galileoepascal, idee edesperienze giancarlononnoi

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GIANCARLO NONNOI GALILEO E PASCAL IDEE ED ESPERIENZE ESTRATTO DA FILOSOFIA SCIENZA STORIA StiuU in onore di Alberto Pala A.curadi 3 ANTONIO CADEDDU Franco Angeli Mflano 1995 Galileo e Pascal, idee ed esperienze di Giancarlo Nonnoi Quando si prendono in esame, anche per sommi capi, i paradigmi storio grafici predominanti nella vasta letteraturagalileiana, si ha la netta perce zione che la cultura occidentale abbia avuto, e continui ad avere, con Gali leo un rapporto controverso e irrisolto che ha impedito il formarsi di un giudizio storico generale sufficientemente consolidato. Tale impressione non si avverte naturalmente solo in riferimento a quelle componenti della storiografica di tradizione cattolica e protestante comprensibilmente interes sate ad attenuare la forte spinta antitrascendentalistica che ha contraddistinto l'instaurarsi della modernità, e a preservare, per converso, una qualche con tinuità e vitalità all'imponente tradizione medioevale cristiana, ma anche a certa storiografia d'ispirazione illuminista, positivista e neo-illuminista che ha creduto, chiamando in causa la pratica della "dissimulazione onesta" che caratterizza il costume dell'intellettuale barocco', di dissipare l'ombra del tradimento del vero che l'abiura pronunciata davanti al tribunaledell'Inqui sizione Romana proietta sulla figura di Galileo^. Infatti, entro queste due posizioni estreme, il giudizio sullo scopritore dei pianeti medicei ha avuto nel corso dei tre secoli e mezzo che ci separano dalla sua morte un arco di 1. Effettivamente, ancor prima che le udienze del processo iniziassero, Galileo veniva esortatodai suoi protettori ad una condottaaccondiscendente. «Egli ... pretende di difender moltobenele sue opinioni; ma io l'ho esortato, a finedi finiriapiù presto, di non si curare di sostenerie, e di sottomettersi a quel che vegga che possin desiderare ch'egli creda o tenga in quel particolaredella mobilità della terra». Cosi riferiva, il 9 aprile 1633,l'ambasciatore to scano a Roma Francesco Niccolini al suo segretario di stato AndreaCioli,Opere di Galileo Galilei, Edizione Nazionalea cura di A. Favaro, Barbera, Firenze, 1964-66 (I ed. 1890-1909), voli. 20. XV. p. 85. Sulla dissimulazione nell'Età della Controrifonna. vedi: Della dissimula zione onesta, trattatodi Torquato Accetto, nella stamp. di Egidio Longo, in Napoli. 1641; R. Villari, Elogiodella dissimulazione. La lottapolitica nel Seicento, Laterza. Bari, 1987.pp. 3- 48,109-117;e A. Battìstini, Introduzione a Galilei, Laterza, Bari, 1989. pp. 78-80. 2. G. De Santillana, Processo a Galileo, Mondadori, Milano, 1960, p. 24 e 491. ha esplicitamente manifestato questa preoccupazione distinguendo tra «la forma e l'intenzione» dei comportamenti processuali di Galileo. «L'assenza di una reazione eroicamente vigorosain Galileo» che «haspessomeravigliato e turbatogli storici»vienericondottada Banfi agli effetti perversi dell'«artìficio ch'egli aveva accettato come semplice mezzo esteriore» e che «doveva sviluppare il suo principio di falsità, costringendolo a continuare durante il processo per tal via, sino a rinnegare la sua opera e la sua verità», A. Banfi, Galileo Galilei, Ambrosiana. Milano. 1949. pp. 200-202. A questa linea interpretativa hanno in certa misura aderito anche L Geymonat. Galileo, Einaudi. Torino, 1957, cap. K; e più di recente P. Redondi, Galileo eretico, Einaudi.Torino,1983,p. 409 ss., il quale ricorreripetutamente aUadoppiezzabarocca per delucidarediversipassaggicontroversi dellavicendagalileiana. 151

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GIANCARLO NONNOI

GALILEO E PASCALIDEE ED ESPERIENZE

ESTRATTODA

FILOSOFIASCIENZA STORIAStiuU in onore diAlberto Pala

A.curadi 3ANTONIO CADEDDU

Franco AngeliMflano 1995

Galileo e Pascal, idee ed esperienzedi Giancarlo Nonnoi

Quando si prendono in esame, anche per sommi capi, i paradigmi storiografici predominanti nella vasta letteratura galileiana, si ha la netta percezione che la cultura occidentale abbia avuto, e continui ad avere, con Galileo un rapporto controverso e irrisolto che ha impedito il formarsi di ungiudizio storico generale sufficientemente consolidato. Tale impressionenon si avverte naturalmente solo in riferimento a quelle componenti dellastoriografica di tradizione cattolica e protestante comprensibilmente interessate ad attenuare la forte spinta antitrascendentalistica che ha contraddistintol'instaurarsi della modernità, e a preservare, per converso, una qualche continuità e vitalità all'imponente tradizione medioevale cristiana, ma anche acerta storiografia d'ispirazione illuminista, positivista e neo-illuminista cheha creduto, chiamando in causa la pratica della "dissimulazione onesta" checaratterizza il costume dell'intellettuale barocco', di dissipare l'ombra deltradimento del vero che l'abiura pronunciata davanti al tribunaledell'Inquisizione Romana proietta sulla figura di Galileo^. Infatti, entro queste dueposizioni estreme, il giudizio sullo scopritore dei pianeti medicei ha avutonel corso dei tre secoli e mezzo che ci separano dalla sua morte un arco di

1. Effettivamente, ancor prima che le udienze del processo iniziassero, Galileo venivaesortatodai suoi protettori ad una condottaaccondiscendente. «Egli ... pretende di difendermoltobene le sue opinioni; ma io l'ho esortato, a finedi finiriapiù presto, di non si curaredisostenerie, e di sottomettersi a quel che vegga che possin desiderare ch'egli credao tengainquel particolaredella mobilitàdella terra». Cosi riferiva, il 9 aprile 1633, l'ambasciatore toscano a RomaFrancesco Niccolini al suo segretario di stato AndreaCioli, Opere di GalileoGalilei, EdizioneNazionalea cura di A. Favaro,Barbera, Firenze, 1964-66(I ed. 1890-1909),voli. 20. XV. p. 85. Sulla dissimulazione nell'Età della Controrifonna. vedi: Della dissimulazioneonesta, trattatodi Torquato Accetto, nella stamp.di EgidioLongo, in Napoli. 1641;R.Villari, Elogiodella dissimulazione. La lottapoliticanel Seicento, Laterza. Bari, 1987.pp. 3-48,109-117;e A.Battìstini, Introduzione a Galilei, Laterza, Bari,1989. pp.78-80.

2. G. De Santillana, Processo a Galileo, Mondadori, Milano, 1960, p. 24 e 491. haesplicitamente manifestato questa preoccupazione distinguendo tra «la forma e l'intenzione»dei comportamenti processuali di Galileo. «L'assenza di una reazione eroicamente vigorosainGalileo» che «haspessomeravigliato e turbatogli storici»vienericondottada Banfi agli effettiperversi dell'«artìficio ch'egli aveva accettato come semplicemezzoesteriore»e che «dovevasviluppare il suo principio di falsità, costringendolo a continuare durante il processo per talvia, sino a rinnegare la sua opera e la sua verità», A. Banfi, Galileo Galilei, Ambrosiana.Milano. 1949. pp. 200-202. A questa linea interpretativahanno in certa misura aderito ancheL Geymonat. Galileo, Einaudi. Torino, 1957, cap. K; e più di recente P. Redondi, Galileoeretico, Einaudi.Torino,1983,p. 409 ss., il quale ricorreripetutamente aUadoppiezzabaroccaper delucidarediversipassaggicontroversi dellavicendagalileiana.

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oscillazione moltoampio^.Nongià (o non solo) comeeffettodel ricorrente,e commique fisiologico, affinamento ed approfondimento del giudizio sulvalore conoscitivo e scientifico delle sue conclusioni e della sua riforma delsapere, quanto piuttosto come esito del costante interrogarsi da parte distorici, teologi, filosofi, epistemologi, scienziati, uomini di lettere sulla realeo supposta discontinuità introdotta da Galileo nel pensiero moderno, sullaportata epocale della sua scienza e della sua filosofia del conoscere. Galileoè insomma un terreno di scontro nel quale diversi atteggiamenti verso lamodernità, talvolta divergenti fino all'avversità, si fironteggiano; e dovefrequenti ribaltamenti, ridimensionamenti drastici, consapevoli o inconscerimozioni, si giustappongono a valutazioni positivistiche radicali e ad esaltazioni acritiche ed esagerate.Malauguratamente, questa situazione ha esercitato una certa influenza

anche su buona parte della storiografia scientificamente più attenta, la qualeha assecondato l'evidente propensione a concentrare gli studi sulle controverse implicazioni connesse alla contorta vicenda giudiziaria e sulle questioni relative al moto dei corpi celesti e terrestri. Questioni indubbiamentenodali per il nostro evo e per la scienza nascente ma per ciò stesso adatte aincoraggiare il confronto tra visioni filosofiche rivali. Esemplare al riguardoè il processo a Galileo che nell'equivoca conclusione (condanna ed abiura)racchiude ancora una vischiosità fattuale insuperata che non cessa di turbare, a motivo dello sfondo oscuro che ha contaminato le falde più profondedellanostra civiltà e chenemmeno ladistanza temporale'̂ riesce a rischiarare.

Con riferimento alle storiografie nazionali, quella di lingua francese èforse quella nellaquale, nel passato, più marcate sono state le oscillazioni digiudizio. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che in quell'ambito linguisticoe nazionale il confronto con Galileo si arricchisce di un ulteriore elementodi complicazione costituito dalla concomitanza e concorrenza (non di radosfociata in aperto contrasto) tra il programma della scienza italo-galileiana eil programma della filosofia della natura transalpina^. Non è certo priva di

3. C.F. Goffis, Galileo Galilei, in I classici italiani nella stona della critica, a cura di W.Binnì, La Nuova Italia, Firenze, 1958, n. pp. 3-43.

4. Anche nel senso di H.G. Gadamer, Verità e metodo, Bompiani. Milano, 1983, pp.347-349.

5. La rivalità tra le due scuole traspare chiaramente nei commenti di Cartesio ai Discorsidì Galileoma anche nei caustici giudizisu Mersenne che i galileiani si scambiavano privatamente. Cfr. Oeuvres de Descartes, Publiées par Ch. Adam & P. Tanneiy, Nouvelle Présenta-tion,enCo-edition avecleCN.R.S., Vrin,Paris,1974-1983 (led. 1897-1913), voU. 12,n, pp.380-402; Opere di Galileo, XVII, pp. 63-64; Le opere dei discepoli di Galileo Galilei. Carteggio,EdizioneNazionalea curadi P. Galluzzi e M. Torrini,voli. 2, Giunti-Barbera, Firenze,1975-1984, Lpp. 112,177,187.

