fn - febbraio 2011

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rivista mensile anno 2011 poste italiane s.p.a. spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n 46) art.1, comma 2, DCB (filiale di bergamo) famiglia nostra RIVISTA DELLA GENTE, DEI RELIGIOSI, DELLE RELIGIOSE SACRA FAMIGLIA w educare febbraio 2011 FESTA DI SANTA PAOLA ELISABETTA 23 GENNAIO La visita del vescovo Francesco alla scuola di Comonte

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Rivista dei Religiosi, delle Religiose e della Gente della «Sacra Famiglia»

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weducare

febbraio 2011

festa di santa Paola elisabetta

23 gennaio

la visita del vescovofrancescoalla scuola di Comonte

2 famiglianostra 3febbraio

Il mese di febbraio offre ogni anno a quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre

nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù celibe, povero ed obbediente un’importante opportunità di rifles-sione sul senso della loro esperienza in riferimento alla Chiesa e al mondo.

L’occasione è data dalla festa liturgi-ca della Presentazione di Gesù al tempio (02 febbraio) e dal fatto che in questo giorno si celebra la Giornata mondiale della Vita consacrata. La coincidenza non è casuale. Quella luce per illumina-re le genti che è Gesù, è missione di ogni consacrato irradiarla nel mondo.

La festa celebra l’invito per tut-ti i credenti a ricordare che “la luce vera”(Gv 1,9) – venuta nel mondo at-traverso la carne di Gesù Cristo – non ha bisogno soltanto di essere accolta ma anche restituita, per poter diventare chiarore “che illumina ogni uomo”, luo-go di “salvezza per tutti”. Di questa mis-sione, ne partecipa in modo particolare la vita consacrata, l’esperienza ininter-rotta di tanti uomini e donne che, in una vita donata come e insieme a quel-la di tutti i fratelli e sorelle in umanità, esprimono il desiderio di una radicale dedizione al regno di Dio offrendosi ai fratelli come segno e testimonianza della capacità del Vangelo di umanizza-re la vita attraverso un percorso di con-formazione a Cristo e ai suoi sentimenti verso il Padre.

Si intuisce perciò come la vita con-sacrata sia come fiaccola che rammen-ta alla Chiesa stessa non tanto ciò che essa deve fare, quanto ciò che essa è continuamente chiamata ad essere, prima e al di là di ogni ruolo assunto: due braccia aperte che accolgono la luce della rivelazione di Dio e, al con-tempo, la offrono al mondo attraverso la testimonianza di una vita ispirata alla logica delle beatitudini.

Il messaggio dei Vescovi italiani per la giornata di quest’anno risuona come un appello per noi consacrati ad orien-tare con la sapienza della nostra vita e con la fiducia nelle possibilità inesauste

della educazione, l’intelligenza e il cuo-re degli uomini e delle donne del nostro tempo, verso la vita buona del Vange-lo. E secondo il Vangelo la vita buona è quella che cresce tra la promessa e il compimento, in vista di una novità ec-cedente ed inimmaginabile.

La condizione in cui oggi viviamo, segnata spesso da una radicale plurali-tà, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fon-damentali, espone ad un sentimento di isolamento che rende attraente la rinuncia alla ricerca e provoca l’inari-dimento interiore, esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente, che il nostro sforzo educati-vo sia sempre più attento e generoso nel tener conto delle domande impel-lenti e delle esigenze più profonde del-le persone, delle sofferenze dell’uomo di fronte all’ampliarsi della libertà e nel tenere insieme affetti e relazio-ni, domanda di senso e quotidianità. Requisito di questa esemplarità è che ogni comunità religiosa promuova per se stessa una attività educatrice per mezzo di un costante impegno di for-mazione nel percorso di spiritualità e di fede.

In forma allusiva indico alcune di-rettrici, propiziate dalla forma di vita della consacrazione religiosa, capaci di rilanciare lo spazio di umanità che è in

gioco nell’educazione alla vita buona del Vangelo.

1 Una relazione corretta di affetto funziona soltanto se non è patita. Se il vincolo è patito la libertà è strangolata. La mia libertà si realizza allorché riesco a persuadermi che non posso essere au-tosufficiente, sfuggendo a un delirio di onnipotenza, dunque accollandomi il peso della mia finitezza. Una relazione esemplare è quella che rende l’io con-sapevole di appartenere alla storia, alla relazione con i simili, e perciò lo mette nella condizione di darsi i vincoli giu-sti, tenendo conto della sua natura e dell’ambiente in cui si trova.

