Ambrosiana sit iilia ». Egli indica, con un esempio pratico della lottadi Ambrogio contro i seguaci di Gioviniano (detti dal Damiani i e Nìcolatti lOdi quel tempo), l'applicazione pratica del principio. S. Ambrogio avrebbe chiestoaiuto al papa Siricio per eliminare la piaga. E conclude: «Unde et ipse S. Am-brosius in omnibus sequi magistram sanctam Romanam profitetur EccIesiam lO,PL 145, 92. In realtà le cose andarono un tantino diversamente: il Papa notificòad Ambrogio la condanna di Gioviniano a Roma. Ambrogio ripetè in un sinodola stessa condanna. Vd. le lettere dell'uno e dell'altro in PL 16, 1121/3 e 1124/9.Per tutto questo, soprattutto per le fonti del Damiani e la messa a punto cri-tica, vd. il RYAN,St. Peter Damiani ... pp. 65-68; nn. 108-114.

    110 c Privilegium Romanae EccIesiae quantas habeat vires ad servandam ea-nonicae aequitatis et justitiae regulam, quantum vigorem ad disponendam ec-

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 39

    L'esperienza milanese fu la scoperta del valore operativoinsito nella coscienza e conoscenza del primato romano, chelo fece decidere ad accettare l'insistente invito d'Ildebrando a.comporre una Collectio di «decreti» e «interventi» (gesta)pontifici atti a rivelare i diritti speciali della Sede Apostolica.Se il proposito fu realizzato è difficile dirlo lil. Ma è certo chequell'esperienza non segna l'accettazione del primato romanoda parte del cardinale vescovo di Ostia. Sul piano ecclesiologicoinfatti, anche se meno accentuatamente sul piano giuridico, leprerogative della Sede Apostolica e la loro origine divina ap-paiono chiaramente espresse, con formule usate posteriormente,in scritti risalenti al 1049 (Lib er Gomorrhianus), al 1052 (LiberGratissimus) e al 1057 (Epistola ad S. R. E. Cardinales Episco-pos) 52. Nel 1059,a Milano, Pier Damiani legato apostolico, sco-pre la poderosa forza strumentale del primato nell'instaura-

    clesiastici status contineat dìsciplinam, solus iIIe dilucide comprehendìt, quiecclesiasticis consuevit insudare negotiìs ». PL 145, 92.

    6l. Dopo aver notato che il discorso sul c prìvìlegìo » della Chiesa romanaaveva reso accondiscendente il popolo prima ostile, prosegue: «Tunc nimirumliquido persensi, in ecclesiasticis causis quantum Romanae Ecclesiae nosse prì-vilegium valeat; quamque hoc sancta tua prudentìa non otiose deposcat. Quodutique, Dea annuente, ìmplere studebimus ... lO, PL l. c. Egli si riferisce a quantoaveva scritto all'inizio: c Hoc ... frequenter a me charitate, quae superat omnia,postulasti, ut Romanorum Pontificum decreta, vel gesta percurrens, quidquidapostolicae sedis auctoritati competere videretur, hinc inde curiosus excerperem,atque in parvi voluminis unionem novae compilationis arte conflarem It, PL145, 89.

    Pietro Palazzini ha avanzato l'ipotesi che la Collectio 74 Tltulorum sia ilcompimento Ài questo proposito, ascrivendo quindi la collezione al Damiani;Enc. Catt. IX, 1952, col. 1378 e, di nuovo in Il Diritto strumento di riforma inS. Pier Damiani : Eph. Juris Canonici 11 (1955) 377-382.Ma l'ipotesi del Palaz-zini non è priva di serie difficoltà. Si veda RYAN,St. Peter Damiani ... pp. 154-157.

    52 « Quoniam apostolìca sedes omnium Ecclesiarum mater esse ex ipso veri-·tatis ore cognoscitur, dignum est ut si quid uspiam dubitationis emerserit, quodad animarum videatur pertinere negotium, ad ipsam veluti ad magistram,quodammodo fontem caelestis sapientiae recurratur, quatenus ex illo uno capiteecclesiasticae disciplinae lumen prodeat, quo discussis ambiguitatis tenebris to-turn corpus Ecc1esiae perspicuo veritatis nitore c1arescat It; Liber Gomorrhianus,Praej.: PL 145, 161; « ... cum Romana sedes, quae nimirum omnium ecclesiarummater est ... It, Liber Gratissimus, XXVIIlI; De Lite I, 59. Quest'opera era stataportata a termine nel 1052. Una seconda redazione, dopo il sinodo del 1060,fu stesa con la soppressione di qualche capitolo, poche correzioni e l'aggiuntadel capitolo finale indicante la nuova redazione. Cfr. DB HmNBMANN,editore dellibro' in MGH, De Lite, I, p. 16.

    In questo stesso libro l'autorità della «Chiesa romana. o c Sede Aposto-Iìca It è indicata con il termine « apex It, che si legge già in Umberto da Sìlva-candida.

    Nella lettera ai Cardinali Vescovi, identificando la c Romana Ecclesia It conla c Lateranensis Ecclesiae It scrive: c ... Lateranensis Ecclesia, sicut Salvatorisest insignita vocabulo, qui nimirum omnium caput est electorum, ita mater,et quidam apex, et vertex est omnium per orbem Ecclesiarum It, PL 144, 255.

  • 40 MARIO FOIS

    zione dell'aureum apostolorum saeculum da lui auspicato findal 1046'63.

    Allo stesso piano pratico del riconoscimento primazialeappartiene l'impegno di sottomissione del suo operato a Milanoe delle idee teologico-disciplinari, che gli dettarono le propriedecisioni, al giudizio e alla correzione della CI sede apostolica s ;e inoltre, dopo il decreto sinodale sulle ordinazioni simoniachedel 1060, la sottomissione delle stesse idee teologico-disciplinari,già espresse nel Liber Gratissimus, opposte a quelle di Umbertoda Silvacandida G4; come pure vi appartiene il giudizio di CI au-dacia inaccettabile. pronunziato sul modo di procedere dellaCorte regia (Recto res aulae regiae) nei confronti degli atti diAlessandro 111111•

    Dall'esposto fin qui può dedursi con certezza quanto segue:1) Le espressioni Romana Ecclesia, Romana Sedes e Apostolicasedes, quando designano il soggetto delle prerogative primazialisono presi come sinomini e includono sempre il rapporto essen-ziale, ecc1esiologico e giuridico, con le altre chiese locali e maiuna indicazione di costituzione interna; indicano sempre, cioè,la posizione della Chiesa romana dentro la struttura gerarchicadella Chiesa universale, la sua posizione ad extra, mai la suastruttura ad intra. Talvolta, Romana Ecclesia, indica le compo-nenti interne della Chiesa, cioè il popolo e il clero, in quantoaventi diritto a eleggere liberamente ilproprio vescovo, quindiin un contesto immediato che non connota direttamente il pri-mato". 2) E' presente inoltre, nella concezione del Damìani,una chiara identificazione, sempre nel contesto dei poteri prì-maziali, tra Pietro e Chiesa romana.