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significato filosofico la preoccupazione tutta gallicana con la quale la comunità intellettuale, d'oltralpe affrontò Vaffaire Galileo^, o il fatto che ilDialogo sopra i due massimi sistemi, una delle opere intomo alle quali ancora oggi la cultura occidentale si interroga più intensamente, abbia visto laluce in traduzione francese, dopo il fallimento di diversi tentativi^, solo direcente®. D'altraparte, bisogna anche direchesottoquesto riguardo le cosein Francia stanno rapidamentemutando, numerosi segnali testimoniano infatti di una considerevole ripresa d'interesse per Galileo e la sua scuola^.Voglio tuttavìa richiamare l'attenzione sul fatto che la ripresa d'interesseriguarda ancora una volta la materia astronomica, indagata abbondantemente, a più riprese e sotto varie angolature. Tantissimo è stato infatti scrittosulle vicende collegate al Dialogo sopra i due massimi sistemi e sull'influenza esercitata dall'eliocentrismo copemico-galileiano; ma anche la meccanica non è stata certo trascurata. A partire da Cavemi, Duhem, Koyré evia via fino agli approfonditissimi studi degli ultimidecennimoltosappiamosulle sintesi più originali di Galileo, sulla sua scienza del moto, sui suoiantecedenti e sui diversi momenti del suo pensiero'^. Ciononostante,l'incessante interrogarsi sul "caso Galileo" e i ricorrenti accomodamenti eribaltamenti storiografici che ne sono conseguiti, se da un lato ha favoritol'approfondimento sistematico delle questioni connesseal moto dei corpi e

6. A. Beaulieu, Les réactions des savants frangais au début du XVIIe siècle devantl'héliocentrìsme de Galilée, in Novità celestie crisi del sapere, a curadi P. Galluzzi, Giunti,Firenze,1984,p. 375.D'interesseconnessoè ancheL. Petit, "L'affaireGaliléevuepar Descartes et Pascal", in XVUe Siécle, 1955,28, pp. 231-239.

7. n primo ad opera di Marin Mersenne. Vedi: A. Beaulieu, Les réactions des savantsfrangais..., cit, pp. 378-379.

8. Dialogue sur lesdeuxgrandssystèmes du monde, traduit de l'Italien parRenéFiéreuxavecle concours deFrancois deGandt, Édition duSeuil, Paris, 1992.

9. Segnalo alcune recenti iniziative editoriali; Galileo Galilei, Sidereus nuncius, le messa-ger celeste, texte, tiaduction et notes établis par I. Pantin, Les Belles Lettres, Paris, 1992;Johannes Kepler, Dissertatio cum Nuncio Sidereo; Narratio de observatis Jovis satellitibus.Discussion avec le Messager Céleste-, Rapport sur l'observation des Satellites de Jupiter,texte, traduction et notes établis par L Plantin. Les Belles Lettres, Paris, 1993; la traduzionefrancesedel Galileo's Intellectu(U Revolution di WilliamShea.e quelladel Galileodi Ludovico Geymonat Per la scuolagalileianasi veda:F. DeGandt (éditépar). L'oeuvre de Torricelli:Science Galiléenne etnouvelle géométrie, Les Belles Lettres, P^, 1992; M. Bucciantini eM. Tonini (a cura di). Geometria e Atomismonella Scuola Galileiana, Leo S. Olschld. Firenze, 1992.

10. Richiamo alcuni titoli che recenìemente sono stati al centro del dibattito: S. Drake,Galileo at WorìL- His Scientiflc Biography, University of ChicagoPress. Chicago, 1978; P.Galluzzi, Momento. Studi galileiani. Ed. dell'Ateneo e Bizzarri, Roma, 1979; A.C. Crombie-A. Carugo, "The Jesuits and Galileo's Ideas of Science and of Nature", in Annali dell'Istituto eMuseo di Storia della Scienza di Firenze, A. VIE, 1983, fase. 2, pp. 3-68; A.W. Wallace,Galileo and His Sources. The Heritage qf the Collegio Romano in Galileo's Science, Princeton U. P., Princeton, 1984.

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alle intricate vicende processuali, dall'altro hafinito per lasciare inarretratoil lavoro di scavo e di ordinamento, soprattutto inquelle aree tematiche e diricerca sparse a piene mani inopere quali ilDiscorso intomo alle cose chestanno in su l'acqua (1612), il Saggiatore (1623), oppure i Discorsi e dimostrazioni matematiche (1638), il magistrale capolavoro scientifico galileiano rimasto ineguagliato fino alla pubblicazione dei Principia (1687) diNewton. Allo stesso modo è rimasto in arretrato il lavoro di raffironto ed'inseguimento della traccia, in Italia e nelle diverse aree d'Europa",dell'insegnamento galileiano e in particolare di quelle "digressioni" allequali Galileo siabbandonava volentieri e che suscitarono talvolta il fastidiodialcuni dei suoi contemporanei e diCartesio inparticolare^^.Frale numerosissime questioni toccate daGalileo nelle opere dimaggio

reimpegno, quelle collegate alla baroscopia rivestono un interesse particolare. Non solo perché si tratta di temi in sé stessi di notevole rilevanza maanche perché tramite essi è possibile arricchire la mappa dei probleniiall'ordine del giorno nel dibattito filosofico-scientifico europeo, oltre checontribuire a riannodare alcuni dei fili sparsi relativi alle modalità dellacircolazionedelle idee scientifiche nel VecchioContinente, e in particolaread illustrare inmaniera esemplare la feconda complementarità tra la scienzaitalo-galileiana e quella francese. Lasciandosi infatti condurre dalle "divagazioni" galileiane in tema di idropneumatica si giungere a ricostruire ilvigoroso impulso esercitato dalle idee italiane su Pascal e sulla sua scienzasperimentale, indirizzandola fino alle soglie della fondazione della baro-scopia moderna. Non si tratta certo di un terreno di ricerca vergine; ciononostante la materia, per la convergenza di elementi di diversa natura, è unadi quelle sulla quale l'aggiornamento storiografico ed epistemologico sonocertamente più inritardo. L'argomento è infatti oramai quasi trascurato dallastoriografia italiana, mentre in quella di lingua francese è stato trattato innanzi tutto come un affare nazionale '̂, e solo di riflesso come una delle

11. Laraccolta deLe opere dei discepoli di Gcdileo Galilei, a cura diP. Galluzzi e M,Tonini, già richiamata, costituisce un importante strumento per sviluppare il lavoro inquestadirezione. Importanti sondaggi sono già stati effettuali per l'Italia Meridionale, vedi F. Lom(^naco e M.Toninia curadi, Galileo a Napoli, Guida, Napoli, 1987. Sulladiffusione delgali-lósmonelcontinente europeo glistudi diM.Boas Hall, Galileo's Influence on17thCenturyEnglish Scientists, inE. Me MuUin (ed.), Galileo Man qfScience, Basic Books, New York,1967, pp. 405-414; S. Drake, Galileo in English Uterature ofthe Seventeenth Century, inE.Me MuUin (ed.), Galileo Man afScience, cit, pp. 415-431; R.S.Westman, The Reception cfGalileo's *Dialogue». APartial World Census ofExtant Copies, inNovità celesti e crisi delsapere, a cura di P. Galluzzi, cit, pp. 329-371; e A. BeauUeu, Les réactìons des savantsfrangais..., cit. rimangono ancora poco piùche pionieristici.

12. Oeuvres de Descartes, II, p. 380.13. Ne è unesempio l'accesa polemica scoppiata fra ^ storici firancesi trail 1906 e il

1607. F.Mathieu, 'Tascal etl'Expérience du Puy deDòme", inLaReveu deParis, 13 (II), 1«"

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questioni all'ordine del giorno della ricerca europea''*. Per altro, numerosifattori contestuali alle dinamiche più intrinseche a questo peculiare eventodella storia del pensieroscientifico hannoconcorsoa rendernemeno sollecito l'aggiornamento storico e a far apparire quello specifico complesso diaccadimenti della rivoluzione scientifica e i suoi risultati non meritevoli diun'indagine storica particolarmente approfondita. Intendo riferirmi alla scoperta della pressione atmosferica, come caso particolare dell'equilibrio deiliquidi'̂ , che proprio per il fatto di essere stata tra le poche acquisizionidefinitive che la scienza seicentesca ci ha lasciato, ha contribuito, per un

avril 1906, pp. 565-589; 15avril 1906, pp. 772-794; 13 (ffl), l^r mai 1906, pp. 179-206; 14(11). ler mars 1907, pp. 176-224; 15mars 1907, pp.347-378; 15avril 1907, pp. 835-876; A.Lefranc, "Défense de Pascal. Pascal est-il un faussaire?", in Revue politique et littéraire,Revue Bleue,5® serie, IV (1906),pp. 161-165, 196-203, 229-236, 304-305; L. Brunschvicg,"Apropos de«Pascal et l'expérience duPuy-de-D6me»", inCorrespondance, 1906, pp. 141-161 ; P.Duhem. "LeP.MannMersenne et la pesanteur de l'air", inRevue Générale desscien-ces, 17, 15 et 30 september 1906, pp. 769-782 e 809-817; J. Thirion, 'Tascal, l'honeur duvide et la pression atmosphèrique". in Revue des questions scientifiques, t. XII, 20 octobre1907, pp. 383-450; t Xin, 20janvier 1908, pp. 149-251; t. XV, 20janvier 1908, pp. 149-251.L.BrunschAàcg ha curato unmisurato sommario delle tesie dei fatti più controversi. Oeuvresde Blaise Pascal, a cura di L. Brunschvicg, P. Boutrouxe F. Gazier, voli. 14, Paris, 1908-1935,I,pp.XXn-XLIV.

14.n perdurare di unacertarivalità trala scienza italo-galileiana e la filosofia della naturatransalpina ha fatto probabilmente da velo alla percezione consecutiva degli eventi e datoespressione a giudizi sommari. P.Duhem, "Le P.Maiin Mersenne et la pesanteur de l'air",Revue Générale des sciences, 1906 (XVII), p. 36 {àeìTextrait), ha scritto, per esempio, cheGalileo «demeure fort en arrìèredes véritésque les physiciens les plusdiversavaiententrevuesdepuis plusieurs années». Mentre P. Humbert L'oeuvres scientifique de Blaise Pascal, Édi-tions Albin, Paris, 1947, p. 68, liquida lo sforzo galileiano con queste parole: «Galilée secontentade cette vagueexplication, et ne cherchapoint à étudier avant le phénomène». Laconveigenza teorica dei due pensatori non erainvece sfuggita a J. Thirion, op. cit., loc. cit t' Xin, 1907, pp. 416-424. 428-430, il qualetuttavia ricavava da ciòulteriori elementi di detrazione di Pascal. Più sensibile al rapporto tra la scienza italiana e la scienza francese è statainvece la storiografia più recente sia francese che intemazionale, si veda: M. Sadoun-Goupil,L'oeuvre de Pascal et la physique moderne, in L'oeuvre scientifique de Pascal, Puf, Paris,1964, p. 253; P. Costabel, Galilée et Pascal, in Saggi su Galileo, a curadi C. Maccagni,Barbera, Firenze, 1972,pp. 324-335; P. Guennancia, Du videà Dieu,Maspero, Paris, 1976,pp. 51-52; e J.P. Fanton d'Andon, L'horreur du vide, Éditions du C.N.R,S.. Paris, 1978,passim-, I.Leavenworth, The Physics ofPascal, Publication of theInstitute ofFrench Studies,New Yoric, 1930, p. 31; A. Wolf, AHistory ofScience, Technojogy andPhilosophy in theI6th and 17th Centuries,GepigeAlien& Unwin,London. 1963 (I ed. 1938), voli. 2.1, pp.92-93; The phisical treatises of Pascal: The Equilibrium of Liquids and the Weight of theMass oftheAir, with anintroduction andnotes byF.Barry, Octagon Books, New York. 1973;E.J. Dijksterhuis, Il meccanicismo e l'immagine delmondo, Feltrinelli, Milano, 1971 (I ed.Amsterdam, 1950), pp. 594-608. In Italia, Giulio Preti, Retorica e logica, Einaudi, Torino,1968, pp. 117 ss.,hasottolineato r«influsso italiano» sulpensiero scientifico diPascal.