2 Io sono responsabile del mio futu-ro, sono responsabile del mio passato, se ho legami con il tempo. Non si può essere responsabili se non si ha consa-pevolezza della profondità del vivere: il tempo è vincolo, il tempo sollecita all’impegno e alla decisione di sé. E ciò diviene tanto più urgente nel contesto odierno caratterizzato da una informa-tizzazione della comunicazione che ci permette di massimizzare le conoscen-ze sul piano spaziale, la memoria, tut-tavia, ha bisogno di un tempo lungo di sedimentazione e di assimilazione, per riappropriarmi del passato e aprirmi al futuro che mi interpella.

3 Nel cristianesimo odierno risplen-de in modo singolare un fervore della carità verso il prossimo. Accoglienza,

solidarietà, dedizione sono un trat-to persuasivo della presenza cristiana nella società. Non bisogna dimenticare che esiste una qualità spirituale della comunità fraterna (agape) che anziché fondarsi sulla dedizione incondizio-nata, esige la reciprocità dei fratelli. Senza la fraternità che è possibile solo ai credenti seguaci del Signore Gesù, in virtù di una fede solidamente condivi-sa, la dedizione finisce per mortificare la speranza di un reale riscatto capace di assicurare universalmente legami di fraternità che non passeranno più, per-ché destinati alla vita eterna.

4 Nei confronti della depressione che soffoca i cammini dell’uomo con-temporaneo sia consentito fare un elogio della meraviglia. La meraviglia ha bisogno di spazio per attecchire. Occorre investire energie preziose per fare posto a ciò che ancora non ha nome, apprezzare i colori e i sapori dell’esistenza, lasciarsi sorprendere e meravigliare dai doni che la vita quoti-dianamente ci consegna. E invece nel-la realtà disincantata e con-sumistica non sappiamo più dare valore alla bellezza, alla meraviglia, al gioco. Eppu-re di essi non possiamo fare a ameno, perché la nostra esperienza è immersa nel mi-stero. Di quel mistero di cui non tutto è svelato, non tut-to è possibile dire, che pure è condizione per dare senso alla nostra finitezza, per dare compimento alla sete di eter-nità nostra e dei fratelli.

la vita religiosa e le sfide della modernità

congre

gaz

ione

EditorialE

Febbraio è il mese della Vita. Nel ricordo della presentazione di Gesù al tempio da parte

di Maria e di Giuseppe (il 2 febbraio) ci viene ricordato che la vita -prima di essere una proprietà dell’uomo e della donna e prima di essere un progetto da costruire nel tempo- è un regalo dell’alto, del cielo, un regalo di Dio. È proprio questa l’esperienza che ci raccontano i giovani quando diventano papà e mamma per la prima volta. Ed è anche questa l’esperienza che ciascuno di noi fa quando si scopre figlio non solo di un padre e di una madre, ma del Padre dei Cieli.Nel mese della Vita riscoperta come dono festeggiamo la Giornata della Vita, ma anche la giornata della vita Consacrata.Della vita Consacrata -cioè di quella particolare forma di esistenza che segna l’esperienza dei religiosi e delle religiose- il Superiore generale p. Michelangelo ce ne illustra la sua grazia e il suo compito in questo tempo segnato dalla postmodernità (pagine 2-3).Della vita come Regalo è stato un segno il passaggio del Vescovo nella Scuola delle Suore della Sacra Famiglia di Comonte (pagine 4-5-); l’incontro per un patto educativo di corresponsabilità presso la nostra Scuola di Orzinuovi (pagine 6-7) e la lettera di una mamma che ha chiamato la propria figlia con il nome della nostra Fondatrice (pagina 8).La vita ha davvero una riserva inesauribile di meraviglia.

p. Michelangelo Moiolisuperiore generale

2 famiglianostra 3febbraio

Il mese di febbraio offre ogni anno a quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre

nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù celibe, povero ed obbediente un’importante opportunità di rifles-sione sul senso della loro esperienza in riferimento alla Chiesa e al mondo.

L’occasione è data dalla festa liturgi-ca della Presentazione di Gesù al tempio (02 febbraio) e dal fatto che in questo giorno si celebra la Giornata mondiale della Vita consacrata. La coincidenza non è casuale. Quella luce per illumina-re le genti che è Gesù, è missione di ogni consacrato irradiarla nel mondo.

