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"Strictly Confidential. © Brembo S.p.A. reserves all rights of use and disposal, under the protection of the law, also in connection with I.P.R., as well as copying and passing on to third parties" Direzione Internal Audit – 13/12/2011 Internal Audit Il caso Brembo Università degli Studi di Bergamo – Facoltà di Economia Corso di Revisione Aziendale Brembo Group Internal Audit: Dott. Laura Pina – Internal Auditor CIA CCSA Quality Assurance

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    Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Internal Audit

    Il caso Brembo

    Università degli Studi di Bergamo – Facoltà di Economia

    Corso di Revisione Aziendale

    Brembo Group Internal Audit:

    Dott. Laura Pina – Internal Auditor CIA CCSA

    Quality Assurance

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    Pag. 2Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Indice

    1. Presentazione di Brembo

    2. Sistema di Controllo Interno

    Definizione Sistema di Controllo Interno (SCI)

    Ruoli e Responsabilità

    Principi

    Componenti

    3. Il ruolo dell’Internal Audit nel SCI

    Definizione Internal Audit

    Organizzazione e ruolo

    4. Le attività di Internal Audit

    L’ambito e le tipologie di audit

    Fasi di svolgimento di un audit

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    Pag. 3Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    BREMBO

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    Pag. 4Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Brembo

    Un leader mondiale nella progettazione e

    produzione di sistemi frenanti e componenti

    ad alte prestazioni.

    Completo controllo del processo industriale in

    ogni sua fase (dalla fonderia al montaggio),

    che consente di garantire la qualità del

    prodotto.

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    Pag. 5Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Un processo di innovazione che coinvolge nuove

    tecnologie, nuovi materiali, nuove forme.

    Il design funzionale dei prodotti come valore che si

    aggiunge alla performance e al comfort.

    Brembo

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    Pag. 6Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Prodotti

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    Brembo nel Mondo

    Oltre 6700 dipendenti lavorano per l’azienda che è presente in 15 paesi con 35 stabilimenti e siti commerciali.

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    Brembo Struttura Societaria

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    Al 30 Settembre 2011:

    945 mln €

    Fatturato

    Milioni di €

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    Dipendenti30.09.2011

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    PRIMO EQUIPAGGIAMENTO

    Brembo sviluppa e produce componenti e moduli per auto destinati al mercato mondiale.

    Prodotti: dischi freno, pinze freno ad elevate prestazioni, moduli freno completi, volani motore.

    Auto

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    PRIMO EQUIPAGGIAMENTO

    Brembo sviluppa e produce componenti per sistemi frenanti per veicoli industriali da 3.5

    a 10.0 P.T.T. e dischi freno per veicoli fino a 40 tons.

    Prodotti: dischi freno, pinze freno, freno di stazionamento D.I.H.

    Veicoli Commerciali

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    PRIMO EQUIPAGGIAMENTO

    Brembo sviluppa e produce sistemi frenanti per moto, scooter, motoslitte e ATV (All Terrain

    Vehicles).

    Prodotti: dischi freno, pinze freno, pompe freno, ruote, ABS, moduli completi

    assemblati e spurgati e ruote.

    Motociclette

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    Aftermarket

    GAMMA PRODOTTI:

    • Pastiglie

    • Dischi freno

    • Tamburi

    • Ganasce

    • Kit per freni a tamburo

    • Componenti idraulici

    L’esperienza Brembo di produttore di sistemi

    frenanti per le maggiori case automobilistiche

    permette di offrire al mercato del ricambio

    indipendente una gamma ampia ed affidabile di

    prodotti, con una copertura di oltre il 96% del

    parco circolante.

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    High Performance

    La divisione High Performance produce sistemi frenanti di upgrade per soddisfare il

    mercato degli appassionati di auto e moto.

    Auto Moto

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    Racing

    Il più avanzato laboratorio per sperimentare e testare l’innovazione dei prodotti e dei materiali

    nelle condizioni più estreme.

    Da oltre 30 anni Brembo è leader in questo settore partecipando ai principali campionati

    mondiali: F1, Indy, Nascar, World Rally, Motomondiale, Superbike, Enduro e Cross.

