giuseppe micali - storia degli antichi popoli italiani vol. 3 (1832)
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S T O R I ADEGLI
A N T I C H I P O P O L II T A L I A N I
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G I U S E P P E BUCALI
éx£s.’ùm e decohdai c c i i t c ì m
Di ORA PREFAZIONE E DI ALCUNE ANNOTAZIONI DELL* EDITORE
T O M O T E R Z O
MI LANODALLA TIPOGRAFIA DI RANIERI FANFANI
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S T O R I AD E G L I
ANTICHI POPOLI ITALIANI
P R E F A Z I O N E
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I monumenti copiosi per me raccolti e pubblicati nell’Atlante, ed esposti in questo vo- lam e, hanno principalmente per iscopo di arricchire e ampliare con documenti nazionali, tanto la storia umana dei costumi, ohe quella dell* arte degli antichi popoli Italiani.
Riuniti in centoventi tavole, e rappresentati per copie fedeli, questi monumenti figun rati danno ragione di molte particolarità riguardanti alla religione, e alle usanze civili e domestiche, che di luogo in luogo ho ri-, ferite nella storia.
Più particolarmente come esemplari delle, arti del disegno servono essi a dimostrare le diverse condizioni dell9 arte italica da’ suoi principj sino all’ epooa del suo incremento e perfezionamento appresso gli Etruschi. Porgendo sotto gli occhi de9 miei lettori io tanta
IT
numero monumenti e documenti certi di una altra civiltà, e di secoli da noi sì remotiΛ troverà pure l'intelletto in questa serie di lavori quel solo genere di prova, che può convenevolmente supplire tutte l*altre, e appagare insieme la ragione.
La massiina parte di questi monumenti, potabili per arte di figura e di disegno, sono inediti : altri di non minore importanza sono ritratti di nuovo diligentemente sopra gli ori·· ginali. Molto numero ne han fornito gli scavi fortunati fattisi in questi ultimi anni per tutto il suolo etrusco, e massimamente nelle vici- .nanze di Canino x o sia nella necropoli di V ulci, donde sono tratti fuori tutto giorno quei pregiati vasi dipinti, che hanno fatto giustamente la maraviglia del nostro tempo, e aperto il campo a nuove indagini così per la storia civile, come per 1*antichità figurata. Raccoglitore e alla volta editore di una serie numerosa, quanto scelta di cotesti mo-> Burnenti, mi sono tuttavia limitato a porre in luce soltanto quelli che più direttamente *i riferiscono e si rannodano al mio argot mento di storia, o tendono a schiarire punti rilevanti di controversia. Si vedranno qui
dispoeti insieme , quanto è possibile, secondo la ragione dei tempi, dello stile e dei simboli : di tali simboli figurati; documenti molto importanti delle opinioni popolari e dei costami , V officio di parlarne sarà dei monumenti stessi. Per ciò le mie interpetrazioni delle figure sono piane concise e brevi, dedotte per la maggior parte dalla qualità medesima e dall’ uso dei monumenti. Nello stato presente della scienza archeologica, i cui termini vanno ampliandosi di giorno in giorno, non è più tempo di far grossi volumi, come dettava là filologia di un’ altra età. Il nostro secolo vuol fatti, e non più ragionamenti senza utilità. Contattociò io lascio aperta a bella posta agli archeologi eruditi la via a più ampie e nuove illustrazioni. Nè prenderà in mala parte alcuno se le miò spiegazioni delle figure dissentono talora da quelle divolgate innanzi per altri sponitori. Il soggetto di non pochi monumenti può essere dubbio, incerto, ed alle volte anche inesplicabile : questa sorte di disputazioni sono bensì aliene al tema generale della mia opera: spettano all’ antiquario, non alTisto- rico. Non porterò invidia a coloro che per
T om. III. a
iri
avventura spiegheranno diversamente i monumenti stessi per me pubblicati, o andranno più risoluti nelle loro opinioni. Tutti sanno oramai che chiunque adduce in queste materie sentenze assolute, e dottorali s corre gran perìcolo di doverle mutare. Il savio lettore óon di meno mi saprà buon grado di aver tralasciato in questo volume non pure citazioni superflue, inutili e oziose, ma voci adoperate da un certo numero di scrittori odierni, che danno all’ erudizione un non so che di pedantesco, di ruvido e di strano : la voce italiana più semplice, e di più facile intelligenza, m* è parsa ogni volta la migliore.
Era mio debito usare per la pubblicazione di questi monumenti ogni più attenta vigilanza, cura e diligenza. Ho adoperato a tal uopo, come si vede, artefici sperimentati e valenti. Però, chiunque conosca le difficoltà materiali che si hanno tutte volte a superare nella pubblicazione esatta e sincera di monumenti inediti, per lo più raccolti in luoghi diversi e lontani, mi terrà conto della mia instancabile sollecitudine. E vorrà di più mostrare indulgenza per le inevitabili sviste, che sogliono farsi anche dai buoni artisti nella non facile esecuzione di simili lavori.
A N T I C H I MONUMENTI
PER SERVIRE ALLA STORIA
DEGLI
ANTICHI POPOLI ITALIANI
Spiegazione delle Tavole in rame.
C a rta geografica dell9 Italia antica di D’Anville, con la parte fisica notamente disegnata dal Sig. Poirson.
TAVOLA 1.
Pianta topografica di Volterra antica e moderna, misurata e disegnata nel 1809: le parli segnate a buono mostrano quella porzione di mura etnische, che rimane io piede: le punteggiate indicano l’ andamento delle rovinate. Vedi Tom. 1. pag. 129. i3o. Tom. n. 294.
TAV. Π.
Pianta topografica di Populonia e suoi contorni sino al mare : non vi si trova altro vestigio di fabbrica
etnisca fuorché la porzione delle mura segnate a buono: le altre poche vestigia antiche sono tutte dei tempi romani.
TAV. ΠΙ.
Pianta topografica di Roselle, misurata nel 1774 da L. Ximenes, e verificata sulla faccia del luogo nel 1809.
TAV. IV.
Pianta topografica di Gossa e suoi contorni sino al mare. Di tutte le città in suolo etrusco questa è la meglio conservata nelle sue opere militari. Oltre al cerchio delle mura, che sussiste quasi intero, vi si veggono parecchie torri interne ed esterne..Hanno esse i due fianchi retti, con sua fronte formata da una faccia convessa inverso la campagna, e sporgono interamente fuori delle mura : le torri interne s’ alzavano, come pare, a cavaliere, e poteano servire ad uso di specole. La mostra della porta num. 6. si presenta in squincio, o sia coi due petti obliqui: ben conservato v9 è 1’ incastro della cateratta, o saracinesca, che forse era doppia nel Iato opposto per la ragione addottane da Yegezio x. Mediante la forma presso che
x Quae annuiis ferreis, ac fiuiibus pendet, ut si hostes intra-
verini demissa eadem extinguantur inclusi, ιν. 4*
circolare della città poteva il nemico esservi da più looghi scoperto.
Nell’ interno, oggidì luogo sai valico, si trova gran numero di conserve d'acqua, che vi supplivano la mancanza delle fonti. Fattura del medio evo sono i vestigi dell’ edifizio num. 3. fatto di pietre collegale con calce, che forse serviva ad uso di chiesa., quando Cossa risorse sotto il nome di Ansidonia : nè paiono molto più antichi i residui d’ un arco di pietra num. 4· di rozza costruzione.
TAV. V .
Pianta topografica di Fiesole. L ’ arco d’ una porta num. a. è di costruzione al tutto diversa a quella delle grandi mura etnische, e può essere lavoro dei tempi romani. Opera romana sono certamente gli avanzi del teatro, di cui fu scoperta anni addietro ana parte della scalinata : è credibile vi fosse edificato da poi che Fiesole vi tenne una colonia militare condottavi da Siila.
TAV. VI.
Pianta topografica di Cortona, conforme al disegno originale di Francesco Marchi, esistente nella libreria Magliabechiana. Vi sono distinte le fabbriche etnische, e le principali moderne di pubblico uso della città. Cortona sta esattamente dentro al circuito antico.
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Nella porzione delle mura contrassegnate a buono si trovano salde ancora le grandi pietre del primo recinto: la parte superiore inverso la fortezza è tutta opera posteriore del secolo x m , e chiamasi il muro dei Senesi,, perchè rifatto dalla repubblica di Siena, alleata dei Cortonesl·, dopo che fu distrutto dagli Aretini. Le porte della città è credibile assai che sieno collocate tult* ora nell’ antico sito. Vedesi di più una porta antica e due aperture num. 5 , oggidì sfigurata, che serve ad uso di fogna. Vedi Tom. I. p. <4 K·
TAV. VIL
Porta di Volterra, detta all’Arco, dalla parte della campagna. In questa tavola e nella seguente si vede delineata soltanto la fabbricazione antica, spogliata di quanto v’ ha di moderno. Di vera costruzione elru- sca sono visibilmente i grandi macigni quadrilunghi sovrapposti ne9 lati interni ed esterni , e nei pilastri sostenenti l’ arco: tre teste colossali parimente etru- sche, benché sformate per lunga età, sporgono in fuori delle impostature e del mezzo dell’ arco, commesso di coni tirati a un centro: nelPinlerno si vede d'ambo i lati l ’ incastro donde passava la saracinesca, come nelle porte di Cossa *·
I restauri che furono fatti a questa bella porta iti diversi tempi non han cangiato la sua forma antica ;
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2 Uguali tracce delle saraciqesche hanqo le porte <Ji Pom peja,
la qualità delle pietre dell'arco, o sia dei coni ben tagliati alla maniera romana, moelra bensì che fu rifatto per vetustà ; e senza dubbio Γ impostatura del· 1* arco di quella foggia, sì dissimile alla struttura di tutto l’ edificio , è una giunta fattavi secondo lo stile romano, forse dopo l’ assedio calamitoso di Siila. Le tre teste collocate di prospetto si può credere che rappresentassero etruscbe deità salvatrici della terra. Così nella porta del Sarno in Pompeja vedesi in grande la testa d’ una dea incastrata di faccia nella chiave dell'arco. Vedi T. u. p. 333, e più sotto il monumento tav< cvm.
TAV. V ili.
La medesima porta dalla parte della città, annessavi la sua pianta.
TAV. IX.
Mora militari etnische di Volterra costruite di grandi pietre paralellepipedi, spianate e disposte per piani orizzontali, senza cemento alcuno. Il pezzo num. i. si vede nel luogo detto Menseri : l'altro num. 3. presso S. Chiara : le pietre che sporgono in faori servivano di gronda per l’ acqua. Vedi Tom. i. p. 139.
Tom. 11. p. 394.
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TAV. X.
i. Mora di Popolonia nel luogo detto i Massi.3. Mura di Roselle.3. 4· Mura di Coesa edificate di grosse pietre a fi
gura poligona irregolare senza cemento. Cossa, terra o colonia dei Volcenti, si può probabilmente credere, che fosse una delle cittk meno antiche dell* Etruria. Nove anni innanzi la prima guerra punica vi fu condotta una colonia romana. Cossa e Saturnia, altra colonia nel 569, sono le sole, in tra l’Arno e il Tevere , che abbiano mura di sì fatta costruzione poli* gona. Vedi Tom. 1. p. 144·
TAV. XI,
Mura di Fiesole.
TAV. XII.
Mura di Fiesole, prese da un altro lato.
TAV. XIII.
Mura prossime a Terni.Sono due muraglioni esistenti presso la terra di
Cesi, discosta tre miglia in circa da Terni. Formano on angolo retto nei due punti segoati a , b; e come ' pare in sulla faccia del luogo facevano parte di un
moramento molto piò grande. Le piètre Vi sono nette in opera rozzamente a solo martello: nella terza pietra al lato a, vi si vede scolpito un Fallo a bassorilievo. Vedi Tom. il. p. ia i, 193.
1. Mora di Todi. Vedi. Tom. 1. p. 81.3. Mara, di Segni, e porta detta la Saracineicm.
Vedi Tom. 1. p. 333.
TAV· XIV.1. Viso dì terra Cotta rossa ta forma di un Canopo
con lesta muliebre sovrapposta) e braccia sollevate in atto di strpplicazioBe. Questa qualità di vasi si trova principalmente nei «epelcri più vetusti di Chiasi e sue adiacenze. Vi si poneva dopo l’ abbrueiemeoio del corpo morto il eoo cenere, che alle volte si rio* viene ivi entro; ed affinchè potesse esalarne il vapore si praticavano nella parte superiore del vaso due aperture laterali, o verò un èofo foro al sommo della testa. Questa era mobile rappresentativa, «eng’abbelli· mento, l'effigie del morto: le braccia/ mobili ao- ch' etae, stavano fermate agli oreoehi del vaio fltf· diente piccole caviglie di bronzo. —- Nella Reile Gal* leria di Firenze s.
3. Vaso consimile-in terra cotta con testa virile, mancante però delle sAe braccia. Le cavità degli oc*
3 ,l»a giuda grandezza di ciascun monumento si trova segnata ■otto le respettive ligure: quelle che mancano di contrassegno numerale hanno la grandezza medesima degli originali (nella edt* itone di Firenze, in qàcHa noUta «ono àUftuhto'· minori).
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«bi ti «ooo /ormale di due brecce naturali ; l’ una verdognola, l'altra di color roesigno. — Galleria di Firenze.
3. Vaso consimile io terra oera naturale non eolia, con testa o ritratto d’ un giovane imberbe.
4· Vaso in terra nera parimente a Canopo con coperchio mobile, dov’ è rozzamente e quasi senz’ arte effigiato un volto femineo. Dalle due aperture ai fianchi del vaso pendono le braccia, che piegandosi con· .giungono ambo le roani sul venire del vaso formante ÀI petto, alquanto rilevalo dai le mammelle : le bracci*
i* polli sono gtiernite di armille : di dietro «1 vaso v i:* ; véggOna formate mediante un W co anebe 1« jb* ì, <rf> Padlozzi in Chiusi.
TAV. XV.
tv »t: Testfc in terra rossa feminea presa di facci· e 4» profilo, con capelli dinanzi separatamente raccolti 4:JuQ^Mbti intornio al capo: tiene alle orecchie due .pendenti di bronzo formati di quattro aoelletti l’ ano tarato nell’ altro.
5. Testa e ritratto virile al naturale.4- 5. Testa di femmina presa di faccia e in pro
filo. Ciascuna di queste tre teste posta sopra d’ un vaso canopico, tralasciato nel disegno, forma da se un monumento compilo. Esistono nella Galleria di Firenze.
6. Vaso di terra rossa in forma di un Canopo con
testa o ritratto d’ uomo barbuto, capelli inanellati davanti, e pendenti dietro alle spalle: posa sopra un seggio, fatto di dura querce, e ricoperto per tutti i lati d’ una superficie di materia calcarea di smorto colore gialliccio, che lo ha preservato da ogni guasto* Questo mobile decoroso aveva certamente convenienza di ooore proporzionata alla qualità e dignità del de* funto. Altri vasi cinerarj, della stessa foggia, posano meno degnamente sopra una specie di piedestallo in terra cotta, tav, u t . i. a.
7. Vaso consimile in terra nera con testa parimente virile di più vetusta maniera e di notabile espressione ; posato a neh' esso sopra di un seggio conforme al pre* cedente. Ambedue nella Galleria di Firenze..
8. 9. Altra testa virile barbata soprapposta a un vaso eanopico io terra rossa: le ciglia e la barba, ritoccate, eoo lo stecco dal formatore, serbano qual* che residuo di tinta oera: perciò è credibile molto che queste teste, modellate io creta ordinaria, fossero originalmente dipiote a vari colori secondo il costume
Mitico 4'ΤΑΥ. XVI.
1. a. Testa in terra rossa d*uomo giovane con capelli inanellali, la quale sta posta sopra d’ un vaso
4 I monumenti che non hanno, come questo, indicatione certa di possessore o sono in mano di antiquarj trafficanti qual merce, o furono già trasportati altrove secondo ventura: i presenti disegni tuttavia tono stati presi diligentemente sopra gli originali stessi al momento in cui vennero a luoe.
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canopico: presa di faccia e in profilo. — Galleria di Firenze.
3. 4* Testa di doona in terra rossa, però mancante del solito vaso cinerario. I capelli vi sono fortemente graffiti con lo stecco : aveva agli orecchi due pendenti fàttivi di due ghiande di terra cotta iofilate in uno spaghetto.
5. Frammento di una testa virile in terra rossa.6. Testa di giovane imberbe in terra rossa.η. 8. Frammento di una bella testa virile al natu
rale, tirata in lamina di bronzo sottile, e diligentemente rinettata col cesello. — Museo pubblico di Perugia.
Presso che tutti i descritti monumenti, e altri non pochi d’ uguale specie e figura, sono stati trovati in una necropoli di molta antichità, scopertasi casualmente nel i8a5 presso a Sarteano, terra distante sei miglia da Chiusi. I sepolcri vi stanno tutti scavati nella rupe, o più tosto nel tufo: vi sono generalmente di mediocré grandezza con una sola camera : nelle grotte più grandi si trova alle volte tagliato nel masso anche un pilastro a sostegno della volta : hanno una sola porta senz’ altro adornamento esterno, nò interno, e poco differiscono dagli altri sepolcri etruschi che possono pretendere a maggiore vetustà. I vasi cinerarj in forma d’ un Canopo, di cui porgo in queste tavole alcune figure, vi si trovano di frequente, benché spezzati in gran numero per le frane. La imitazione egizia in questi recipienti è al tutto manife-
sta, quantunque, secondo il rito funebre, ponessero soltanto gli Egizj le viscere del corpo imbalsamate nei loro Canopi, che per coperchio hanno la testa simbolica d’alcuno dei quattro genj deU’AmentL Dove che in Etruria, dovunque esisteva il rito dell’ abbru- damento del corpo, si raccoglieva il suo cenere in quei vasi stessi ugualmente simbolici ; e la testa umana che haono per coperchio, figurava il ritratto del defunto, nomo o donna si fosse. La molta varietà delle teste, 1’età diversa, le differenti capellature, l’aria tutta nazionale dei volti, la conformità dell’angolo faciale, non lascian dubbio nessuno che dessi non sieno' veri ritratti : tanto più importanti, quanto più fedelmente, e senz’abbellimento alcuno, ci mostrano il tipo fisico dei nostri padri. Desso è lo stesso della grande variata razza del Caucaso. 11 diametro verticale à corto, quindi il viso largo: il contorno della testa, vista di faccia, si direbbe come quadrato, atteso che il cranio v’ apparisce schiacciato alla sommità, e orizzontale P estremità inferiore della mascella. La fronte è bassa, il naso aquilino con base piana, il mento tondeggiante dinanzi, la posizione delle orecchie alquanto alta. (Vedi tav. xv. 7. 8. 9). Tali sono ancora i caratteri principali del tipo odierno in Toscana, e più generalmente propri della universale razza italiana. Vedi Tom. 1. p. 101.
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i. Coppa in terra nera naturale non cotta, retta da un fermo piede figurato con tre guerrieri fino a mezza coscia, che hanno volto barbato, grave armatura, e due aste nella destra (tav. xxn) : nella parte inferiore del piede si veggono quattro piccole teste di leone: all’ orlo del vaso pendono di fuori quattro te· ste gorgoniche di truce sembiante; simbolo, come dirò più sotto, del dio infernale : al di sopra, nel circuito interno ricorrono altrettante testine di leone o di pantera che sia. — Galleria di Firenze*
a. Vaso in terra nera di singolare forma, ornato al basso di quattro teste feminee col capo velato. Tre mezze figurine ugualmente velate, benché di fattezze diverse, e con le braccia congiunte sul petto, circondano il fusto del vaso, nel cui sotto piede sono effigiate teste leonine. Sì fatte maschere umane col capo velato si ripetono spesso in questa qualità di vasi funerei, e per concetto simbolico vi stanno come spiriti o larve della regione inferiore.
3. Tazza da bere a due manichi sporgenti in fuori: sono replicate in entrambi due sfingi colcate e alate, l'una di contro all’ altra guardandosi tra loro.
4* Altra tazza simile, ne’ cui manichi é una dea con scettro nella destra, sedente in trono dinanzi un monumento di forma piramidale posto in sua custodia.
5. Manico di una tazza consimile, dove un genio alato benefico rimuove da se, e preme forte con eia-
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TAV. XVII.
Senna mino il oollo d*un uccello acquatico di mala natura 5: in questa forma medesima, nei cilindri babilonesi, si vede Ized alato premere con ambe le mani uno struzzo, uccello di Ahrìman. Vedi tav. xx. la.
6. Un leone alato e colcato sta di fronte a una sfinge alata. Ambedue questi animali simbolici, unione di forza e d 'intelligenza, teneano 1’ ufficio di guar* diani e difensori dei sepolcri ; quindi si trovano spesso effigiati nei monumenti ohe hanno correlazione col sacro rito dei morti, così in Etruria, come in Egitto : le figure che seguono ne porgeranno d’ ogni maniera frequentissimi esempi.
11 vasellame suddetto, con tutti quelli della medesima specie, che seguitano figurali nelle tavole ap~ presso per mostra, sono stati ritrovati nella mentovata necropoli presso di Sarteano. Sono dessi abbondantissimi in quei sepolcri, ed in molti altri del territorio chiusino. La loro materia è una terra nera pesante di colore naturale, non cotta, bensì prosciugata e lustrata con tal processo, che basta a dar loro sufficiente solidità e non so qual vaghezza. Sono d* avviso che sì fatto vasellame; anziché agli usi ordinari
5 Vi raffiguro il cigno, tristo animale «duco af&tto dal numero degli uccelli augurosi, nè tampoco mai nominato ne’ libri sacri. Multi tamen asserunt cycnos inter augurales aves non inveniri, neque auguralibus commentariis eorum nomen illatum. Seby. i .
398.· Erasi questa, giusta ogni apparenza, un'antica dottrina etnisca; fine a causa dell’ istinto che attribuivasi al cigno di presagire col tuo canto morte imminente.
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della vita domestica, servisse unicamente ai riti fa· nerei. Lo persuade così la qualità dei simboli in essi figurati, allusiva alla dottrina dell' Èrebo, od ai misteri , come la forma stessa dei vasi e la poco saldezza loro. Tutto il figurato di basso rilievo vi è fatto a stampa: quindi replicato più volte sopra di uno stesso vaso : le parti più minute di tante piccole impronte erano all9 uopo finite dal formatore con lo stecco ο la punta a terra fresca $ e similmente gli altri fregi accessorj ed ornati. Bassissimi sono i rilievi delle figurine stampate nella creta, e rade volte si tro- vano bene visibili; atteso massimamente, che l'umidità di che s’ imbevono sotterra ne ha corrosa e quasi cancellata la superficie. Vedi Tom. 11. p. a49*
TAV. XVIH.
1. Tazza nel coi fregio a stampa una dea sedente e vestita di lunga tunica, porta nelle sue mani un bambino presentatole da una persona ritta in piè, che le sta davanti. Due altre figure divine, ugualmente sedenti in trono, ricevono omaggio dagli offeritori. È questa una scena religiosa d 'iniziazione o di consacrazione d’ un infante al sacro rito dei piccoli misteri, la quale poteva farsi fino dalle fasce : i parenti solean porgere doni e offerte al dio e alla dea per celebrare sì fatta iniziazione.
a. Vaso a due manichi nel cui fregio fanno figura principale i due numi infernali sedenti in trono, con
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iSpredella sotto i piedi. Ricevono da quattro femmine Γ offerta di bende sacre; mentre il dio sovrano dei morti, o Bacco che siasi, regge con ambe le mani il già offertogli vaso da vino : la figura dietro il trono, vestita d1 ampio manto sciolto, potrebb’ essere un iero- fante o ministro del dio.
3. Coppa nel cui fregio ambedue i numi, parimente sedenti in seggio con scettro divino nella destra, ricevono dai supplicanti l’ usato omaggio dei rami sacri. Due occelli di specie diversa, emblemi di quelle divinità, stanno desti sotto il trono di ciascuna.
4* 5. Coppe di foggia diversa ornate con piccole maschere velate e capillate.
TAV. XIX.
i. Vaso a due manichi: il nome scettrato assiso in trono vi riceve le sacre offerte: uno degli offerenti si vede mascherato in forma di Centauro dendro- foro ; allusivo anch* esso al culto e alle processioni di
Bacco.a. Vaso a due manichi: nomini e supplici donne
vestite di lunga tunica si vedono in ordinata processione : i . primi portano freccia e non so quali aste o tirsi: le donne recano vitte sacre, e nella maoo destra un pomo granato: offerta ben conveniente alla dea regina dei morti. I / originale esiste nel Museo di Cortona.
Tom. 111. 3
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TAV. XX.
Porgo in questa tavola una serie di fregi ventano di figurine, tratti dai vasellamenti meglio conservati. Sono queste altrettante scene simboliche e liturgiche: cioè supplicazioni, processioni, ludi sacri, e offerte di diverse sostanze ai numi infernali. Ordine di gente l’ uno innanzi all’ altro in regolata processione mostrano i num. a. 3. 5. 6. ι ι . ι 3. i 4· i5. 18. Il dio e la dea, presidenti delle cose sotterranee, vi sono da per tutto sedenti in seggio accompagnati eon i loro uccelli sacri. Vi ricevono entrambi l’ offerta delle primizie della messe 6, e della vendemmia, ora in un’ anfora, ora nel cantaro (a. 4* *3)*· e similmente l ’ omaggio di supplici rami, di corone sacre e di tenie, emblema dei misteri (3. 5. 6. ìa. i 3. i 5). Una donna ( i 3) porge alla dea il vaso detto Plèmochoè, più propriamente atto alle libazioni funeree 7. Genj alati di buona natura pregano riverenti per la salute del- Γ anima sotto loro custodia (7. 9. 17). Il transito di questa nell9 altra vita viene simboleggiato dalla figura a cavallo (4): altrove si veggono epule sacre, corse di bighe, e altri giuochi confacenti a impetrare dai numi infernali grazia e riposo ai mani (8. 10, 19. a i). I volatili nel campo di varia natura v’ hanno re
fi Così nelle feste d* Iside gli Egizj portavano per riverenza alla dea manipoli di spighe, o vasi ripieni di grano e d’orzo* Diodob. 1. 14.
7 Athbw. xi. ι3. p. 496.» Pouuc. x. 74.
fazione certa colle divinità, e vi stanno come significazione di augurj (io. 16. 17) 8: finalmente i Centauri portatori di rami, la chimera, la sfinge, il leone alato, la pantera, e alcun altro animale del gregge bacchico ( f . to. i5. 16. 30) tengono tutti più o meno convenienza tra loro, e col soggetto principale, perchè tutti s’ aggirano entro un determinato ordine d’ i- dee correlative al giudizio delle anime nella regione infernale. Nè mi par niente dubbioso, che qui ogni cosa non si riferisca alla dottrina acherootica degli Etruschi , tanto conforme all' egizia dell’Àmenti. Il domma fondamentale del dualismo si fa manifesto con la presenza del dio e della dea, entrambi signori degl’ inferni: aieno essi per figura Osiride, Bacco, Plutone, o, secondo la mitologia etnisca, Manto o Vedio 5 sieno Iside, Cerere, Proserpina, o l’ innominata moglie del malo dio 9. V ’ apparisce ugualmente per via di simboli noti la dottrina primitiva de’ buoni e mali Genj ; grande la religione dei sepolcri 3 certa la buona speranza nelle pietose sapplicazioni ed offerte: potentissima in fine l’ efficacia dei misteri a tener viva nell* uomo P idea principale d* ano stato futuro di premio o di gastigo nella vita nuova. Vedi Tom. u.
p. n 4> u 5* 2^9-351.
8 Per etnische dottrine gli uccelli augurosi erano di molto Damerò, e variatissimi di specie. Arr. Claud. ap. F o t. Osci- nts ave*.
9 Vedi Tom. n. p. io5.
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i. s. Coppa in terra nera retta da un piede in· terno, e al di fuori da quattro sottili fasce arcuate. In ciascuna di esse si vede figurato un Genio alato agli omeri, che tiene con ambe le mani fortemente strette per le zampe due fiere : rappresentanza simbolica che ha manifesta relazione col significato del basso rilievo tav. xvn. 5 , col bronzo perugino s x v i i i . 5, e con molti altri monumenti etruschi. — Galleria di Firenze.
3. Altra simile coppa nelle cui fasce un genio, o altro spirito divino, avente quattro ali dinanzi che si partono dal petto; due sollevale, le altre abbassate verso terra. — Galleria di Firenze.
Il re o giudice dell’Amenti, sedente in trono, tiene nelle mani lo scettro adorno in cima d’ un fiore mistico, o altro fregio che sia: al di sotto del seggio sta vigile il sacro uccello, come attenenza al nume.
η. La dea compagna del dio infernale ritta in piedi, vestita di lunga e stretta tunica, tiene anch’ ella in ambe le mani lo scettro, 0 asta pura. Ambedue le figure effigiate come sopra nelle fasce esterne di una coppa in terra nera. — Galleria di Firenze.
5. Figura con quattro ali agli omeri, due spiegate in alto, le altre distese verso terra : tiene molto della forma raccolta dei Pateci e Gabiri di grosso ventre. Fu trovata con altre consimili a Cerveteri, ov’ era l’ antica Cere. Hanno tulte ugualmente superficie piana
TAV. XXI.
al di dietro, e quattro fori nelle ali ; il che fa certo che stavano poste per decorazione in qualche sepolcro, tenutevi appese con chiodi alle pareti.
Quanto è manifesta Γ imitazione egizia nei precedenti bassi rilievi descritti, altrettanto è palese io questo l’ imitazione orientale. Di tal maniera i Fenici e Babilonesi effigiavano i loro dei maggiori con quattro ali 10 : e note a tutti sono le figure di simil foggia ritratte nei cilindri persiani, e in altri antichi monumenti sì dell'Asia occidentale come dell’Asia media. Di misterioso significato in queste figure è la positura uniforme, e non dubbiamente simbolica, delle mani raggiunte l’ una all’ altra in sul petto: positura che si ritrova pur sempre anche nelle figurine egizie di Phtah riposte per entro le mummie, come immagini di grande divozione funerea. Vedi tav. x l v i .
1. 2. 3.6. Coppa di forma rara con piede rotondo traforato,
ne’ coi sodi sono replicate quattro figurine in piede con asta nella destra.
8. Una dea vestita di lunga tunica e peplo in testa , ambo guerniti con ricca ornatura nel lembo. Ma- vico di un vaso simile al num. 1. tav. xxiv.
9. 10. Un uomo e una donna in piede, 1’ uno di faccia air altro, in atto di abbracciamento ; entrambi vestiti con vestimento civile. Rappresentano il solito
io Duae expansaej duae demissae . . . eundem quiescente volare, et volantem quiescere, Suvcbohiat. ap. Eusbb. Pr. Ev. p. 3g.
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congedo, o sia Pestremo a dio cooiogale per l'altra vita, sì frequente nelle scultore delle urne sepolcrali. Vedi tav, xxvii. 4 Ambedue le figure impresse sopra
manichi di vasi in terra nera.
TAV. XXII.
Vaso a un solo manico di notabile grandezza, le cui figure fatte a stampa vi sono replicate tre volte, e ricoprono tutto il ventre del vaso,
La prima figura a barba cuneiforme coperta d’ elmo e di corrazza, con due lunghe aste in mano, si vede ripetuta più volte in vasi della medesima specie (tav. XVII. i. Xxiv. i. l . 3), e vi sta certamente quale immagine d' una divinità potente e guerriera : la donna appresso colla testa ammantata può essere la regina stessa dei morti : non saprei qualificare V uomo bar* bato ch'ella ritiene per un braccio, e che si mostra con elmo in testa di foggia singolare, e con spada breve nella destra. 11 mostro gorgonico che segue con lingua tirata fuori e lunghi denti sannuti, armato in fronte di corna, e con due ali distese che muor vono dal petto, è Pimmagine terribile del gran dio4 infernale sotto figura d’ implacabile divoratore delle anime (vedi tav. cu): la figura barbata che gli sta vicino, alata agli omeri, è lo spirito conduttore delle anime, grecamente detto Mercurio Ctonio: Poca a' suoi piedi, sacra a Bacco, è un simbolo di deità infernale ; finalmente l’ultima figura mostruosa eoo testa
20
ai
Animalesca vi sta bene per mistica corrispondenza con Anubi, qnal compagno del dio sovrano dell1 Amenti, e guardiano dei morti. L ’ uccello volante e l’ acquatico che gli sono intorno fanno quivi allusione al domma dei due principj, come animali avversi l'uno all’ altro, e di contraria natura: antipatici, al dire di Plinio, teneansi appunto l’ aquila e Poca, o il cigno. Così tutto nella singolare e unica rappresentanza di qoesto vaso si riferisce alle dottrine acherontiche: il serpente animale mistico, che cinge l’ imboccatura del vaso, è un attributo noto del genio buono: le replicate maschere gorgoniche con lingua distesa impresse nel manico e nel collo del vaso, la coi forma stessa spira fazione paesana, ripetono, come in altri monumenti, le tremende fattezze del dio infernale. — Casuc* cini in Chiusi.
Niente meno singolare è la forma d’ un altro vaso assai grande in terra nera di Chiusi tav. cxvin. i. Vi si veggono figurate , come in altri vasi funerei, le solite immagini simboliche di mostri e fiere frammiste con teste velate. In cima del coperchio, forato per quattro aperture, sta inginocchiata una statuetta, alta quattro pollici, che tiene la mano destra sul capo10 atto riverenziale: ha vestiario succinto all’ etnisca (tav. xxxvii. 8): nè qui può rappresentare altro che11 sepolto supplicante gli iddìi infernali} tema che frequentemente si vede ritratto sopra le stelo egizie. Molto gradita ha dovuto essere la forma di questo vaso ai Chiusini : cinque uguali, benché spezzati, ne
conta la sola raccolta Casuccini.
TAV. XXIII.
i. Vaso a un manico, volgarmente detto Preferì- colo, che nella sua integrità aveva per ornato del ventre due cervi pascolanti, e quattro leste feminee coperte d’ una cuffia di foggia particolare, e con capelli davanti inanellati : di stile rigido vetusto, non già d'inesperto artefice, ma bensì di scuola. Forse dessa è Γ immagine di una dea, la cui acconciatura poco differisce da quella del basso rilievo tav. xxi. 7.
a. Vaso simile ornato nel corpo di tre figure uguali con barba aguzzata, chioma prolissa, e asta armata di punta nella mano sinistra: lavoro di antica maniera.
3. Vaso simile con doppia fascia di ornati : nella superiore quattro galli, nell’ inferiore quattro tigri e altrettante teste crinite di cavallo. Sopra i due quadretti congiunti al manico da Γ uno e l’ altro lato, sono effigiate due protome d’ uomo e di donna ; o sia in compendio lo stesso soggetto figurato tav. xxi. 9. 10.
TAV. XXIV.
1. Vaso a un manico, dov’ è ripetuta l'immagine tav. xxii., l . 3. Nel corpo del vaso tre tigri divise l’ una dall’ altra per mezzo di un ornato fattovi dal formatore con lo stecco, e spesse volte replicato in queste figuline ( tav. g x v iii . 1.) 11 : la qual cosa noto
11. Vedi per confronto altri vasi chiusioi figurati della stessa maniera ap. Dempstero tav; 75. 76.
espressamente per toglier via il supposto ideale, che sì fatto fregio rappresenti un vero priapo con quattro a li, come dice un recente spositore — Galleria di Firenze.
a. Vaso con testa di faccia barbata, e con capelli lunghi e lucignolati, la quale reputo essere un Bacco : benché di maniera non troppo antica. Vedi tav. ci. 12.
3. Vaso a due manichi perpendicolari, con sfingi capillate e alate tutt’ intorno.
TAV. XXV.
1. Vaso a due manichi orizzontali di non comune forma e grandezza ornato di maschere velate, e d’ una gran testa di faccia stranamente effigiata con doppie corna, che debb’ essere l’ immagine d'uno spirito delle tenebre: al di sopra del coperchio, sopra un lungo stelo, riposa un gallo, animale bene appropriato a deità infernale qual era Mercurio, avente sì gran parte degli attributi d1 Anobi.
3. Vaso a due manichi ornato di maschere velate e di due file d’ animali simbolici : cioè sfingi aligere tramezzate da ornati, e di sotto quattro corsieri alati volanti a tutta carriera.
3. Vaso parimente a due manichi con quattro sfingi colcate, alate e chiomate, della solita forma egizia.— Galleria di Firenze.
a3
12 Doaow, Voyagc don» ione. Etrurie. p. 34-
*4TAV. XXVI,
i. Recipiente di forma quadrilunga con due aose o maniglie orizzontali, ornalo al di sopra di quattro maschere velate ; il lato di faccia lascia in mezzo una apertura semicircolare, per cui si ponevano le cose, che vi stavano entro collocate: cioè vaselli, e altri piccoli arnesi, come nella tavola seguente xxvu. i.
3. Vaso ornato di chimere con lingua distesa : nella sua integrità aveva quattro manichi. — Paolozzi in Chiusi.
3. Vaso grande in forma di globo con quattro ippocampi per ornato : simbolo di malo principio replicato spesse volte in questi monumenti funerei, e ritratto anche nei sepolcri di Tarquinia (tav. l x v h . 7.). Per gli Egizj ^ippopotamo, che di sua natura lene- vasi per voracissimo, figurava il Genio malo, o sia Tifone l3 : e sotto quella specie era pure veneralo in Ermopoli *4. — Galleria di Firenze.
4· Tazza ornata di un fregio di oche Γ una dietro all’ altra: uccello proprio delle divinità notturne, e massime di Bacco. 11 fermo non isvelto piede ha teste velate e leoncini come nella tav. xvn. 2.
5. Vaso a quattro manichi con altrettanti cavalli aligeri o pegasei tratti a volo.
13 Tvfivtvx Ιηιτδΐτότάμγ είκΛψεηhv. Eused. Pr. Evan. 3. 12. p. 116,14 Plutàhch. de Itici, p. 371.
TAV. XXVU.
*5
i. Recipiente sostenuto da zampe leonine ornato di faccia con sfingi colcate senz* ali, ed ai quattro canti con teste velate e alate. L’ apertura in mezzo semicircolare lascia vedere ciò che v* era riposto : vaselletti, un piccolo pestello, on cucchiaino, e un figurato gallo, Questa singolare qualità di monumenti, che si trovano tali quali nei sepolcri etruschi di Chiusi, han dovuto estere puramente simbolici del rito funereo : il gallo, che si ripete così spesso, v* aveva certamente allusione.
3. Faccia opposta del medesimo recipiente , dove tono ripetete le medesime sfingi : nel mezzo e da una delle branche animalesche sorge una figura feminea colle braccia aperte, e con due ali al petto distese in alto.
3. Vaso grande a un solo manico alquanto indi· nato, dov’ è scolpita una faccia umana, ed una figu· rina in piè: sotto il piede del vaso si trova segnata con lo stecco 1* etrusca lettera A.
4* Vaso d’ uguale forma ornato di maschere, o (àcce umane allungate a guisa di larve : nel manico ai vede rappresentato il solito congedo di due coniu
gati. tav. m 9. 10.Molti fono i vasi di questa medesima foggia num. 3·
4. trovati negli scavi del Ponte alla Badia e di Capino, o sia nella grande necropoli di Vulci l5. Per la
*5 Vedi Tom. u. p. *5o.
forma, grandezza, e notabile pesantezza loro, è manifesta cosa che non han servito ad usi domestici, ma soltanto per apparato e per servigio dei funerali. Abbondantissimo è il vasellame /iella stessa specie in terra nera non cotta, che ho veduto sul posto, tratto da quelle grotte, massime con i consueti simboli di sfingi, leoni e grifi : le figure delineate appresso in questa tavola sono prese da vasi colà ritrovati: le forme vi sono generalmente vaghe, piuttosto proprie e nostrali, che d’ altra foggia : benché, a dir vero, nessuna di quelle figuline abbia Γ importanza dei va- eell amenti istoriati chiusini, sia per la singolarità dei soggetti, sia per arte di disegno, che in questi ultimi non manca alle vo te di buone proporzioni, né di naturalezza.
5. Vaso a un manico o Prefericolo con tre figure di baccanti: suona l’ uno la doppia tibia; tripudiano gli altri: il primo ascoforo tiene l’ otre vinaria in sulla spalla e un tazza in màno; l’ altro col rhyton,o corno potorio: la testa a rilievo interna congiunta al manico é di Bacco.
6L Balsamario di foggia orbiculare molto simile ai Canopi. Museo del Collegio romano.
7. 8. Vasi di terra rosea ordinaria in forma di globo , con suoi coperchi ornati alla cima di mostruosi animali. Si trovano in molto numero tanto nei sepolcri di Vulci, che di Tarquinia.
, 9. Vaso di terra nera a due alti manichi con etru-
sca iscrizione fattavi col graffio: vedi tav. ci. 16· — Presso Feoli in Roma.
»6
10. Vaso da bere della solita forma antica a guisa di corno terminante in una testa di bne.
11. Vasello o recipiente a forma di culla retto da un piede, con testine crinite di cavallo a ciascun lato.
12. Fiala di collo lungo, facile all’ uso di versare il liquore.
13. Tazza da bere con svelto manico: entrambi di foggia tarquiniese.
ΤΑΥ. XXVIII.
In questa tavola e nelle tre seguenti porgo delineatii più grandi importanti bronzi etruschi trovali nel 1812 nel territorio perugino, i quali per la singolarità del significato, e per lo stile vetusto, che sente massima- mente un fare egizio, debbono aversi tra i più antichi e rari pezzi venuti finora a luce dell1 arti italiche: monumenti tanto più notabili, quaoto più maggior· mente confermano l’ identità di certe dottrine etnische colle simboliche orientali ed egizie.
Il cootrasto e perpetuo combattimento dei due genj contrarj, o sia dei due principi di natura necessari all’ ordine dell’ universo » fondamentale sentenza della teosofia, si vede assai bene rappresentato in queste kmioe sotto forma simbolica ed allegorica.
Emanazioni o forme particolari del Demogorgoneyo altrimenti della intelligenza demiurgica ,6, erano
*7
16 Vedi Ton, u. p. 101.
αβ
ugualmente per gli Etruschi tanto il genio buono, ctitì il cattivo, generatori del bene e del male per tutta la macchina mondiale. La fìgura primitiva dello spirito malo, divoratore delle anime, si ha tutta intera nel mostro gorgonico effigiato tav. xxu., ci. 6 ; e più in compendio num. i. 2. 3. 8. 10. All’ opposto l1 altra figura gorgonica priva di zanne, e di più placido aspetto, qui rappresentata nel mezzo del quadro princl· pale num. 5, è un simbolo dell’ autore stesso del bene reprimente il male. Con ambo le braccia distese allontana da sé, e preme fortemente per il collo due gagliarde fiere che raffrontano, simboleggienti pur esse,
-fecondo il concetto popolare, genj perversi : quasi nel· Ostessa forma che si vede effigiato uguale contrasto ne* vasi chiusini tav. xvii. 5., xxi. 1. 2; in un sepol* ero tarquiniese tav. lxiv. 4 5 € itl scarabei funebri tav. xlvi. 8. ia. 17. 18. a3. A destra di chi guarda sta fuggente un ippocampo, o cavai marino, altro simbolo del perverso Tifone (tav. xxvi. 3): al di sotto di quello solleva il colló ritto in sulle gambe e risentito un uccello parimente simbolico: pare della specie di quelli che si veggono appresso i numi benivolenti tav. XX.
Nel quadro episodico allato num. 1. vedesi un* grosso cinghiale selvatico, cui vien passata da un canto al- 1’ altro la gola dal cacciatore armato di un verrettone, nell’atto che due gran molossi gli stanno addosso addentati per fermarlo : segue un servo che mena legato un altro cane per aiuto : vicino si mostra un ca-
tal marino come nell’ altro quadro. Ìndi (2. 6.) una figura feminea con chioma prolissa, veste lunga e stretta al corpo, dove al dorso e sotto il ventre son collocate le pinne a guisa di pesce. Seguono appresso rivolti ad un’ altra impresa, due cacciatori arcieri in veste succiola: manca ivi ciò che compiva la scena figurata entro la cornice intorno.
Si può presumere che per figura d’ allegoria la caccia qui rappresentata abbia correlazione alcuna col tema principale dei due principj, in cui sovrasta la facoltà migliore. Il cinghiale selvaggio, considerato qual fiera nociva,' si ri presenta spesso in monumenti figurati etruschi d’ ogni maniera *7: assalito nell'i-
17 II cinghiale o il porco, animale tenuto per impuro, immondo , nocente alle campagne e ai luoghi colti, ha una signi· ficanza notabile nell'antichità primitiva e religiosa. Un cinghiale, ministro di vendette divine, uccide Atti; mette in brani Adone; devasta la Lidia, le terre di Calidone, le selve di Erimanto ec. Gli Egizj non immolavano U porco se non se alla Luna « ad Osiride, o sia il Bacco dei misteri ( H e b o d o t . 11. 47 ) : > Fenici e gli Ebrei non lo sacrificavano, nè lo mangiavano mai: lo stésso facevano i preti della città santa nella Siria (Luciah. De Dea Syr. 13). Nè porco, nè cinghiale immolavano i Gelati di Pessinunte (Pausas, vii. 17): infine cotesto animale abominevole era vittima più specialmente atta ai sacrifizi di Cerere vendicatrice i beni suoi.
Prima Ceres avidas gavisa sanguine porcae Ulta suas merita caede nocentis opes.
Ovid. Fast, u 349-58., iv. 4*4·E col medesimo intendimento il coltello vendicatore Γ immolava a Silvano, ai Lari ςς.
*9
stesso modo» e sempre depresso da differenti animali di tutt’ altra natura e costume, vedesi il cinghiale nella lamina di argento ritrovata insieme con questi bronzi stessi ( tav. x l v . 2 ) ; nelle sculture di un sepolcro di Tarquinia ( tav. l x iv . 4 ) > fregio della patera a destra (tav. x t ix ) ; nel vaso dipinto all’ egizia (tav. l x x i v . 7.); nel vaso tarquiniese (tav. x c v iii . i . ) j
in scarabei funebri ( tav. x l v i . 18., ex vii. 7 ) 5 ed in molti altri monumenti nostrali x9. 11 cacciatore barbalo vestito alla maniera antica con veste succinta) e in atto di uccidere la fiera dannosa , mostra far quivi alla volta opra di valore e di beneficenza. Di con-: cetto asiatico è senza dubbio l’ immagine della figura mitologica partecipante della natura di donna e di pesce: quasi come le favole sirie dicevano essere Àter- gati la dea, o Derceto: il petto rilevato, la chioma prolungata alle spalle, la veste lunga, le maniche brevi, palesano in questa immagine sì stranamente foggiata natura feminea. Quale si fosse il ministerio cui era diputato questo ente nella demonologia etrusca, e quale il titolo che portava, è ignoto al pari per noi ; ma sicuramente egli aveva qui correlazione con la seconda scena episodica del presente anaglifo, ora mancante, in cui gli arcieri, attori secondari, fan
18 Ivi nel suo rovescio, non disegnato.19 La caccia fonata di uno sterminato cinghiale si vede di più
replicata in pittura su le pareti di un sepolcro tarquiniese ulti· mamente scoperto. Vedi alla tav. lxviii. n. 1.
3o
Zigiustamente presumere vi fosse rappresentato ì»n soggetto conforme di venazione.
3. Malamente io questo quadro bo creduto ravvisare altra volta Ercole domatore dei leoni Giteroneo e Nerneo *° : laddove qui pure simbolicamente si vede esposto il preminente potere del genio buono sopra il perverso» Assai trasparente ili questa lamina è l’ allei goria del domina : Γ abborrito malo demone, simboleggiato ; siccome altrove, da fiere indomite, sta quivi come incatenalo dal suo contrario agatodemone, armato per più ostare di gladio. 11 soggetto, benché diversamente ritratto , è lo stesso effigiato di soprS num. 5. La varietà dell'artificio e delle figurate forme , cosi in questo, come in altre rappresentanze del simbolo, proviene non tanto dalla diversa maniera dell9 artista nel concepire uno stesso tema emblematico, e in personificarlo, quanto dalla varietà dei tempi , di fògge » e di stile nell9 arte : così di fatto qualunque altra immagine concernente al dualismo ap* parirà più sótto affatto mutata di sembianze e di forme nei monnmenti dell* Etruria latina.
4· Sfinge colcata e alata con lunga e copiosa capellatura di maniera egizia: nel rosico lato un leone ugualmente posato e desto. Entrambi custodi e vigilanti guardiani delle cose sacre, si veggono figurali molto spesso nei monumenti sepolcrali. La sfinge,
io Antichi monumenti per servire a lt Italia ec. p. vii», ed. se· conda 1811.
T om. IH. 4
come simbolo nolo d’ intelligenza e di forza *f ; il. leone, qaal emblema di Bacco,, di cui rammentava le prodezze nella pugna contro i giganti M.
6. Sfinge similmente coricata e alata, con trecce molto studiate alle spalle.
η. Donna di giovanile aspetto, con capelli inanellati , lunga veste, e peplo in testa ripiegalo sopra le spalle : porge con la mano destra un balsamario, e con la sinistra sollera alquanto la veste. Vedi appresso
tav. xxxi. 3.I bronzi num. i. a. 3. 4· 5. 7. esistono oggidì a
Monaco nella Gliltoteca dei re di Baviera : il num. 6 nel Museo pubblico di Perugia.
TAV. XXIX.
1. Statuetta muliebre immota, che puossi presumere una dea, con veste lunga e stretta al corpo, tutulo o berretta conica io capo, e al di sotto un velo o panno breve pendente addietro sopra le spalle, calzari a punta rilevata : foggia di vestimento antico lutto nazionale.
4· Statuetta parimenti muliebre e immota, con braccia distese lungo le membra del corpo, tutulo in testa, capelliera prolissa, veste lunga fino alle cal
2 1 Ά λ κ ιί xotì cuvtats. C lem . A le x . S tro m . p . 2 ^2 .
22 R h o etu m re to rsisti leo n is
U nguibus j h o rr ìb iliq u e m a la .
H o b a t. h. o d . i g . 23 .
3l
cagna, sopravveste o paramento, il cui estremo lembo
ha forma semicircolare, e calzari con punta.
a. Una dea fornita di quattro ali al dorso, due
distese in alto, le altre verso terra: ha tutulo in
capo, capelli lunghi e intrecciati, anelli agli orecchi,
calza mento a punta: nella destra tiene per simbolo
una colomba.
Non v* ha dubbio che il tipo primitivo di questa dea ignota non sia di concetto asiatico : nè solamente
le quattro ali, a quel modo conformale *3, ma Li co
lomba stessa è un simbolo tutto proprio della reli
gione fenicia *4. Per gli Assiri , reputa vasi il più sacro
di tutti gli uccelli *5 : la sua facoltà divinatoria era
ugualmente sacra agli Egizj. In quest1 idolo tuttavia ,
come in molti altri di maniera vetusta, a indubitati
segni d’ origine aliena, si veggono appropriate vesti,
caliamenti, acconciature del capo, e ogni altro ador
namento di foggia etnisca.
3. Statuetta muliebre con due ali spiegate 9 che si
muovono dal petto, braccia composte dinanzi, tutulo
in capo, da cui pende alle spalle un lungo velo, ve
ste ornata, e calzari con punta. La singolarità delle
ali attaccate al petto non è nuova in questi vetusti
simboli degli Etruschi : sieno pur dessi, secondo mi
tologia, rappresentativi di dei, di genj, o di qualun
que altri spiriti della gerarchia celeste. Vedi tav. xxi.
3. , XXII. XXVII. 2.
23 Vedi sopra p. 19.24 Bora a r t, Phocnic. p. 813.
ί5 L u cia», (te dea Syr.