La festa celebra l’invito per tut-ti i credenti a ricordare che “la luce vera”(Gv 1,9) – venuta nel mondo at-traverso la carne di Gesù Cristo – non ha bisogno soltanto di essere accolta ma anche restituita, per poter diventare chiarore “che illumina ogni uomo”, luo-go di “salvezza per tutti”. Di questa mis-sione, ne partecipa in modo particolare la vita consacrata, l’esperienza ininter-rotta di tanti uomini e donne che, in una vita donata come e insieme a quel-la di tutti i fratelli e sorelle in umanità, esprimono il desiderio di una radicale dedizione al regno di Dio offrendosi ai fratelli come segno e testimonianza della capacità del Vangelo di umanizza-re la vita attraverso un percorso di con-formazione a Cristo e ai suoi sentimenti verso il Padre.

Si intuisce perciò come la vita con-sacrata sia come fiaccola che rammen-ta alla Chiesa stessa non tanto ciò che essa deve fare, quanto ciò che essa è continuamente chiamata ad essere, prima e al di là di ogni ruolo assunto: due braccia aperte che accolgono la luce della rivelazione di Dio e, al con-tempo, la offrono al mondo attraverso la testimonianza di una vita ispirata alla logica delle beatitudini.

Il messaggio dei Vescovi italiani per la giornata di quest’anno risuona come un appello per noi consacrati ad orien-tare con la sapienza della nostra vita e con la fiducia nelle possibilità inesauste

della educazione, l’intelligenza e il cuo-re degli uomini e delle donne del nostro tempo, verso la vita buona del Vange-lo. E secondo il Vangelo la vita buona è quella che cresce tra la promessa e il compimento, in vista di una novità ec-cedente ed inimmaginabile.

La condizione in cui oggi viviamo, segnata spesso da una radicale plurali-tà, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fon-damentali, espone ad un sentimento di isolamento che rende attraente la rinuncia alla ricerca e provoca l’inari-dimento interiore, esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente, che il nostro sforzo educati-vo sia sempre più attento e generoso nel tener conto delle domande impel-lenti e delle esigenze più profonde del-le persone, delle sofferenze dell’uomo di fronte all’ampliarsi della libertà e nel tenere insieme affetti e relazio-ni, domanda di senso e quotidianità. Requisito di questa esemplarità è che ogni comunità religiosa promuova per se stessa una attività educatrice per mezzo di un costante impegno di for-mazione nel percorso di spiritualità e di fede.

In forma allusiva indico alcune di-rettrici, propiziate dalla forma di vita della consacrazione religiosa, capaci di rilanciare lo spazio di umanità che è in

gioco nell’educazione alla vita buona del Vangelo.

1 Una relazione corretta di affetto funziona soltanto se non è patita. Se il vincolo è patito la libertà è strangolata. La mia libertà si realizza allorché riesco a persuadermi che non posso essere au-tosufficiente, sfuggendo a un delirio di onnipotenza, dunque accollandomi il peso della mia finitezza. Una relazione esemplare è quella che rende l’io con-sapevole di appartenere alla storia, alla relazione con i simili, e perciò lo mette nella condizione di darsi i vincoli giu-sti, tenendo conto della sua natura e dell’ambiente in cui si trova.

2 Io sono responsabile del mio futu-ro, sono responsabile del mio passato, se ho legami con il tempo. Non si può essere responsabili se non si ha consa-pevolezza della profondità del vivere: il tempo è vincolo, il tempo sollecita all’impegno e alla decisione di sé. E ciò diviene tanto più urgente nel contesto odierno caratterizzato da una informa-tizzazione della comunicazione che ci permette di massimizzare le conoscen-ze sul piano spaziale, la memoria, tut-tavia, ha bisogno di un tempo lungo di sedimentazione e di assimilazione, per riappropriarmi del passato e aprirmi al futuro che mi interpella.

3 Nel cristianesimo odierno risplen-de in modo singolare un fervore della carità verso il prossimo. Accoglienza,

solidarietà, dedizione sono un trat-to persuasivo della presenza cristiana nella società. Non bisogna dimenticare che esiste una qualità spirituale della comunità fraterna (agape) che anziché fondarsi sulla dedizione incondizio-nata, esige la reciprocità dei fratelli. Senza la fraternità che è possibile solo ai credenti seguaci del Signore Gesù, in virtù di una fede solidamente condivi-sa, la dedizione finisce per mortificare la speranza di un reale riscatto capace di assicurare universalmente legami di fraternità che non passeranno più, per-ché destinati alla vita eterna.