    3 marchi:

  • Aggiornamento del 11/11 – Pag. 17

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    Attivita’ di ricerca e sviluppo

    • Quasi 500 fra ingegneri, specialisti e tecnici, si dedicano al costante miglioramento

    delle caratteristiche dei prodotti destinati alle varie tipologie di veicoli.

    ● Un approccio che non si limita a dare risposta alle attuali esigenze del mercato, ma

    guarda all’evoluzione della tecnologia e dell’intero settore in un orizzonte temporale

    di almeno un decennio.

  • Aggiornamento del 11/11 – Pag. 18

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    Il Centro Ricerche e Sviluppo di Brembo

    La Ricerca & Sviluppo di Brembo è riunita

    nel Centro Ricerche e Sviluppo, all’interno

    del Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso.

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    Pag. 19Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO

    Definizione

    Ruoli e Responsabilità

    Principi

    Componenti

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    Pag. 20Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Definizione di Sistema Controllo Interno

    COS’E’ ?

    E’ l’insieme delle REGOLE, delle PROCEDURE e delle STRUTTURE

    ORGANIZZATIVE

    A COSA SERVE?

    Ad una conduzione dell’impresa SANA, CORRETTA E COERENTE con gli

    obiettivi prefissati

    COME SI REALIZZA?

    Attraverso l’IDENTIFICAZIONE, la MISURAZIONE, la GESTIONE e il

    MONITORAGGIO dei RISCHI aziendali

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    Pag. 21Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Il CdA di Brembo ha emanato le

    “Linee Guida sul Sistema di Controllo Interno”

    L’Amministratore Esecutivo sovrintendente il Sistema di

    Controllo Interno le ha declinate nelle

    “Politiche di attuazione del Sistema di Controllo Interno”

    Il Sistema di Controllo Interno Brembo

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    Pag. 22Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Politiche per l’attuazione del SCI – Brembo

    Il documento identifica il disegno complessivo ed

    integrato del Sistema di Controllo Interno Brembo.

    In particolare, esse definiscono:

    1.ruoli e responsabilità nel SCI

    2.modello di riferimento per il SCI del Gruppo.

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    Pag. 23Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Ruoli e responsabilità SCI - Brembo

    Vice

    Presidente

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    Pag. 24Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    ENTI ISTITUZIONALI DI CONTROLLO: soggetti o funzioni che hanno un

    ruolo stabilito da leggi, normative e regolamenti applicabili a Brembo:

    Indirizzo: definiscono le linee guida

    Supervisione: verificano e valutano il SCI

    ENTI OPERATIVI DI CONTROLLO: soggetti o funzioni che sono

    direttamente coinvolti nelle attività operative di controllo a vari livelli

    II Livello:

    Definiscono il Sistema di Controllo Interno di Corporate

    Garantiscono la conformità a determinate normative

    Ruoli e responsabilità SCI - Brembo

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    Pag. 25Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    I Livello:

    Responsabilità di definire il SCI per i rispettivi ambiti di competenza

    (Management)

    Gestiscono i controlli operativi (Tutti i dipendenti)

    Comunicano verso l’alto rischi, malfunzionamenti operativi o irregolarità

    (Tutti i dipendenti)

    CONTROLLI OPERATIVI: svolti da chi mette in atto una determinata attività, sia da

    chi ne ha la responsabilità di supervisione;

    richiedono competenze specifiche:

    controlli procedurali (es. standard contratti, report contenziosi …)

    informatici (es. accesso reti, autorizzazione profili …)

    finanziari (es. report, budget, comunicati stampa …)

    comportamentali (es. utilizzo dispositivi di sicurezza)

    Ruoli e responsabilità SCI - Brembo

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    Pag. 26Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Novità in tema di Sistema di Controllo Interno

    5 Dicembre 2011

    Nuova edizione del Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana

    •Razionalizzazione del sistema di controllo e gestione dei rischi e maggiore coordinamento fra gli attori coinvolti

    •Focus sul concetto di «Rischio» e nuove denominazioni: «Sistema di Controllo Interno e Gestione dei Rischi», «Comitato Controllo e Rischi», «Amministratori

    incaricati del Sistema di Controllo Interno e di gestione dei rischi» e «Risk

    Appetite»

    •Ruolo centrale del Collegio Sindacale nei rapporti con la società di revisione (novità già prevista dal D. Lgs. 39/2010) e nella vigilanza sul funzionamento del

    Sistema di Controllo Interno.