    Essa è visibile nell'affermazione solenne e ripetuta, cheCristo è il diretto fondatore della Chiesa romana, in quanto essaè soggetto di poteri unici e universali nella Chiesa cristiana. Que-sta identificazione, esprimente con rilievo più netto e marcatoche le formule usate dal Silvacandida l'origine divina del pri-mato, si estende anche alla persona del Papa. Il magistero dot-trinale di Pietro infatti è quello della CI Sede Apostolìca », è lostesso di Niccolò II e poi di Alessandro II. Il potere che ha lan-

    5S Vd. il detto precedentemente e la N. 4.54 Actus Mediolani; PL 145,98. Liber Gratissimus, XLI; De Lite I, 75.85 «Rectores aulae Regis... conspirantes contra Romanarn aecclesiam con-

    cilium collegistis, quo papam quasi per sinodalem sententiam condempnastìs,et omnia, quae ab eo fuerant statuta, cassare incredibili prorsus audaciapraesumpsistis It. Disceptatio Syn: De Lite I, 87•

    .ee Ep. I, 20; PL 144, 243. E' una tragedia, scrive a Cadalo, che il Vescovo diun'altra diocesi sia preposto alla Chiesa romana « ... nesciente Romana Ecclesia It.

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 41

    ciato la scomunica contro gli Anconitani per un atto sediziosoè il Petri gladius, l'evaginatus sedis apostolicae mucro, il gladiusdi colui, qui totius christianae magister est pietatis ..., cioè delPapa Niccolò II liT. .

    Si profila sotto questa luce la posizione unica del Papadentro la Romana Ecclesia.

    3) Inoltre emerge evidente, sia per quanto riguarda il rap-porto attuale di Pietro con la sua sede che per i titoli e le pre-rogative primaziali attribuiti alla Sede Apostolica, la genuinalinea tradizionale, specialmente romana e occidentale, dentrola quale si colloca la concezione ecclesiologica del Damiani circala Romana Ecclesia. I titoli, particolarmente di caput e materdi tutte le chiese, più di una volta ripetuti senza una particolareprecisazione contenutistica, sembrano mantenere il significatoecclesiologico attribuito loro dagli autori antichi e altomedioe-vali liS. Nel Solitario di Fonte Avellana però, precisamente perla sua convinzione che la riforma ecclesiastica poteva e dovevaattuarsi dall'alto, dal vertice della Chiesa, quei titoli assumonouna certa accentuazione giurisdizionale, abbastanza comune ai«Gregorianl ».

    Il primato papaleL'identificazione già vista tra Pietro, Romana Ecclesia e

    Papa al supremo livello del privilegium primaziale indica consufficiente chiarezza chi sia tra i membri ecclesiastici dellacomunità cristiana di Roma il soggetto giuridico del primato.

    S'è già visto che l'espressione vos apostolica sedes, vosRomana estis Ecclesia rivolta a Niccolò Ir e al suddiacono Ilde-brando non definisce, nè intendeva definirlo nell'intenzione delDamiani, il soggetto giuridico in questione. L'Avellanese, comun-que, si è ripetutamente espresso a questo proposito con talechiarezza e precisione da escludere qualsiasi dubbio.

    sr Ep. I, 7; PL 144, 211.fi8 Si veda a proposito del pensiero tradizionale di Pier Damiani le fonti

    giuridiche indicate dal RVAN,St. Peter Damiani ... P. II, pp. 23-234. Y. CONGAR,L'Ecclesiologie du haut Moyen Age, Paris 1968, pp. 187-195; H. KOCH,CathedraPetri, Giessen 1930, pp. 71.-90; M. MACCARRONE,Gerusalemme e Roma; il pellegri-naggio di Paolo VI in Terra Santa alla luce dei rapporti tra il Papato e l'Oriente:Divinitas 9 (1965) 9-12. E'da notare che il titolo c Mater omnium ecclesiarum "viene con molta probabilità attribuito alla Chiesa romana per la prima volta dalPapa Ilario (461-468) secondo il Koch (P. 96), o da S. Massimo confessore secondoMaccarrone, per passare quindi, nella seconda metà del sec. VII, alla termino-logia ufficiale della curia romana (p. 9). Comunque è in uso prima delle Pseudo-ìndorìane, utilizzate molto poco, e di seconda mano, dal Damiani (RVAN,op. citoPP. 157; 167).

  • 42 MARIO FOIS

    Rispetto a Pietro, il Papa, portato all'apostolicae sedis cul-men 59, ne è il successore. Tu, scrive il Damiani a Niccolò Ilo neiprimi mesi del 1059, summo pastori in apostolica dignitate sue-cedis 60. Due anni più tardi rimprovera a Cadalo lo smodatodesiderio di succedere al CI[ nostro pescatore li> 81. Questa succes-sione trasmette alla persona del Papa lo stesso « privilegio li> opotere di Pietro. Di lui, infatti, il Papa «tiene il posto » nonnel senso di una semplice rappresentanza, ma nel senso di unpieno possesso dei diritti conferitigli da Cristo, ossia dei poteriprimaziali: Vice Petri claves tenet aecclesiae 63. Pieno possesso,questo, che appare ancora più chiaro nel titolo di Vicarius Deie Vicarius Christi con la precisazione che l'accompagna, datopiù volte dal Damiani alPapa. Nell'aprile del 1047, scrivendoa Clemente II (1046-1047) ed esortandolo a usare con decisioneil suo potere coercitivo e dottrinale, per riformare il clero,