33
5. Mostro marino, la cui parte superiore dal mezzo
in su ha il petto, le braccia e il volto femminile,
con capelli studiosamente inanellati dinanzi, e intrecciati lunghi alle spalle: il restante del corpo è io
forata di pesce che si svolge in diverse sinuosità,
con natatoie radiate dorsali e ventrali: un’ estrema
pinna raddoppiata alla coda del mostro. Sì fatte fi
gure mostruose della primitiva mitologia tanto virili,
che feminee, terminate a coda di pesce, della specie
dei cetacei, sono frequenti in monumenti etruschi,
massime sepolcrali : V idea di distruzione o di cattivo
principio vi suol essere connessa, quasi parli del
maligno Tifone. Consimili mostri di natura maschile
e femminile si veggono figurati qual confacente sim
bolo nelle pitture dei sepolcri di Tarquinia; in scul
ture di Chiusi (tav. lv i. i o ) ; in vaselli di maniera
egizia; in altro bronzo perugino qui sotto esposto
( tav. xxxi. 4· ) » e e* Pure negli snelli che pone· vsnsi in dito ai morti (tav. x lv i. 19) : tanto era
grande la cura per tutti di placare il possente genio
melefico.
Nelle urne sepolcrali etrusche di bassa età si tro
vano con la stessa intenzione religiosa frequentemente
scolpite Scille, Glauchi, e altri mostri marini di simile natura, benché figurati secondo le idee mitologi·
che greche o romane: di che porgo esempi nelle
tav. ex. cxi. *6.
26 Vedi per altri confronti i monumenti per servire a lt Italia ec. tav. xxin. h it .
34
6. Leone sedente nella solita positura di guardiano e difenditore : piccola statua notabile pel corretto diseguo antico.
7. 8. 9. Tre facce d’ uguale foggia, dimensione, e ornato, che unite insieme formano un tripode o sottopiede, il quale sosteneva il fusto di un candelabro ad uso religioso. Nella prima faccia num. 7 sta effigiato Ercole giovane ed imberbe, coperto della sua leonina al di sopra d’ una veste succinta a mezza coscia: strigne con la destra non so qual cosa figurata, che ben potrebbe rappresentarvi 1’ arco piegalo da saet- tare, come nella tav. xxxi. 1. NelPaltra faccia num. 8 si ravvisa chiaramente Giunone, salvatrice : vestita di lungp tunica, ella porla in capo una pelle di capra cornuta, che le pende giù da ambo i Iati lungo le membra del corpo : i suoi calzari sono a punta : nella sinistra imbraccia lo scudo *7.
La tersa lamina num. 9 preseuta un’ altra dea coperta di ampio peplo, che le discende dalla sommità della testa fin quasi all* estremi là della tunica: solleva con la mano sinistra la veste, mentre con la destra distende alquanto il suo peplo: gesto non dissimile a quello della diva efligiata nelle antiche figuline di Chiosi tav. xxi. 8. Non avendo simbolo suo proprio tengo per ignota questa dea.
Tutte e tre le lamine descritte sono cesellale con
27 Iuno Sospita . . . asm pelle caprina, cum hasta, ctun scu· tufo, ctun calccplU repandis. Gasa. de Div. 1. 29.
35
molto artifizio, a causa dei sottosqoadri profondi che ne rendono la «cultura assai rilevata: le due prime esistono intere nel museo regio di Monaco: la terza num. 9, che compie il tripode, nel museo di Perugia. In entrambi i musei si trovano pure duplicate tulle Γaltre statuette qui disegnate: meno quella segnata num. 6, esistente nel solo museo di Monaco.
TAV. XXX.
ì. Frammento al naturale di una lamina di bronzo finemente cesellata a basso rilievo. Ercole giovane ed imberbe si rappresenta di nuovo coperto d’ una pelle leonina in atto di saettare: impugna l’ arco scitico piegato ad angoli acuti : il braccio sinistro, che regge l’ arco portante sue frecce, è ornato di armilla: la clava, che vedesi sospesa in alto, poteva esservi retta dal suo fido compagno ed oploforo, mancante nel monumento. Di faccia ad Ercole stanno due guerrieri nobilmente armati di galea cristata, di giavellotto, e d’ ampio scudo rotondo: armatura propria dei fanti etruschi delle prime file. Le mancanze per rottura di questo singolarissimo basso rilievo, del più antico e diligente tu stile, non permettono d’ iuterpelrare qual mito vi fosse esposto : bensì tutto spira nazionalità di costume etrusco in cotesto pezzo, molto fedelmente disegnato. — Museo di Perugia.
3. Frammento di altra lamina d’ uguale stile antico, in cui si veggono i vesligi di un ben formato eoe·
3G
chio a due ruote col suo timone ; in oltre quelli delle sole code dei cavalli e dell1 auriga. — Museo di Perugia.
3. Una divinità con barba cuneiforme, e con capellatura prolissa, vestita d* una tonicella stretta alla vita fino a messa coscia, e armala di folgore nella destra : con la sinistra preme fortemente il capo d1 un uomo, al pari barbato, che a bocca semiaperta mostra sentire il duolo del ricevuto colpo. Il dio offen- ditore è certamente uno dei nove iddìi, che secondo la dottrina etnisca avevano facoltà di tirare il fulmine: la figura percossa, di tanto minore statura a petto del nume, debb* aversi per umana, anziché per divina: forse erasi questo un mito particolare etrusco. Lamina molto guasta nel Museo di Perugia.
4· Uomo ignudo curvalo colle braccia distese verso terra, quasi come in atto di chiamar fuori le anime per invocazioni e scongiuri: ha lesta giovanile, con acconciatura del capo inanellata a guisa di femmina. La statuetta è di buon lavoro, e di stile non troppo rigido, indicante un9 arte migliorala. In fatti per questi bronzi medesimi, che vado esponendo, si può ben conoscere, che l’ essere al tutto ignuda le figure non è il carattere proprio dello stile etrusco il più antica — Museo di Monaco.
5. Lamina sottilmente tirata a martello, che ricopriva il piede intero di un mobile. — Museo di Pe
rugia.
37
38
TAV. XXXI.
i. Ercole barbato vestito con tunica succinta oome nella tav. y x ix . 7, e parimente coperto di pelle leonina; tiene l’ arco nella sinistra, mentre che in atto amichevole strigne oon la sua destra quella del nume similmente barbato, che gli sta dinansi. vestito d’ un largo e lungo manto : nella sinistra ha lo scettro divino adorno alla cima d* un fiore, o altro fregio simbolico, come nelle figuline di Chiusi tav. xx. 5. 7·11. ia v xxi. 4· ■“ Lamina assai guasta, di forma e dimensione consimili alla precedente tav. xxx. 3. — Museo di Perugia.
a. Figura umana con testa di toro in atto di muo· versi, con la destra alzata, e la sinistra pendente: parto mostruoso molto simile a quello effigiato in vaso chiusino tav. x x u , rappresentante uno spirito ddl’A* menti. — Due lamine uguali ne* musei di Monaco * di Perugia.
3. Donna vestita di lunga tunica e breve sopravveste, ajubedue fregiate al lembo dei panni : ba lunga capellatura, e il capo coperto d’ una berrettina a punta bene ornata : si mostra in azione di camminare co? piedi scalzi: tiene nella destra un aupplioe ramo piegato sopra la spalla : oon la sinistra porge un vasello in forma di balsamario. Altri interpetri hanno creduto ravvisare in questa figura una Nemesi: io vi scorgo soltanto una supplichevole, che riverente reca alla divinità mistiche offerte: quali erano appunto i
rami sacri e preziosi unguenti. Il disegno di questa lamina sente sopra tutte le altre del fare egizio· —· Museo di Perugia.
4. Lamina circolarey in coi sono effigiate sette figure tra mostri e fiere, tutte correlative alla dottrina del buono e malo geoio. Quasi eccitatore di pugna si. presenta il mostro con faccia umana barbata e coda
di pesce. L ’ ippocampo, il pegaso, il grifo vendicatore, sono tanti simboli che porgono a un di presso la stessa combinazione d* idee : le altre fiere gagliarde e nocive, replicate in moltissimi monumenti etruschi, sono anche elle per dottrina orientale ed egizia altrettante dannose attenenze di Tifone, potente di clientele e di partigiani: sicché in questa lamina, che puossi presumere destinata al rito funereo, veggiamo uniti insieme gli aderenti maggiori del temuto artefice d’ ogni male. — Museo di Perugia.
Le stesse fiere voraci e mostri, simboli tutti del malo principio., si ripresentano ancora frequentemente in pittore · sculture di sepolcri tarquiniesi e chiusini, col medesimo intendimento.
5. Protome di Sfinge alata con lunga chioma, e con berretta in capo, a cuffia a punta, rivolta addietro. — Duplicata nel museo di Moneco e di Perugia.
Tutti i bronzi finora descritti furono trovati alla volta, come ho detto di sopra, in un luogo del perugino, unitamente con molto altre lamine di metallo istoriate, figure di lavoro rotondo, bassi ri
lievi in argento cesellati, e più sorta di belli arredi,
3g
la massima parie de* quali andò dispersa per P incuria e l’ avidità dei trovatori. Non può esservi dubbio cbe tulli insieme questi oggetti preziosi non fossero sepolti a cautela in quel nascoodiglio sotterra ; nè pare tampoco dubbioso, che sì fatti mobili ed arredi già servissero all* uopo di un sacrario o tempio. Per i vestigi indubitati d’ un carro votivo, cbe vennero alle mani de9 primi indagatori, fu credulo che il tutto s’ appartenesse alla costruzione e agli ornamenti di quel carro. Io stesso tenni allora questa opinione ·*, e debbo adesso ritrattarmi, perchè dopo nuovo e più consideralo esame dei monumenti stessi sono d’ avviso, che nessuna delle lamine o statuette soprauimentovate sì per la forma , si per le dimen* eioni loro, sì pel soggetto, non abbia mai appartenuto alla struttura d’ un cocchio qualunque. Ma piuttosto che, fermate con chiodi sopra ossature di legno, desse ricoprissero veri mobili istoriati e ornati ad apparato di feste sacre : come lellisterni, altari portatili, od altri acconci arnesi; di che in oltre fa buona prova il piede intero d’ uno di colesti mobili, che ho dato di sopra in disegno.
Molto osservabile però è la differenza di lavoro e di stile che apparisoe in queste opere d’ arte: differenza che opportunamente segue i passi e i progressi della statuaria più antica ; perciocché quivi, per buona ventura, abbiamo monumenti di età diverse adunati
»8 Antichi Monumenti por servire a lt Italia ec. p. vii.
in lungo spazio di tempo o per le cure dei sacerdoti,
o per la pietà dei donatovi. Del più antico stile, elio sente ancor molto dell’ orientalismo e dell1 egizio, sono infatti le figure i. a. 3. 4* 5. tav. xxvm e xxix : alquanto meno rigido e con più movenza il bronzo lav. xxxi. 3: di maniera secca e dura toscanica le la· mine tav. xxx. i. 3., xxxi. i: più miglioralo e cor· retto, benché partecipante di stile vetusto, il tripode tav. xxix. η. 8. 9: di maniera quasi eginetica la figura tav. xxx. 4 * >n fine d’ un fare migliore, e con buoni panneggiamenti, il basso rilievo tav. xxyjii. 7.
ΤΑΥ. XXXII.
6. Una dea vestita di lunga tunica fregiata al Porlo, o coperta di un gran peplo, che dalla sommità della testa le discende parte sul petto, e parte addietro fino alla estremilii della veste, ha in piè le suola guernite di coreggia *9 : colla sinistra solleva alquanto la tunica per muovere più francamente il passo ; con 1a destra reggeva on simbolo mancante per rottura. — Museo Venuti in Cortona. w
Quest’ idolo in bronzo della più antica maniera porge I1 immagine d'una delle più principali deilk etruscbe femraioili, quale doveva essere venerata in sull1 altare: forse Cupra o Giunone. La stessa dea,
ag I pezzi sporgenti in fuora de'piedi, che si veggono nel di· segno, servivano a tener l'idolo fermo sopra una base.
4«
ugualmente velata, si ripreseuta sovente in altri simulacri etruschi d 'età e di artificio diversi.
a. Una dea nell* azione medesima della precedente, vestita della sola tanica a maniche corte, strette con fermagli : ha in capo il tutulo, calzari in p ii , e con la destra mano regge, a quel che pare, un pomo.— Museo Venuti.
3. Figura femminile o dea con petto e braccia nude, e con vestimento sciolto, che le ricopre la parte inferiore del corpo. Ha capellatura diligentemente raccolta; pendenti agli orecchi, collana al collo; in piè stivaletti molto gentili ; nella mano sinistra tiene un fiore estivo appena sbocciato. — Già nel museo Corazzi di Cortona; oggidì nel museo d*antichità di Leida.
Non dubbiamente si vede quivi effigiata Venere, quale si concepiva nella mitologia etnisca. A lei stava il presedere a’ germi delle piante, e di quanto nasce in natura : ben dunque le compete quel fiore di beltà e di giovanezza: simbolo consueto della dea.
i. Statuetta che nella sua grande semplicità mostra 1* altitudine, il vestiario, e le forme spesso ripetute nelle immagini femminili più antiche.·— Museo Dacci in Arezzo.
4· Idolo di uno de* maggiori dei etruschi, giovane e imberbe, armato della sua folgore nella destra. Vedi tav. xxx. 3. — Museo pubblico di Cortona.
5. Statuetta nuda virile di maniera vetusta, col
capo coperto di un galericulo fregialo all* intorno. Galleria di Firenze.
4*
tav. xxxm.
i. a. Una dea coperta di alto tutolo, con vestimenti stretti e ornati con più fregiature: tiene ar- mille alle braccia, e calzari a punta : alza la destra con gesto di amoroso accoglimento : con la sinistra soleva la tunica quasi in atto di camminare. — Museo regio di Berlino.
Riproduco questa statuetta con etnisca iscrizione in» cisa nel dorso 30, come un esemplare legittiftio del più vecchio stile: forse uno dei primi passi fatti nel- Parte quando cominciava a dar forma e mossa alle figure. L ’ immagine è certamente di dea primaria del- Γ antico culto italico. L’ atto consueto di sollevare dai un lato la tunica è un gesto puramente simbolico, che qualifica essere o natura divina: quindi sì spesso replicato in idoletti etnischi muliebri, perchè derivato da un tipo sacro originale della effigiata divinità!, cbe dagli artisti s’ andava ricopiando di età in età con va· riato atile. Le vesti strette alla vita, e la molta sottigliezza dei corpo sopra dei fianchi, 1’ unione e Pimmobilità ne*piedi, sono bensì contrassegni certi dello stile ieratico più vetusto nel gittar di bronzo.
3. La stessa dea effigiata in uno stile meno antico.— Museo dell9 Instituto di Bologna.
3o Lascio qui, come per tutt* altrove, intentata qualunque in* terpetrasione delle iscrizioni etnische che portano i monumenti esposti: argomento grammaticale alieno al disegno dèli'opera presente.
<4TAV. XXXtV,
3> 4. Statuette in bronzo rappresentanti la mede* sima dea figurata nella tavola precedente, coperte en- trambi del tutulo. —- Bacci in Arezzo.
10. Statuetta onda virile di maniera toscanica* — Museo di Cortona*
1. 5. 6. 7. 9. 11. Statuette imitanti Γ antico egizio.— Le figure num. 1. 9. nella Galleria di Firenze; le altre quattro nel museo Bacci.
8. 1*2. Statuette di stile egizio rinnovato. Galleria di Firenze e museo Bacci»
a. Idoletto etrusco di una deità agraria con falce nella destra. — Paolozzi in Chiusi.
Mostra questa tavola una serie di statuette in bronzo di foggia egizia, ritrovate presso che tulle nel territorio di Arezzo, di Cortona e di Chiusi : non poche altre statuette consimili si sono trovate più recente* mente a Vulci ( tav. xxxv. xxxvi ). È qui palese 1’ i- mitazione egizia, benché non tutti questi bronzi sieno, come si vede manifesto, per la fattura loro, di una medesima età. Alcuni, indubitabilmente molto antichi, sentono del fare più vetusto adoperato nella scuola toscanica, a cbe vi durò lungamente: si direbbono modellati sopra un primo tipo originale, quasi come foggia dello stile ieratico di pura convenzione. Altri, meno antichi, appartengono allo stile egizio rinnovalo, di cui ragiono nel testo. Tom. 11. p. 167. Questi saggi bastano all* osservatore intelligente come sinceri esemplari dell1 una e dell’ altra maniera.
TAV. XXXV.45
io. Figura nuda virilo in bronzo d’aulico stile egi- zio-toscanico : ha in piò calsamenti di foggia etnisca»— Museo del Collegio romano.
8. Figura virile con lunga chioma alle spalle, di maniera antica imitativa egizia. — Museo Venuti in Cortona.
i. Figurina di uguale stile» ritrovatasi nella necropoli di Vulci. —- Museo etrusco del Sig. Principe di Canino.
а. Figora muliebre vestita di una lunga tunica con pieghe ondeggianti e regolari, breve sopravveste fino alla cintola, e maniche corte a mezze braccia : ha capellatura inanellata e piedi scalzi. — Pr. di Canino.
5. Figura nnda virile, con pesante martello levalo in alto, simile a quello che si vede frequente in mano dei mali genj nelle sculture sepolcrali etnische (tav. l ix .
5. 7., cui. i. 3.)> Può egsere Tanato, o il genio stesso della morte : così Dispater vedevasi in Roma armato di un martello 3t. Statuetta trovata a Vulci. — Presso dei Signori Coudelori in Roma.
б. Ercole giovane imberbe e nodo* coperto soltanto della sua leonina, con clava nella destra. Statuetta ritrovata a Tarquinia.
7. Ercole nella virilità, imberbe, coperto di pelle leonina al di sopra d’ un corta veste: tiene la clava
3 i T ertu ia . ad nat. 1. 10.
alzata nella destra. Idoletto trovato a Vulci. — Pr. di Canino.
Questa grande divozione per Ercole, nel rito sepolcrale, veniva forse dal mito che lo tiene per vin* citore della morte nella sua discesa agli inferni. Ma il vederlo sì di frequente effigiato imberbe nei vetusti idoletti etruschi, anziché barbato, fa molto probabilmente credere, che in prima si volgessero gli artefici alla imitazione del solo Ercole Tirio, che di tal modo si trova sempre ritratto nelle medaglie fenicie.
11. Una dea vestita di sola tunica, con ali al dorsol e diadema radiato in testa 5 avente Γ atteggiamento medesimo della figura tav. xxxtu. 2. Statuetta molto antica, e rozza d’ artificio, trovata a Chiusi*
12. Un' altra dea, o forse là stessa immagine; effigiala d* uno stile più studiato e corretto : tiene in mano un simbolo equivoco. — Galleria di Firenze.
3. 4. Immagine di una dea ammantata di nobile palla, con diadema radiato in testa: tiene ambo le braccia aperte, e in ciascuna mano un uovo : simbolo d’ espiazione, bene appropriato a Proserpina infernale. Figurina di semplice maniera cesellata finemente. — Paolozzi in Chiosi.
13. Statua di un giovane di speciali fattezze: tiene in capo un’ alta copertura, o mitra che sia, avente la forma singolare di un’ oca dal busto in su. L’ oca è non dubbiamente un simbolo dei più notabili di Bacco e de’ suoi misteri : quindi non discredo sia un Bacco giovine e imberbe. — Venuti in Cortona.
46
' l i Un dio indigete sembiìi quivi rappresentato sotto tè' forme di Èrcole giovane e imberbe: con la sinistra giù distesa tiene per le zampe unaag nell ina. Potreblie credersi un Lare, cui ai conta bene per simbolo V a- goella. — Galleria di Firenze.
9. Figura nuda muliebre portante in capo il calcato, 6 paniere sacrò; ha iscrizione incisa nel petto ΛΗ1 0 ΥΜ-, Bfuthina.
Il presente disegno è stalo calcato sopra quello che fu tratto dall1 originale nel 1753, benché non troppo accuratamente , come si vede *». Il canestro sacro fa bensì manifesto, eh* la 6gura qui simboleggiata temeva convenienza alcuoa coi misteri : l'iscrizione Afa· ihina è la stessa che si legge per titolo di sepolcri, e sopra le patere, arredi dell’ estqoSe ; formula, come pare, d*espiazione e di preghiera. Vedi tav.* xlvui. Tom. 11. p. 320.
TAV. XXXVI.
1. 2 .'Un giovane cinto del pallio con alti calcei; nel modo che suol esser messa comunemente la torba dei Lari in bronzi toscanici. Statuetta di bella semplicità. —* Galleria di Firenze.
3s Si trova nelle biblioteca del Fu Proposto Venuti di Cortona, per entro un libro intitolato Conversazioni di Livorno, òon questo nota: « Statua trovata pochi giorni avanti del dì a*. Marzo 17 che il detto giorno (u presentata neBa convertttùone teputa in Livorno da un celebre antiquario oltramontano, che .deprava da qualche mese in Firenze. » — (Abbiam già avvertito αΙΙμ ρ. η. n. 3. che in questa nostra edizione i disegni sono di minor dimensione).
T om. III. 5
47
4* Figurft nuda virile, ( >r,se un Genio fluviale, ςΐιβ in ciascuna roano tiene per distintivo di simbolo
pesce. Statuetta posta su di un arnese a colonnetta a «onte alla tav. cxm. —<- Pr. di Canino,
5. Minerva: una lunga e sottile tunica la ricopre;
la una specie di manto breve disciolto e la gorgone
in petto,. con galea cristata in testa. Sta in atto d|
brandire sue armi o di ferire: atteggiamento in cui si
ponevano per l’ ordinario gli dei guerrieri. — Museo
dell' Instituito di Bologna.
6. η. 8. Figurine di vario stile, e in differenti at?
tiludini, ritrovate a Vulci: la prima d’ imitazione
egizia j le altre due di fire anzi toscaqica, — Pr. di
Canino.
9. io. Gruppo di due figure appoggiatesi piacevol
mente l’ una all’ altra: la più giovanile fecpinea ve?
stila di tunica e manto; l’ altra virile cinta di solo pallio: hanno entrambi in capo la benda, segno di
divina o d'orrevole stirpe: qual sia l'arnese che l'uomo
tiene pendente nella destra non saprei dirlo. —- Pr,
di Canino.
11. Giovane cinto di un panno eoo cappelletto so
pra i capelli : tiene le gambe incrociate, appoggia·*
tosi colla sinistra ad un bastoncello, come in atto di
,mestizia dolorosa. — Pr. di Canino.12. |3. Figura virile con petaso o cappelletip i(i
tèsta, ammantata di un pallio listato e hene ornato, StàlUéttà finemente cesellata. — Paulozsi ία Chiusi..
3, Atlante pudo e barbato 4 IQA , sostiene sopra gK
49
omeri colle sue braccia il cielo sotto forma di un globo
sparso di stelle raggianti. Ercole giovane ZXflAAfl
coperto della sola pelle leonina allacciata al petto, e
col capo cinto d'uno slrofio, tiene nella destra la cla
va , e nella sinistra un pomo dell1 Esperidi : presso il
primo è una lancia fitta in terra, ed una pianta spe
ciale , forse il silfio, denotante il luogo della scena:
cioè le parti della Libia vicina alle Sirti 9 dove re
gnava Aliante padre e fratello d* Esperò.
È notissima la favola primitiva d’ origine cosmo-
grafica , die faceva d’Atlante il sostegno del cielo:
era di più tenuto dai poeti per invenlore dell1 astro
nomia , che aveva esso stesso insegnato ad Ercole be
nemerito 33. Assai rara è la rappresentanza figurata dj
questo m ito, e qui comparisce la prima volta di
mano d’ etrusco artefice. Lo stile non accenna un'o
pera antica : e il ramo d’ ellera che ricigoe intorno
il disco, palesa senza più un arnese appartenente al
nuovo culto di Bacco 34. Notabile nel nudo è lo
sfarzo di parti anatomiche, più singolare è Γ epiteto
nuovo che porta Ercole (mostra intitolarsi Alceo) co
munemente appellato behclb in altri monumenti etru
schi, tav. z lv ii. xlix. cxvi. — Patera ritrovata a
Vulci. — Presso de1 Signori Feoli in Roma.
49
33 Diodo·, in. 5g ., ιν. ιη.34 Vedi Tom. u. p. 348.
5o
Porgo per mostra in questa tavola alcune'fogge e
maniere usitate dell'antico vestiario civile.
i. a. L ’ immagine può essere di dea: però si fatta
foggia di stretta tunica e di manto in testa si trova
spesso nei bronzi più vetusti, quale ordinario vesti· mento delle femmine di onorevole condizione. 11 num. i esiste nella Galleria di Firenze.
3. Vestimento femineo d’ inferiore condizione, con
capelli rivoluti dietro e intrecciati a coda. — Bacci
in Arezzo.
' 6. 7. Vestimenta di nobili fanciulli d'ambo i sessi.8. Vestiario degli uomini assai comune, composto
di un semplice giubbone serrato a vita fino a · mezza
coscia. — Bacci in Arezzo.9. 10. 11. Vestiario volgare e servile, composto di
una sola fascia stretta in su i fianchi, ond’ essere più
pronti e spediti nel faticare. — Il num. 9. 10. presso
Bacci.
4· 5. Sacerdotessa in atto di fare libazione con una
patera: bel rovesciò epigrafe etnisca. Statuetta più
tosto rozza, cbe antica. —■ Presso dell’ autore.
ia. Subulo o tibicine etrusco in veste succinta,,
con due tibie, e con certa coreggiola che lega vasi
in giro al capo, e serviva d’ imboccatura, acciocché
l'appoggio dei flauti non offendesse la bocca. Sono
queste probabilmente le tibie dette turariae , s’ adope-
TAV. XXXVII.
Siravano soltanto nelle funzioni sacre 3S. — Pr. di Ca-
nino.
13. Un fante armato alla leggiera , col nasale del-
Γ elmo abbassato, e in atto di lanciare di sopram
mano un’ asta velitare : altre aste tiene apparecchiate
sotto il braccio sinistro. — Statuetta presso dell’ au
tore.
14. Soldato con breve camicia, armato di elmo,
scudo, e spada di grossa costola a punta ; . di quella
forma medesima che ha Γ arme di ferro molte volte
riposta nei sepolcri etruschi. Pr. di Canino.
TAV. XXXVIII.
1. Figura militare· armata di grave armatura: elmo,
corazza, e alte gambiere: un breve grembiale copre
dinanzi la nudità : tiene la destra in atto di ferire : -
iscrizione etrusca, o dedica del monumento incisa nella coscia. - Statua molto antica di duro stile tosca-
nico. — Museo <F antichità di Leida.
a. 3. Statua di un guerriero delle prime file, pa
rimente fornito di grave armatura: nella sinistra im
bracciava lo scodo mancante. Museo, dell’ Instituto di
Bologna.4. Guerriero similmente armato : sopra l ’ elmo ha
per cimiere la testa di un aquilotto. Museo di Leida.
5. Figura atletica solo con elmo in testa, e in ,
35 So un. 5 : fatte di bosso dice Pmhio. xvi. 36.
azione di muovere alla pugna. Posa βα di un tripode,
e serviva a reggere una lucerna. — Museo del Pr. di
Canino.
ΤΑΥ. XXXIX.
Una figura militare, ed è creduto Marte, nobil
mente armato di elmo, scudo rotondo, e corazza di
squame, sotto la quale una tonaca cbe toccava la
carne: coprono ambo le gambe alti schinieri. Statua di
stile toscauico, disegnata con Γ usata durezza, quasi
eginetica. — ■ Galleria di Firenze.
TAV. XL.
Presento in questa tavola disegnati alcuni di quei
celebrati candelabri in bronzo tirreni, che sf adopera
vano egualmente per usi religiosi e domestici, e che
il buon gusto dell’Attica non isdegnava di trovare an
che belli. Vedi Tom. il. p. 2$j.
Pougo in primo luogo num. i il candelabro con
iscrizione etrusca già trovato nel 1746 presso a Cor
tona. Posa sopra tre fermi piedi leonioi, ed è formato
d'una colonnetta scanalata nella parte inferiore; li
scia nella superiore; a questa sono adisse 1’ una in
sull’ altra tre girelle ornate di fogliami, che van de
gradando di circonferenza: altre minori girelle do-
veano seguitare per tutta la lunghezza del fusto, alla
cui cima pone vasi la lucerna. — Museo di Leida.
5a
Di maggiore eleganza è il candelabro nata. 2, tro
vato poco anzi a Voi ter ri, ed oggi esistente nella Gal
lerìa di Firenze. Il suo fusto scanalato e svelto con
bella proporzione posa su di un piede formato da tre
cosce e gambe umane calzate, in mezzo alle quali si frammettono per ornato alcune palmette: una piccola
volpe insegue un galletto lungo il fusto, terminato
in cima da un grazioso catino, dove si abbeverano
quattro colombe.
Ecco Ik un giovine Satiro o Sileno armato del sno
pedo pastorale, ohe il valente artefice fece servire di
piede all’ arnese num. 3 : egli preme col suo baston
cello un serpe comparso nell’ atto ch’ ei coglieva un
fungo ; e per ucciderlo scaglia con tutta sua possa un
sasso contro di quello. Posa sul capo del Satiretto no
grazioso fusto fatto a spire, lungo il quale giace un
cane, e alla cima del fusto sorge una Sirena alata al
dosso, che sollevando le braccia reggeva il piatto dove
ai metteva la lucerna. — Pr. di Canino.
A l di aopra di un carretto a quattro mobili ruote num. e di più guernito d’ altrettanti leoncini gia
centi, sta ritto in piedi un giovane ermafrodito di
belle forme, o Bacco stesso, con armi He alle braccia
e monile al collo. Egli regge sul capo a guisa di Te
lamone una coppa, ove ardeva la lucerna. — Pr. di
Canino.Tre piedi leonini alati, posanti sopra altrettante tar
tarughe terrestri, formano la base di questo arnese
oum. 5. Al di sopra ua giovine androgino di fattezze
53
delicate e rotonde, o sia Bacco, con acconciatura ina
nellata da femmina, porge colia destra un pomo : il
fusto, distinto da due padellini bene ornati, è termi·
nato nella sommità da una pianta acquatica ; là dove
s’ adattava la lucerna. — Gandelori.
Questa grazia e varietà di forme ; questa eleganza
di belle allusioni, vera poesia dell’ arte, sì frequente
nelle opere degli antichi maestri, è sopra tutto nota
bile in questa specie di arnesi d’ uso sì consueto al-
l ’ uopo religioso e al domestico : non potrei dire la
vaghezza, la diversità, la leggiadria di tanti altri can
delabri o lucernieri da me veduti, e tutti ugualmente
tratti, come questi tre, dalla necropoli di VulcL L’al
lusione a Bacco ed a’ suoi misteri è qui manifesta.
Bacco ermafrodito è lo stesso degli orfici coguominato
Mjrsès 36 : i Saliri ed i Sileni massimamente vi sono
bene appropriali: il pomo anch’ esso è un simbolo
speciale di quel nume 37: perciò non discredo che sì
falli candelabri servissero appunto all’ apparato e al-
l’ uso de’ sacrifizi al dio datore di eterna beatitudine,
eia nelle cerimonie iniziali, sia nelle funebri. Si tro·'
vano numerosi nei sepolcri con altri sacri arredi, per
chè era debito di religione, e conforme al costume
ohe ciò aveva servilo alla iniziazione in vita, e alla
espiazione dell* anima dopo morte, si avesse seco nella sepoltura.
36 Oura. Hymn. 4 «·37 TsócaiT. ldyL 11. 120.
54
Insieme eoo i candelabri, e certi arnesi di cui ra*
giono più sotto tav. c x m , si sooo ritrovati alle volte
in quei sepolcri di Vaici tripodi, o sia are portatili
io bronzo, di non minore vaghezza e leggiadria di
forme, con simboli non ambigui parimente allusivi al
culto di Bacco. Alcuni di questi attrezzi più notabili
si conservano nei museo etrusco del Pr. di Canino*
Uno di essi sopra ciascuno dei tre piedi a traforo ,
che sostengono il recipiente, ha per ornamento sim
bolico due protome di cavallo, come nei vasi di
Chiusi tav. cu. 8 ; consueto emblema del transito delle
anime all1 Èrebo. Nello spazio in tra Γ uno e V al~
tro piede sono collocale tre distinte figure di alto ri
lievo T una all'altra corrispondente: la principale è
capillata, barbata, e alata agli omeri, con veste corta,
e calzari similmente aliferi, porta sulle braccia un
giovane come estinto. La figura appresso che l ’ in
segne ha cimiero in testa, calzari alati, e gladio
nella destra: indi vien dietro Ercole coperto della sua leonina, e con là clava sollevata in positura mi
naccevole.
Non pare dubbioso che l’ immagine primaria sia il
buon Genio conduttore dell’ anime agli Elisi, o se
vaolsi altrimenti Mercurio infernale, inseguito dal Ge
nio m alo, contrastante alla beatitudine di una vita
futura. Non discende Ercole al soggetto qual com
battitore egli stesso e trionfatore della morte. Così
sempre più si conferma che gli arredi, i quali si rin
vengono nei sepolcri hanno precipuamente servito al
sacrifizio e ad ogni altro rito funereo.
55
Non debbo penare sotto silenzio certo numero di
pezzi di bronco molto più singolari nel museo del Pr.
dì Canino. Per l’ unione di sì fatti pezzi, trovati insie
m e, si conosce obe dessi formavano come un gran
cerchio, il quale, nella sua integrità, stava fisso per
molte punte dello stesso metallo sopra una ruota, o
disco di legno che si fosse : questo legno trovossi im
putridito. I mentovati pezzi hanno di larghezza circa
quattro pollici, quanto era la grossezza della mota:
una fila continuata di piccole oche in rilievo ricorro
luti*intorno alle due estremità laterali: nel mezzo
stanno prostrate e confitte figure virili di mezzo palmo
incirca nude e barbate, in attitudine di pena} e tra l’ una e l ' altra figura umana alternatamente stanno
poste figure di due specie di quadrupedi : 1* uno di
essi può essere 1* Ippopotamo \ l’ altro, parimente eao-
tico, mostra ugual natura feroce: entrambi tengono
•palancata Torrida bocca per indizio dell’ appetito loro
divoratore.Niente meno angolare è un lungo fregio alto forse
a tre pollici di bronzo, il quale si piega da più lati
mediante acconci mastietti dello stesso metallo : il fre
gio di getto fatto a traforo rappresenta più file rad
doppiate di piccole ocbe, sotto le quali sono poste
altre file di piccole figurine in forma di larve. Il tutto
è assai rozzamente lavorato.
È cosa manifesta che i bronzi qui descritti non
han potuto servire che per la sola mostra ed appa
rato: il luogo dove furono ritrovati, con altre molte
56
suppellettili di maggior pregio, era più tosto no na-
aoondiglio sotterra , clie un sepolcro. Che però il si
gnificato loro si riferisca a Bacco ei fa palese per
F uccello acquatico, simbolo speciale del nume, ripe
tutovi le tante volte : Γ Ippopotamo è lo stesso Tifone
( vedi p. 24. ). Or dunque, divinando, può aversi per
cosa molto probabile, che cotesti strumenti d’ appa
recchio abbiano servito alle celate iniziazioni dei mi-
eteri, le quali, com’è noto, avevano una parte scenica
o teatrale, in cui per ordigni e macchine si rappre
sentavano tra V altre cose i futuri destini dell’ anima
nel Tartaro e negli Elisi. Lo spettacolo degli inferni
mostrava tutte le pene ed i supplizj, di cui gli uo
mini potevano essere tormentati lfe entro. Quindi le
figure soprarnmentovate sarebbono anime punite, che
senza avere mai posa van girando su di una ruota;
gastigo infernale ben cognito per la favola d’ Iasione :
volgare poi è il concetto acherontico dei mali Genj
eolio figura di fiere insaziabili e crudeli. Così pure
le figurine, o sien larve del fregio, ivi acompagnate
con altrettante oche, vi possono avere corrispondente
significauza.
TAV. XLI.
Undici pezzi in bronzo di questa foggia, num. 1,
ti trovarono insieme non guari tempo addietro in un
sepolcro nobile scopertosi presso a Corneto, dov'era
Γ antica Tarquinia. Stavano essi da prima appesi alle
57
pareti per ornato. Sooo fatti d’una lamina sottile molto
finemente cesellata. Nel messo di ciascun disco, inca
vato tutt1 intorno , v ’ apparisce chiaramente effigiato d’ alto rilievo in vario sembiante Bacco bicornigero
barbalo, e porta le basette all’ antica, con orecchie
di natura bovina num. i. a : la cavità degli occhi è
ripiena d’ una pasta già lucida, nerissima nella pu
pilla sopra un bulbo bianco: pareochi dischi hanno
in cambio per ornato nel centro una testa leonina'
con lingua distesa num. 3, e v’ appare anche in ta
luni qualche vestigio di doratura. Il disegno è della
più antica maniera : il dio grande vi si mostra in,
età diversa, rigido e severo; grandiosa soprattutto
è Γ espressione del più senile num. i con grave so-,
pracciglio.
In questo medesimo sepolcro, gik frugato anticamente, fu trovata una base di pietra del paese* con.
etrusca iscrizione. Vedi tav. cxx. 6.
4· Effigie di Bacco senile parimente bicornigero
con orecchie bovine : bronzo il quale serviva di or
nato a qualche attrezzo d’ uso bacchico. — Pr. di
Canino.
5. Statua in bronzo di Bacco, soltanto bicornigero,
in età virile, ed imberbe: ha il capo cinto della mi
tra, monile al collo, armille alle braccia: è notabile
assai in questa immagine il viso corto e schiacciato,
con le ossa delle gote rilevate, e col mento arric
ciato alquanto : indizi non equivoci di razza forestiera.*
Sopra tutto singolare si è la posizione elevata delle
58
%orecchie, e del foro auricolare a livello della linea
media degli occhi; particolarità soltanto osservabile nelle statue egizie. Lo stile del disegno scuopre molta
antichità : l’ atteggiamento, quale gli artefici, usciti ap
pena del fare egizio, solcano mettere gli dei 38. — Mu-
'aeo del Collegio romano.
6. 7. Statuetta in bronzo di un Sileno barbato, iti·
fallico, di finissimo lavoro. — Presso del Sig. cav.
Thorwaldsen in Roma.
8. 9. Statuette in avorio d’ imitazione egizia. —
Pr. di Canino.
10» Due figure di sesso diverso giacenti so cPuù letto
tridinario: costarne proprio d’ Etruria. Vedi Tom. 11.
p. ao3.
11. Una piccola figura virile con lancia abbassata in
atto di gagliardamente affrontare uno smisurato leone: soggetto simbolico analogo al tema della tav. xxviir.
1. 2: nel rovescio due lettere intagliate etrusche.
1 3 . i 3. Quadrupedi di varia specie giacenti in ri
poso: nel rovescio lettere etrusche.
Sono questi quattro pezzi sciolti in avorio figuràti
a basso rilievo, con vestigi di colori e di doratura,
trovati nei sepolcri di Vulci: parecchi altri ne ho ve
duti presso del possessore Sig. Pr. di Canino, pari*
mente intagliati in avorio, o in osso, con simboli
38 Vedasi per confronto un altro bronzo etrusco di Bacco bicornigero barbalo, già del museo Corazzi, ed ora in quello di Leida: statuetta molto antica figurata non malamente nel Mus.
Corion, ta?. 7, e nel Mus. Etr, T . 1. tav. 53.
presso a poco uguali. Tengo opinione che fossero le
facce laterali di quelle cassettóne che pone·
vansi nelle tombe a lato del morto, per chiudere e
custodire piccole suppellettili di donativo, o d’ atte
nenza dell’ estinto: molte di queste cassettone in le
gno figurate e dipinte, che servivano al medesimo uso,
si trovano nelle , tombe egizie frequentemente.
TAV. XLII.
i. Lupa esistente nel Campidoglio: alla palmi tre
once cinque romani, lunga cinque palmi on. 6.
È questo il più singolare e il più raro monumento
in bronzo dell’ arte vetusta : opera cbe sente molto del
migliore stile toscanico, se non più tosto di mafto
d’ etrusco artefice. Molto verisimilmente è la statua
che gli Ogulnj, edili curuli fecero Ciré nel 45$ , e
dedicarono in un’ area sacra presso il Lupercale, dove
la vide Dionisio; che la qualifica di antichissimo la
voro *9. Abbiamo in quella un esemplare sincero dello
stile toscanico, quale correva circa la metà del quinto
secolo. Bella è la simmetria, corretto il disegno, na» turatissima Γ espressione di fiera ammansita lattante
i due gemelli, ma soprattutto ammirabile per iotelli-
genza di forma, e per la maestria con cui è trattato
il bronzo in tutte le sue parti.
Mostra la gamba, distinta nella presente tavola,
6o
39 Vedi Tom. 11. p. *35. n. 5o.
quella tal fraltnra del bronzo che vedesi nell’ originale,
e fa ripetere a molti esser dessa la medesima lupa,
che fu colpita dal fulmine ai giorni di G. Cesare:
tutl’allra però era cotesta statua posta in Campidoglio,
dove, secondo che dice Cicerone, il fulmine non
toccò la lupa, ma la svelse, e distrasse l’ immagine
di Romolo 4°.
a. Chimera, statua in bronzo alta due palmi ro
mani, lunga quattro. — Nella R. Galleria di Firenze.
Fn trovata in Arezzo nel i 534 mancante della coda, la quale è restauro moderno. La statua è giu
stamente lodata per la purità dei contorni, per la
simmetrìa, e per la molta espressione del furore cor
rispondente alle ferite cbe ha sul tergo, e su la testa di
capra già moribonda 4«. Lo stile nobilitato di tanto, come si vede, per forme corrette e grandiose, sente
tuttavia non poco della maniera antica; soprattutto
nei velli. Trattati nella stessa dura foggia s’osservano
nei bronzi perugini tav. xvm. 3., xix. 6, ed anco nelle
figuline ordinarie di Chiusi xxvi. a : da ciò si conosce
senza fallo esser questa una maniera convenzionale
tutta propria dell’ arte vetusta.
Nel concetto più antico la Chimera, parto della
fantasia orientale, era un mostro divino del sangue
di Tifone e d’ Echidna, altro mostro orrendo mezzo
donna, mezzo serpente 4*. Composta delle forme del
40 Cica. CaliUn. in. 8., de Div. ι. ι 3υ u. io. cf. Dior, xixvn.41 Ripeto le parole del Lato citate Tom. ii. p. a36.4i Hcnoo. Theogoru 3ig.
6f
leone, di capra e di serpente, tre animali che e’ ap*
partengono a Bacco primigenio, dovette la Chimera
in origine trovar posto fra i simboli maggiori della
demonologia, o sia della massima dottrina dei doe
principj : dottrina in cui Bacco stesso, per virtù del
dualismo , ora comparisce ai mortali qual dio bene
fico generatore della vita , ora spietato e tremendo
qual signore delle regioni sotterra. Perciò la Chimera
così ferita e languente, simbolo di malvagio spirito,
può aneli’ ella fare allusione alla dottrina del buono
e malo genio, la quale non tanto si manifesta in tutte
le idee religiose dell’ Etruria nella prima età, ma sì
trova più specialmente dimostrata col sussidio dell’ an
tichità figurata. La iscrizione Tinmcuil o Tinscuil, che porta incisa in una gamba, è non dubbiamente una
voce o formula rituale correlativa al tema, che si rin
viene tal quale in altri monumenti analoghi.
3, Porco votivo. Uno dei più bei bronzi etruschi
per maestria, e per verità di. forme. — Museo di
Leida.
4· Griffone: animale mostruoso composto dell’ u
nione del leone e dell’ aquila ; o sia dei due più po
tenti animali, della terra e dell’ aria. Era ano dei
tanti animali miracolosi dell’ Iodie e deli’Asia cen
trale : si trova figurato anche nei bassi rilievi di Per
sepoli; e da quelle regioni se ne propagò notizia per
le contrade occidentali, e quivi in Etruria massima-
mente. Come simbolo è conveniente non pure ad
Apollo, ma sì ancora a Bacco, dappoiché il culto loro
6*
(SI
s’ era mischiato prima a Delfo, iodi per altri paesi.
Per ciò non di rado si trova il Grifo effigiato in rap
presentazioni bacchiche j e come sacro specialmenté al
dio infernale spesso si vede nei monumenti funerei
dell* Etruria-. Il-Griffone, dinotato per vendicatore 43,
ben si confaceva in tal serie d’ idee altresì a Nemesi
ed a Plutone. Là iscrizione etrusca è simile a quella
della Chimera. — Statuetta in bronzo nel museo di
Leida.
TAV. XLIIT.
Fanciullo ritto in piedi con la bolla sospesa al collo
e armilla al braccio manco, tiene un'oca o anitrella
nella sinistra. Bellissima statua’ in bronzo, con etrusca
iscrizione nel destro lato. — Museo di Leida.
Ho detto di sopra ehe l’oca, delizia di Priapo 44, è
un simbolo certo di Bacco e dei suoi misteri. Or questo bel fanciullo, che la bolla d'oro ci mostra di nobile
prosapia, era probabilmente un voto sèiolto a Bacco.
Quel dio potente che dava e toglieva salute a suo
grado, e da cui l’ uomo sperava in tutte 1’ età i mag
giori beni di questa vita terrena e della fatura. An
che per la sola tutela i fanciulli, secondo la primi
tiva religione italica, si offerivano agli dei.
43 Kon. XLYin. 38.44 Delicue Priapi. Pmoii.
Το*. ΙΠ. 6
64TAV. XL|V.
i. Fanciullo sedente, fregialo di bolla, in mossa
di sorgere. Statua in bronzo con iscrizione nel braccio
sinistro spezzato, gik trovata presso l’ iotici Tarqui
nia. — Museo del Vaticano.
Pronta è la mossa, vivace il volto, e scelto bene
il momento clie accenna salute ristabilita, come no·
tava il Passeri, primo illustratore del monumento.
Benché lodevole assai per magistero d’ arte, manca
tuttavia a questa statuetta non so qual morbidezza,
massime nella piegatura delle carni, indicatavi sol· Unto con rozze linee : di tal maniera vi sono segnati
un po’ grossamente ancora i capelli.
a. Statua di ‘A. Metello, volgarmente detta l ’Arin-
gatore, nella Galleria di Firenze : gife trovata presso
il Trasimeno circa Panno alta più di sei piedi., Questo insigne monumento dell’ arte etrusca meno
remota, pubblicato più volte per P innanzi, è ormai
nolo a tutti. Io lo ripeto con accoratezza maggiore
di disegno per compiere quei termini di comparazio·
- n e , cbe mi sono prefìsso di porgere all’ osservatore,
cosi in questa, come nelle due tavole precedenti. La
persona onorala è Aulo Metello, figlio di Velio, nato
di una Vesia: ha tunica e pallio, nel cui lembo è la
iscrizione. È calzato oltre a mezza gamba : la sinistra
mano è ornata di anello, la destra eretta a modo di
chi perora, o di chi supplica fi. Bene il Lanzi, a
45 Lì.izi T . 11. p. 547.
cane» della formola fmres: tkce: ripetuta in molti donarj , tiene che la iscrizione - corrisponda a dono sacro.
TAV. XLV.
t. Due figure a cavallo vestite di breve tunica eoo
fimbria ornata, cavalcanti vtfloci corsieri con freno:
hanno entrambi chiome prolisse, e calzamenti a mezza gamba. .Uno di essi stimola il suo corridore col puti-
getto. Al di sotto sta dimessa per terra una figura
consimile, che direbbesi un altro cavalcatore, laggiù
buttato dal suo cavallo. — Basso rilievo in piastra di
argento finemente lavorato a cesello: le criuiere dei
cavalli, e tutte l’ altre parti colorate in giallo, sono
di foglie d’ oro sovrapposte.
Questo pezzo faceva parte senta dubbio di una scena
maggiore, rappresentante una corsa equestre. Fu Irò*
veto nel medesimo ripostiglio, dove stavano i bronzi
perugini di sopra descritti ed è il solo di luì fa
zione conservatosi unico insieme col fregio che porgo
delineato in questa tavola: tutti gli altri pezzi d’ ar
gento figurati furono distrutti. L ’ arte vi sente ancora
non poco dell’ antica durezza.·
Il eh. Sig. Millingen ha di gik esposto questo raro
mooumento 4?. Io lo metto a luce nuovamente dell*
46 Vedi p.'3fjf*4ó.47 AncìenU itncdihrd m&mtmcnls. Set. ». p. 17. ter. tnr.
65
grandezza medesima dell1 originale M : quasi come un
fac simile di quello, che debbo al favore del suo ul
timo possessore il fu R. Paine-Kuight.
2. Frammento di un fregio parimente di argento
con lame d’oro sovrapposte, dov’era rappresentata una
zuffa di fiere; a mano destra di chi guarda si vede la
parte inferiore di un griffone. — Ambedue questi saggi
dell1 arte toreutica etrusca esistono oggidì nel Museo
BriUannico per donativo del nominalo Paine-Knight
3. Grande affibbiatilo tutto in oro, lavorato col
cesello, con sua punta addietro. Nella parte superiore
per entro di un'ornata cintura sono intagliate rozzamente due fiere ed alquanti uccelli : tutti simboli fu
nerei della medesima specie che ho dichiarato più
volle: le due figure sottoposte armate sembrano a o
coltellanti, che adempiono Γ ufficio, come nelle pila
ture di Tarquinia tav. lx v i , d’ onorare con giuochi
o zuffe la memoria del defunto : il cui monumento, o
sepolcro, si vede figurato da un edilìzio di forma pi
ramidale, che sta dinanzi i due combattenti.
Questo singolare arnese fu trovato al principio del
i 83o negli scavamenti fatti fare a Ponte Sodo dal
Sig. Principe di Canino. Io lo tengo per uno di quei
ricchi arredi che nei martorj ponevansi per paramento
sul vestiario dei morti : della medesima specie di quelli
che ho raccolto nella tavola seguente. La sottigliezza
e fragilità loro non permette al certo di credere, che
abbiano mai servito in vita ad uso civile.
66
(a) Y . l’avvertenza a p. 7. n. 3 , e p. 47· n· 3».
ΤΑΎ.ΧίΛΠ.6y
i. Idolett» egizio in pasta verde rappresentante1
Phtahf ricoperto di iaminette d’ oro con figurine di-
animali simbolici ed altri fregi fattivi à stampa. Il-pici-·
cofocertehietto ftetl'alto della'ioMnagiftetta mostra chia
ramente che vi passava un nastro per tenerla pensile/
I/idoletto è*propriamente e g iz io lé figure stampate
aoHa lammella d’ oro, che giisérv'e'di'Ticca veste, sono
piuttosto lavdro etrusco- imitàitte l ’ «gizio.
a. Faceta latetale ideila tnedrtinia' immagine. ■
3. Idotetto staile parimente guarnito di' laminette
d* orò 'figurate come- sopra à stampa. ■
4· Mostra del guprai mento d’ oro ohe fasciava in
torno per veste1 un altro; idolo di Phtah alquanto
più grande,' trovato* ideicele, coi precedenti, benché infante pei· I» fragilemateria. — Pr. di Canino.
5. Fibula, o eia fermaglio, di Qntoima lamina
d ’O ro co o u n ·-«finge grande Goleata; capillata e alata,
ed altre due sfingi minori : il' tutto fatto a stampa.
D i -sotto è ib ■ pùntale o spillone elastico, che s* in
contra 'in un cavo per fermarlo. — Pr. di Canino.
fi. Fibula parimente oro a stampa con una Chi
mera per ornato sitnbofkio, e due piccole sfingi co
perte di - berretta aguzzata a loggia di tutulo. Vedi'
tav. xxvin. &., xxxi. 5* — Feoli. '
7. Collana muliebre di filo d’ oro a guisa di nastro
fatto a maglia, dov’ è appeso ano soarabeo di oniée
legalo in oro. — Feoli.
