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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art ,1 comma 2, CB Bologna - Anno XLII - n. 1 - I trimestre Movimento Domenicano del Rosario - Provincia “S. Domenico in Italia” 1/2009 speciale “adozioni a distanza”

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“adozioni a distanza”

ROSARIUMPubblicazione trimestrale del

Movimento Domenicano del Rosario

Proprietà:Provincia Domenicana S. Domenico in Italia

via G.A. Sassi 3 - 20123 Milano

Autorizzazione al Tribunale di Bolognan. 3309 del 5/12/1967

Direttore responsabile:fr. Mauro Persici o.p.

Rivista fuori commercio

LLee ssppeessee ddii ssttaammppaa ee ssppeeddiizziioonnee ssoonnoo ssoosstteennuuttee ddaaii bbeenneeffaattttoorrii

Anno 42°- n. 1

stampa:Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s.

Milano - via P. della Francesca 38

Movimento Domenicano del RosarioVia IV Novembre 19/E

43012 Fontanellato (PR)Tel. 0521822899Fax 0521824056Cell. 3355938327

e-mail [email protected]

CCP. 22977409Alla scuola dell’AddolorataCard. Giacomo Biffi 3

“Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me” 6

Adozioni a distanza: un modo diverso di aiutare le missioni 10

Pellegrinaggio nel regno della solidarietàP. Mariano Foralosso op 20

Adozione a distanza, un’opportunità per benefattori e piccoli beneficiari 22Le adozioni a distanza e la... lana del Re 25Interviste a cura di Mauro Faverzani

Catechismo per tutti: segni liturgici 29

Pagina della riconoscenza 31

In copertina:Foto del Monte Tabor di Paolo Gavina

SOMMARIO

Manoscritti e fotografie, anche se non pub-blicati, non vengono restituiti.L’invio delle fotografie include il consensoper una eventuale pubblicazione.

Pag. 3 e seguenti:Madonna di S. Luca, BolognaPag. 7 e seguenti:BERNARDINO LUINI, Affreschi (part.) dellaparete divisoria, chiesa claustrale, SanMaurizio al Monastero Maggiore, MilanoPag. 9:MURILLO, Bambini che giocano ai dadi,Monaco, Alte Pinakothek.

... vuoi ?

speciale: “adozioni a distanza”Comitato di redazione:

Ermanno BoggioMauro Faverzani

Angelo GazzanigaIlaria Giannarelli

CCCCaaaarrrrddddiiiinnnnaaaalllleeee GGGGiiiiaaaaccccoooommmmoooo BBBBiiii ffffffff iiiiAAAA rrrrcccciiiivvvveeeessssccccoooovvvvoooo eeeemmmmeeeerrrr iiiittttoooo ddddiiii BBBBoooollllooooggggnnnnaaaa

La Madonna di San Luca – che è la vera Signora della nostra città e di ogni cuore genuina-mente bolognese – guarda questa assemblea con particolarissima tenerezza. In essa scorge i suoifigli più amati, quelli che sono a lei più vicini e più cari perché nelle loro membra sofferenti portanol’immagine più somigliante del Figlio suo crocifisso.Voi siete venuti davanti a lei sorretti da una speranza che non sarà delusa: di qui ripartirete con l’a-nimo consolato, con la certezza di essere stati capiti, con la persuasione di un grande e sovrumanoaffetto che vi raggiunge, vi dà sollievo, vi rimette in pace.Siete venuti a presentare alla Madre di Dio il vostro carico di mali e di disagi: per le poche energieumane è un peso faticoso da reggere. Ma agli occhi della Vergine Maria – che vedono oltre lasuperficie delle cose – questo fardello è una ricchezza e un valore.Il mondo, certo, privilegia ed esalta i doni della salute, della forza, dell’efficienza, e tende a emargi-nare chi è debole; ma la Madonna, che conosce le preferenze di Dio, capisce il pregio inestimabiledi un’anima purificata dal dolore, di una fede provata, di una lunga pazienza sostenuta dal desideriodi accogliere in obbedienza ciò che il Signore decide. E voi, che siete convenuti davanti a questaimmagine benedetta e cara, dimostrate di sapere che Maria – la quale in tutto ci è maestra di vita – è

Alla scuola dell’Addolorata

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in modo speciale qualificata a insegnarci come si possa soffrire senza dispe-razione e come si possa fare dei nostri malanni la scala per elevarci e persantificarci. La Madre di Dio è un’esperta nella difficile arte di patire senzasmarrire la fede; ha percorso prima di noi la strada della croce; ha conosciu-to più di noi l’acre sapore delle lacrime. «Tu pur, beata, un dì provasti ilpianto», possiamo dirle con il poeta cristiano.Allora l’impegno più utile per tutti noi, in quest’ora di grazia, credo siaquello di meditare un poco sui dolori e sulle piaghe che hanno ferito il suocuore. Così ci persuaderemo meglio della sua materna comprensione per noie della sua volontà di aiutarci.

Maria vive in anticipo la passione del FiglioLeggiamo il Vangelo di san Luca al secondo capitolo, nell’episodio dellapresentazione di Gesù al tempio. Vi troviamo una giovane sposa felice chesecondo le consuetudini si reca a Gerusalemme per l’offerta del suo primo-genito. Ma la sua gioia è ben presto turbata: Dio vuole preavvisarla di qualevita l’aspetta e di quanto alti siano i costi della sua eccezionale missione.Come ogni madre, anche lei sognava per il frutto delle sue viscere un avve-nire di gioia, di tranquillità, di universale riconoscimento; ma è subito disin-gannata. Le parole profetiche del vecchio Simeone le fanno assaporare inanticipo l’amarezza della passione: il tradimento, l’ostilità, il rifiuto dellamaggior parte del popolo, che pure è suo, attendono il Figlio di Dio. È unaprospettiva che già comincia a stringerle il cuore: Egli è qui - si sente dire -per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione…E anche a te una spada trafiggerà l’anima (Lc 2, 34-35). Sono poche paro-le, dette rapidamente. Ma si incidono per sempre nel suo cuore di Madre, enel suo cuore, per così dire, sanguineranno ogni giorno.Da questo momento Maria non può guardare più al suo bambino, senza chenel suo interiore orizzonte sia evocata e si profili la croce. Ogni ora chepassa – anche la più dolce e quieta – l’avvicina al momento spaventoso diquella preannunciata catastrofe, ed ella lo sa. Ogni ora dunque – anche lapiù dolce e quieta – è segnata per lei da una sottile e ineludibile angoscia.Il Signore di solito copre pietosamente i nostri occhi davanti ai guai che ver-ranno; perché non ha tenuto nascosto anche a sua madre questo tremendofuturo? Perché per lei ha voluto sollevare il velo su un avvenire di pena, inmodo che già negli anni sereni iniziasse a soffrire?È sempre arduo interrogare Dio e il suo mistero a proposito del dolore. Quiperò ci sembra di capire qualcosa: era parte del disegno del Padre che tuttal’esistenza di Maria fosse impreziosita da una continua partecipazione alsacrificio di Cristo, quasi in un lungo e penoso travaglio materno dal qualeera donata al mondo la Vittima del sacrificio rinnovatore.Così la Madre verginale del Figlio di Dio fatto uomo diventa, nella sofferen-za, la madre della nostra redenzione.