    . afferma: Te enim, omnipotens Deus vice sui in populo quodam-modo cibum posuit ... 63. Dieci anni più tardi, quasi specificandoil contenuto del «vicariato» papale mette in bocca a Cristoqueste parole dirette a Vittore II (1057-1058); ... ego claves to-tius universalis ecclesiae meae tuis manibus tradidi, et supeream te mihi vicarium posui ... 64.. E ancora due anni più tardiscriverà a Niccolò II (1058-1061), esortandolo ad agire energi-camente contro il cleroconcubinario: Tu autem ... venerabilispapa, qui Christi vice fungeris ... &5. Ciò che si deve rilevare inquesti testi è la relativa novità del titolo vicarius Christi. Essoappartiene indubbiamente alla tradizione della Chiesa antica ealtomedioevale, ma è una novità al tempo di Pier Damiani,

    511 Disceptatio Synodalis; De Lite I, 93.00 Opuscolo XVII, 4; PL 145, 386. La dizione c summus pastor .. può indicare,

    per sè, Cristo stesso e in questo senso è usata daU'Avellanese in una lettera adAlessandro II (Ep. I, 15; PL 144, 235). Tuttavia le altre parole c in apostolìcadìgnitate » non possono riferirsi che a Pietro.

    61 e». I, 20; PL 144, 238.62 Liber Gratissimus, XXXVI; De Lite I, p. 69. E inoltre: « Vicem illius tenes;

    qui non timuit dicere: • Obedire apportet magis Deo quam hominibus ... '"Ep. I. 7; PL 144, 211. Per l'interpretazione comprensiva dei termini « vìcarius s,«vicem tenere» riferiti a Pietro e quindi del titolo papale «Vicarius Petri ..attribuito fin dal III secolo al papa si possono vedere lavori del MACCARRONE:Vicarius Christi: Lateranum N. S. 17 (1952) 23-53; L'antico titolo papale' VicariusPetri' e la concezione del primato: Divinitas 1 (1957) 365-371.

    63 Ep. I, 3; PL 144, 207. Lettera dell'aprile 1047.64 Ep. I, 5; PL 144, 210.650pUSC. XVII, 4; l.c, Una controprova si ha nell'attribuzione a Cadalo

    della funzione di vicario deU'Anticristo: " ... Si Cadalous ... universali EccIesiaeAntichristi vice praesiderit ..... , Opusc. XVIII, 2; PL 145,414.

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 43

    quando non risulta usato nè da altri scrittori, nè dalle colle-zioni canoniche 66.

    L'altro aspetto rilevante è l'universalità del potere ricono-sciuto al Papa. Se talvolta esso è ancora definito genericamentegeneralis principatus sulla universalis ecclesia come nell'accusadi ambizione del medesimo potere lanciata contro Cadalo 67,esso va però precisandosi tra il 1060 e il 1064, quindi a qual-che mese di distanza dalla legazione milanese, fino a raggiun-gere il preciso contenuto ecclesiale-giuridico di giurisdizioneepiscopale su tutta la Chiesa, unica nel suo genere 68.

    Nei primi mesi del 1060 Niccolò II è detto universalispapa 69. A questa definizione corrisponderà quella della Discep-tatio Synodalis (estate 1062), dove il papa è dichiarato univer-salis pontifex in un contesto che indica immediatamente l'au-torità papale come suprema, al di sopra di ogni altra nella Chri-stianitas e, quindi, superiore anche a quella imperiale, lascian-done capire però la natura ecclesiale, cioè episcopale 70. Supe-riorità, questa, che viene ribadita e, si può dire, specificata adue anni di distanza nel De Brevitate Vitae Pontificum Roma-norum, in cui il vescovo di Roma è definito: rex regum et prin-ceps imperatorum, in quanto egli cunctos in carne vivenies ho-nore ac dignitate praecellit 71. Ma proprio in questo opuscolo,dal quale esula uno scopo polemico preciso di rivendicazionedelle prerogative primaziali del Papa, si leggono le definizionipiù chiare e allo stesso tempo nuove del potere unico ed esclu-sivo, episcopale e supremo del pontefice di Roma. Dopo averinfatti affermato che esiste un unico Papa che presiede nelmondo (cum unus amni mundo papa praesideat), detta una.

    66 Vd. MACCARRONE, Vicarius Christi, p. 87.07 Ep, 1,21; PL 144,251. E'la seconda lettera a Cadalo, della fine di aprile 1062.68 Si tralascia qui l'aspetto temporale del potere papale, al quale il Damiani

    accenna nell'epistola già citata a Vittore II, che consiste nel dominio su« monarchie It e nei diritti (iura) sull'Impero vacante Ep. I, 5; l. cito a questidiritti accenna anche nella Disceptatio Synodali; De Lite I, 81.

    69 Opusc. XIX; PL 145, 425.70 « Papae vero, quia universalis est pontìfex, non modo Romanus populus,

    sed et Romanus imperator, qui caput est populi obedientiam debet It. Discept,Synod.: De Lite I, 78. Nella conclusione la superiorità del papa è espressa intermini di diritto paterno: « Ille lRomanus Pontifex] tanquam parens paternoiure praemìneat ..• It ed. cito p. 93. Il senso di questa autorità, radicata nel« privilegio It personale del papa, quindi nel potere delle chiavi, può comprendersimeglio, se si pensa che «Romana Ecclesìa » è detta madre del Re: «Romanaaecclesia nobilius atque sublimius quam mater carnalis mater est regis ...Op. cito p. 81. Lo stessorlpete più tardi, nel 1065, in una lettera allo stessoEnrico IV; « Collapsae matri tuae Romanae Ecc1esiae manum porrige ... ". Ep,VII, 3; PL 144, 439. Lo ripete ancora più sotto. C. 441.