8. Incisione figurata del medesimo scarabeo.
9. Collana d'oro, dove aono appese sei piccole im»
magioetle di Phtah iu pasta verde, e sei mésso di
esse uno scarabeo pendente eoo geroglifici della stessa
materia 4*. — Pr. di Canino.10. Geroglifici ripetuti dietro ciascuna delle mento
vate immagineUe.
11. Bolla d 'o ro , fregio distintivo dei fanciulli d i'
nobile condizione. Vedi tav. xliii. * liv. u ·— FeoKk
la. Pezzo d’ oro figurato fallo a stampe; v’ è rap
presentato il solito Genio buono d ie tiene fermi col
freno due mostri a lunga coda di peace, variati sito-
boli di maligni spiriti: lateralmente due masuberci
umane, o larve cbe sieno. — Più pezzi uguali <serbà il
Pr. di Canino trovati nei sepolcri di Volci: un altro
pezzo d’oro affollo simile, venuto d’el traode, esiste da
lungo tempo nella R. Galleria di Firenze. Giò moatta
cbe sì fatti lavori a stampa d’ oreficeria si replicavamo
con facilità dagli orefici, e si spandevano egualmente per commercio da un ltìogo all' alino.
13. Pezzo di una lunga collana d’ oro composta1 di tante pallottole alternatamente lisce e ornale , «00
una tejla di montone all'-estremitk. Pr. rdi Canuto.14. Arredo in oro di superficie convessa ali' esita
no , e concava all’ interno, atto a contenere, a cià
che pare, preziosi aromi o profumi: lo regge tra
48 Nello scarabeo ti legge tsi, vaia a dire la figlia, giusta
Γ jolcipr«Uzioae fattane dal Sig· Roswj.uh.
68
mobile manichette : quelle piccole figurine che vi si
veggooo effigiate di uomini e di animali di varia
natura contrastanti in tra toro, palesano un soggettò
simbolico,-più tosto che un semplice ornamento. Sonò
esse fatte di minutissime granelline d’ oro saldale t
fuoco, per buon artificio dell' oreficeria. — Pr. di Canino.
15. 16. Altro piccolo arnése in oro di uguale forma
ed oso, visto al di fuori e all'interno: vi manca il pic
colo maniche Ito. — Pr. di Caninò.
17. Figura mostruosa, mezzo fiera » mezzo uomo,
avente faccia gorgonica con serpi al crine, che sta
combattendo con tutta sua possa contro a un leone.— Scat-abeo in corniola.
18. Lo stesso mostro gorgonico -domatore’ di un cin
ghiale. — Scarabeo in corniola!
‘ 19. Mostrò marino barbato, dal cui dorso sorge lai
Chiinfera, rappresentatavi dalla testa di leone, di ca
pra e di serpente. Anello <f oro a stampa della forma
nnm.’ a 4> trovato- a Chiosi.>o. Auriga vincitore condotto né! Suo carro da ca
valli aliferi* con palme attorno, «imbolo di - vittoria.'
Anello d'oro intagliato a cesello. — -Pr; di Canino.
a i. Sfinge e leone ambedue alati. Anello d’ oro di
basso rilievo a stampa.aa. Due mostruosi Animali1 ugualmente alati. Anello
«Toro intagliato. Pr. di Canino.
a3. Genio alato che rattieue per le zampe una ufioge
• un leone. — Anello d'oro a stampa.
<»9
a4· Cerchietto d’ ororcou piccolo aearahsp diooic*,
dov’ è figurata una maschera gorgonir,a: ella portar
yasi di tal foggia ία dito anche; per amuleto j onde
preservarsi dall’ invidia e da mali accidenti* — ' Can*
delori. .a5. Scarabeo, il cui lavoro pare d' iqaitasiqne egizia
V i si rappresenta un’ adorazione a Phro ( il sole ).
11 dio è sedente, eoo.testa di sparviere .stara la quale un disco. — P/·.. di Canino..
36. Pendente di pasta verdognola cqn.testadi.lopnn
cino nell’ alto, c ove. pa^a. un cerdiie^ d’ oro: al, di
Sotto si vede figuralo all’ egizia un «oggetto inperto.; -— Candejori.
¥]. Scarabeo egizio di pasta uguale,, con, ; geroglifi
ci te. .7—' Candelori.
a 8. Diadema d’ oroJf ^Ue cui e?tremiti, .dove stanno,
i. gancetti per f e r i r l o , sono , e^giali 4ue £en^tii
alali con balssmario appresso, p?r .contrassegno, loro «ffieio funebre., — Pf, 4* Caniryj,,
Ho riunito in questa tavpja up n qerlQ .numero..,di
suppellettili..pre iofse. Ritrovate, tutte Λεϊ. sppoJcjti d lla
necropoli di Yujci. MoU? più n e . consprvafìo: i| ;Prv di Canjno nel «uo museo, e gli altri, stftvajprj,diqqfi
sepolcri 3 senza -parlare di; taote altrp ,cose notabili d’ uguale specie gik distrutte, o, passate n^ cp^u cn e
in commercio. Una paste, ; di esse servivano ad uso
4g 11 primo .carattere inciso,.nello «eambeo (Papa} «ignifica il Ite; l'ultimo carattere esprime l’ idea signore. — RosaiWl.;
79
f*civile, altre, e sona le più copioee, ad uso pupa?
nente funereo. Queste ultime, fatte d* ordinario a
•lampa difioUsima foglia d’ oro, si riconoscono facile
ménte alJa loro fragilità, come i pezzi num. 5. 13,;
e , siccome par certo, aervivano nel mortorio 3 dei
ooraziòne dei corpi morti, che si recavano con appai
rato grande dalla magione .alla sepoltura (tav. xcyi. 1)«
innumerabili frammenti di foglie d'oro finissime a
stampa e di variatissime forme, in cui si trova# ? \ bucherelli che le fermavano sul drappo p?r opera di
ricsmo, hanno » servito, fuor di dubbio, a orpafelq
vestimenta del morto con più o meno di, soutuositbr*,
tanto nef mortorj dei facoltosi era grande e magnifica
la pompa. La figurazione stessa di coteste /suppelleVj tali fa conoscere con evidenza che unicaapeftte
ne vano al rito funebre. Qui tu vedi replicato pift volley
come in moltissimi altri monumenti di siftile. nqtunff
il perpetuo contrasto del Genio buono col m ale^ofò
sotto una aemhisnza, ed ora sotto un1 altra. « eeeopdfe
che portava il concetto più o meno significativo idei*
1*artista (num. 8. ia. 17. i5. 23): vi ritrovi al pari
e Gorgoni, e Sfingi, e Grifoni, e Chimere, e mostri
fieri, e qualunque altra figura di simbolo concernente
alla dottrina acherontica e al dualismo: in Gommai le
elesse identiche rappresentanze, che abbiamo vddolQ
ripresentarsi di tante maniere in tutti i monumenti
figurati etruschi di rito sepolcrale. Alludeva senza fallo
Virgilio alla dottrina medesima degli Etruschi po
nendo alla porta degli inferni gran numero di sì fette
Tariate fiere, mostruose di forme e di sembianze &>:
e tra queste la Chimera stessa x Gorgoni e Scille. ·—»
Quanto poi fosse grande per -taluni la divozione alle
divinità egizie, lo dimostrano con tutta certezza quelle,
figurine di Phtah sì nobilmente fregiate di oro eoa
emblemi analoghi, gli scarabei anulari, gli adorna
menti muliebri e tanti altri capi di superstizione o
propriamente egizj, od imitati a quella foggia. Di tal
modo sempre più si conferma come in una certa eU
gli Etruschi studiassero ad imitare nelle loro tombe,
e nel rito sepolcrale le usanze medesime degli Egizj,
mescolandovi all’ uopo le proprie cerimonie etrusche.
; Non essendosi fioora osservato nei monumenti egizj
trovati a Vulci alcun nome regio, non è facile deter
minarne l ’ epoca} nè lo stile loro ha caratteri tanta
decisi da poterne dare indizio corrispondente. Bensì ì
al parere del Sig. Roselliui, giudice competente, quei
monumenti che sono veramente originali egiziani
debbono ascriversi ad un’ epoca anteriore al dominio
dei Lagidi.
TAV. XLVII.
i. Castore e Polluce amo-,
revolmente abbracciati da un’ altra figura virile d 'i
gnoto nome Tutti e tre hanno cinto i l »
5 o MuUaque praeterea variarunt monstra ferarum. V ib g il. t i .
a&5. Così pure la religione greca poneva negli inferni consimili fiere t mostri. A&iston, in Rami» i43. 280. 47 · sqq.
capo d'imo «trofio. À sinistra Minerva udènte* coperta dell'elmo, a eoa Pasta appoggiata all1 omero (manca per la fratiora il solito (itolo divino): a destra ufna. figura femminile MHOVt alca il coperchio di uno stipo m atto di considerarvi entto alcuna cosa. Patera trovata in un sepolcro chiueipo nel i8a6L
Non discredo che questo soggetto abbia conveoieaeaj
col sacro mito dai Cabiri, quale si concepiva^* un tem^
pò, in coi amarrile le idee della religione primitiva,
ciascun tema misterioso s* interpetrava per simboli è
usiti grefll È noto come i potenti Cabiri1 dèlta Sa
motracia , o di fen ic ia , bpn cogniti airfitruria
indi s i . tramutarono in Castore1 e Polluce, cm unìvàs^
un altro dio chiamato Casoario o oontpagii^/ greM«
mente Mercurio» $000 altresì nòte le relationi che'**"
condo quei misteri passavano in tra le diviniti* Ga-
biricbe e Venere s* , o sia queir ente generatore che
figurava Axiokersa. Or dunque Tuntn la dea (siasi
pur Venere stessa, o alfra deità) sembra quivi" rtfp-
sentata come Custode deli1 arca mistica, cbe ìfaoohlu^
dera il misterioso deposito» che Cerere tfitya7 dafo fa'
guardia ai Cabiri, a sopra di oui erètto* fondati gir
alessi toro misteri cioè ai dire il Fallo» sitatolo, materiale di Dionisio *4 cognominata anobe.il rabo*
» t * t r
5i Vedi Ton». w, p» 106. 107. -5a Fenerem eie. . . . qui Samothrace sanctissimis caerimoniis
coluntur. P u r. u i v i . 5.
53 Pausa*, m 19 ., ιχ . a5.
54 Pausas. L c.; Cum. A&bju Proitsp. X. l p. ia·
7&
i*p5?: cotesto w n M o /ACere p<erte eMtfraWiaaiuìi-ddjk qerwQQnie, arcane dei baccanti; allusive alla motte del
più giovine dei Cabiri, messo ia ,b(?hi, « cbe. gl' in*·
«iati, ave vano, per fede essere Bacco..
- st Arcale 3O fl3S vineHore di Ci«no,del cm titota restano due sole, lettera sopra , la scada.. Soggetto <b*y (dicalo in scarabeo <tev. qxvl i. Una! figora a li tarata va sedente, «ve il rame, è consunto; Js isòrtziuoee trust»· a j'disopra i . la più. lrtoga ohe scabbia; in questa qua->| lila ; di. ; arredi. r-r Museo Yefwti, io. Cortona.-1.3. Ur:auriga in latto di (guidane Ja aaa biga :■ pio*
•lo^bffPiOAo, ma.unico», perpbè;iaijuest® la.formai dejLcocchios’ intende meglio, che ne» , nella biga «e*> stanata .del Vaticano,< e . in base rilievi che nppre»’
sentano corse di cocchi, tot. 4v ,L*4· sao > di, JUida.
TAV. XLYIILi
il, c val o di Troja 4 Z3&4 ciftto^di caaapiv chè glij
ei(ripiegane! intorno al c o llo s e itone alenai , anelli di'
q^tem.:al pm l« perintUearne i l ricino-trasporto.1 ìE ped
mantello levato io «alto neetìcelera i l iò o ·^
.p ilo ta ta : .Ytdcdno *ΗιΑΊΡ3 ΐΉι cott una iaasaa,dl pece,.
eicCAOidipftte,.iSt· inchinato jaj quanto qiidsi.la ieapegor
lam e le commissure. Ivi accanto una tavoletta votiva
eoo cornice, ove leggesi 2 Η1ΥΉ x . Patera con manico
55 kievpnmt.56 Descriv di. L**u T„ u .p . a?3. .
7*
alquanto concava, nel cui rovescia^ « grandi caratteri
si legge l’ epigrafe /IfffOYMf: come nella tftv» u x t .
9. — Museo regio di Parigi.
TAV. XLIX.
Ercole S'PQ^B barbato in piede colla deetra appoggiata alla clava: a lato di esso.Minerva
vestita di un' ampia tunica, tu cui è aoprapposta l’ e-
gida col capo di Medusa: ivi appresso una dea nuda
lo tutto il corpo eccetto le gambe, col braccio destro
ripiegato aul petto, e un ramo di mirto in mano, la
quale si riconosce per Venere : al fianco di essa un’al
tra dea, o sia Giunone, con diadema e peplo in te
sta : Apollo ΥΉ Α è. sedente sopra una sedia pieghe
vole, involte le parti inferiori nel suo pallio nobil
mente ornato : e con predella sotto i piedi : strigae
colla sinistra un lungo scettro, .che termina in ramo
<f alloro. Nella fascia all* intorno è rappresentata una
auffa di fiere, tra le qoali anco il grifone : le più fe
roci urtano e offendono le più mansuete: figurazione
molto significativa dell'inevitabile contrasto dei da·
principj ; quindi replicato tal quale spesse volte alla
sponda di altre patere. Abbasso, per adornamento del
manico, e per allusione a Bacco, s’ adagia un Sileno.
— Patera di fino graffilo gih trovata nel 1830 nel
viterbese. — Attualmente presso il Sig. B. Beugnot.
Benchò' le patere etrueche in generale, monumenti
non troppo antichi, sien òpera di artefici etnischi,
*5
nondimeito è um ifM ti cosa eh1 elle furono figurate
fecondo le idee cbe ormai ■ predominavano al tempo f
in coi Tennero intagliate; epoca che non può credersi
anteriore al sesto e settimo secolo. Quindi rappresen
tanze e miti di foggia ellenica, anziché propria etru
sca. Poco più restava in allora di nazionale oltre a
certe credenze , radicate molto a Pondo nell' animo del popolo. Così; senza moltiplicare gli esempi, veggi amo
mediante questa patera stessa conservatosi per tradi
zione il doinma fondamentale del dualismo, bene ap
propriato alla religione dei sepolcri ; perciò sotto mille
forme ritratto nei monumenti funerei. Di tale specie
sono per certo questi arredi, cbe chiamo espressa
mente patere, veri istrumenti dei funebri ufficj e at
trezzi dell* esequie, come li teneva anche il giudizioso
Lanzi: essendo mera vaniti il nominarli oggidì con
lezioso vocabolo -specchi mistici. — · Pare ugualmente
oerto che I1 uso di queste patere si facesse molto co
mune in Etruria dopo l'introduzione del rinnovatosi
culto di Bacco nel sesto secolo, poiché tutte ai tro
iano nell* interno dei sepolcri allato del morto, o per
entro le ciste mistiche: il lavoro stesso, il disegno,
la forma dei caratteri, mostrano assai chiaramente 9
che tali suppellettili s’appartengono ad un'epoca stessa,
e furone fatte non lontanamente Γ una dall'altra. Ot
timamente queste patere con luogo manico, non gfo
destinate a versar liquidi, ma bens» atte a porgere
qualunque altro libamento, come mole salse, granella,
bacche, aromati é incenso, si confacevano per prò-
7*
η
prio rito a Bacca o Libero Padre 57 : anzi, non ve
b’ ha forse albuna che ood presenti qualche aimbolo
manifesto dei nume invocato! sia nella sua figurazione principale, sia ne* suoi fregi, medesimi o di ellere, ·
di alloro, o di teste di cavriuolo e simili cose, del
pari sacre e dilette a Bacco. Sì fatti arredi, come tutto
ciò che serviva all'uopo dei mortorj, era una merce.
Funerali occorrevano tutto giorno per ufficio di pa
renti: chi sceglieva a suo grado un mito, e chi un
altro : obi bramava uniti o questi o quegli altri numi
tutelari della sua famiglia : chi adoperava, come mo
strano le iscrizioni, ora una formula rituale di pre
ghiera, e chi un9 altra. Tutto però si riferiva al]e dot
trine acherontiche, e al grande mistero, ognor pre
sente nelle menti degli uomini mortali, di dover tran-
sire lo spirito per nuova vita dinanzi al dio infernale·
Noto per ultimo che i sepolcri volcenti han dato
a luce un genere nuovo di monumenti : voglio dire
patere in bronzo cesellate con figure ‘di basso rili/evo:
altre indorate ad ambo le facce. Minerva alata * Er
cole , e qualche altro mito . consueto, compariscono
tra quelle che conserva nel suo museo il Sig. Prin»
cipe di Canino. Tanto più notabili, quanto che la
Sy Jpse gravi patera sacri libamina Bacchi.
Bite ferens, umbram vocat, et sic fertwr ad aras.
Vales. F lìc. γ. >93-94·; Ovto. Fast. iu. 733. §qq.
Nomine ab auctoris ducunt libamina nomen,
Libaque: quod sacris pars datur M e focis.
,8
pitterà à rilièvo nel museo dell* Instituto di Bologne
rappresentante Fi lotte te e Maearao, già edita e illu
strata per le stampe, è un getto evidentemente mo
derno per chiunque lo vede.
TAV. L.
Per più recente scoperta posso aggiungere adesso
eoh la descrizione anche la figura di un' altra patera
del Pr. di Canino a rilievo, molto finemente cesel
lata e intera : unica quanto rara.
~ i. Prometeo 3 ofl*lVQ/| laureato a barba aguzza si
vede sedente, involte le ginocchia nel suo manto:
a* suoi piedi è nn’ aquila bramosa o un avoltoio che
sia: a destra ha Castore <|Y1*2A3 ; alla sinistra Poi- luce con la leggenda HlCg 58 : appresso loro
due stelle. Entrambi sollevano per le braccia Prome
teo' 1 liberato : nell’ altra mano Γ uno e l’ altro dei ge
melli ha per suo proprio simbolo un uovo. A piè di
Poliuee sta posta per terra una clava e l'arco: sim
boli maggiori d’ Èrcole liberatore del figlio di Oiapeto.
TiitV intorno alla patera è un fregio di ellera.
Frequente è. l’ immagine dei Dioscuri sopra le pa-
58 Qui l'iscrizione procede da sinistra a destra: la voce è affatto nuova in cambio di f u l t u c e come in altre patere. Sì questa, che l'altra epigrafe di Castore sono graffite: all’ opposto la terza leggenda, posta nel luogo pih visibile, i in lettere a rilievo , comt sono tutte le figure ed ì loro acoessorj.
tere, .qual significalo volgare del superiore.e'deif inferiore emisfero, o della vita e della (porte : unica
questa di Prometeo. Nè fa specie il ritrovarla ία uu
monumento degli Etruschi* Nell’ ordine dei demoni
ai teneva quel prudentissimo per il più sublime: di- cevasi in oltre, che egli avesse insegnato agli uo
mini la scienza della fòlgore h. Quindi molto bene
addice il.soggetto, per dottrine etnische tanto alla
credenza comune del dualismo, che all1 arte domestica fulgurale., ,
Portava il nome di Prometeo, secondo mitologia , anche il Cahiro ospite di Cerere, cui la dea confidò il
misterioso deposito mentovato di sopra pag. η3. Or 9 se mai si fece allusione alcuna tale omonimo, non
disdice la compagnia dei Dioscuri tenuti essi stessi
per Cabiri; e coli eguale proprietà il figurato sog
getto della patera avrebbe pure correlazione col cullo
di Bacco.2. Patera io bronzo concava circa un pòllice, con
gentile cornice dintorno per ornato a , e con suo ma
nico formato <T una figpra muliebre vestita di tunica
e sopravveste cinta » mezza vita : porta calzari : il diadema che tiene in capo la palesa per uoa dea pri
maria ; direhbesi una Giunone. ·— La conveniente po-
situra, il. bel panneggia mento. Paria dignitosa della
testa) la finitezza e squisitezza del lavoro mostrano
79
59 Deprehendit praeterea rationem fulminum eliciendorum, et hominibus indicavit* Sea?, ad ecL τι. 4?»
T om. III. 7
con evidenza, che il monnrtlenfo spetta all’ epoca mi
gliore dell* arte di gettar di brónzo.La figura principale num. a. mostra il rovescio detti
patera nella sua superficie convessa, ridotta à due terzi dell’ originale: la figura separata- num. 3 è qui
disegnata al naturale (a).Questa bella patera fu trovata unitamente colla pre
cedente in un piccolo sepolcro presso la Castellina nel piano di Canino: non eravi entro nessun vaso,
nè altra suppellettile qualunque. — Per esse abbiamo
manifestamente dimostrato l’ uso d* entrambi queste
specie di patere nell’ esequie : 1’ una serviva a versar
liquidi sull’ ara nelle consuete libazioni} l'altra ad
offerire, come dissi di sopra, o mole salde, o qual
sivoglia sorte di materie aride, secondo che portava
il sacrifizio.
TAV. LL
i. Una-figura militare, don capelli prolissi, stri· gne l’ asta con la dettra ; nella sinistra tiene per
simbolo uft fiore di ninfea loto, su cui posa un vo·
latile : significati mistici della risurrezione o rigenere·
zione dell’ anima. Scnhura sopra d’ una stele in pietra
arenaria nostrale, che fa trovata vicino a Fiesole.
— Esemplare unico dell’ antica maniera etrusca, che
(a) Abbiam già avvertito il Lettore che in questa edizione le figure sono di una dimensione alquanto minore.
8o
più ti rassomigli* aN* egizia. t caratteri bislunghi, il nome «dico , è la desinenza di esso1, sono altri indizj
non ambigui di grande antichità. — Nél cortile del papasso Bonàrroti in Firenze.
a. Una figura militare barbata , coperta di' arma-
tara, con asta'nella deetra e spada Cinta. Altra scul
tura anticlrisrim* di maniera più nazionale ih tufb
giallognolo. — Museo pubblico di Volterra.'S. Una fÌgiiro parimente militare con barba cùnei-
forme, armata di elmo con alta cresta, di còròiza :0
corsaletto, e di due htnghe aste. Bastò rilievo a stampa
replicato più 'volte nelle grandi aitee dei vasi in terfa
chiusini, dove sta per figura di un nume guerriero,
© di Marte stesso. Υβ<Π tav. xxu. xxiv. 1.
TAV. Ln.
i. Due guerrieri a cavallo forniti della consueta
armatura imbracciano la panna, scodo proprio della
cavallerìa, come nei bassi rilievi volsci tav. u i . a. 3.— Scultura replicata quattro volte su le facce di
un’ ara quadrangolare in tufo, o pietra tenera del paese
di color gialliccio. V i restano, come nel disegno, ve
stigi di colorito. Casuccini in Chiusi.Questa scultura con le oltre ché seguono nelle tavole
appresso porgono esemplari <T nuo etile speciale di
maniera toscanica. Sono senz’ alcun dubbio opere pae-
aaot pwm éciali, e lotto in loro dimostra nazionale
costume. Si trovano mbsvtaiameùMt nella vai di Chia-
8*
,pa , nel territorio di Chiosi, e nel pr ostiamo perugine; Vnolsi notare in queste, sculture antiche maggiore
semplicità , e atteggiamenti assai meno rigidi e sferzati che eoo io quelle di una.età posteriore; conte
sono le sculture volterrane io alabastro.
a. Frammento di simile scultura, dove per figura
.principale si v^le on guerriero combattente, -*■ Galleria di Fireose.
Qui l ' artista pare che abbia condotto il lavoro con
quella maggior perfezione ohe poteva .darle; ancora
che lo stile vi mantenga quei metodi di durezza · di
uniformità, che più specialmente sono propri delle
opere antiche.3. Frammento di scultura ov’ era figurata-uqa sacra
funzione: vi si veggono donne che riverenti portano
rami sacri: le seguita appresso un sacerdote: un ti
bicine accompagna col suono il cantico delle supplì- cbevoli.
4· Altro frammento notabile per la iscrizione etni
sca: o v 'è un giovane prostrato oon testa velala. — Casuccini.
TAV. un.
1. Un Sileno barbato con petaso in capo tien die
tro tripudiando ad una femmina, o dea, che ha pe
plo e diadema in testa: nell'altra faccia due figuro
sedenti sopra una sedia .portatile, coperta di pelle
lanosa, stanno a parlamento insieme: ima di *as* ha
8a
per distintivo lo scettro uncinato, e dietro a se on
araldo io piede con la eoa verga levata in alto: indi
succede un’ altra'figura in piede ammantata di pàl
lio. — Frammento'di un’ ara, plesso Paolozzi in.
Chiusi ®°. ·
s. Un Sileno Barbato a lunga coda: Frammento io pietra.
3. Altro frammento-, dove apparisce un Sileno ed
una femmina ammantata: lo stesse soggètto'figarato di sopra num. i.
4. Frammento di un’ urna sepolcrale, dove si rap-
presentava un mortorio: i vestigi del carro funebre,
degli accompagnatori e .delle accompagnatrici, del tibi
cine, e delle prefiche, vi eono manifesti. Vedi tav. lvi.'
1. a.
T A V .L1V .L V .
Quattro facce di un'ara alquanto rastremata nella sommili dove si veggono le vestigie di animali cori
cati , come nella tav. lviii. a.
È quivi istoriata una pompa sacra, con esitazione
al suono delle tibie e della cetra. Un coro di femmine '
danzatili, e come pare cantanti, tripudiano solenne
mente per feste : guidano la dansa ministri del aanr toario **. —- Casacci ni.
60 Questo basto rilievo era stato da me pubblicalo già nel t8 io : qui lo ripresento ptit fedelmente disegnato.
61 Questi disegni insieme con altri molti di antichità chiosine, fitti cavare anni addietro per le sole mie cure sopra gli originali,
83
8*TAV.LVL
Quattro &qce di uom on umento funereo quadran
golare, in. cui ai vede Ja religione dpgli Etnischi nel
morire. V i si figura il letto e la donna poco a ozi
apirata, eoa la famiglia dattorno -rattristata e dpi ente al mesto suono delle tibie : il fanciullo, che allato del
tetto piange la spenta madre ,. ha tutta 1! espressione
del dolore i nutn. i . Ivi appreso aluuiie . ^oaoe fumi-
gliari con chiome prolisse si mostrano , io. atteggia *-
menti di vivo cordoglio, tmtn, a. I tre · tqgpti con fastose augurale'vi tengono luogo di e*cre. p^r^one,
num 3. Nell* ultimo quadro, il più malconcio per 1#
fratture» due figwre sedessi di «e*so divetep, vi gu^-
piono in famiglia non so quale ufficio, num. 4t —r
Paolozzi in Chiusi *·..
erano di già intagliati, e pronti per la pubblicazióne, allora <jban6o, sulle mie orme éte*$e> véntierd'a lude^i {iriml itecieoli ckt- oasi detto Mkseo Chiosino , dove /veggono replicati/i^ stessi monumenti. Altri dirà se fu oqesta la stiw ea gai·? dqgU
— Certo è cbe da mal seme roietesi mal frutto. I presenti disegni tutta volta essendo sfati diligentemente don ciotti in* sulla faccia del luogo da valente artista, presso che al tno^ mento in cui si trassero di sotterra g(i originali, ciò* mi dà U vantaggio di poterne presentare al pubblio c^pie» fedeli, ***** alterazione nessuna, senza mancanze 3 e in fot-afe tale * «he pt>fi&| meglio soddisfare agl*intelligenti.
63 Vuol essere , qui confrontato il cippo sepolcrale perugino di teina uguale, Mus. Etr. tav. ao-a3, notabile per grande evidenza di affetti; e à ancora l’urna volterrana» benché non molto amica e di artificiata mamgra, Mus* Eir* Tom. m, tav. *3. i.
TAV. LVII.85
Come nella precedente tavola si vede, esposto il co· sturpe domestico, quale si praticava nell* ultim’ ora
elei moribondi , così in questa veggiamo ciò che s’ u- aava dopo la morte, q nei funerali.
i. Un gran carro funebre a quattro ruote con due
cavalli, guidalo dal suo auriga, trasporta il corpo
Worto alla sepoltura : allato di quello sopra del carro
yi stanno i congiunti addolorati e. piangenti. L ’ anima deir estinto vola a compiere il suo futuro destino
•otto la forma di Un uccello: simbolo di buon augu*
rio può essere il quadrupede cbe vien presso al carro:
aj confronti la tav. l i l 3. e xcvi. i. .а. Segue una compagnia di Prefiche velate, eoa
capelli disciolti, .la cni funzione, era di cantare di coro
in coro le lamentevoli neuie a) suono, come si vede, delle iitie,
, Entrambi sculture rozze sopra le facce principali di u* mpnufnento sepolcrale in forma di tempietto, phfii ha il tetto disposto 4 due acque. Poche e rare sono
le opere di scultura trovate., come le presente, negli
scavamenti fattisi a V aici, dove al contrario abbon
dano di tanto i vasellami dipinti.
3. 4« 5* Prospetto e pianta del monumento «tesso, il cui materiale è una pietra di specie vulcanica del
paese, alquanto forte e di colore cinereo, chiamatavi
nenfiro. — Presso Feoli in Roma.
б . Frammento di una statua Malta grossamente, le
cui braccia sembra ohe fossero distese lungo le membra del corpo alla maniera egizia. Trovato come sopra a
Vulci. — Feoli.
η. Animale mostruoso scolpito io nenfro: ano di
quelli cbe insieme con sfingi stavano per figura di
guardiani e custodi al sepolcro detto la Cucumella.
Vedi tav. lxii. i **.
8. 9. Due frammenti di uno stesso monumento, dov’ era ripetuta sopra ciascuna faccia due volte la
figura di Bacco tauriforme colcalo in riposo. Tutti
sanno in quale e quanta venerazione si tenesse Bacco
toro , emblema del sole, nei misteri, consideratovi
come una forma particolare dell’ anima del mondo.
Scultura in pietra di basso rilievo, gik trovata a Chili·
si. — Presso del Sig. 0 . Gerhard in Roma.
' 10. Due mostri con faccia barbala e braccia amane;
il restante del corpo, che si svolge in grandi sinuo
sità , è dì pesce cetaceo con pinne dorsali e ventrali.
Basso rilievo in pietra su di una lastra, che proba
bilmente formava la fronte di un’ urna sepolcrale: fa
trovato a Chiusi. — O. Gerhard.
TAV. LVin.
1. Un triclinio, dove si figura un convito funereo:
la persona di sesso virile, colcatà all’ estremili, regge
63 Con lo stesso ufficio di guardiani del sepolcro si veggono convenevolmente effigiati'consimili animali mostruosi sopra un’ur- na perugina ap. Dem fìtto ; tav. SS. a.
86
ia niano una ver geeor i t t in altri itioflb nà isti ti' tf a-
gaale soggètto. Scultura ehiusma di rilievo basso so
pra di oda lastra bislunga — ■ Casuccini.
a. Qojrttto faqce 'di. «d'ara alquanto rastremata alla
sommità, dove sono coricati animali. Tutte insieme
rappresentano una solennità saònf, come nelle taV. u t.u . A meglio «ignificare il r i t o ■ tutto religioso, v 'è
di plà una figura che porta il ramo sacro, simbolo
di lustrazione. — Nel palazzo1 Contestabile in Perugia.
In ambedue i monumenti si riscontrano i metodi
•tessi della soaola antica : durezza di contorni ; cari·
calura soverchia nelle mosse; estremità oltre misura prolungate; poca o niuna varietà di volti; occhi di
(aglio obliquo; panneggiamenti uniformi con pieghe
eadrggianti e regolari: tuttavia nella scultura che
spi espongo lo stile V appare più corretto cbe nel
aaooumeoto provinciale di Chiusi : qualitk che suole
mantenersi costante negli altri bassi rilievi perugini:
massime n el. cippo sepolcrale che ho mentovato di
aopra pag. 84· n. 6a.
3. Frammento di acultura chiusioa. Non è dubbioso
poeto il suo significato religioso: la prima figura virile , cbe apriva l’ ordinata precessone, reca seco
nella destra il supplice ramo : gli sta appresso una
femmina che portava un sìmbolo ora cassato per la
rottura : indi due ministri del santuario : uno di essi
64 Oggi questa (cultura vedeà incompleta, perché ne fu tolto via inettamente un pezzo per adattarla al posto, dov’ è collocata.
*1
lift jp m*Bp 1· w rga65, c e · «ai il Mistagogo dava cenno doverti teuere diecpsto i profeoi:66,) oon le sinistra levala io allo- tiene ,* vista i un m ìo : aimboloj «he si opnfa bene «Ila F ebrm , o (MitgaaianideUe anime.
. 4. Altro frammento idi «cultura cbiusinaj, in .qui· spi tanto si Veggono i .vestigi d\un cocchio· a da# ca- Yilli guidai» dall’aurigai Vedi per compattatone ili di· segno le tav. xxx. a . , lxi. i.
5 . Grande bu»o rilievo 1 in peperino, tr tw to tempo addietro in prossimità dell’ antica Volsinio, ed ogg* esistente in Bolseua alessa fuori della parta.1 II vittimarlo, p' Popa che siasi, conduce all1 ara con laccio al collo un torello per vittima f nella dei atra levata in alto tiene. il coltellp aacrificatorio : q m seconda vittima'destinala ai vede iviiappresso: m- deetra di .chi guarda, un uomo senile barbala, vestita alla. rustica, ed appoggiato al suo pedo, sta in aitai di aspettare penaoso Tesilo del aacrifizitt In questa rozza antica scultura, benché di eOrn posizione sì sera- plice, ai volle e Sigiato un sacrificio a: Cerere, . onde renderla; poppisi· all’agricoltore offerente : gratissimo ostie alla dea .erano appunto- Cori e buoi $7., 11 presente, monumento fu pei- a ran ti. pubblicai» dall7 Adami, o più tosto traviaato affati# nella stampa
65 Commenlacula. F e s t . s. r.66 Cum. Alix. Protrep. p. ιφ ; Akhob. p. y5.67 Plutabcb. de Genio &ocr, T. il p. 586.; Attuti, de Anifud.
«.•4·
98
%annessa «11· Storia di Bohemi, p. »33. Io lo porgo
disegnai? di nuovo eo o , quell* ' maggiore accuratezza
che si è potuta ottenere, atteso i guasti del tempo y e la grande altezza in cui ai trova posta al presento
1# pietra.
TAV. LDL
i .a . Grande urna sepolcrale, in travertino, estratta.'
dagli scavamenti del fondo Marzi presso a Corneto. ·
Sul coperchio sta disteso il morto con vestimento
e simboli di sacerdote di. Bacco. Vi si vede decorato di ricco monile, di aroiille, di: fibule e d’ altri fregi:
s o d o questi gli adornamenti coi quali si parava il
defunto *ei njQrlorj, e quindi si poneva sotterra :'
perciò 'molto frequentemente uguali suppellettili si
trovano addosso al cadavere entro i più .nobili seftol-r
cri ( v e d i lav. x l v i ) . Il morto qui efiigiato era certq tu» baccante: notabilissimo èi il oostvune d’, essere stato
seppellito eob divise sacerdotali del suo dio. A guardia
• difesa dell1 estinto ai. veggono scolpite entro nn ton->
detto, alle due fronti della cassa mortuaria, teste
gorgonichjt.. U n altro, monumepto consimile della lunghezza di
nove, palmi incirca ho veduto a Musignano presso del Sig. Pr. di Canino: in esso la giacente è fem-
iqina,, con lunga veste a grandi pieghe > che si .di?
rebbe a prima giunta una scultura sepolcrale del- «e?
dio evo j tanto te rassomiglia. Io sono d'avviso «he
questa specie di cassie marinerie , cotanto singolari
tra i monumenti deif Etruria, non sreno d* etk troppo
antica. Me lo persuade non meno la forma dell’ avel
lo , che lo stile «fella scultura».
3. Ornato di una cassa mortuaria della forma e
grandezza della precedente, senza figura sul coper
chio : cioè testa gorgonica intrecciata di serpi , posta
in mezzo di due animali, con qualche vestigio di co
lorito : simboli consueti di sepolcro. —1* Pr. di Canino
in Musignano.
4· Scultura in alabastro <f una piccola urna volter
rana , esistente nella Galleria di Firenze.
Dué figli compiono Γ ultimo pietoso ufficio di chiu
dere gli occhi al vecchio padre moribondo. Il genio
buono con ali distese, come in procinto di menar
Γ anima alle genti beate, conforta entrambi: il genia
malo, armato di gladio, sta in dietro inoperoso e im
potente.
' 5. Urna in marmo cP alto rilievo. V i si vede figu
rato un tombattimento, soggetto di volgare signifi
cato, assai comune nelle sculture delle urne meno
antiche : a deatra la figura nuda di troee aspetto, che
tiene levato in alto con ambe le mani un grosso ma
glio, è il genio della morte o Tanato, rappresentatovi secondo il concetto etrusco. Nel corpo dell* urna, al momento in cui fu tratta fuori di terra, leggevasi
a neri caratteri l’ epigrafe, oggi estinta, die si vede iscritta nel disegno : al di sopra sta collocato il suo
vero coperchio , benché molto danneggiato, con fi
gura Tirile «oleata.
9®
6L 7. Facce laterali della medesima orna., ove sodo effigiati aotto figura virile e femminile i due consueti
genj buono e malo, entrambi custodi delle porte in»
fernali, per cui dehbono transitare le ai ime nelle di
more tenebrose. — Casuccini.
TAV. I X
Urna sepolcrale in marmo di straordinaria gran- dezsa. Vi è rappresentata la scena consueta del con
gedo di due coniugati della famiglia Apponia, /HfV
nobile casato di Chiusi, attorniati con i loro più
prossimi parenti. Il genio buono alato tira a se dol
cemente la donna al momento, in cui ella dà l’ e-
atremo addio al marito : dall* altro lato il genio malo,
posto a guardia della porta infernale, ha nella destra
le forbici, colle quali recide il capello fatale 68 : non
so dire qual significato possa avere l’ altra figura sim
bolica ivi presso, nè quale arnese ella tenga sotto braccio. Molto ragguardevole è il coperchio per la
qualità e copia degli adornamenti, che fregiano il
collo e il petto delia defunta: simili affatto ai veri
gioielli e alle leggiadre suppellettili in oro finemente
lavorate» che si trovano alle volle nei sepolcri etru
schi , per rara ventura non frugati. — Casuccini.
Qualora si paragoni questo bel monumento colle
terre nere di Chiosi, dov’ è più volte figurato lo
SM
68 Vi»oa. nr. 698-99.; S tai. 11· <Syty. 1. 147.
fetesso aaggetto (lar. xxt. 9. to ) , ben ai vede qual
corso avesse fatto Γ arte provinciale nello Spazio df
più secoli. Sì quest* urna, come la precedente del pari
chiusine, ma di stile romano, piuttosto che etrusco,
spettano ad un’ età , in cui già .erano presso che tutte
cancellate nell’ Etruria, fattasi latina, le costumanze,
e le fogge auliche. Solo per tradizione ai conserva·
vano 9 come ho mostrato anche di aopra, certe ere·
denze popolari, concernenti massi reamente ai fati del·
Γ anima. Pure i simboli di queste credenze {stesse
sotto la mano degli artefici vi pigliavano tuli*altre
form e, che non le antiche, le quali troppo male
avrebbero corrisposto al genio del secolo. Qui reg
giamo in fatti simboleggiati, come anticamente, i
due contrari genj, non più sotto mostruose sembian
z e , ma umane: il * femminile, rappresa n lato vi col- l’ accesa teda, ha il costume grecizzante delle dee
vendicatrici; ciò che induce pur sempre certi enti·
quarj sistematici a tener falsamente queste figure, sì
Costanti nei 'monumenti funerei degli etruschi, per
altrettante Erinni. Ugualmente tolto dal mito grecò
delle Parche è la forbice destinata a troncare 16 stame o il capello della vita: laddove di pura antica
dottrina etrusca sono tuttavia quelle porte delle ani
m e, per le quali in passando elle doveano giungere
dopo purgazione af riposo della beatitudine. Vedi ap
presso. tav.^txv.
Altri esempi di queste trasformazioni ne1 miti antichi, e quindi nell’ a r te , traggo dalle scolture volter
rane tav. chi. e sqq.
9*
TAV. LXI.9«
Sono* ormai noti a tutti i bassi rilievi volici irt
terra cotta dipinti a vari colori, già trovati nel 1734
presso Velletri; e'pubblicati dal Becchetti. Tutta volta,
per farne qui paragone, presento in questa tavola utì
«aggio di quello stile sì naturale e sì semplice, tratto
dagli drigiaali atessi oggidì esistenti nel ' Museo Bor
bonico di Nàpoli. Vedesi num.. 1 una corsa di brgheì
altre corse di giovani armati a cavallo sono rappre
sentate num. a. 3 , · del pari allusive ai ludi festivi.
Una testa feminea al naturale con singolare accon
ciatura di càpelli num. 6 , è a neh’ ella dipinta a co
lori', e di aguale fattura volsca. Al contrario la pic
cola testina votiva in terra cotta, num. 4* , fu ri
trovata nell’ interno della Sabina.
TAY. LXI1.
i. Vedota del monumento sepolcrale detto la Cu-
catnella ®», posto nel piano di Canino, come appa
riva uel Giugno i 83o. La torre quadrata tutta di
•odo ha di presente-cirea quarautacinque palmi ro-
69 CucumeHa e Cucnunelletta (cacumen), chiamano volgarmente i paesani qualunque prominenza di terra, p monti cello, cbe c’innalzi alquanto sul piano delle loro maremme: queste masse coniche di terra, il piti delle volte ammontata sopra d’un sepolcro sotterra, erano tanti tumuli di memoria : rito consacrato fino dai tempi più rinatiti.
inani d’ altezza, ma di costruzione irregolare, benché
morata a secco: la torre laterale rotonda di , forma contea, vuota al φ dentro , è fabbricata con massi
più regolari e più grandi, e di costruzione migliore;
è credibile molto che un’ altra torre consimile esista
coperta, nel lato opposto del montichilo, non per an
cora scalzato attorno.
Il sepolcro spttoposto è di buon: fabbricato eon
grandi pietre paralel(epipedi Λ e. con ingresso fatto a
sesto acuto: il suo basamento, e il basao scaglione appresso, sono cavati nella rupe. Tutt’ intorno alla
base, di questo singolare èdifizio si veggono qua e là
avanzi d’ un muro di grandi massi, che probabilmente
ricingeva totto il fabbricato. Vedi Yom. i. p. i 4$·а.· Pianta del sepolcro inferiore suddetto.
3. Frammento listato m pietra, detta nenfro, grosse
un palmo, ritrovato con altri pezzi uguali sul posto.
4· Piccolo frammento d'un fregio fatto a stampa
di sottilissime foglie di oro aderenti a un forte stucco
nericcio, trovate in molta quantità nelf interno stesso
del monumento: le quali, come par certo, vi adorna
vano le pareti d’ nna cella sepolcrale: le foglie, d’ el-
lera e di mortella sono indizj manifesti, che .v’ era
usato rito bacchico.
5. Prospetto di tre grotte o sepolcri etruschi inca
vali nella rupe , non molto lùngi da Canino.
б. Pianta dei soddetti sepolcri.
7. Monumento etrusco circolare costruito di grossi
pezzi di travertino senza cemento, nel ljMPgo detto
J#
Λfonterozzi, distante un miglio e mezzo in circa da
Corneto, dov’ era la principale necropoli di Tarqui
nia : la parte superiore dell' edilizio vi manca del tulio.
8. Altro monumento consimile edificato come sopra, nel· luogo stesso.
g. Pianta della cella interna sepolcrale del medesimo edilizio.
10. Prospetto di un monumento etrusco con porta
«Γ ingresso, i cui stipiti reggono l'architrave sporgente
in fuori alla maniera egizia : di più due pilastri late
ra li; il tutto intagliato nella rupe. Esiste fra Monte
romano e Corneto.11. ia . Pianta e spaccato del medesimo sepolcro.
i 3. Prospetto di un altro monumento , nel luogo
istesso.
TAV. LX1II.
i . a. Pianta e veduta interna di una grotta sepol
crale etrusca situata all’ oriente di S. Maria dell’ Oliv o , nn miglio circa distante da Toscanella, antica
mente Tuscania: chiamata dai paesani Grotta della
regina.A. Ingresso della grotta esposto all’ oriente.
a. Pilastro, la cui cimasa è formata di una gola,
rovescia assai rozza, come nel dettaglio.
c. Colonna di diametro palmi a once 4 romani:
alta, compreso l’ abaco, palmi 8 once 7.
d . Colonna di diametro pai. a. once 6 : alta, com
preso Γ abaco, pai. 3 e 1/2.
T oh. III. 8
95
Queste colonne poggiano in terra sene* alcuna base':
sono di peperino, piuttosto rozze, con gti abaclii di
altezze disuguali : cioè la colonna più bassa ba l’abaco
più allo ; e viceversa la più alta ha l1 abaco minore.
e . Cunicolo attualmente interrato, per ove si passa
strisciando il ventre : l’ acqua che vi penetra e il fango
hanno impedito di visitare oltre il punto r.G. Luogo interrato, il quale era forse una camera
sepolcrale.
h. Punto nel quale è stata disegnata la veduta in
terna.
Il basso della grotta è incavato in una pietra te
nera detta tufo : lo strato superiore, cbe forma la
volta , è all* opposto di pietra calcarea, volgarmente-
chiamata scoglio a libretto.3. 4· Alzato e pianta di un sepolcro a due celle con
vestibolo.
5. Pianta di un sepolcro di forma più semplice con
suo vestibolo : di prospetto alla porta d’ ingresso nella seconda cella si alza uno zoccolo.
6. Pianta di un sepolcro maggiore atto a contenere
dieci corpi: tutt’ intorno vi sono sedili, su i quali,
come in tanti cataletti, collocavansi i corpi morti : la testa riposava sopra piccoli rialti, a guisa di origlieri,
dove sono incavate a tal uopo acconce cavità di forma
ovale.
η. 8. Alzato e pianta di un altro sepolcro mollo
singolare. Nel luogo dell’ ingresso a aveva forma cir
colare: indi per linee rette pigliava -figura quadran-
96
polare r seguono due faccie circolari, nel cui mezzo si
trova una specie di pilastro b , che le divide io due
regolari sparlimenti, i quali si presentano appunto a
rincontro dellJantico ingresso. Da imo a sommo ricorrono per tulli i Iati Unti ordini orizzontali di piccole
cavità quadrate e aguzzate alla cima, fattevi a scarpello,
Puna sopra dell1 altra.
Presso Toscanella, dalla parie di levante e mezzo
giorno, è una valle cinta di alte rupi, per cui scorre
il fiume Marta. In queste rupi stesse si veggono in*
cavate grandissimo numero di grotte, quasi che tutte
d’ una medesima forma. Variano soltanto Puna dal
l’ altra nella grandezza; nè può esservi dubbio alcuno,
che desse non facessero insieme uqa sola necropoli.
Molti sepolcri sono umili d* una sóla cameretta , con
basso zoccolo attorno: altri si compongono di due,
tre e quattro camere, benché senza ornamento interno.
I untn. 3. 4· 6 mostrano la forma più consueta di così falli sepolcri della necropoli di Tuscania, molto
simili a quelli che si trovano da per tutto nel terri*
torio adiacente. La natura della rupe, eh1 è un sasso
tenero e poroso, chiamato tufo , facilitava non poco
questi scavamenti. Il monumento num; 7. 6 è unico,
ai per la sua formai come per la bizzarria dell’ ador
namento interno: il disegno lo rappresenta tal quale
esisteva nel 1808 quando io lo visitava. — Non tengo
questi sepolcri per molto antichi: forse Tuscania ella
stessa, me lo perdonino i paesani, non potrebbe pretendere alla primitiva antichità dell· Etruria.
9»TÀV. LXTV.
Sepolcri di Tarquinia.
È la prima grotta num. i scavata come tutte l*af~
tre nel tufo, lunga e larga in quadro 72 palmi romani
per ogni lato, e alta palmi nove: il num. 2 ne mo
stra la pianta. Il soffitto è piano, diviso in tanti cas-
aettoni quadrilateri, con lunghe liste e pitture di or··
nato: ed è sostenuto da quattro piloni quadrati eoa impostatura, lasciati nel sasso medesimo per fortezza,
ciascuno de9 quali ha nove palmi per ogni lato.
Sopra una grossa intonacatura di stucco bene spia
nata, ricorre al sommo delle pareti una linea di den-
telli dipinti in prospettiva, che ne fingono la cornice.
Sotto a questa si vede una fascia, in cui sono dipinti
genj alati preposti al passaggio e alla purgazione delle
anime dopo morte.
A piè delle pareti s’ alza uno zoccolo che rigira
tuli’ in torno, sopra cui si ponevano le casse sepolcrali,
simili a quella che si vede figurata nella favola in
rame. — Sopra uno dei muri sono scritte a neri ca
ratteri molte epigrafi mortuali della famiglia tarqui
niese, Velcia, 4/1 0 3 8 } oggidì per la mas
sima parte perite.
L ’ altro sepolcro num. 3 di forma quadrata, è non
solo incavato, ma tutto scolpito a rilievo nel sasso. In
questo il soffitto è tagliato in volta piramidale, con
apertura al centro quadrata che va diminuendo a forma
di cono. Sotto il soffitto ricorre all’ intorno un fregio,
dorè sono scolpite fiere azzuffatesi in tra loro, e altre
figure simboliche num. 4 > della natura di quelle già
esposte in altri monumenti funerei.
Le. pareti sono ugualmente istoriate con figure a rilievo di grandezza naturale, ma non può ravvisarsene
in verun modo il soggetto, per essere oggidì quelle
sculture oltremodo danneggiate e guaste.
TAV. XLV.
Vedesi in questa tavola, da me per l’ innanzi pub
blicata, ciò che di più conservato appariva Tanno 1808 nel fregio dipinto del soprammentovato ipogeo num. t.
Ritornato sulla faccia del luogo nel i 83o ho ritrovato
quelle pitture stesse quasi cbe affatto cadute e smar
rite a cagione della umidità : quel eh* è peggio anche
involate a pezzi da vagheggiatori oltramontani, che
por si dicono iQtelligenti. Data opera non di meno a
rivedere e ritoccare il primo disegno dinanzi agli ori
ginali, lo produco nuovamente non solo più accurato,
ma colorito altresì come vidi dapprima il dipinto:
tutto i vero, salvo un po’ troppo di studiato nei con
torni delle figure.In tutto questo fregio si vede chiaramente espressa
per via di simboli la dottrina etrusca circa Io stato
delle anime separate dai corpi. I G enj, custodi del- Γ uomo in vita, e conduttori delle anime dopo morte,
v i sono rappresentati alati, ed hanno tutti una parti
colare foggia di calzari alti sino a mezza gamba con
99
ιοο
pendagli, simili a quelli che si veggono ritratti nelle
sculture delle urne (tav. evi. civ. cv.): nè senza ra
gione poiché il colurno, nell* antichità classica figu-
rata, è per Io più usalo in un senso correlativo alle
diviuilà infernali, alle tenebre, al sonno e alla morte·
I buonj Genj, che aveano per ufficio condurre agli' Elisi le auime pure, hanno veste succinta, e tengono
un sottile bastone nella destra : simbolo del loro mi·
nislerio sotterra : quella stessa verga con cui Plutone,
in Pindaro, pigne oltre 1’ ombre nelle dimore Stigie 7°.