    •Internal Audit come attività di controllo di III livello a diretto riporto del Consiglio di Amministrazione, con importanti novità organizzative ed operative

    …da recepire entro fine 2012

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    Direzione Internal Audit – Brembo Induction Program – 8/9/2011Pag. 27

    Il Modello di Riferimento

    il COSO ReportIl Modello di Riferimento del Sistema

    di Controllo Interno Brembo è la

    pubblicazione “CoSO Report”, best

    practice internazionale

    CoSO – The Committee of Sponsoring Organizations of the Treadway Commission “Internal

    Control – Integrated Framework”, 1992

    (Traduzione italiana: PWC, “Il Sistema di Controllo Interno – Un modello integrato di riferimento

    per la gestione dei rischi aziendali, Milano: Il Sole 24 Ore, 2006)

    E’ la base per:

    l’impostazione del SCI da

    parte del management

    la valutazione del SCI da

    parte di Internal Audit

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    Pag. 28Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    I PILASTRI del SCI

    TRASVERSALITRASVERSALI

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    Pag. 29Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    OBIETTIVI SCI

    A quali ambiti si riferiscono?

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    Pag. 30Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    PRINCIPI SCI

    In cosa consistono?

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    Pag. 31Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Attraverso i principi, le linee guida e l’organizzazione di Brembo, che costituiscono le

    fondamenta di tutti gli altri componenti del controllo interno e determina il livello di

    sensibilità del personale alla necessità di controllo.

    Componente: AMBIENTE DI CONTROLLO

    Come si realizza in Brembo?

    ES. PRINCIPI SCI

    Separazione dei ruoli

    Accountability

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    Pag. 32Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Componente: ATTIVITA’ DI CONTROLLO

    Come si realizzano in Brembo?Attraverso l’applicazione di politiche e delle procedure per i principali

    processi, oppure prassi, che garantiscono al management che le sue direttive

    siano attuate

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    Pag. 33Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Componente: VALUTAZIONE DEL RISCHIO

    Come si realizza in Brembo?Attraverso l’individuazione e l’analisi dei fattori che possono pregiudicare

    il raggiungimento degli obiettivi, al fine di determinare come questi rischi

    dovranno essere gestiti

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    Pag. 34Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Componente: MONITORAGGIO

    Come si realizza in Brembo?Attraverso attività di supervisione continua, in

    valutazioni periodiche oppure combinazione dei due metodi. Attraverso la valutazione

    delle performance dei sistemi di controllo.

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    Pag. 35Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Componente: INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE

    Come si realizza in Brembo?

    Attraverso la predisposizione di canali informativi aziendali

    che consentano l’adempimento delle proprie responsabilità e che producano rapporti

    contenenti dati operativi, contabili e relativi al rispetto degli obblighi legali e

    regolamentari, che permettono di gestire e controllare l’attività aziendale

    ES. PRINCIPI SCI

    Oggettivazione delle

    scelte

    Tracciabilità delle

    informazioni

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    Pag. 36Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    RUOLO DELL’INTERNAL AUDIT NEL SCI

    Definizione Internal Audit

    Organizzazione e ruolo

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    Pag. 37Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Definizione di Internal Auditing

    Standard Internazionali

    “Internal Auditing è un’attività indipendente ed obiettiva di

    controllo, finalizzata al miglioramento dell’organizzazione.

    Assiste l’organizzazione nel perseguimento dei propri

    obiettivi tramite un approccio professionale.

    Genera valore aggiunto in quanto finalizzato a valutare e

    migliorare i processi di controllo e di gestione

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    Pag. 38Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Ruolo e Responsabilità nelle best practices

    Standard di riferimento: 1100 - INDIPENDENZA E OBIETTIVITA’

    “L’attività di Internal Auditing deve essere indipendente e gli Internal auditor devono

    essere obiettivi nell’esecuzione del loro lavoro”

    Standard InternazionaliInstitute of Internal Auditors

    Guide interpretative per la Pratica Professionale

    dell’Internal Auditing

    Il Responsabile Internal Audit deve riportare a una persona che sia dotata

    dell’autorità necessaria a garantirne l’indipendenza e ad assicurare un ampio

    ambito di copertura, che presti adeguata considerazione ai rapporti di audit e

    assicuri un’appropriata reazione alle raccomandazioni emesse.