Maria sul Golgota con il FiglioArriva alla fine l’ora temuta del Golgota, l’ora dello spasimo, l’ora in cuil’offerta si consuma.L’intima connessione tra Gesù confitto al legno e la Madre, che sta in piedisotto il patibolo, la loro ineffabile comunione nel dolore, prefigura già e av-via la misteriosa ma reale solidarietà che lega ogni creatura che soffre nellasperanza, ogni malato che continua a credere, ogni uomo che, pur tormenta-to, non cessa d’amare il Signore, al Redentore crocifisso, e lo rende parteci-pe della sua opera di salvezza.Prima e più che per ogni altro cristiano, si avvera sul Calvario l’espressioneardita e verissima di san Paolo: si completa nella carne verginale di Mariaquello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è laChiesa (cf. Col 1, 24).Ogni ferita del Figlio si riverbera nelle sue viscere materne; ogni spina del-l’orrida corona punge il suo tenero cuore. Alle tre del pomeriggio, la morte,misericordiosa, pone termine al lungo martirio del Crocifisso; ma non ponetermine allo strazio della madre. La lancia del milite – che non può infierirepiù su Gesù ormai spirato – riesce ancora ad accrescere la passione di coleiche davanti al figlio morto raggiunge il culmine del suo soffrire.Maria sul Calvario pativa per noi, perché avessimo la forza e la fiducia diaffrontare tutte le prove della nostra tribolata esistenza. Soffriva, ma altempo stesso ci mostrava come si possa, anche nel più acuto tormento,accettare la volontà del Padre, abbandonandosi nelle sue mani. Contro ilcielo, in quel cupo tramonto del Venerdì Santo, la Vergine stava sul colleforte e serena; era come l’ultimo lembo azzurro di speranza mentre tuttosembrava inghiottito dalle tenebre; era già un gentile e consolante presagiodella Pasqua.

Dalla contemplazione dell’Addoloratasgorgano più fervide le nostre preghiereAdesso, dopo aver contemplato la Madonna nella fecondità della sua pena,possiamo, con più luce e con più coraggio, pregare per noi e per tutti.Preghiamo per ogni male del mondo; preghiamo perché i sani si faccianopiù attenti e interessati ai malati; preghiamo perché la nostra società capiscache ogni uomo che soffre è un tesoro e un pegno di grazia per tutti; preghia-mo per coloro che assistono gli infermi, perché possano trovare aiuto e col-laborazione; preghiamo perché la nostra città impari dalla Madonna a capiree ad avvalorare sempre più la dignità del dolore.Omelia in occasione del Pellegrinaggio degli ammalati alla Beata Vergine di San Luca, domenica 24maggio 1987, Cattedrale Metropolitana di San Pietro. Pubblicata in BAB, LXXVIII, 5/1987, 143-145.

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Gli articoli sono tratti dal libro ““LLaa ddoonnnnaa iiddeeaallee”” del Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna.

Il libro è in vendita presso Edizioni Studio Domenicano via Dell’Osservanza, 72 40136 Bologna Tel. 051/582034 Fax 051/331583 - [email protected]

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Il Vangelo di Luca ci fa capire il valore di accogliereuna vita, che irrompe nei nostri cuori.

Queste parole risuonano nel Vangelo di Luca, con potenza grande: “Chi accogliequesto fanciullo nel mio nome, accoglie me” (Lc 9, 48). Sono tanti, troppi i bambini,che oggi – nel mondo – attendono un papà ed una mamma, che li accolga.

Non è questione d’avere un tetto sotto cui proteggersi e qualcosa, con cui saziarsi. Ciòch’essi cercano, ciò cui essi hanno diritto, è molto di più: è l’amore che sgorga copiosoin un contesto preciso e solo lì, quello del focolare domestico. E vi hanno diritto,proprio perché Cristo vive in ogni nostro piccolo fratello (Mt 25, 40).

Giovanni Paolo II credeva nell’istituto dell’adozione. Con forza. Con convinzione.Così, il 24 maggio del 1986, incontrando un gruppo di famiglie, che avevano adottatodei bambini indiani, si rivolse loro con queste parole: “Voi avete cercato il volto diCristo nel volto del vostro fratello povero e infelice; e avete saputo vederlo nei bambini,che all’inizio della loro vita erano rimasti senza casa e senza famiglia. Accogliendolinella vostra casa, voi li avete come rigenerati nell’affetto del vostro cuore, e avetesaputo riversare su di loro la vostra speranza, fino a riconoscere in essi il vostrofuturo”.

Il Card. Carlo Caffarra, durante l’incontro tenuto con le famiglie adottive il 17settembre del 2006, presso il Seminario Arcivescovile di Bologna, definì senzaesitazione l’adozione addirittura “uno dei termini fondamentali del vocabolariocristiano”, in quanto “denota il contenuto dell’atto d’amore divino verso l’uomo”,amore che consiste “nell’averci Egli predestinati, ancor prima della fondazione delmondo, ad essere Suoi figli adottivi”. È proprio così. Tanto ch’essa sia concreta,tangibile, palpabile. Tanto ch’essa sia a distanza. Una distanza geografica, checostituisce tuttavia un legame, quasi un ponte tra i cuori. Costituisce ancor più un segnodi gratuità, una testimonianza di umanità grande, pensare che persone sconosciute,magari dall’altra parte del globo, abbiano pensato ad aiutare questo bambino, che

Giovanni Paolo II era un convinto fautore

dell’adozione, definita dalCardinale Caffarra “uno dei

termini fondamentali delvocabolario cristiano”.

Anche quando è “a distanza”…

“Chi accoglie questofanciullo nel mio nome,accoglie me”

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neppure hanno incontrato, abbiano pensato ad aiutare la sua famiglia – se ce l’ha –,chiamata a confrontarsi ogni giorno con le ristrettezze economiche e sociali delmomento. Qualcuno, di là, sull’altra faccia della Terra, in questo momento, stapensando a te! Grandioso! È in questi gesti, in questi piccoli e ad un tempo grandi gesti,che – sempre – si rinnova il miracolo dell’amore.

Anche il Pontificio Consiglio per la Famiglia, nell’anno 2000, in occasione del IIIIncontro Mondiale di Giovanni Paolo II con le Famiglie, ha elaborato un comunicato, incui – tra l’altro – si legge: “L’adozione da parte di coppie di sposi può essere unatestimonianza concreta di solidarietà e di amore. Nella sua gratuità e generosità,

l’adozione è un segno, che indica come il mondo dovrebbe saper accogliere i bambini”.Nessuno – ha specificato il Cardinal Caffarra – giunge “all’esistenza per caso.

Ciascuno è stato pensato, voluto”, per “essere adottato dal Padre del Signore NostroGesù Cristo”, non in virtù dei propri meriti, bensì per grazia, per “amore assolutamentegratuito”. Con una certezza: che “il Padre divino non rinnega la Sua paternità, Eglipermane fedele alla Sua decisione, per sempre”.

Essere adottati significa allora conformarsi al Figlio, conformarsi a Gesù, essernedavvero l’”immagine” grazie alla “potenza trasformante dell’amore del Padre celeste”.Il che da un lato istituisce “un rapporto di intima familiarità”: noi “chiamiamo Dio

Abbà, Padre”; dall’altro, ogni figlio – anche adottivo – “è erede, meglio coerede conCristo del «patrimonio divino»”.