Al contrario i Genj cattivi vi sono effigiali tutti neri,
armati di grossi martelli micidiali, coi quali spingono e percuotono le anime impure, che debbono conse·
gnare nel Tartaro alle Furie. Uno di essi siede guar-
diauo di una delle porte purgatorie, per le quali do
vevano passare Γ ombre nel corso della loro purifica·
zioni: secondo un antico erano otto porte: Γ ultima
di esse Γ ingresso alla vita beata 7*. Le ombre quivi
figurate veslite di bianco, cioè congiunte a un corpo
lucido, esili e magre, come le chiama Ovidio, recano
seco stesse la somiglianza dei loro corpi, e vi sono
tutte assoggettate alla medesima legge, senza distin
zione alcuna di grado : perciò l’ immagine del grande
personaggio, che siede sopra un cocchio tirato pel li-
>/o P in d ar. Ol. ìx . a . v . 8. sqq.
71 Cels. ap. Or igei*, vi. p. 2 9 0 . Diverse altre porte si distinguono ancora chiaramente nel dipinto: cosi, per conformità notabile di dottrine, si veggono nei papiri egizj porte purgatorie, ivi guardate dagli SchacaL
ΙΟΙ
mone dai due genj contrari, non ha miglior sorte de*
gli altri fantasmi che vanno a piede, e portano seco
certi attrezzi di basso mestiere, per segnale della loro
volgare condicione in vita.
Tutta la scena nel suo intero, composta di oltre
cento figure, rappresentava così seguitamente i fati dell’ anima nell’Amenti.
TAV. LXVI.
Combattimenti funerali dipinti in un fregio, che
ricorre nella parte superiore dei piloni dell’ anzidetto
sepolcro, di stile più corretto delle altre pitture: in alcuui luoghi i contorni delle figure vi sono graditi
sopra un campo nero : tal è il saggio, dato in mostra
nella tavola presente, colorilo siccome vedevasi nel 1808.
TAV. LXVII.
Sepolcri di Tarquinia aperti nel 1827 nella collina
adiacente chiamata di Monterozzi, a causa delle som
mità, o tumuli di terra ammassata, che vi si veggono
in molto numero. Quivi era la principale necropoli
di Tarquinia, distante circa un miglio dalla città, si
tuata sulla cima del colle più eminente. Questa necro
poli s’ estende pel tratto di due miglia almeno, e com
prende parecchie centinaia di sepolcri, che vi si tro
vano quasi tutti aperti per l’ innanzi, frugati e vuotati :
sicché rarissimo è rinvenirvi vasi dipinti, o altri ar
redi di vaiata, come nei sepolcri di Vulci. Buon com
penso danno bensì le pitture di alcuni di questi , ipo
gei : un saggio delle più notabili, colorite secondo gli
originali, porgo in questa tavola e nella seguente.
i. Facciata principale dirimpetto alla porta del se
polcro, la cui pianta è delineata num. 4 * H num. a
dà in dimensione maggiore una parte del fregio at
torno.V i si vede un uomo barbato, cinto di pallio sul
nudo, in atto di porgere alla dea regina dei morti
una coppa a due anse che conteneva il liquido
preparalo a libazione : un giovanetto tibicine accom-
pagoa col suono di doppia tibia il rito della sacra
offerta. La dea., nobilmente vestita e calzata alla ma
niera antica, fa gesto propizio d’ accoglimento. Le te
nie, emblema dei misteri, appese intorno sotto la cor
nice, indicano fatto sacro: ed i cavalieri ben mon
tati , cbe si ripetono più volte, apparecchio di giuo
chi festivi.
Nel doppio frontone tra il fregio e la volta, l’uno
dov’ è l’ ingresso, l’ altro di fronte all*ingresso num. i.
3, vi sono figurati mostri e fiere di più nature uni
tamente con pesci mostruosi : rappresentanze di senso
simbolico sepolcrale già dichiarato di sopra, p. 34· 39.
Num. 5. Faccia di fronte all’ ingresso di un altro
sepolcro, la cui pianta si vede num. 8.
71 Cioè di forma affatto simile a quelle tazze, che si trovano in tanto numero nei sepolcri medesimi. Vedi tav. c. a.
103
Le figure vi sono ritratte la metà io circa del na-
tarale. Due scene differenti danno tema a tutto il di
pinto: cioè un tripudio bacchico, ed un apparato di
ludi festivi. Una porta rastremata dipinta, posta in
mezzo, divide in due parti eguali la faccia qui dise
gnata. A destra di chi guarda, due figure di sesso di
verso danzano tripùdiando, accompagnate col suono
di un tibicine : la donna, presso cui sta bramosa una
cagna levriera, tiene in màno un nappo da bere : se
guono nella parete laterale, del pari tramezzata da una
porta finta, altre sette figure in piede, e in variate at
titudini , con vasi e tazze e vitte e palme in roano :
tra esse fa mostra principale un uomo barbato con
doppia benda in capo, palliato sul nudo : rappresen
tanza non dubbia di un festeggiamento baccanale.
Nel lato opposto del sepolcro a sinistra, distinto
eoo uguale simmetria di parti, si rappresentano giuo-
cbi consacrati a Bacco stesso. Il disegno num. 5 mo
stra due cavalieri già disposti alla corsa : vengono dòpo
altre due figure equestri: indi due gruppi di lottatori
al suono di un tibicine palliato. £ finalmente nei due
sodi a lato dell’ iugresso si veggono quattro figure nude,
che hanno simboli bacchici parimente. Or questi giuo
chi equestri e ginnastici sono appunto i medesimi che
Bacco aveva egli stesso instituiti, secondo la favola,
in facendo celebrare i funerali .del Suo diletto Ofelte.
Corsa di carri, corsa a piedi, pugilato col cesto, lotta,
disco e tiro 7*. D’ orìgine dunque funerea, e sacri par-
73 Non. Dionys. xxxvu. v. io4-75o.
ιο3
ticolarmente al dio delle anime, si coanpreode bene
perchè sì fatti ludi sogliono · essere la consueta deco
razione non pure dei sepolcri, ma dei rasi stessi di
pinti, che si ponevano nelle tombe allato ai corpi
morti.
Nei due frontoni tra il cornicione e la volta num. 5.
6 sono dipinte coricate eerte figure itifalliche, paniere,
leoni, cerbiatti, e altri quadrupedi e volatili, lutti al
lusivi al tema principale. Quindi non sembrami niente
dubbioso, che in tutto questo dipinto siasi voluto rap
presentare l'apparato di una preeipua solennità in onore
di Bacco, qualificato dio supremo dei morii.Questa tomba è la meno disegnata a paragone delle
altre due tarquiniesi, che qui espongo insieme j ma
le ?ince d’ assai per la singolarità delle iscrizioni etru-
•che sovrapposte a ciascuna figura, come si vede nel
disegno, benché ivi trascritte in caratteri troppo mi
nuti per necessità di proporzione. La vara forma delle
lettere di cotali leggende si ha nel facsimile iscritto
a piè della tavola. Per mio avviso elle sono per la
massima parte prenomi e cognomi.soltanto degli in
dividui della famiglia 74, cui atteneva il defunto quivi
sepolto, e che il sovvennero dei dovuti suffragj:
potrebbe essere il nome stesso della cagna diletta che
si volle pitturata nel sepolcro.
U ingresso di questa tomba era chiuso da una gran
pietra num. 7, sopra la quale in tanti quadretti sono
74 U gentilizio meno dubbio è QYO'JiH , Fclthur: Volturia.
ι<>4
scolpili alquanto rozzamente animali feroci di varia
natura, cavalli marini, sfingi, geo] alati, ed altre dif
ferenti figure simboliche ; le stesse che il lettore ha
veduto replicate sì sovente nei monumenti funerei, o
che ottimamente si confacevano quivi alla porta del,
sepolcro, come tanti emblemi di quei tremendi spirili
infernali, a’ quali era affidata, a spavento dei malvagi
viola tori, la buona guardia.
TAV. LXVIII.
Sepolcro tarquiniese, la cui pianta si vede num. 7.
Facciata a fronte dell’ ingresso num. 15 parete laterale
num. a.
Ricorre intorno sotto la volta un fregio dipinto,
alto 18 pollici incirca, in cui sono ritratte forse a
cento figure. Vi si rappresenta uno spettacolo con la
corsa delle bighe, il pugilato, la lotta ed altri esercizi
atletici, in presenza di spettatori dell’uno e dell’altro
sesso, parte sedenti sopra d’un tavolato, parte colcati di
sotto a quello. Nò vi manca il direttore o regolatore dei
giuochi, cinto del pallio, e con bacillo ginnastico in.
mano, solita insegna, degli agonoteti. Nelle pareti la
terali sotlo il fregio, lo spazio è occupato con figure
d’ ambo i sessi danzanti al suono dei flauti: danze
precipuamente comandale dal culto bacchico: di fac
cia si vede rappresentata la cena funebre, dove i
commensali, coricati sopra triclinj, tengono corona in
capo e veste cenatoria· Nè vi sono tampoco tralasciati
ιο5
i famigli serventi al convito, e il consueto tibicine 75.
Da un lato si veggono apparecchiate sopra un desco
le anfore convivali. Le oche sotto i letti triclinarj danno quivi a intendere simbolicamente che il convito
è consacrato a Bacco, il gran dio delle anime. Nel
frontone superiore fanno ornato altri due commen
sali , e due serventi alla cena A
I dettagli num. 3. 4 mostrano in maggior proporzione alcuna delle figure del fregio. Il lato interno,
ov* è l’ ingresso del sepolcro, si vede disegnato in pic
colo num. 6. Tutta la volta è disposta, ornata, e co
lorita quale si mostra num. 5.Questa è la tomba più bella, e la più ornata :· di
maniera piuttosto semplice, benché vi si trovino mo
tivi, atteggiamenti, e forme, che sentono di opere mi
gliori. Sì fatte pitture tarquiniesi non possono certo
pretendere nè a molta antichità, nè a bellezza di forme,
nè a nobiltà di stile: si facevano da artefici provin
ciali ; vi si cercava un certo effetto d'armouia nel
colorito, anziché proprietà e verità : per ciò si veg
gono i cavalli promiscuamente o di color turchino, o
rosso; le unghie loro sono verdi; le criniere d’ altro
colore. Uguali bizzarrie mostrano le figure umane,
per solo fine di accordare e armonizzare le tinte a talento del colorista 77.
75 Vedasi per confronto la scultura volterrana tav. cri.76 II vaso che si vede abbozzato di sotto le figure ritratte é
un pentimento del pittore.77 I pittori adoperavano corpi coloranti del paese, dove ab·
ιο6
f atj
I disegni che qui espongo sono stati diligentemente
condotti nel i 83o dal signore Labroust e suoi com
pagni, abili alunni dell’Accademia di Francia in Roma, alla cui gentilezza io ne sono debitore. Gli stessi tre
ipogei furono per avanti disegnati in più acconcia
proporzione dal sig. Barone di Stackelberg, per le cui
diligenze ne aspetta il pubblico la promessa pubblica
zione: e, per cosa certa, avendone io stesso veduto i
disegni colorati, ella sarà degna di quel valente ar
cheologo, non meno che del suo intelligente coopera
tore sig. Gav. Kestner. Per la cortesia di questo ono
revole signore posso intanto dare un saggio dello stile
il più corretto preso dal fregio di quelle pitture nel
sepolcro tav. lxviii, ed esattamente conforme al suo
originale: rappresenta un cavalcatore a piede, che
tiene colle lente redini il suo cavallo. V . tav. lxxiii.
3. A
bondano ocre, ossidi, e altri composti metallici, che danno grande varietà di colori minerali osservabili in questi dipinti. Massimamente ne fornisce il Monte Amiate e la Montagnola Senese: sono valutabili soprattutto il cinabro nativo di Sei- vena; la Sinopia o siliciato di ferro del Gastei del piano ; la terra gialla finissima e qnella d'ombra dello atesso paese} il bianco di creta di Pian Castagnaio; il nero di graffite ec.
78 Veggo poco ansi pubblicate per le cure dell* Instituto Archeologico tav. x x x ii . x x x m . le pitture di altre due tombe tarquiniesi più recentemente aperte. La rappresentanza loro è in tutto analoga e corrispondente alla tav. txvm. di sopra «sposta. Sì nell*una, come nell* altra, vi sono figurati uguali Cridinj con la cena funebre t i commensali uomini e donne
Sepolcro di Chiusi scoperto nel 1826.
Questo ipogeo è incavato, come tutti gli altri se«
polcri chiusini, nel tufo: è diviso in tre stanze distinte,
parimente incoronati; sonatori di tibia e di cetra; serventi alla
cenat e* per più dimostrazione vera del costume, un mobile
ani quale stanno apparecchiati in bell'ordine t vasi da vino ,
le coppe, e altre stoviglie ad uso del convito. Qui pnre sono
replicate, come nella mentovata tav. t tv u i, consimili figure
ammantate d* ambo i sessi, che saltano e ballano tripudiando
a modo dt baccanti: v*appariscono al pari tigri, pantere, e
altri animali bacchici : di più la volta del sepolcro xxxii forma
come nn solo pergolato intrecciato d'edere e di corimbi. Tutto
ciò evidentemente conferma significare queste pitture sepol
crali un apparato di festività e di'convito sacro a Bacco: al
legrezze manifestanti agli iniziati la beatitudine delle anime
belle nella vita eterna. Anche Io stile del dipinto si rassomi·
glia all’ antidetta tav. lxviii; se non che assai maggiore è
P o m ato , ed i vestimenti v'appaiono molto più guerniti di
meandri e di fregi d’ ogni maniera. La mossa delle figure è sempre artificiata e forzata ; i volti caricati ; Γ estremità so
verchiamente allungate : non poco si rassomigliano in questo
alle sculture chiusine sav. nv. lv . lviii. a, 11 che non era in
capacità di artista, sì bene nn fare imitativo di maniera an
tica , mantenutosi gran tempo nella scuola paesana. Non oc
corre il dire che di pennello etrusco, e non greco, io tengo
onninamente st fatte pitture tarquiniesi e chiusine.
Nel fregio inferiore del sepolcro xxxm si vede inoltre figu
rata la caccia di uno smisurato cinghiale inseguito da parec
chi cacciatori : tema che può aversi per allegorico , siccome
ne* bronci perugini tav. xxvm. i. Vedi p a8. 39.
io#
TAV. L i f t .
come mostra la pianta tav. l u i . i . Un vestibolo di
pinto, qui rappreeentato in prospettiva, db ingresso
per due porte rastremate a doe camere sepolcrali eoo
banchine intorno, sopra le quali si trovarono- poste
con ordine te urne cinerarie. Una porta finta pitturata
sta di fronte a quella ehe introduce nella camera la
terale. Un fregio all’ intorno con liste rosse e nere, e
nel mezzo di ciascuna parete una maschera grande gor-
gonica con lingua distesa ( tav. cu. 4 )> fanno l ’ ornamento di una di queste camere mortuali.
Α1Γ opposto il vestibolo, sì bene ornato di pitture
allegoriche, era la sala del funebre convito, dove i
parenti e gli amici solevano celebrare i dovuti ufficj,
e l’ anniversario anche della morte dei loro più cari
congiunti.
TAV. LXX
Fregio dipinto intorno l’ anzidetto vestibolo, le cui
figure maggiori hanno di altezza quattordici pollici in circa.
Nella prima scena si vede una corsa figurata di tre
bighe, una delle quali spezzata e riversata nella corsa,
gittato capo volto l’ auriga: il vincitore oltrepassa la
meta. Seguono i giuochi minori, o pedestri, inco
minciando da due pugilatori in azione eccitati alla pu
gna, secondo costume , col suono delle tibie : viene
dopo la corsa figurata per quattro giovani, appresso
de’ quali si vede il ginnaste o pedrotiba, cinto di pai·
100
n o
lio 9 con doppio bacillo in mano. L ’ azione che degne è il saltò del cavalletto formato di due bastonj posti
in bilico. Indi succede il giuoco, detto delle ascolie,
in cui il giuocante doveva saltar ritto sopra di un' otre
gonfiata, che avea levigata e sdrucciolante superficie: il
saltatore vi si mostra caduto a terra. Vengono di poi
nel cospetto di altri due instruttori, l ’ uno de*quali
distinto pel suo bacillo nodoso, gli esercizi del salto
con gli alterj; il lanciar del disco e la lotta: ivi
presso, sopra d’ una colonnetta, posa una tazza, entro
cui ponevasi l’ olio col quale i lottatori s’ ungevano
le membra. Finalmente, in preseoza di un altro so
natore di tibie, si vede il giuoco armigero della picca,
cbe facevasi votare lontano. Se in questo luogo non
mancasse parte della parete e del dipinto si avrebbe
una continuazione di altri giuochi usitati: tutti a un
modo esercizi di destrezza, di forza e di valore.
Nelle due lunette al di sopra delle porte si vede
compendiosamente figurata la cena funebre : due com
mensali vi tengono in mano, a quel cbe pare, il rhy-
ton y o solito corno potorio: ben distinto vi è il so
natore di lira; in un angolo sono visibili due mense,
Γ una apparecchiata con vasi da vino, e presso a quelle
il servente alla cena. Il guasto del dipinto non per
mette di riconoscervi altri dettagli certi.
Le pitture di questo sepolcro, molto meno valevoli
per disegno delle tarquiniesi, in luogo di essere di
stese sopra un piano di stucco, sono semplicemente
dipinte a fondo secco sopra il tufo naturale: quindi
Iti
ora mai ai trovano presso che annullate ani posto. Il
disegno che porgo, fallo al momento della scoperta ,
ne mostra una copia fedele 79.
TAV. LXXI.
i. Pianta dell’ anzidetto sepolcro chiusino.
i 3. Pianta e alzalo di un altro sepolcro* presso. Chiusi scopertovi nel 1810, fabbricato di pietre tra·
▼ertine tagliate io figore regolari , commesse insieme
senza semento. All* intorno ricorre uno - zoccolo con
tinualo, largo un braccio e alto la metà, su etti sono
posale otto urne cinerarie di travertino istoriate, con
epigrafi etnische mortuali. La porta era chluKà Ja due
imposte, parimente di travertino, che giravano sopra
cardini lasciati nelle imposte medesime , e che ioca- 1 atra vano nella soglia e nell'architrave.
4. Nuraghe A'Isili; luogo aentrale dell* isola di Sardegna. Veduta, pianta e spaccato del monumento.
Questo Nuraghe d’/*///, costrutto in pietre calcaree
di medioete grandezza, è semplice e eoo fiancheggiato
da altre torri, ό sieo 'còni laterali, come si veggono*iiW quello di' Bofg/iidà, e- parecchi ahri sparsi qUa è fò
per l’ isola. Per entrare nel Nuraghe dall'uniàa -««a'
7 9 Un altro sepolcro dipinto, non molto dissimile al presente, fi· aperto nel 1734 presso di Chiusi. Mus. Etr. Tom. in. tav. 6 . Malgrado le deformità della copia «'appariscono nondimeno fi· gunti uguali ’giùocfii alici io: singolarmente SI pugilato al suono ddlf tibie , e la ktUr in presènza Ai-. rikpMtWi^gfonosta.
T om. III. 9
u t
apertura o pori·, che trovasi inverso mezzogiorno, fa
d* uopo coricarsi a terra e strascinarsi così tatto il lungo della pietra d'architrave: passai* questa l'uomo
può reggersi in piedi. L ’ entrala, fatta in guisa di cono,
va allargandosi, ed è di grandezza e altezza sufficiente
per potere senza ostacolo penetrare nella camera in-
terna. Questa camera ha figura di cono , e .termina
presso a poco come un uovo preso nella parte più acuta. I sassi che formano questa camera vi sono di
sposti |ier linee orizzontali, e le pietre diminuiscono
dì volume a misura che vanno verso la cima. N os
vedasi in questo camerone nessuna di quelle cellette»;
che si osservano negli altri Nuraghi, ma v 'è Contro
ls parete, ed all’ altezza di più d* un' uòmo* un per
tugio, ne) quale si penetra da principio colla massima:
diiBcolik: cangiasi poi questa.apertura in und scalai a-
spirale di grandezza ed elevazione bastante da permet
ter* all'Domo, di salire facilmente sino alla .cima at
tuale del monumento, dove veggoasi vestigi di uni
camera superiore, oggi distrutta quasi totalmente.
, 11 disegno di questo Nuraghe d'Itili, è alata! preso
dal. vero nel i 83o dal sig. Cav. Alberto della Marmora ^io lo debbo al favore «Ielle atesso, mio pregiato amioQj
V«tii Tom. li. p. 43.
TAV. LXX1I.
3. 3· Facciata e fianco di uu’ urna cineraria iq terra
colla difwols a colori, ebp ha la, formi di. u« t«m->
piatto. Quivi ti distingue bene la parte sa|ieriore dì
legno, aecondochè dice Vilruvio, e come posano ì'a->
sineilo, i puntoni, e le m i , in modo cbe lo scolo
del tetto penda a «Ine acque. Vedi Tom. u. p. a$4·
l. Urna cineraria parimente in terra cotta dipinta
a vari coleri , ma di forma più ideale e capricciosa.
Furono entrambi trovate negli scavi aperti presso la
Cecina nel volterrano; oggidì esistòno nella Galleria
di Firenaè.
TAV. LXXtff.
1. Vaso in terra cotta dipinto a forma di balsama·
rio: figura nere in campo di colore cbe nel giallo ros-
aeggia : vestimenti >« ornati parte porporini, parte giallo acori. — Il colorito sì di questo, come degli
altri vasi appresso, è indicato a’ suoi luòghi nel dise
gno, -conforme agli originali, per met2o di piceoK
numeri, corria] «ondanti alla1 nostra posta in piè di
ciascuna tavola. Dì tal modo non solo si dimostrano al vero i diversi colori dei vasi, ma possono i dise
gni alesai colorirsi al naturale da chi na abbia talento.In questo singolarissimo vaso, già del museo Vi-
venato, ed ora nel museo Borbonico di Napoli, si
vede figurato il medesimo soggetto simbolico, esposto più volte nelle antiche figuline a stampa di Chiusi
(tav. xvii. 5)j e più variamente in altri montHnenli
etruschi. Qui apparisce il Genia buono chiomato, mi
trato ; e alato, vestito d’ una lunga tunica : rimuovi
ιι3
da sè, · strigqe violentemente con ambe le mani
per il collo due cigni quasi comprerò, emblemi delle
spirito malp. Le ali del benefico ente, che ai disten
dono |>er tutta la circonferenza del vaso, possono di
più significare sotto simbolo, eh1 egli abbraccia di sua
propria esseuza ogni parte del sistema creato. *
Tulli i vuoti nel campo del vaso hanno fiori ed
altri' ornali, che vi prendono-variatissime e ideali figure. QueMa foggia di adornamento è cosa .tutta pro
pria di tale specie di vasi antichissimi, che i mercanti
sogliono chiamare comunemente 'egizj, da poi che la
stessa impropria denominazione fu data loro quando
vennero la prima volta iti luoe.
a. Vaso balsamario dipinto come di sopra.Abbiamo per avveutura in questo vaso la più an
tica immagine di Bacco, quale si concepiva innanzi
die la poesia e l’ arie no abbellissero le sembianze e le forme. V ’ è rapprasentyto sÌenopogone, o sia a barba
cuneiforme, e chiomato j cinto il capo d’.uno strofi·:
tiene in maoo il cornò potorio, forma primitiva del
nappo sacro : può muoversi à fatica tanto è panciuto
e grosso; figura rozzamente tondeggiala del corpo, e
pressoché orbiculata, quale soleva darsi da («rima, per
qoricello simbolico, alle immagini elesse dèi Paleci e
Cabiri, Iu qùesto dipinto, Bacco, Cabirico egli stesso,
se ne sia in messo a due oche riite in piedi uocellq
onninamente .sabro ed emblema del nume. Tulio il
ritoiiuente· è di <pairo: ornamento. ■— . Pfvnao ' Feoli ia
Kootauii
Ii4
TAV. LXXIV.
7. Vaao gratulo a in e aow, figure nere e rosse in campo gialle.
QiiaUra i n e distinte oocàpaao la superficie intera
del vaao: n e lla u h m inferiore sono figurale di verno
qualrth di 6t#ré : nelle Superiori sfingi alifete « tramez
zate da Vicariti a y q H o amano, emblemi dell’ anima,
quali «ybggénsi. di frequente pitturati sopra le mummie
egisie. Parfeccbi capponi mostrano ancor quivi manife- sutmeuteunteroà aKuaivo al culto e ai misteri di
Baoco. — Pcesao Caudatari in Roma.
8. Vaso a un solo manico, figure nere, con rosso
c bianéo, in campo’ di color giallognolo.
Gli stessi animali, l ' oca, P emblema deH’ afaima ,
cooif nel vaso attxidetto: — Gandelori.
5. Bilsaajario, io cui è dipinto un animale mo*
struoso alato eoa testa d’ irco : simbolo non piè ve
duto in quatta specie di antichi vasi emblematici. — *
Candelora ·6« Altra balsemario d’ uguale antica maniera, in cm
saoo -ritratte due fiere, Γ una di contro ali* altra. F m
trovato in, 00 sepolcro chiusino, dove non di rado si
rinvengono vaselli con emblemi della stessa naturai
— Paolozzi in Ghiusi.
1. 2. 3. 4· Pitture di quattro vasotti d’ uguale ma
niera : le parti tratteggiate nel disegno iadicano i l co
lor rosso sovrapposto al nero.
Questi vasi dd museo Blacas furono eoo altri molli
somiglianti trovati negli *ca vantanti aperti, son pochi
anni, presso di Nola. Per cotiHescendeiiza del prò·
prietarìo gli do esattamentadelineati si mtaralt dal
Sig. Dubois Wf disegnatore del regio museo egizio in
Parigi. — Sooo della medesima -specie « 'fittan dei
vasi, cbe ai trovano in numero entro i sepolcri del- Γ Etruria di messo , esposti di sopra : ha ano i medesimi emblemi, e certamente s* appartenga*» tutti · ht»
sieste a uo’ jjieM» serie d’ idèe religiosa. R d s o is if
etrusco nella Campania; certe afetmencb di famiglie
tra l ' uno c Γ altro paese ; k usata fimqeenlazieau del
popolo 80 ; erano di fatto tonte c i use pdtenti^ ehé
«incorreva 00 a rendere coi>forme il più .«aero e più
universale costume delle genti c iv ili, qual è il santo ^itO'della sepoltura.
Noterò per ultimo, che non .tutti » vasi .dipinti
di questa foggia tanto in Etruria, ohe. neUa ; Canapa·
b ù , non sono ugualmente antichi r;pflrd>&' ritornate in mezzo più secoli dopo le ■ supérslisiooi egizi·, si fe
cero in copia vasi di stile imitstivo aulico 1 ieieou quelli appunto che ai trovano io molto uuakÀro di
terra grossa e pesante, e di.tal goffo dipinto, else non potrebbe nè pure ingandare i ' menu «aperti·1 Vedi
Tom. 11. p. 167. 367. 266.
(<2) Abbiam più volte avvertito il Lettore che * disegni di questa edizione sono di minor dimensione dc-ΙΓ edizione firijntiua.
80 Védi Tom. 1. p. 117- 122 ,
116
TAV. LXXV.
Vaio grande intero a due manichi; figure nere «
porporine in campo g ia llo .P é e k s o . Sua Era. ilCar»
dittale Pncb in Roma : segnato nei catalogo d e l : Pr.
d i'C en in o, num. 1.540.
Primo quadro A.T ra personaggi· ricca mente Toltili d ilu n g a fuoibA
e di paNia.fierilo, con benda in capi») grati dipoer linrinta e d^anni, muòvono u·.gióvane feroe e gtor riosa impresa. Uno di essi per simbolo del. premio eterno d etta to g li dai fali, gli porge innanzi αα bai* aanonfio* · palla ('vedi tav. lxxxu-. 4 )· L ’ ero· arnaatf d’ cfauo, idi catan a , di. gambali, di. spada e scudo^ cbe ka ! per (divisa un serpente fallo vi a tutto rilievo^ a·’ inoqtnaiioa con atto» e .passi di spedltb guerrìcerei a Ma pog»K'i^«] dufe itgtire virili, cbe ha· breve .tuento* compagni1 di guerra o araldi suoi,, téngóno dietro con peri^im|iÌ;to<e ffawiliezta al- guerrieia.
Secondò quadro fcinai fovescio dei vaso: tìv. iaxv%
Ritorna vittorioso l’ eroe coperto della medesMN
armatura : deposto lo scudo egli tiene in cambio im
pugnato il giavellotto, cbe portò il colpo fatale. Viaue
accolto dagli stessi‘ tre personaggi, l* uno dei quali
presenta in guiderdóne la cotona, emblema della glo
ria acquistatasi col valore. 1 due seguaci del guerriere
ai ripresentauo aneli’ essi in iscena.I due minori quadri.sopra il colio del vaso, cia
scuno con tre ligure, souo episodici. Nello spazio
« iS
eolio i manichi vederi aitai sRrtge alata da un lato, conveniente simbolo di prudenza e di forza : nell’ al· tro tina piccola figura virile. Sotto il piede del vaso i graffila la-««fra delineata.
II'ptem io dovuto alla virtù, ao*l in fucata vita, come nell* al ira , sembra dunque, sotto· forata mito* logica e simbolica, easeve il tema di questo dipintoa‘. Che Γ erae effigialo ( pooo rileva Γ tadivUnairl· per nome) sia quiviona sola e unica persona, io ipoatra nò» tanto la medesinmes» dell’ armatola, -quanto la cenrvetla, ’■ dhe > nell* uno a nell1 altro quadra il preoom «m ìo··, simbolo'.della divinidi à sepraptaiai «a*» f**eam b o i capi introdotti nell'asione hanno* dovuta avervi, secondo eoslume, senso simbolico.! Per aug-* giare kienliU dèi latto si ripetono al paci -o»|ristesso ηκίηκαίΟ' scrii’ 'una e n&JI’ qllr» scena iti ère· peno* uaggi ainiuni |«οάιotori dell’ impresa. L i·· pu|gnas«t»N c* , a Cui s’ alludevedeai rappresentata Qcl va»· di’* segnato appresso tav, l^xvux: la· palesa . Γ iosego*
atessa < del· serpente poeta eopta'Jor aetido di' uno dei ohm battenti.
8t II soggetto medesimo j teppreaeàtaio afejuanto diversa· diente iu altro vaso del Pr. di Canino-- L'eroe »( riceve l ’ama*
tuia intera, asta, corazza, eLtpo e gambiere dalle qiani degli «tessi personaggi ; due di loro .gli presentano il balsamai-io d’ i*.
guaio f<inn;i ; un terzo la corona. Nei rovescio si vede tuli' ac*
nato il guerriere, che imbraccia lo scudo colla stessa divisa del serpente, in otto di fare partita; Uguale è anehfe la foggia ' dei vestimenti e del dieegao.
i. V ae· « un manico, figere pere e rosse, Pr. di
Casino.
Ercole barbalo, coperto di pplle' leonina sqpra,
breve tunica, e con gladio al fianco, tiene nella si·
niatra Parme sua piÙ Q oo rifìcaarco e saetta: esso
porge in alto riverente la destra mano a Euristeo, «•capiate leieue glorioso fati«lie, || ge.diM jcety?ha
benda purpurea in capo, *, iti Μ & ,Ιφ scettri adwfiot
«oh qn· 'tèsta di naototqne alla , cUna. Diedro Ercple
ed Euniaiao atbnoo «aetnaU ir loro respirivi Wguaei
dorifori 'o lancieri, Roma dell’autore ^t^A^IfEJlO^BSEft%. Vasof » A » manichi, figure Mwe..e r#sje, φ lu-.
eidissima .vernice· — £Jaà4eU>ri. in Uoqu*.
MeiCueto «ΕβΜΕΣ chiomato e r b a to ,, 8SPi**to ,de|) ptotaso, oon caduceo d* asta lunga nella detlrq , je alti
calcari . a la t i , . epatiche ipr hracciq ravvolto nel suo
meato . Ercole infante HEPAK4JES, eh’ egli soUnje dal
vieentimanto. di. Giunone. Da un lato, l’ us*tfi scrittone
ΚΑΔΟΣ ΗΟΠ4ΙΣ : più «otto il gentil saluto ΛΑΙΡΕΣΤ
( x*f* *> ).X Vaso grande a due au*e, figure nerqe rosse ,
carnagioni dcllè donne biacche.Due guerrieri pedoni astati combattono tra di , lerp:
nn terso guerriere caduto » tèrra vi giace moribondo,
percosso dalla dea assistente colui , ebe per impresa
multo scudo.beolieo porta un Itone, una.tasta di Me*
dota j e un serpente. Uo’ altra dea astata, aocqqrrc al·*
H9>
ΤΑΥ. L m v i
fio
l'opposto combattente: «ohi in mezzo Γ uccello se
gnale dell* augurio.' Nel rovescio di questo bellissimo Taso sono dipìnte
due Amazzoni combattenti contro di un guerriere 4 òavalìo. Candeiori.
TkV. LXXVn. LXXYIII.
Vaso grande i due manichi, figure'neroi, f)hia— ha
è purpuree. Perii in Rotea.
:Bacco,-barbate»;e chiomato, «tato 4i nobile pallio fittie-'ttella meno dèstra il eàntavo a dbe ake ab». La sua tèsta è cotonata di pampani: la cellari Λ fo gnÉ1 drgtìftoia con labbri ripiegati sufi’ eri». Fanno corteggio al burrrt le dee fignrè ammantile j Nf^aci duoi. Bacco móstra di togliere rn protezione l’ indi- Viduo,-Che sta riverente nel suo cospetto, e m odq lè sacrè parole: la cervetlh, à fui fedele campagna , e animale gratissimo a quel dio , il fa ricotto· scefe per fó stesso personaggio -eroico figurato nella tav. lxxv. Lxkvi. Una dèa non quaglicela da simbolo speciale, sta rivolta inverso il lato, dove pugnano dile guerrièri astati: l’ uno imbraecra scado beolieo; Peltro, il favorito dei numi, porla Ιό scudo mede·· simo' che ' lò ' distingue nelle due precedenti tavole.
Gli uccèlli'volanti intorno, qui stanno'per presagio
di veritum ; léddove i galli, collocati sull’ arnato ch<?
ricorre irit&fott le «me, vi simboleggiano il contra
sto e h gara. Nello spazio di eolio ai manichi una
Ili
dell· figure ritrattevi in pnpónioee mfoom Iiene <»
dmdo la corona di premia Nell* opposte hto altri due'
individui corrispondenti y socio fom •caldi' pubbli ca
lori'della vittoria. Le due figure virili ritte in piedi
palliate sul nudo, e in attitudine ansiosa dietro ·*
ciasctsno dei combatterti, μοη possono qui /appresen-" tare altri ohe i loro .compagni*
Ha esposta nel lesto Tom» li. p. 359. 1« mia ope*,
s io ·* intorno a questi skogolamsimi tasi di stile :,ar-i
«ύςο, tanto maggiormente premiabili per Γ atte, quanto
più rari. Forse sono essi altrettanti esemplari di qpei;
▼asoilaacDti vetusti per uso di sepolcri, che Strabone
chiamava neorócorintj. Il vaso tav· ixxy. 1, si pu&
avelie per .uno· de1 più antichi saggi della. piUera. fleg
Greci. Jl pittore Amasi era forse desso ua oòHbtio»
o di quella scuola. Lo stile secco, rigido, eirome?
trico, tutto convenzionale, fa pieoamente conoscere
quanto nel secondo o terso sècolo di Roma si fosse
ancora lontani nell’ Ellade dall’ idea del bello.
Afqusfnto più franco è lo stilè dei fast ttxv-txxvui:
le figure in generale vi hanno più mòto e 1 più axio
ne , benché violenta oltre il naturale. L’ occhio co
sta n temente formato nelle figure virili circolare, tfon due linguette laterali, indicanti la cttdé dell* occhio
e 11 canto lacrimale ; nelle figure femminili attuo·
gato e schiacciato oltre misura ; móstra' un metodo,
un far convenzionale proprio di uria* scuola anche
più antica} la quale fu norma allo stile di questa
sorta pitture che reggiamo nei vaai, ; Nessuna delle
IM
scultore etrasehe, -nè i boemi tosoaaici più vetusti,
hanno gli ©cèbi di quella Fatta. Un neo so cbe di
asiatico apparite· ancora odia forma, nella ricchezsa,
e nella pompa delle vestì: il manto o pallio vi Suol
essere quadrato alla marnerà lidie *», o più tòsto orien
tale: le aeconoiatnre del capo, la singolari tir dei fregi,
la foggia stessa delle armature m finemente abbellito,
che mostrano essere 4lati lavori 4 i toreotica, indicttao
pare m opere òf arte speèiatttk di maniera, al tatto
dtMoeta dàl gusto propriamente ellenico deH’ età pfr-
Aériore. Sopra'tutto notabile oélla pktara dei vasi di tale specie si è la finezza e equini lessa del lavoro in
Ogni qualunque dettaglio: nulla vi à omesso, nò pare le pi il minime cose. Contrassegno finalmente non dub
bi» della; maniera antica -sono i còntorni a graffito
a«Mi diligetftau» e leggiero.
.^AV. LOJX.
Minerva esce.pipata dal capo di Giove,. 9 impu
gna Pasta slanciandosi fuori con impeto., gri laodo terribil grido di; guerra*5. Giove sedente io trono % con predella,pot^p.i p ied itiene il folgore nella destra.; con la siniplrq; rpgge ' lo . scettro. Dietro a Giove è Qiu-
nooe con rollata corona in testa, e dietro a questa
Vulcano. Dinanzi al nume sovrano Diana llizia rac
coglie il ημο,νο, p^rto: JU Vittoria, già destinata a
83 tìlONYS. III. 61.83 Cosi la Jescme Fìduo omerico xxvni. g; e Pmbabo OL vii. 69.
«occorrere Minerva n*Ha pugna contro.i giganti, t ie f ·
in anno coroaa reggiani· : ivi assisteste è Marte *4.
TAV. LXXX.
Lo iieu o soggetto io tu o a dne manichi trovato
a Vulci. — Feoli.
i. La dea gik venuta a luce si posa armata in
grembo a Giove. Nel cospetto del nume è Diana Ili-
sia, e «n dio maschio, cinto del pallio, ina non qua·
lificato da, strabalo. D^ll’ allro lato Apollo citaredo e
Vulcano. La sedia, q sia il trono di Giove, si v«dp
ornalo di piccole statuette.
a. Lo stesso soggetto in altro vaso parimente tro
vato a Vulci. — Campanari in Roma.
Esce Minerva dalla testa di Giove: la civetta suo
proprio simbolo si (iosa sul braccio sinistro di Giove;,
cbe qui si mostra disarmalo della saetta. Apollo .ci
taredo, Hi zia 9 .Marte stanilo presenti alla, nascita
misteriosa: manca per la rottura Vulcano, .di cui fin-
84 II presente disegno i tolto al naturale aspra i frammenti d 'u o vaco di Chiusi, ivi trovalo nel i8a6 (<*). Quando vennero di
sotterra a luce noto v’ appariva, in Alt ma visibile, il braccio si· Distro alla Vittoria, forse per esservi estinto, come mostra la
tavola qui davanti agli' occhi, e nessuno, fra taqti euròpi opser-
valori, ve lo vide. Per lo contrario in altri disegni fatti tempo
dopo, e dati fuori in istampa, quel braccio vi si trova supplito
a caprìccio. Debbo perciò avvertire, che con i rottami antichi i •tato di poi malamente raffaizoaalo un vaao di fantasia , quale
si vede nella raccolta Casuccini.
(a) V. ravmleuà a pag. u6.·
n3
aero i poeti, ohe apriste il capo « Giove eoa la n * scure per comando del ηαα» H. trono di ■ Giove è aucor quivi fregiato eoa statuette e teste di leoocini ®.
TAV. LXXXI.
Vaso o idria « ire maniebi — Museo del Pr. di
Caoino.
Giove laureato e armato di folgore siede iof trono
allato di Giunone, ornata in capo della corona, e con 'asta lunga nella destra. Dietro a quelli, ritto in
piedi, sta Mercurio col solito petaso e caduceo ; indi
Bacco coronato di pam pani col cantaro a due anse
nella destra. Di faccia alle diviniti principali, le sole
sedenti in questo concilia divino, si riconosce Pro
serpina che mostra nn fiore dì granato coll' usato
rezzo; l’ altra dea, priva di simbolo, può essere
Diana. — Questo bel vaso così colorato al naturale
porge, quanto è all* arte, una giusta idea delle pitture
le più consuete nelle Ggulioe di Vulci.
TAV- LXXX1I.
Vaso a due manichi, trovato a Chiusi.
i. Achille imberbe, riverente nel cospetto della
. 85 II medesimo soggetto della nascita di Minerva, finora sì raro, (i vede ripetuto con maggior numero di figure in un grande eylix, ugualmente trovato a Vulci; oggidì esistente nel musco
Blacas. V. Pasofka , Mutét Bieca» p. 4°· Pari* 1809.
ι«4
madre, riceve da eua l’ armatura fattagli da Vulcano. Il giovine eroe con gladio o parazonio, al fianco
gik tiene in sue titani la corazza : Tetide gli presenta
l ’ elmo, fa s ta , e h) seudo poggiato in terra, di cui tocca l'alto con le somme dita della destra. Dietro
A chille, il vecchio padre Pelea, ciato il capo di
beada purpurea, s’ appoggia allo scettro.a. Nella faecia opposta del vaso si ripete il mede
simo soggetto, fuorché. Achille vi comparisce barbato :
Peleo vi porge gli schinieri. Vedasi per confronto
U f. lxxxvui. i. a.3. Altro vaso parimente trovato a Chiusi. V i sono,
rappresentale quattro figure consimili, 1‘ una dietro,
all' altra, in sito di andare a gran passo co|la chioma
sventolante : sembrano genj infernali, armati di aste
a punta, colle quali inseguono i malvagi. Sì fatte fi
gure sono molto frequenti eneo nei vasi di Vulci di
terra grossa, di grafito profondo, e di cattiva vernice,
segnali tetti di decadensa nell'arte» e di non molta
antichità. Tal è anche il. vaso che qui espongo per saggio.
4- Balsamerio a palla figurato oon i soliti animali
emhlematioi r anch’ esso di Chiosi.
TAV. LXXXHL
Anfora a due manichi, trovala negli acavi di Sari
treno presso. Chiusi.
Nella, tona superiorejsul ventre del vaso sono fi-
ιι5
!·»(!
gtirali combattimenti di guerrieri pedestri: nella· faccia-
dpposla si vede una danza di baccanti : »’ era qualche
reliquia d’ iscrizione in lettere greche. Le due soae inferiori hanno tutt’ intorno per ornato «fingi, galli, e
quadrupedi di varia natura, che sogliono accompe»
gnare qualunque tema allusivo a Bacco ed a1 suoi
misteri. Di tal qualità vasi, vere- anfore Diooisie,
moltissimi ne sodo venuti fuori della aeeropoli di Voi·
c i , e tutti con dipinti di tema bacchico, molto so
miglianti a questo di Chiusi. Della medesima forma,
e d’ uguale pittura di pennello groìsetto, sono altresì
quei vasi volcenti, in coi si veggono ritratte notturne
orgie, che haaoo congiungimenti carnali di ogni ma-' niera: vasi come dirò più sotto, non troppo antichi,
nè di buono artificio, quatito è al dipinto.
TAV. LXXXIV.
i. a. Vaso grande a due manichi, figure: nére e biauche con tinte purpuree. Sotto· il piede v’ è dipinta
in rosso la sigla delineata. — S. Era. Fesch.
Vedesi nel primo quadro Apòllo citaredo è Diana
coperta del m o d io e o a areo scitico e due frecce
nella sinistra : altre saette porta la dea nel suo tur
casso , che tiene scoperto e' sospéso dietro la schiena
per mezzo d’ una coreggiola, che le passa sul petto.
Questa nOa 'è * cèrtamente la. Diati*' CàecrMPhse ben
nota, di cui pòrgo per comparazione l’ immagine ri-
trotta in altro itile ( («v. d. i )> ma Diana ’ Artemide,
#
coltivata ma*eimameote pel l'Asia minore j ovvero, se
più aggrada, la Diana antica di Deio. Il vestiario si tanto speciale dei due divini gemelli, e la stessa loro positura immota, non possono essere fantasie dei pit
tore : bensì 1’ imitatione vera d’ un qualche idolo molto
antico di quelle deità medesime di foggia ieratica; appunto come fi vede effigiato il vetusto idolo di Mi
nerva nei vasi panatenaici. La tunica candida cbe veste Apollo poteva essere di porpora bianca
Nell’ altra faccia di questo singolarissimo vaso dubito del tema. Benché siavi stato un Apollo barbato,
venerato nella Siria, come dice Luciano *7, ο Γ au
tore più antico che ne porta il nome, pure Tessere
quest* unica figura priva della benda divina; quei ve
stiario sì molto singolare e di foggia ù nuota finalmente questa particolarità, certo non casuale, che
la lira quivi figurata tanto diligentemente dal pittore ha nove * corde, laddove quella che tocca Apollo
ne ha sette soltanto, mi ha fatto pensare ad altro
soggetto, non male confacente all'argomento princi
pale dei misteri, nè punto disdicevole a quello del
quadro pitturato nell’ altro lato. Mi pare dunque rico
noscervi Orfeo, il figlio d’ Eagro e della musa Cal
liope, che per altra tradizione di volgala da poeti di*
cevasi pure genito di Apollo. Alunno di questo iddio
medesimo nella musica e nella poesia, n’ ebbe in
dono la lira, coi aggiunse due corde alle sette che
86 V. Amati, De restii, purpur. p. a.87 De dea Syr.
T om. IH. 10
ii?
«ver· per 1’ innanzi. Ministrò e interpetre degli d ei,
come lo chiama Orazio 88, si vede quivi nella sua .
qualità di Pontefice parato delPamraanto sacerdotale *9.
Come insegnatore dei misteri di Bacco, e massima·
itiente della dottrina dell* Èrebo ai Greci, la sua pre-
senza in questi vasi di rito funereo è nn simbolo convenientissimo delia istituitone di quei sacri arcani,
che aveano per iscopo espiare i peccati, purificare i colpevoli, e placare insieme gli dei sdegnati. Le sfingi
finalmente, situate sul capitello delle due colonne
doriche, simboleggiano bene la recondita sapienza dei
comunicati misteri.
3. 4· Vaso grande a due manichi bene ornato, «otto il cui piede sono graffite le due lettere segnate. — · S. JSm. Fesch.
Nel quadro primo Mercurio, Apollo musico col
cavriuolo appresso, e Diana Artemide, vi sono ot
timamente simboleggiati con i suoi propri sìmboli. In mezzo di loro due grandi uccelli a testa umana
virile e femminile le cui ali hanno la forma emble
matica di due smisurati occhioni.
Questo strano simbolo s'osserva frequentissimo nei
vasi di Vaici : più volte lo vidi anche in frammenti
di vasi chiusini. La frequenza n'addita per certo
l'importanza. Sì fatto emblema, o geroglifico che
88 Saeer interpretque deorum. De or. poet. 3g i.
89 E senza dubbio cosa accidentale, ma tuttavia notabile, che i preti della Chiesa orientale adoperino per proprio rito paramenti quadrati di quella foggia.
ta8
is jaia, βαοΙ esser lettipre composto di Aie grandissimi occhi no«i gtfe umani, «na mostfoosi e spaventosi, con
popi Ila nerissima sopra un batto corrispondente bianco,
talvolta come turchiniccio} e con lunghi sopraccigli
levati. Alle volte le due sopracciglia é gli occhioni st veggono bene afltgurati insieme co| tratto del naso
( tav. xcix. a. ) , sicché non può dubitarsi che il tutto
non sia emblema di nn volto spaventevole 9». Per mio avviso con cotesto geroglifico figurativo si rap-*
presentava eompeodiosament*%acco infernale: o siisi quell* stessa immagine gorgonica mostruosa e teni
bile cbe s» vede figurata le mille volte si nei vasi dl·*
pinti, ά nelle figaline di Chiusi, sì nei bronzi etru
schi , e sempre con allusione evidente al dio signore
e giudice delle anime. Vedi tav. cn.Or cotesto emblema convenzionale degli occhioni
ponevasi dagli artisti, come si vede, nel vasellame
quale acconcia ornativa, ovunque lo spazio il per-
mettesse: soprattutto nelle pittore cPogni maniera di vasi che hanno tema allusivo a Bacco ed ai misteri,
siccome ciascuno può riconoscere da se per queste
mie tavole, cbe ne mostrano saggi s soffio tenia. Nella
pittura per tanto del vaso qui sotto gli occhi, le due
principali figure di doppia natura, portanti corona
entrambi, sono il dio e la dea: Bacco e Libera: ottimamente gli sono compagni Mercurio, Apollo e
Diana. Il primo gili benemerito di Bacco infante, e
90 Vedasi per confronto Vasct Etrutques du Ph. db Carino
p i *.
i 3q
legittimo conduttore delle anime, per più mostrare
le eoe aderente a quel dio, tiene nella destra un trai·»
ciò di vile insieme col caduceo. Bacco e Apollo ger
mani aveano. tra loro anche maggiore appartenenza > tosi medeeimessa tale per coafdrmità di attribnti, che
sei tentipo antico questo due divinità non ne facevano
propria mente che una: sola, ed aveano culto comune, sul Parnaso »*. Che più ? Canta Nonnio, che Bacco, ai
collocava egli stesso in cielo allatoi di .Mercurio e di
Apollo 9». Così Diana, la quale ritenne seco Arianna
ia Nasso alla; preghiera del nonne, come narra Ome
tti 9*, ben s’ addice al Ganco della dea compagna di Bacco. Aggiungo che Diana Artemide, secondo la
dottrina orfw*> era ella stessa Proaevpma In oline
Diana e Bacco, per uguale convenienza di religioni,
avevano ciascuno templi contigui a Egina, e a Felloè iu Achsia e5.
Nella faocia opposta del vaso si ripetono .i duo
grandi emblemi divini. Nel messo Peleo rapitore di
Teli. II.capro, le pantere, i leoni, effigiati nei due
fregi superiore e inferiore attorno il ventre del vaso,
confermano l’ argomento bacchico del dipinto con questi notissimi, emblemi di episodio.
91 V edi Tom .· 11. p . a 56.
91 N om . Dioniys. x lviii. in fin.
y 3 Odyss. x i. 3a 3.
9 4 S c u o l. H esiod., Theog. a d . v . 2G8.
g ì P a u s a · . 11. 3o . , v ii. 26.
' i. s. Vaso grande a due manichi, figure nere e
bianche con tinte rosse: di sollo il piede sono dipinte in grande a color rósso le tre lettere segnate. — β . Ετη. Feseb.
Narra distesamente Nonnio 9® come Aura , figlia di
Lelanle e Peribeo 97, affaticatasi nella caccia viene a
dissetarsi ad una fontana di vion, che Bacco ha fatto scaturire dai massi : quivi' sorpresa dall· ebrietà e’ ad
dormenta la ninfa bella di Diana, che presa nel lac
cio pone finalmente al mondo due figli. Or qui ve·
desi Aura, cinta di diadema purpureo, che sostiene
nelle sue braccia i due pargoli, e li presenta a-Bacco
coronato di pampani, e qualificato insieme pel rimo
di vite e il corno potorio che regge in mano. Il gio
vine Sileno sarà ano de’ più favoriti del dio ; o Le-
neo, o Cisso ; Ampelo era gik morto innanzi la spe
dizione di Bacco nell’ Indie.La storia riferita da Nonnio 9* porta al contrario
che Aura, messi al mondo i due geaielli, ne uccide
otto, iodi si precipita nel fiume, ed è convertita in
fonte. Diana placata prende cura del figlio lasciato
da Aura : egli è Eritteo, ordinatore e capo dei misteri
di Bacco in Eieusi. Beo dunque il tutto si riferisce
al Bacco primigenio o Zagreo dei misteri.