15. Récitde la grande expérience de l'équilibredes liqueurs, in Oeuvres complètesBlaisePascal, texteétabliset annotépar J. Chevalier, Bibliothèque de la Plèiade, Paris, 1957 ,p. 393.

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paradosso solo apparente, a una certa inerzia intellettuale che ha dato aditoalla facile credenza che si sia trattatodi una conquista tutto sommato semplice in quanto dotata di palmare evidenzaempirica. La mancanzadi ambiguità interpretativa infatti, se per un verso ha disincentivato la necessità didelineare più precisamente il processo che ha favorito i successi conoscitiviconseguiti e la posizione occupata dalla questione all'interno del dibattitoscientifico delXVnsecolo, dall'altro hafinito per imporre a questo eventouna vera e propria retrocessione tra i temiminoridella jivoluzione scientifica rispetto ai supremi problemi e nodi collegati ai modelli matematico-deduttivi più forti e alle più intriganti acquisizioni dell'astronomia e dallameccanica.La registrazionedi questo dato non comporta, naturalmente, la rivendi

cazione o il rovesciamento di primazie acquisite, tuttavìa non si può nemmeno tralasciare di sottolineare che gli interrogativi intomo a cuila disputabaroscopica ruotava investivano in pieno quesiti filosofici fondamentalidella fisica, dellameccanica, dell'astronomia, dellageometria e della teologia.Quesiti chesul temadellaformazione del vuoto, in ragione del rimandoobbligato aduna tenacissima e profondamente interiorizzata tradizione speculativa imperniata sul principio ontologico della conservazione dell'esserenaturale'®, venivano allo scoperto con un'intensità particolare. D'altronde,poche questioni di filosofia della natura, pochi episodi della scienza delsecolodiciassettesimo attrasserol'interesse dell'intera repubblicadelle lettere, quanto le controversie e le scoperte baroscopiche, che rapidamente sitrasformarono in un evento di notevole portata e richiamo culturale. Pochiavvenimenti della scienza del '600 conobbero una partecipazione così appassionata dei filosofi e degli uomini di cultura in genere quanto le esperienze de spiritualibus, occasione di affollate riunioni mondane non menoche di aspre dispute ad alta tensione, nel corso delle quali si intrecciavanostrettamente e venivano allo scoperto altre contese filosofiche con una tradizione vitale e combattiva e rimaste ancora in sospeso su altri terreni dellafilosofia della natura'^.Sul pianopiù propriamente epistemologico, la credenza che si sia tratta

to di un episodio a latere della rivoluzione scientifica e la modesta curiositàche noi contemporanei abbiamo per le interconnessioni con il grosso del

16. E. Grant, Much Ado About Nothing, Cambridge U. P., Cambridge, 1981, p.67ss.17. In riferimento al dibattito francese si vedano: leicobi PieriiDoctoris Medici et Philo-

sophiae Prqfessorìs, Ad Experìentiam nuperam àrea vacuum. R. P. Valeriani Magni demon-strationem ocularem. EtMathematicorum quorumdam nova cogitata. Responsio ex Perìpate-ticae Philosophiae Principiis desumpta. Parisiis apud Seb. Cramoisy Regis &Reginae Archi-typographum. EtGabrielem Cramoisy, M.DC.XLVin; Le Plein du Vuide ou Le corp, dont levuide apparent dese^eriencesnouvelles, est rempli,... Par le P. Estienne Noel, de la compagnie de lesus, A Paris,Chez leandu Bray,... M.DC.XLVII.

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dibattito teorico del secolo può essere considerato come una sorta di indesiderato effetto collaterale prodotto dallo stesso metodo di ricerca da cui Pascal si era lasciato guidare. L'esperimento del Puy de Dòme, con il quale siconclude la breve ma intensa stagione sperimentsde di Pascal, è stato infattiassunto da parte degli orientamenti induttivistici ottocenteschi più illustri adesempio paradigmatico della loro filosofia della scienza crucialistica. Lavalutazione crucialistica delle esperienze de spiritualibus ha naturalmenteuna storia ben più lunga e profonda delle sue codificazioni. Le cui ascendenze principali vanno sicuramente rintracciate in quell'empirismo acriticodel senso comune sempre vivo e reattivo, quasi come istintiva predisposizione epistemologicaoriginaria. Tale elementare chiave di lettura gnoseologica, la cui conferma sembrava fornita ed esaltata con grande eyidenzadagli effetti baroscopici, tanto inattesi e stupefacenti, accompagna sicuramente la trasmissione dell'opera Pneumatica di Erone e di quanti lo hannopreceduto e seguito in questo tipo d'indagine'®. Non è tuttavia infrequenteincontrare questa primitiva fiducia anche in contesti teorici e filosofici piùsofisticati. A parte la febbrile attività sperimentale degli anni quaranta delsecolodiciassettesimo cui fa da sfondouna fiduciaquasicieca nellacapacitàdirimente dell'esperienza, nel corso dell'età moderna gli esempi di questoradicato mododi sentire chevuolele ricerche pneumatiche modello ineguagliatodi induzione sononumerosissimi e si incontrano neicontesti piùdiversi'^.Fu comunque John Herschel a legare indissolubilmente le ricerche

pneumatiche secentesche al modello epistemologicoempirista, elevandole alrango di ricerca prototipo, esemplare e corroborante dello stesso schemainduttivista. Come è noto, Herschel giudicava l'accordo con le osservazioniil più importante criterio di accettabilità delleteorie scientifiche. In quest'ottica egli riteneva che alcune prove sperimentali di conferma hanno una validità superiore rispetto alle altre, in particolare quando le prove sottopongono la legge a verifica neicasiestremi, costringendo in talmodo a scegliere senza riserve e tentennamenti in maniera definitiva tra i comi di un di-lenuna. Questo tipo di prove dirimenti sono dette, secondo l'espressione

18.HeronisAlexandrini Spiritualium Liber, a Federici Comandino urbinate, ex Graeco,nuper in Latìnumconvetsu, Cum privilegio Giegorij Xm PonLMax., Urbini, MDLXX;Lelivre desappareils pneumatiques et desmachines hydrauliques par Philon deBysance. parleBaronCanà de Vaux, Notices et Extraits de l'Académie des Liscriptions et Belles-Lettres,XXXVm, Paris, 1903; oppure Philo ofBysantium Pneumatica. The FirstTreatise onExperi-mental Physics (F.D. Pragered.), Wiesbaden, 1974.

19.Nell'ambito della querelle des Anciens et des Modemes un esempio interessante ècontenuto nella Seconde partie, Section XXXm, pp.489-492, delle Réflexions critiques sur lapoisie et sur la peinture. Par M. l'Abbé DUBOS ... Sixiémeédition, A Paris, chez Pissot,...M.DCC.LV. Le Réflexions, dopo la prima edizione del 1719, furono ristampate numerosevolte.

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baconiana, cruciali e a questa tipologia appartenevano secondo Herschel gliesperimenti sul vuoto fatti eseguire da Pascal in montagna.

The discovery of Torricelli - egli scrive - was, however, at first much misconceived,and even disputed, till the questìon was finally decided by appeal to a cruciai instan-ce ... and for this we are indebted to the celebrate Pascal... The decisive effect ofthe experiment which he caused to be instituted for the purpose, on the Puy deDòme - continua Herschel -... while it convinced every one of the truth ofTorricel-li's views, tended more powerfully than any thing which had previouslybeen donein science to confimi, in the minds of men, that dispositìon to experimental verifica-tionwhich hadscarcely yettaken filli and secure root^.

Un'altra ^air induction» richiamata da Herschel, e che ha anch'essa ache vedere, sebbene per altra via, con il nostro tema, è la prova della galileiana legge della caduta dei gravi ottenuta attraverso la contemporaneacaduta di una moneta e di una piuma nel vuoto realizzato con la macchinapneumatica boyleana^*.

L'induttivismo classico alla maniera di Herschel o di Whewell^^ non risponde certamente piik alle nostre esigenzeo alle nostre inclinazioni epistemologiche né converge con le attuali immagini della scienza e della suastoria più affermate; nonostante ciò alcuni dei più peculiari quadri concettuali ed interpretativi di tale indirizzo continuano a dominare indisturbatispecialmente in quegli ambiti nei quali l'impegno di ricerca è stato menointenso, comeè il casoqui discusso dellanascita dellabarometria, sul qualelo studio più completo rimane ancora L'expérience barométrìque di CharlesDeWaard del 1936^. Un'operacertamente ancora esemplare dal punto divista documentalistico ma insieme, come altri importanti lavori di storiadelle idee scientifiche di scuola firancese, prevalentemente indirizzata a rintracciare antecedenti e ricorrenze piuttosto che mutamenti di scenario e disfondo. D'altra parte, la storiografia galileiana e quella pascaliana più re-

20. J.F.W. Heischel, PrelUninary Discourse on theStudy ofNaturaiPhilosophy, Longman,Ltmdon, 1830,pp. 229-230. Anche P. Duhem, Le P. MaritiMerserme et la pesanteurde l'air,cit.,p. 74. nonsi allontanamolto daquesto giudizio: reputava infatti r«expérìence delPuy-de-Ddme ... un corollaire si naturel de l'hypothèse deTorricelli quenulhomme intelligent... nepouvait ptéterquelque attention à cettesupposition sansen tìrerde suitecetteconséquence».

21. J.F.W.Heischel,Preliminary Discourse ..., cit., pp. 167-168.22.W.Whewell, History qf the Inductive Sdences, front theEarliestto thePresentTìntes,

voU. 3,Paricer, London, 18573 (ied.1837), II, pp. 51-53.23. C.DeWaard, L'expérience Barométrìque: Ses antécédents et sesexplication, Impri-

merie Nouvelle, Thouars, 1936. Molto utili sono anche W.E, Knowles Middleton, The Historycfthe Barometer, John Hopkins Press,Baltimore, 1964;e il già citato E. Grant,MuchAdoAboutNothing: il primo rivoltoall'aspetto strumentaledell'aerostatica, il secondoall'influenzadelle idee scolastichesul formarsidel pensieroscientificomoderno.

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centi non hanno certo contribuito a rimuovere e superare nello specifico iresidui e le vischiosità derivanti da tali orientamenti. La prima sollecitata dicontinuo da letture d'impostazione continuista sempre più sofisticate edinesaurìbili nel ritrovare precursori e fonti dell'opera diGalileo^ ; la secondamolto piùinteressata al Pascal votato agli ideali di Port-Royal. L'attivitàscientifica di Pascal in modo particolare non è stata in genere consideratacon l'attenzione chemerita, quasi si sia trattato di un'attività margmale, o diuna breve passione giovanile, in un'esistenza quasi tutta assorbita dalla riflessione religiosa ed esistenziale. La letteratura crìtica sulPascal scienziatoè infatti molto esigua a fironte dell'imponente letteratura sul Pascal polemista, giansenista, tutto grondante spiritualità cristiana che trova espressionenelle Provinciali o nelle Pensées. Eppure Pascal fu scienziato di prim'ordine, e il suo lascitoscientifico in settoriche sonodivenuti oggi, grazie alleacquisizioni definitive delle sue ricerche, capitoli non più di punta dellaricerca fisica e matematica, non è certo inferiore a quello di molti dei suoicontemporanei ben più celebrati. Pascal erainoltre pensatore distraordinariafinezza e luciditàfilosofica, caratteriche fanno del suo metodo sperimentale edella riflessione criticache su di esso fu capacedi condurre uno dei momentipiù alti dell'intera riflessione epistemologica del secolo.