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    Pag. 39Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Ruolo e responsabilità nelle best practices

    � L’attività di internal auditing dovrebbe essere indipendente dalle attività

    sottoposte al suo esame. Dovrebbe non subire alcuna interferenza nello

    stabilire l’ambito del proprio lavoro, nello svolgere i propri compiti e nel

    comunicarne l’esito.

    � Per garantire un’indipendenza sostenibile, il responsabile internal auditing

    dovrebbe riferire, funzionalmente, a Comitato Controllo Interno, Consiglio di

    Amministrazione o un altro organismo appropriato e, gerarchicamente, ad un

    componente dei vertici aziendali che dovrebbe essere il Presidente o

    l’Amministratore Delegato.

    European Confederation of Institute of Internal Auditing

    MANDATO DELL’INTERNAL AUDIT

    APPROVATO DA PRESIDENTE DI

    BREMBO S.P.A.

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    Pag. 40Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Ruolo dell’Internal Audit nel SCI Brembo

    Vice

    President

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    Pag. 41Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    La funzione IA è centrale e fornisce servizio a tutta l’organizzazione (20

    società in 12 nazioni); è inoltre localizzata nei paesi di maggiore

    dimensione e complessità.

    Direzione Internal Audit Brembo

    Organizzazione

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    Pag. 42Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Ruolo Internal Audit Brembo

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    Pag. 43Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Le Attività di

    INTERNAL AUDIT di Brembo

    L’ambito e le tipologie di audit

    Fasi di svolgimento di un audit

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    Pag. 44Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Ambito di Audit in BremboAttività (es. pagare un fornitore)

    Descrizione

    Procedura

    Responsabile

    Processo (es. processo di acquisto)

    Attività 1 Attività 2 Attività 3 Attività n

    Organizzazione (es. Direzione Acquisti di Gruppo)

    Processo 1

    Processo 2

    Processo n

    ObiettiviRisorse Strutture Politiche

    Piani

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    Pag. 45Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Tipologie di Audit in Brembo

    Audit di conformità (AC): finalizzato a verificare l’osservanza alle norme interne ed esterne

    applicabili al contesto delle strutture organizzative o delle operazioni sotto esame

    Audit gestionale (AG): finalizzato a verificare il funzionamento del Sistema di Controllo

    Interno dell’auditable unit, nonché la capacità di conseguire i propri obiettivi in termini di

    efficacia, efficienza ed economicità

    Audit organizzativo (AO): basato sull’analisi delle singole Società del Gruppo, al fine di

    verificare il funzionamento del Sistema di Controllo Interno, nonché la capacità di conseguire i

    propri obiettivi in termini di efficacia, efficienza ed economicità nelle diverse aree aziendali.

    L’audit organizzativo permette anche di verificare l’allineamento delle Società del Gruppo.

    Audit etico (AE): attivato a seguito di specifica segnalazione, finalizzata a verificare

    l’osservanza del Codice Etico e del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo Brembo,

    così come definito dal D. Lgs. 231/01.

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    Pag. 46Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Fonti del processo Audit in Brembo

    Piano di audit: piano delle attività triennale predisposta dal Direttore

    Internal Audit, da cui deriva il Piano di audit Annuale e il Budget per l’anno

    di riferimento;

    Richieste da altri enti : il Presidente/Amministratore Delegato, il Comitato

    di Controllo Interno, l’organismo di Vigilanza, il Collegio Sindacale e

    l’Amministratore Esecutivo incaricato di sovraintendere il Sistema di

    Controllo Interno possono chiedere a Direttore Internal Audit di attivare un

    audit su un’area considerata particolarmente rischiosa, anche se non a

    piano

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    Pag. 47Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Fonti del processo Audit in Brembo

    Segnalazioni :