96 Dionys. x l t i i i. 614* *<H·97 Idem v.g8 uviu. T, ga3*935.j v. 943-968.
ι3ι
TAV. LXXXV.
Nel secondo quadro Èrcole col mostruoso cinghiale d'Erimanto in sulla spalla lo presenta ad Euristeo,
d ie si nasconde .per la paura nel doglio. Adornano il fregio superiore sei cavalcatori nudi a cavallo, e io
messo di quelli lanciatori armati di giavellotti.
3. 4* Vaso grande a due manichi, mollo adorno di fregi, ligure nere e bianche eoo tinte rosse : sotto
il piede le due lettere segnate a rosso. ;— S. Em.
Fesch.
Nel messo del primo quadro si vede ripetuto il
medesimo personaggio citaredo rappresentato tavola l x x x i v . 99. Se non dispiacque 1* ihterpetrazione
cbe ne ho data di sopra, potrebbe qui raffigurarsi di
anovo, per altro tema simbolico, Orfeo, ammaestrato dagli stessi numi inferuali nei misteri dell'Èrebo,
allora ch’ ei fece sua discesa agli inferni ,OQ. Il primo a sinistra di chi guarda è sicuramente Mercurio Cto
nio, coi piedi calzati, e con la sua ?erga in mano.
Non lia petaso in caj>o, il cbe suol essere frequenta
nelle pitture più antiche : bensì, qual conduttore delle
anime, si vede qui alato , dove che per tult* altrove
facente funzione o di semplice messaggero, o di compagno dei numi 9 si troya effigiato senz' ali. V altra
divinità a destra, benché simboleggiata col tridente
99 Non troppo diligente é il graffito di questo vaso descritto) per ciò indeterminato τί è anche il tminero delle corde nella lira.
100 Ermesujiax ap. A to v. xui. p. 597. conf. lUuottftius, EpisL
crii in fio.
ι3ι
io cambio d’ altro scettro, può essere lo stesso re dei
morti Bacco Zagreo o Plutone : finalmente le due
donne acedrate saranno Ecate e Proserpina, cbe le
auliche teogonie ben distinguono per divinità sepa
rate I*una dall’ .altra, a causa dell’ origine diversa. Cbe desse sieno dee, come le altre figure descritte
n o » veri dei, lo dimostra il diadema, distintivo sacro,
col quale beano cinta la testa; laddove Orfeo, uoaoo
mortale, è il solo iu questo colloquio che siavi privo
di bende.Ercole in quadriga retta da Iolao è il bel soggetto
nobilmente dipinto nell1 altra faccia del vaso. Nel fre
gio superiore da una banda si vede figurato Ercole
stesso combattente con l’ aiuto di Minerva: dall'altra
parte una pugna tra guerrieri pedoni e altri combat
titori . in quadriga.
Ciascuno dei vasi posti fin’ ora dinanzi agli occhi
debbe aver mostrato agl' intelligenti con quale e quanto
buon gusto siavi trattata sempre la parte ornativa. Non
parlo delle forme nobili, semplici, corrette e alle volte
grandiose del vasellame. L’ arte sola di compartire a
proposito gli ornamenti accessori quanto aia propria,
elegante, adorna, e vestita di belle fautasie, il vede
Ognuno per questi e altri moltissimi esemplari de* vasi
di Vulci, tutti più o meno fregiati con pari diligenza
e squisitezza di belli ornali.
1.33
ι34
i. 3. Vaso grande a due manichi , figure nere con
tinte purpuree : carnagioni delle donne bianche : sotto
il piede le tre lettere segnate toltevi a graffito. —
S. Em. Fesch.Bacco ammantato della sua veste basearide, e col
isolo corno potorio nella sinistra, coixfafoe seeo Li*
bera coperta d’ un ampio velo, simbolo della sua
unione col nume. La corteggiano tripudiando donne
baccanti e un coro di Sileni, taluni a lunga coda, gli
altri senza. Nel rovescio del vaso con bella e bricca
composizione di dodici figure si Vede rappresentato Ercole trionfale in quadriga, retta dal suo indivisi
bile compagno lolao : sei guerrieri pedoni, che im
bracciano scudo rotondo, stanno attorno la quadriga :
in uno degli scudi è dipinta in rosso per impresa la lettera A.
3. 4· Vaso grande a due manichi, figure nere e bianche con tinte porporiue. — Feoli,
Libera nobilmente ammantata , chiomata, e coro
nata di pampani sale au di una quadriga, cbe regge
ella stessa. Bacco ugualmente ammantato e coronato
di pampani, con tralci di vite in mano, apre egli
stesso la via dellOlimpo alla sua compagna, assistente
Mercurio con petaso e calzari. Un satiretlo o sileno
tibicine, e altri due Sileni tripudiatori fatino festa, e
danzano il cordace per letizia intorno al dio e alla dea.
Nel quadro opposto si ripresentauo ugualtneule Bacco,
TAV. LXXXVI.
Libera e Mercurio, in messo a due Sileni, uno de*
quali suona la doppia tibia.
TAV. LXXXVII.
ì. Coppa grande mollo profonda a due anse di fi
nissima terra, figure nere e purpuree ; carnagioni delle donne bianche. — Feoli.
Da un lato Peleo porta nelle sue braccia Achille
bambino per commetterne l ' educazione al centauro Cbirone , che tiene sua preda appesa ad un frassine.
La donna ammantata e velata, che segue Peleo,
debb’ essere Tetide: altre tre femmine parimente co
perte del peplo, e , siccome pare, compagne di Te
tide! stanno appresso a Chirone : una di esse ha nella
destra la corona radiata, simbolo della futura gloria
immortale del pargolo.
Nell*altro lato Bacco, maturo d’ anni e di consi
glio , siede in sedia d’ onore, incoronato di pampani,
e col corno potorio nella sinistra, qual datore agli
nomini dell'almo liquore,
Per cui parte tristezza, e spente riede.
Gli fanno corteggio quattro seguaci suoi, ammantati
e astati, e due ninfe Nisee, cbe tengono ambe le
vata in alto una corona. Un serto d’ellera ricigne in
torno per ornamento Γ orlo della coppa : sotto i ma
nichi , per altro fregio corrispondente, vi sono collo
cati i soliti uccelli acquatici attenenti a Bacco,
135
a. Nell’ interno della medesima coppa di disegno
arcaico, lavorata con diligente cura, si vede figurato;
all1 aulica Ercole vincitore di Cicno : per poveri?» d’ in
venzione nell’ arte, il pittore non ha omesso nè pure
di mostrarvi il sangue gocciolante dalle ferite del
domato figlio di Marte.
3. Coppa a due anse di minore grandezza , figure
nere e rosse sopra fondo di color biancastro: trovai*
a S. Pier rotto presso di Canino.L’ eroe quivi effigiato a cavallo, e armato di asta,
volge il passo alla meditata impresa. Lo segue il suo
buon genio colle volanti a li, portando in ciascuna
vano una. corona, qual pronostico di fama gloriosa
e di grande ventura : li due uccelli intorno vi stanno
per significazione di favorevoli augurj ; così pure il serpente, attributo caratteristico del genio venefico»
è un emblema noto di quella nuova vita felice e beata,
di cui gode il virtuoso per bene opraro al di Ib della tomba.
Questo soggetto sì confacente alla dottrina etru-
sca, quanto è al senso misterioso e morale, si trova
ripetuto spesse volte in vasellami consimili, che po-
trebbono essere, com’ io li reputò, manifattura propria
del paese, benché d’ artificio,, a dir vero, non troppo studiato.
TAV. LXXXVIII.
i. a. Vaso grande a due manichi, figure nere,, bian
che e rosse di bella vernice: sotto il piede le due
lettere segnate. : Pr. di Canino.
ι36
Tetid*! presenta a suo figlio due lunghe aste e lo
scudo, che ha per impresa il sacro tripode. Nel co*
•petto di lei Achille, con parozonio al fianco, alca
la gamba sinistra, onde applicare ad essa con am
bedue le mani una delle gambiere : I1 elmo di grave
armatura si vedo posato in terra. Appresso Achille , tutto coperto dell’ armi e impaziente dell' indugio ,
già si muove il compagno di guerra dell' eroe, ohe
mostra per impresa sopra lo scudo una protome di
tigre.
Vedasi a comparazione della tav. l x x x i i . i . a, q u a l e
progresso avesse già fatto Parte del disegno, e in* sieme quella dell1 ornato.
3. 4* Grande anfora con ventre spatioso e due brevi manichi che toccano il collo del vaso: figure
nere, biaoche e purpuree, Museo del Pr. di Cauiuo;
num. 1767 del catalogo.
Porgo in questo disegno ano de' più belli esemplari
dei vasi di premio, detti panateuaici, trovati in buoa
numero per entro i sepolcri di Vulci IQI. L’ imma
gine , ο Γ idolo stesso antico di Miuerva egidarmata,
sta in positura di vibrare la lancia: atteggiamento in
cui l’ arte vetusta soleva mettere i numi guerrieri. 1
serpenti dell’ egida divina vi sono iu grande movi·
101 Se ne contano finora forte a 5o di più grandezze tra sani e spezzati Vedi intorno a questi singolari vasi Γ accurata notizia che ne ha data il diligente e dotto Sig. Prof. O. G m u o «egli Annali dclTIttii. ArchcoL T. 11. p. 309. xjfj. j con le figure aq*
Desse tav, 1x1. sxu.
i3jr
mento. Tiene la dea per impresa dello scudo una
Gorgone, la quale noti ho visla mai ritratta iu questi
▼osi sopra dell’ egida. L'immagine è posta io mezzo
di due colono e doriche, sopra le quali si posa un
gallo; simbolo ben confacente alle gare degli atleti:
bepsì per la pittura di nn vaso istoriato del museo Borbonico si vede che cotesti galli, situati sul capitello d’ una colonna, erano anche veri bersagli appa
recchiati per il giuoco del dardo IO*. £ tal era in fatti uno dei certami di premio. Fra i giuochi che Bacco
instituisce, e fa celebrare in onore del defunto Ofelte,
Γ ultimo è il tiro alla colomba posta nel più alto d’ un grande albero
La iscrizione di premio ΤΟΝΑΘΕΝΕΘΕΝΑΘΛΟΝ è sem
pre uniforme, come in questo vaso.
- Nel rovescio quattro atleti barbati e nudi scorrono
lo stadio a tutta corsa : il primo di essi, già vinci
tore , oltrepassa col piè sinistro la meta.
Altri vasi hanno parimente istoriati altri giuochi atletici : corsa delle quadrighe, corsa a cavallo, pu
gilato, salto, ed altri esercizi del pentatlo. Tutti giuo
chi originalmente di rito funereo, che si dicevano io-
Slituiti da Bacco io4. Ed ecco il perchè taluni di sì
fatti vasi hanno anche figure e simboli manifestameute allusivi al culto di Bacco, e a'suoi divini misteri:
talvolta Bacco stesso, e Bacco e Libera vi sono ef-
ιο ί Mus. Borbonico. Voi. vii. tar. i li . io3 Noni»., Dionys, ixviu 705-745. jt>4 Vedi sopra p. iq3.
>38
figì a ti in mezzo delle due colonne con sovrapposti
galli: talora in luogo di galli vi sono collocate pantere, col solo idolo di Minerva nel mezzo: diino·
stranza che il culto medesimo della dea , tutrice dei virtuosi, aveva non dubbiamente corrispondenza mi
stica con quello di Bacco; ciò che si conferma an
cora per altri monumenti. Questa sorte vasi erano
probabilmente doni di private persone, che si face·
vano per le feste di Bacco solennizzate nell1 Etru
ria ,o5. Chi vorrebbe credere in fatti cbe a V ulci,
etrusca citili, fossero tanti vincitori alle feste attiche
di Minerva, quanti sono i vasi finora trovati ne1 suoi sepolcri, e tulli quelli che forse in maggior numero
etmano riposti ancora sotterra ? A me pare più ragio?
nevole cosa , che questi vasi di premio, simbolo di virtù e di valore, fossero posti unicamente nelle tombe
per motivo di religione, e insieme per onoranza del-
l ’ estinto, siccome ho detto nel testo Tom. a. p. *54· * 55. »*.
5. Vaso grande a due manichi, figure nere, bianche
e rosse, di bellrf e ricca composizioue. — Caodelori.
105 Vedi le pitture de* sepolcri di Tarquinia e di Vulci tav. lxvu.
lxviu. LX1X.
106 Ciò era scrìtto quando mi cadde sotto gli occhi la disseti, del Prof. Boxata, unita al programma della Università di Beo fino per l'anno i83i- i83a. Ed ora io mi compiaccio di trovarmi nella sostanza delle cose di uno stesso avviso con qu?l grande
maestro, che altaraeute onoro. Per la di lui sagace penetrazione si fa di più manifesto, che questi nostri vasi, detti panatenaid,
non corrispondono in tenuta alla misura attica, uè potevano con
tenere l’ olio minervale secondo il rito d’Atene.
i39
Minerva astata tiene avviota in lacci la Gorgone di*
batteiitesi colle ali, benché prostrata, al momento in
cui Perseo coperto del petaso, o cappello da viaggio,
le ha reciso colF arpe il capo, g ii riposto entro la
cibisi, che esso tiene sospesa al braccio sinistro.
6. Nella faccia opposta del vaso, Enea per la caduta di Troja prende la fuga tntt’ armato col vecchio padre Anchise in sulle spalle. Lo precedono la mo
glie Creusa e il figlio Ascanio : un altro giovinetto
tien dietro a Eoea, al momento eh1 ei sta |>er sepa*
rarsi da un’ altra sua donna, e dirle a dio.
Ho veduto questo medesimo soggetto replicato piò
volte in altri vasi 'di V ulci, ma sempre ritratto con qualche diversità di personaggi: il cbe non fa mara
viglia , sapendosi cbe il fatto della fuga d* Enea era
stato narrato molto diversamente da Aretino di Mileto
poeta ciclico, da Stesicoro, da Sofocle nel Lacoonte,
e da altri ancora xo7. Perciò nel vaso pubblicato dal
eh. Sig. Panofka ,o9 si veggono bensì due figli d’ Enea
con Acale, ma non due spose : all1 opposto in quello
per avanti edito da Tiachbein ( iv. tav. 60 ) vv appa
riscono le due donne insieme, e di più Acate.
7. 8. Vasello a un mauico perpendicolare, o sia
un Procoo, figure nere, bianche e rosse, di bella ver
nice e di fino graffito. — Candelori.
Combattimento d’ Èrcole e di Apollo disputanti»!
tra loro i’1 sacro tripode : simbolo della gran lotta fra
10 7 D io itts . 1. 48.
108 Vosi di premio, tav. iv.
f4o
«<«
1« vecchia e la nuora religione solare. Nell’ altro lato
Minerva e Mercurio assistono a quel contrasto divino,
<ftmi eccitatori e partigiani : la prima annata di lancia
e scudo, dov’è figuralo per impresa il tripode stesso:
Mercurio. vi è barbato, coperto del pelaso, cinto
della clamide, e con la sua verga o scettro polente
in roano.
T à V . L XXXIX.
Grande idria a tre manichi, figure nere, bianche ·
purpuree, di bella vernice, e di molto fine gradito.
— S. Em. Fescb. Catalogo del Pr.di Canino num. i635.
Quadro mitologico principale.
Ercole ΗΕΡΑΚΛΕΣ barbato, cinto il capo dello atro-
fio, si riposa semicolco col destro ginocchio rialzato
•opra di un adorno triclinio: tiene dinanzi la mensa
apparecchiata di ciba e del cantaro a due anse. Mi·
nerva ΑΘΕΝΑΙΑ regge con ambe le mani una co·
rotta, che va ponendo ella stessa in capo d’ Ercole,
qoal premio della meritatasi immortalili! : al fianoo
di Minerva è Mercurio ΗΕΡΜΕΣ, uguale proteggitore dell' eroe tebano. Incontro a lui sta ritta in piedi la
madre A’Icmena λΛΚΜΕΝΕ , che mostra compiacersi della beatitudine del figlio. Come fatte inutili si veg
gono posate in terra la clava e il carchesio; appese
la pelle leonina e la spada. Sì fattamente il pittore,
intendeva di rappresentare Ercole divinizzato.
Nel quadro episodico superiore, Ercole ΗΕΡΑΚΛΕΓ
ί Ί
uccide il leone neitieo con l’ assistenza di Minerva
ΑΘΕΝΑΙΑ· Dall' altro lato, lolao ΕΙΟΛΕΟΣ sedente tiene levata in alto la clava del domator dei mostri, il cui
turcasso e il gladio stanno ivi preparati al bisogno.
La caccia d’ un cervo inseguito da due cacciatori a cavallo, e da due pedoni, fa il soggetto accessorio del vago quadretto inferiore.
Non occorre dire cbe tutto è greco nella pittura di
questo bellissimo vaso : il cui stile mostra un' arte già
molto avanzata è migliorata, bencbè ritenga ancora
non poco del disegno aspro e secco della prima ma
niera. Ercole nelle pitture più antiche dei vasi, come
nei bronzi etruschi, si vede sempre armalo di gla
dio : qui comparisce anco la clava, la quale, codi* è
noto, gli fu data primieramente ne’ suoi versi da Ste-
sicoro, che morì intorno al 200 di Roma. E questo
aucora , se male non m’ appongo J esser può norma
a ben. giudicare questo vaso fattura del terzo o quarto secolo.
TAV. XC.
1. Coppa a due anse, figure gialle sopra fondo
nero. — S. Em. Fesch. Catalogo del Pr. di Canino
num. 572.
Nell· esterno da un Iato Ercole, già ferito nel pet
to, per insidia, dinanzi al sanguinoso altare, uccide
con la sua clava Busiride, eh* ei tiene stretto per la
gola, e col capo intriso di sangue. Quattro assistenti
•1Γa fe , incoronati e [tarati coll'abito di dllOfstrr
crtSoalorl, fbggono veloci presi da spavento cogli or-
redi del sacrifizio: Fimo tiene il coltella sacro, Γ»|·
tro il vaso da libazione: il sonatore di cetra in fug
gendo ba gettato V istrumento per terra : dalFaltra
parte s'allontana il tibicine portando alla bocca F u
sata coreggiola dei flauti· Di sopra sta scritto il ttoine
del facitore ΠΤΘΟΝ ΕΠΟΙΕ2ΕΝ.
N dF altro lato esterno, tre figure virili riposano colcate ciascuna sopra iin triclinio distinto: presso di loro un giovanetto mesce da bere, ed una vaga ae-
natrice suona il flauto. Di più la iscrizione ΕΠΙΚΤΒ-
TOX ΕΓΡΑΦΪΕΡί.Al di dentro la co p p a , una sonatrice di crotàfl sta
danzando ‘insieme oon un giovane nudoj che suona
la doppia tibia.
Questo è sicuramente uno dei più belli e rari vasi;
in cui si trovi unito insieme il nome di dite artefici:
cioè del disegnatore o pittore, e de) vasaio. Il nome
di quest’ ultimo, P ito , si trova di rado, laddove quello di Epitteto si rinviene frequente, e tutte volte
qualificato nelFisteeao modo come disegnatore, sia
che il suo nome apparisca unico, sia congiunto con
quello d’ un altro artefice *°9. 11 quadro di sopra espo
sto è più che sufficiente a dar buon noriie agli au
tori. Bene scelto è il momento detrazione, vivo il*
movimcuto delle figure, significante Γ espressione dei
109 Nd catalogo del Pi. 01 Cavwo questo mcdaiuo si trova socio di un Hischuius f num. i i i 5.
To». 111. 11
3
volti; soprattutto di grande effetto vi è il contrasto della fisionomia ideale del Tebano con i profili delle tfpte egizie , o piuttosto etiopiche. <• a. Vaso a tre manichi, figure rosee In.tfampo gialloj
$qij un quadro unico mitologico. —r Gandeiori.. , Lo stesso mito di Ercole punitore di Busiride; 1}
Tebano, coperto de(la sua leoniua e. armalo di gladio, dìi morte all’insidiatore egìzio, che invano si fa schermo di. un. arnese del sacrifizio: ferito in |lie parti del fq rpo , i'.ara è di gik.tinta del suo proprio «angue} figgono sbigottiti due ministri sacrificatomi un terzd Cqdpjtl· terra per morto. Notabili Sono <aocor qaivi le fisionomie egizie, benché più assai caricate, che oel- l'«Ititi;quadro·· pÌM vero è il. postum* sacerdotale egi- giftUQ ; ci&è poi capo ru^o e acoperto ,„e eon semplice veste di lino: agli orecchi hanno ciascuno, cerji pen*
d^nV di·, forgia: circolare. Però .nell’uno e nei!'altro quadro ivon si ravvisano per nessun, distintivo «è il tiglio, di Busiride. Anfidamo ,. nè I’ araldo Gaibes, u n ·
bedut nominati speoialmente da (Apollodoro ,to.J l ,m ilo d i Ercole, e di Busiride prese la· Sua ori
gine, «secondo Zocga I(I, dai riti e. d ille cerimonie (VufWi gj}i 'praticate in Egitto dinanzi il sepolcro di Qiiifid?. .Da ciò si comprende perchè pienamenteV ad
dica quel tema, alle pitture deHe figuline, ‘destinate, «tpim.le presenti t all'uso sepolcrale
fo o W W :' il: 5. i l . PnF.nrcYn. ■■ Frà^m. p. ι ^ i .
r i i J)e Oln\lif>c, p. 288.
112 Vedaci per confroulo d ’uoo stile di dreadenw* mcdesiipo
>44
TAV. XCI.i45
1. Vaso a un manico, figure nere, bianche e rosse.
— Pr. di Canino, num. 1755 del catalogo»
Due giovani Amazzoni ΝΟΕΟΚΤΣ» ΤΙΛΕΝΑΝΕΟΣ a cavallo, armate di scudo e di doppia lancia, col
capo coperto dell’ elmo , e con schinieri alle gambe :
sooo seguitate entrambe da due cagne ETOTME la ben odorante, ΚΑΛΕ la brava.
3. Altro vaso simile. — Pr. di Canino, num. 1796
del catalogo.
Uu citaredo nobilmente ammantato ΝΕΟΤΛΟΕΎ, cot capo cinto dello strofio, tocca le corde della lira col
plettro in mezzo a tre femmine vestite di tunica e
mauto fisse ad ascoltarlo. Una di esse OINTOH (*?) E, sta tutta intenta ; la sua compagna ΝΙΟΕΤΣ ( forse Vtfetas la nivea ) s* accosta un fiore al naso con vezzo
proprio delle ninfe : la terza donna ΕΤΟΙΛΕΤΟΣ ΚΑΛΕ
( la ben amata bella ) tiene anch? ella un fiore nella eoa destra inchinata.
Ecco esempi di quelle tali iscrizioni in greco carat
tere, molto frequenti nei vasi di V u lci, e tuttavia
ai oscure per insolito adunameoto di note, che resi
stono a qualunque tentativo sia nel pronunziarle, sia
nell’ interpetrarle coll’oso grammaticale : iscrizioni non
soggetto pitturalo sopra un vaso edito da Milligen ( Peinl. de
vases grecs, xxvni). D*assai peggiore disegno, e di esecuzione
pessima, è un frammento di vaso nel Museo Borbonico travato in Basilicata col mito stesso di Busiride. V. lutuo, Ctitalogo μ. r)tf.
pertanto mescolale alle volte con voci di significato
cerio, come in queste leggende medesime Κ«λλ, Ευοτμ*Ενψιμιτοί ?
TAV. XCII. J
Vaso a due manichi, figare nere, bianche e rosse.
Ercole col parazonio sospeso al fianco sinistro porla
lo smisurato cinghiale d1 Erimanlo al re di Micene,
che per lo spavento si cela nell’ orcio. Il fedele compagno lolao, facente ufficio di aploforo, tien seco
Γ arco scitico e la clava. Miuerva armala assiste il suo
protetto. Nel rovescio due rustici, coperti di pelle
lanosa battono un albero con lunga pertica: un terzo ne raccoglie i frulli per terra.
Parecchie volte ho visto ripresentato questo tema
rustico nel rovescio di altri vasi. Quello che ora espongo fu ritrovalo circa quindici anni addietro nelle viciuanze di Toscanella, e fu come la primizia dei
vasellami che indi appresso si sono trovati in tanto
numero nella prossima necropoli di Vulci. Io lo feci
pubblico nella seconda edizione della mia Italia tav. l x y .
Quftudo venne a luce la prima volta cotesto vaso qua
in suolo etrusco, parve cosa sì rara che fu venduto
a caro prezzo dal proprietario: passò nella raccolta
Barlboldy: di poi nel museo regio di Berlino.
TAV. XCIII.
Vaso a due manichi, figure nere, bianche e rosse.
Trovalo, come Tallio vaso descritto di sopra, circa
lo stesso tempo.
»46 *
Diomede combattente coir assistenza di Minerva. — Nrl rovescio soggetto incerto.
Queste due tavole insieme con la precedente, danno
oo saggio dello stile più consueto che vedesi nel maggior numero dei vasi ritrovatisi a Vulci: stile non
mollo coltivato, a paragone delle pitture più pregiate.
Sicuramente questi erano arredi di sepolcri meno di
spendiosi: quindi più di frequente adoperati all1 uopo.
TAV. XCIV.
Vaso a tre manichi, figure gialle in campo nero.
— Feoli.Apollo, insignito de*suoi simboli maggiori, è qui
rappresentato come il dio della luce surgente dal mare,
è assiso sopra il suo tripode alato, che lo solleva maestoso fuori dell’ onde. I delfini attorno il sacro
tripode non male lo farebbono qualificare per Apollo
Delfinio, ugualmente venerato e in Egina e in Atene ll3.
Semplice, bella, e insieme graziata è la composizione
di questo vaso di fina terra, e di lucentissima ver
nice, molto somigliante a quelli di Nola.
TAV. XCV.
Vaso grande a due manichi, figure nere, bianche e
rosse in campo giallo, tutto pitturalo all’ iotorno e
spartito in cinque zone. — Candelora.
u 3 ScgoL. Piud. Ifem. v. 81.; Pausai», i. 19.
«47
a. Da ciascuna banda due uccelli a volto nroano, emblemi consueti dell’ anima, tramezzali da Bori di
loto campanulare, simbolo della risurrezione di quella.
. b. Da un lato (grandezza deli* originale s ) (a) Ercole sterminatore dei Centauri: gli alberi e sterpi indicano
ivi ìe selve intorno Malea , dove seguì il fiero com
battimento. Nel lato opposto, Ettore armato sale con
rapido impeto sopra la sua quadriga impugnando la
spada. Andromaca e il figlio Astianatte gli dan Γ ul
timo addio. Parie il cocchio di guerra guidato dal suo
auriga per la pugna fatale, preceduto da due pedoni
armati. Gli vola intorno un uccello di funesto augu
rio. Il vecchio Priamo, in atto di pensieroso , siede in sedia simile alla curule degli Etruschi, presente
alla partenza del figlio.
c. Due sfingi alate, due grifoni, un ippocampo, e
la zuffa di una tigre contro una vacca , formano il
tenia principale: e precisamente sono questi i mede
simi simboli del dualismo, che si ripresentano più di
frequente nei monumenti propri degli Etruschi, e che
più volte ho esposti ftil. V ’ appariscono in oltre due
guerrieri coperti delΓ elmo, e con ocree alle gambe,
armati di clipeo e d’ asta in atteggiamento di vibrarla.
Voglio notare, che queste due figurine sono molto simili per fogge particolari a quelle dei· militi che si
veggono intagliate nei celebre vaso etrusco di argento
{a) la questa edizione è di dimensione alcjuauto minore*■ 14 Vedi pag. 3 ^ 3g.
già trovato in Oltiusi, ed oggidì esistente nella (3al* leria di Firenze " 5.
D. Corsa di sette hi "h e , guidate dai loro cocchieri. Piena di fuoco e di movimento è Γ azione : ben
espressa l'ansietà e la destrezza d’ ogni auriga a go
vernare il suo cocchio: naturale la velocità tè la’ gara
dèi cavalli: notabile la loro bardatura;
Tutte le figure nel disegno àono 4a metà délf.ori*^ ginale, salvò la sezione e disegnata al véiO, accioc
ché 1* osservatore posia fardi una jiiù giusta idea dello'
alile ¥i.Questo vaso è forse uno de* più singolari, e pfcàJ
rari, non già per bellezza di disegno, ma per prò·’
jrrielà di stile, che a me pare tutto etrusco: come
senza dubbio alcuno sono di foggia etrusca i ’simboli
rappresentativi. Questo dunque sdirebbe un vaao di ar
tefice paesano, dipinto al tempo in cui Parte etni
sca già principiava a trattare istorie greche, come
mostra il fatto iliaco introdottovi' per solo episodio:
il qoale, se non ha eleganza ellenica, non manca tut
tavia di' verità, nè di certa espressióne d’ affetti. Mol
tissimi altri vasi di uguale creta, e di fattura e stile
conforme, se non di più accorato disegno, ho veduto
tra quelli ritrovati a Vulci: il carattere pronunziatis-
simo di stile etrusco che hatinb tutti quanti, e la tìtt-,
tura stessa dei simboli ritratti, nón ‘ (hi faotio poeto
115 V. Dempstbr! ta*. 77. 78.(λ) V. l’ avvertenza a pag. 1
'4o
ifo
diftftiire, che dessi non sieoo geaeraliaeMe veri vasi etruschi di manifattura locale.
TAV. XCVI.
I. In questa rarissima tazza del museo privato dei
Sig. Pr. di Canino, figure nere, bianche e pavonazse,
si rappi esenta al vero un convoglio funebre.
A sinistra di chi guarda si vede la porta della terra,
d* onde è uscito il convoglio per accompagnare il
morto alla destinatagli sepoltura. Cinque 6gure miti*
tari armate d'elmo e di clipeo, con lancia abbassata,
seguono mesti il carro funebre tirato da due mule.
Sul carro sta disteso il defunto barbnlo coperto di
una coltre con volto scoperto, e con acconcio orna»
mento in lesta, che può essere il serto funebre. Due
giovanetti d1 ambo i sessi > che vogliono aversi per figli, stanno sedenti dall'uno e dall'altro lato* sopra
il feretro custodi del corpo, seguitato appresso da
u»o de' più prossimi parenti cinto del pallio» e in at*
teggiameuto di duolo. Cli va dietro il tibicine con due
tibie alla bocca, consueto accompagnatore dei fune·
rati. Due prefiche fanno il tribolo piangendo. Ivi presso
è.il luogo della sepoltura*, vi si vede bene figurata la
porla stessa della grotta con alberi attorno, indicanti sito campestre., Vedi tav, ivi. i. 2.
a. Vaso grande a due manichi a colonnelle, forma
nou consueta tra i volcenti; figure nere, rosse e bian
che. — Pr. di Canino.
ι?ι
Sacrifizio di vera costume a Priapo. Dinanzi l ’Erme
del dio, uno dei sacrificanti taglia col coltello le vi·
■cere della vittima apparecchiate sopra un desco: al
di sotto si vede messo per terra il capo reciso di un
capro, e il calino entro cui raccoglieva*! il sangue
dell'ostia: le due cosce divise dell'animale immolato stanno appese io alto alla parete insieme con una
viUa o benda, simbolo di rito e luogo sacro. L’ altro
sacrificatore di feccia all'ara solleva tra fiammante
fuoco con una lingula il viscere dejla vittima per me
glio esplorarlo, vietando la religione il toccai lo colle mani.
Nel rovescio due guerrieri pedoni combattenti.
Questo vaso, il quale conteneva le ceneri del morto,
fu trovato chioso dentro una cassa di pietra del paese
o sia di neofro, che formava da per se una tomba.
V ’ erano chiusi parimente un solo balsamario di ala·
basirò e una coppa di.terra da libazione, che ave·
▼ano servito ambedue al rito funereo.
3. Vaso a due manichi, figure gialle in cam|>o nera
— · Pr. di Canino.
Ritto su di un’ altura in-sito campestre vedesi un
Erme di Priapo^ custode dei luoghi colti. Un Fauno
barbato gli passa dioanzi, avente un ligone o altro
strumento rusticule in mano. Vedi tav. exiv. a. 3.
4. Tazza senza manico, figure nere, bianche e pa-
vonazze. — Pr. di Canioo.Due figure giovanili alate, con un ginocchio pie
gato a terra combattono l ' una conlro Γ altra armale
d1 arco e di clava. AI loro fianoo una sfinge alata e un Icone. ' >
5. Piccolo balsamario , figure nere e rosse. — Gari- delori.
Genio alato con ali distese, e un' oca da presso.
Vedi tav. xcix. io.Produco in questa tavola altri esemplari di vasi
che possono aversi meno dubbiamente per· etruschi
Tal è per fermo la tazza ov’ è figurato il convoglio
funebre : scena al tutto locale e conforme al costume
etrusco. Le figure virili ben barbale mostrano di più
con certezza, che I* uso della barba era tutt’ ora Co
mune in Etruria all’ epoca di quel dipinto : uso che
si mantenne anche in Roma fino alla metk del quinto
secolo ,l6. *— Il dipinto figurato num. 4· ripresenta la solita scena dei due genj buono e inalò contrastanti fra loro: benché quivi si veda bene a proposito come
il simbolo andava alterandosi dalle sue primitive fògge
per fatto degli artefici, pigliando forme che sentono sì
visibilmente della maniera secondaria dell’arte. Quella
clava, nè quell’ arco scitico , non sono affatto del pri-
roo mito. Mostrerò appresso quanto più maggiormente
l ’ arte grecizzante cangiasse di poi in opere di scul
tura le forme antiche.
TAV. XCVII.
Coppa grande a due anse di argilla piuttosto grave
116 Vedi Tom. u. p. 206. in oltre p. 266. 267.
153
color biancastro : figure dipinte a più colorì ; bianco,
rossigno, e verde olivastro.
Uu gran tendone sospeso e legato con funi mostra
che la scena qui rappreseotata si passa allo scoperto In
campagna aperta. Siede il padrone Arcesilao ΛΡΚΕΣΙΛΛΣ su di una sedia, che ha per ornamento abbasso una
pantera bacchica. Desso è barbato, con capelli in sulla
fronte inanellati e chioma prolissa: tiene il capo co
perto di un cappello di forma singolare, e nella de
atra uno scettro o bastone cbe termina a guisa di Gore
(T ed i tav. xx^ 4·)·* Per veste una lunga tunica e manto posato sulle braccia ; con calzari a punta (tirrenici) d' alte suola.
Un ministro principale ΙΟΨΟΡΤΟΣ sta da presso al pa
drone favellando seco lui: un altro ministro ΛΘΜΟΣ
(mancano due lettere per rottura al piede ; forse
ΣΤΑΘΜΟί) guarda al bacino della stadera, dov’ è posto
il frumento insaccato per pesarlo ; due servi, Γ uno
OPTXO ( ογνχος ) sta legando con funicelle un sacco gik ripieno del frumento, che si vede ammontato qua e III
per terra: Γ altro ΙΡΜΟΦΟΡΟΣ porta in spalla un altro
sacco legato per porlo sulla stadera. Un pesatore
2 Λ1Τ0 ΜΛΧ0 Σ bada al peso, guardando attentamente
alla linguetta. Sul bacino sinistro della stadera sono
i pesi sovrapposti Puno all’ altro: paiono pezzi di
pietra, usanza antica, per essere nel dipinto figurati informi e di colore biancastro.
La lucertola ritratta a sinistra di chi guarda mostra
cbe la scena ha quivi luogo in stagioue estiva: coat
i54 e . :la natura degli uccelli, e animali dipinti nella parte
superiore, indicano bene la qualità del paese marem
mano dove si è fatta la messe.‘Nel piano inferiore si vede rappresentato il gra
naio. Il custode ΦΙΛΑ.ΚΟΣ siede alla porta : due servi, Testiti come tutti gli altri con veste corta sino alle
ginocchia, portano un sacco ciascuno in spalla per
ammontarli nel granaio: uno di essi ha per nome
MAEN o Maes: nome proprio servile, che si ritrova frequente in lapidi greche e latine >f7. Si osservi an
che in questo al costume: i servi, miiystri principali del signore, portano in capo un berrettino, forse di
cuoio ( galericulum ) : i servi inferiori ne sono senza.
Tutti bensì hanno i capelli corti, eccetto il padrone
che porla lunga chioma : segno precipuo d* ingenua
nascila.
Quanto è degna per il soggetto raro la pittura di questo vaso, tanto n’ è rozza l’ esecuzione e negletto
il disegno. Puossi probabilmente presumere, che siasi
qui figurata una scena locale e domestica: forse così
volle quel ricco possidente Arcesilao, (uhi sa s’ ei non
era nn greco stabilitosi in Vulci, o in altra parie
delle nostre pingui maremme sì feconde di biade?
Ecco tutta volta un nuovo esempio di vaso fabbricato
sul luogo, di speciale fattura, che sente ancor· molto del costume e del fare antico.
2. Coppa a due anse, figure gialle' in oampo nero.
— Pr. di .Canino; num. n 85 del catalogo.
117 Μα»ίί. Gbuteb. mcxivu. 8. et al.
I ssNell'interno un giovane sacrificatore tiene in eolie
fiamme delP altare una lingula, dov* è infilzato il vi
scere della vittima, eh* egli va esplorando attenta mente. Sulla faccia dell* altare è figurato un serpente:
rettile profetico, e simbolo insieme di buon augurio.
Le due palette e la capedine sono altri arredi del sa
cri G zio. Da un lato ΝΑΕΚΧΣ ( per metatesi Niafxe«): Γ altra iscrizione incerta **·.
All* esterno una saltazione bacchica di dieci giovani parte nudi, parte col manto gettato in sulla
•palla, e tutti incoronati di fiori, portano in mano o
cantaro, o corno potorio, o altri arredi del rito bacchico: so no vi attorno parecchie iscrizioni trascritte
nel citato catalogo tav. xxvn. 1 185 bis· — Pare cosa
certa che il tema della figura esposta sia il sacrificio stesso augurale, che facevasi tutte volte nelle orgie bacchiche.
3. Altra coppa a due manichi, figure gialle in campo nero. — Pr. di Canino.
Un giovane di contado vestito e calzato alla rustica,
regge sopra un bastone due panieri appesivi coll* un»
c in o , e eh’ ei va posando a terra : quel bastoncello
a* suoi piedi è senza dubbio il pedo viatorio del gio-
118 Non bisogna maravigliarti troppo delle frequenti transpo- siziooi, mutazioni, e omissioni di lettere, notate nelle leggende
dei vasi: l’ uso della regolata scrittura non era comune antica· mente: nè si fa gran torto a chi poneva tali epigrafi., fesse pureil pittore o il vasaio, credendo eh’ ei scrivesse come parlava,
senza molto curarsi delle regole dei grammatici.
vinetto: sta appeso in alto nn arnese villesco. Intorno
la solita leggenda ΗΟΠΑΙ ΚΑΛΟΣ, aggiuntavi Tattica
esclamazione NAIXI.
TAV. XCVIII.
i. Vaso a due manichi, figure nere in campo giallo: trovate a Tarquinia gib nel 1809.
.Zuffa simbolica di animali, di stile etrusco, molto
simile ai bronzi perugini esposti disopra. Vedi pag. 3o.,
66. n. a . , 75.a. Frammento di una tazza senza piede -umile a
quella figurata tav. xcix. a. Fu trovato presso Arezzo.
Vi è dipinta di etile vetusto una caccia a piccole fi-
gore nere e rosse in campo giallo di finissima creta.
3. Vaso di fina creta, figure nere, bianche e rosse. .— Candelori.
Il toro, per la massima parte dei popoli antichi,
era un emblema di gran momento, come simbolo
del sole o della forza fecondatile. Qui ne sono figu
rati tre: due bene membruti , e un torello. Uno dei
maggiori, posto sopra fallare in quell1 atteggiamento
misterioso di cozzare, vi simboleggia I’ essere suo ge
neratore. Come vittima compete ugualmente il bove a
Bacco, Minerva, Mercurio e altre divinità: la giovenca
ad Apollo **9.
4· Piccolo gotto ( cyathus ), in cui parimente sono
if6
1 1 9 A lcaeus np. P ausasi. vii. 20.
i 57*
effigiati tre tori, con altrettante figure< virili roteate,
dipinte a nero io fondo gialletto. — Pr. di Cauino.
tav. xax.
In qaeeta tavola mi sono proposto dare una serie
di vasi folcenti uniti iosieme con lo scopo principale
di porre 90U0 gli occhi dell’ osservatore le forme o più uHtate, o più rare, cbe finora siensi vedale in quei
vasellami di recente Scoperta : mostrare in olire la relazioni che queste forme hanno col soggetto del di
pinto , e coll’ oso stesso dei vasi : ed in fine perchè
pose* farsene paragone con i vasi dipinti che vpngono
della Màgna Grecia, di Sicilia, e della Campania
tuessima mente.
1. Ciotola , o piccola tazza a due alte anse di fi*
nissima argilla, con volto umano da ciascun lato. — ■ Gandelori.
Le rettezze giovanili e delicate, che sentono della
femmina, il lipo fisico, piuttosto forestiero, che no·
strale, la corona d'edera cbe tiene in capo, i del*
fini figurati nel fregio interno, lo fanno subito rico· noscere per un Bacco ancora adolescente. Gli orecchi forati fa» pensare cbe vi fossero appesi due piccoli
pendenti. — Non può vedersi vasello più leggiadro
di qiteato: il volto è del nativo color della creta ros- eipeio : gli occhi, le ciglia, la corona d’ eli era, i del
fini , vi sono dipinti finemente a nero soltanto.
a. Ciotola a due manichi terminata di aotto in
iffi
puufà. Figure nere in campo rossiccio di fini creta. —
Pr. di Cauino.Id mezzo di tralci di vile con pampani attentamente
disposti, due grandi occhioni, con corrispondenti so
pracciglia e tratto del naso, sono quivi un emblema
di Bacco, come dissi di sopra pag. 139. Due Sàtiri
in atto di correre furibondi compiono la pittura del
vaso , che si ripete tal quale dall’ altro lato.Le anse che hanno ambedue queste oiotole, e pa
recchie altre di simile forma da me vedute, mostrano
bene eh'erano fatte per servire a bere, benché mancanti di piedi per poggiarle in tavola· A questo si
suppliva mediante certi piccoli cerchielli in terra eolie
della forma che qui si vede num. 4) sopra i quali gì
posava la tazza : e sicuramente, atteso la finezsa ed
eleganza estrema di questi vasi, erasi questa una delle
fogge di bere usala alle mense convivali più squisitej
col prescritto rito di dover vuotare fino all* ultima
gocciola il recipiente.
5. 6. 7. Tazze da bere a nn manico leggerissime, di forma e tornitura tutta eleganza : figure nere, bian
che e rosse con cotorni a graffilo molto fine. — Pr· di Canino.
Nella prima, Bacco barbato orientale cinto delle sue bassaride se ne sta colcato in riposo sotto un per·
golato di v ili , con due femmine baccanti intorno.
Nell* interno , all’ attaccatura del manico, si vede
efiigialà a rilievo., con qualche lineamento dipinto, una
Leila teslinala di Bacco loro incoronalo.
Nella seconda e terza tazza si ripetono per simbolo
principale i due grandi occhioni, e )>er episodico pe*
gasi e uccelli a volto femineo , come in altri vasi.
Spesse volte il pegaso si trova effigiato anche nelle fi
guline di Chiusi (tav. xxv. a., xxvi. 5): e vi sta bene,
da per tutto come parto gorgonico.
7. Vaso grande a due manichi, ovvero anfora
Dionisia, figure nere, bianche e rosse, di creta e di
stile molto simile a quello della tav. x c v .Ia0. —* Candelora
Vedesi l’ idra a dodici teste in gran movimento,
bramosa del cibo di vivi animali, che le porge un gio
vine , cinto di breve tunica. — Nel rovescio Centauri.
dendrofori, ciascono dei quali porta nell’ altra mano
un cerbiatto.
Nella zona inferiore sfingi, leoni, tigri e altri ani
mali simbolici. Intorno al collo del vaso fiori di loto
caropanulare.
9. Anfora simile, figure nere, bianche e rosse. —
Candelori.
Due smisurati occhioni in mezzo dei quali Ercole
coperto della sua leonina, con turcasso sospeso agli
omeri, e colla sua clava nella sinistra, prende il vino
entro il doglio di Folo Centauro. Nel rovescio lo
atesso simbolo degli occhioni, e due centauri con zampe
120 Entrambi i vasi possono servire di norma all’ osservatore
per riconoscere le altre stoviglie d*uguale maniera, che porgo
nella presente tavola ed altrove.
T om. III. 12
i59
cavalline : tutt’ intorno rami di vite portanti grappoli
d’ uva. Sotto il piede la cifra delineata.
io. Anfora sim ile, figure come sopra. — Gandelori.
Un Genio bacchico con le ali volanti agli omeri
ed ai calzari, e con rami d’ ellera in mano. È veri-
simile che egli sia il Genio stesso che s’ invocava a
quelle cerimonie di baccanti.
10. bis. Nel rovescio, Ulisse legato con funicelle
sotto il ventre d’ un montone fugge Tira di Polifemo.
In altre pitture di vasi volcenti vedesi Ulisse non più
legato , ma giacente sotto il ventre del montone, ab
bracciandogli con ambe le mani il dorso, come lo de
scrive Omero.
11. Idria, figure nere, bianche e rosse. — Feoli.
Nel primo fregio sfingi alate con rami d* ellera: nel·
fregio sottoposto pegasi, e in mezzo di quelli figure
nudé virili in azione di baccanti.
8. Grande idria con quadro mitologico unico prin
cipale, figure nere, bianche e purpuree: sotto il piede
la sigla contrassegnata. —- Candelori.
Ercole citaredo sedente, coperto di pelle leonina,
col auo carchesio e la clava sospesa dietro all’ omero
sinistro, tocca le corde della lira col pletlro; fra
Tarmi d’ Èrcole è qui notabile anche lo scudo pog
giato in terra, che ha per impresa la testa d’ un toro.
Stanno ad ascoltarlo da un lato Bacco barbuto ritto
in piedi, che tiene in una mano il cantaro, nell’ al
tra rami di vite che ombreggiano il tebano eroe : le
altre sue deità protettrici Mercurio c Minerva sono
dall’ altro lato.
ι6ο
Nel quadro episodico superiore una quadriga di
guerra, con altre figure di pedoni armali.
ία. Vaso grande a un manico della forma dell'olpe
con ampio ventre ; figure nere, rosse e bianche. —-
Candelori.
Nelle sue zone superiore ed inferiore leoni, tigri,
c a p r o n i , volatili, e altre specie animali, come nei vasi
tav. l x x i v . 7. 8, cui molto rassomigliano per lo stile,
e per la qualità del dipinto. L’ ornato a squame, nel
corpo del vaso, si ripete molto spesso in questa spe
cie vasellami, anch’ essi Dionisiaci.i 3. Vasello a un manico, figure nere in campo
biancastro, di stile antico: sotto il piede una sigla.
— Candelori.Bacco, Apollo citaredo, e Mercurio, con tralci di vite
intorno.
ιφ Altro vaso a un manico, figure nere e rosse:
aotto il piede la sigla disegnata. — Candelori.
Bacco barbato con cantaro a due alte anse, e il
suo capro diletto a' piedi : tutt’ intorno per fregio tralci
di vite con grappi d’ uva, e rami d’ ellera.
15. Coppa a due manichi, figure nere, rosse e bian
che. — Candelori.
In ambo 1 lati all’ esterno due occhioni, e nel mezzo
una testa barbata con capelli prolissi, che atteso il
petaso che porta in capo ben può essere quivi Mercurio
Ctonio. Tralci, e grappoli d’ uva fanno tutto Tornato.
16. 17. Coppe a due anse, figure come sopra, della
forma e figurazione la più consueta, e con dipinto
volgare.
ι6ι
Al di fuori due grandi occhioni da ciascun lato ,
simbolo che ei trova sempre accompagnato con ani
mali appartenenti a Bacco in questa specie numerosa
di cylix: più raro è il genietto alato e la doppia
sfinge, come nel num. 17. — Nell’ interno ciascuno di
questi vasi porta dipinta a più colori la mostruosa
testa gorgonica disegnata tav. c i i . 10 .
TAV. C.
1. Vaso a due manichi alto un palmo circa, figure
rosse in campo nero. — Pr. di Canino.Diana e Àtleone. 11 pittore ha qui seguito la nar
razione d1 Euripide, che fa divorato Atteone dai cani
di Diana, per aver avuto I’ arroganza di chiamarsi
più valente cacciatore di lei. La casta dea vi tiene
pronte e preparate all’ uopo le sue proprie armi. At
teone assalito con furore da tre veltri, si difende da
quelli col suo pedo pastorale. Si paragoni lo stile, e
in un le fogge elleniche di questo quadro con lo stile
arcaico della tav. l x x x i v . i . 3.a. Tazza da bere di finissimo materiale con allo
sottopiede, da porgersi gentilmente con le due dita :
il vaso è di color nero dentro e fuori, eccetto i due
quadretti con figurine delicatissime in campo rosso di
stile arcaico. — Pr. di Canino.
Nel primo quadretto, con iscrizione, vedesi Ercole armato del solo gladio vincitore di Cicno, assistente
Mercurio: nell’ altro Ercole combattitore di Acheloo
gli schianta dal capo uno de* suoi corni.
i6a
3. Vaso a un manico di bella vernice, figure nere, bianche e rosse. — Candelori.
Creole con la eoa leonina posta ani braccio manco
a difesa, e col gladio nella destra, assale furiosamente
una figura con lunga barba cuneiforme, capellatura pro
lissa , e benda, in testa, la quale tranquilla, se ne sta
colcata ed immobile. Un genio colle ali spiegate ap
parisce librato in allo, e si frappone ai colpi di Ercole.
Non saprei a qual fatto delle Eraelee attribuire il mito con sì viva azione rappresentato in questo bel
vasello. I tralci di vite per adornamento fanno solo
pensare che desso possa avere relazione alcuna colle storie di Bacco.
4* Piattello di fina creta, figura nera in campo
giallo : finissimo è. il graffito : sull1 orlo dei piatto cor
done nero, e simile cordone nel piede. — Feoli.
Un sonatore con lunga tibia di foggia particolare.
Tiene per appoggiarla Γ usata coreggiola alla bocca :
in testa porta una berretta fatta a punta con due pendagli da ciascun lato, dove passa Γ orecchio :
tiene cinta al fianco sinistro una teca, entro cui stanno
riposti altri strumenti da fiato: il vestiario stretto alla
vita si direbbe tutto fregiato in sul drappo con •rabe
schi: non ha calzari in piede. Sicuramente questi è
un Subulo, o sonatore di tibia : coll’ istesso vestiario
da festa ho veduto ritratto in altro piattello anche un
sagittario.Parecchi piattelli consimili trovausi nel privato mu
seo del Sig. Pr. di Canino con una sola figura, tra
163
le quali talune di bizzarro significato: altre con ma
nifesta allusione alle orgie dei baccanti : per esempio
una femmina in positura molto agitata, che in cia
scuna mano tiene l ' organo della generazione 1,1 : fun
zione rituale che usavasi nelle cerimonie iniziatorie.
Voglio pure mentovare un uomo che vi sta evocando
due robusti Falli.
Questi piattelli servivano, com' io credo , ai ban
chetti notturni delle o rg ie , dappoiché per allettare
maggiore moltitudine, s’ aggiunsero alla religione di
Bacco anche i piaceri de’ cibi e del vino ***. Altri
piattelli, che si rinvengono parimente nei sepolcri, o
avevano servito come arredi della cena funebre, o
s'adoperavano all’ uopo per fare le dovute oblazioni.
Di tale specie sono quelli disegnati nella tavola ap
presso ci. 7 -11 . e tav. cu. 5.