4 Nei confronti della depressione che soffoca i cammini dell’uomo con-temporaneo sia consentito fare un elogio della meraviglia. La meraviglia ha bisogno di spazio per attecchire. Occorre investire energie preziose per fare posto a ciò che ancora non ha nome, apprezzare i colori e i sapori dell’esistenza, lasciarsi sorprendere e meravigliare dai doni che la vita quoti-dianamente ci consegna. E invece nel-la realtà disincantata e con-sumistica non sappiamo più dare valore alla bellezza, alla meraviglia, al gioco. Eppu-re di essi non possiamo fare a ameno, perché la nostra esperienza è immersa nel mi-stero. Di quel mistero di cui non tutto è svelato, non tut-to è possibile dire, che pure è condizione per dare senso alla nostra finitezza, per dare compimento alla sete di eter-nità nostra e dei fratelli.

la vita religiosa e le sfide della modernità

congre

gaz

ione

EditorialE

Febbraio è il mese della Vita. Nel ricordo della presentazione di Gesù al tempio da parte

di Maria e di Giuseppe (il 2 febbraio) ci viene ricordato che la vita -prima di essere una proprietà dell’uomo e della donna e prima di essere un progetto da costruire nel tempo- è un regalo dell’alto, del cielo, un regalo di Dio. È proprio questa l’esperienza che ci raccontano i giovani quando diventano papà e mamma per la prima volta. Ed è anche questa l’esperienza che ciascuno di noi fa quando si scopre figlio non solo di un padre e di una madre, ma del Padre dei Cieli.Nel mese della Vita riscoperta come dono festeggiamo la Giornata della Vita, ma anche la giornata della vita Consacrata.Della vita Consacrata -cioè di quella particolare forma di esistenza che segna l’esperienza dei religiosi e delle religiose- il Superiore generale p. Michelangelo ce ne illustra la sua grazia e il suo compito in questo tempo segnato dalla postmodernità (pagine 2-3).Della vita come Regalo è stato un segno il passaggio del Vescovo nella Scuola delle Suore della Sacra Famiglia di Comonte (pagine 4-5-); l’incontro per un patto educativo di corresponsabilità presso la nostra Scuola di Orzinuovi (pagine 6-7) e la lettera di una mamma che ha chiamato la propria figlia con il nome della nostra Fondatrice (pagina 8).La vita ha davvero una riserva inesauribile di meraviglia.

p. Michelangelo Moiolisuperiore generale

4 famiglianostra 5febbraio

DIARIO DI CONGREGAZIONE

«È stato molto simpati-co, non lo immagina-vo: pensavo che fosse

un uomo molto serio e che ci avrebbe fatto tutto il tempo la predica, come tutti i preti…». E invece no. Smenten-do il sentire comune e (quindi) anche quello dei ragazzi, Monsignor France-sco Beschi, ha spiazzato tutti. Giovedì 20 gennaio 2011, in visita alle scuole dell’Istituto Sacra Famiglia di Comon-te, ha ribaltato la prospettiva. Proprio così, tanto da cogliere piacevolmente di sorpresa l’intera platea, disomogenea nella componente anagrafica ma unita nell’apprezzamento dell’interlocutore. L’appuntamento, atteso con grande trepidazione e non a caso caduto nella settimana dedicata ai festeggiamenti di Santa Paola Elisabetta, è stato occasio-ne di scambio di vedute. Da una parte una scuola assetata di vita in tutti i suoi protagonisti, dai bambini, ai ragazzi, agli educatori, dall’altra un uomo umi-le, capace di domande ancor prima di risposte, e quindi grande. In particolare ha colpito la leggerezza del suo passag-gio dal nido, all’infanzia, alla scuola pri-maria, alla secondaria per finire poi al centro di formazione professionale. La semplicità di un dialogo sincero con il quale ha saputo intrattenere e accoglie-re tutti. Quell’attenzione, primo passo verso il prossimo, chiave di una vita fertile, fiera avversaria dell’egoismo e della chiusura in se stessi. Il messaggio della Fondatrice dell’Istituto non è mai sembrato così chiaro. L’entusiasmo per la vita, in tutti i suoi risvolti, anche quelli faticosi, è apparso centrale: le re-sponsabilità non schiacciano l’uomo, bensì lo elevano. Ne fanno un attore protagonista di un’avventura che vi-viamo ormai da millenni. Monsignor Beschi si è ben guardato dal parlare di stanchezza. «Sono felice di essere pre-te»: lontano anni luce dalle quotidiane lamentele che spesso scandiscono il nostro tempo, si è detto tutt’altro che bisognoso di riposo, sprigionando la passione che lo accompagna nell’esple-tamento delle sue funzioni. Non un lavoro, ma uno stile di vita. Un modo

di comportarsi. Di essere uomo tra gli uomini. Un continuo insegnamento che chiede altrettanto continuamen-te di imparare. Di apprendere, nella