Sebbene alcune questioni connesse alla baroscopia e alle approssimazioni successive che guidarono Galileo alla sintesi finale meriterebbero diessere ulteriormente approfondite e meglio puntualizzate^, le linee generalidel suo pensiero su questo tema nodale della scienza antica e medioevalesononote. Ciononostante, per unamigliore intelligenza di ciò che segue, mipare utile richiamare alcuni dei nuclei teorici fondamentali^.Nella prima giornata del suo ulthno capolavoro. Discorsi e dimostra

zionimatematiche intomoa duenuove scienze, Galileo, interrogandosi sullacausa della «tenacitàe coerenza tra di loro delle parti di... un legno o altrosolido le cuiparti sono saldamente attaccate»27, aveva supposto, sviluppando alcune ipotesi già abbozzate nelDiscorso sui galleggianti e nel Saggia

li. n riferimento, anchesolo cronologico, agli studi di Duheme Wallaceè sufficienteperapprezzare e lapersistenza e la tenacia diquesto indirizzo.

25. Inparticolare Ioscarto trail Discorso intomo allecose chestanno in su l'acquae iDiscorsi, gliaggiustamenti terminologici e l'ambiguità dialcui» formulazioni galileiane.

26. Per una discussione più approfondita si veda; G. Nonnoi. Horror vacui: Galileoe ilmutamento di unparadigma, inAlle origini della rivoluzione scientifica, a cura di P.Casini.Istituto dellaEnciclopedia Italiana, Roma, 1991.pp.lSS-169.

27. Opere di Galileo, Vm,p. 54.La«resistenza de i corpi solidi all'essere spezzati» è,come è noto, l'oggetto della prima «nuova scienza» dicuisi espongalo ledimostrazioni {ibid.,p.47).

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tore^, la presenza all'interno dei corpi di uno sciame di infiniti e indivisibili spazi vuoti («meati») non-quanti; i quali in virtù della «decantata repu-gnanza che ha la natura ad ammettere il vacuo» tengono unite le parti materiali dei corpi^'. Come già per i filosofi e gli empirici, così per Galileo, ilprincipio della «repugnanza» della natura ad anunettere il vuoto eraall'origine dei fenomeni "spirituali", cioè di quegli effettidi aspirazione deifluidi ottenuti per mezzo di pompe, ventose, mantici e altre apparecchiaturedel genere. In particolare nella «altezza limitatissima», allaquale le pompe«per attrazzione» mandano l'acqua, e che nessun maestro fontaniere riuscivaa superare, Galileo aveva riconosciuto non un'imperfezione dell'artificiomeccanico mia una legge di natura, e da consumato sperimentatore ne avevatratto ispirazione per escogitare il modo di «appartar la virtù del vacuodall'altre, e ... la maniera del misurarla»^.

L'altezza delle diciotto braccia - egli scrìve - è il prefisso termine dell'altezza allaquale qualsivoglia quantità d'acqua, siano cioè trombe larghissime o strette o strettissime quanto un fil dì paglia, puòsostentarsi, tuttavolta chenoi peseremo l'acquacontenuta in diciotto braccia di cannone, sia largo o stretto, aremo il valore dellaresistenzadel vacuone ì cilindridi qualsivoglia materiasolida, grossi quanto sono iconcavi de i cannoni proposti '̂.

Raramente sono stati posti nella dovuta evidenza la metamorfosi ontologica e lo svuotamento semantico che l'aforisma dell'/iorror vacui subiscein questo notissimo testo galileiano e più in generale nel contesto dei Discorsi. Al contrario, è stato per lo più osservato, con un malcelato senso dibiasimo, che Galileo ha preteso di fondare una "nuova scienza" su di unodei più chimerici e artificiosi principi della fisica aristotelico-scolastica. Inrealtà, da una lettura più meditata emerge che le cose stanno altrimenti dallaprima apparenza. Intanto perché Galileo tratta Vhorror vacui non come unprincipio macome un agente naturale: unmutamento di prospettiva che gliha consentito di maneggiare il vacuo con strumenti concettuali inusuali e diconiugarlo con sostantivi quali «forza», «virtù», «momento»^^. Tutti terminiche nel lessico galileiano afferiscono prevalentemente alla meccanica, mache in virtù della ridondanza semantica che li caratterizza possono esseretrasferiti in altri ambiti d'indagine particolarmente problematici e dove più

28. Ibid., TV, pp. 105-107; Vm. pp. 350-352.29. Ibid., vm, pp. 59,66-67.30./W</.,pp.64,61.

. 31./6/V/..P.64.32. Galileo nellaprimagiornatadèi Discorsiparia ora di «virtùdel vacuo» ora di «forza

del vacuo»con significato moltosimile. «Debolissimi momenti» sonopoi le attrazioni esercitate dai piccoli meatidiffusi tra la materia.Cfr. ibid., pp. 61-63,67.

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urgente e prioritaria è l'esigenza di un'apertura degli orizzonti di ricercaattraverso l'attenuazione delpeso condizionate deipregiudizi, alimentati dalpensiero comune innervato dalla metafisica tradizionale^^. Ed èappunto conquesto bagaglio concettuale e lessicale rinnovato che Galileo si accosta etratta l'oscuro ed enigmatico concetto di vuoto. Il nucleo forte della ricercagalileiana sul vacuo risiede infatti nel considerare la«repugnanza del vuoto»non un primo principio ma una resistenza repulsivo-attrattiva indottadall'eventualità di una separazione dei corpi in «contatto esquisito». Forzasempre in tensione, ma comunque limitata, e che per ciò può essere vintadall'azione di un'altra forza in grado di contrastarla e superarla. Pertanto,nella rinnovata impostazione galileiana l'antico adagio crenmofobico perdeper intero quell'accentuato senso di apocalisse ontologica che lo aveva caratterizzato perlunghi secoli. Nello specifico, la «repugnanza», rimpiazzando laben più intensa e psicologicamente connotata nozione diorrore, ne favenir meno il valore assolutamente preclusivo e allontana la minaccia didissoluzione del sistema della natura fin troppo trasparente nella formulazione classica del principio. Voglio far osservare che non solo si è prestatascarsa attenzione alla profondamutazione filosoficaoperata,ma tanto menoè stato rilevato che Galileo non ha mai ritenuto risolutive dell'enigma delvuoto le revisioni apportate. Glielo impediva la consapevolezza dellepeculiari aporie che il modello sollevava e che minacciavano di scalzarlo allabase. Almeno tre obiezioni di fondo ne mettevano in discussione la fondatezza esplicativa: una prima di ordine metafisico («l'opinion mia è che nis-suna cosa sia contro natura, salvo che l'impossibile, il quale poi non èmai»), l'altra di ordine metodologico («mi pare che la causa debba, se nondi tempo, almeno di natura precedere l'effetto») e l'altra di ordine logico(«delle cose che non sono nissuna può essere l'operazione»)^.«L'intelletto non resta ... interamente appagato della causa alla quale

cotale effetto viene attribuito», confessava con onestà intellettuale Galileo^' . È tuttavia altrettanto chiaro che, nondisponendo ancora di una spiegazione migliore, Galileo sisentiva forzato a riconoscere alprincipio ancorauna funzione euristicache derivava dalla straordinaria tenacia e vitalità dicui l'antica idea si mostrava ancoracapace nonostante l'avvenuta denaturazione epistemologica e il suo inserimento in un contesto filosofico con^)le-tamente rimiovato. L'ammetto «per soluzione adeguata delmio dubbio questo che produce il sig. Simplicio», fa rispondere Galileo a Sagredo all'ari-

33. Sulle mutazioni e innovazioni semantiche introdotte da Galileo vediM. L AltieriBiagi, Galileo e laterminologìa tecnico-sàentifica, Olschki, Hienze, 1965; e le osservazionidi P. Galluzzi,Momento,cit., pp. 385,386.

34.Opere tU Galileo, cit., Vili,p.60.35. Ibid. p. 61.

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stotelico attestato sul divieto assoluto della natura ad ammettere il vacuo^*^.Ma più avanti, in un altro passo dei Discorsi, Salviati-Galileo confessa diattendersi dall'«acquisto di nuove cognizioni»^^, soprattutto nella direzionedella struttura della materia, quelle indicazioni indispensabili per una soluzione adeguata dell'antico mistero.Quanto le tesi e le accortezze metodologico-galileiane, malgrado le pa

lesi insufficienze, fossero di straordinario valore e gravide di nuove pro-s^ttive teoriche e sperimentali è stata soprattutto la storia ad evidenziarlopiuttosto che la storiografia^®. Ancora una volta, come già era accaduto innumerosi altri domini della filosofia, lalezione galileiana imprime una brusca accelerata in un settore di ricerca che vantava una tradizione ed un patrimonio sperimentali (forse unico nel panorama della filosofia della natura)tra i più cospicui e rifiniti^». Sebbene destinato ad essere superato rapidamente, il passaggio compiuto da Galileo è tuttavia di grande momento ecoerenza teorica: il modo di affrontare «il vuoto - è stato scritto - era unadelle più avanzate frontiere teoriche lasciata da Galileo aisuoi allievi»^. Neè un'eloquente testimonianza il fatto che anche allorché Torricelli cesserà diricercare, come Galileo aveva fatto, lacausa dei fenomeni pneumatici all'interno degli stessi, il modello galileiano, pur con i dovuti aggiustamenti didettaglio, sarà ancora ingrado ditenere ilcampo con sufficiente validità.Le ipotesi di lavoro sulle quali Galileo aveva sicuramente a lungo medi

tato ebbero una certa circolazione nella cerchia più ristretta degli amici edeicorrispondenti dello scienziato pisano^*, fu comunque con lapubblicazionedei Discorsi edimostrazioni matematiche, avvenuta aLeida nel 1638, che lesue idee, entrando in contatto con un pubblico più vasto, innescheranno,come inuna reazione a catena, una serrata sfida sperimentale che siconcluderàconl'aero-idrostatica pascaliana.Mentre Galileo, relegato nel suo "Gioiello" diArcetri, si andava lenta

mente spegnendo, nella cosmopolita Roma, i "triumviri" galileiani AntonioNardi, Evangelista Torricelli e RaffaeUo Magiotti partecipano da coprota-gonisti all'intensa attività scientifica promossa dai circoli intellettuali della

36. Ibidem.37. Ancora in risposta alle obìezioni dell'aiistotelico Simplicio. Ibid., p. 63.

(1982) re 133!^^**^ de l'air et la pression atmosphtìique", in Physis, XXIV39. Lo Spirìtuattum Uber di Erone Alessandrino eseicitetà nel coreo dei secoliun'inflnenza costante fino al Sdcento.