    Qualsiasi notizia riguardante possibili violazioni, comportamenti, pratiche non

    conformi a quanto stabilito nel Codice Etico e nel Modello di Organizzazione,

    Gestione e Controllo e/o che possano arrecare danno o pregiudizio, anche solo

    d’immagine a Brembo S.p.A. o ad una sua società partecipata;

    Internal Audit procede ad effettuare delle verifiche preliminari al fine di

    valutare l’attendibilità, la natura e la competenza della segnalazione; se il DIA

    ritiene che sia opportuno procedere ad un vero e proprio audit, detto Audit

    Etico, l’attivazione viene valutata da:

    •Organismo di Vigilanza, per le segnalazioni di sua competenza

    •Presidente di Brembo S.p.A., per le segnalazioni dirette all’Internal Audit

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    Pag. 48Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Fasi di svolgimento di un audit in Brembo

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    Pag. 49Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Cosa è il Follow up? Attività finalizzata a verificare che i piani di miglioramento siano stati

    effettivamente implementati in modo adeguato, efficace e tempestivo, riducendo

    il rischio ad un livello accettabile per l’organizzazione.

    A seguito di un rilievo due strade per il management:

    1. Intraprendere azioni correttive efficaci a rimuovere l’anomalia

    2. Decidere di accettare il rischio - condivisione con vertice aziendale

    AUDIT RACCOMANDAZIONI

    PIANI DI MIGLIORAMENTO

    RISK ACCEPTANCE

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    Pag. 50Direzione Internal Audit – 13/12/2011

    Flow-chart del processo di follow – up in Brembo

    Priorità Alta

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    Grazie per l’attenzione!

  • Comitato per la Corporate Governance

    COMUNICATO STAMPA

    PRESENTATO IL NUOVO DECALOGO SULLA CORPORATE GOVERN ANCE DELLE

    SOCIETA’ QUOTATE

    Milano, 5 dicembre 2011 - È stata presentata oggi a Milano, a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, la

    nuova edizione del Codice di Autodisciplina delle Società Quotate.

    Il documento è stato illustrato da Gabriele Galateri di Genola e Domenico Siniscalco, rispettivamente

    Presidente e Vice Presidente del Comitato per la Corporate Governance.

    Il Codice di Corporate Governance, in linea con l’esperienza dei principali mercati internazionali, indica le best

    practice in materia di governo societario raccomandate dal Comitato alle società quotate, da applicarsi

    secondo il principio del comply or explain che richiede di spiegare le ragioni dell’eventuale mancato

    adeguamento a una o più raccomandazioni contenute nei principi o nei criteri applicativi.

    Il Comitato ha apportato alcune importanti innovazioni al testo del Codice che, con la sola eccezione della

    disciplina delle remunerazioni aggiornata nel 2010, era ormai risalente al 2006. Il nuovo Codice, che si

    presenta ora nella forma di decalogo, è stato semplificato e allo stesso tempo potenziato. Da un lato, è stato

    adeguato ai numerosi interventi normativi introdotti negli ultimi anni che hanno reso obsolete alcune

    raccomandazioni ed è stato graduato per agevolare le PMI quotate. Dall’altro, è stato rivisitato per fornire

    maggiore efficacia alle raccomandazioni, anche alla luce delle più recenti best practice nazionali e

    internazionali: in particolare, è stata rafforzata la centralità dell’azione del consiglio di amministrazione e dei

    comitati e la loro componente “indipendente”, nonché è stato razionalizzato il sistema dei controlli.

    Il Presidente del Comitato, Gabriele Galateri, ha c osì commentato la pubblicazione del Codice : “La

    nuova edizione del Codice di Autodisciplina, in un momento così delicato per il nostro sistema economico,

    rappresenta un segnale importante dei principali attori del mercato finanziario. Sono state raggiunte intese

    significative in tempi ragionevoli, dimostrando che anche in Italia sappiamo prendere decisioni difficili pur in

    presenza di visioni naturalmente differenti. L’adesione convinta alle raccomandazioni del Codice da parte

    delle società quotate ne rafforzerà la credibilità. Allo stesso tempo, il Codice può rappresentare uno stimolo

    positivo anche alla quotazione delle imprese, purché nel quadro di un’auspicata stabilità della normativa

    primaria e secondaria, elemento essenziale per incoraggiare l’apertura al mercato e alla trasparenza”.