    11 Opusc. XXIII, 1; PL 145, 474.

  • MARIO POlS

    definizione teologico-giuridica del medesimo, che rivela unacoscienza delle prerogative del Papa difficilmente riscontrabile,con la stessa chiarezza, in altri oe Gregoriani s : papa vero ... solusest omnium ecclesiarum universalis episcopus 12. La definizioneè troppo chiara per aver bisogno di spiegazioni. In termini piut-tosto giurisdizionali il Damiani ascrive al Papa un potere epi-scopale su tutte le chiese: un potere esclusivo, unico proprioperchè universale, e quindi impartecipabile da altri. L'imparte-cipabilità di questa autorità da parte di altre persone costituitein potere dentro la cristianità era già stata affermata nellaDisceptatio Synodalis. Augurandosi, più utopicamente che rea-listicamente, la più stretta unione tra Regnum o Imperium eSacerdotium, il Damiani parte dall'unione del potere sacerdo-tale e del potere regale in Cristo, per chiedere che oe queste duesublimi persone », il Papa e il Re, fossero talmente unite nelvincolo della mutua carità che Rex in Romano pontifice et Ro-manus Pontifex inveniretur in Rege, salvo scilicet suo privilegiopapae, quod nemo praeter eum usurpare permittitur 7&, Il rap-porto tra Chiesa e Stato e le circostanze storiche della contesatra Alessandro II e Cadalo per il possesso della Sede Aposto-lica, che costituiscono il contesto storico-ideologico delle paroledal Damiani, non circoscrivono la portata universale della loroesclusione. Il privilegium del Papa appare qui personale, nonusurpabile da nessuno, chiunque, sia ilPapa legittimo. E'un'idea, del resto, riscontrabile in due altri scritti: nella VitaOdilonis del 1063,e in una lettera diretta ad Alessandro II poste-riore al 1065H.

    La definizione del Papa come il solus ... omnium ecclesia-rumuniversalis episcopus presenta un aspetto di novità, rile-vata, con la sua consueta precisione, dal Ryan u. Effettivamentenon è una formula corrente in questo tempo. E'vero cheLeone IX nel sinodo di Reims dell'ottobre del 1049 aveva fattodichiarare che unicamente il pontefice di Roma era universalis

    72 Ibidem.73 De Lite I, 93.74 Nel racconto di una visione del monaco Eldeberto, secondo la quale

    il papa Benedetto (probabilmente IX) sarebbe stato salvato dalle preghiere del-l'abbate Odilone, scrive: c cum is [papa] nimirum, qui iuxta priviJegium aposto-licae dignitatis Claves Ecclesiae prae cunctis mortalibus tenuit, qui ligandiatque solvendi vires praeeminenti quodam iure possedit ... It, PL 144, 938.

    Nella lettera, dove chiede la piena libertà per laici e chierici di ricorrere alpapa contro i soprusi dei loro vescovi: « Nam cui melius dicitur, quod delinquitepiscopus, quam ìllì, qui magistri officio fungitur? Et ideo inter [ratres reliquospraeeminet, ut quod aliis non licet, ipse solus per propriae sedis privilegiumerrata corn gat sacerdotum It. Bp. 1,12; c. 216.

    75 J. RYAN, St. Peter Damiani .., pp. 103-105.

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 45

    ecclesiae primas... et apostolicus. Ma il termine primas, tipica-mente occidentale e denotante un'autorità ben definita nellastruttura ecclesiastica, e inoltre usato contro le pretese delVescovo di Santiago di Compostella, che si faceva chiamareapostolicus 78, non sembra contenere tutta la portata ecclesiale-giuridica della formula damianea, che indica un episcopato diti tutte le chiese» e sembra tradurre tutto il diretto potere delleChiavi sulle medesime. Del resto lo stesso Leone IX, quattroanni più tardi, condannava il titolo di ti Patriarca universale »preteso dà Michele Cerulario, ma senza riservare al Papa il titolouniversalis, pur avendone il diritto, perchè non si leggeva nellescritture che Pietro fosse stato detto universalis apostolus TT.Questo rifiuto fa risaltare più nettamente la novità della defi-nizione deII'Avellanese. Essa però non può essere intesa nelsenso pieno ed esclusivo, che ridurrebbe i vescovi delle singolechiese a meri rappresentanti papali, ma dev'essere intesa nelsenso di capo visibile della Chiesa universale di Cristo, realiz-zata e articolata socialmente nelle singole chiese locali. Capouniversale visibile, però, su di un piano inferiore, diverso daquello sul quale Cristo ti unico pastore, presiede universalmentea tutte» le Chiese, anche se il Papa è suo vicario. Questi, in-fatti, si colloca sulla dimensione ecclesiale-giuridica postulatadal privilegium di Pietro 78. In poche parole: il Papa è omniumecclesiarum universalis episcopus sullo stesso piano e nellastessa misura in cui la Romana Ecclesia o Apostolica Sedes ècaput e mater omnium ecclesiarum. Da tutto il pensiero delDaminiani non pare si possa dedurre di più.

    Quest'ultima conclusione sta a indicare ulteriormente cheper il cardinale di Ostia non esiste, sotto il profilo del soggettodei poteri primaziali, distinzione alcuna tra Papa, Sede Apo-stolica e Chiesa Romana. Papa e Chiesa Romana sono lo stessoe unico soggetto del potere delle Chiavi.

    'M MANSIXIX, 738 e 741. Per quanto riguarda i •primati» Vd. W. M. PLÖCHL,Storia del Diritto Canonico I (ed. ital.), Milano 1963, pp. 362s. H. E. FmNE,Kirchliche Rechtsgeschichte. Die Katholische Kirche, Köln-Graz 1964, p. 231.

    TT Epistola 1,9; Epistola II a Michele Cerulario. C. WILL, Acta et Scripta decontroversiis Ecclesiae Graecae et Latinae, Leipzig 1861 69b-70a; SOb e 91arispettivamente.

    18 Nel De picturis principum Apostolorum, del 1965, egli scrive che in uncerto senso • volgare» dovrebbe essere Gerusalemme la Sede-Capo di tutte leChiese, perchè vi è morto Gesù Cristo. L'ordine pero, in base ai canoni, presentaquesta disposizione: Roma, Alessandria, Antiochia, Costantinopoli e Gerusa-lemme: • Constat Dominum Salvatorem non uni cuilibet cathedrae speciali iuripraeesse, sed cunctis unum pastorem universaliter praesidere. Lìquet ergoEcclesiarum ordinem esse dispositum ìuxta privìlegìum Petri, non secundumincomparabilem exceIlentiam Redemptoris s, PL 145, 594.