40.P.Redondi, Galileo eretico, cit, p.368.41. La del 6agosto 1630 indirizzata aGiovan Battista Baliani i aonesto rijnianio

catasteddocumento galileiano di maggiore interesse. Opere di GaliUo, cit, XIV. pp 127-^ ^ G. Nonnoi. ttpelago d'aria, Bulzoni. Roma,lyoo, p. 23 ss. '

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città"*^. In quell'effervescente clima intelletmalmente, Gaspare Berti, tra il'39 e il '41^^, innalza sulla facciata di un palazzo romano, «un syfone dipiombo ..., per convincer il Sig.r Galileo» che l'altezza della colonnad'acqua era superiore alle diciotto braccia''̂ . La prova, tecnicamente maleseguita e dal risultato incerto, ebbe, malgrado ciò, l'effettodi infiammare ildibattito filosofico sulla natura dello spazio abbandonato dall'acqua nellaparte superiore del sifone'*^. Pochi anni dopo, l'il giugno del 1644, Evangelista Torricelli, ildiscepolo che aveva assistito Galileo negli ultimi mesi divita e che ne aveva raccolto il lascito scientifico ed accademico, scrivendoda Firenze annuncia all'altro galileianoMichelangeloRicci in Roma di avereseguito con la collaborazione di Vincenzo Viviani'*® la celeberrima«esperienza filosofica intomo al vuoto»'̂ ^. L'esperienza torricelliana, purcosì nota, meriterebbe alcune riflessioni alle quali purtroppo per ragioni dispazio non si può neanche accennare'̂ . Mi limito pertanto a ricordare chel'esperienza confermava i valori altimetrici indicati daGalileo neiDiscorsi,ma al tempo stesso faceva concludere al suo ideatore che la natura non haalcunorroreo «repugnanza» del vuoto e che anziè del tutto indifferente allasuaproduzione. La forzache «regge quell'argento vivocontro la sua naturalezza di ricadere giù», scriveva Torricelli al Ricci, non è intema all'apparecchio ma proviene óàìVestemo, ed è dovuta alla pressione del «pelagod'aria elementare» che circonda la terra^^.Nonostante gli ampi spazi di libertà intellettuale, concessi appena qual

che anno prima, andassero rapidamente restringendosi, a Roma l'esperienza

42. M. Tonini, Due Galileiania Roma:Raffaello Magiottie Antonio Nardi, in G. Anì-ghi, P.Galluzzi, M. Tonini. E De Angeli. U.Baldini. L.Belloni. Lascuola galileiana. Prospettive di ricerca.LaNuova Italia. Rrenze. 1976. pp.53-88.

43. Sulla data dell'esperienza del Beiti vi è un contrasto di testimonianze. Vedi: C. DeWaaid.L'expériencebarométrique,cit. pp. 103-104.109-110.

44. Lettera di RaffaelloMagiotti a Menenne del 12 marzo 1648. sta in Correspondancedu P. MarinMersenneReligieuxMinime, commencée par P. Tanneiy.pubbliéeet annotéeparC. De Waard et A. Beaulieu. Edition du C.N.R.S.. Paris. XXVI. 1986. p. 169 ss.; e in C. DeWaard,L'expérience barométrique, cit. pp. 178-181.

45. Cursusphilosophicus concinnatus ex notissimiscuisqueprincipiis.... AutoreR. R. F.Emanuele MAIGNAN, Tolosate, Ordinis Minimorum ... in Regio Romano SS. Trinitaticonventu Philosophiae ac Sacrae Theologiae Professore .... Tolosae. MDCLm. t IV. p.1925 e ss.

46. Cario Dati. Lettera a Filaleti di Timauro antiate della vera storia della cicloide, edella famosissima esperienza dell'argento vivo, Hienze, 1663, in Evangelista Torricelli.(^ere, a curadiG.Loria eG.Vassura. Faenza, 1919, voi. Lparte n. p.471.

47./&Ù/..III.PP. 186-188.48. Rinvioa M. Segre,In the Wake afGalileo,Rutgere U. P., NewBrunswickN. J., 1991,

pp.80-88; e M.Gliozzi, Origini e sviluppi dell'esperienza torricelliana, Gis^pichelli, Torino,1931.

49. E. Torricelli, Opere, loc. cit

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filosofica del vuoto suscitò un interesse notevole. Il Ricci mostra la corrispondenza baroscopica di Torricelli a Fran90is Du Verdus, TambasciatorediFrancia a Roma che erastato allievo diRoberval. Hquale, resosi conto diavere tra le mani un documento scientifico eccezionale, chiede di poterneavere una copia. Gli vieneconcessasolo la trascrizione di alcuni brani relativi alla parte strumentale dell'esperienza; e nonostante questa documentazione molto parziale, nel luglio dello stesso anno, Du Verdus invia questistralci a Mersenne^®. Per questa via, e in seguito ad un lungo viaggio diMersenne in Italia, compiuto all'incirca tra l'autunno del 1644 e la primavera del 1645, nel quale il Minimo toccherà prima Firenze e poi Roma doveavrà occasione di incontrare Torricelli^i e Ricci^z, la notizia dell'esperienza filosofica italiana si diffonde rapidamente in Francia e nel restod'Europa. Dopo numerosi tentativi andati a vuoto^^, Pierre Petit, nell'ottobredel 1646, durante unsoggiorno a Rouen, riesce finahnente, con la collaborazione di Étienne Pascal, padre di Blaise, ad ottenere il risultato tantoatteso^. All'esecuzione della prima esperienza baroscopica realizzata consuccesso in Francia partecipò anche ilgiovane Blaise Pascal, ilquale, sollevando numerosi e perspicaci interrogativi, prese anche parte alla disputafilosofica che si aprì sui risultati dell'esperienza^^. Stimolato dalle prospettive filosofiche che la prova poteva aprire, ma insieme msoddisfatto per iquesiti lasciati senza risposta dall'esperienza nella versione italiana, BlaisePascal si tuffò conentusiasmo nella materia, e dopo mesi di studio e di feb-

50. Correspondance du P. Mariti Mersenne Religieux Minime, cit., Xm (1977), pp. 172,177 ss. Si veda anche R. Taton, "L'annonce de l'expérìence baiométrique en France", Revuèd'Histoire desSciences, XVI (1963), pp. 77-79.

51. A. Beaulieu, Torricelli etMersenne, inHangois De Gandt (ed.). L'oeuvre de Torricelli:Science Galiléenne et nouvelle géométrie, Les Belles Letties, Paris, 19^, pp. 39-51.

52. Correspondance duP.MannMersenne, cit,Xni,pp. 234-248.53. Nel giugno/luglio del 1646, aParigi, un tentativo diPierre Petit fallisce acausa del tu

bo di vetro troppo corto edella insufficiente quantità di mercurio impiegata. Mersenne colleziona numerosi insuccessi, l'ultimo in collaborazione con Hector-Pierre Chanut sul finiredell'autunno del 1646. Cfr. lettera di Pierre Petit aPierre Chanut del 19 o26 novembre 1646,inObservation touchant levuide. faite pour lapremierefois en France contenuè en une lettreécrite àMonsieur Chanut, Resident pour saMajesté en Suede. ParMonsieur Petit IntendantdesforHfications. le 19 novembre 1646. Avec le Discours qui a esté imprimé en Pologne surle mesme sujet en jullet 164, AParis, chez Scbastien Cramoisy et Gabriel Cramoisy,09^S^^6tó^^ ^ Mersenne ReligieuxMinime, cit., XIV

54. La data èincerta. In ogni caso èprecedente il 19 novembre 1646. Petit, diretto aDiep-pe, si trattiene per qualche tempo a Rouen dove racconta a Étienne Pascal dei precedentifallimenti esi accorda con lui per ripetere l'esperienza torricelliana, al rientro da Dieppe con40/50 Ubbre di mercurio e con un tubo, reaHzzato nel fratternpo dai vetrai di Rouen altoquattro piedi e largo internamente un piccolo dito. Observation touchant levuidecit., pp. 4-5.

55. Ibid., p. 7.

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brili preparativi, tra il gennaio e il febbraio del 1647, ancora aRouen, allestisce, alla presenza di più di 500 persone, una spettacolare esibizione dibaroscopia sperimentale^^. Mai dimostrazione scientìfica era stata preparatacon tanta abilità teatrale e sapienza sperimentale insieme e alla presenza diun pubblico tanto numeroso.PAV«expérìence d'Italie» introdotta in Francia da Mersenne Pascal ap

porta numerosissime variazioni che con precisione vengono registrate in unrapporto '̂, nel quale l'insieme delle esperienze èdisposto secondo l'ordinedi esecuzione dettato dalla gerarchia dei quesiti teorici di volta in voltaaperti dal procedere della dimostrazione deUa tesi principale. Sebbene laperformance fosse stata ispirata dall'esperimento torricelliano, neWAbrégépascaliano non ècontenuto alcun riferimento allo scienziato di Faenza, ^tomeno si fa cenno alla tesi della pressione dell'aria che aveva guidato1'«esperienza filosofica» italiana. Aquella data Pascal sapeva che si trattavadi un'esperienza italiana, tuttavia non è ben chiaro se era al corrente delfatto che Torricelli neeral'autore^®. L'incompletezza dei documenti e delleinformazioni a suo tempo giunte mFrancia, ladiffidenza che caratterizzò ilcomportamento dei galileiani e dello stesso Torricelli nei riguardi di Mersenne durante ilsuo viaggio inItalia, lapiega spiacevole che tutta lavicendadell'invenzione stava prendendo in conseguenza della rivendicazioiie dipriorità da parte del cappuccino Valeriano Magni^^, sono tutti fattori chepossono aver indotto Pascal alla prudenza e, sebbene al corrente dell'identità dell'inventore, a riservarsi ad altro momento (cosa che in effetti poifece) impegnativi riconoscimenti di primogenitura®'. D'altra parte, in questefasi iniziali della ricerca pascaliana la questione della paternità dell'esperienza era tutto sommato irrilevante per una ragione filosofica difondo che èimportante sottolineare: il programma di ricerca che guidava il complesso

56. Cfi-. Lettre deM. Pascal lefils, addressante àM. lePremierPrésident delaCour desAides deClermont-Ferrand,... le25Juin 1651, Oeuvres dePascal, p.4M.

57. Per una discussione diqueste esperienze si veda; Th. More Harrington, Pascal philo-sophe. Une étude unitaire de la pensée de Pascal, Société d'Édition d'Einseignen^nt Supé-rieur, Paris, 1982, pp. 48-51. Un'interessante analisi comparata tra lafilosofia sperimentale diBIai% Pascal e quella diRobert Boyle, rispettivamente ra^ìpresentanti della sdenza cattoliracontinentale e della scienza protestante inglese, è contenuta in P. Dear, "Micacles, Experi-ments, and theOrdinary Course ofNature", inIsis, 81 (1990), pp. 663-683.

58. Cfr. Oeuvres de Pascal, p. 406.59.Demonstratio Ocularìs. Loci sine locato: Corporis successive moti invacuo: Luminis

nulli corpori inhaerentis. AValeriano Magno Frate Capuccino exfùbita ..., Varsaviae, InOfficina Petri Elert S.R.M. Typographi. Approbatio Varsaviae die 16. lulij, 1647.60. Sui significato dell'iniziale incerta attribuzione dell'invenàone al TotìccUi, siveda il

mio: "Galileo e laquestione del vuoto. Tra storia e storiografia", in"Questioni di storia delpensiero filosofico e scientifico". Annali della Facoltà di Magistero dell'Università degliStudi diCagliari, Quaderno n. 28, Cagliari, 1987, inparticolare lepp. 53-73.