TAV. CI.
1. Balsamario di alabastro: è certamente un vaso
egizio di forma funebre : la testa può essere d'Isideo di Alyhrì ambedue divinità infernali. — Candelori.
3. Balsamario in terra cotta pitturato e graffito di
forma animalesca, cbe mollo si rassomiglia a un Cinocefalo, grossa specie di scimmia egizia, che sim
boleggiava il dio Thotk: regge con le due zampe d’ a-
l a i T»f ytrnmas Òpj·»». conf. P io ti» . Ennead. 111. 1. vi. 19.
p. 3a i '3? 2.
3X2. LlV. XXX'X. 8 .
164
vanti un vasello circolare , sa cui è dipinta una piccola oca.
3. Balsamario d* uguale fattura avente la forma me
desima di una scimmia etiopica o egizia.
4· Balsamario a base rotonda in terra cotta dipinta a colori, e in foggia di una testa feminea, cbe ha
lunghe ciocche di capelli legati con piccole vilte o
fettucce. Le sembianze della donna , o dea che siasi,
sentono molto del tipo fisico egizio.
5. Balsamario egizio in terra cotta verniciata e di
pinta a colori. La figara può essere di Serapide.
6. Balsamario in terra cotta pitturato con ornati a
più colori j avente la forma d* una gamba umana con
piede calzato. — I mentovati cinque balsamari nel museo del Pr. di Canino.
7. 8. 9. Vaselli in terra cotta un poco greve, a
similitudine di piattello alquanto concavo, con liste
circolari nere sul foudo giallo. Hanno iscrizioni ab
breviate etnische di nomi e cognomi gentilizj, come
mostrano queste quattro leggende. La più notabile ò
quella della Gens Spurinna, casato etrusco di rag
guardevole prosapia, già cognito per molte altre iscri
zioni etru&che e latine. — Pr. di Canino.
10. 11. Piattelli in terra nera non colla con etru-
sclie iscrizioni graffite, ambo trovali di recente a
Chiusi. · <13. Vaso da bere della forma del Rhyton, imi-,
tante una coscia, gamba e piede umano, con testai
di Bacco barbato sotto l1 orlo del vaso. La correla*
165
zione simbolica della coscia con la nascita misteriosa
del nume, secondo mitologia, è qui manifesta. — lo
terra nera di Chiusi. Vedasi per coufronlo tav. xxiv· a.
13. Piccola tazza in terra nera parimente di Chiusi,
con iscrizione etrusca graffita nell’ interno n.° i3. bis.
14. Gullo in terra rossa con iscrizione etrusca sul
manico fattavi a stampa in mezzo a due marchi : no
me e contrassegni del vasaio. Questo vasello di fina
creta fu trovato a Chiusi. Nel mauico di un gatto simile del museo di Volterra, e colà trovato, si legge la medesima iscrizione etrasca Atranemi: all’ opposto
in due altri manichi Γ epigrafe stessa v’apparisce scritta
alla latiua da sinistra a destra: indizio certo di bassa
età, manifestata ancora dalla forma quadrata delle let
tere. Tutti vengono da una fabbrica stessa, che po*
leva essere aretina, e mostrano come il commercio
spandeva per un paese e l’ altro queste cercate figu*
line nostrali.
15. Iscrizione etrusca intera, graffita nel vaso tavola xxvii. 9.
16. Iscrizione etrusca graffita nel sottopiede d’un vaso
rotto già dipinto ritrovatosi a Vulci. — Candelori.
17. Iscrizione sull'orlo di un’ anfora Dionisia di
rozzo dipinto, con diverse figure di uccelli a volto
umano, simbolo consueto dell’ anima. —- Feoli.
Non posso citare fuori di questa epigrafe altre iscri
zioni per me vedute scritte a caratteri etruschi nel
corpo del vaso. Il nome di Arunte Artuhe si legge
bensì graffito nel manico di un altro vaso di volgare
ι66
pittura ( Museum Etrusque, num. i 5o o ) , e scritto
pure alla latina sotto il piede di un' anfora ( idem,
num. 17io ). Le iniziali etnische di altri non pochi
prenomi e nomi si veggono però frequentemente o
graffite, o dipinte sotto il piede di queste stoviglie:
le mie tavol* ne danno parecchi esempi, e in più
gran numero il citato Museo Etrusco del Pr. di Ca·
nino. Sono esse mollo probabilmente le iniziali del
nome stesso dei proprietari de’ vasi : più sovente que
sti nomi sono segnati con pure cifre , o con nessi e
monogrammi : talvolta vi sono contrassegni e marchj
che paiono dei vasai 5 come per esempio una tazza,
una cuspide , un serpe, o altro segnale.
Per mera singolarità del fatto voglio qui notare,
che le sigle di alcuni nobili vasi (vedi sopra tav. xxv.
xxiv. 2. e Museum Etrusque num. 172. 3o4. 338. )
sono presso che simili a quelle che si veggono figu
rate sopra le pietre messe in opera nelle mura di
Pompeja in questa forma l%\
ψ x ^tav. a i .
1. Testa gorgonica effigiata nel centro di una coppa
a due anse, figure nere le virili, bianche le muliebri,
ia 3. V edi M izo it, Ruittes de Pompei. tav. xui. p. 35.
ι67
con tinte di color pavonazzo scuro': diametro un palmo
e 4 once. — Presso Candelori.
Δ1Γ esterno due grandi occhioni da ciascun lato, in
mezzo de’ quali Bacco barbato porge il corno potorio
alla sua dea per simbolo d’ unione.
Nell’ interno, al centro, vedesi la figurata testa gor-
gonica num. 1. Le stanno intorno sette gruppi di
maschio e femmina nudi, accoppiati tra loro in diffe
renti positure e atteggiamenti. Tre piccoli bambini,
nati di quelle unioni, sono situati al lembo del vaso
in giaciture infantili. Sei figure barbate, cbe paiono
androgini, cinto il capo d’ uno strofio, stanno in piè
frapposte fra 1’ una e l’ altra coppia, come incitatori di
quelle unioni carnali : eccetto un di loro inchinato
alla sommità della testa gorgonica in atto di suppli
cazione.
In questo vaso, unico per rarità, abbiamo da un
lato chiaramente simboleggiata 1’ unione di Bacco con
la d ea, e il geroglifico stesso figuratovi di quel gran
nume del paganesimo, o sia li due grandi occhioni.
Nell’ interno i replicati accoppiamenti, e il prodotto
di quelli, mostrano Bacco autore supremo della forza
generativa della natura, il cui mistero è convenevol
mente simboleggiato dagli androgini presenti. La testa
gorgonica sannuta porge non dubbiamente il simbolo
stesso di B acco , ivi qualificato iddio degli inferni.
Questa doppia e opposta natura del nume potente si
trova qui figurata sotto attributi suoi propri : cioè
qual generatore della vita, e distruttore insieme di
iG8
quella: domma principalissimo dei misteri di Bacca
— In altre coppe somiglianti, che non vado ram*
mentendo, ho veduto dipinti uguali accoppiamenti di
maschio e femmina, sempre accompagnati col sim*
bolo terribile della testa gorgonica j o con quello de
gli occhioni: qaindi di concetto allegorico uniforme,
significativo del dio della natura intera, produttore
e rigeneratore di tutti gli enti. Una grande coppa del
Pr. di Canino, unica di tal foggia, ha per suo piede
Porgano stesso della generazione di tutto rilievo\ per
dipiuto in ambo i lati ha gli occhioni ; e in mezzo a
questi Bacco con Libera e due congiungimenti sul
letto. — ÀIP opposto in parecchie anfore Dionisie della
forma tav. xctx. 7, si trovano alle volte figurate vere
rappresentazioni d’ orgie bacchiche con mescolanza di
maschi con femmine, e con accoppiamenti sì nefandi tra l ' ebbrezza del vino, cbe non pare di troppo in-*
famata la narrazione che ha data Livio di quelle not·
turne superstizioni, già tanto radicale in Etruria, prima
cbe in Roma ,a4. Sopra questi vasi medesimi, di cui
ragiono, si trovano pure iscrizioni grecamente scritte
di costruzione inviluppala e di suoni inusitati, che dq
trascritte tav. cxvm. 3. 4* Sono esse tante invocazioni e acclamazioni al dio, voci rituali e liturgiche, che
i baccanti gridavano con clamori grandi durante le
cerimonie del sacrifizio : voci che qui nel dipinto de
scritto si tengono per esclamale dalle figure poste io
i6g
124 I«lv· 1U 1X. 8. sqq.
azione. Così per la pittura di questi vasi abbiamo
sotto gli occhi rappresentate al vivo quelle turpi sce
ne, insieme lussuriose e malvagie, che di tanto in
fettarono i domestici costumi. Per ultimo debbo no
tare , che il disegno non corretto, e la qualità del dipinto nei vasi soprammentovati, accennano decadenza notabile nell’ arte: circostanza di molto momento,
la quale viene in prova che i vasi stessi, come dissi
per avanti nel testo, non possono essere più antichi
del quinto e sèsto secolo. Vedi Tom. u. p. 266-67.
3. 3. Testa della Gorgone con la lingua tirata fuori, effigiata sopra due vasi in terra nera di Chiusi.
4. La stessa testa dipinta in grande a colori sopra
le pareti (F une camera interna del sepolcro chiusino
ta v . l x i x .
5. Piattello in terra nera trovato a Chiusi, ov’ è
graffita la testa gorgonica, con etrusca iscrizione at
torno di tema notabile: avverto soltanto che la voce
S/ll2HVtfD, Qlunsiax, o Clusinus, è gentilizio mani
festo dalla patria Clusium : più anticamente Camars :
quindi altri titoli etruschi chiusini danno il casato
dei Comari:
6. Figura intera del mostro gorgonico tratta da un
vaso chiosino in terra nera, con ali distese che si muo
vono dal petto , come nella tav. xxu.
7. Lo stesso mostro diversamente effigiato in altro
vaso chiusino.
8. Testa gorgonica sannula con due corna in fronte,
tratta da un frammento di vaso chiusino.
170
ι?ι
9’ Testa della Gorgone con due ali al capo ; fram
mento in bronzo di un arnese sacro. — Pr. di Ca
nino.10. Testa gorgonica dipinta a nero, bianco e rosso,
quale si trova effigiata nel centro della massima parte
delle coppe 6gurale tav. xcix. 16. 17.
11. Foglia d'oro coll’ impronta di una Gorgone fat
tavi a stampa : fu trovata con altre foglie simili in un
sepolcro etrusco presso di Orbitello, per ornato di
nna corona funebre in capo del morto. — Galleria di
Firenze.
ia. Foglia d’ oro con piccola testina gorgonica trovata in un sepolcro chiusino.
13. Altra foglia d’ oro con testa di Gorgone col-
Γ ali spiegate. — Galleria di Firenze.
14. Parte di nn fregio fatto a stampa in lamina di rame argentato che ricorre intorno a una cista mi
stica di bronzo, senz’ altro ornato : i mostri gorgonici
si seguono l’ uno dietro l ’ altro intrecciati con serpenti
al crine. — Pr. di Canino.
15. Testa della Gorgone con serpenti in movimento
alla chioma, frammento in bronzo. — Pr. di Canino.
La lesta della Gorgone tiene un gran posto nei
monumenti sepolcrali dell’ Etruria. Ella vi compari
sce come un simbolo primario non solo nelle opere
più vetuste, ma in quelle di minore antichità, si eoo
desse senile o dipinte. Questa tavola stessa c u , che
pongo davanti agli occhi, mostra come il simbolo
gorgonico dalle sue prime forme spaventose e ter
ribili, passò a lineamenti cbe sentono di gusto elle
nico , come il num. 9. i5 , e più visibilmente ancora in altri monumenti di più bassa età, quali sono
massimamente le sculture delle urne volterrane, o
quelle in terra cotta dipinte a più colori della re
gione di Chiusi ra5. Questa testa mostruosa ha dovuto
essere in origine un simbolo orientale, come tanti
altri d’ uguale natura. La sua propria sede era ne·
gli inferni Xft6. I Greci la chiamarono, yo yno*, indi
yofYòvtnrj come a dire un volto terribile, o altrimenti
uno spauracchio. Come tale i guerrieri la portavano
effigiata sopra gli scudi, per infondere spavento nel cuore dei nemici : l’ arte figurativa l’ appropriava col-
l’ istesso concetto alla guerriera Pallade Tritonia, po
nendo la terribile immagine o sopra l’ egida divina,
o sopra lo scudo : poscia , in età meno antica, la
fece servire alle sue ingegnose fantasie, ri presentan
dola d’ ogni maniera con forme ideali, anche nelle
opere elleniche le più perfette. All’ opposto in Etru
ria, sempre tenace nelle sue antiche credenze, si
mantenne con poca o niuna alterazione il mito pri
mitivo: e la Gorgone infernale sannuta continuò pur
sempre ad esservi V immagine simbolica la più popo
lare del dio malo, di Manto o Vedio , eh’ è quanto
dire grecamente di Bacco Ctonio o Zagreo. Sotto
i*5 Vedi Dempster. Tav. 82. 2. 83. 5.; Mus. Elr. T. 1. ta
vola 157. 5. Tom. m. tav. ιφ 3. et al.
126 Homer. Odyss. xi. 632 ; conf. Abistopu. in Ranis 480.;
Apollod. 11. 5. 12.; Virgil. vi. 289. j Sil. xiii. 587.
172
quest1 unico aspetto lo abbiamo veduto figurato in tulli
i monumenti fin1 ora esposti : non diversamente nelle
medaglie di Populonia ia7 la Gorgone, anziché per
una immagine del disco lunare, come opinava l 'E c -
k e l , si vuol riconoscere per un emblema di B acco,
il dio grande, venerato in Elruria altamente, quanto
almeno Osiride era riverito in Egitto la8. Ambedue
nature dell'anima universale del mondo, e dello spi
rilo motore delle sfere; rappresentazioni della su
prema forza generativa della natura ; divinità insieme
celesti ed infernali ; ora generatori d’ ogni eccellenza
v ita le , ora distruttori inesorabili; in somma sì pieni
di attributi e buoni e malvagi, che sopra tulli gli al
tri iddìi dell’ etrusca ed egizia mitologia venivano col
tivali dai mortali.
Qui torna a proposito ripetere ciò che dissi nel lesto
Toro. li. p. 353-54· — L 1 uso dei vasi dipinti sotlerrati
nei sepolcri appresso al morto esser derivato dal culto e
dai misteri di Bacco. L’ osservatore imparziale, non
preoccupato d’idee sistematiche, ne trova esso stesso la
prova, e insieme la conferma, negli esemplari dei vasi,
127 Vedi tav. cxv. n .
128 Al momento di porre in torchio questo foglio viene a
mia notizia opportunamente, che in una patera del Sig. Pr. O.
Gerhard, dov’ è Bacco e Semele, e in un frammento di altra
patera del Cav. Thorwaldsen, Bacco vi porta il soprannome
etrusco, ignoto per Γ innanzi, di Υ Ί 8 Y8> Phuphliuis: dal
qual titolo divino, uno dei tanti che competevasi a Bacco, non
male si può presumere che pigliasse il suo nome Populonia.
ι73
ed altri monumenti per me pubblicati, cbe pur sono
menomissima parte di quelli venuti a luce più re
centemente. Tutti gli altri vasi dipinti finora editi
per le stampe , tulli i musei dell’ Europa , fanno in
oltre certissima dimostranza che la religione ed i riti
di Bacco eono il tema più principale e frequente
delle pitture dei vasi* Ho detto altrove, Tom. 11.
p. a ia . 254*9 perchè gli argomenti eroici e gli at- letici s’ addicono anch’ essi molto bene alle onoranze
che facevansi ai morti, come simboli della sperata
beatitudine degli eroi. Nè solamente le pitture dei vasi,
ma i dipinti medesimi dei sepolcri, le sculture delle
urne, i bronzi, le patere, in breve ogni altro arredo
figurato dell’ esequie, dimostrano una medesima unica
serie d’ idee religiose, conservatesi fino all’ ultimo pe
riodo deir etrusca nazione. Che poi molta parte delle
stoviglie che si rinvengono nei sepolcri avesse servito
ai conviti funerei, e per religione si lasciasse entro
la tomba» lo fa vedere la qualità stessa di certi va*
sellamenti, tanti piattelli, tante tazze da bere, tanti
nappi bellissimi, ed altre sorta vasi puramente convivali. Splendide e costose assai erano colesle cene fu
nebri. Luciano diceva satireggiando, che i morti vi
vevano in inferno di quel che i parenti e gli amici
dissipavano nella di loro sepoltura.
Ai monumenti finora esposli mi sono ingegnato di
dare, meglio die per me si poteva , una spiegazione
piena, semplice e ragionevole, ammaestrato da lunga
esperienza, e dai molti naufragj degli sponitori, che
*74
le interpretazioni più dottoraii non sono le migliori·
Benché io riferisca buon numero delle mie spiegazioni
alla dottrina dell’ Erebo» o sia alle popolari credenze circa lo stato di una vita futura, non sarò già tacciato
per questo di essere caduto nelle fantasie di un si·
stema prefisso: il senso allegorico lo traggo da sim
boli evidenti, e dall’ uso stesso funereo dei monu
menti, tutti ritrovati entro i sepolcri allato dei corpi m orti, o contenenti il cenere di quelli. Perchè tutto
in cotesti monumenti, come più volte ho mostrato
con evidenza, s* attiene a un solo e unico ordine
<?idee predominanti, religiose insieme e morali. In
quella forma che le pitture delle mummie, le tavole
dei papiri, le stele istoriate, e generalmente i monumenti funebri degli Egizj, porgono tutti insieme sotto
variate immagini una medesima significanza d’ idee,
ed un figuramento conforme. Altri esporranno forse diversamente con dichiarazioni più soddisfacenti. Io
sarò lieto se di tal modo potrà ottenere la scienza
avanzamento e profitto.Aggiungo per ultimo che nel numero presso che
innumerabile di vasi fin’ ora trovati a Vulci non vi
mancano nè pure di quelli fregiati con belle dorature,
come si veggono talvolta in vasi della Magna Grecia.
Una coppa bellissima a due anse di tal sorta fu ri
trovata mentre io era sul posto, ed appartiene oggidì
al Pr. di Canino, fortunato possessore di parecchie
altre stoviglie d’ uguale maniera. Nell’ interno vi è
dipinta in campo bianco una Giunoue in piede con la
Tom. III. i 3
i ?5
leggenda ΗΡΑ, vestita di una tanica candida con pe
plo purpureo, il cui lembo è fregiato a palme co· lore su colore : il volto incarnato della dea è vago e
bello : il suo diadema, il monile, e lo scettro che tiene
nella destra sono a rilievo indorati con grossa foglia
d’ oro. Non può vedersi lavoro più ben finito : è inu
tile il dire che lo stile del dipinto e il gusto di sì
fatti vasi mostrano un'arte lussureggiante non cor
retta , nè troppo antica.
TAV. e ra .
i. Tazza a un alto manico, figure rosse in fondo nero, della forma medesima num. 6. tav. xcix. — Pr.
di Canino.Molto singolare, quanto nuovo e gradito, dovrà
parere all’ osservatore il tema di questo dipinto. Vi si
vede un uomo sedente ΠΑΝΑΙΤΙΟΣ, involte le ginoc·
chia nel suo manto, che sta leggendo un volume o
papiro. Due giovani uditori, cinti del pallio, ed ambo
appoggiati a un nodoso bastone, attentamente lo ascol
tano. Dinanzi al leggitore è uno scrigno atto a con
tenere i volumi, sul di cui coperchio leggesi il titolo
ΧΙΡΟΝΕΙΣ. Gli arredi appesi in alto possono essere
thecae, denotative la professione del maestro. A lato
dei due Efebi uditori è la solita epigrafe ΚΑΛΟΣ : nel
mezzo dello scrigno ΚΑΛΕ.È nota la sapienza di Chirone instruttore de’ più
famosi eroi. Medico, astronomo e musico, quel savio
τ y6
tessalo vuoisi che superasse nell’ età sua tulli gli nitri
uomini in rettitudine e in bontà. L’ autore della Ti
tanomachia asseriva aver Chirone insegnato al genere
umano a vivere secondo la giustizia, mostrando con savi ammaestramenti quanta fosse la forza del giura*
mento, quali e quanti 1 sacrifizi graditi, ed i segni
celesti ta9. Or non havvi dubbio alcuno che il voluti»' che mostra di leggere Panezio, non sia uno de1 libri
Chironici o Chirofiei : cioè uno di quelli che conte
neva gl* insegnamenti scientifici attribuiti allo stesso Chirone ,ϊο.
a. Coppa a due manichi, figure rosse in fondo
nero, della stessa forma num. 16. tav. xcix. —> Pr. di Canino.
Nell’ interno della coppa tutta nera è dipinta al centro una maschera gorgonica simile a quella delineata
tav. ciL 10.All9 esterno sono figurate le navi che qui si vedono
ritratte conformi all’ originale : le une con albero e
vela distesa a due ordini di remi, venti per ciascun
lato, hanno forma di galee armate del rostro : le altre
sono navi da carico senza remi : tutte guarnite de’ suoi
timoni > di scale, e d’ altri diversi attrezzi e arnesi
navali.Per la qualità della terra, della vernice e del di*
pioto, io tengo non dubbiamente questo vaso di fat-
129 C lem . A lex. Stromat. 1. p. 4 °·130 Soprattutto della medicina. Xtt veiov, Chironius vulnus,
Jterbac Chironiae etc. s* aveano per farmachi efficacissimi.
*11
tura paesana etrusca: quindi abbiamo la rappresenta
zione vera e completa della forma di varie specie di
navi tirrene, le più usitate dai nostrali. Vedi Tom. n.
p. ai4·3. Frammento di un vaso molto grande trovato a
Tarquinia, in cui si vede figurata parte di un grosso
naviglio: il disegno è della grandezza medesima del-
Γ originale.La testa scolpita di rilievo in sulla poppa è quella
figura che ponevasi per insegna della nave. I Fenici
portavano alla prora i1 immagine di alcuno dei loro
iddii Pateci o Cabiri l3z, come numi tutelari della
navigazione e apportatori di ricchezze: i Frigj vi po
nevano leoni, sacri alla madre Iddea z3* : qui si vede
una testa di Bacco toro. La figura sedente con verga
nella mano si direbbe il padrone della nave; l’ altra
figura, che gli sta appresso ugualmente sedente, non
può essere se non il piloto, che governa il doppio timone e guida la nave.
TAV. XCIV.
1. Figura equestre rappresentante il passaggio di
nn9 anima nei soggiorno dei morti. La larva effigiata
è montata a cavallo, simbolo del suo transito, ed è
guidata per le redini dal Genio buono sotto la figura
d’ un giovine alato, con veste succinta , calzari ed
i 3i Herodot. 111. 37.
i 3a V irgo , x. i5j.
17 8
una face rovesciata in mano, significante estinzione o morte: il Genio malo che seguita l’ anima, e va die
tro al cavallo, è parimente alato con occhio nel mezzo
dell’ a li, orrido in volto e barbato, avente orecchi di fiera, e con veste corta e calzari: porta un grosso
maglio appoggiato all’ omero, e nella destra un gla
dio rovescialo. — Urna in alabastro nel museo di Volterra.
a. Lo stesso Genio buono effigiato come sopra sim
bolicamente sotto le sembianze di un bel giovine : nella destra tiene la face inversa.
3. Il Genio malo di truce aspetto, con ispida barba, naso adunco, orecchie di fiera : tiene nella de
stra il solilo maglio micidiale rovesciato. — Facce
laterali di un’ urna in alabastro nel museo di Vol
terra.
4. Umetta cineraria in terra cotta. V i è figurato il
letto co’ suoi piedi, sopra cui giace la defunta : nel
mezzo si vede la porta delle regioni infernali, dove
sta per entrare 1’ anima della donna all’ istante in cui
dice al marito a dio.
TAV. CV.
Urna in alabastro volterrana, di soggetto incerto :
una delle due figure principali assalisce l’ altra pro
strata percuotendola con la ruota della quadriga rove
sciata a terra : ambedue sono incitate da Genj alati
agli omeri e al capo , uno de’ quali barbato, che
*79
ferma con forza i cavalli per le redini, ha di più
un occhio in mezzo dell' ali : simbolo di celerilà e di previdenza nell’ azione. Nel coperchio si vede colcata
una figura muliehre ammantata, e riccamente adorna di be' gioielli, che mantengono vestigi di doratura :
tiene nella destra uno specchio fatto a libretto, e
nella sinistra un pomo granato, frutto particolarmente
sacro a Proserpina. Per cotesto simbolo la defunta,
giovane di venticinque anni del grande casato dei Cecini, come porta la iscrizione, mostra essersi posta
sotto la protezione della dea regina dei morti. — Mu*1
seo regio di Parigi,
TAV. CVI.
Urna in alabastro di buono stile, il cui soggetto
mostra aver'correlazione col precedente. Un geuio si
frappone al colpo mortale che sta per iscagliare con
ruota della quadriga infranta 1' uomo che porta cinea frigia, o sia Γ avversario del guerriero prostrato, in
citatovi dall’ altro Genio con ali al capo, armato di
gladio. Gli stessi due G enj, buono e malo, sono ri
petuti nelle facce laterali dell’ urna. Racchiudeva le ceneri di due coniugi, effigiati 1’ uno presso Γ altro
ip riposo sopra origlieri: il vaso da libamenti vacuo,
che l’ nomo tiene in mano, vuol qui denotare, come
altrove la patera, il sacrifizio debitamente offerto per
la salute dell* anta» dei sepolti· —* Musco Pio-die·^ mentine.
ι8 α
Gli esemplari di sopra esposti sono sufficienti a dare
una giusta idea del buono siile delle urne cinerarie
istoriate : sculture sì di artefici etruschi provinciali, ma per la massima parte lavorale nell’ epoca dell’ E-
truria latina, e per conseguenza non molto antiche. Come ognun vede l’ arte è qui cangiata affatto : nulla
più sente, nè d’ egizio, nè di toscanico : la maniera è
tutta propria dello stile greco-romano: le favole più
comunemente vi sono di tema ellenico, secondo il
genio dell’ età. Non però di meno per questi monumenti ben si conferma quanto fosse già propagata, e
internala negli animi del popolo per tuita Etruria la
credenza antica dei due principj: i genj o demoni
famigliari, che aveano la custodia e il governo di
ciascuno individuo, si trovano sempre simbolicamente
ripreseotati sopra 1’ urne sepolcrali, e posti iti azione
dagli artisti quasi in ogni mito : ora inspiranti furore
e delirio (tav. cv. e v i): ora intenti alla protezione di colui che avevano in loro guardia durante la vita :
ed ora (tav. civ) quali conduttori delle anime l33.
TA Y. CVII.
Nel convito figurato apparisce manifesto il costume
etrusco d’ assidersi le donne a mensa insieme cogli uo
mini sul medesimo triclinio l34: vi sono introdotte so-
133 Vedi in oltre * monumeru per servire all’ Italia ec. tn-
vo). XXXVI. xlv.
134 Vedi Tom. u. p. ao3.
ι8 ι
natrici di flauto e di lira ; due ancelle conducono un
nudo giovanetto, cbe può essere un mimo: tutti vi
sono al pari coronali. — È credibile assai che per sola
figurazione del godimento delle anime dopo la morte siasi rappresentata in questa scultura nna cena fune
bre: però non senza qualche capriccio dell’ artista.
— ■ Urna in alabastro nel museo di Volterra. Vedasi
per confronto del costume e di uno stile più antico tav. lviii. i.
TAV. CVIII.
Capaneo nudo armato dell’ elmo e di clipeo rovina
dalla scala già morto, fulminato da Giove. Altri guerrieri chi a cavallo, chi a piedi, si veggono tulli im
pauriti dello spaventoso fragore del tuono. In luogo
della porla Elettride ha qui figurata lo scultore la porta
medesima di Volterra (tav. vu). — Urna in alabastro di buona scultura nel museo di Volterra : vi si
mantengono vestigie di pittura e doratura: gli occhi delle figure sono di smalto commessi nella pietra. Vedi
Tom. il. p. 3^7·Figura virile in alabastro colcala riposantesi sopra
due guanciali, là quale serviva per coperchio di un’ ur
na. È desso non dubbiamente il ritratto del defunto,
adorno di corona, che si direbbe con le parole di
Catullo un corpulento etrusco ,3S. Per mostra di sua
ι8>
«35 Obesiu Etruscus.
nobile condizione si vede insignito tP una collana o
torque pendente sul petto, e dell1 anello nella sinistra,
con cui strigne un rotolo mezzo spiegato, dov’ era
scritto a neri caratteri un etrusco epitaffio. — Museo
di Volterra.
TAV. CIX.
Urna in alabastro molto danneggiata, nel museo
di Volterra. <
A destra Pilade si vede in atto di uccidere Egisto
prostrato in terra. Di poi Oreste 3+£QY trafigge con
la sua spada, là dove il collo s* annoda alle spalle,
Clitennestra A ttM fh Y O . Nel gruppo appresso Oreste
8 i 2<lY e Pilade, compariscono di nuovo
col ginocchio sulP ara e col ferro rivolto al proprio
petto, facenti espiazione. Al basso vedesi un serpe
ritto sulla coda, una figura con face ardente ed un’al
tra figura di truce aspetto ΜΥΟΛΨ, armata di grosso
martello.
Per questi emblemi uniti di martorio, arsura, e
morsura di pena, si conosce aperto che l ’ artefice in
tese a rappresentare le stesse Erinni secondo le idee nazionali etnische, anziché alla maniera ideale dei Gre
ci: perciò la principale figura, ministra di punizione,
vi tiene le iattezze istesse del Genio malo, e vi porta
come quello, per simbolo di tormento, il maglio mi
cidiale: più notabilmente ancora quel genio della
morte vi riceve il nome ellenico del nocchiero degli
ι83
inferoi Charun. Di questa maniera gli artefici etruschi
in figurare storie di tema greco vi mescolavano spesse
Tolte personaggi e simboli della mitologia popolare
etrusca, appropriando loro gli attributi di quegli enti, che nel sistema ellenico adempiono le stesse funzioni.
Nel lato destro dell’ urna medesima, benché molto
guasto, si distingue un grappo episodico di tre figure,
che poteva aver relazione col soggetto principale: al
di sotto leggesi AfóHJMVKM: 2lfo/?.Io posi a luce la prima volta questo singolare
basso rilievo già nel 18to. Altri 1’ hanno pubblicato
dipoi, e più recentemente il Sig. Raoul-Rochette ne* suoi
Monumento inèdits tav. xxix. t. p. 180, con queste parole « le bas relief a été déjà publié par M. Mi-
cali, mais dune manière trop peu fidèlè, sans comp
ier que Von r a réuni un fmgment de bas relief
qui provieni dune autre urne, et qui appartieni à
une composition differente. »
Ali duole dover qui fare di nuovo le mie difese. Ma bisogna bene che il Sig. Raoul-Rochette non ab
bia veduto il monumento per asserire così francamente , che la faccia laterale dell’ urna da me pubblicata,
e tutt' ora esistente s’ appartenga ad un1 urna diversa,
mentre che dessa è parte integrale di quella. Salvo
un po' d’ abbellimento nei contorni fattovi dal primo disegnatore, ognuno può vedere in oltre, che il di- segno già edito non era tanto infedele quanto il Si
gnor R. R. vorrebbe darlo a credere. Non è questa la
prima volta cbe il professore archeologo mostra palpa-
ι84
bilissimo non aver mai veduto, o non bene osservato,i monumenti nostrali eh7 ei va pubblicando, porgendo
lezioni e correzioni a tutti, ristoratore unico della
scienza. Lo hanno fatto palese, per tacer d’ altri, gli
accademici di Napoli l36. Fa poi maraviglia grande che il dotto professore chiami il monumento di cui
ragiono, bas relief de stjle ei de iravail proprement
èirusque: laddove nulla vi ha quivi propriamente di
etrusco, fuorché il simbolo mentovalo dal malo genio
sostituito alle Furie. Tutto il resto, come mostra
Γ originale, è di maniera imitativa greca non corretta,
qual era lo stile rinnovato che adoperavano gli arte
fici provinciali nell9 ultimo periodo deir arte. Quindi è
che l'urna^ benché porti iscrizioni etrusche, non può
essere molto antica,
TAV. C£.
Deità marina femminile con ali al capo e agli ome*
r i , e con mostruose gambe terminate in coda di pe*
sce: regge un’ ancora bidenlata in ciascuna mano. —
Basso rilievo in terra cotta sopra di un’ urna cinera*
ria. Nella Galleria di Firenze,
TAV. CXi.
Deità marina virile alala con serpenti avvolti in
torno al crine e al collo, e con un’ ancora sola di
i 36 Iamelli e Avelliho, Osservazioni sopra una pittura Pom· poiana» Napoli i83q.
ι85
altra foggia nelle due mani. — Basso rilievo in terra
cotta aopra di un’ urna cineraria di Chiusi.
Ho detto altrove p. 34 > che questa qualità di enti mitologia sogliono dare simbolicamente idea di malo
principio, di distruzione o di morte: il veder quivi
che il mostro se ne va notando minaccioso nell’ onde marine, mi fa pensare che il senso allegorico sia la
felice navigazione dell1 anima, impetrata dal malo spi
nto placato, mediante soddisfazione delle funeree of
ferte.
TAV. CXII.
i. Magistrato municipale in funzione. I quattro sono
preceduti da due littori, che in ciascuna mano por
tano mazze, o verghe di quella specie che latina
mente diconsi bacilli: quattro servi pubblici portano
la sedia curule, lo scrigno delle scritture, ed i pu
gillari o tavolette da scrivere. — Urna in alabastro nel
museo di Volterra.
a. Benché il basso rilievo di quest’ urna, anch’ essa
esistente nel museo di Volterra, sia molto danneg
giato, pure vi si distingue molto bene il luogo dove
risedevano i giudici a render ragione, la sella curule,
e gli altri mobili de) tribunale. Qui pare compito
F uffizio del magistrato. I quattro, uno de’ quali tiene
involta una scrittura nella destra, se ne vanno con
ordine l’ uno dietro Γ altro preceduti da pubblici maz
zieri. Ivi appresso vedesi una matrona, coperta del suo
ι86
manto, insieme con due adolescenti e due piccoli fan·
ciulli: seoza dubbio questa è la famiglia della mesta
donna intervenuta per indurre a compassione i giu
dici, secondo il costume.
TAV. CXIII.
1. Arnese di bronzo a colonnetta retta da un piede
formato di tre zampe leonine : alla sommità sporgono
in fuori quattro uncinelli o rampini della forma a;
sopra il capitello è collocata una figura militare. Vedi
tav. x ixvn . 14. — Pr. di Canino.Questa qualità di arnesi si è trovata di frequente
nei sepolcri di Vaici insieme con i candelabri, le aro
portatili, e altri arredi in bronzo. L ’ uso di essi era
unicamente di reggere attaccati a quei rampini gli
strumenti minori necessari al sacrifizio; come a dire
la lingula, la epatoletta, l ’ aspersorio e simili cose.
Ciò è fatto manifesto per la pittura di alcuni vasi
stessi volcenti, dove ho veduto figurati eguali mobili,
annessivi i mentovati attrezzi del sacrifizio. La forma
loro a maniera di tripode, onde occupare minor luogo
possibile, è sempre uniforme: variatissime poi sono
le statuette di ornato alla sommità ; ora un discobolo
al momento di disporsi al tiro j ora due figure aggrup
pate come alla tav. xxxvi. 9. 10; ora un cavaliere
che regge pel freno il suo cavallo, atteggiati quasi
come i gruppi del Quirinale ; in fine altri non pochi
soggetti di enologo tema.
187
а. Tanaglia in bronzo, a’ cui manichi sono con-
nesse due mobili ruote, mediante le quali potevansi cautamente prendere e tirare dal fuoco le viscere
della vittima esplorate sull1 ara senza toccarle. — Pr.
di Canino.3. Arnese in bronzo di gentil forma ripiegato a
guisa di manina, con la quale potevasi ugualmente
Ο attizzare il fuoco sull* ara, o ministrare le debile
cautele nel sacrifizio. — Pr. di Canino.
4· Arnese di altra forma all1 uso medesimo. — Pr.
di Canino. — Vedesi fazione di un sacrifizio ta
vola xcviii. 2.
5. Striglie di fino metallo nel cui manico, dov’ è
replicato il bollo d’ una stella, si legge l’etrusca epi
grafe Serturius. —* Museo del Collegio
romano.
б. Altere o peso di piombo adoperato dagli atleti
nell1 esercizio del salto ; pesa libbre tre e tre once. —*■ Pr. di Canino.
7. Tuba tirrenica di bronzo. Non è questa certa
mente la fragorosa tuba militare sì nota: bensì una
tuba minore diritta e ricurva, come quella che gli
Etruschi usavano nelle ceremonie sacre i37. — Feoli.
8. Piccola tibia o flauto di bronzo : aveva all’ im
boccatura un residuo della sua linguetta in osso: pare
della specie di quelle tibie diritte che si chiamavano
pertugiate o semipertugiate *38. — Feoli.
Ijty POLltJC. IV. I I . 87.
ι 38 Δ<β*ό<; ίμίνηί. P olluc. iv. 10. 77.
* 8 8
9. Casside etrusca di bronzo. — Feoli.
10. Schiniere di bronzo alto a difendere la gamba
intera dal malleolo fino alla parte superiore del gi
nocchio. Per la pieghevolezza del metallo Γ armadura
cingeva la gamba senza anelletti agli orli per fer
marla, i quali si Veggono in altri gambali. — Feoli.
Non pochi altri schinieri consimili si sono ritrovati
entro sepolcri di persone militari : due conservatissimi
ne possiede il Pr. di Canino.
11. ia. Ghiande missili di piombo, trovate ambedue nell’Abruzzo. La prima colla leggenda fih ha do
vuto‘appartenere ai militi di Fermo: Taira porta
nell1 epigrafe Italia un contrassegno certo che appar
tenne a Esernia, o sia alla nuova Italia nella guerra sociale.
TAV. CXIV.
Aratore etrusco in bronzo, grandezza dell’originale,
trovato per l’ addietro in Arezzo. — > Nel museo del
Collegio romano.
Si vede la vera forma dell’ aratro etrusco con la
stiva comodamente traversata da una caviglia, dove
si potevano apporre le due mani. D 'uno stesso pezzo
col temo è il buris, fatto per più solidità d’ una grossa
radica dell’ albero : il vomer vi s'incastrava per mezzo
de’ suoi orecchi. I buoi a corna corte sono di quella
stessa bella razza picena, che oggidì si chiama della
Marca.
««9
tgo
4· 5. Vomere di ferro co*suoi orecchi tirati fuori:
pesa quattordici libbre e mezzo. — Museo di Cortona.
а. 3. Strumenti rusticani in bronzo trovati a Chian·
ciano: tutti insieme erano cinquanta pezzi, riposti
entro nn gabbione di paglia e fieno impastato con bi
tume, indi coperto da una pietra.
Una porzione di quelli sono vere scuri ; le altre
znarrette o ligoni, che servivano a triturare e spianare la terra dopo l ' opera dell1 aratro.
i. Altro ligone consimile in bronzo. — Museo Ve
nuti io Cortona.
TAV. CXV.
Etruria.
i. Testa femminile cinta di corona a destra.
Due circoli entravi due linee attraverso l’ una del- l ’ altra ad angoli retti : di sopra lo stesso segno senza
circoli. Arg. a. — Nella raccolta del fu Dolt. Puertas.
a Testa di Giove barbato e laureato a sinistra.
Arg. a. — Museo I. e R. di Milano.
3. Cinghiale selvatico a destra. Arg. a. — Puertas.
4· Testa femminile laureata a sinistra, con pendenti
e monile : dietro x. Arg. 3. — Puertas.
5. Testa di donna cinta d'una benda a destra : die
tro x. Arg. 3. — Puertas.
б . Testa virile barbata a destra. Arg. 3. — Puertas.
η. Lepre colcata a destra. Arg. 3. — Puertas.
8. Testa imberbe coperta di una pelle vellosa a destra.
Tridente a freccia con due delfini : vicino due glo
buli: leggenda etrusca J t i l l : FATLunà, o Peti una,
per consueto scambiamento della vocale ▲ in. e. Ae. a· — Puertas.
9. Testa barbata e laureata di Giove a destra : ap
presso xx.
Aquila volta a destra incusa, e un' pìccolo segno.
Ae. 3. — Puertas.
10. Testa d’ Èrcole barbato coperto della sua leonina a destra : dietro xx.
Aquila volta a sinistra incusa , e un piccolo segno.
Ae. a. — Puertas.
11. Testa di Gorgone cinta di una benda; di sotto xx.
Due linee attraverso l’ una dell’ altra, segno ripetu
tovi tre volte. Arg. a. Tipo nolo di Populonia.
ia. Testa di donna galeata di faccia, con doppio
monile: pesce a sinistra: due xx. Arg. 3. Altro tipo
di Populonia.
13. Testa virile barbata a destra : dietro x.
Incavo senza tipo. Ae. 3. — Puertas.
Sannio.
14. Italia. Testa di donna coperta di galea a de
stra : corona a sinistra.>‘ ΙΠΠΑΠ >· c. PAAPi. c. — Γ Dioscuri con i cavalli
voltati dalle due bande. Arg. a. Nella raccolta Rey-
nier in Losanna.
ι 5. Υ Η 3Ή 3 V iteliv. Testa virile galeata.
Tom. III. i 4
»9'
>· ΊΙΠΝΠΓΙ >· c. ρααριι. c. Un Feciale inginocchiato
sostiene una troia : quattro ligure militari in piedi pre
stano giuramento , toccando la vittima con un bacillo.
Arg. 2. Museo del Sig. Principe di San Giorgio in
Napoli.
Campania.
16. Testa di Giove laureata a destra.
SflRX c a p v . Aquila volta a destra che tiene un
fulmine negli artigli. Arg. 2. Mus. del Pr. di S. Giorgio.
17. Testa di Diana galeata a destra.
S f l lW c a p v . Cerva lattante un bambino: tripode
alla destra. Ae. 3. Mus. det Pr. di S. Giorgio.
18. Testa di Giove laureata a destra.»ΐ Π Ί ΐ Μ c a l a t . Tridente a freccia. Ae. 2. — Nella
raccolta Reynier. Spetta alla Calazia osca di qua del
Volturno, oggi detta le Galazze.
19. Testa di Giove barbata e laureata a destra : die
tro due globuli.
con due lettere rivoltate, e una mutata P
in cambio di 9 . ad erl> Atella. Due figure in piede,
il pallio alle spalle, aventi ciascuna nella destra un ba
stoncello adunco, e sostenenti entrambi con la sinistra
una troia: vicino due globuli. Ae. 3 . — Puertas.
Magna Grecia.
20. Testa di Minerva galeata a destra.
BAPtrer· Ercole uccide il leone : clava a destra. Arg. 4·
— Puertas.
102
21. ΛΑΠ Cinghiale a destra fuggente, fra due cir- c o li, l’uno semplice , l’ altro a granelline.
AOM Lo stesso tipo incuso a sinistra. Arg. a. —
Puertas.
Una simile medaglia per avanti edita venne attri
buita a Palinuro e Mei pi i39. Io credo che possa me
glio convenire a Palinuro e Posidonia, le cui lettere
iniziali si trovano nella leggenda AOM., col solo b al
quanto inclinato dal monetalo : caso, come ognun sa, molto frequente in medaglie. Posidonia e Palinuro,
poste sì vicine sopra lo stesso mare, potevano bene
essere congiunte l’ una all1 altra non meno per con
cordia , che per parentele. Il cinghiale è tipo proprio
della Lucania, d’ onde veniva la specie più grossa :
si riscontra spesso nelle monete di Pesto mutata in
colonia. II Signor Duca di Luynes, intelligentissimo sopra tutto della numismatica, possiede nel suo gabi
netto un esemplare legittimo di questa rara medaglia:
avendo qualche dubbio su la sincerità di quella cbe ora espongo, la produco a disegno in istampa perchè
possa farsene il paragone.
ss. Testa di donna laureata, volta a sinistra.
META Spiga di grano, tripode alla sinistra: alla
destra ΤΙΜΏΝ : nome di magistrato che non trovo per
ancora notato tra i conj di Metaponto. Ae. 3. — Puertas.
»93
i3 g S estoh, CUuses gener, urbium, p. 16.
>94
TAV. CXVI.
1. Ercole ϋ Ό θ 3Β vincitore di Cicno Sca
rabeo in corniola del Museo Blacas.
2. Giasone HY 2-flÌ dinanzi la nave Argo, col pal
lio al braccio e un malleo appoggiato all* omero de
stro. Scarabeo in corniola presso Don Francesco Ca
relli in Napoli.
3. Tideo 4 ΪΥ 1- armato di clipeo e di gladio con
l’ elmo a terra. Scarabeo in corniola trovato a Vulci.
Moseo del Pr. di Canino.
4· Ercole prende le acque vive al fonte dell* Oeta
per la sua lustrazione, con la leggenda flMOIA. Scarabeo in corniola '4°.
5. Ercole col turcasso agli omeri, clava
rovesciata nella sinistra e l’ arco a terra, siede pen
soso dell'oracolo sopra un masso del monte Oeta di
cóntro al fonte, disponendosi alla sua fine. Scarabeo
in corniola.
6. Atleta saltatore con gli alteri : e per leggenda
tA M i’Q/l'f. Scar. in corniola. Carelli.
η. Ercole prende il vino con un orciuolo dal doglio
nella spelonca di Folo. Scar. in corniola di fine intaglio.
i4o Questa gemma, il cui disegno è tratto con alcune altre dalle impronte gemmarie di Cades, fu già edita dal G obi, Mus. Flor. T. li. tav. i4· Assai diverse sono le interpetrazioni che ne hanno dato e Goni stesso e Vuickelmaim, Pierre* de Stosch, num. 1767, e Visconti, Eposiz. delle impronte ec. num. 227. Io m’ attengo a più piana spiegazione del soggetto.
8. Guerriero compitamente armato in atto di pren
dere commiato dall' eroe sedente con la destra appog
giata a un bastone, o scettro, adunco in cima. Sca
rabeo in corniola di finissimo intaglio trovato a Vulci.
Pr. di Canino.
9. Tantalo cbe va tentando di approssimarsi alle onde. Scar. in corniola.
10. Capaneo fulminato da Giove. Scar. in corniola.
Del Sig. Cav. Kestner.
11. Lo stesso soggetto. Scar. in corniola.
12. Guerriero ferito sollevandosi da terra col clipeo
appoggiato all’ asta. Scar. in corniola.
13. Peleo presso una fontana in atto di farvi espia
zione. Scarabeo in corniola del Sig. Cav. Thorwaldsen.
14. Uomo barbalo sedente, con le ginocchia in
volte nel suo pallio, e la destra appoggiata a un ba
stone o scettro uncinato. Scar. in corniola trovato a
Chiusi.
15. Alipte che tiene un vasetto da olio nella de
stra., e una striglie nella sinistra. Scar. in corniola,
nel Museo Blacas.
16. Saltatore con gli alteri. Scar. in corniola, nel
Museo reale di Parigi.
17. Ercole conducente Cerbero fuori degli inferni.
Scar. in corniola trovato a Chiusi.
18. Vittoria, o una Telete. Scar. in corniola. Cav.
Thorwaldsen.19. Lustrazione d* Ercole. Scar. in corniola. Carelli.
20. Giovane che porta un’ anfora nella destra e un
195
basto ocello nell’ altra mano. Scar. io corniola trovato
in Egitto: già nella collezione di Salt, oggidì nel Mut seo reale egizio in Parigi.
21. Giovane che regge con ambo le mani un vaso.
Scarabeo in corniola.
22. Uomo barbato con zappa appoggiata all’ omero
sinistro, e non so quale attrezzo a terra. Scarbeo in
corniola. Cav. Thorwaldsen.
23. Due guerrieri barbati e armati l’ uno di contro
all’ altro, con un ginocchio a terra. Scar. in corniola,,
nel Museo reale di Parigi.
s 4· Figura di uno scarabeo al vero. Tutti gli scarabei nella presente tavola sono disegnati il doppio
degli originali : eccetto il num. 17 al vero.
T A V . CXVII.
1. Biga guidata dal suo cocchiere. Scarabeo in cor
niola trovato a Vulci. Museo del Pr. di Canino.
2. Quadriga rovesciata nella corsa coll1 auriga sbal
zato a terra. Scar. in corniola. Carelli.
3. Biga con cavalli aliferi, guidata dall’ auriga.
Scar. in corniola. Museo reale di Parigi.
4. Uomo con ghirlanda in mano, presto a incoro
narne un porco destinato per ostia Φ . Scar. in corniola. Carelli.
196
l4 i Hostiaquc e plena 'mystica porcus hara. Tibull. i . 2. 7,6.
5. Quattro Sileni, poste a terra le otre vinarie,
tripudiano in tra loro ; un altro Sileno sedente suona le tibie. Scar. in Corniola.
6. Leooe che assalisce un capriuolo. Scar. in cor
niola trovato a Orbitello.
7. Leone assalitore di un cinghiale. Scar. in corniola.
Carelli.
8. Zuffa tra uo leone e un loro. Scar. in corniola,
trovato a Vulci. Pr. di Canino.
9. Griffone. Scar. in corniola, trovato a Chiusi.
10. Mostro armato di un'asta, còn due teste ani
malesche all’ estremità inferiori. Scar. in corniola tro
valo a Chiusi.11. Leone di antica maniera. Scar. in corniola tro
vato a Vulci. Pr. di Canino.ia. Uccello a testa feminea. Scar. in corniola. Pr.
di Canino.
13. Chimera formata della proiome di uo leone, e
di quella di un gallo. Scar. in corniola trovato a Vulci*
Pr. di Canino.
1 4 . Giovane appoggiato al suo pedo viatorio. Scar.
io Corniola trovato a Vulci. Pr. di Canino.
15. Ercole armato di clava e d’ arco. Scar. in cor
niola. Carelli.16. Due figure militari in piede, con un bacillo
nella destra, prestano giuramento sopra d’ una troia
sostenuta dal Feciale con un ginocchio piegato a terra.
Corniola trovata in Sannio. Carelli. — Vedi ta?. cxv.
i5. 19.
«97
17. Lo stesso soggetto di stile romano. U Feciale
è quivi a ginocchio sopra un rialto: le due figure
militari vi prestano giuramento col gladio. Diaspro
verde. — Vedi Tom. u. p. 86. 87.
18. Sileno barbato sedente su di un masso, suona la lira dàvanti una edicola di Priapo. Corniola di stile
romano trovata a Chiusi. Paolozzi.
19. Guerriero armato di elmo e di scudo con la
leggenda i l a v . Scarabeo in corniola di stile romano trovato a Chiusi *4®.
ao. Congedo di due coniugati, ordinario soggetto
funerale. Scar. in corniola di Chiusi. Vedi tav. xxi.
9. 10., xxvii. 4·Tutti i pezzi sono disegnati al doppio degli origi
nali, salvo i num. 5. 6. 8.
In queste due tavole ho unito insieme il maggior
numero di gemme elrusche tuttora inedite, die mi
Sono sembrate le piò importanti o pel loro soggetto,
o per l’ arte. Buona parte di questi scarabei trovali
nei sepolcri di Vulci e di Chiusi sono propriamente funerei. Altri d’ uso civile, benché lutti a un modo,
all' usanza degli amuleti, si portassero addosso col
medesimo fine superstizioso ’43. Massimamente i nu
meri 6 - 1 3. ao. tav. cxvii. non lasciano dubbio sul
ig8
i4? 11 nome degl'ilari si trova giustamente in epigrafi etni
sche e latine di presso Chiusi. L in i T. 1. pag. 168., T . u. p. 460.