  • 46 MARIO FOIS

    Pier Damiani ha tratto le conseguenze della sua visione pri-maziale del te pontefice romano ». Sul piano legislativo egli findal 1049 colloca l'autorità papale sullo stesso piano dei concili.Per lui sono validi i soli canoni editi dai Concili oppure pro-mulgati dai te pontefici della Sede Apostolica ». Nessun privatopuò emanare leggi ecclesiastiche, ma soltanto te colui che pre-siede sulla cattedra di Pietro» 19. Conseguentemente, scriverà nel1063, te è da ripudiare ogni canone, anche se emanato da unsinodo metropolitano, che non concorda con i decreti dei Pon-tefici Romani» 80. Ancora sul piano disciplinare, il Papa detieneil diritto principale di riforma, di correzione degli errori, dicoazione 81. Giudice principale degli altri, non può essere giu-dicato da nessuno. L'immunità papale, infatti, benchè non vengaespressa con la medesima esplicita chiarezza usata dal Silva-candida e da altri « Gregoriani », è però accennata in modo talenella Disceptatio Synodalis, da eliminare ogni dubbio sulla tesisostenuta in merito dall'Autore. Si è già visto come egli defi-nisca incredibilis prorsus audacia e presunzione l'operato dellacorte imperiale, la quale per mezzo di una specie di sinodoaveva cassato gli atti di Alessandro II 8'. Non molto più in làscrive: ... damnatio papae tarn gravis et inexplicabilis est, utnon humano sed divino dumtaxat sit tractanda iudicio 88. Nonè arduo intuire che qui viene ripresa la tesi espressa da Enno-dio nel suo Libellus in difesa del sinodo simmachiano del 50284,il cui testo si vede inserito parzialmente nella Collectio 74 Titu-lorum (c. 11) e, più ampiamente, in quella di Anselmo di Lucca(c. 24): Dio ha riservato al suo tribunale il giudizio dei succes-sori di Pietro 85.

    19 Liber Gomorrhianus cap. 12: «Constat nimirum, quod omnes autenticicanones, aut in venerandis synodalibus conciliis sunt inventi, aut a sanctisPatribus sedis apostolicae pontificibus promulgati: nee cuìquam soli hominilicet canones edere; sed ìlli tantummodo hoc competit privilegium, qui in'B. Petri Cathedra cemitur praesidere It, PL 145, 172.

    80 «Reiciendus est canon, si decretis Romanorum Pontificum non concor-dat It, Opusc, XVIII, cap. 3; PL 145, 402. Il Damiani dice questo in risposta allacitazione di un canone, che permetteva il matrimonio dei preti, emanato da unpresunto sinodo trevirese.

    8l. Ep, I. 15. ad Alessandro II (aprile 1063). Espone una grave situazione didelitti e disordini, quindi conclude: c Nee accusatoris vereor notarn, dum Illìdelinquentium expono flagitium, qui corrigendi prava prae caeteris obtinet prin-cìpatum »: e più in là: c qui ius corrigendi principaliter possidet It, PL 144, 234s.

    82 De Lite I, p. 87.S3 Op. cito p, 90.s. Cfr. G. BARDY, Il papato dopo Calcedonio. Gli scismi Romani (461·514) in

    Storia della Chiesa (ed. A. Flìche e V. Martin) IV, Torino 1961, pp. 433-435.81i «Aliorum forte hominum causas deus voluerit per homines terminare,

    sedis istius [Romanae] praesulum suo sine quaestione reservavit arbitrio. voluit

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 47

    Una riprova del fatto che soltanto la persona del Papa detie-ne il « privilegio ]t di Pietro o 1'«autorità apostolica », la si puòtrovare nel lessico ufficiale usato anche nei documenti sinodalifirmati da cardinali e vescovi, oltre che nelle bolle spedite dallaCuria. Il decreto In nomine Domini del 13-IV-I0S9, dopo avermenzionato il 'Papa che presiede il sinodo e i membri del cleroconsidentes continua: idem venerabilis pontifex, auctoritateapostolica decernens de electione summi pontificis inquit ... Iltesto viene espresso col plurale maiestatico (decernimus atquestatuimus), sempre riferito alla persona del Papa, il quale parladi nostrum decretum synodali sententia promulgatum. Il de-creto è, dunque, papale. Anche la sua promulgazione, lo si leggechiaramente nella firma di Niccolò II, è papale. Ed è proprioquesta l'interpretazione datane dal Damiani, partecipe al sinodoe, probabilmente, alla redazione dello stesso decreto 86.

    Solo la modalità di quest'ultima è sinodale. Si tratta quindi,se la lettura delle formule è esatta, di un decreto pontificio ema-nato dal Papa in un normale sinodo romano e quindi sotto-scritto dai presenti.

    Una conferma di ciò la si legge nei termini usati dalla Sy-nodica Generalis 87 e dal decreto del sinodo del 106088• Le stesseparole della Synodica saranno usate da Alessandro II per co-municare le decisioni prese nel sinodo del 106389• Il medesimo

    beati Petri apostoli successores coelo tan turn debere innocentiam et subtilissimidiscussoris indagini inviolatam exhibere conscientiam It. MGH. Auet. Ant. VII,61, 93. ANSELMIColleetio eanonum una eum Collectione Minore (ed. Fr. Thaner),Innsbruck 1915, pp. 16-17.

    8

  • 48 MARIO FOIS

    Alessandro, ancora dopo i decreti del 1059 e del 1060che ave-vano attribuito particolari competenze ai Cardinali Vescovi nel-l'elezione papale, precisa con esattezza la posizione del Damianinella scala gerarchica romana. Nella lettera dello stesso anno1063,con la quale lo accreditava suo legato presso l'Episcopatofrancese per la questione cIuniacense, qualificandolo noster ...oculus, il papa indica nel vescovo di Ostia l'autorità maggioredopo la propria quo •.. post nos maior in Romana Ecclesia auc-toritas non habetur e allo stesso tempo annunzia che gli affidavicem nostram plena iure gli delega cioè l'autorità apostolicache il Damiani evidentemente non aveva e non partecipava 110••

    Un indizio non oscuro, questo, dell'autorità ricoperta daiCardinali Vescovi dentro la struttura della c Chiesa romana •.Ma prima di analizzare il pensiero del Damiani in proposito,urge delineare la funzione attribuita da lui alla c Sede Aposto-lica lt o al Papa nella riforma. E' questo l'altro aspetto fonda-mentale del quadro, in cui viene messa a fuoco dal Monacoavellanese la propria concezione sul cardinalato.