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intreccio delle esperienze pascaliane non è torrìcelliano ma piuttosto galileiano, ed è direttamente riconducibile alle ipotesi enunciate neiDiscorsi^^.La tesi delle Expérìences Nouvelles touchant le Vuide di Pascal campeggiava in tutta evidenza nello stesso frontespizio éeXVAbrégé: «un vaisseau sigrand qu'on le pourra faire, peut étre rendu vide de toutes les matières con-nues en la nature, et qui tombent sous le sens, et quelle force est nécessairepour faire admettrece vide»®^.L'impianto galileiano delle «experiences sur le vuide» di Pascal non

costituisce comunque un carattere originale ed esclusivo della ricerca delpensatore giansenista, l'avvio del dibattito francese sul vuoto ha infatti cometermine ad quem non solo la recente esperienza torricelliana ma assumespesso come quadro di riferimento teorico quelle pagine della prima giornata dell'ultima opera galileiana dedicate all'argomento®^. Niente, d'altrocanto, induce a credere che Pascal non avesse letto i Discorsi. L'opera infatti circolava largamente in Francia riscuotendo un notevole consenso estimolando ladiscussione sui temi e gli argomenti dimaggior richiamo perl'Europa savante dell'epoca. Inoltre, Mersenne, come già aveva fatto per leMeccaniche, interpretando le aspettative di pubblico più vasto, ne avevacurato una parafrasi inlingua francese^. Inogni caso Abrégé pascalia-no le proposizioni di inconfondìbile matrice galileiana sono così numeroseche non hanno certo alcunchédi occasionaleo convenzionale. Le «cmaximes»che «on déduit manifestament» dalle esperienze esprimono in maniera oltremodo eloquente l'adesione di Pascal alleenunciazioni galileiane:

1.Quetousles corps ont répugnance à se séparer l'un de l'autre et admettre ce videapparent dans leur intervalle; c'est-à-dire que lanature abhorre cevide apparent.2.Que cette horreur oucette répugnance qu'ont tous les corps, n'estpas plus grande

61. fiicompiensibilniente, Pierre Duhem hacreduto divedere nelle E^ériences Nouvellesun'operaespressamente indirizzata a rigettare le tesigalileiane. Cfr.LeP. MannMersenne etlapesanteur de l'air, cit, pp. 58-59.

62. Ejqtériences Nouvelles touchant leVuide, Faites dans des Tuyaux, Syringues, Souf-flets &. Siphons de plusieurs longueurs Jtfigures: avec diverses liqueurs, camme vif-argent,eau, vm, huyle, air, Ac. Avec undiscours surlemesme sujet. Oàestmontré qu'un vmsseau sigrandqu'onlepourrafaire.peutétrerendu vuide de toutes lesnuUières connuès en la nature.et qui tombent sous lessens. Et quelle forceestnecessaire pourfaire admettre ce vuide.DediéàMonsieurPASCAL ConseillerduRoy enles Conseils d'Estat APrivé. ParlesieurB.P. son fils. Le tout reduit enAbbregé, &donné par advance d'un plus grand traicté sur lemesmesujet AParis,ChezPierreMargat..., M.DC. XLVIL

63. Observation touchant le vuide, dt, Au lecteur.64. Les Nouvelles Pensies de Galilée, Mathematicien etIngenieur duDue deFlorence.

Oà pardes Inventions merveilleuses etdes Demonstrations inconniies iusques àpresent, ilesttraitté de laproportion des Mouvemens, tant naturels que violens, etde tout ce qu'il yadeplussubtil dans lesMechaniques et dans la Phisique, Traduit d'Italien enFrancois AParischezPierreRicolet.MDCXXXIX. '

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pour admettre un grand vide apparent qu'un petit, c'est-à-dire à s'éloigner d'ungrand intervalle que d'un petit.3. Que la force de cette horreur est limitée, et pareille à celle avec laquelle de l'eaud'une certaine hauteur, qui est environ de trente et un pìeds, tend à couler en bas.4. Que les corps qui boment ce vide apparent ont inclinaison à le remplir.5. Que cette incUnaison n'est pas plus forte pour remplir un grand vide apparentqu'un petit.6. Que la force de cette inclinaison est limitée, et toujours pareille à celle avec la-quelle de l'eau d'une certainehauteur, qui est environ de trente et un pieds, tend àcouler en bas.7. Qu'une force plus grande, de si peu que l'on voudra, que celle avec laquelle l'eaude la hauteur de trente et un pieds tend à couler en bas, sufiit pour faire admettre cevide apparent, méme si grand que l'on voudra, c'est-à-dire pour faire désunìr lescorps d'un si grand intervalle que l'on voudra, pourvu qu'il n'y ait point d'autreobstacle à leur séparation, ni à leur éloignement, que l'horreur que la nature a pourcevide apparent®^.

Superate, attraverso una serie di «propositions», le obiezioni relativeall'eventuale presenza di una qualche materia all'interno dei diversi tubitorricelliani, il primo degli enunciati che stavano all'origine delle expérìences touchant le vuidepuò considerarsiconfermato: «L'aspace vide en appa-rence - scrive Pascal - n'est rempli d'aucune des matières qui sont connuesdans la nature, et qui tombentsous aucundes sens»^. Le «maximes» che inuna prima deduzione erano state attribuite cautelativamente ad un vuotoapparente, dopo questo passaggio, possono pertanto essere adottate provvisoriamente quali enunciazioni proprie del vuoto effettivo («verìtable») eassoluto («absolu»)^"^. La provvisorietà dipende da un certo numero diobiezioni che conservano ancora la loro validità e che non possono esseresuperate con il ricorso al controllo sperimentale trattandosi di rilievi chefanno riferimento ora al senso comune e alla generalizzazione dell'esperienza quotidiana, ora alla logica, ora alla presenza di una qualche stranasostanza impercettibile ai sensi e sconosciuta che potrebbe pervadere lospazio^®. Neanche il Torricelli, che pure aveva goduto della familiarità delmaestro fino all'ultimo e ne aveva raccolto l'eredità spirimale, era statocapace di stilare un programma di ricerca più coerente con le dottrine diGalileo. Le concordanze tra gli ultimi dialoghi di Galileo e le ExpérìencesNouvelles non sono solo contestuali e teoriche: sparse tra le righe di questopiccolo capolavoro del metodo sperimentaledi Pascal, ma anche in altri testi

65. ExpérìencesNouvellestouchant le Vuide, cit, in Oeuvresde Pascal, p. 368.66. Ibid., p. 369.67. Ibidem.68./W</..p.370.

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scientifici del pensatore francese, si trovano anchesignificative concordanzelessicali®', Mi limito a richiamare quelle che mi paiono le più evidenti esignificative. Innanzitutto Pascal, come già Galileo, istituisce, in questocontesto, un interscambio di significato tra il concetto di orrore e quello di«repugnanza». Pascal scrive «horreur» allamaniera degli antichi per tradurlo subito dopo con«répugnance», il termine moderno della scienza galileiana con il quale vienealleggerito il sensoprivativo per indirizzarlo nell'ambitodelle resistenze fisiche'®. Poche righe piùavanti, infatti, Pascal chiamain causa e fa proprio un altro dei concetti basilari della riforma introdotta daGalilei nella pneumatica, quello dìforza limitata: concetto che, prima ancora che la misura, fissa il principio della sua superabilità. La regola tecnico-pratica dei sifoni di qualunque sezione si voglia, elevata daGalileo al rangodi legge scientifica, è in conclusione confermata da Pascal quale valore numerico dellaforza limitata del vuoto e di quella che in seguitò diventerà lalegge dell'equilibrio dei liquidi e della massa d'aria al livello del mare.Merita infine un richiamo particolare il fatto che neanche a Pascal sfugge, nétantomeno trascura di evidenziarlo, che la teoria dell'orrore o resistenzalimitata alla produzione del vuoto soffre di un'intrinseca contraddizionelogica tra il divieto preternaturale richiamato dall'orrore e il superamentopratico di questo limite che si ottiene tramite gli strumenti. «Cette proposi-tion, que la nature abhorre le vide, et néanmoins l'admet, l'accused'impuissance, ou implique contradiction»"'*, scrive Pascal, sintetizzandoquesta fondamentale objection, conparole brevi ed efficaci chenonlascianodubbi sul suo pensiero. In ogni caso, anche su questo punto, la consonanzateorica dello scienziato giansenista con l'autorevole ispiratore italiano èparticolarmente palese, e mette in evidenzaun'ulteriore traccia che riferiscedi unalettura molto attenta e ragionata deiDiscorsf^.Naturalmente nei testi e nei pensieri pascaliani c'è già molto di più. Il

magistrale opuscolo di Pascal non può essere ridotto adun consolidamento,perquanto ingegnoso, di tesi galileiane: il rapporto conla dottrina di Galileiè di gran lunga più riccoe complesso. L'intervento di Pascal non si riduce

69. P.Costabel, op. cit., p.333, haparlato ingenerale di «parenté Grappante ... entro cer-tains raodes de calcul etde raisonnement», ma più inparticolare di «véritable compUcité entroles pensées de ses deux grands hommes sur levide, sur l'infini, sur ce que nous pouvonsappeler l'analyse du continu».

70. Ha scritto aquesto riguardo G. Le Roy, Pascal savant etcroyant. Puf, Paris, 1963, p.18: «le langage dont il use est celui de la philosophie tiaditionelle, mais la pensée que' lecouvroce langage nevise queladonnée positive del'expérìence».

71. Expériences Nouvelles touchant leVuide, cit., inOeuvres de Pascal, p. 370.72. Parlando dell'interruzione della colonna dimercurio all'interno diunsifone Pascal usa

il termine «rompant». Anche inquesto caso non è arbitrario pensare aduna citazione dai Discorsi. Infetti, in analogo contesto, Galileo aveva fatto ricorso al verbo strappare. Ibid., p. 367.

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affatto alla imbragatura sperimentale della teoria della forza limitata delvuoto, l'operazione è ben più profonda e decisiva, e consiste innanzituttonellascrupolosa valutazione epistemologica. Valutazione che se da un lato,in riferimento alla fase teorica e sperimentale attraversata dalla ricerca, fagiudicare a Pascal l'ipotesi della forza limitata del vuoto più congruenterispetto alle altre teorie concorrenti, dall'altro lato, incrociando le assunzioniteoriche con i dati sperimentali, lo guida nella redazione della tavola deilimiti e delle aporie che gettano i presupposti per un definitivo superamentodella teoria assunta metodologicamente come valida. Alla luce di questadinamica teorico-sperimentale, Galileo non va quindi considerato in alcunmodo una sorta di insigne precursore di Pascal, né Pascal, per parte sua, èassimilabile sottoalcun profilo ad unepigono galileiano. La correlazione trai due pensatori non siconfigura infatti intermini diacquisizione e sviluppo,quanto piuttosto in termim di approfondimento critico e superamento da cuiscaturiranno le sintesi teoriche successive che conosciamo'^.Dalla mirabile attività sperimentale, che mai era stata così accurata e in

gegnosa, Pascal trae un dato osservativo mai prima registrato e che nonrisulta fosse noto a Galileo, ma nemmeno a Torricelli'^. Manovrando lelunghe canne di vetro fabbricate dai vetrai di Rouen'̂ , Pascal osserva, e faosservare al suo pubblico stupefatto, che una volta messo il vino o il mercurio in sospensione secondo le indicazioni provenienti dall'Italia e constatatoche la parte superiore dello strumento rimane apparentemente vuota, se siinclina l'attrezzo rispetto al perpendicolo dell'orizzonte, il livello del liquido si mantiene sempre alla stessa distanza dal suolo, occupando, scorrendolungo il tubo, una porzione ora maggiore ora minore della cavità del baroscopio'® . Le maximes 5e7 che sono state richiamate sopra registrano, senzaunapprofondimento teorico particolarmente insistito, questo dato unico e

73. Traités de l'Équilibre des Uqueurs etde laPesanteur de laMasse de l'air, Paris, G.Despiez,1663.1due trattatiapparvero postumi su iniziativadi FlorinPécier.