>43 Vedi Tom. 11. p. 115. 116.
loro significato funebre. Parecchie gemme di tema
eroico esposte nella tav. cxvi. sono assai notabili per
Parte dell* intaglio, la quale si vede portata a grande
perfezione nei num. 7. 8 : indi declinata o trascu
rata fino a forme irregolari e gibbose. Lo scarabeo
num. 19. tav, c x v ii, se fu scolto a Chiusi, dove
si rinvenne, mostra quale stile praticavasi in Etruria
fatta latina : stile romano che si riscontra anche nelle
sculture delle urne chiusine e volterrane. Qualora la
gemma num. 16 sia lavoro di artefici Oschi, o Cam
pani, come le medaglie tav. oxv. i4~i9) avremmo un
paragone dello stile di altre genti italiane; ciocchò
può dare qualche maggior lume alla storia delle belle
*rti,
TAV. CXVHI.
1. Vaso in terra nera di Chiusi, descritto per avanti
pag. a i .
a. Pezzo di ambra della forma a , in cui si vede
intagliata a rilievo basso la figura intera di un Sileno '
barbato, con un9 anfora da vino, e un tralcio di vite
con grappoli d9 uva pendenti.
Questo raro pezzo di ambra, il \)iù notabile che
siasi fin9 ora veduto, fu trovato anni addietro insieme
con altri pezzi minori, parimente intagliati, entro
pn sepolcro pugliese. Esistono per la maggior parte
presso del principe di S. Giorgio in Napoli. Non di
rado, specialmente in Puglia e in Basilicata, luoghi di
*99
grande mercatura nel tempo antico, si rinvegono per
le tombe più ragguardevoli simili pezzi d’ ambra la
vorati di molte fogge. Ne furono ritrovati non pochi
anche nei sepolcri di Vulci e di Tarquinia ; in specie
pezzi rotondi, o fatti a oliva forati, ad uso di collane. La Signora Principessa di Canino ne custodisce
buon numero.
3. Frammento di un vaso egizio in terra colta ver
niciala , trovato in un sepolcro a Vulci. Nei gerogli
fici si legge il nome di Ammone e di Phath. Questo
vaso dovette servire al culto : se fosse di quelli che
sogliono chiamarsi Canopi avrebbe un’ altra iscrizione
speciale *44. Candelori.
4. Iscrizioni di un’ anfora Dionisia d esc ri Ita in ge
nere pag. 169 : presso Candelori.
5. Iscrizioni di un altro vaso di tema uguale: inu-r
seo del Pr. di Canino.
La voce ETOEI de’ tiasi di Bacco ci dimostra chia
ramente che le trascritte epigrafi sono tante esclama
zioni e invocazioni bacchiche di forma ditirambica. Per
la composizione licenziosa di più nomi uniti insieme,
i 44 Non è questo il solo pezzo egizio tratto fuori della stessa
necropoli di Vulci; altri ne ho veduti: in specie parecchi vasi
delle consuete forme egizie in terra smaltata di color verdognolo,
alti circa un palmo: v’ era 1*immagine in rilievo del bue Api e
di Osiride, con fiori di loto e altri simboli noti. Non mi è dato
di pubblicarne, coda*io bramava, il disegno, perchè i possessori
immeritevoli tengono oggidì indegnamente celate si queste, corno
altre molte cose di pregio, per farne danaro.
200
propria del ditirambo, nascevano espressioni inusate
e ampollose, metafore ardite, traslati inviluppati, ar
monia o modulazione di voci che stordivano Γ udi
tore : tutto si riscontra benissimo nelle anzidetle iscri? zionj.
TAV. CXIX.
i. Scena di commedia. — Antica pittura alta, pal
mi 2. on. 4 ; larga palmi 2. on. 2, trovata a Pom
peja nella casa detta della Fontana, presso a quella
della Follonica.
Due principali attori mascherati si veggono in que
sta scena : 1’ uno in atteggiamento grave, e con asta
lunga in mano, ascolta il discorso dell9 altro, che fa
vellando s’ inchina. Tre giovani senza maschera ascol
tanti stanno indietro ai primi.
Questa medesima pittura è stala per avanti pubbli
cata nel Museo Borbonico Voi. iv. tav. xviii. Io la
produco di nuovo lucidata sopra il disegno fattone
dal Sig. Zantb già nel 1826, e dal medesimo fino
<1’ allora donatomi. Parve al valente illustratore rico
noscervi una scena del soldato millantatore di Plauto.
A me sembra al contrario una scena osca burlesca del
Maccus miles, notissima favola ateliana : per la qual
cosa s’ avrebbero in questo dipinto le maschere di quel
famoso Macco e di Bucco, legittimi progenitori del
Pulcinella e del Zanni. — Vedi Tom. 11. p. 194* 195.2. Bella maschera scenica in bronzo, già trovata in
vicinanza di Cortona ; oggidì nel museo di Leida.
201
202
TAV. CXX.
i. Capitello in peperino con etrusca iscrizione nel
l'abaco PA N X A i: lettere grandi e ben for
mate. Trovato nel i 83o con altri vestigi di un edifizio
entro il ricinto di Tarquinia. Vedi Tom. u. p. 225.
a. b. Sezione e pianta del capitello,
a. Capitello in pietra di maniera egizia ornato di
fogliami e fiori di loto campanulare, trovalo a Tu-
ecolo. Si vede oggidì neir atrio della Rufinella. Era
forse ricoperto di quel fino stucco, col quale gli an
tichi davano Γ ultima mano a siffatti membri archi-
tettonici in peperino, in tufo, o in altra rozza ma
teria del paese.
3. Iscrizione osca in marmo bianco a grandi let
tere: (quelle della prima riga hanno ai linee di al
tezza, le altre 18 linee) ritrovata a Pompeja nel i 3 t3 allato alla chiave della volta di una porta della città,
che menava al Sarno, dove si vede scolpita a tutto
rilievo una grande testa femminile, alquanto danneg
giata , con lunghe trecce che le cadono in sulle spalle:
pare essere una Cerere, ο Γ Iside pompeiana. Così pure
nella porta di Volterra (tav. v ii.) , e negli archi del-
l’ anfiteatro di Capua, si veggono teste colossali di
altre deità tutelari collocale nella medesima maniera.
Benché la lapide sia rotta, Γ iscrizione già edita dal Sig. de Clarac r45 , e da Mazois *46 ? si trova in-
tera e completa.
i 45 Pompej p. 84. tav. 14.
v 146 Ruines de Pompei tav. xxxvi-xxxvir.
C. PDBIDIIS. G. MED. TUC. PAMANAPHPHED. ISIDU. PRU-
JATTED.
Caius Popidius Caii Filius, Meddix Tucticus,
restituit et Isidi dedicavit.
4. Iscrizione osca in marmo, trovata nel portico
dorico contiguo al tempio d’ Iside in Pompeja. —
Museo Borbonico.
Per la interpetrazione datane dal eh. Sig. Guarini
insegna la lapide essere stata comandata la costruzione
del tempio d’ Iside da G. Adirano nel suo testamento,
ed effettuata da G. Vicinio *47.
Diversamente interpetra il dotto di lui collega Don
Francesco Garelli : per la permissione ottenutane posso
qui esporre la spiegazione medesima eh* egli ne ha data.
V. AADUIANS. v. E1T1UVAM. PAAMVEREIIAI. PVMPAIANAÌ.
TE1STAAMEIIDUD. DEDED. EISAK. EITIURAD.
V. VIIKIICIIS. MR. KUAISSTUR. PUMPAIIANS, TRI (BUM. EKAK.
KVMBENIIIEIS. TANCINOD. UPSÀNNAM. DEDED. ISIDIJM. PRU-
FATTED.
Velius Adiranus Felii Comitium Universi Collegii
Pompeiani Testamento dedit Huc stare.
Velius Vinicius Marci Quaestor Pompeianus Tri
bulium Hinc Convenientibus ad Epulum Porticum
dedit Isidi ( vel Isiacis ) Dedicatum.
5. Iscrizióni a caratteri bislunghi e m agri, scritte
a nero e rosso sul muro delle strade dette di Mercu*
>47 R. G u a r is i , in Osca epigrammata nonnulla. Comm. xi.
Neap. i83o.
*o3
Ho e del Teatro in Pompeja : Come si lèggevano sul
luogo nel Maggio i 83o.L ’ una di esse (iorge il nome osco di Erennio.
Μ. N. HERENNI. IIII. . . . DENDED.
Marcus N . Herennius mi . . . dediti dove nella
voce d ended (dedit) si vuol notare Γ idiotismo della n
soprabbondante. Vedi iscriz. 4* 1* 3. 1. 7.
L ’ altra epigrafe osca.
V. MENS MELISSÀ1I.
Velius Menius (Manius) Melissaeus, replica un
gentilizio noto per altre iscrizioni pompeiane.
Ambedue le leggende confermano, che all1 epoca di
sua catastrofe l’ osco s’ usava in Pompeja volgarmente
quanto il latino.
9. Frammento d1 iscrizione osca rinvenutosi nel i 83i
a Pompeja nella casa detta del Fauno. Nella prima
linea leggesi p v r i is ( Furius o Furinius) : nella se
conda si riscontra 1* ufizio del Questore k v a i s s t v r ,
come nella iscrizione num. 4« 1* 4 : l'ultima voce a a m a n a f f e d si ha nella iscrizione num 3. 1. 3.
10. Frammento di un'ara ritrovata nella stessa casa
del Fauno con iscrizione osca f l w s a i : nome, a quel che sembra , di deità tutelare della famiglia.
6. Iscrizione etrusca tarquiniese, ritrovata entro il
sepolcro dov’ erano i bronzi tav. x l i . i .
7. Cippo sepolcrale in pietra del paese con etrusca
iscrizione, trovato in luogo detto Nova, mezzo miglio
distante dalla Rocchetta al confine del genovesato.
Le lettere sono di forma antica in questa stele: il
2θ4
nome mexunemunius pare unico, siccome nella tavola l . i. *4* 5 consueta è la foggia etrusca del mo
numento *49, che termina a guisa di sfera, dove ma
lamente altri ha creduto vedervi effigiato un volto
nmano, o sia Γ anima del sepolto a causa di certi se
gni di corrosione nel sasso non troppo duro.
8. Iscrizione etrusca in pietra scopertasi nel peru
gino nel 1822, ed oggi esistente nel museo di Peru
gia: la più grande e copiosa che fin’ ora si conosca,
con quarantacinque linee di caratteri colorati di mi
nio; per saggio si vede appresso un facsim ile dei
caratteri stessi.
Di questa grande iscrizione abbiamo due tentativi d ’ interpe trazione ,5°: si vuol rendere la dovuta lode
agli eruditi spositori; ma il vero è , che dalle loro elaborate fatiche non altro può trarsi se non che una
conferma certa della insufficienza del metodo di espli
cazione. La palma potrà forse lodevolmente ottenersi
un giorno, quando le radici vere della lingua etrusca
sieno meglio conosciute per nuovi monumenti, e per
nuovi studi: non debbesi disperare di nulla in un se*
colo che ha ridonato la vita ai geroglifici.
148 Ovvero antinome e cognome : Mexu Nemumus.
149 Mus. Etr. T . m. tav. 24* *6·150 VntMiGLioLr, Saggio sulla gr. iscr. etnisca. Perugia 1824. Cam
pa* a h i, sopra la grande lapide etrusca. Giorn. Arcadico. Tom. xxx.
p. 293. eqq.
ao5
FINE
TAVOLA ANALITICA
D E L L E M A T E R I E
A
A mula e À bellina, città della Campania. I , *83. loro epulo sacro, 282.
ÀBotioan, nome generico degli indigeni, o eia paesani. I, 19. assegnato ai primi abitatori d’Italia, 20. 65.
Anuzzo, antichi suoi abitanti. I, a43.Aceheha, città della Peucetia. I , 3i3.
Agsrra, città della Campania. I, 283.A chei, loro colonie. I , {82. S24. 325. 3a6.A cherohtica dottrina etrusca. Ili, 16. libri detti Acherontici.
II, i 38. 176.A chille bambino. III, 135. col parazonio, 137. riceve le armi
da Tetide, 125.Acomniu, o Aquilonia» città degl’ Irpini. 1, 262.A ddio coniugale. ΙΠ, 21. 91. 198.A dria Veneta, colonia dei Toscani. I, 110.A d u a Picena. I , 122. ripopolata da Dionisio il vecchio, 123.
suoi assi con pegaso volante. II, 3io.A dbiavo, distretto nel Piceno. I, 206.A driatico (Mare), coà chiamato dal nome d'Adria. I, 110.
II, 36o.A s s a i, appellatione generica in lingua etrusca d’iddio. II, 104.A esaboveksi, antico popolo della Sardegna. 11,A gatoclx, combattuto per mare dagli Etruschi e Cartaginesi
II, 55.Agi i l a , antica e trafficante città dell’ Etruria. I , »43. vedi Cere.A gillesi, loro combattimento navale contro i Focesi.II, 49·
messaggio a Delfo, 155.Tom. III. i 5
.ao8
Agiteli.a, simbolo del Lare. HI, 47·
A gricoltu ra, pone i fondamenti della civiltà in Italia. I , 22.
congiunta colla prima mstituzione dett’Etruria, 106. del San*
nio, 260. e generalmente degli altri italici. II, 269. s tre tta
mente unita colla religione, 96. 180.
A la tr i, città degli Ernici; avanzi delle sue mura. 1, 231.
Alba, città del Lazio. I , 214·Alba dei.Marsi. I , 249. vestigi delle sue mura, ivi.Albebi indigeni in Italia, atti alle costrazioni civili, militari e
navali. I, 126. II, 277. materia di traffici. II, 2o3.
Albunsa, Sibilla di Tivoli. II , ι34·
Albbia, città della Corsica, fondata dai Focesi dell’ Ionia. II, 49·
A lessammo Molosso, re d’ Epiro, fa querèla ai Romani contro
i pirati Volsci in prò dei Tarantini. I, 237.
Alfideiia, o Aufidena, città nel Sannio. I , 263. sue mura,
i 9 5. 268.
Aliptb, con vasetto e striglio. I l i , 195.
A llit e , città nel Sannio. I , 162.
Alpi, loro estensione. I , 3 i. sconosciute ai Greci antichi, 32.
valicate dai Galli al tempo di Tarquinio prisco, ivi.Alpini (Popoli), incerti; io parte di razia celtica. I, 32.
Amazoni. III, 120, i45.
A mbra (Lavori, d’) trovati nei sepolcri. I li , 199.
Amenti (Dottrina deir) cognita agli Etruschi. I, ι38. II, 177.
monumenti relativi. Ili, 16 e seg.
Ameria, città dell'Umbria, sua antichità. 1, 77.
Amiterno, prima sede dei Sabini. I, 193. 247» sue rovine, ivi.Amucla, città degli Aurunci. I ,
Anacni negli Ernici. I, 23ο. sede dei paria menti nazionali, ivi. antichità e avanzi delle sue mura, 231.
Arassila, signore <li Reggio. II, 55. fortifica Y Istmo Scilleo, ivi.Ancaria, divinità venerata in Fiesole. II, 112.
Ancona , fondata dai Siracusani fuggenti la tirannide di Dioni
sio il vecchio. I, 123. 205.
aogA*co*a bidentata, e Sprone delle navi, intenzioni attribuite agli
Etruschi. II, 3oi. Boa.Anelli A*oro ne* sepolcri e trinchi. HI, 69.Arra p b b ir i, itiadr© di fecondità. H, 1 ^ .
Amo Magno toscano. II, t j 5* 191. solari degli Ctrusuhi, e sue divisioni, 191.
Ansano, città dei Frentani; sue rovine. I , 164.AifSiimnr, popoli nella confederazione dei Marsi. I / 1 ^ .Antemna, città della Sabina. 1, 199. quindi del vecchio La· ’ zio, ivi.
Antichità*. tedi Monumenti.Α ητοτατι, popoli confederati dei Marti. I , 9 ^
A n tioco, siracusano, scrittore diligente delle antichità italiche.
I, 4*·Anxub. vedi Tértocina.Ara ά τ ι, loro pirateria, f , a38. navigatori, 337.A nzio, città marittima dei Volsci. I, *35. avanzi dell'antico
porto, 237.A pollo, non merito va to neH· Tavole Engubiàe. Il « 13o. dettò
dagli Etruschi Aplu, con voce grecizzata, #W. figurato m pa* tere. IH, 76. Apollo Delfinio, <47* Apollo e Diana* ιι(χ barbuto venerato nella Siria, 137* ApolU ad Ereole, 140.
A ppennini, loro estensione geografica. I, 169.Appitli, popoli della lapigia. I , 3n . loro industrie e ricchez
za, 3i8.
Apkusto, città di Luoania. I , 3n .
A puani , popoli della Liguria marittima. II ( r3.Aquila, col fulmine negli artigli. I li, 192.
A quilege toscano, sue finzioni. I l, 189.A quilonia, vedi Aóuttunnia»
Aquino, città dei Volsci. I , ? 34·
A im o , sua prima forma. II» 274« degli Etruschi, ivi. figuralo in bronzo. Ili, 189.
Arcuia, di Corinto, edifica Siracusa. I l, 39.
Arch ita , trionfa più volte dei Messapi. I , 3i6t promotore di prosperità e di scienze nella Magna Grecia, 3a8. 33&
Architettura dei Toscani, o Etruschi. II, 222 e teg. Edifizj, αα3 e seg. ordine toscano, 225. Portico, invenzione etrusca, 227. Tedi Portico, Capitello' con etruma isamioae. Ili, 202. di
foggia estrusca, ivi,
Abdea, città capitale dei Rutuli, I , 224*-so* pitture, >W* ricchezza, * 25.
Ardeati, una loro colonia fonda Segnato in Upagaa. I, 224«II, 57.
Ardiei, o Yarei, popoli attenenti agli Illiif I , 178.
Arezzo , città Etnisca, f , 233. sue mura, ivL anfiteatro, 234*Aricia, città del Lazio. I , 214. tempio di Diana. I , 21& sua
costruzione. II, 224.Arimho, Lucumone toscano. II, 67. sua sedia reale in Olim
pia, »39.Armatura grave e leggiera dei diverti popoli d'Italia. I I , 282
e seg. in broozo. I li, 189.
Armi e scudi degli Etruschi e d* altri popoli d’ Italia adottati poi dai Romani. II, 284 e seg.
Arresi m bronzo ad uso dei. sacrifizj. Ili, 188.
A rfi, città della Puglia. I , 3(2.A lm o , città dei Volsci.'I , 234· antichità mentovate da Cice
rone, 23i.
Arte del disegno in Italia. II, 221 e seg. stile toscaaico imi
tante l’egizio e greco antico, 229. a3i.
Arte della guerre. II, 280 e seg.A rtefici Etruschi. II, 265.
Arti dell' Etruria in particolare;1 perizia degli Etruschi nell'ar
chitettura. II, 222. nella statuaria, 229. nella plastica, 234. nella toreutica, 239. nella pittura 241. nell'intaglio in gemme,
244* m lavori a graffito, 248. in figuline e pitture di vasi, 249 e seg. del disegno coltivate dai Campani. I, 288.
Arti liberali in Italia. II, 221. 238. vedi Belle girti.
Arti marine degli Etnischi. Π, 3ot e seg.
210
a nArusratss, titolo etrusco di alcune comunità nel Veronese.
II, 3a.A ruspici, loro instituto. II, i 3y. i53. 175. Aruspici fulgurato
ri, φ . loro celebrità, i43.Aruspichia , ectenia propria degli Etruschi. II, 139. notioni na
turali nascoste «otto questa dottrina, e loro rapporti colla po
litica, i4o e seg. sua. grande autorità e durata in Italia. I, 160.
II, J»34.Aausncm (Libri). I I , i 38.
Arvali, Collegio sacerdotale; utilità del tao Stabilimento. II, 137.
<49» «53. 270.Ascou, città del Piceno. I , ao5.A scoli, città dell· Puglia. I, 3)s.Assi, antica moneta italica. II, 3og. delTAdriÀ Picena col pe-
gato, 310.
Astronomia, coltivata in Italia. II, 190 e seg.
A toaa, città della Campania. I, 284. eoe medaglie. I li, 193. Atbllahb Favole, tedi Favole,A toriati, sacerdoti ITmbrj. II, i54.
Ατηατο, terra marittima dei Marracini. I, i47* *49· 3° 7* Atuia , città dei Volsci. 1, *35.A tlanti, figurato in patera etrusca con Ercole. Ili, 48.
Aititi. DI, 128. lodi atletici. 194.AtH ori assalito dai veltri. I li, 169.
Automa. vedi Alftdena.Aulo Metello, detto l’Arrìngatore. I l i , 64.
Aura, Ninfa seguace di Diana. HI, i 3i.
ΑστπηΑ. vedi Satùrnia,Aururca, detta dipoi Setta; tua situazione. I, 240.
Auburo, abitatori dell’ alto Appennino. I, 29* ^7· a 9* vinti dai Romani, φ . vedi Osci.
Ausori, abitatori della parte inferiore d'Italia. 1, 162. vedi Oxci
Ausonia, antico nome di una parte dell'Italia meridionale. I, 59.
63. 216. vedi Opicia.Ausonio (Mare). I, 162.
aia
B
B acio , divinità grande degli Etruschi; euo culto e misteri.
II, i©8. iaa. 161. I li, 6a. tSf. dotto V*aia% 108. con altro soprannome Pkuphiuas. I li, 17X altrimenti Bacco Zagreo,
Ctoaio, e Sabazio. II, 109. aS^. HI, j 53. istitutore dei Ludi equestri, ginnastici e funebri. I li, io3. identificato col dio
malo, o Bacco infernale. II, 109. a5£. suo tariate formo nei tnaeiuneotL 108. »56. ΙΠ, ι34· rappresentato mas· simamente nelle pitture dei tasi, a5y. Ili, 174. sue imma
gini. Ili, 58. 59. 86. n 4* iao. j 34· >58 e seg. suo culto in Sabina. II, la i. sue relazioni con Apollo, Diana e Mer*
curio. HI» ia$t *61.B al a b i , antichi popoli della Sardegna. II, 4 1·"B alsamabj. Ili, 164.
Barzu, terra della Lucania. I , 3o3. 3 i3. 317.Basi, città della Peucezia, e d'origine greca. I, 3 i3- sue me
daglie. I li, 193.
Barba cuneiforme III, aai. frequente ne* monumenti etruschi.
Ili, aa. 37. 55. 58 i5a.Barba, terra principale degli Orobi. II, 3o.
Bassi rilievi Volsci. I, a38. I i, a3.o> 1U, 93·Batulo e Rurao, Castelli costruiti sul Sarno dai Sanuiti. I, a68.
Belle A sti, loro stato antico e florido in Italia. II,. a ai. a38.
Bica co'cavalli aliferi IU, 196LBolla d'oro, nobile ornamento presso gli Etruschi. II, a08.
I li, 63. 64, 68.
Bologna, detta Fflsioa, una delle dodici città deli’ Etruriasettentrionale. I , n o .
Bolsbra. tedi Polsini*.B o ia , Dea, H, i$$. tramutata in Eoate, Semele e Giuecea, 159.
Itoseli «acri» I» »17.Boti d'Italia. I l, 376.
B o v ia n o , capitale dei Sanniti Pentri. 1, 261. vestigj di sue mura, 263.
Biddiii, città della Messapia, I , 3 >4· tuo porto, ivi.B rini Ατι, popoli della Liguria mediterranea. I I , 10. i3 .B ronzi etruschi figurati di varie specie. IH , 28 e seg.
• Bnuzzi, popoli della stirpe dei Lucani. 1, 299. loro sollevazione
contro di quellit ivi. nuovo stato politico, 3oo. dettr bilingui, ivi.
Boga, terra dei Frentani sul mare. I, 264*Bvcco. tedi Macco.Busserto, o Pisso, colonia di Reggio fondata da Midto. I ,
168, 297.
c
C jariri, introducono in Etruria i misteri di Bacco. 1» 126.
U , 107. I li, 73.C agliari, vedi Cardi.Calami, popoli dellMtelia meridionale. I, 3o6 . 3 n .C alasarna, città deila Lucania. I, 3oi.C alaua , dtlà della Campania. I, 283. sue medaglie. I li, 192.
C alcidesi, u n iti agli Eretriesi occupano Pitecuea, o Ischia. I ,
279. indi Nola, 280. loro colonie nella Campania ed in Cu
ma, 323.C aleno, città della Campania. I, 284.
C amars. 1, 81. «edi Chiusi.Camene, Ninfe propizie ai vati. II,. ig 3.
Camertmjmrri , così detti da Camars. I , 81.
C amesena, sorella e moglie di Giano. II, ι·6 .C ampani (Nuova repubblica dei). I , 278. inventori dei giuoebi
gladiatorj, 287. 3o8 . loro lusso, 287. 289. arti del disegno
da essi coltivate, 288. vasi dipinti io terra colta, 288. II, 265.
monete. I, 289. III, 192. tìnge» osta. I, 289.
ai3
Campania, tifila*già Opida, tua estensione. I* 371* posseduta dagli Osci, ed in parte dai Greci dell*Eubea, 373. 175. occupata dagli Etruschi, 118. 273. I l i , 116. suoi cambiamenti
politici, 276.C ampi Fiegre». I , 1 7 1 .
C amuvì, popoli degli Euganei. II, 3o.Cahdblabki tirreni, pregiati anche neH’Attica. I I , 13 7. figure di
essi. III, 53.
Gufopi (Vasi in forma di). 1, ι38. II, 110. a5i. Ili, 8 e seg.Casosa, oiltà della Puglia. I, 3(3.C abusivi, bilingui 1, 317.
Cip ambo fulminato da Giove. I li, i8a. 195.
Capeva, colonia di Veio. I , ·4β·C apillati, popoli della Liguria marittima. I l, ia.Capua, detta in avanti Vulturno. I, tt8. 278. suo nome oscq,
378. descrizione, a8a. medaglie. I li, 194.CapoAm. vedi Campani.Cahacdi, ο Sariceni, popoli confederati dei Sanniti. I, 260. a63.Cabali, o Cagliari, città della Sardegna. II, 4°·C abmì Arvali. Π , 126. dei Fauni e dei Vati, 193. Salj, ο .Sa
liari, 116. Saturnj. I, a5. II, 193. SibilUni. II, i44*Cahovda, Legislatore di Reggio. 1, 3a6.
Cabsbou , città degli Equi. I , aa8.
CABTAonresi, loro conoordia cogli Etruschi. II, 53. combattono
insieme, con essi i Focesi dell’ Jonia, 49* ** fanno emuli alla potenza navale degli Etruschi. I, ia5. primo trattato con
Roma, a*»4· l°ro colonie in Sicilia. II, 38. in Sardegna, 4°· invadono la Corsica, 49·
Caso, o prischi Latini. I, 175. 2(3.Casilmo, città della Campania. I , a83.
Casmobati, popoli della Liguria mediterranea. II, i3.C asside etnisca di bronco. III, 189.
C assito ; città dei Volsci. I , ι 3φ tolta dai Sanniti ai Volsci,
e quindi da essi recuperata, 234. *35.
3(4
C irrosi e Polluce. I l i , 72.Cavallo, simbolo dei paesaggio dell*anime alla regione dei
morti. H I, 16.*55. 178. Cavallo di Troja. IH. 74.
Caudini-Sanniti. I, 348» 261.C audio, città del Sannio. I , 201. vallate divenuta celebre.
vedi Forche Caudine.
Cauloma, sua origine Aphea. I, 3*5.
C avalli, loro razze rinomale in Italia. II, 276·
Cechi a, cognome gentilizio di famiglia Volterrana. 1, 141*111,180.
Cbcma, Filosofo etrusco. II, 209.Cecina, Scrittore di storie Etnische. 1, io3. n 3. di dottrine ful
gurali. Π , i83.
Cecina, Fiume neU’Etruria. I , i4 >*C ellelati, popoli della Liguria mediterranea. II , i 3.
C im elio , città della Liguria. II, 18.
Cote Etnische. I l, ao4* Sabelle, 201. ferali. III. io5. 182. Centauro. ΙΠ, 159.
CEftDiciATi, popoli della Liguria mediterranea. II, i3 .Ceke, vedi Agilla.Cebbeb, suo eulto in Italia. I, 17· in Etruria. U , io5. divinità
componente la sacra triade etrusca, 107· detta Panda» 121·
Cerimonie funebri. II, t49* 187 e seg. ΙΠ, 85. i5o. e riti di
Bacco. II, 161. 164. proscritti per tutta Italia, 164«
C ib i t i , o Agillesi. I , t43. II, 155.Cerva, simbolo di propizia deità. ΠΙ, 118. 192.Canna*, statua in bromo. I li, 62. vedi p. 72. 197·Cnono annale, segno numerico presso gli antichi Toscani· II,
179. 180.Carusi, o Cornar», città Etnisca. I, ι4 ι· antichi monumenti in
essa scoperti, i4 t· IH, 6 e seg. sepolcri. II, *45. HI, 108-113. Ckxopes, ο Ciclopiche (Mura dette); costrmioni poligone irre
golari. I, 194*198· II» 296.Ciosau nevmonumenti etruschi. I l i, 29. rgo. ig 3.
G hocstalo, d ii simboleggi. I l i , 164.
Citaredo toccante la lira. Ili, i45.
ai5
Città’ principali dell*Etruria. I , i 5 i e seg. città confederate, loro condizione. I, i 3 i - i 33.
Civilita', suoi progressi naturali « cause del tuo avanzamento in Italia. I , 36 e seg.
Cetano, Imperatore, scrittore di storie etnische. I , io3. ora·* zione al Senato, ivi.
Clientela presso gli Etruschi, Sabini, Latini, Volaci e Sanniti.
II, 7*·Cutbbjvio, terra dei Frentani. I , 364*Collare muliebri trovate negli scavi etruschi. Ili, 67.
Collasu, città della Sabina. I , 199.Collegio, degli Arvali e dei Salj. II, 137. 149· 270. dei Fé*
ciali, 86.
Colomba , simbolo proprio della religione fenicia ed etnisca,
III, 33.
Golori* sacre. I» 33. II, 6».CoMisno, città degl’ Irpini. I , 362.
Commedia, scena di essa in antica pittura. I l i , 30.
Commercio degli Etruschi e d'altri popoli d’ ItaHlu II* 3o3-3o9· CoMFLiof e Concenti, nomi dei grandi Dei d* Etruria. l i , 103.
Cohpucteria, città della Campania. 1 , 383.Gozir abraziorh , rito simbolico. l i , 83. vedi MatrimomiL Cchfedbaauorb italica» su* antichità. I , i43» Etnisca» *4°· *46
e seg. Latina. II, 3o4·Cori, antichi abitatori dell'Italia meridionale. I, 393. derivazione
egizia supposta del loro nome, 395. cacciati dalla loro sede dai Sanniti,
Cori a, territorio ne!)’ Enotria. I, 395.Corsa, città degPkpini. 1, 363.
Conserti vedi Complici*C o n im vedi Giamo.Corvito sacro annuale degli antichi popoli Campani* 1, 384«
dei Lucani,3o3. pubblico o Sodata», 396*. lunereo figurato
in monumenti di scultura, III, 87. 182. in pitture di sepol*
cri» io5 e seg.
?ι6
Convoglio funebre* III, i 5o.
CoiFimo, metropoli dei Peligni. I , 348.C orneto, sue grotte» o sepolcri, xedi Tarquinia.
Corona d ’ oro dei Lucumoni. II f 67. fregio d ’ onore dei lin e i·
tori, 391.Comica (Isola di), sua deemione. Il, 48· in possesso dei To*
scani, iW. occupata dai Cartaginesi * 49* carattere dei suoi
abitanti. II f 4 1* 49*C ortona, città etnisca. If ι£ι. II, 309. sue mura. It ι4 ι·.pianta
della città. III, 3.
C osenza, città dei Bruzsi. I» 3o3.Cosmogonia degli Etnischi. I I , 174»
Cossa, sue fortificationi. I , i44 colonia dei Yolcenti, e quindi
dei Romani* >45. i47· Ta ed altre antichità ivi scoperte, >48. antichi edifizi sepolcrali, ivi. mura, 196. II, 309. Ili, 7,
pianta topografica. HI, a.Costruzioni etnische, loro carattere. 11, 331.
Costumi ed usi in Italia. II, 378*. 388 e seg.
Coturno , ia qual .senio fosse mieto» HI, 10.
C re tesi, loro colonie nella Iapigia.,1, 3p6.
C roton e, fondata dagli Achei. I, 395. 3o8. 334.
Crustumeria, città del Lazio e già attenente all’ Etruria. I, a i 7,
C ucu m elle . vedi Tumuli.C u lto degli Etruschi, vedi Religione.
Cuma, fondata dai Calcidesi d’ Eubea. I, 378. suo assedici
impreso dagli Etruschi, 376. Battaglia navale sostenuta con· Irò degli Etruschi, 381.
Cumani, loro inimicizie cogli EtruschL I, 3 7 Ì città da essi fab·
bricate, 379.
C upra montana e marittima* colonie toscane, loro situazione.
1, 133.
Cura*. vedi Giunone-
Cure, terra della Sabina. I , 300. luogo d’adunanza dei con«
317
3(8D
D ì r u bacchica* 111, \S5.Dardi e T bicalli, tribù dell'alta Albania. I , 179. e Monadi,
tribù della Puglia. I , 179.
Dauki, popoli della Iapigia. I , 3o6 .Dauhu, parte considerevole della Iapigia. I , 3n .Dmicm sepolti co* simboli dei nomi. Π1, 89.
D o maggiori deH'Etniria. II, 102 e seg. differenti da quelli
della Grecia, 113. Indigeti. II, 115. figurati nei monumenti.
I l i , 33. 5 (. 184. Fatidici, vedi Oracoli, vedi Divinità.Dxlvbtoo, divinità tutrice di Gassino. II, 124.Demiurgo, supremo Ente. II, 101.Demoni. vedi Gemi.Dia** col modio. ΙΠ, 126. Diana Artemide, i3o. e Atteone,
162. galeata, 192.D u u tt i italici antichi. II, 3 i8 e seg. vedi Lingua italicaDicEABOQAy Q Pozzuoli , città fabbricata dai Cumani. I, 379.
D istrica , a Medichila ginnastica esercitata in Italia. II, 188.
vedi Medicina.Dusfatkb, come rappresentato. I l i , 4 · 49·
Dionsio Cabirico. vedi Bacco.Dioscobi. l l l r 7 e. 191.Diritto Feciale. II, 86.D i t t a t o r e , sommo magistrato dei prischi Latini. I, a i 5. II, 79.
D ivdiauovb. II, 129 e seg.
Divoiita* proprie degli Etruschi. II, to3. dei Sabini, it8 . degli
Umbri, '121. dei Latini, 127.Domns, austerità dei loro costumi presso i Sabini, i Sanniti ed
altri popoli d'Italia. II, àoi. costumi di esse più liberi presso i Toscani, 204* vestiario presso gli Etruschi, ao5, 206. prerogative onorevoli, 128.
Dorici, loro colonie nella Puglia. I, 3 ia. città da essi fondate,
3ts. introducono in Italia certo rito di vergini che vestivano a foggia di Furie, wL
Doairoai. Ili, 119.
.D otto»a fulgurale degli Etruschi. II, io3. i4*. 181 e seg. teo*
logica, 173 e seg. Pitagorica in Etruria, 174*D ualismo, principio sommo della mitologia etrusca. II, ioa;
u 4- 117· 178·
B
EeumuTi, popoli della Liguria mediterranea. II, i 3.E canm , mostro onendo. II!> 61«
Eclajio, città degli Irpini. I , afa. vestigi delle sue munì, MiE m ù , antica magistratura. II, 80.
Bornio, Tusculano, dittatore dei Latini. I , 3 ι6. II, 79.
E gitto, sua influenza nella civiltà delTEtruria. I, 57. 137« nelle arti, a3Q. *5g.
E ghazu, città della Peucetia.Ί , 3 i3.Elba (Isola dell9), posseduta dagli Etruschi. I , ia& II, 5o.
miniere di ferro. 1, ia& II, 3o4-Elba, vedi Velia.Euxma e mortella indizj di rito bacchico. I li, 94.
E mahativo (Sistema), si rappresenta nel panteismo degli Etra· schi e nella loro filosofia. Π, ioa. 173.
E mbaatub (Imperatore), nome osco del generale supremo delle
armi D , 78.Ehba con Anchise, Creusa e Ascanio. ΙΠ, ι4 ο.
E im vedi Veneti.Ehotei, antichi popoli d’ Italia; loro situazione. I , 60. 83. 282«
cacciati dalle loro sedi dai Sanniti, a8a.
Emotbu, antico nome d’ una regione d'Italia. I, 62. i64* detta terra del vino, 57· H, 375.
Ehotbxdi (Isole dette). I , 60.
ErAsm u, popoli della Liguria marittima. II, n i
a*9
*2 0E n o u n (Spinte. IH, go.
E qui, o Equicoli, popoli indigeni d’ Italia. I , 217. formidabili a Roma nei primi suoi secoli, 328.
Eqéue Wrrcus, città del Stranio. I , 364.E sca ti, popoli della Liguria marittima. Π , i 3.
E boolb. Ili, 35. 36. 45. 74* 75.inerbate, tgr. citaredo, 160. colla
clava e l'arco, rg7. col· turcasso, ig4- col glàdio, v4 . conducente Cerbero. ig 5. vincitore di Cicno, i 63. 19$· uccide
il leone Nemeo, i4*· ig*· H cignale d’ Erimanto, ι3α. 146. e Busiride, ifyi.. stermina i Centauri, i48. combatte con
Apollo pel tripode, i4o. sua lustrazione, ig 5. deiBcato, 14 r *Ercolaho, città della Campania, oocupata dagli Etnischi. II,
t u . 375. tolta loro dai Sanniti» s5g. sue dovizie» 279.Ebdorra in Puglia. I , 3 13.Ebdorea , città degli Irpini. f, 163.E ritreo, capo de9 misteri bacchici in Eieusi. Ili, i 3 i.Ebioci, loro situazione e territorio. I , 238. originari degli
Osci, 239.Esbbnia, città del Sannio. I , 261. sue mura, 363.E sfebia, nome antico d* Italia. I , ,5g.
E ttore, Andromaca e Astianatte. I l i , 148.Etruria antica. I, ιοφ divisa in dodici popoli, ro8. ì 10. sua
potenza e costituzione politica » 136. arricchita dall’ agricoltura
e dal commercio» i53.
Etruschi, ο Toscani» popoli originari d’ Italia. I, 44* 98· de- nominati per Γ innanzi Ra^eeni, 44· I01· detti dai Greci Ti/+ seni o Tirreni, e dai Romani Tusci o Etrusd, 103. creduti
originari della Lidia» 96. 100. guerre con gli Umbri, 79.
io5. potenti in Italia e formidabili ai Greci'prima ohe fosse
Roma, 102. Annali etruschi, 3g. 108. II, 384. antichi scrittori
delle loro istorie. I, 103. governo politico» 108. II, 75 e seg. governo federativo. I , ι3 ι. II, 66. lavori idraulici fatti alle Paludi Adriane. I, p ii. 335. II, 379 soggettati i Volsci si
estendono al di là del Garigliano, e si fermano nella Cam
pania. I , 117. 376. occupano i litorali di Corsica e vi fab-
mibricano Nicea» is 5. II, 4 · potenza esterna ed inferna. I ,128. 137. colonie da essi fondate, i 3?. 1^6. istituzione sa·
cerdotale, ι 3φ U, 172. Dignità. II, 104 e seg. tentativo di navigazione in una delle isole Canarie, i43. assediano Clima.I , 276. guerre coi Liparioti. II, 55. Legislazione, 60. g3» Li
bri sacri citati, i 38. 273. Medicinas 188 e seg. Anatomia, 189. Astronomia, 190. Poesia*, rg3. Mugica, ig5. Storia, 197. Letteratura, 198. Giuochi e spettacoli, 210 e seg. usi
e costumi, 200 e seg. riti funebri, 214 e seg. Arti deldise·
gno, 22r. Pittura, 245. Statuaria, 233. Architettura, 222. ar
chitettura militare, I , ι 3ο. II, 2o5 e seg. arte della guerra
e leggi militari. I , <33. II» 181 e seg. Agricoltura, 269 e
seg. potenza navale. I, 149. i 5 i . navigazione è commercio, i52. 153. Π, 5 i . 58. 298 e seg. piraterìa.A , 124* Π , 299.
Monete, 309. Lingua, 3i2. 3i 8.
Euganei, antica loro dimora. Π, 24* discacciati dai Veneti, * iW.
incertezza della loro origine. Π, 24. popoli del loro nome,
3o. Colli Euganei, 25.EtTGUBuvB (Tavole), monumento d’ antica liturgia. I, ro2. 129.
137. i 55. 329. origine della loro denominazione. II, 124. N. 106.
F
F abio Pittore, primo annalista di Roma, segue le narrative
greche. I, 47·F alesia, sede antica dei Siculi. I, 69. indi degli Etruschi. II,
106. 129.F a llo , suoi celati misteri introdotti in Etruria. Π, 108. fatti-
v is i licenziosi; i6r. s5 i. introdotto m Sabina e sculto in 100*
munenti, 121. I li, 7. 73.
Famiglie Etnische conosciute per iscrizioni lapidarie. II» 323.F atali (Libri detti). II, i 38. i83.F atu a, vedi Fauna.
F auna, ο Fatua» moglie di Fauno; antica divinatrice. Π, 147- F auno, divinità misteriosa del Lazio, e suo oracolo. 1, 216.
n , 134.F avole introdotte nelle istorie dei popoli Italici. I , 44 e 8eg·
Favole Atellane, così dette da Atella città della Campania.Π, 194.
Februb, purgazioni dell’ anime. I li 9 88.
F dbuo, Ministro della morte. II, 122.
F acu u (Diritto), in che consistesse, e da quali popoli osservato. II, 86.
Facuu (Collegio dei). Π, 86, ano capotivi, vedi III, 192.197. F elsina. vedi Bologna.F o n a , loro colonie in Sicilia. II, 37· in Sardegna, 4<>·
F erentini, popolo degli Ernici. I , 228. avanzi delle sue mura, 23t.
F erentino (Luco d i), luogo d’ adunanza dei popoli Latin».
I , 216.F erento, città delia Peucezia. I , 3 13.
F erie Latine. 1 , 216. Π, 147·F irm o , città del Piceno; suo navale. I , 2o5.Feronia, città marittima della Sardegna. II,. 46·F eronia, divinità indigena venerata dagli Etruschi, Latini, S a
bini e Volsci. I , 142. II > n o .F escennia, antica sede dei Siculi. I, 69.
F escennini (Canti), così detti da Fescennia. I , 200.
F este, cerimonie e pompe sacre. II, 147 e seg.
F este Palilie. II, 148· 278. Lupercali, /Vi.F ibule d’ oro trovate ne’ sepolcri etruschi. I l i , 67.
F idene, città del Lazio* e colonia degli Etruschi Veienti. I, 116.
i46. 217.F iere e mostri, simboli del malo principio, figurati in monu
menti. II, 116. 255. III, 39. 57 e seg.
F issole, città etrusca. I , i45. avanci delle sue mura* e di an
tichi edifizi, 146. I li, 7· suo circuito. II, 209. pianta topo
grafica. Ili, 3. 6.
i η
Filosofia politica, divina e naturale degli ElmcbL Π , 170.
e seg. P u h ìh , o figlio di Giove, della religione Sabina e degli Um
b ri n , n 3.
Fiacco (Valerio), scrittore φ storie etnstfbe. I, mh ii3 . Pochi della Ionia, stabiliti in. Corsie·: II, 49- loco battagliti
navale contro i Toscani i i Cdrtagaieai, m. fendano Alari· in Conica, ttf* indi Velia in Lucania. I, 169. ^3L
Foiooai (Scienza dai). I l , ?83 e seg. vqdi Péttrmm FutgunAi/ Fo«ol, citta dagli Λ amaci. 1, a fi. suo lago ed isola gaMeg»
gianti, M.
Foitn sacri. V, Lajfti...
Foacu cm tm alle odici del Tabacco*!, '«et. II,,87 .Foasrra sacre, vedi ΒοκΜί-
Fobici a città degli Aurunci. I, i | t .FoaTVKUxtom degli Etrltchl « d'altri popoli d ’ iUlia. U» a g l.
3ea. ««di jir*hi(eUnra mUkare*F o«td h « divinità deli· saera Uriad* tftmaca. .Iti*, denani-
Dajaffuitia, 169,; detta primitira · ftancstte» <18> w ié i iain Aakio dai Voteci,,! 34*.
FoMB riufTua, ppme degb Etr9<cl»i. l i i t t .Fwmu*,, città; d aiSidicini,. conquistata dai VoM . I , a34·, F io tta», popoli Sanniti. I, a56. loro situazione c joiità
a63. a64- lingua, ivi. monete, 264. »65» . .Fami άτι, popoli della Liguria marittima,!!» .ifr Firoso (Lago)» ne’ Mersi. I , a4^Foicvaui (Libri detti). II, ι 3β.F un beau presso i Toscani. II, ai4· 9»o. Ili, i$0. rappresetftati
in monumenti. III, 85. i5o.Fumoni e Pompe sacre istoriate in monumenti di Spwllwr*. }II,
8a. 84. 88.
ai3
G
v t a b i o , città de) Lazio. I , 2 ΐ4·
G iitirf ciÉtàj dagli/taratoci; I , a f f .,Q ammalo* tia,<£ii .^tortet* 1Π, »i54-
fjr*H<Hm*r Proment ο ιίο .ί* γφ '3o5* :
G a b u l i , popoli delb* Liguria tueri Rina . Π *i κ1«
Gkaau «fatuari»e. IT, o43 0 eegx III ,194* ' 199.
Gtìii buéeiteinalir figurati eèi mdmtaMMiétituefe. fl) 11S·! 18IIII, 12. 19. 91. 100. 179-180.
G e n o a ti , popoli della Liguria marittima.-Π, ί χ
€ m iav*,jduà della LigiinA. it/ 3b6* luogo A ÉMealo * 807; *
G ebabcbia sacerdotale etnisca. II* i& t,
Geiunio, città della Puglia. I , 2*4- .CptAjijfe mi—K Mi 1 ìpitnbo. i l , Λ 5. 48g.
Giano e Saturno, riguardati p ff (Mitt^^clbion^ MWe 'M mi
e regi dfgM aWr»f«rt tfIt»Ùa,JIv *&> véoéraftfoòme institutori M fivééiciyilèfiiW lIIi, #oé*dftfuM ^riDÌtiTe· d ltb fii) ivi.
23). II, 98. Giano bifrónte vetìeràUtfegR **59.
129. quadrifroaté voiiert^o fa fàlerkè, rWJCoflfciVk*, oprò*
pagatoli -Mi* ftnfcriv gétfete; 1 £5« ito vuotate tll arti· ergrariej 97* 2 7η
G iasone dinanzi la liavfc Argo» HI* 9$·
G innastica usala m ^ tmriài W x 1
Gioino civile presso gli Etrutehi e g l i Umbri! i l * tg i j
Giove, divinità primaria degli ·Etruschi.·'ΙΓ, *tera. Γ, 2Ìft. dettò
Ainirtmt: H j i 4Ì (A iHtur.. I; a ^ · II, t*»5. 1 Apjtetmftio* i* 3.
Cacuno, 1V1. Laziale, 127. Lucezk). tf, rtg . Titm , 112. Im-
jxvttéM / 127Ì bhrftàté « teureàtaf. IH, 196; 193. Giove,
Giunone, Mercurio ed altre deità, 124.
Giunone. I l i , 79, divinità primaria degli Etruschi. II, io{. 118.
detta Cnpra, ivi. Curiti, 120. Lanuvina o Sospite, 129. come
effigiate ne' monumenti etruschi. Ili* 35.
Gntocm gladiator), inventali dai Campani. I, 287. I I , 257. Atletici, 213. Circensi* 211. Scenici, 188.
G iuochi e Spettacoli pretto gli Etruschi. I , 216 e seg.Giudici rauméfkll m ut bassorilievo. H I, 18& 1 Gualcali vedi ScìUe.Gcmaom, immagini dìeMf figurate in1 vdsied fa é tti ttiorioniéntt.
Ili, 168. 174 191· loro signifittito* 170 e seg. rirfljgtmino il Dio infernali, io , a8. La iW^ooe flou è mai edr egida A Minerva ne’ monumenti ettttecltf, 13β:
Governilo politico degli antichi ItaUanl. Ily 6ò. g3; «Mite dodici cittàprincipali dell'Etmriè, jS dèi Campàni ■& oltH phpofi dell* hai» meridiewlé, 77 « $eg.
GftAmro (Opere di pitture dette di). ΙΓ, 2/f8.GtAvaacif, UatioM naW fed«T W pm rieei. l y Gaaer, ih véle dà estri dWttlgfrte «olle storie d'Italia. I , 4 f ' 4 ·
loro vomita, e M à t M di cofortié in qttfcsttt dontHadtì, ì%o e seg. vi trèvariò atitiohè nasoni indigene già coUegatc in so
cietà, 19. 30.' 92: GM if HftKd:*vèdi Itàliòtì. '
Guroire. Ili, 197. simbbfb delgetifotfel niate óssladi Tffotic,
39. 62. Grifi, Sfingi e Ipocampi, 148.GiuMMtto, città deità Letteriirt.;-1* 3o x 1
Gum o, città dell* Umbria. I , 77.Gubbxieao compkàiaètrtetrtltifcto. HI* iq$‘. 198/
H
H n s c a o s , pastori Àrabi ò Ita lic i: epoca di spesse migrazioni
di essi ^laR^EgMo; Ί ', t34*
2?6I
Iapigia, antica deiHupiQazioBg di noli farle d'.bpU*. I,6 o . abitata dagli Ausoni, Opici e Aurunci, i64..etta Mfoeione, 3o5.
tanti ii^Sw^agnqu II, i 36» in Cottia** 48*Idi v vocabolo etrusco, II ,, 191.
h^oii etpiscbi ;figpi$ti in monumenti. III, 3a. 43 e **8- trovati nei sepolcri di V qld , 67.,
IjfltA fi do^ci tpste. IIIj, 1 %
k>BAunq (Layòri) es gMÌii d£|gl* £troschi. I 9 H l· a35. I I ,279. Iebohb, primo re di Siracusa» joQoom Cima» * «onhfltte V ar
mata navale toscana; II, 54*Iliensi* antichi abitatori ^ c lia ^ r U q g n *, U j 4*· fiavetis Illirici eL ib u rq ista b U iti all' imboccatura del Trovila/<1, 76* éi
, s t a p p o qejle parine deH^Mriatipo, i y 3. 177^ donno *oca-
sipnp a grandi mutazioni d *.pepali, 173
I lv a ti, popoli della J+%ujn*mecJ^errao^ II,, i 3^
Incantatori Μεμ*βΰ Ι^ 2$9. II* ι$ & , ιββ.
Indigeni. vedi Aborigeni.Ingauni, popoli della Liguria ιnfurί^ma I , 97· via^ dai Ro*
m ani* ivi.Inizi azione d’ un infante ai sacri, misteri. III, ιφ Inni Arvali e Saliari. II, 126. vedi Carmi.Intemelii, popoli della Liguria marittima. II , 12.Intehamna, città dei Pretuzi. I* 206.Inuo, Deità del Lazio, trasformato in Pane. II* 127.
Ippi, antico scrittore delle origini italiche. 1, 4 J·Ippocampo, simbolo del malo principio. I l i , >4. 39%
Ipponio, città dei Greci venuta in potere dei Bruzzi. I , 3oo.
Ippopotamo* figura Tifone, ο il genio malo degli Egizj. IH, 24. 56.
Ibia , fondata dai Cretesi 1, 3oo.