Chi adotta un bambino, allora, spiega il Card. Caffarra, compie “un gesto, che ha insé una vera e propria similitudine con quanto Dio fa nei confronti di ciascuno di noi”,

un gesto “rivelativo” di una “dignità ed una grandezza incomparabile”, un gesto di“amore”, possibile a condizione di “una profonda unione con Gesù mediante iSacramenti” e mediante la preghiera: “la preghiera in famiglia è la vera forzacostruttiva della sua unità, della sua pace”.

Stava a cuore, questo tema, a Papa Wojtyla. Anche poco tempo prima di morire, inoccasione dell’Angelus del 6 febbraio 2005, mentre si trovava ricoverato presso ilPoliclinico “Agostino Gemelli” di Roma, scrisse queste parole: “Fiducia chiedono tantibambini, che, rimasti senza famiglia per diversi motivi, possono trovare una casa, che liaccolga attraverso l’adozione e l’affido temporaneo”. Non fu il Santo Padre, quellavolta, a leggere il messaggio, fu il Sostituto della Segreteria di Stato, l’ArcivescovoLeonardo Sandri. La voce di Karol il Grande era muta. Ma il suo cuore, no. E quelleparole risuonarono comunque nell’intimo delle coscienze di quanti le ascoltarono.Erano e sono parole di verità. Erano e sono parole di speranza. Da raccogliere. Daaccogliere. Da far proprie.

Mauro Faverzani

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adozioni a distanza

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L’Opera di frei Chico (Centro Social São José e Casa do Menor) continua a svolgere lasua missione di protezione, di promozione umana e di formazione cristiana dei bambini eadolescenti poveri di Santa Cruz do Rio Pardo. Il 23 luglio scorso abbiamo celebrato unaMessa di ringraziamento per i 21 anni di vita dell’Opera. Per realizzare sempre meglio questa missione si sta realizzando un vasto programma dimiglioramento delle strutture e di perfezionamento del progetto educativo. Il primo semestredi quest’anno (2008) è stato realmente molto ricco di realizzazioni e di novità, sia per ilCentro, come per la Casa do Menor. Novità per quel che riguarda il miglioramento dellestrutture e per il progetto educativo che stiamo portando avanti.

INIZIATIVE VARIE PER L’AUTONOMIA ECONOMICALa filosofia che ispirò la fondazione del Centro è di insegnare e aiutare i nostri ragazzi a nonaspettare il ‘pesce pronto’, ma di imparare a pescare, e pescarselo da soli, mettendo a fruttole loro capacità. Questa è una condizione indispensabile perché un essere umano sia real-mente una persona realizzata e un cittadino valido. Tutto il programma pedagogicodell’Opera di frei Chico è ispirato a questo obiettivo fondamentale. Per questo, nei più di

Adozioni a distanza:un modo diverso di aiutare le missioni

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Dal Centro San Giuseppe e Casa del Minore di SantaCruz do Rio Pardo (San Paolo - Brasile) gestito dai mis-sionari domenicani.

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vent’anni di vita dell’Opera, si sono concre-tizzate diverse strutture e molte iniziative dilavorazione e vendita di prodotti, per poterraggiungere il grande traguardo dell’autosuffi-cienza economica dell’Opera; e per aiutare inostri ragazzi a scoprire e mettere a frutto illoro potenziale. È chiaro che un’Opera di questo genere avràsempre bisogno sia dell’aiuto degli enti pub-blici responsabili, sia della solidarietà di per-sone generose. Ma è importante mostrare efar vivere ai nostri ragazzi questo impegnodel “pescare il proprio pesce”. Elenchiamoqui alcune iniziative di auto-sostentazione,portate a termine o perfezionate in questoprimo semestre.

Inaugurazione della nuova fabbrica di dolci e cioccolato e panetteriaNel Centro São José durante questo semestreabbiamo potuto realizzare un antico sogno difrei Chico: la costruzione di una nuova strut-tura della “Chocolataria frei Chico”. È unapiccola fabbrica in cui si confezionano uovadi Pasqua, panettoni, cioccolatini e dolci varie si prepara il pane, per l’uso interno e per lavendita. Poco prima di Pasqua abbiamo inau-gurato la nuova sede, molto ampia e dotata dimacchine moderne. La vendita di questi pro-dotti è di grande aiuto per sostenere le spese dell’Opera. I nostri adolescenti collaborano, insieme amolti volontari di Santa Cruz, nella preparazione e confezione dei prodotti, e questo permette lorodi imparare una attività artigianale e anche di socializzare stringendo rapporti di amicizia con lagente di Santa Cruz.

Feste di beneficenza Grazie alla collaborazione efficace di molti volontari di Santa Cruz è stato possibile realizzare unaserie di eventi, con l’obiettivo di raccogliere fondi per l’Opera. Ricordiamo belle iniziative come la

La cioccolateria durante la vendita delle uovadi Pasqua: un invito ai peccati di gola

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“5ª feijoada amiga”, la “Festa junina”, la“Festa do Chicolate frei Chico”. La gente diSanta Cruz partecipa sempre numerosa aqueste iniziative, sapendo che così può aiu-tare la nostra Opera, che realmente è diven-tata l’opera sociale del “cuore”, per la nostacittà e la nostra gente.

Riorganizzazione dello spazio di accoglienza e dell’ufficio adozioniUn’altra bella novità realizzata in questosemestre per l’opera di frei Chico è la riorga-nizzazione e modernizzazione dello spaziodi accoglienza per la distribuzione di ali-menti e aiuti diversi alle famiglie povere.Nello stesso ambiente è stato trasferito eriorganizzato l’ufficio di amministrazionedelle adozioni a distanza, dotato di un nuovocomputer e altri strumenti piú adeguati. Leadozioni a distanza rappresentano un contri-buto molto importante per la continuitàdell’Opera di frei Chico. Attraverso la Caritas Children Onlus diParma, il Movimento Domenicano delRosario, l’Associazione Abbà di Milano, ilSantuario di Fontanellato, l’Ufficio Mis-sionario dei Domenicani del Nord Italia,molte persone generose ci aiutano, offrendoun contributo per le spese di mantenimento

dei nostri bambini da loro adottati ‘a distanza’. Vogliamo esprimere qui il nostro più vivo ringrazia-mento a tutti per l’amore che viene riversato copiosamente su questi nostri bambini!

Completamento delle nuove strutture del Centro La prima struttura edilizia del Centro realizzata da frei Chico, con il passare del tempo, è diventatasempre più piccola, perché il numero dei ragazzi accolti è andato aumentando sempre più. Graziealla generosità degli amici dell’Opera, italiani e brasiliani, è stato possibile costruire nuove struttu-re, più ampie e luminose, e le ultime rifiniture degli ambienti sono state completate durante questosemestre.