74. Sd)bene aduna lettura molto attenta dialcuni passaggi delle lettere barometriche (Ile28 giugno 1644) del Tomcelli alRicci un qualche suggerimento intal senso poteva trasparire.Ma all'epoca Pascal (come ogni altro savmt francese) non conosceva il testo integrale diquesti fondamentali documenti toirìcelliani.

75. Koyié, ricalcando ungiudizio giàespresso daRobert Boyle inuna comunicazione allaRoyal Society diLondra del maggio 1664, sostiene che la tecnologia dell'epoca non era ingrado diprodurre tubi di vetro della lunghezza descritta daPascal. Le experiences nouvellessarebbero pertanto, secondo Koyré, degli esperimenti mentali e non degli esperimenti effettivamente eseguiti, o quanto meno essi non si sarebbero svolti esattamente come descrittontWabrégé. A. Koyré, Pascal savant, in Blaise Pascal l'homme et l'oeuvre, Cahiere deRoyaumont, Philosophie N°l,Les Edition deMinuit, Paris, 1956, pp. 271-281. Vedi ancheThe Work oftheOnourable Robert Boyle, insixvolumes, edited byTh. Birch. London 1672n, pp. 745-746.

76. Oeuvres de Pascal, p. 365.

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sorprendente che costituirà l'elemento sulla base del quale verrà progettatala seconda fase dell'attività sperimentale, quella che condurrà Pascal adeseguire l'esperienza de «le vide dans le vide» e a trasportare la colonninadel mercurio sulla sommità del Puy de Dòme. L'osservazione ha tuttaviaimmediatamente un impatto filosofico decisivo. La natura, pur resistendoalla formazione del vuoto, si mostra nondimeno del tutto indifferente allaproduzionedi un piccolo vuotoo di un vuotopiù grande,e non esercita perimpedire la creazione del secondo una resistenza maggiore di quella cheimpiega per impedire la formazione di unvuoto di piccole dimensioni. È deltutto evidente che questa conclusione comporta di necessità l'acuirsi deglielementi di incongruità e paradossalità tra la nozione di orrore del vuoto equelladi forza limitatache stavaalla basedellateorìagalileiana.C'è da dire peròche nell'inverno del 1647, all'epocadelleesperienze di

Rouen, Pascal non era in possesso di tutti gli elementi che gli avrebberopermesso di cogliere per intero la "crucialità" teoricadi questa osservazione: vaghe e imprecise erano, come si è detto, le informazioni che eranogiunte dall'Italia, in particolare è in dubbio chea Pascal fosse notal'ipotesibaroscopica torricelliana^. Tuttavìa l'atteggiamento di Pascal nei coi^ontidell'ipotesi della forza limitata del vuoto non mutò anche quando, al momento della stesura delleExperiences nouvelles, era a conoscenza dell'ipotesidellapressione dell'ariae di chineera l'autore,e avevaquindi davanti asé un quadro di riferimento teorico profondamente modificato. Si aggiungache Pascal si mantenne metodologicamente fedele a quest'atteggiamentoancora alla vigilia dell'esperienza sul Puy de Dòme^®. Quest'ultima circostanza in modo particolare merita di essere messa in evidenza con una sottolineatura particolare in quanto cela le ragioni dell'attardarsi da parte dìPascal, oltre ogninostraragionevole previsione, sulleposizioni galileiane eaccresce, piuttosto chediminuire, il significato filosofico di quest'indugio.La spiegazione di questaapparente anomalìa o incongruenza ci è forni

ta dallo stesso Pascal, a più riprese, ed è metodologica ed epistemologicainsieme. La questione è affi-ontata nel Récit de la grande expérience del'équilibre des liqueurs (dell'ottobre 1648) dove, riferendosi al principioàtWhorror vacui adottatoappenaun anno prima sì legge:

Lorsque je mis au jour mon abrégé sous ce titre: Expérìencesnouvelles touchant levide, etc., où j'avais employé la maxime de l'horreurde vide, parce qu'elle était

77. Ibid., pp. 403-404. Secondo Gilberte Pascal, sorella di Blaise, autrice di una ViedeMonsieur Pascal, il fratello era favorevole a questa ipotesi sin dall'esecuzione dei primi esperimenti (ibid., p. 7).

78. Récitde la grande e}q>érience de l'équilibredes liqueurs, letteraa Périerdel 15 novembre 1647 (ibid., pp. 392-393).

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universellement re^ue, et que je n'avais point encore de preuves convaincantes ducontraìre, il me resta quelques difficultés, qui me fìrent grandement défier de lavérité de cette maxime, pour reclaircissement desquelles je méditais dès lorsl'expérience dont je fais voir ici lerécit ...^®.

Le difficoltà che Pascal incontrava nell'accogliere incondizionatamenteil principio éeWhorror vacui sappiamo che sonoprevalentemente di naturateorica e si riferiscono innanzitutto alla contraddizione di tipo logico, giàevidenziata da Galilei e che si è già avuto modo dì segnalare. Accanto aquesta, però, Pascal ne presenta un'altra, comune a molti dei novatores echiamatain campocon semprecrescenteinsistenza quale criteriodì modernizzazione della filosofia della natura in opposizione alle diverse forme dianimismo naturalistico. <J'ai peine à croire - scrive Pascal a proposito dell'antica sentenza contro il vuoto - que la nature, qui n'est point animée, nisensible, soit susceptible d'horreur, puisque les passion présupposent uneàme capable de les ressentir... .

Ma all'epoca del primo abrégé^ come si è detto. Pascal conosceval'ipotesi torricellìana. Al cognato Florìn Périer rivelache sin da allora eraintimamenteconvìnto che il peso e la pressione dell'aria fossero all'originedei fenomeni tanto abilmente provocati con ì tubi e il mercurio. Ciò nonostante non osava ancora abbracciare manifestate tali ipotesi ne operare sperimentalmente in quella direzione.

Ce n'est pas que je n'eusse ces mèmes penséeslors de la production de mon abrégé:et toutefois, faute d'expérìences convaincantes,je n'osai pas alors (et je n'ose pasencore) me dépaitir de la maxime de l'horreur du vide, et je l'ai méme employéepourmaxime dansmonabrégé .

E alla prudenza è ancora improntata la richiesta di eseguire la grandeexperience de Vequibre des liqueurs: «j'incline bienplusà ìmputer touscesefféts à la pesanteur et pression derain>, scrive Pascal ancora a Périer^. Leragioni di queste esitazioni vengono finalmente manifestate con inimitatalucidità in un testo dì qualche anno posteriore.

L'année 1647 - scrive Pascal a Ribeyre il 16 luglio del 1651 - nous f^mes avertisd'une très belle penséequ'eut Torricelli, touchantla causede tous les effetsqu'on a

79./Wd..p.392.80. Ibid., p. 393.81. Ibidem.82. Ibid. n corsivoè mio.La pradenzametodologica di Pascalè stata sottolineatada G. Le

Roy, op. cit., pp. 17-22.

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jusqu'àprésent attrìbués à rhoneurdu vide. Mais cornine cen'était qu'une simpleconjecture, et dont on n'avait aucune preuve pour en leconnaitre ou la vérité, oufausseté, je méditai dès lors une expérìence que vous savez avoir été faite en 1648par M. Pérìer au haut et au bas du Puy de Dòme.. .

La tesi del peso dell'aria, fino all'escensione sulle montagne dell'Al-vemia, rimane dunque un'ipotesi: un'attraente congettura verso la qualePascal inclinava fortemente, manon di meno priva di unqualunque appoggio sperimentale in grado di corroborarla o di falsificarla. In assenza dicontrolli efficaci e dirimenti, Pascal si impose la severa regola metodologicadi attenersi scrupolosamente al principio dell'^rror vacui, non già peròinteso, secondo la classica accezione, quale insuperabile e assoluta barrieraposta a difesa della natura intima dell'essere naturale, ma nella riformulazione più ristretta e limitata che Galileo ne aveva dato®^. Formulazione chenon solo superava senza controindicazioni tutti i controlli sperimentali, maaveva anche il vantaggio nontrascurabile di rimanere in uncerto qualmodoancorain rapporto con la tradizione filosofica, certamente logora ma ancorain grado di esercitare un'influenza intellettuale non indifferente in virtù deltenace e profondo radicamento nel senso comune. «Je n'estime pas qu'ilnous soit permisde nousdépartir légèrement des maximes que nous tenonsde l'antiquité, si nous n'y sommes abligés par des preuves indubitables etinvincibles»®^.L'elemento che mi pare oltremodo degno di nota in questo densissimo

brano è il grande equilibrio intellettuale che Pascal dimostra nel bel mezzodi una congiuntura filosofica imperniata sull'accesa disputa intomo allasuperiorità degli antichi e dei moderni e nella quale anch'egli era impegnatoa fondo. Ma non dobbiamo neanche lasciarci sfuggire di rilevare come inqueste stesse righe sono contenute alcunedelle radici più vitali della riflessioneepistemologica più recente®^.Il discorso di Pascal non si esaurisce tuttavia sul piano dell'accortezza

metodologica: di raffinata qualità è anche l'intreccio che egli iii capace direalizzare tra il primo aspetto e una penetrante lettura storica, da grandestorico delle idee,che gli riuscì di condurre sullapropria e sull'altrui riflessione sul vuoto. Nel progettato Traité du vuideP, purtroppo mai portato acompimento e che avrebbe dovuto raccogliere l'intera materia, Pascal siriproponeva anchedi tracciare «parquels degrés on est arrivé aux connois-

83. Ibid., p. 408.84. E.J. Dijksterhuis. Ilmeccanicismo e l'immagine delmondo, cit, pp. 599-600.85. Récit de la grande expérìence de l'èquilibre desliqueurs, in Oeuvres de Pascal

p. 393.86.Alludo adalcune tra le piùincisive tesipopperiane e kuhniane.87. Ibid., p. 400.

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sances quenous avons maintenant surce sujet», e di riconoscere definitivamente ciò che appartiene a «l'invention de Galilée, ce qui est de celle dugrand Torricelli, etcequi estdelamienne»®®. Quale sia stato il lascito intellettuale galileiano su questa intricatissima materia lo apprendiamo nelleconclusioni dei Traités de l'èquilibre des liqueurs et de la pesanteur de lamasse de l'air, che verosimilmentedel progetto più complessivo erano parte:

Galilée - scrive Pascal - déclare dans ses Dialogues, qu'il a appris des fontainiersd'Italie,que lespompes n'élèvent l'eau quejusqu'à unecertaine hauteur: ensuite dequoi il l'éprouva lui-mème; et d'autres ensuite enfirent l'épreuve enItalie, et depuisen France avec du vif-argent, avec plus de conmiodité,mais qui ne montrait que laméme chose enplusieurs manières differentes®'.