consapevolezza che «non c’è pastore senza pecore, non ci sono pecore senza pastore». Ognuno di noi è in definiti-va spinto a fare del proprio meglio per essere una persona migliore e fonda-mentalmente libera. Quella libertà che soltanto il desiderio di apprendere può regalare. Inginocchiandosi con i più piccoli, Monsignor Beschi ha dettato la prima regola dell’ascolto. Si è fatto piccino, avvicinandosi a chi gli stava di fronte. Ha scelto la via dell’incontro, ha fatto il primo passo. Guardando negli occhi i ragazzi più grandi, ha insegnato loro il rispetto e la gioia di essere l’uno per l’altro: «… si rispecchiava negli occhi di noi ragazzi, perché guardava non solo il nostro aspetto esteriore, ma ci scrutava dentro: infatti ci ha detto che siamo giovani, svegli e intelligenti, che lo capiva dal nostro sguardo incu-riosito…». Dimenticandosi completa-mente dell’impazienza, ci ha donato il bene più prezioso: il (suo) tempo. Se ne sono accorti (anche) i genitori presen-ti, ammirati da tanta disponibilità. Il rammarico del congedo ha confermato la pienezza di un incontro fortemente aspettato e voluto da entrambe le par-ti. Lungi dalla formalità che talvolta ci impedisce di conoscere veramente gli altri. Già, perché alla fine tutti hanno avuto l’impressione di averlo cono-sciuto quasi personalmente. Di averne gustato appieno la compagnia. Come accade con gli amici. Quelli veri…

Come amici. il vescovo francesco incontra la scuola di Comontea cura della Comunità educante e scolastica

4 famiglianostra 5febbraio

DIARIO DI CONGREGAZIONE

«È stato molto simpati-co, non lo immagina-vo: pensavo che fosse

un uomo molto serio e che ci avrebbe fatto tutto il tempo la predica, come tutti i preti…». E invece no. Smenten-do il sentire comune e (quindi) anche quello dei ragazzi, Monsignor France-sco Beschi, ha spiazzato tutti. Giovedì 20 gennaio 2011, in visita alle scuole dell’Istituto Sacra Famiglia di Comon-te, ha ribaltato la prospettiva. Proprio così, tanto da cogliere piacevolmente di sorpresa l’intera platea, disomogenea nella componente anagrafica ma unita nell’apprezzamento dell’interlocutore. L’appuntamento, atteso con grande trepidazione e non a caso caduto nella settimana dedicata ai festeggiamenti di Santa Paola Elisabetta, è stato occasio-ne di scambio di vedute. Da una parte una scuola assetata di vita in tutti i suoi protagonisti, dai bambini, ai ragazzi, agli educatori, dall’altra un uomo umi-le, capace di domande ancor prima di risposte, e quindi grande. In particolare ha colpito la leggerezza del suo passag-gio dal nido, all’infanzia, alla scuola pri-maria, alla secondaria per finire poi al centro di formazione professionale. La semplicità di un dialogo sincero con il quale ha saputo intrattenere e accoglie-re tutti. Quell’attenzione, primo passo verso il prossimo, chiave di una vita fertile, fiera avversaria dell’egoismo e della chiusura in se stessi. Il messaggio della Fondatrice dell’Istituto non è mai sembrato così chiaro. L’entusiasmo per la vita, in tutti i suoi risvolti, anche quelli faticosi, è apparso centrale: le re-sponsabilità non schiacciano l’uomo, bensì lo elevano. Ne fanno un attore protagonista di un’avventura che vi-viamo ormai da millenni. Monsignor Beschi si è ben guardato dal parlare di stanchezza. «Sono felice di essere pre-te»: lontano anni luce dalle quotidiane lamentele che spesso scandiscono il nostro tempo, si è detto tutt’altro che bisognoso di riposo, sprigionando la passione che lo accompagna nell’esple-tamento delle sue funzioni. Non un lavoro, ma uno stile di vita. Un modo

di comportarsi. Di essere uomo tra gli uomini. Un continuo insegnamento che chiede altrettanto continuamen-te di imparare. Di apprendere, nella