Dolci e caramelle vendute nella cioccolateria

Visita dei responsabili di Abbà nella Casa dei minori

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Artigianato educativo per i ragazziAbbiamo portato avanti il progetto di ‘artigia-nato educativo’: una serie di attività in cui iragazzi imparano a confezionare oggetti diffe-renti, per essere venduti.Questa attività permette loro di scoprire e

mettere a frutto il loro potenziale artistico esperimentare la soddisfazione di esporre perla vendita oggetti prodotti dalle loro mani,aumentando così l’autostima e preparandosimeglio per il loro futuro. Parte del ricavato di questo lavoro è destina-to a creare per ognuno dei nostri adolescentidella Casa do Menor un piccolo risparmio,che sarà consegnato quando, cresciuti, cidovranno lasciare per seguire il camminodella loro vita. Tra le varie attivitá artigianali realizzate ricor-diamo: la confezione di bambole, di tappeti diiuta, la scuola di ricamo, la confezione ditovaglie, di tende e oggetti vari per la casa, laproduzione di sapone profumato, la continua-zione del corso di pittura su tela, la produzio-ne di sandali ricamati. In questo campo merita una particolare men-zione il progetto: “bomboniera solidária” rea-lizzato con l’appoggio di amici italiani: inostri ragazzi preparano sacchettini di stoffaricamati con molto buon gusto a punto croce,e i nostri amici italiani li vendono a persone che, in occasione di battesimi, prime comunioni omatrimoni, invece di spendere soldi per la tradizionale, costosa e inutile bomboniera, compranoquesti sacchetti ricamati dai nostri ragazzi e li offrono come ‘bomboniera solidaria’, sapendo checosí aiutano i ‘meninos’ di frei Chico.Un’altra novità in questo campo è stata la preparazione di pesi ferma-porta ricamati o dipinti. Inostri ragazzi, soprattutto gli adolescenti, partecipano con grande piacere a queste attività e impara-no tante cose che saranno utili per la vita.

L’ingresso del Centro

Giochi di bambini nello spazio coperto del Centro

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Corso di falegnameriaTra le attività di formazione artigianale pro-fessionalizzante ricordiamo anche la conti-nuazione del corso di falegnameria. Un grup-po di adolescenti di età superiore ai 14 anni,guidati da un istruttore, impara a produrreoggetti artigianali minori di legno, per esserepoi ornati e venduti, e assistono alla produ-zione di mobili e altro.

Corso di informatica Si è svolto anche in questo semestre nelle duecase un corso di informatica, per aiutare iragazzi a realizzare il loro processo di ‘inclu-sione informatica’ diventando padroni di que-sto strumento tanto importante oggi per entrarenel mercato di lavoro.

IL PROGRAMMA FORMATIVO PER IBAMBINI E GLI ADOLESCENTI E PERLE LORO FAMIGLIEL’obiettivo fondamentale dell’Opera di freiChico è l’educazione dei ragazzi e delle lorofamiglie. Ricordiamo alcune attività che cisembrano più significative.

Studio e formazione culturale Ci si preoccupa di garantire una formazione

integrale del minore e la sua preparazione alla vita, accompagnando il processo di apprendimentoscolastico, di formazione culturale, di sviluppo equilibrato della sua personalità e delle sue capacità.I nostri ragazzi stanno frequentando la scuola elementare e media. Essi sono accompagnati ogni giorno dai nostri educatori per fare i compiti di casa e arricchire ilprocesso di apprendimento scolastico, seguendo il sistema ‘Anglo de Ensino’. Il processo forma-tivo-scolastico è integrato da altre attività educative, di tipo culturale e di formazione morale ereligiosa.

La falegnameria

Bambini del corso prescolastico in visitaal supermercato della città

Alimentazione Offriamo ogni giorno tre refezioni preparatenelle due case dalle nostre cuoche. Si ha curadi garantire ai ragazzi, in fase di crescita,un’alimentazione ricca e equilibrata, chegarantisca il loro sviluppo. Per l’alimentazio-ne contiamo su una vasta rete di solidarietà daparte della popolazione locale: produttorirurali e industrie di alimenti ci offrono gene-rosamente verdure, frutta e prodotti alimentarilavorati. Nella Casa do Menor è stato creatoun grande orto e un allevamento di pollameche garantiscono verdure fresche, uova ecarne di pollo per tutti i nostri ragazzi.

.Igiene e salute In questo campo è molto importante formaree informare le famiglie su questioni di igienee medicina preventiva, per evitare possibilimalattie e altri problemi. Questo si fa convisite alle famiglie per analizzare la situazio-ne, con riunioni periodiche dei familiari e ini-ziative di appoggio per garantire l’accesso aiservizi sanitari. Stiamo accompagnando alcu-ni casi più problematici, che hanno bisogno diun trattamento speciale. Questo è possibilegrazie alla disponibilità di medici e altri pro-fessionisti volontari. Abbiamo anche ladisponibilità di una psicologa per l’accompa-gnamento individuale dei ragazzi che presentano problemi, o hanno vissuto esperienze traumatiche.

Sport e divertimento Nelle due case si garantisce ai ragazzi tempo sufficiente di ricreazione per giocare e fare sport conl’aiuto di educatori specializzati in questo campo. Si organizzano momenti di festa e programmisportivi, realizzati soprattutto nei giorni festivi e nel periodo delle vacanze. Si sono comprati moltigiocattoli e varie strutture e attrezzi per lo sport dei ragazzi. Particolarmente bella è stata quest’an-no la celebrazione della ‘Festa junina’, tipica della tradizione popolare brasiliana. I ragazzi hanno

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Visita al Centro di depurazione della città

Adolescenti e volontari della Biblioteca del Centro

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realizzato con molta allegria le danze tipiche,come la ‘quadrilha’, e si sono divertiti molto!

Gruppo di volontariato di ‘taglio e cucito’ Molti ragazzi delle nostre due case vengono dafamiglie molto povere e spesso non hanno ilnecessario per vestirsi. I più piccoli della Casado Menor hanno bisogno di pannolini e nelledue case c’è sempre necessità di tovaglie, len-zuola, panni da cucina, ecc. Un gruppo divolontarie, signore e mamme dei bambini, siriuniscono ogni settimana in una sala delCentro, appositamente attrezzata per questo, eriparano i vestiti dei ragazzi, confezionanopannolini per i più piccoli della Casa doMenor, raccolgono e riparano vestiti per ragaz-zi offerti dalla gente di Santa Cruz e confezio-nano molti articoli di panno per le necessitàdelle due case. In questo semestre tutti i nostriragazzi hanno avuto in dono una camicetta,che è la divisa dell’Opera di frei Chico.

Lavoro con le famiglie Abbiamo coscienza dell’importanza che hal’ambiente familiare nella vita dei nostri ragaz-zi. L’Opera di frei Chico realizza, fin dalla suafondazione, un intenso programma di attivitàsociali e formative, con l’obiettivo di aiutare lefamiglie dei nostri ragazzi ad uscire dalla

povertà e dall’emarginazione e a garantire una buona educazione dei figli.

Spazio di accoglienza per famiglie bisognose Nel Centro, in questo semestre, è stato organizzato un nuovo spazio di accoglienza, dove si distri-buiscono viveri e articoli di prima necessità alle famiglie bisognose e si aiutano le persone ad entra-re in contatto con gli organi pubblici competenti, per risolvere questioni di tipo giuridico, per rice-vere medicine e cure mediche, ecc. È stato fissato un accordo di collaborazione con un Centro di‘alcoolicos anonimos’, per aiutare persone che tentano liberarsi dalla dipendenza dall’alcool e da

Le bambine danzano una quadriglia

Bambini del gruppo dei 4-5 anni

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altri problemi gravi. In questo spazio si realiz-zano anche vari programmi sociali promossidal Comune o dallo Stato, come la distribuzio-ne del latte per anziani e bambini, distribuzio-ne di viveri e medicine alle famiglie bisognose,servizi vari di medicina preventiva, ecc.Grazie alla disponibilità di professionisti spe-cializzati si sono organizzati vari incontri diformazione per le gestanti e i genitori deinostri ragazzi, e si sono trattate questionicome:- L’importanza dei genitori nel processo di cre-

scita dei figli (28 febbraio);- Il ruolo specifico della donna nella famiglia e

nella società (8 marzo);- Chi ama educa! (9 marzo);- Vacanze: riposo e pericoli (18 luglio);- Le malattie del periodo invernale (22 luglio).Si sono organizzati anche vari corsi di artigia-nato per le mamme di famiglia, con l’obiettivodi offrire la possibilità di aumentare il redditofamiliare con la vendita di oggetti di artigiana-to. Tra le varie iniziative in questo camporicordiamo il corso di ‘decoupage’: ornamenta-zione di piccoli oggetti di legno per la casa,iniziato in questo semestre.