A partela constatazione che la ricostruzione di Pascal sembrerebbe condotta sulla falsariga della «istoriadell'argento vivo»raccontatada RaffaelloMagiotti e affidata ad unalettera inviata daRoma il 12marzo 1648 a MarinMersenne®®, e nonsul soloriferimento al contenuto dei Discors?^, nonv'èalcuna possibilità di dubbio che Pascal considerasse Galileo l'iniziatore diquella scienza cheegli stesso si apprestava a sistematizzare. In questa prospettiva, secondo il giudizio dello scienziato giansenista, le speculazioni diGalileo sono state un momento di transizione fondamentale, che liberandoci diun anticoe tenacissimo errore,hanno^rto allaricercaunnuovoorizzonte.Prima che 1'«altezza limitatissmia»alla quale le pompe possono mandare

l'acquafosse acquisita e si consolidasse tra i filosofi della natura piùattenti,imperativo eradimostrare che si eradi fronte adun limite naturale e non inpresenza di un'imperfezione tecnica dell'apparecchiatura. A quel puntodella ricerca la pressione dell'aria poteva ancora attendere: «il n'y avait paslieu de démontrer que la pesanteur de l'air fùt ce qui élevait l'eau dans lespompes», scriveva Pascal nella conclusione dei trattati idrostatici^. Ma ilgiudizio non si esaurisce in questo riconoscimento di per sé importante edoveroso, il contributo del grande scienziato italiano non fu infatti soltantoosservativo: il merito principale di Galileo, secondo Pascal, fii infatti quellodi introdurre nel paradigma filosofico tradizionale, pur senza rigettarlo, unviolazione che risulterà esiziale. Infatti, malgrado Galileo e «quelquesesprits desplus élevés ... aient cruquela nature a de l'horreur pourle vide.

88. Lettre a Ribeyredel 25 giugno 1651. Ibid., p. 409.89. Oeuvres de Pascal, p. 461.90. In DeWaaid, L'expirience barométrique, cit. pp. 178-181.91. Per chiarìie finalmente chi fosse l'ic^toie dell'esperimento, Pascal e il suo circolo

inteipellarono Cassiano dal Pozzo, giàamico diGaspare Berti e habitué dei circoli sperimentalidellacittàpontificia. Oeuvres dePascal, p. 406.

92. Ibid., p. 461.

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ils ont néanmoins estimé que cette répugnance avait des limìtes, et qu'ellepouvait étre surmontée par quelque violence.. .

L*introduzione di un limite, la valutazione in termini di forza delle causeefficienti in gioco in un ambito fenomenologico fino ad allora consideratouna sortadi male peggiore al quale la natura è costretta a ricorrere per salvaguardare l'integritàdel suoessereminacciato dallapresenzaannichilatricedel vuoto, è dunque per Pascal il passaggio teorico determinantedella nuovascienza del peso dell'aria. L'itinerario seguito personalmente dal pensatoregiansenista nella ricerca aero-idrostatica mette ancora meglio a fuoco ilvalore storico-teorico del contributo galileiano. Riassumendo il propriotragitto Pascal scriveva:

... [lesopinions si généralement regues] je ne lesai quittées quepeuà peu, et je nem'en suiséloigné quepardegrés: cardu premier de ces troisprincipes, quela naturea pour le videune hoireur invincible, j'ai passéà ce second, qu'elle en a l'honeurmais non pas invincible; et delàje suis enfin airivé à la croyance du troisième, quela nature n'a aucune honeurpourla vide^.

Non è quella appena tratteggiata la scansione di una sorta di cursus phi-losophicuscollaudatoo di ratio studiorumdall'esito prefissato,ma una verae propria avventuradell'intelligenza scientificadall'approdo incerto, irta dipassaggi teorico-sperimentalidifficili e spericolati e che solo il viatico di unatteggiamento filosoficamente cauto poteva far sperare di potergiungere adun risultato affidabile. Come si è già avuto modo di dire. Pascal permanenella posizione intermedia anche quando le sue personali propensioni loindirizzano già verso il pesodell'aria. La buona«régle universelle ... donton traite les sciences», e sullaqualetantoinsiste nellasua garbata ma fermapolemica con il gesuita Etienne Noel, raccomanda infatti che non si esprimamai un giudizio definitivo (affermativo o negativo che sia) sudi una proposizione se non quando ciò che si afferma o si nega ^pare ai sensi e allaragione al di fiiori di ogni ragionevole dubbio'^. Ed evidentemente allostadio della ricerca contraddistinta dalle experiencesnouvelles^ sulla base di

93.Rédt.... ibid.p. 400.Tra^ vesprits desplus elevés» Pascalincludeva ancheTom-celli. Alla fine degli anni Quaranta, in Francia era infatti opinione gnimm^ che, su questaspecifica materia, Tonìcelli fosse poco piit che un originale qiigono di Galileo. Fiscal, inparticolare, attribuiva al matematico fitentino l'idea alquanto e piimitivacui la pressione dell'aria è invariabile allediverse altitudini e unifomie in punto dellaterra (t&ù/.,p. 461).

94. Récit...,ibid..p.m.95. ^ ne doit jamais porter un jugement décisif de lanégative ou de l'affinnative d'une

proposition, que ceque l'on afBnne ou nie n'ait une de ces deux conditions: savoir, ou qu'ilparaisse siclairementetsidistinctement de stnmemBaux sens ou àlaraison, suivant qu'il est suj^à l'unouà l'autte, que l'esprit n'ait aucun moyen dedouter desacertitude» {ibid., p.371).

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un tale «méthod de raisonneD> mancavano tutte le condizioni sperimentaliperché la teoria della pressione dell'aria potesse essere confermata. Peraltro, anche gli esperimenti più sofisticati con l'argento vivo (quale quellode «le vide dans le vide»), leggiamo in un passaggio molto impegnativo,«peuvent encore étre expliqués assez probablement parl'horreur du vide»,in quanto non esisteva ancora contro tale principio alcuna prova sicuramentefalsificante^. D'altra parte, ad ogni fase della ricerca corrispondono interrogativi su cui si articolano risposte commisurate alle acquisizioni sperimentali e teoriche consolidate, ogni ulteriore giudizio sulle cose che cerchi diforzare questa delimitazione rimane, a seconda del maggiore ominore contenuto conoscitivo (sempre comunque verificabile a posteriori), una«vision», un «caprice», una Kfantaisie», ìm'«idée» o una «belle pensée»^.Riferito, pertanto, alcontesto teorico esperimentale su cui sono modellate leExperiences nouvelles condotte nell'inverno del 1647, a Rouen, l'ipotesitorricelliana può essere considerata al massimo una «belle pensée»^. Inquella peculiare situazione teorica e sperimentale, scrive Pascal a FlorinPérier, nella lettera con la quale gli chiede di eseguire la famosa esperienzasul Puy de Dòme e gli fornisce le istruzioni relative aicontrolli da effettuaree registrare: «non avevo ... autre dessein que de combattre l'opinion de ceuxqui soutiennent que le vide est absolument inqwssible, et que la nature soufBri-rait plutòt sa destruction que le moindre espace vide»®®.Secondo la testimonianza e l'interpretazione di Pascal, che a distanza di

tre secoli e mezzo risponde ancora con efficacia ad alcuni requisiti basilaridella leggibilità storica, la teoria galileiana della «forza limitata del vacuo»in virtù della coerenza, della tenacia e dei numerosi controlli superati ha,dunque, direttamente ispirato e sostenuto le ipotesi e leesperienze risolutivesu cui verràa costituirsi la nuova scienza dell'aria, promossa da Torricelli econdotta a maturasintesi da Pascal. La bella fantasia galileiana si è inoltrelegittimata sul piano storico grazie alla resistenza opposta aisofisticati controlli sperimentali pascaliani. Per superarla fu necessario escogitare unaprova falsificante ad hoc, prova che verrà realizzata sulle montagnedell'Alvemia il 9 settembre 1648*°®. Ma l'effetto più incisivo delle specu-

96. Ibid., pp. 393-394 (il corsivo è mio). A onor del vero. Pascal riteneva chel'esperimento del vuoto nel vuoto si spiegasse più naturalmente ricorrendo alla pressioneatmosferica.

97. T&W., p. 371.98. «Dès l'année 1647 nousfttmes avertis d'une trés bellepensée qu'eutTomcelli, tou-

chant lacanse detous lesefifets qu'on a jusqu'à présent attribués à l'horreur duvide». Lettre àRibeyre {ibid., p.408) (ilcorsivo èmio).

99. Ibid., p. 393.100. Daunbrano della Préface pour le Traité du Vide, pervenutoci lacunoso, possiamo

ragionevolmente dedurre che per Pascal l'abbandono di una teoria può avvenire anche in forza

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lazioni galileiane sul vuoto fu sicuramente di ordine storico-filosofico. Lospostamento dell'orientamento esplicativo dal piano dei princìpi a quellodelle forze, il precario equilibrio tra fisica e metafisica, le incrinature e leinsuperabili aporie che questo fatto ha inevitabilmente comportato hannofinito infatti per stremare e minare dall'interno la portata preternaturaledell'antico princìpio privativo e per favorirne il definitivo superamento.

L'avvicinamento alla verità è per Pascal un processo aperto. In virtùdella particolarefunzione che vi svolge l'esperienzaumanaesso è inoltredaun lato storicamente determinato e dall'altro mai totalmente esaurito'®^.Ogni scarto teorico,ogni passaggio da una teoria all'altra non avviened'uncolpo, non sortisce da una singola intuizioneper quanto geniale e fruttuosa,è piuttosto il risultato di una laboriosa e sofferta gestazione. È condizionecostitutiva delle nuove congetture convivere con i vecchi postulati e princìpi. Le idee innovative, se vogliono affermarsi come tali, devono superare ladoppia verificadi congruità intema e di compatibilità totale con i dati sperimentali disponibili. Ma non solo. Esse sono caricate dell'ulteriore onereprobatorio di rimuovere la congerie di ostacoli frapposti dalla vecchia teoria, sedimentata e calcificata nel senso comune dove ha generato atteggiamenti mentali, stili ed attitudini della ricerca, malintesi enunciati empirici,ma in realtà metafisici, difficilmente rimovibili con la sola forza persuasivadel ragionamento o di quella esemplificativa dell'esperienza. Nella sua breve e fortunata stagione baroscopica Pascal fu capace di destreggiarsi tra lesinuosità di questo labirinto con una maestria impareggiabile; a questo sideve che la sua temporanea ma intensissima esperienza di scienziato siastata anche una straordinaria lezione di metodo.

di una sola prova contraria. «Pour le dite généralement, ce ne serait assez de l'avoir vu con-stamnient en cent renconties, ni en mille, ni en tout autre nombre, quelque grand qu'il soit;puisque, s'il restait un seul cas à examiner, ce seuI suffirait pour empécher la définition géné-rale, et si un seul était contraire, ce seul... (lacuna)», (ibid., p. S3S).

101. «(La géométrie, l'arithniétique, la musique, la physique, la médicine, l'architecture, ettoutes les sciences qui sont soumises à l'espérience et au raisonnement, doivent étre auginen-tées pour divenir parfaites. Les anciens les ont trouvées seulement ébauchées par ceux qui lesont piécédés; et nous les laisserons à ceuxqui viendront aprèsnousen un état plus accomplique nous ne les avons re^ues ... L'homme ... n'est produit que pour l'infinité ... chacun deshommes s'avance de jour en jour dans les sciences, ... tous les hommes ensemble y font uncontinuel progrès ...» Prence pour le Traiti du vide, cit, p. 531, 533.

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