consapevolezza che «non c’è pastore senza pecore, non ci sono pecore senza pastore». Ognuno di noi è in definiti-va spinto a fare del proprio meglio per essere una persona migliore e fonda-mentalmente libera. Quella libertà che soltanto il desiderio di apprendere può regalare. Inginocchiandosi con i più piccoli, Monsignor Beschi ha dettato la prima regola dell’ascolto. Si è fatto piccino, avvicinandosi a chi gli stava di fronte. Ha scelto la via dell’incontro, ha fatto il primo passo. Guardando negli occhi i ragazzi più grandi, ha insegnato loro il rispetto e la gioia di essere l’uno per l’altro: «… si rispecchiava negli occhi di noi ragazzi, perché guardava non solo il nostro aspetto esteriore, ma ci scrutava dentro: infatti ci ha detto che siamo giovani, svegli e intelligenti, che lo capiva dal nostro sguardo incu-riosito…». Dimenticandosi completa-mente dell’impazienza, ci ha donato il bene più prezioso: il (suo) tempo. Se ne sono accorti (anche) i genitori presen-ti, ammirati da tanta disponibilità. Il rammarico del congedo ha confermato la pienezza di un incontro fortemente aspettato e voluto da entrambe le par-ti. Lungi dalla formalità che talvolta ci impedisce di conoscere veramente gli altri. Già, perché alla fine tutti hanno avuto l’impressione di averlo cono-sciuto quasi personalmente. Di averne gustato appieno la compagnia. Come accade con gli amici. Quelli veri…

Come amici. il vescovo francesco incontra la scuola di Comontea cura della Comunità educante e scolastica

6 famiglianostra 7febbraio

Un manifesto per l’educazione per un patto tra scuole, famiglie e territorioa cura di un gruppo di Docenti

DI ORZINUOVI promossa dall’As-sessore alla Pubblica Istruzione, prof. Rocco De Santis che, dal set-tembre 2009, si riunisce ogni mese e che comprende le Scuole dell’In-fanzia (Pubblica, Canossiane, Sacra Famiglia) le Scuole Primaria (Pub-blica e Sacra Famiglia); le Scuole Secondaria I° (Pubblica e Sacra Famiglia), la Scuola Secondaria II° (Pubblica Provinciale) per un tota-le di circa 2.600 studenti ha volu-to portare la questione educativa all’attenzione pubblica attraverso la presentazione di un manifesto sull’educare in vista di un patto educativo di corresponsabilità.

La proposta si rivolge a tutti co-loro che hanno a cuore la questione educativa delle giovani generazioni. Così dice un passaggio del manife-sto: se «il desiderio di avviare un movimento di pensiero, di buone pratiche e di ‘immaginazione’ sul-la questione educativa è cresciuto nella Consulta dei Dirigenti» esso vuole tuttavia «coinvolgere colo-ro che desiderano porre al centro dell’attenzione sociale e politica la questione educativa in termini for-ti e propositivi rinunciando al coro

delle lamentele sulla crisi dell’edu-cazione, sulla delegittimazione della scuola, sull’incapacità dei ge-nitori di svolgere il proprio ruolo, sull’ingovernabilità dei bambini e degli adolescenti e sulla loro strut-turale superficialità e irresponsabi-lità, sull’impossibilità di un lavoro ‘umano e umanizzante’».

Nel primo incontro -con una qualificata presenza dei Dirigenti delle Scuole di Orzinuovi, Docenti, Alunni, Famiglie, responsabili del-le Associazioni culturali, sportive e di volontariato, dell’Oratorio, del mondo dell’Impresa- è stato pre-sentato il manifesto per l’educazio-ne come punto di partenza per l’ela-borazione di un patto territoriale di corresponsabilità educativa. Il manifesto è strutturato in tre parti: nella prima parte vengono indicati gli ideali e valori da condividere; nella seconda parte si fa una lettu-ra della situazione educativa di oggi in questa alternanza tra buone pra-tiche e problematicità; nella terza parte vengono formulate proposte sulle quali stabilire un patto tra i soggetti coinvolti. Il manifesto si può leggere in forma integrale nel sito che è stato avviato: www.patto-xeducazione.it -

Il moderatore dell’incontro p. Antonio nel saluto introduttivo ha indicato nel risveglio del desiderio e della passione di educare “insie-me” l’obiettivo del primo incontro territoriale. A ciò è stato funziona-le la presentazione del manifesto dell’educazione.

Il sindaco, il sig. Andrea Ratti e l’Assessore alla Pubblica Istruzione di Orzinuovi, il prof. Rocco De San-tis hanno portato il loro saluto: il primo ringraziando per questa ini-ziativa che si augurava possa esten-dersi anche agli altri Comuni della

bassa bresciana, il secondo sottoli-neando come essa nasce dall’espe-rienza della Consulta dei Dirigenti.

Il manifesto dell’Educare è stato presentato da p. Antonio Consonni e dal dott. Carlo Valotti: il primo ha presentato gli ideali e i valori da condividere (I PARTE) e una let-tura della situazione educativa di oggi (II PARTE), mentre il secondo ha presentato le tre proposte che si vorrebbero realizzare (III PARTE).