    La funzione del Primato nella riformaAll'inizio di questo studio si è potuta constatare la chiara

    consapevolezza dell'Avellanese circa il ruolo insostituibile dellaChiesa romana nella riforma: c E' ormai necessario che iniziodel rinnovamento della salvezza sia quella [sede romana], cheai primordi della medesima ne fu il fondamento •. Solo la Chiesaromana, « madre di tutte le chiese It, poteva con la sua autoritàrealizzare la riforma. Il Damiani pensa, quindi, fin dal 1045,a una riforma della Chiesa proveniente dall'alto, ma da un'au-torità che fosse anche esemplare della vita evangelica da im-porre agli altri. Questa via gerarchica della riforma il Damianila rìproporrà sempre, prima e dopo il suo cardinalato, cioè an-che prima di essere la c seconda autorità lt dopo il Papa nellaleria apostolica. La c nostra apostolica auctoritas », il « nostri apostolici ana the-matis vulnus ., la c Nostra apostolica praeceptìo », il c nostrae apostolicae aucto-ritatis prìvìlegium s e simili sono sempre riferite all'unica persona del papa.Vd. a modo di esempio PL 143, 819D; 822A, 824B, 825C (per Vittore II); 873D;884B (per Stefano IX). Lo stesso è osservabile per i documenti degli altri Papi.

    1Xl PL 145, 857. Il segnò della chiara coscienza a Roma della guida universaledella Chiesa riservata al Papa la si scorge nello stesso documento. « Non Ignoratsancta vestra fraternitas, quod ex apostolica auctoritate sed is apostolicae, cuinos indignos dementia divina praefecit, totius universalis Ecclesiae regendusac disponendus nobis status ìncumbìt s. Egli, personalmente, il detentore diquesta autorità, non può recarsi in Francia. Perciò a Pier Damianl c vicemnostram pieno iure commìsimus s. Ibidem.

    Per la data della legazione clunìacense Vd. DRESSLER, Petrus Damiani pp. 76ss.

  • I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 49

    Chiesa romana. Egli desidera che vi siano impegnati anche ivescovi nelle proprie diocesi e perfino i principi secolari. Oltrea rivolgere, perciò, la sua esortazione, nel 1057,ai Cardinali Ve-scovi, come si vedrà più avanti, tra il 1063 e il 1064 dirigeràil suo pressante richiamo e ammonimento al Vescovo Cunìbertodi Torino e alla duchessa Adelaide di Savoia, perchè eliminas-sero il disordine morale dal clero della diocesi 91. Il fattoredecisivo della riforma, però, l'autorità capace di piegare le resi-stenze in tutta la Chiesa, la forza efficace a livello dottrinalee a livello disciplinare Pier Damiani la indica prima, la scopresperimentalmente poi nel potere primaziale della Chiesa ro-mana. Ciò deriva dalla sua concezione del primato papale, primadi tutto; ma poi, anche dall'urgenza d'imporre la riforma anumerosi vescovi e abbati, al di sopra se non pure contro i varipoteri civili, con i quali essi erano feudalmente legati. L'unicopotere ecclesiastico che poteva intervenire con prospettive disuccesso era il papale, sia direttamente (almeno nello StatoPontificio), sia tramite i Sinodi.

    Le testimonianze in proposito, che si possono leggere negliscritti del Damiani, vanno dal 1046 al 1065 circa. Esse indicanoanche le linee sulle quali doveva muoversi, secondo lui, l'inter-vento papale: quella dottrinale e quella disciplinare, anche sequasi mai esse appaiono nettamente distinte tra di loro 9a.

    Sul piano dottrinaleSul piano più specificamente dottrinale il Damiani chiede

    alla Sede Apostolica, adesso che almeno con Clemente II (104~1047) sembra emersa dalle tenebre alla luce, di illuminare lealtre chiese, con una parola chiarificatrice (sacri verbi dapibus),che venga a saziare l'attesa degli umili 98. Due anni più tardi,

    91 Opusc. XVIII, 2; XVIII, 3, databili al 1063 e 1064 rispettivamente. Nonsembra esulare da questo senso la collaborazione tra c Papato. e c Impero.auspicata nella conclusione della Disceptatio Synodalis, De Lite I, p, 93. ,

    92 Bp, I, 3; PL 144, 207s. Viene chiesta praticamente la deposizione deic cattivi vescovi e abbatì », ma allo stesso tempo c famelicum nostrae hurnìli-tatis stomachum sacri verbi dapìbus satiare •. Liber Gomorrhlanus, Praeiatlo;PL 145, 161: si chiede un intervento energico contro il cIero omosessuale, quindisul piano disciplinare; ma contemporaneamente si chiede una conferma dottri-nale delle diverse specie del vizio esposte nello scritto. Vd. la conclusìone,cap. XXVI; c. 189s. (II testo alla N. 95.) e Ep. I, 13; PL 144, 223.

    93 Ep. I, 3, 1. cito Vd. le parole citate alla nota precedente, anche se c sacriverbi dapes » è probabilmente da intendere in senso lato, includendo non solola predicazione e gl'interventi dogmatici, ma anche il richiamo ai canoni con-ciliari e alle decretali, tuttavia è difficile negarne l'aspetto dottrinale. Così unsenso lato assume in questo tempo l'espressione c sacra pagina ». Vd. J. J. RYAN,

  • so MARIO FOISnel 1049, si rivolgeva alla « Sede Apostolica, madre di tutte leChiese », come a «maestra, e in certo modo fonte della sa-pienza celeste », perchè da essa «scaturisse la luce che, dissi-pando le tenebre dell'incertezza It, facesse risplendere « tutto ilcorpo della Chiesa della lucentezza della verità It H. Più preci-samente egli chiedeva una chiarificazione decisiva sulle quattrospecie di omosessualità, e quindi sulle conseguenti misure di-sciplinari da adottare con i membri dell'ordine ecclesiastico de-diti a questo vizio "\