LA SPECIFICA FUNZIONE DELLACASA DO MENORQuello che si è riferito sopra vale per i ragazzi delle due case della nostra Opera: Centro Social eCasa do Menor. Il programma di promozione e di formazione è realizzato in comune. Nella Casado Menor però si sono realizzate altre iniziative, data la situazione particolare dei ragazzi che essaaccoglie: sono bambini e adolescenti dai 0 ai 18 anni che il Tribunale dei Minori ci affida, perchésenza famiglia o per sottrarli a situazioni di violenza e di abbandono. Questi minori sono accoltinella nostra casa a tempo pieno e la comunità della casa diventa la loro famiglia. Gli obiettivi delnostro lavoro sono essenzialmente due:

Bambini della Scuola Materna (1-3 anni) giocanonella “piscina do bolinhas”Presentazione teatrale alla “Fiera del libro” in città

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- proteggere il minore da situazioni di violenzae abbandono e dargli l’opportunità dicostruirsi un futuro migliore;

- creare le condizioni perché, se possibile, siaaccolto di nuovo nel suo ambiente familiare.

Quando non è possibile la reintegrazione nel-l’ambiente familiare, il minore rimane con noifino a quando raggiunge la sua autonomia edha la possibilità di affrontare da solo la vita.Spesso famiglie della nostra città e regioneadottano un nostro minore, offrendogli il calo-re di una nuova famiglia. In questo semestreabbiamo accolto nella Casa do Menor 53 bam-bini e adolescenti.

Tra le varie iniziative specifiche realizzatenella Casa do Menor ricordiamo le seguenti:Accompagnamento psicologico e inserimentosociale: quasi tutti i nostri ragazzi hanno vissu-to situazioni traumatiche e di carenza affetti-va, che possono avere riflessi nel loro sviluppoumano e psicologico. Con l’aiuto di una psico-loga e di un’assistente sociale abbiamo realiz-zato un programma di accompagnamento per-sonale dei ragazzi e attività varie per favorire ilprocesso di integrazione di gruppo e di costru-zione della propria identità.Contatto con l’ambiente familiare, quando esi-ste: è essenziale per noi conoscere l’ambiente

dove il minore è nato ed ha vissuto le sue prime esperienze di vita, spesso traumatiche. Si cerca diintervenire in questo ambiente per migliorare la situazione e creare così le condizioni per un reinse-rimento familiare del minore. Si è svolto così un intenso programma di visite domiciliari, di incon-tri di formazione, iniziative di assistenza sociale ed economica.Collaborazione nella casa, per i bisogni comuni: è parte importante della pedagogia insegnare a‘pescare il proprio pesce’. I ragazzi partecipano attivamente ai vari servizi di casa: pulizie, la-vanderia, cucina, giardinaggio, orto, ecc. La casa do Menor è la loro famiglia. Queste attività sonoanche occasione per insegnare vari ‘mestieri’ importanti per la loro vita. Per questo, oltre alle atti-

I bambini durante una rappresentazioneteatrale da loro realizzata

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vità formative comuni con i ragazzi delCentro, nella Casa do Menor si sono organiz-zati diversi corsi per insegnare ai ragazzi acucinare, lavare, cucire e confezionare oggettiper la casa, coltivare l’orto e il giardino, alle-vare il pollame, riparare vestiti e confezionareoggetti necessari per la casa.

Un giorno di divertimento per bambini ed educatori

Sala del corso prescolastico per bambini di 6 anni

Per chi fosse interessatoalle Adozioni a distanza

• La quota annuale può essere versatauna volta sola o tramite versamentiperiodici (mensili, trimestrali osemestrali) usando il conto correntepostale del Centro del Rosario sulquale, nella causale, deve essere spe-cificato “adozione di….”.

• Periodicamente giungeranno notiziedai bambini così “adottati” in mododa mantenere aperto un dialogo frabambino e “padrino/madrina”...

• Chi fosse interessato è invitato amettersi in contatto con padreMauro: cell. 335 5938327e-mail: [email protected]

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Durante la mia permanenza in Italia ho potuto visitare, in compagnia di padre Mauro,diversi gruppi del Rosario nelle Marche, in Emilia e nel Friuli, per incontrare tante personelegate al Movimento del Rosario che si sono impegnate ad unire alla preghiera l'azione con-creta di solidarietà verso chi ha bisogno. Sono decine di persone che aiutano con le “adozio-ni a distanza” i bambini e gli adolescenti poveri accolti dal Centro San Josè di Santa Cruz doRio Pardo, nello Stato di San Paolo, in Brasile. L'Opera è stata fondata dal missionariodomenicano Padre Francisco Pessuto per garantire ai ragazzi delle favelas di quella cittàaccoglienza e protezione dai pericoli della strada, alimentazione sana, formazione umana ereligiosa, e avviamento professionale. Padre Francisco ci ha lasciato da vari anni, ma l'Operacontinua, grazie alla generosa collaborazione di tante persone di buona volontà, in Brasile ein Italia. Come missionario, me ne occupo in prima persona. La visita che, assieme a padre Mauro, ho potuto fare a molti di questi padrini e madrine èstata per me un’esperienza indimenticabile: un vero “pellegrinaggio” nel mondo della solida-rietà! Ne sono uscito con il cuore gonfio di gioia, e con rinnovato coraggio per andare avantinel cammino intrapreso. Oggi tutti noi siamo bombardati da mille notizie negative, da fatti di violenza e di odio cheogni giorno i giornali e la televisione ci sciorinano davanti agli occhi. Si ha la sensazioneche nel mondo ci sia solo del male, solo persone cattive. La visita con padre Mauro mi hafatto toccare con mano che, invece, nel nostro mondo ci sono anche tante persone buone, ci

Pellegrinaggio nelregno della solidarietà

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sono tante realtà e iniziative di bene di cui, purtroppo, i giornali e la televisione non danno notizia,perché è solo il male che fa notizia!In questo “pellegrinaggio” ho ricevuto tanta accoglienza amica, ho visto tanti sorrisi, ho constatatodi persona con quanto amore tante persone legate al Movimento del Rosario offrono il frutto delloro sacrificio, della loro rinuncia, per condividere con i nostri ragazzi poveri quello che hanno rice-vuto dal Signore. Sono convinto che questo è il modo migliore per essere devoto di Maria. E che Maria non man-cherà di benedire e proteggere chi apre la mano al dono. Qual è la mamma che non è riconoscenteverso chi sta facendo del bene ai suoi figli! E con certezza questi nostri ragazzi poveri, vittime dellaesclusione e dell’ingiustizia, sono i figli prediletti di Maria!