La pausa caffè ha permesso di scambiarsi le prime entusiastiche impressioni. Alla ripresa dell’in-contro sono seguiti gli interventi dei partecipanti. Tutti hanno con-fermato la bontà e la necessità di ‘dedicarsi insieme’ alla questione educativa dichiarando la propria di-sponibilità a continuare il percorso intrapreso.

La presenza di studenti delle Scuole Superiori del Cossali e Uni-versitari ha reso ancora più signifi-cativo questo incontro, anche per la loro dichiarata disponibilità a pre-sentare ai loro amici e ai loro Do-centi questo PATTO.

L’incontro si è concluso con un buffet che ha permesso di scambiar-si le opinioni della giornata e di rin-saldare legami d’amicizia.

Ripensando all’incontro nei giorni successivi siamo stati attra-versati da una segreta gioia perché nell’incontro abbiamo sentito risuo-nare parole antiche, ma tanto giova-ni come Felicità, Comunità, Educa-zione; perché ci si può ritrovare e parlare di educazione in termini po-sitivi, di narrazione di buone prati-che, di risveglio di desiderio di fare insieme; perché qualificare educati-vamente i luoghi dell’umano vivere (la famiglia, la scuola, l’azienda, il paese) è un modo per onorare quel Dio che si è fatto come uno di noi.

Lo immaginiamo un rega-lo della nostra Fondatrice. Ciò che è successo sabato

22 gennaio -vigilia della festa di S. Paola Elisabetta Cerioli- presso la nostra Scuola e Centro Educativo di Orzinuovi è stato un segno: perché la questione dell’incontro riguarda-va l’educazione; perché ha coinvolto i soggetti del territorio (Scuole, Fa-miglie, Associazioni, Società civile); perché la nostra casa si è trasforma-ta come un luogo di mediazione so-ciale, ecclesiale e scolastica.

Noi lo consideriamo un regalo della Fondatrice, ma altre letture dell’evento sono altrettanto signifi-cative: i rappresentanti delle Scuo-le, delle Associazioni, dei Comuni lo considerano come un momento importante per conoscersi e proget-tare un patto sulla questione educa-tiva delle giovani generazioni men-tre i più giovani presenti (studenti universitari e studenti dell’Istituto Superiore Cossali) un’occasione per incontrarsi con la generazione degli adulti con i quali ricercare un nuovo dialogo, costruire nuovi ponti.

Che cosa è accaduto? La Consul-ta dei DIRIGENTI DELLE SCUOLE

www.pattoxeducazione.it

6 famiglianostra 7febbraio

Un manifesto per l’educazione per un patto tra scuole, famiglie e territorioa cura di un gruppo di Docenti

DI ORZINUOVI promossa dall’As-sessore alla Pubblica Istruzione, prof. Rocco De Santis che, dal set-tembre 2009, si riunisce ogni mese e che comprende le Scuole dell’In-fanzia (Pubblica, Canossiane, Sacra Famiglia) le Scuole Primaria (Pub-blica e Sacra Famiglia); le Scuole Secondaria I° (Pubblica e Sacra Famiglia), la Scuola Secondaria II° (Pubblica Provinciale) per un tota-le di circa 2.600 studenti ha volu-to portare la questione educativa all’attenzione pubblica attraverso la presentazione di un manifesto sull’educare in vista di un patto educativo di corresponsabilità.

La proposta si rivolge a tutti co-loro che hanno a cuore la questione educativa delle giovani generazioni. Così dice un passaggio del manife-sto: se «il desiderio di avviare un movimento di pensiero, di buone pratiche e di ‘immaginazione’ sul-la questione educativa è cresciuto nella Consulta dei Dirigenti» esso vuole tuttavia «coinvolgere colo-ro che desiderano porre al centro dell’attenzione sociale e politica la questione educativa in termini for-ti e propositivi rinunciando al coro

delle lamentele sulla crisi dell’edu-cazione, sulla delegittimazione della scuola, sull’incapacità dei ge-nitori di svolgere il proprio ruolo, sull’ingovernabilità dei bambini e degli adolescenti e sulla loro strut-turale superficialità e irresponsabi-lità, sull’impossibilità di un lavoro ‘umano e umanizzante’».