    Sempre nel contesto della riforma e particolarmente dellalotta contro le due « eresie It del tempo, la simonia e il nico-laismo, I'Avellanese sette anni prima della legazione milanesechiede che il papa « in modo particolare », appunto perchè vicePetri claves tenet aecclesiae, insorga contro il nuovo « dogma»della simonia e ne condanni gli autori te. A Milano poi proporràl'esempio di Ambrogio, che al tempo di papa Siricio (384-399),in circostanze e per finalità analoghe a quelle del 1059, avevaconsiderato la Chiesa romana come «maestra It liT. Più tardi, inuna lettera ad Alessandro II, chiede un suo energico interventodottrinale oltre che disciplinare, per condannare una sottile di-stinzione di alcuni chierici anelanti all'episcopato, i quali soste-nevano insussistente il reato di simonia quando, pur sborsandouna somma al principe secolare, si riceveva l'ordinazione gratui-tamente. Con la somma versata, secondo loro, si acquistava ilbeneficia, non il sacramento: nee emitur sacerdotium, sed pos-sessio proediorum ... opes tantum, non honoris vel Ecclesiae re-dimitur sacramentum. Il papa deve opporsi a « questi predica-tori di Satana e apostoli dell'Anticristo ... con la spada della pa-rola divina» 98. La pericolosità della dottrina era evidente, più

    Cardinal Humbert De S. Romana ecclesia: Relics of Roman-Bvzantine Relations1053.J054: Medieval Studies 20 (1958) 218.

    11. Liber Gomorrhiamus, Praeiatio; PL 145; 161.9S Op. cito cap. XXVI; 145, 190. c Quatuor igitur huius vitii diversitatibus,

    quas superius enumeravimus, diIigenter Inspectis, dignetur me beatitudo vestradecretali pagina cIementer ìnstruere, cui earum obnoxius debeat ab ecclesiasticoordine irretractabiliter adjici (sicl); cui vero praelatì discretionis Intuitu, possithoc officium misericorditer indulgeri; quo supradictorum modo, et cum quantisIapso liceat cuìque in ecclesiastica dignitate persistere; qualiter autem, et cumquantis, si foedatus fuerit, compeIlendus est in dicta necessitate cessare s,

    96 c Immo qui vice Petri claves tenet aecclesiae, ipse potissimum adversusnovum dogma consurgat et introductores pravitatis dignae sententiae iaculationeconfodiat ... » Liber Gratlssimus, XXXVI; De Lite I, p. 69.

    liT Actus Mediolani; PL 145, 92.98 Bp. I, 13; PL 144, 219; 223. Ecco il testo completo: c Dicebant enìrn,

    quia cum hoc fit, non distrahitur Ecclesia, sed facultas; nee emitur sacerdotium,sed possessio praediorum. Sub hac enim praestatìone pecunìae, opes tantumnon honoris vel Ecclesiae redimitur sacramentum, siquidem sunt, sicut aiunt,

  • 224ii

    IilI.

    I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 51 IrIallora di oggi. Basta pensare all'intimo legame tra beneficio eufficio e alla prevalenza pratica del primo sul secondo, al legametra potere feudale ed episcopato, che ormai veniva indicato conun solo nome, citato dal Damiani, honor [episcopatus] "", percapire che una simile distinzione giustificava l'abuso più dele-terio del mondo ecclesiastico, fonte primaria non solo della di-sgregazione morale, bensì perfino della compattezza strutturaledella gerarchia, per il prevalere pratico dell'investitura secolaresull'ordinazione sacramentale.

    In questi interventi ilMonaco polemista confuta con la suaerudizione gli errori, combatte i vizi dottrinalmente. Ma, ancheda cardinale vescovo, egli invoca urgentemente l'intervento delpotere primaziale. Pensa, infatti, che solo un suo intervento puòeliminare l'errore e ristabilire la purezza della Fede 100, ancheperchè risiede nella persona del Papa oltre all'autorità dottri-nale, l'autorità disciplinare, le cui misure, secondo il Monacoriformatore, devono accompagnare gl'interventi dottrinali.

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    ISul piano disciplinare

    Ed è proprio sul piano disciplinare che l'appello del Da-miani al Papa si fa più insisente e pressante, evidenziando piùspiccatamente la funzione essenziale del primato nella riforma.

    Fin dal luglio del 1045,scrivendo a Gregorio VI (1045/1046)e accennando alle riforme da instaurare nel clero, egli chiedela deposizione definitiva del vescovo di Pesaro Pietro, « adulteroincestuoso spergiuro e ladro It, e inoltre, a quanto pare, anchedi Ugo vescovo di Fano e di Benedetto vescovo di Cività Castel-lana. Senza questi interventi ogni speranza di riforma venivaa scomparire 101. Questa speranza, riposta poi in Clemente II,

    unde sint divites: gratis accipiunt, unde fieri debeant sacerdotes It, C. 219. I chie-rici accennati erano due cappellani del duca Goffredo di Toscana.

    DII Op. cit., c. 219: c honoris ... sacramentum s ; c. 223: c honoris culmen •.aoo Op. cit., c. 223: c His ita que praedicatoribus satanae, et apostolis anti-

    christi, tu venerabilis Pater, caelestis eloqui gladio praecinctus occurre, et tan-quam alter Josue, Amalecitas oppugnantes Israel [Ex. 17,8-13] evaginato cano-nici vigoris mucrone, prosteme. Tollatur e medio quantocius tartareae amari-tudinis aconitum, ne quod absit, ferale venenum faucibus influat parvulorum.Tuis praeterea manibus talìs aromatici pigmenti quibusque languentìbus pro-pinetur antidotus, qui et venenati erroris tolIat iIIuviem, et sanae atque sin-cerae fidei restituat puritatem •.

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  • 52 MARIO FOIS

    dopo la deposizione a Sutri e a Roma (20-24-111-1046)di Gre-gorio VI, di Silvestro III e di Benedetto IX, andò delusa nelDamiani, quando vide confermati dal nuovo Papa nelle loro sediUgo di Fano, già scomunicato dai papi deposti, Gislerio ve-scovo di Osimo e altri simili criminali 103. Il suo appello, perciò,diviene richiamo al Papa, perchè s'impegni con decisi interventidisciplinari a instaurare la riforma, avendolo Dio armato dipotere a questo scopo 103. Un intervento energico chiede a Leo-ne IX contro il clero omosessuale 11M.