Padre Mariano Foralosso OPmissionario in Brasile

Padre Mariano nella sua missione di SantaCruz do Rio Pardo

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E’ un Padre Domenicano, Padre Francisco Laurentino Pessutto, da tutticonosciuto come frei Chico, il fondatore del Centro Sociale Sao José, Centro chenon solo attua un vasto programma di azione sociale ed umanitaria nell’ambitodelle favelas di Santa Cruz do Rio Pardo, ma promuove ed amministra anche unorfanotrofio, la “Casa do Menor”, organizzato come piccolo villaggio “a tempopieno” con abitazioni separate e servizi centralizzati. Tale struttura ha ricevuto nel2007 il riconoscimento di miglior opera sociale dello Stato di San Paolo da partedelle Autorità pubbliche.“Oggi il Centro Sociale conta 360 ospiti di età compresa tra zero e 18 anni, men-tre la Casa do Menor ne ha 60 tra zero e massimo vent’anni, cioè fin quando nonsono in grado di inserirsi nella società – ci spiega Padre Mariano Foralosso, cheoggi segue l’attività del Centro – Qui vi sono due tipi di «orfano»: quelli i cuigenitori sono sconosciuti o abbandonati dalle proprie madri e quelli che vengonotolti da un ambiente familiare considerato «a rischio»”.Molti i nuclei familiari, che vivono situazioni di miseria, di squilibrio affettivo, dianalfabetismo e di emarginazione sociale, specialmente dopo il compiersi di unvasto processo di industrializzazione dell’agricoltura. Ciò che ha determinato la

Adozione a distanza:un’opportunità per benefattori e piccoli beneficiari

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L’esperienza “luminosa” del Centro Sao José e della Casa do Menor in Brasile.

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migrazione di questi sventurati verso laperiferia della città di Santa Cruz do RioPardo: 50 mila abitanti circa, all’internodello Stato di San Paolo verso il MatoGrosso. Inevitabile, qui, la costituzionedi favelas con inevitabili problemi socialie morali. A farne le spese, in questi casi,sono soprattutto e prima di tutti i bambi-ni e gli adolescenti, che vivono in condi-zioni spesso di abbandono, in grado dicompromettere il loro sviluppo fisico emorale: “C’è tutto un lavoro di accoglienza da fare – spiega Padre Mariano – nei con-fronti dei nuclei familiari, offrendo opportunità di lavoro, strappando dalla piaga del-l’alcoolismo, aiutando ad uscire dalla miseria. In Brasile il 60% della popolazione è,per così dire, «di troppo»”. Una sorta di «esubero», insomma… “Sì, si creano nuovilatifondi con soldi che giungono dal governo e si riempiono le periferie con chi develasciare i campi. Nella sola San Paolo, 5/6 milioni di persone vivono in questi «infer-ni». È una strage di innocenti vera e propria, quella che si compie. I piccoli cadono vit-tima della fame, della droga o della prostituzione infantile”. Nella struttura di frei Chico, gli interventi sono concreti: si distribuiscono periodica-mente alimenti, vestiti, medicine e materiale scolastico; si promuovono incontri diinformazione e di formazione per i genitori dei ragazzi assistiti; si garantisce sostegnoper abbattere le barriere del preconcetto e della diffidenza, con cui l’ambiente socialespesso isola, emargina il povero, il “favelado” in cerca solo di un lavoro.La giornata al Centro Sao José inizia alle 7.30 del mattino e termina alle 17. Durantel’anno scolastico, i ragazzi sono accolti in due turni, nel periodo che precede o seguel’orario delle lezioni. Nei giorni di vacanza, invece, la permanenza si estende lungo l’arco dell’intera giorna-ta. A tutti è assicurata accoglienza, alimentazione, attività formative in tutti i campi(religioso con preghiera, riflessione, catechesi, preparazione ai Sacramenti; e poi ancoraeducazione morale, civica, sportiva, ricreativa, igienica). Si svolge anche un vasto pro-gramma di promozione professionale con corsi di informatica (con due laboratori), pro-duzione ortofrutticola e varie attività artigianali (una fabbrica di cioccolato, peraltrospazio di collaborazione per molti volontari, particolarmente attiva per Natale ePasqua): “Si vogliono valorizzare le qualità, che ciascun ragazzo possiede – ci dice

Gli adolescenti che, durante le feste pasquali,lavorano alla confezione del cioccolato,assieme ad una educatrice

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Padre Mariano – Così è stata predispostauna rete molto bella di solidarietà”.Padre Mariano, poi, ha un sogno: “Nonabbiamo ancora una scuola professiona-le, al momento possiamo solo cogliere leoccasioni e le opportunità, che l’ambien-te offre. Il mio sogno sarebbe quello diavviare dei corsi universitari”. Vogliamoaiutarlo, prima o poi, a realizzarlo?Per sostenere tale opera, si fa appello aicuori delle persone di buona volontà, chepossono offrire il proprio aiuto tramitel’istituto dell’adozione a distanza. Non

v’è retorica, nel dire questo. V’è la certezza di parlare al buon cuore ed alle coscienzedella gente per bene, che ancora esiste ed è tanta, sebbene spesso i mezzi di comunica-zioni vogliano farci credere il contrario.

La quota annuale per l’adozione a distanza può essere versata in un’unica soluzione otramite versamenti periodici (mensili, trimestrali o semestrali), usando il conto correntepostale del Centro del Rosario, su cui – nella causale – va specificato “adozione di…”col nome del bambino. Il Centro del Rosario si impegna poi a trasmettere ai PadriDomenicani in Brasile le somme ricevute, affinché ne dispongano secondo le intenzionidei benefattori, ai quali viene spedita una letterina di ringraziamento con la foto del pic-colo, affidato al loro sostegno. “Per chi non può andare in missione, questa dell’ado-zione a distanza è un’esperienza concreta di solidarietà – spiega Padre Mariano –Significa smetterla di guardare il proprio ombelico, significa assumere in pieno la pro-pria dignità e la propria forma umana e cristiana. Per il bambino è il segno che esisto-no nel mondo anche persone buone, sebbene lontane e ignote: è uno «choc» positivissi-mo! Aiuta a costruire la personalità del piccolo, aprirlo ad una dimensione nuova,internazionale”. L’impegno non è assolutamente “impossibile”, è alla portata di tutti...Chi fosse interessato, può contattare Padre Mauro, cell. 335/5938327.