Irpi, progenie sacerdotale. II, 135·
νχηItmn, popoli confederati.dei Sanniti. I, *56. loro città p\h no
tabili, 362,
I r a * {hola d '), o Pitécusa, suo circuito. I , 279. abitata dai'
Calcidesi ed Eretriesi, rW. eruzione vulcanica s p Ventosa ivi1 avvenuta, a80.
Iscsixiosi della C&tnpanfa.f, 111. Etnische in utonumenti. IT, nò. 3aa. I li, 6a. aoa; *o3. io 5. in snfott diomsiè, a i i . Osche; m , aoa~?o5. grande iscrizione etrusca perugina, iò 5.
Itau primitivi congregati in triltfk'ó finzioni. I ; tg. 34-
Italia, sua feitiKtb. I , f7. situazione1 favorevole al progresso della sua civiltà, 37. favelle introdotte nella stia storia;
scrittori delle cosc d’ Italia, 4> β euo* confini descritti da Antioco Siracusano, 60. antiche e differenti 'denomina·» zioni di essa, 61 e seg. estenfeieifce sotto tl gotemo der Ro-
■Mtti, £4* sotto Augusto, bri. pttv ristretta ai tempi di' Mas·
simiano , 64.
Iraueti, o C M nativi d’ Italia* t> 44· *§4· traditioni favolose sulle loro città, 33i. " ’
Italo , potente re dell’ Enotria. I , ag6. institutore dei sodafWi,
iW. suppósta demkfciofte da esso del nonte d* Ualia, 61. ig6.
Izbd alato ne’cilindri babilonesi. I l i, n .
L
Labico, città del Lazio. I, 4 i4-Laghi, d Alba no. I, a i4* d’Ansanto, tenuto in vÀieraziotie dal*
Sanniti, a63« <K Ifondi, Fucino; o di Celano, 2^9· Salpi, 3 i 1.
Laiso, colonia di Sibari sul lido thVeno. T , 3i 5.
L anciavo, città dei Frentani. I, 064.L argarsi, popoli della Liguria meditetranca. II, t5.
L argasco, città della Liguria. Il, 18.
L arotiOj città del Lazio antico. I , 214.
Laticmi, popoli della Liguria 'marittima. I I i 3.
L a b i, o Dei Penati, loro culto ppesso gli EUpratebi, I I , 1 1 7 . ιδ ο .
I l i , 47* presso i Sabini. I I , 121. . ,Ι,Αβτρ*, pronpmc virile degli, Etruschi; I*HTM, di doojwi. JI* 7*.
Larujda, divinità dei Sabini. II , i2o .
Latini prischi, detti Casci. I , 213. chiamati dei Qvaei gente
troiana, 5q. l^ro.φ νίω ώ e itdigionf,.,&ι&.ααίΐ·
L i i r a w p o , ^ it t ù j ip r iU u iw d ^ l ^ a i i o r I , sm5,
L a v u iio , p t lù dpi Lazio. I , * , i5, T ep ip io ia * q e ^M orata, de-
stinato frll^.Piete Latine, 2 rtì. t ,
L \ v o w etru^hi d’ wg£9V> *-ce»elto. l U , G 5,t ìS .
Lasio, abitato d*i S/cuJi. I, 67,. νιο* \Agrari^ I , % . II, 269..
L^ogv F w p le . I I , 9$. 3 %
LfOfB U *57· *59. Il* 145. 289-L * w e .S fatu tt fiivijli d f g l ’ U ali a n tich i.! I I / Cwu 804 E t r o t c k e
su lle p ro p rie tà e sop ra i d e b ito r i, 80 . 8 4 · 272^»*
Leoni eSfogi.JlJ, Ji. 35. Alati obe sigflifiobio»* *>·· Ί * ·* ·5 d*antico stile, 197.
Lprn^ cojeafc, HI, 190,
Lbìtrigow, popodj favolosi, collocarti da O olite a d f o lf o di
Gaeta. II, 233.
Letteratura presso gli Etruschi ed altri antichi Italiani. II, 198.
Leucotea. vedi Matuta.
Levi-Liguri, popolo stanzialo presso al Ticino. II, 5.
Libarne*!, popoli della Liguria mediterranea. II, i 3.
LincnA, compagna di Bacco. I); u q j
Libri Liutai I , 4°* *97'L ibui, popoli d 'origine ligone, a ita n ti tfadki dette Alpi.
II , 6.
L iburni, loro incursioni in Ifalip, I> 90· 9 «$tobilisce#a
all’ imboccatura del Tronto, 176. pivati e pppdaijtfrij ΐ 74·*β*Π
ciati dal Piceno dagli Umbri, j8(»
L i g u r i , lo ro p ro ven ien za . I I , 5 s itu a li npllp LigPPW m e d iterra
n ea e m a rittim a , 22. p ta n zifti g io g a ie d i ( J o t tr o , j p y n
.gu erre c o g li E tn isch i- f i , 10. m , poi ^U f>iijesi9 à v , lo ro $4^
328
cattare e eottumi> *3* pastorizie, i 5. ostinata guerre W l l o ^
a>oni, ·*7·’ trasportali «n parte a c l Sannio^ A*, toro ' leggi**·
ere, 19. linguài; 3a*
LiGuaiA, suareflteftfbne; 1 , 14/ a*»* Ligariainicdfctttaafea c aeteii dai suoi pbpat. li» ; i3 .
Lingua italica, sua ÌooMé!o ri^ ie ;ly Η, Sta.efrusea. I ,
ιο ί. >β{. 3 i& oeeay>3<f& rimana etilica rarità» M.
Locai, colonia di C alcide.l, 164 ‘dòf. ^Mrgotib da èssa té A ie colonie d’ ipponio e Meditai i fy/. sua prosperità per te «atte istituzioni di Zaleùbo l«gfcUtore di «#say*W8r
L u c a n i , colonia dei Sanniti. I , 34· 3 *>6. 2<yit 39^ Itvra ler^' l educkaioae> Sot^'èow^ilstaiM Pm dón^ Tiirfo ed al Irti citta dei Greci Italioti: 398. eccitati da Diouisio ά vecchio cóntro i Greci, 399.
LwAmfcifimi «stearine, e seg; divisa» poi-ia Lucani e
Bruzsi, 398. abbondante nella pastorizia, 3o4- Ili 376;L verni, popoé*>dct Maèsi; 1 , ‘oifg.
Lscemu^ ciUà dèlia Paglia.-1 *> fri*. 3 i 3.
L tftÉ T o u oe^vaer-elftiaAi cbe significhi. UT, i 53l
LecinàoiS# ptiimi iseàgirtrati elèttivi degà Blriw Ai: la& ily ttS .
Ludi aliatici, Mimi» <da Bacco. : III r »38. Ifvdì faoèbri, io3.
te5* · 1 to,
l4 n *,.£ u à «fagli JBtnwM^iv ■** e e o ^ ir tb . I , n4-
i 5 i.Lupa del Cat^pi4bgUo, «taàuain bsoÉ·^ Ai sAc 4òccaap. Ifly 6Λ
Luato degli Etruschi eccessivb. i l ,* a 4L dei Campa»*'<379. 38d>
M
M mo· a Bocca delle JUdlaw, figarkir ia ipitidwi pouspeiattà. I l i , 301.
M aooU) popoli delhi Liguri» mediterranea.* I l , ii. <M iG tm rro mtiuieipale figurato in monumenti etruschi. <111, !f#6.
Maona Gaacu, io n e dalo dai Greci all*Italia inferiore. l \ 44*
183. 33», «uà conditioae» 3a 1· città principali ivi edifigate da* gli Italioti, 3ai e seg, medaglie, 1)» 341« UI» 19B,
Muto, o aie Gieve, ditinitàdei Tusculani* ΟΙ* M7*
M alvento (oggi Benevento), città degl'lrpiaì. 1* *S«,M4ME&6, nome osco di Marte, vedi Marie*,Μαμεβτοιι, popoli armigeri» di sHtigue osco* I; 384* 3*4 M ^autq, sede dei Mamertipi, II, 18,Mumomq, città della Liguria. II, 181
M antova, città settentrionale deU'Blroria, I , ito . i 32« :
MawTu. vedi f%tono.Maschia, città sul golfo di Salerno* posseduta dai Toaobù I y
118· 385. presa dai Sanniti, 067«M a r ic a , divinità tutelare di Minturaa. II, 135.M arivcuii, loro situazione e c a p ile . I , z fa oanJaderat* dai
Vestini, 1V1. :Mamuvio, capo della nazione Marsica. I , 349· s « vmjtigia, M*' Marsi9 popoli attenenti ài Sabini e àgli Ertód. I 346. loro var
lore, 349· Ut 389. danno origlile a ia gnerra sedale, detta Mettioa, ivi. vktò attribuita ai léro secordati ndU’arte di sa* Dare le'ferite serpie oline, 344* modici incannatori, m r
M a rte , Dio della guerra, detto pure Mamers. I, 3o4- II» *o5, I3 i. ‘ΐ3& Ό ·ο eediaatorè dfeUa pativa» i l i v^èratoidai I*u* cani, 139.
MaItéUo portate da Dispnèe» ie da Tenete, M i i4«-
MAtcaqas uman i cól αψο· vch)td. i l i , 13.
M astarna, indi Servio Tulio, secondo riferivano le storie etru- scbe. II, 67. 389,
M a trim o n ii, Legislazione degli Etruschi a loro riguardo. II, 8 9
e seg. matrimonii sanoitici, iw.M a tu ta , divinità dei Sabini e deiVobm*; U, 130- tramutata
in Leucotea, iSg.
Medaglib, o Moneta dei popoli Italiani* II, 3if* du(l’ Etruria«III, iqq. cWl Sannio. }, 355. IU, 193/della Campanie, ά*7 della Magna Grecia. I , 348 . Ili, i$3,
t*3 o
Mmeitynmcus, titolo oeeo denotante supremo Magistrato. f ,
3oa. 389. II, 78. in iscrizioni. I li, ao3.H m co i presso gli Etrusohi ed ahii popoli d’itali*. H, ι8θ.'
i^ i.. affatati «i Mli tM erdtli,11 1
M ow i, oelonia d· Lm ì I » ’) ιφU h m , città'deli'Etniria setteatrioAele. Ϊ; u t ;
Msacoaio Ctonio, III, 90. 55. i3t . i 6». Mwcurio ed' Eratlé h - fin te , 119. Mercurio, ApoUo e- Diana, 118: '
Messap , popoli diMessdpia, o della Iapigia. ;I, ·ϊοβ.; inicnki»^
di era eoi Greci, 3 i4* vinti da Archita, 3 i6.M esstru, sua situazione e cuoi confini. I , 306. 3 i3;
M k t a t o b t o , edificata dagli Achei, I, 3n . 3i 5, sua opulenza,
3a8. medaglie. I li, ig4>M tr o n , città dell'Umbria. I, 77.
H noitW i Lucumone, o re di Cere. I , 137. II, 67.M k i t o , edifica Piseo naia Lucani*. I , '16 9 . 3 9 7 .
Moia»* degli Etruschi ed altri popoli d’ Italia;; II, 388 «< «eg-.5 aedi Arte <Uit| Guerra.
H m iT i, o Meoerva, Dea del consiglio, reo orata dagli Etra· Sci», Sebiàiec. B , io 5. 1*0. figurala,.» fcfnaozo. i l i , 48. in
patere, 7.5. in Tasi dipinti» 119 e seg. Minerva egidirmata,
137. galeata, 193. astata cbe tjéne iarifctsila. Gergone^ 1:39.'
Monna abundanti in.' Italia. U , 2 4 · 3 i<l.
Murruaiu, città degli A u àio cL I, 44*.Mirrali di Bacco. I I , io8 ,Q rficir Inani inteèdods ip Ita·"
lia, 167.Mitologìa Italica astica. II, 9i . gnee. * anelaea, t r i ,tin<
alita d» dottrine orientali ed egisie, 97: greche,· *58. .petti-
colare degli Etruschi, 103, 118. dei Satynr,:Ji8. dagli Dm-
bri, 131.MoastA e Osata, 4ribft della Puglia*.di origine illirica. I,. «79-M o ik t a . Tedi Medaglie; ;t* invenzione attribuita al G ia n o .^ 3ogt
MoRUNom sepolcrali degli Etruschi, i l , *7> 3I.7. 345. vedi Architettura, aedi Medaglie. Monumenti funebri. Ili 34?· Tedi
Urne. Monumenti. eUnsdu poft epigrafi,dipinte. HI, 90. .
a3f
Mobgetti, popoli deU'Enolm» I , <fo. scacùàti dalla tetro ίβΠΜin Sicilia, 71.
MotTOBff sur un'urtia sepofofata· IU , tì3.
Mostbi marini virili e femdriajli cfeé «fniikiMivK i l i , 34- . 1 M ulta, voce sabina, esprimente*ιηι*β*ίΙη,ο pefta. Il»,8&
Mura, fortiGcaziopi e tta r i «fegli Etaucfci. I , 129. II» *g>, delle
Cilopie.il» i 3o> ι£5, tsfcig#. II, a©9- Murgb, colli petroti d^iTlUrila jm*ridjònale.< l i >8t>5<
Musica, suo.oso presso φ Etruschi· I I , tt)4·
M
N a p o l i , fondata dai Calcidesi <klT Ìn H n .i!,1 *79; ac^ratohrià:
dagli Ateniesi, ivi* (
Nasso, cittii nella Sicilia , fondate <k»i Calcidesi. I , 1 1 1
Navi tirrene da guerra e da carico. II» 3o3 . IH , 177. 479.
Navigazione, sua importanza e suoi progressi paerto ..gli £tru~
sebi, l i , »4« e «eg.
Nucbqpou di Taryaiaia,tdi Vufc i, di ToscanJb,<li ftarteioa, U,
249. 1U» <0. *3 . €c. vedi Sepoìcrié città degli CJesbrL I* 77· ;
Neaisn, divinità dei Sabini «ompagéa kliM àrt**iivS34»
Nerulio, piccola città della, Ludam . 1 , 3ot.
NactA., città 4oN* Cestita, fondata! 4àgfi Etrusfcbi* I , a a5. >H> 4& Nocera, città degli Umbri. I , 68.Nola, tfttà d’ origàse «tresca, sftoatd nella a&tieaO}iici»i, u 8 /
.971, suo notte ia lingua osca,*8 ·, occupata A i >OAlcidesi ,
380. aae monete, àn\Nomi Etruschi in Famiglie Romane. II, a i3.
fiteea, 0 Nura, città marittima della Sardegnfe. II, { ο ·44·
Noracc, capo d*una ootonia d'Iberi. II, 44·
Noma, città dei Volfcci. I, ι 3φ aotiebe sue « ere , 196. JieatiA,.o Ifurria, dea veoettota dai Vofemiesi. II, ì t iv 179.
Novewli, Dei maggiori dei Sabiai. Il, io3* lo » culto, uH,
ι3ι
Nuceria hfatbb» a, citta < detta Campani*: Γ,ί «87. bue «edi-
glie, a84-Noma, Sabino d'origine, pruikftioM io legkJaJjotfe. H , 179. i
oggetti di. gpan rilievo ntelFoHia* biv^e *e religip— per
gli Etneobi. 1, tfv i H , 191. *iffoe 4ttufobe4 Mftt^nom* di mi meri roafcani» »93,
Ndcuménr, ciUà dei Bhitu\ l , 3«3t .*
tftracioifio, Epidio, antico eroe onorato a Nuoetia!'>fr,‘ *84.
« , 1 N u b i. vedi Nora,Nimicai, nbtecbi edifiij espienti i f Sardegni^Hj* 4^ Ί 1*> 4 i i B fm u, II, t u . 267. vedi 2Vor$/i*. vedi Fortuna,
O
O ca sacra a Bacco. Ili, ao.* £6. 36. 63.· ια6« ιι4 ·Oca» di patta lucida, tìeUe'tètCè rii bnkteo etrtisclielH , 58V
Qccbteni, ;à ebe «làudano; 1(09*. r5& t6 n 466 ' . - ‘
Ó v u o n , fiume nella Totcana; derivazionepróbafiile del ώ ο nome. I, 75·
Ο ηα· vedi Osci.O ncu, provincia detta poi Campania. I 9
O rm o, Tavola ivi ritrovafe 1 , I3d8; 3οψ
O w , divinità unita con daliértfb· ^i) ti^r.
O bacoli di Marte* Ut, iJ5/dl· GtovtiÌ AtnOMHièjι44^Ιΐ*Κ4 *ιϋή aveva OiracoK parianti eoaae m Grada, i d i
OaatvB matricida <ìgum»> h *àà*m+ drodea* IH , rtfoi
O rno. I li, 127. i 3a.
Oaeeart, smk grónde influente Qttta cMllà dkM'£trttrtafJ I, &f. t3a tódboli orientali figurati in Montimoiiti,*36.' HI' *9.
39. 33 e teg.
O u A ia m d^oraficeHd ad im oivili e dei lèortorL III? 6& 68 e teg;
O boju, antichità di loro orìgine, e paem da4ts*i abitato, II, (5J
233
O stom , oktà dei Frentani'e eUo porto. I , iQ4- U r 307.
O sa, Oschi, Opici, antichi popoli indigeni dell’ Italia inferiore.
I , 63. 7 i- 164. poeseggMO quél traUo dett’Opicia drtU poi Canpeniat 117. detti pure A uranici e dipoi Ausoni* i63. 4er-
ritorioda assi occupato, i64* loro costume e «ita pastorale,
184. derivano da essi i più potenti popoli d* balia # ι84· ιβ ΐ.
loro armi e armature9 i83L II, a86» ttogua. 1,18,7. M* 3 i 8. «Moi dialeUi tVi.
Ospitalità' presso i Lucani, Calabri ec. I , 3o?. pressori» Etau- sdii. II, ?o3.
Otio, simbolo d’ espiasioM approprialo* Proserpito. UI, 88.
P
P adova, città della Venezia. II, 3o.
Padri Libero» U , 109. vedi Bacco.Padro**to, antica institutione d’ Italia. II, 71-
Pale, divioità conponente la sacca triade «ftrusd*. U t i«7, 3tr3.
Dea della pastorizia, 127.Palsmovb. vedi Portiamo.Palkpou. vedi Napoli.Paida. vedi Cerere. .
Paydosu, colonia di Crotone. I, 3a4*P avé, altrimenti Inuo. i l i
Ιλ*»*Μΐϊ>*, Ljegislataittudi Elea»’ oV elte. i* 3«6<P artekopb (o Nap^ti), dittò, faMHriatla da* Cupiant*: 379.
Pa*tobizìa qoUkvata dagli iEtiutebi, Apputì, S^aattì e Luoaei.
I , 3o4* 3 18. II, 375.P atera figurate» «arnesi d*U’ e » e q u ie .U , «14. ,*£». JH , ,73*40;
E aìtbato ( P a d r e ) , denom iittzieae del capo td e L lfa ia iit II ,
86. i 54.
P jltw i p Plebei, distiftuone ci vjl^eute stabilite ia,. Etruria &
altrove. II, t5 .
PmcvLi, popoli dei Pewesi. I , 3 i3.
*34
Pelasgi, ο Prtisòtai, popoli d’ incèrta origine, I, 83. esonvsiotri
o migrazioni è questi popoli, ivi. scorrerie la modo di U n· furieri in Italia. I , 90. io 5. 176. detti Tirreni, 86. apprendono la mariniefa dagli Etruschi. II , 399.
Pedoni, popoli affini dei Sabini. I, totìfedenati, d a i: Morsi, a4g.
P e u r a divinità;dai Ffentani.
Peleo, Chirone e Tetide. Ili; iML Polem pittMO ufe* folte, *9 . PcaUTi: (D ei), discùti:presso gli Etruschi ih quaUrpap?^. I li
105. 110. loro culto^:i5oi P estìi, popéli confederati del flaatftiév I , 17*.
Ptanp recide il capo alla Gorgone. I l i , i4o·Pebuoia, città Etrusca principale. 1, dicevea. (buttata dai
Senimli^P estiti* vedi Potklonia.Ptucszi, popoli della Iapigia. I, 3o6u IdmmagisImli^.AiIIf 79- PatrcnU, ragione della Puglia; sua «itUanione^Pisvfa gettai* » alimentari, Iof0 specie ooWvjAe In' Italia*, Wi
372. 275.
Picaai» colonia dei Sabini* I > 82«Picsao, sua situasene geografica. 1,, *αδ»Piaarruii, popoli del Piceno, trasportati nella Caasp^lie. 1«
Pasca e Orette. I li, i83*Punì a , città forte dei Vestini. 1* *38.
PmiTEaiA, professione esercitala dai Tpicftni. I, 11 $· l i , 399,
dai Vohci. I , dai Liparioti. II , 54«
Pano, navale e luogo di a e ra to del comd^e di Cere. I> φ γ l i , 3o5. tempio m venerato. I, 147·
PiaoMJum, loro dmuatiene. II,«»33·
PsaoMMoiA, miracolo in Egoazia. 1, 3 |3.
P isa, d tlà marittima dell' Etruria ; tradizioni circa la sua origine.
I, 154- Mia forza nqvéle· l i , 58.
Piseo» V . Dwiento.Pii>hx>*a# suc mstitnzioni nella Magna Grecia. J, 3^6 c pef.
a35
P iT A M itO f, lo r d itiflu e n fa su lla p r o s p e r it i d e lla M a g n a G r a d a .
I , 3 6; a g rico ltu ra d a essi iiu e g Q M i « g l 'h a l i b ^ 3 * 8 . distru*
zkfffe d e lla lo ro so c ie tà , 33m
PiTBcusà ( Is o la d i ) , o f o l l i a ; a v o c irc u ito , l s τη%< m in ie re e
1 · v u lc a t i i , i t f ; ’ Wedl Ischia*
P ittu r a , suo antico stato in Italia. II, e seg.
P itture d’Ardea e di Cera aitfWori a Romeni* Π,
di Tartufata ^ d l A f.; U!> 99 escg i
Plastica *ppi>éss0 gli EboscW. II, ?3φ. mfcle éttriboita in ha* lia ad Euchira ed Eugratnmo, iW .ll, *6».
Plbmocboe, vaso froprié delle Rbftzioni funeree.' D i, ^ ·
P iu to w , divinila infèrnalè, dette pèni M a n li o V e d iti 11, ι · 5+
IH ΛP o, anticamente detto Eridano. II, 3o. sue antiofie imboeesMre.
I, 109. II, 7. lavori jdraulici fattivi dagli Etnischi per inca-
Halàre le éue acque. I, u t . »3£ I I ,17 9 1
Politeismo italiéot m e divinità smibolickei 11 t i & 1 4 I i 5i*
Pomo, simbolo 4» Bacco» IH, 54· granato saero> ai Proserpina.
15. 180.Pompeia, città della Campania. I , ft8£ possa sotto il dominio
dei Sanniti, 167. sue mura, i 85. sua porto, III 5 . inseri*
doni. Hi, w è . )aò5i*Pontefice degli Etruschi, nominato pèi suftUgi-deii^dodici po
poli. I I , i 5 i. di Preneste,1 i53. <Pontifici (Cdlegio deìf, insUturiedM religiosa. Ily ^44 i53.
Pontificali (Libri), non tanno menfciooe & Apollo. Il, 129.
PowTinte (Paludi), bonificate dai Votasi,' e città Wv edificate*
I, i 34- 235.Ponza, isola dei Volsci pròssima· ài- capo Cirdelkrj· l , ; »87.
Ponilo, Erennio, Sannite, istraito célie dottrine < Pitagoriche*
I , 396.
P opolazione copiosa dell’ antica Italia. II» a 79.
P opulonia, città marittima dell’ Etruria. I , 98. i/f& colaniadei
Voitetrani, 9* antiche sue* mura, i 3o< III, 5. pianta topo
grafica, 1. medaglie, 173. 174* 19T.
α36
P orco d e s tin a to per ostia . HI, r 36.
Porrim a, deità divinatrice. I l , i 35.
Porsenna, occupo Roma. I , 67. suo sepolcro, o labcrinto, in
Chiusi II, 227. proibisce ai Romani Γ uso del ferro ftm i À é
nelle opere d'agricoltura* 274*
P otrà di Volterra in un monumento etrusco invece dettar (berta
Elettride di Troja. I l i , i5i .
P o rtic o , invenzione etru&ca. IIf 210. 227. vedi Architettura.Postum o, o Palemone, antica divinità. II, i 5g»Posidonia, colonia di Sibari. I j 3a5. conquistata dai Lucani
298, 3o i .
P o s v o ta , antica divinatrice. II, i 35.
P o m fi, piccola città detta Lucania. I y 3oa.Poauou. vedi Dicearchia.Prakfucus, Prefetto, o Rettane dei Brunì e Lucani, ! > 3αφ> « h
gistratura’ d» altri popoli* II* 88*
P ip ic rt, -donne prenotate, che accocffpagoavafco aìse-
poioro, cantando inpi al «donò A 2281 efBgiotein
monumenti. Ili, 83. 85. i 5o.
PKtifttTM ,* sa» situatine- e sné dipènderne.
P r e t o r e , sommo magistrato d e i p risch i Latit i . Il, jg. dei'San
niti, 80.
PRiTfzj, popofc del Piceno., 1, ao5. rinomatila dèi loro vh
n i, 207.
P r ia p o ,sacrifìcio * questo N um i III, i5 t.
Primavera sagra.’ 1 , t e .1 204; 2S4.
P rin c ip io m a la , su o i simboli. I I I , 3^
Priverno# eittH dei; Volsci. I , :294·Prometeo figurato in pqteife e t ta r a coi S io a cn ri I I I4 781
P u g lia , sua situazione. I, Ì i2 i colonieintrodottevi (fai D om i,
M. sue pcodupoDk II, τη$* lingua «vipavtatow ^ 3ir 7J
P ulcinella e Zanni, forse sono il Macco e il Buooé detta fa tè le
Atellane. I li, 201.
238
Q iM da ^ éscia ta ih orno.* I li,
Q uestore, uficio di tnagistralu^i qmvkipale. I, 289. Π, 80.
i l i , ao3 . 2o5.
R
R i-seri} antica denominazione degli Etruschi. I, 44.nedi «fial
idi/„
Reggio, fondata dai Calcidesi, e Mesaeai. I , 3 a3. sua pvospc* rità, 3a6 .
Rm iu o i c i t i deità SàbinAl 1* 1 9 ^ .Religione, suo carattere presto g li1 a à tk )» , popoli id i lt a lk II,
94 e seg.1 legata allap o b lica e allp «*gmriqi«, «attirali, 990
seg. novitó-int^idoilte Bel riio tra i l qttìnló λ i l jettim ó se
colo di R om a, 159 e sèg.
Repubbliche h^licli*. w b G M 'e CmfittbmUam Jk»ubbiic* Ra* otto** jeditfioflMNi'
Reti, popoli alpigiani abitatori della Rezia. I, ι ιφ .R acu, pccupaMdfitfU Etruschi. 1 ^ua.vestigu <felip dimora dp-
gli Etruschi in quelle contrade, 114·Rieti, città della Sabina. ! , 192. sede d i« bo r igeai, àv.
Rithov a forma di coscia con testa di Bacco barbato. 1U, ι65·
Rtn etruschi. II, 214 e seg. rUi:fìmebr^ IU, 84.
Rituali, Codici di questo nome presso gli Etruschi· H » 73. pre-, ceni e ordinazioni «a «ssi oortepute., 85, io5.
Roma, origini, nome e fomlazione di essac i , .219. %%t.R omani* ρορφίο fermatosi d a ik n*e#golaoza di pih genti italiane.
II, %i5, 3 i8»
Roseli*, citta etnisca. I , 144- H, 210. I li, 6» piatita topografica. I li, 2. sue mura, 5.
Rupia, città dei Sallentini. I , 3x7.
Anno e B atiao castelli costruiti dai Sanniti presso al Samo.
I, *59.R utuli, popoli consaguineied alleati dei Latini, I, a i3.
S
Sabazi, popoli della Ligaria marittima. II, 12.S amixi, o Seaniti, colonia sacra d à Sabini. 1, 255. loro co
stumi, a58. vedi Santità.Saboià» sua situaaìóne antica. I , 192. al tempo di Roma» 193.• abitala dagli aborigeni, 193.Sabbi, popoli indigeni d'Italia. I , 189. 199. d* origioe osca,
173.189. nome osco, 193. antica loro sede neU'Àbrazzo superiore. 1» 19α. vita pastorale, ao i. valore marziale, aoa. reli
gione, ivi. II , 118. colonia nel Piceno. 1, 204. colonia sa- . era nel Sannio» a55. loro divinità, venerate poi dai Romani.
II, ini.Saio, nume primario dei Sabini. I , 191. permutato poi in Gio
ve. II, 118. coltivatore della vite, ìaa.Sackbdoti Etruschi, loro fona sull'opinione dei popoli. II,
147. Irpi. i 35. M ani, i 36. Tarquiniesi, 146. Salj, »53.
Ateriati, i54· libri sacri da essi compilati» 186. loro perizia
nella medicina, a58. maestri di negromanzia nella Campania, 178.
S acerdozio, sua influenza e suoi diritti presso gli Etruschi ed altri popoli d’ Italia. Il, 69. 168 e seg. depositario d'inse
gnam ento, i5a. 170. sua decadenza al quinto secolo dì Ro
m a , >57.
Sacavicio a Priapo. I l i, i5 i. a Cerere. HI, 88.S a ia p u , città della Puglia, edificata dai Greci I , 3o5. nuova
Salapia» ivi.S alassi, abitanti la Valle d'Aosta e il Canavese. 1, 32.
S alj, loro instituzione. I l , 137. 14?.
»39
T om. HI. »7
S a l le n t in i , popoli della Iapigia. I , 3 io. 3 i4* congregati in tre
genti e dodici città, ι4ο. 3ιφ
S a n c o , altrimenti Fidio o Semone. I , 201. Π , 118. Dio nazio
nale degli Umbri, ia 3. cognominato Ercole, alla greca, i 5g.
Sannio sua estensione. I, 260. popolazione, 2 6 5 .
S a b b i t i , colonia dei Sabini. I, 34· 254· l°ro religione e leggi
sacre, a5g. educazione, 260. confederazione sannitica, ivi. forza militare, 265. tolgono agli Etruschi Pompeio, Marcine
ed altre città della Campania, 267. costruiscono a loro difesa
idue castelli di Rufro e Batulo, 268. pastorizia, 269. II, 307.
ricchezza. I, 269. armature, ivi. II, 284. s’ impadroniscono per
tradimento di Capua. I , 268. di Cuma, 282. Sanniti-Cau
dini. I , 261.
S a n z io , terra della Lucania. I , 3o3.
S ard e g n a (Isola d i) , occupata dai Fenici e Cartaginesi. II, 4<>
e seg. dagli Etruschi. I , 126. II, 46· sue produzioni, 129.
S a rd i, abitatori della Sardegna, che ritenevano il nome d’ Ilien
si, Corsi c Balari. Π , 4 1·
Sariceni, o Caraceni, popoli confederati dei Sanniti. I, 263. 265.
vedi Caraceni.S a r r a s t i , popoli che abitavano nei piani intorno al Sarno.
I, 284.S arsina, città degli Umbri. I , 77.
S a rs d ta t i , popoli originari degli Umbri, fondano Perugia. I, 75.
S.vsox, oggi Sazeno, isola all’ imboccatura dell’Adriatico. I , 180.
S a t i c u l a , comune dei Sanniti-Caudini. I , 261.
S a t u r n a l i , Feste anteriori alla loro instituzione in Roma. I , 25 .
II, 89.
S a tu r n ia , nome dato all’ Italia nei tempi favolosi. I , 24. 58.
S a tu r n ia , città etrusca, detta per innanzi Aurinia. I, 144* avanzi
delle antiche mura, 146. 196.
Satubnia, villaggio sul Palatino, che fu poi prima sede di Roma.
I , 211.
S a t u r n i i (Versi). I, 25. II, 193.
2/(θ
A ιSatubno e Giano, numi e regi degli aborigeni. I , 23. 215. II,
98. institutori del vivere civile, ivi. Divinità propizia-alla col
tivazione. II, 99. 127. tenuto per fondatore della nazione latina, 127. coltivato principalmente nell’ occidente, 98. sim
boleggiato come potere universale della natura, ivi. Scababeo, capo λ superstizione etnisca. II, 243. scarabei figu
rati in gemme. Ili, 194. 199. Scarabeo egizio, 70.Scena di commedia. Ili, 201. Scene simboliche e liturgiche re
lative alla dottrina acherontica ed alla religione dei sepolcri.
16. 17.
Scbikiebe di bronzo. Ili, 189.Schip at abi, o Schippetars, popolo dell'alta Albania. I, 172.
conservano nell'idioma ràdici e temi dell’ antico illirico, ivi.II, 3i8.
Sctoho, sul lido tirreno, colonia di Sibari. I , 325.
Scille , Clauchi ed altri Mostri marini figurati in monumenti.
Ili, 34. i85.Scrittura rara negli antichi tempi. II, 179. 3 i5. tenuta dagli
Etruschi come cosa sacra, ivi.Scudi degli Etruschi, dei Sanniti ed altri popoli d’ Italia. II ,
281. 287. V . Armature.Scultube dipinte. H I, 93. replicate quattro volte sulle quattro
facce di un'ara, 81.
S cuola Pitagorica, o Italica. I, 81. 326 e seg. sacerdotaled'E- truria. II, 179.
Segni, città dei Volsd. I , 234* suoi avanzi, ivi. mura e porta. I li, 7.
S ella Curale dei Lucumoni. II, 67.
Selve Sacre, vedi Boschi sacri.S entino , città dell'Umbria. I , 77.
S epo lcb i di Tarquinia. I , (43. II, 2^5. IIIJ 98-107. di Chiusi. II, 273. HI, 108. 112. di Vulsci. I , 149. H , 233. I li,
94· di Castel d’ Asso e di Norica. II, i44* di Toscanelta.
I li, 96. Sepolcri etruschi, come costrutti. Ili, 94.
Sebpente, rettile profetico e simbolo di buon augurio. Ili, i 55.
S essa Aurunca, città degli Aurunci. I, 240.
Setolai». vedi Vulcano,Sezze, città dei Volici. I , ^34·
Sfingi figurate in monumenti. I l i , 12. 3i. 3g. 86. 118. 148.
160, e altrove.
S is a r i , sua edificazione. I , 169· 3*4· colonie. 3a5. sua gran
dezza c fertilità del suo territorio, 3*8.
S ic a n i, o Sicolensi, popoli indigeni di Sicilia, o secondo altri
di origine Iberica. I , 71. II, 35.
S ig im i, tradizioni sulla sua separazione dalla Calabria. 1, 16 .
passaggio in essa dei Siculi, 70. occupata dai Fenici, Carta
ginesi e Greci. I l , 35 e seg.
SicnjA ifi scritto ri d i co se ita liche. I , 4?»
S ic u l i , o Siceli, popoli che abitavano gran parte dell'Italia di
mezzo. I , 66. indigeni del Lazio, 67. diramazione degli Au
runci, ivi, loro guerre cogli Umbri, Osci ed altri popoli d’Ita
lia , 70. passaggio e stabilimento in Sicilia, 71.
Siculoti, o Siculi, abitanti nel Piceno. 1, 178.
Si di enfi, popoli di sangue osco. 1, 289. loro situazione, ivi, me
daglie, ivi,S i la , selva della Bruzia 1, 299. 3o3. abbondantissima di pece.
I I , 30 7 .
S ile n o itifallico. I l i , 89. col petaso, 83. coll’otre a terra, 196.
avanti uu ’ edicola di Priapo, 198.
S ilv a n o , deità del Lazio. 11, 129. 15g.
Sim boli orientali ed egizj. 1, 5*j, i 38. 11, 116. effigiati in mo
numenti. Ili, 16. 19. 29. 33 e seg. Simboli di Bacco, 59.
S ip o n to , città della Puglia, edificata dai Greci. I , 312 . su e r o
vine, ivi.Siracusa, edificata da Archia di Corinto. II, 39.
S i r i , città fondata dagli Ionii. I , 3?5.
SoDALizii, in&tituziooe italica. I , 296.
S o ld a t o d i g r a v e a rm a tu ra f ig u r a lo in m o n u m en ti. Ili, 52. 80.
a c a v a llo , 8 1 .
l4l
Sorano, o Summano, deità onorata al pari di Giove. Π, m *
Sobti Preneetìne. II, i 33.
S o s t r a t o , scrittore dei fatti dei Tirreni. I , 4 · io 3.
S p e t ta c o l i civili e religiosi. II, 149· vedi Giuochi.Spina , città alle foci del Po. I , 85. 96* 172 .
Spron e delle navi., invenzione attribuita agli Etruschi. II, 3o t.
S t a t i e l l a t i , popoli della Liguria mediterranea. II, i3.
S t a t u a r i a , arte antichissima e familiare all* Italia. II , 233 e seg.
suo avanzamento in Etruria, ivi.S t a t u e in bronzo etnische di buono stile. III, 63. 64. di siile
egizio, 44*
S t i l e Toscano. II, 223. i 3i e seg.
S t o n i , popoli d’ origine Ligure. II, 6. situati nei monti del T i·
roto presso Trento. I , 3x
S t r i o i l e con nome etrusco. I li, 188.
S tru m e n ti musicali presso gli Etruschi. II, i g 5< III, 188. rusti
cani, 190 .
S u b u lo , o Trombettiere Toscano. II, 196 . figurato in m o n ti
m e li ti. I l i , 5i . i 63.
S uessa- P o m ezia, città dei Volsci. I , 235.
S u l c i , città e porto della Sardegna. II, 38.
Sum m ano, antica divinità, vedi Sorano.S u b er E q u u m , città dei Peligni. I, 239.
S u p p e l le t t i l i preziose trovate nei sopolcri di Vulci. I l i , 67 e seg.
Sutri, suo anfiteatro. I, i45.
T
T a g e t e , sovrano maestro di civile e religiosa dottrina in Etra-
ria. I , 106. II, 13 7 . 182. Libri d’ insegnamenti ad esso at
tribuiti , 180.
T a n a g lia d i b ro n zo . Ili, 188.
T a n a t o , genio della m o rte arm ato d i m artello . Ili, 4 > 9 ° ·
T a n t a l o ch e c erca d ’ ap p rossim arsi a l l ’ on d e. I l i , i 9 j .
T a r a n t in i , c e le b r ità d e lle lo ro lane. I , 329.
343
T ab An t o , ridotta in colonia da Falanto. I , 3*4-
T a r c o n te , condottiero degli Etruschi. I , i t 3. fenolo per fon
datore di diverse città, 142. di Pisfc, i 53.
Tarquinia, città Etrusca. I, i {3. tuoi ipogei, ivi. II, 245. Ili, 98-107. sua opulenza, ivi.
T arsinati Toschi j popoli partecipanti ai sacrifizj degli Umbri.
I , 8 1 .
T attica militare dei Toscani, imitala dai Romani. II, 288 e seg.
T aurasia, città degl'Irpini. I , 362.T aurini, popoli del Piemonte d'origine Ligure. II, 5. 6.
T avole E ucubine. vedi Eugubine Tavole. Tavole d'Eraclea- per
la coltura dei campi. II, 3 18. di Lione I , io3. d' Op
pido, o Banzia. II, 29?. 3 18.Tavole (Dodici), monumento di civile legislazione dell’antica
Italia. II, 83. insussistenza del fatto della legazione di Roma in Grecia, ivi.
Teagene, da Reggio, antico istoriografo dei fatti Italici. I, 41*
Teano, città dei Sidicini. 1, 289. vedi Sidicini.T eano, o Tianud, città della Puglia. I, 3 12.Tegulii, popoli della Liguria marittima. 11, i 3.
T e la m o n e , su o p o rto . I , 147*
T emesa, città marittima dell’ Italia meridionale. I, i 65. viene in potere dei Bruzzi. I, 3oo.
Temfj , loro costruzione presso gli Etruschi. II, 223 e seg. destinati alle pubbliche adunanze dei Latini. 1, 167. II, 223.
Terina, colonia di Crotone. I, 325. viene in potere dei Bruzzi»
1 , 3oo.
T ermine, deità originata dalle instituzioni toscane. II, 74 .1» 81·T e r n i , m u ra p ro ss im e a q u esta c ittà . I , 8 1 . II, 122 . 124* IH» &
T erracina, d e tta Anxur in lin g u a vo lsca . I , 200. a v a n zi d e l
l 'a n t ic o p o r t o , 2 3 7 .
T este virili e femminee sovrapposte ai vasi cinerari canopici. Ili,
10. tipo fisico degli antichi Etruschi. I, 101. gorgoniche, sim
bolo del dio infernale. III, 12.
T estrm a , villaggio nei contorni di Amiterno. I, 190. di qui
prese origine la nazione dei Sabini, 193.
*44
Tstim presenta Tarmi ad Achille. UT, 137.
T iati , città dei Marrucini. ! , 247.T ib ia e flauto di bronzo. Ili, 188.
Tideo (Gemme incise di). II, 244· armalo di clipeo e gladio.
IH, 194.Tisico di Grecia, scrittore inesatto di cose italiche. I , i3. fyi.,
rimproveri ad esso fotti da Polibio, e da altri antichi scrittori, ivi.
Tuia, ο Giove, divinità degli Etruschi. II, 102. vedi Giove. Tibia. vedi Bacco.TiBBin, popoli d'Italia; chiamati più propriamente Etruschi
anzi che Pelasgbi. 1, 64. 120. loro perizia nella navigazione.
I , i 54* l i , 55. 3oo e seg.Tirbemia, nome dato dai Greci a una gran parte deir Italia di
mezzo, ed in specie alla costa occidentale. I , 5g. 64.
Tibreso (M are), con chiamato dagli Etruschi, o Tirreni.
II, 3oo.
T iv o l i, città del Lazio, I , 214·
' Tom, città degli Umbri. I, 70. sue mura, 65. IH, 7.
T oga Pretesta, antico vestimento toscano di nobtl condizione.
II, 208.ToftEtmcA (Arte), presto gli Etruschi. Π , 23g> monumenti.
I l i , 65. 66.T010, simbolo del sole 6 della forza fecondante. ΙΠ, i 56.
Tose a h e l l a , vedi Tuscama.Toccasi, e Toschi, vedi Etruschi.Τ βκμα, o Trebula, città degli Equi. I , 228.TuauLA. vedi Treòia.T adula, comune dei Sanniti-Caudini. I, 261.
Tbebula-Suiteba, città dei Sabini. I , ig 4* sue mura, M. Tbicalll vedi Dardi.Tam nm a freccia. Ili, igs.
Tbivacua, antico nome della Sicilia. II, 3g.T biobvo toscano. II, 292.
TniuxnLon e Camuni, popoli degli Euganei. II, 3o.
»45
Teonto, castello nel Piceno, posseduto dai Liburni ed Iltirici.1 , 178.
T uba tirrenica. II, 391. di bronzo. III., 188. passata di Tkrenia in Grecia. Il, 393.
Tumuli, detti volgarmente Cucumelle. I, i5o. I li, 9 4 .Turi aho, da Fregelle, statuario, sue opere. II, 334·Turno, città nella spiaggia lucana. I , 398.
Tuscania, ο Toscanella, suoi sepolcri. I li , 9 7 .Tuscolo, città del Lazio antico. I , a i4· di nome tosco, n i sue
vestigia, a 18.
Tutulo, usato dalle matrone. I l , 306. figurato in monumenti. HI, 33 e seg.
u
U ccelli a testa umana virile e femminile. I li, 115. ia8. i4#<
197. emblemi dell’anima, 115.
U lisse legato con funicella sotto il montone. III, 160.
U m bri, popolo antichissimo d’ Italia. I , 73. elevatisi a grandezza per la rovina dei Siculi, 65. 66. antica loro dimora in Rieti, y3. si fimno possessori di gran tratto di paese fra
il Mediterraneo e l'Adriatico, 74. si dilatano nel Piceno rasino al promontorio del Gargano, in. e in altre parti del
l’ Italia superiore tra l’Appennino e il Po, 75. varcato il Te
vere si avanzano verso l’Arno, ivi. \ loro città principali. 77. inimicizie coi Sabini, 78. vinti dai Ila-seni, o dagli Etruschi, che li tolgono gran numero di terre, 79. ristringono il loro
dominio fra il Tevere e la Nera, ivi. divengono confederati
degli Etruschi, 80. 81, assoggettati ai Romani, 84· dotati di fortezza, 76. sorta di duello, o giudizio di Dio. l i , 330. giorno civile, 192. auguri. I , 81. lingua. II, .aa8.
U m bria , su a esten sio n e. I , 7 3 e seg . c ittà p rin c ip a li, 7 7 · fer
t i l i t à , 8 1 .
*46
U rn e sep olcrali istoriate. 11, 24 6 · HI» 90· 9 1 . 179 . 1 8 7 .0 d o
r a t e , 182. scritte a n eri c a ra tte r i, 90 . d ip in te a varj c o lo
r i . 1 1 9 .
U rsento , città dei Braxzi. I , 3o3.Usi e Costumi ia Italia. I l , 200 e seg.
V
V acuna, divinità dei Sabini. I , ig3. I I , 120.Vadimonb (Rotta degli Etruschi al Iago di). I , \5η. I I , 265.Vagienni, popoli della Liguria mediterranea. II , i 3.V alenzia, divinità tutelare d’Otricoli. II, 124.V a l l e C au din a. I , 261. vedi Forche Caudine. Siciliana, nome d i
una contrada interna del Piceno. I , 178.Varbi. vedi Ardici.V a s a i e Pittori (nome de ') sopra i vasi dipinti. II, 2 6 4 . HI, l £ 3*
V asaio ( Arte del) antichissima in Italia. II, 266.Vasi in terra cotta dipinti., ritrovati nei sepolcri di Nola. I, 122.
Ili, 100. 116. nell’Italia superiore. I , 112. a Tuscolo> 218. a Vulci, Tarquinia e altrove in suolo etrusco. II, 249· chiamati egizj, 252. di stile arcaico attribuiti alla scuola di Corinto, 259 e seg. di fattura propria degli Etruschi, 265 e seg. disegni d’ogni qualità vasi dipinti. III, 117-179. vasi figurati a stampa di Chiusi. I li, 12 e seg. cinerarj a foggia di Canopi. I l i , 7. egizj ne* sepolcri etruschi, 200. necroco- rintj. II, 259. I l i , 121. Panatenaici o di premio, 137. Vasi etruschi perchè posti nei sepolcri, 173.
V egetabili ed altre piante indigene d’Italia. II, 2 7 2 . 274.V e ie n t t , p eriti n ella p la stica . II , 234*
Veio, città Etrusca. I, i4?· suo Foro. II, 29. antico circui
to, 209.V eleu , su e ro vin e. II, i 3.
Veleiati, popoli detta Liguria mediterranea. II, i 3. longevi, 379.
*47
Y e lu , città deU’Enotria fabbricata dai Focesi della Ionia. I ,
j 6 8 . 393. detta anco Elea, ivi. 3*5. ottime leggi i?i restituite
da Parmenide, 326. medaglie, M.V e lit i presso gli Etruschi, loro armatura. U , 282.V e lle tr i , città dei Volsci. I , ^34V e n e n ì, popoli della L isina mediterranea. II, i 3.
Venere nei monumenti etruschi. IH, fa. 75.
V en eti, o Eneti, loro situazione. I, 5g. favole sulla loro ori
gine. II, 25. confusi con gli Enotri ed Euganei, bri. 3i . loro città, iv i. rinomati per le ottime razze dei cavalli, 276. anti
che costumanze, 32. Tinti dai Romani, 34· sepolcri nel pe
rugino della famiglia dei Veneti, o Eneti, 33.
Venezia, suoi confini naturali. II, 3o. celebrità delle sue lane e dei suoi cavalli, 33.
Venosa, città sul confine della Puglia. I , 3 i3 .
Verrugine, città dei Volsci. I , *34*Vehsi. vedi Carmi.V e r tu n n o moltiforme. II, 11 2. divinità campestre, ivi. protet
trice del commercio presso gli Etruschi, 3o5.
V ebulani, popoli Ernici. II, 221·
V e s c ia , città degli Aurunci. I , &4 1·V e s t i a r i o degli Etruschi. II, ao5. muliebre, 206. tululo, ivi.
vestiario rusticano, 207. urbano, 208· sandali tirreni, 209.
rappresentanze figurate. III, 44* 4& So.Vestini , popoli attenenti ai Sabini. 1, 246. loro territorio, 247·
unione coi Marrucini, ivi. vita pastorale, 249*
V e t u l o n i a , città Etnisca. I, i44· w e insegne di sovranità, iv i.
medaglie. III, ig i.
V eturio, luogo della Liguria. II, 18.V ia g g ia to ri, guastano le antichità per esportarne frammenti.
ΠΙ, 99·Vie, o Strade costruite dagli Etruschi. I , ι 5 ι. II, 3o8. Vale
ria e Salaria. I , 196. II, 3o8.
Vibbio, eroe venerato in Arida. II, 125. trasformato io Ippolito, ivi.
248
V iktu’ premiatarin questa e nell* altra vita, tema raffigurato nei vasi etruschi. Ili, 48·
Visidiano, divinità tutelare di Nani. Π, ia4* 'V ite , coltivata da tempo immemorabile oeUa Toscana e al~
trove. II, 375. sua propagazione nell'Italia meridionale, iW.V iteliu, nome d'Italia in lingua osca. I, x5i. sua leggenda in
medaglie. ΠΙ, 192.VrmiiA, città degli Equi I , 337.V m n i, popoli della Liguria jnediternmea. Π , x 5.
V ittoria o Telete. Ili, 195.V o lg e r ti , pongono una colonia a Cosse. I, loro attenenza
coi Volsd, i 5o. vinti insieme cor Vohiniesi dai Romani. I ,
>47* II» *65.V olsci, anticamente detti Vulci, o Vulsci; loro situazione. I ,
a3a. guerre cogli Etruschi e coi Romani, 333. marineria, 237.
II, 55. 3o5. lingua. I, 333. arti, 338.
VoLsunesi, vinti dai Romani insieme coi Volcenti. I , >47-VoLsuno, o Bolsena, città etnisca. I , lfyi. alla sua espugna·
zione vi predarono i Romani due mila statue, ivi. Il, i5 i .V olterra, città dell’ Etruria; sua situazione. I , >4i. suo d r·
cuito. II, 209. avanzi delle sue mura. I , i4 i* antica porta degna d’ osservazione. I li, 5. 6. pianta topografica. II, 333.
394. 1Π, 1. resiste alle armi di Silia. I, x4 i·Volterrani conducono una colonia a Populonia da essi fabbri
cata. I , 9 9 . 146.Voltumna, divinità degli Etruschi. I, i 5 f. I l, 113· suo tem
pio destinato ai parlamenti nazionali. I, i56.
V o ltu ri, vulcano antichissimo e dei più terribili. I , 1 6 7 .Volturno, vedi VuUumo.Vomitino, scrittore di tragedie toscane. II, 193.
V om ere di ferro antico. III, 190.
Vulcano, divinità degli Etruschi, II, io5. denominato Seihlans,161. mentovato in una iscrizione trovata nel Tirolo. I , 115. figurato in patere. I l i , 75.
»49
• 11, a^7- wpolcrij veti e altro antichità, ivi coperte. II , *5j . I l i , 94 e eeg.
V inci, antica città delTEtruria. I , i^S. eoa necropoli, ivi. 1 Sg. TutTOBSo, o YoUonwv città d’ origine etnisca, detta dipoi Ca
pua. I , 117. 378. Fum e della Campania, *7?., divinità Uv
eale. Π , ia5.
Z
Z w o o ) legislatore di Locri. I , 3a5. .Z ijfc u , detta dipoi Messina, fondata dpi Cumini. I , 379»
Zjbjodoto, Krittore d ò fotti degli Umbri. I , 45· 74·
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FINE DELLA TAVOLA
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