    Il Vice Presidente del Comitato, Domenico Siniscalc o, ha affermato : “Il nuovo testo del Codice di

    Autodisciplina, frutto di una dialettica sempre costruttiva tra i membri del Comitato, allinea il Codice alle best

    practice internazionali. Gli investitori istituzionali, anche in un momento così delicato, sono molto attenti alla

  • trasparenza e alle regole di governo societario delle società nelle quali investono. Il lavoro svolto fino ad oggi

    è un ottimo auspicio per le sfide che attendono il Comitato e il mercato finanziario italiano”.

    Gli emittenti sono ora invitati ad applicare le modifiche apportate al Codice di Autodisciplina entro la fine

    dell’esercizio che inizia nel 2012, informandone il mercato con la relazione sul governo societario da

    pubblicarsi nel corso dell’esercizio successivo. Fanno eccezione le modifiche che hanno effetto sulla

    composizione del consiglio di amministrazione o dei relativi comitati, per le quali il Codice prevede un periodo

    transitorio più ampio.

    Il nuovo Codice è frutto del lavoro del Comitato per la Corporate Governance promosso da Abi, Ania,

    Assonime, Assogestioni, Borsa Italiana, Confindustria e che continuerà a riunirsi almeno una volta all'anno.

    Il Comitato è composto da Gabriele Galateri di Genola (Presidente), Domenico Siniscalco (Vice Presidente),

    Luigi Abete, Carlo Acutis, Franco Bernabè, Fabio Cerchiai, Paolo Andrea Colombo, John Philip Elkann,

    Emanuele Erbetta, Luca Garavoglia, Edoardo Garrone, Federico Ghizzoni, Guido Giubergia, Raffaele

    Jerusalmi, Giordano Lombardo, Emma Marcegaglia, Stefano Micossi, Corrado Passera, Giovanni Sabatini,

    Paolo Scaroni, Luitgard Spogler, Angelo Tantazzi, Marco Tronchetti Provera, Antonio Vigni. Il Comitato si

    avvale anche di tre esperti - Bruno Cova, Piergaetano Marchetti, Angelo Provasoli – e di una segreteria

    tecnica composta da Carmine Di Noia (coordinatore), Alessandro Chieffi, Livia Gasperi, Massimo Menchini,

    Pietro Negri, Francesca Palisi, Marcella Panucci. Alessandro Chieffi ricopre altresì il ruolo di segretario del

    Comitato.

    Sintesi delle principali novità introdotte nella nu ova edizione del Codice

    • composizione del consiglio di amministrazione : (i) è stato raccomandato che tutti gli

    amministratori siano dotati di adeguata competenza e professionalità (2.P.1); (ii) sono state fornite più

    puntuali indicazioni sul numero minimo di amministratori indipendenti (almeno 1/3 di indipendenti nei

    consigli delle società appartenenti all’indice FTSE Mib, almeno 2 indipendenti nelle altre) (3.C.3); (iii)

    la designazione di un lead independent director è stata prevista, nelle società appartenenti all’indice

    FTSE Mib, anche quando essa sia richiesta dalla maggioranza degli amministratori indipendenti

    (2.C.3); (iv) sono state scoraggiate le situazioni di cross directorship tra CEO di emittenti quotati non

    appartenenti allo stesso gruppo (2.C.5); (v) è stato auspicato che gli amministratori indipendenti si

    impegnino a mantenere tale qualità per tutto il mandato e, se del caso, a dimettersi (commento art. 5);

    (vi) è stato suggerito agli azionisti di tenere conto dell’esigenza di assicurare continuità nella gestione,

    in particolare in relazione all’attività dei comitati interni al c.d.a., eventualmente attraverso la

    previsione di una scadenza differenziata di tutti o parte dei componenti del consiglio (c.d. staggered

    board), purché ciò non pregiudichi le prerogative dei diversi azionisti (commento art. 2);