Mauro Faverzani

Inaugurazione della nuova cioccolaterianell’aprile 2008

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Padre Claudio Truzzi, amico e collaboratore di “Rosarium”, è stato a lungo Promotoredelle Missioni nella propria Provincia Carmelitana. Che realtà incontrò? Soprattutto,quale umanità incontrò? Quali esigenze, quali priorità, quali urgenze e quali differenzerispetto alla nostra società?“I primi anni di vita religiosa-sacerdotale sono stati fortemente segnati da un’esperien-za missionaria “particolare”. Giovane Padre, sono partito missionario per il Giap-pone. Una domanda che mi rivolgevano frequentemente era: “Perché vuoi andare là? IlGiappone è un po’ come l’Italia: che aiuto si può dare; non c’è nessuno che muoia difame”. Era sottesa l’idea che il missionario dovesse fare qualcosa per il bene (materia-le) delle popolazioni fra cui si reca. Se esse non ne hanno bisogno, che ci va a fare?Non è meglio, per esempio, l’Africa? Non è certo questo il luogo per parlare del “Paesedel Sol Levante”. Ma vorrei premettere una nota basilare sul significato della missionein generale: significato che dà senso anche alle “adozioni a distanza”. Esempio. Chi èfiglio, ma non sa chi siano i propri genitori, può vivere, certo; ma perché tanto deside-rio di conoscere papà e mamma? è esigenza del cuore per una completa conoscenza dise stessi. Credete che non sia così anche per chi non conosce chi sia veramente il pro-prio Padre, che cosa ci dona, qui e per sempre? Essere oggetto di un amore? Il nostrodestino vero? Un religioso giapponese mi confidava: “Non immagini che cosa siaessere pagano! La solitudine che senti in certi momenti! Come ricambiare Gesù Cristoper quello che ha fatto per noi? Forse non abbiamo molto tempo; non sappiamoesprimerlo a parole. Non ci rendiamo conto di quanto abbiamo ricevuto – come nellavita –: non si apprezza se non ciò che si perde. La prova più vera del nostro apprezza-mento per ciò che ci è dato, del fatto di essere i suoi fratelli e figli di Dio-Padre è cer-care, nel nostro piccolo, di venire incontro al Suo desiderio, che cioè altri conoscano lasua Buona Notizia. L’amore del Padre, il nostro destino di felicità e la maggior serenitàanche in questa vita, per noi e per quelli che sono intorno a noi: ecco la lieta Novella!Questa è la “missione” in Giappone: quella fondamentale. Si parla tanto di dialogo; si

Le adozioni a distanzae la... lana del Re

Padre Claudio Truzzi, missionario carmelitano, racconta la sua esperienza

arriccia il naso alla parola conversione(non è politicamente corretto!). IlSignore non ha costretto nessuno aseguirlo, a credere in Lui. Non l’ha fatto(“Volete andarvene anche voi?” – disserivolto agli Apostoli) e certamente nonci ha dato quest’imperativo: obbligatetutti a credere in Dio Padre, a seguireMe. Gli sta, però, tanto a cuore il fattoche tutte le genti conoscano ciò che pernoi Dio ha fatto ed è pronto a donarci! è

venuto per questo! Ed ha lasciato quest’impeg-no ai Suoi discepoli. E noi siamo o non siamo Suoi discepoli? “La Chiesa, i cristiani osono missionari o non sono cristiani” – è stato autorevolmente affermato. Anche questemie righe tendono a risvegliare la coscienza del fatto che il Signore chiama noi (e lasua Chiesa) a spargere nel mondo il Vangelo”. Che ruolo possono giocare in tutto questo le adozioni ed, in particolare, le adozioni “adistanza”? La tentazione per molti potrebbe essere quella di ritenere che servano a pocoo addirittura a nulla...!“Strettamente legato è l’altro atteggiamento di un “vero“ cristiano: la manifestazionedell’amore di Dio verso tutto l’uomo; ciò che noi indichiamo come “amore verso il pros-simo”. Ci commuoviamo per i casi di bisogno e – nel caso delle missioni– fanno impres-sione tutte le opere di bene per il sollievo di tanta gente. Ebbene, da dove proviene que-st’amore per il prossimo? Dall’amore per Dio? Dal fatto che siamo coscienti che gli altrisono nostri fratelli: vogliamo che il bene, l’aiuto materiale a tanti poveracci si diffonda,che le sofferenze diminuiscano. Facciamo in modo che tanti altri conoscano il vero Dio,Gesù Cristo! Il mondo si cambia con il cambiamento del cuore di ognuno! Non c’è altravia! Vorrei premettere che i missionari non sono “assistenti sociali”... Prima di tutto sonoannunciatori di Dio! Non possono, però, stare con le mani in mano dinanzi ai bisognidelle popolazioni che il Signore ha posto loro vicino. Forse noi non sappiamo, nella prati-ca come e che cosa fare. Loro ci possono aiutare su un punto, fondamentale per un cri-stiano: aprirsi agli altri. Dice il Signore: “Ciò che fate ad uno di questi piccoli”, e“Nell’ultimo giorno sarete giudicati dalle opere: Avevo fame, avevo sete, ero carcerato,ignudo”. Saremo giudicati su questo! E attraverso il nostro aiuto – anche materiale – riu-sciremo a dimostrare nella pratica di apprezzare il dono che Gesù ha fatto a noi e in chemisura lo apprezziamo. Simili convinzioni devono ispirare anche chi sceglie di aiutare –

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Sala dei bambini da 4 a 5 anni

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in questo caso i più deboli e fragili: i bam-bini – con le “adozioni a distanza”. Sipotrebbe dire che: non servono per ali-mentare un sano spirito di auto-elevazio-ne, fanno crescere gli “estero-dipendenti”,distolgono dalle loro responsabilità lecompetenti autorità, possono creare castedi “privilegiati” (chi ha trovato uno“sponsor” straniero) contrapposti ai tantiche ne sono privi. Si potrebbe continuare.Ma le obiezioni non sono tali da annullarei benefici di tale “istituzione”: le obiezioni servono ad eliminare eventuali pecche ed a sti-molare la fantasia di chi è sul campo. Ad esempio, noi in Camerun, gestiamo nella capita-le Yaoundé scuole primarie ed ora anche secondarie frequentate da alcune centinaia dialunni. È la parrocchia che se ne fa carico. I maestri dovrebbero essere pagati dallo Stato(ma spesso tocca alla parrocchia). Le famiglie, che possono dare qualcosa, sono invitatea contribuire; ma la maggior parte delle spese è a carico dei missionari e delle offerte chegiungono dall’Italia. Un grande aiuto alla scolarizzazione di questi ragazzi viene propriodalle “adozioni a distanza”.Quale appello si sente di lanciare ai nostri lettori, affinché percepiscano l’urgenza disentirsi investiti del problema e sensibilizzati in merito?“È un modo veramente efficace e mirato per “far del bene”: oltre all’aiuto materiale, èuna dimostrazione pratica che l’amore di Dio apre all’amore verso gli altri, e tanto piùmeritoria in quanto “personalmente” non ci si guadagna nulla. La carità di Cristodimostrata verso queste creature, farà nascere nel loro cuore un atteggiamento corri-spondente. Vorrei fare una raccomandazione: che il nostro obolo non sia un’elemosina!Che non sia una maniera per sentirci l’“anima in pace”. Se così fosse: non diamonulla, è meglio! Nessuno vuole la vostra elemosina. Anche i fratelli nel bisogno hannola loro dignità. Essi sono riconoscenti per il vostro aiuto, ma non facciamo l’“elemosi-na”: sarebbe come farla a Dio! Se desideriamo aiutare le missioni, se abbiamo capitoche può essere un modo per ringraziare Dio ed aiutare chi ne ha bisogno… bene. Nonsarebbe, in fondo, altro che “sdebitarci” un po’. Un’ultima nota: ricordiamo che ciòche vale è il cuore! Non tutti hanno le possibilità economiche adeguate al loro deside-rio: “Se potessi…!”. Ricordo una specie di parabola letta tempo fa. “Si fece una granfesta alla corte del Re, per celebrare il suo ingresso nella capitale. Il Re riceveva nel