    Nei primi mesi del 1059, quindi precedentemente alla sualegazione milanese, si rivolge a Niccolò II, per ammonirlo anon dissimulare il male, divenendone connivente, a non usareuna falsa pietà nei confronti dei vescovi concubinari, ma, pro-prio perchè Vicario di Cristo e successore di Pietro a usare ilrigore delle sanzioni canoniche, anche con la deposizione degliindegni, castigando «coraggiosamente e virilmente l'eresia Ni-colaita li) 105.

    La legazione milanese, molto difficile per il clima di turbo-lenta opposizione creato dal clero simoniaco e concubinario, glifece misurare la portata dell'efficacia che aveva e poteva averenell'opera di riforma il privilegium nella Chiesa romana. Con-seguentemente, negli anni seguenti chiederà ancora l'interventodell'autorità papale sia per l'eliminazione del sottile errore si-maniaco, già visto, sia per ridurre all'obbedienza i canonici, iquali difendevano un preteso diritto a possedere denaro, cioèa disporre di un peculia contro le norme dettate dai Padri peril clero vivente in « congregazione li) 106.

    denegatur lO c. 206. Per i nomi dei vescovi Vd. P. B. GAMS, Series Bpiscoporum,Ratìsbonae 1873, p, 715; 690; 685.

    :t02 Ep. I, 3; PL 144, 207 s. Solo Ugo di Fano fu deposto nel 1048 da Da-maso II. GAMS, op. C. p. 690.

    :t03 Ep. I, 3; l. cito Dio onnipotente c ex te contra omnes adversariorumimpetus Ecc1esiae suae latus armavit, quatenus ... Deo resistentium pectus stu-deas caeIesti virtute confondere.... c. 208•

    .104 Liber Gomorrhlanus, Praeiatio: PL 145, 161: c Ouoddam autem nefan-dum et ìgnomìniosum valde vitium in nostris partibus inolevit, cui nisi districtaeanimadversionis manus quantocius obviet, certurn est •.. lO.

    1.06 Opusc. XVII, 4; PL 145, 386-389. Di questa lettera indirizzata a Niccolò IIsulla c continenza dei vescovì s raccomanda la lettura a Cuniberto di Tonno,nel 1063 - Opusc. XVIII, 2; PL 145, 413.

    '106 Opusc. XXIV; PL 145,479-490. Basta citare la chiusura: c Sed lam, vene-rabilis pater, incultae dissertationis protraxisse sermonem hucusque sufficiat;veruntamen ut haec apud inobedientium elericorum, immo nummicolarum rebel-lionem efficaciter valeant, sanctus apostolatus vestri vigor ìrnpellat s. Vd. ancheopusc. XXVII, cc. 503-512; inoltre G. MICCOLI,Pier Damiani e la vita comune delclero, in La Vita Comune del Clero nei secoli Xl e XII, Milano 1%2, pp. 186-219.

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    I CARDINALI VESCOVI SECONDO PIER DAMIANI 53

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    Evidentemente anche i Cardinali Vescovi sono impegnatinella riforma, ma essa appare al Damiani come la «battagliadella Sede apostolica », della quale i cardinali, compreso lostesso Damiani, non sono che dei collaboratori 107.

    La funzione riformatrice del primato romano postulata dalDamiani lascia intravedere anche la dimensione ecclesiale-spi-rituale sulla quale lo stesso Damiani colloca il potere papale.Soltanto misurando in profondità il senso della riforma intesodall'Avellanese, si comprende la sua concezione primaziale. Lariforma non si esaurisce per lui, come del resto anche per Um-berto da Silvacandida e per Gregorio VII, in una semplice re-staurazione disciplinare. La disciplina ecclesiastica, che dev'es-sere riformata secondo la norma della Sede Apostolica, cui pre-siede lo stesso Cristo, e che, perciò, deve rifiorire sotto la guidadel Papa 1()8, non può essere intesa genericamente e secondo lecategorie moderne, cioè come un ordine piuttosto estrinseco dicondotta, un ordine puramente giuridico. Essa include un si-gnificato molto più profondo, anche teologico. Basta pensareche la simonia e il nicolaismo, i due aspetti principali del disor-dine ecclesiastico presi prevalentemente in considerazione dalDamiani 109, oltre che una prevaricazione morale sono consìde-rati, almeno nelle ragioni addotte a giustificarli, due «eresie »,cioè due errori opposti alla Fede, sostenuti sotto l'influsso diSatana, separanti, quindi, dal corpo della Chiesa 110. Inoltre ilrifiorire disciplinare o il passare dalle tenebre alla luce 111, si-

    lOT Opusc, XXXI,Contra Philargyriam (scritto tra il 1063 e il 1068). c In con-flictu sedis apostolicae, in quo vos adhuc unanimiter desudatis, concertator etipse pugnavi -, PL 145, 531.

    lOS «Haec [sedes apostolica] est enim ìlla, ut ita loquar, officina fabrilis,cui nimirum is, qui fabri dieebatur filius [Mt. 13,55] praesidet, ad cuius regulamomnis merito moneta reducitur ; ad cuius rectitudinis lineam quidquìd uspiamdepravatum fuerit, reformatur -. Actus Mediolani; PL 145, 98. A Gregorio VIaveva scritto: c ". et praesidente vestra prudentia, ecclesiastica refloreat disci-plina .. Ep. I, 1; PL 144, 205.

    109 Non considera molto, invece, l'investitura laica, che era alla radice deimall combattuti da lui. Vd. più avanti.

    110 Actus Mediolani; PL 145, 90; Ep. I, 13, dove scrivendo della sottile distin-zione, già vista, circa la compera dei benefici afferma che è proprio del Paparestaurare c nutantis fidei fundamentum, vel etiam ordo religionis .. e inoltredefinisce c nova... haeresis _ le teorie dei due cappeJlani del duca Goffredo diToscana. PL 144, 219. NeJla chiusura definisce costoro, «predicatori di satana,apostoli dell'anticristo -, c. 223. Llber Gomorrhianus, Praefatio: PL 145, 161 dovesi parla di sottomissione alla c ferrea legge della tirannide diabolica It. Si vedaanche a questo proposito A. NITSCHKB, Die Wirksamkeit Gottes in der WeltGregors VU: Studi Gregoriani V (1956) 120-135, dove accenna alla concezionedel Damiani circa l'influsso di Satana nell'uomo, pp.