    • ruolo e funzionamento del consiglio di amministrazi one : (i) è stato precisato che obiettivo

    prioritario del c.d.a. è quello della creazione di valore in un orizzonte di medio-lungo periodo (1.P.2) e

    che il consiglio ha, tra l’altro, il compito di definire la natura e il livello di rischio compatibile con gli

    obiettivi strategici dell’emittente (1.C.1. b); (ii) sono state rafforzate le raccomandazioni in materia di

  • autovalutazione del consiglio, evidenziando i vantaggi che possono derivare dalla presenza di

    consiglieri “diversi” in termini di esperienza (anche internazionale), professionalità (anche

    manageriale) e di genere (1.C.1. g); (iii) è stato maggiormente puntualizzato il tema della tempestività

    e completezza dell’informativa consiliare e pre-consiliare (1.C.5); (iv) è stata attribuita al presidente

    del consiglio, anche su richiesta di altri consiglieri, la facoltà di chiedere che i manager in charge delle

    questioni poste all’ordine del giorno partecipino alle riunioni del c.d.a. (1.C.6);

    • organizzazione e compiti dei comitati interni al co nsiglio : (i) è stato previsto che essi siano

    coordinati da un presidente (4.C.1. a), che nel comitato controllo e rischi e nel comitato

    remunerazione il presidente deve essere un amministratore indipendente (7.P.4 e 6.P.3); (ii) è stata

    prevista, a certe condizioni, la possibilità di non costituire uno o più comitati riservandone i compiti al

    consiglio di amministrazione, il quale deve in tal caso dedicare appositi spazi alle attività “istruttorie”

    sotto la guida del presidente (4.C.2); (iii) è stata prevista la possibilità che i comitati siano composti da

    due membri, in emittenti il cui c.d.a. sia composto da non più di otto membri (prima era cinque) (4.C.1.

    a); (iv) è stata raccomandata l’istituzione del comitato nomine (sino ad oggi era solo richiesto di

    valutarne l’opportunità) (5.P.1); (v) è stato raccomandato di valutare l’opportunità di adottare un piano

    di successione e, qualora il consiglio decida di adottarlo, di affidarne la predisposizione al comitato

    nomine (o ad altro comitato a ciò incaricato) e di comunicare al mercato le scelte effettuate (5.C.2);

    • razionalizzazione del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi : (i) è stata sottolineata la centralità del “rischio” nel sistema dei controlli, il che si è tradotto anche in una diversa

    denominazione del sistema (che è definito “di controllo interno e di gestione dei rischi”) e di alcuni dei

    suoi protagonisti (in particolare, il “comitato per il controllo interno” è ridenominato “comitato controllo

    e rischi”) (7.P.3); (ii) è stata effettuata una ricognizione dei principali attori coinvolti nel sistema di

    controllo interno e di gestione dei rischi, definendone in modo chiaro ruoli e responsabilità e

    raccomandando il coordinamento tra gli stessi; in particolare, è stato eliminato ogni riferimento al

    “preposto al controllo interno” (ora univocamente identificato con il responsabile della funzione di

    internal audit) (7.P.3) ed è stata chiarita più puntualmente la differente funzione svolta dal comitato

    controllo e rischi (i.e. di supporto alle decisioni e valutazioni gestionali del c.d.a. sul sistema di

    controllo interno e di gestione dei rischi) (7.C.1 e 7.C.2) rispetto a quella del collegio sindacale (i.e. di

    vigilanza sull’efficacia del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi), anche in

    considerazione delle innovazioni introdotte dal d.lgs. 39/2010 (commento art. 8); (iii) è stata posta una

    particolare enfasi sul ruolo della funzione di internal audit (7.C.5) e, al fine di preservarne l’autonomia,

    è stato previsto che le decisioni riguardanti la nomina, revoca e retribuzione del responsabile della

    funzione debbano essere adottate dal consiglio di amministrazione con il parere favorevole (i.e.

    vincolante) del comitato controllo e rischi e sentito il collegio sindacale (7.C.1); (iv) è stato previsto

    che l’attività di audit si svolga sulla base di un piano strutturato, predisposto dal responsabile della

    funzione e approvato dal c.d.a.; (v) è stato auspicato che gli emittenti valutino l’opportunità di attribuire

    al collegio sindacale le funzioni di organismo di vigilanza ex d.lgs. 231/2001 (commento art. 7).