Biblioteca del Centro

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salone delle feste i doni e gli omaggi.Erano tutti doni preziosi: armi cesellate,coppe d’argento, tessuti di broccatoricamato d’oro. Il corteo dei donatoristava esaurendosi, quando apparve, zop-picando ed appoggiandosi pesantementead un bastone, una vecchia contadinacon i pesanti zoccoli di legno. In silenziotrasse dalla gerla un pacchetto accura-tamente avvolto in un telo. Uno scoppio

di risate accompagnò il movimento della donna, che depose ai piedi del trono unamatassa di lana bianca, ricavata dalle due pecore che erano tutta la sua fortuna e filatanelle lunghe sere d’inverno. Senza una parola, il Re s’inchinò dignitosamente, poi diedeil segnale d’iniziare la festa, mentre l’anziana contadina attraversava lentamente lasala, scorticata dalle occhiate beffarde dei cortigiani. Lei riprese penosamente il suolungo cammino, di notte, per tornare alla sua baita costruita nella foresta reale dovefino a quel momento la sua presenza era stata tollerata. Ma quando arrivò in vista dellasua casa, si fermò invasa dal panico. La baita era circondata dai soldati del Re.Stavano piantando dei picchetti tutto intorno alla povera abitazione e sui paletti stende-vano il filo di lana bianca. «Mio Dio – pensò la povera donna, con il cuore piccolo pic-colo – il Re s’è offeso per il mio dono... Le guardie mi arresteranno e mi porteranno inprigione...». Quando la vide, il comandante delle guardie s’inchinò cortesemente edisse: «Signora, per ordine del nostro buon Re, tutta la terra che può essere circondatadal vostro filo di lana, d’ora in poi vi appartiene». Aveva ricevuto con la stessa misuracon cui aveva donato. Tutto il bene, dunque, che possiamo fare a qualunque essere umano, facciamolo subito!Non rimandiamo a più tardi, né trascuriamolo, poiché non passeremo nel mondo duevolte. Nella vita si riceve sempre con la medesima misura con cui si è donato”.

Mauro Faverzani

Adolescenti ed educatrici intente alla lavorazione di sandali da spiaggia

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Quando andiamo a far una visita a qualcuno, o siamo invitati a partecipare aqualche incontro, è cosa buona e talvolta indispensabile conoscere o apprende-re il valore di ogni cosa che ci sia in quel posto; che significato dare ai singoligesti o come sintonizzarsi con tutti. E questo, non per questione di protocollo ed’etichetta, ma affinché si possa più pienamente condividere e fruire del finedell’incontro, e persino per risultare più graditi gli uni agli altri.Perché non pensare la medesima cosa quando andiamo in chiesa, quando“andiamo alla santa Messa”? Cioè: Chi siamo? Che ruolo e che atteggiamentidobbiamo assumere? Che senso hanno i gesti che siamo chiamati a compiere?Che significato hanno tutte quelle “cose” che vediamo “usare” durante laMessa? Come si svolge il rito cui andiamo a partecipare (non ad “assistere”!)?Il fine di questa rubrica è richiamare alla nostra memoria tutto questo: una spe-cie di dizionario del significato delle “cose” che ci circondano quando entriamoin una chiesa, specialmente per “fare” la preghiera per eccellenza: la celebra-zione eucaristica.

Fedeltà nell’adattamentoIl nucleo della Messa odierna permane identico a quello dei tempi apostolici, eriproduce la Cena di Gesù compiuta nell’ambito della cena pasquale ebraica.Quando i primi discepoli, ebrei, vollero eseguire il desiderio di Gesù che al ter-mine dell’Ultima Cena aveva ordinato: “Fate questo in memoria di me!”, e –come narrano gli Atti degli Apostoli – “partecipavano assiduamente alle istru-zioni degli apostoli... allo spezzare il pane e alle preghiere” (Atti, 2,42), si rifa-cevano naturalmente alle proprie usanze religiose. Le loro riunioni, anche secon significati nuovi, ricalcavano i riti religiosi ebraici.Al tempo di Gesù, una cena rituale si celebrava ogni giorno, e si chiamava “be-rakah” (equivalente di “preghiera eucaristica” = azione di grazie). Con essas’intendeva benedire e ringraziare Dio per averli liberati dalla schiavitù inEgitto e per le “meraviglie” compiute a favore del suo popolo.Al sabato, poi, loro giorno festivo, le comunità ebraiche si riunivano nella sina-

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goga (luogo pubblico di preghiera) per lodare il Signore con i Salmi ed ascolta-re la parola di Dio, contenuta nella S. Scrittura, a sua volta commentata da unoscriba o dottore. A questa liturgia ebraica si ricollega la “Liturgia della Parola”della nostra Messa, e si comprende pure come anche le prime Messe cristianevenissero celebrate presso le famiglie nel “giorno del Signore”, giorno di festa .

La seconda parte della Messa – la Liturgia propriamente “eucaristica” – trovainvece riscontro nelle offerte portate al Tempio dai fedeli e deposte sull’altaredal sacerdote. Di esse, una parte veniva offerta a Dio e bruciata; mentre un’altraparte, benedetta, veniva restituita agli offerenti come dono di Dio, affinché san-tamente e festosamente se ne cibassero. A nome del popolo, inoltre, al mattinoe alla sera, nel tempio di Gerusalemme, veniva compiuto il sacrificio di un a-gnello. Questi aspetti del rito ebraico li troviamo nell’Offertorio, nella Con-sacrazione e nella Comunione della nostra Messa.Nel corso della storia, nella varietà dei mutamenti delle culture, i gesti fonda-mentali dell’Ultima Cena – che inizialmente ricalcavano i riti ebraici – si ven-nero ben presto arricchendo e adattando con altri gesti, altri segni espressivi dinuove esigenze.La Chiesa, che ha un culto per le tradizioni dei Padri – in quanto crede all’in-tervento dello Spirito Santo nella Liturgia, che è il cuore della Chiesa – si èsempre preoccupata di mantenere gli elementi della Tradizione. Ma ciò ha por-tato con sé anche ripetizioni ed inserimenti nella Liturgia non sempre piena-mente convincenti. Il che spiega come la S. Messa subisca ritocchi dettati dallafede e dalla sensibilità delle varie epoche. Ritocchi marginali, di dettaglio; sem-pre utili, purché non eccessivi e troppo frequenti.La Messa è come il volto della propria madre; lo si desidera immutato; omeglio, che le trasformazioni avvengano lentamente, senza renderla irricono-scibile.A tale criterio, sapientemente, si è sempre ispirata la Chiesa. Così si è rispettatale legge della fedeltà e della continuità, che consente di comprendere le liturgieeucaristiche delle varie epoche e di avvalersene. Nel medesimo tempo emergel’urgenza di un approfondimento di segni e simboli che, ricchi di storia, sonoveicoli di autentiche ricchezze.ca

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Con questo primo articolo padre Claudio Truzzi ocd presenta un “dizionario” di termini liturgici e religiosi che potrete leggere nei prossimi numeri.

In caso di mancato recapito inviare all’ufficio di Bologna CMP detentore del contoper la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa

ore 09,30 Ritrovo nella Cripta del Santuario

ore 09,45 CCeelleebbrraazziioonnee di una Ora Mariana

ore 11,00 TTaavvoollaa rroottoonnddaa sul tema“Rosario e martirio, oggi”

ore 13,00 Pranzo al sacco (Sala S. Clelia)

ore 14,30 Visita guidata al Santuario

ore 16,00 Testimonianze

ore 17,00 SSaannttaa MMeessssaa in Cripta e momento di adorazione

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Prego vivamente coloro che organizzano dei gruppi di contattarmi preventivamente.Per informazioni: P. Mauro Persici tel 335 5938327, e-mail: [email protected]