Nel primo incontro -con una qualificata presenza dei Dirigenti delle Scuole di Orzinuovi, Docenti, Alunni, Famiglie, responsabili del-le Associazioni culturali, sportive e di volontariato, dell’Oratorio, del mondo dell’Impresa- è stato pre-sentato il manifesto per l’educazio-ne come punto di partenza per l’ela-borazione di un patto territoriale di corresponsabilità educativa. Il manifesto è strutturato in tre parti: nella prima parte vengono indicati gli ideali e valori da condividere; nella seconda parte si fa una lettu-ra della situazione educativa di oggi in questa alternanza tra buone pra-tiche e problematicità; nella terza parte vengono formulate proposte sulle quali stabilire un patto tra i soggetti coinvolti. Il manifesto si può leggere in forma integrale nel sito che è stato avviato: www.patto-xeducazione.it -

Il moderatore dell’incontro p. Antonio nel saluto introduttivo ha indicato nel risveglio del desiderio e della passione di educare “insie-me” l’obiettivo del primo incontro territoriale. A ciò è stato funziona-le la presentazione del manifesto dell’educazione.

Il sindaco, il sig. Andrea Ratti e l’Assessore alla Pubblica Istruzione di Orzinuovi, il prof. Rocco De San-tis hanno portato il loro saluto: il primo ringraziando per questa ini-ziativa che si augurava possa esten-dersi anche agli altri Comuni della

bassa bresciana, il secondo sottoli-neando come essa nasce dall’espe-rienza della Consulta dei Dirigenti.

Il manifesto dell’Educare è stato presentato da p. Antonio Consonni e dal dott. Carlo Valotti: il primo ha presentato gli ideali e i valori da condividere (I PARTE) e una let-tura della situazione educativa di oggi (II PARTE), mentre il secondo ha presentato le tre proposte che si vorrebbero realizzare (III PARTE).

La pausa caffè ha permesso di scambiarsi le prime entusiastiche impressioni. Alla ripresa dell’in-contro sono seguiti gli interventi dei partecipanti. Tutti hanno con-fermato la bontà e la necessità di ‘dedicarsi insieme’ alla questione educativa dichiarando la propria di-sponibilità a continuare il percorso intrapreso.

La presenza di studenti delle Scuole Superiori del Cossali e Uni-versitari ha reso ancora più signifi-cativo questo incontro, anche per la loro dichiarata disponibilità a pre-sentare ai loro amici e ai loro Do-centi questo PATTO.

L’incontro si è concluso con un buffet che ha permesso di scambiar-si le opinioni della giornata e di rin-saldare legami d’amicizia.

Ripensando all’incontro nei giorni successivi siamo stati attra-versati da una segreta gioia perché nell’incontro abbiamo sentito risuo-nare parole antiche, ma tanto giova-ni come Felicità, Comunità, Educa-zione; perché ci si può ritrovare e parlare di educazione in termini po-sitivi, di narrazione di buone prati-che, di risveglio di desiderio di fare insieme; perché qualificare educati-vamente i luoghi dell’umano vivere (la famiglia, la scuola, l’azienda, il paese) è un modo per onorare quel Dio che si è fatto come uno di noi.

Lo immaginiamo un rega-lo della nostra Fondatrice. Ciò che è successo sabato

22 gennaio -vigilia della festa di S. Paola Elisabetta Cerioli- presso la nostra Scuola e Centro Educativo di Orzinuovi è stato un segno: perché la questione dell’incontro riguarda-va l’educazione; perché ha coinvolto i soggetti del territorio (Scuole, Fa-miglie, Associazioni, Società civile); perché la nostra casa si è trasforma-ta come un luogo di mediazione so-ciale, ecclesiale e scolastica.

Noi lo consideriamo un regalo della Fondatrice, ma altre letture dell’evento sono altrettanto signifi-cative: i rappresentanti delle Scuo-le, delle Associazioni, dei Comuni lo considerano come un momento importante per conoscersi e proget-tare un patto sulla questione educa-tiva delle giovani generazioni men-tre i più giovani presenti (studenti universitari e studenti dell’Istituto Superiore Cossali) un’occasione per incontrarsi con la generazione degli adulti con i quali ricercare un nuovo dialogo, costruire nuovi ponti.

Che cosa è accaduto? La Consul-ta dei DIRIGENTI DELLE SCUOLE

www.pattoxeducazione.it

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lEttERE suffRAGIO pERpEtuO

«Avevamo sempre desiderato avere un secondo bambino, ma dopo continue illusioni e delusioni ora-

mai pensavamo che la nostra famiglia sarebbe rimasta composta da tre persone.

Questo forte desiderio non realizzato riusciva a farmi provare un senso di ‘invidia’, di tristezza nel vedere mamme col pancione ma non riusci-vo a parlarne e a confidarmi con nessuno, fino a quando… le sera del 23 gennaio 2010, giorno in cui viene festeggiata la santa Cerioli, alla fine del-la messa, la suora con tono gioioso, rivolgendosi all’altare dove sul lato destro era posto il quadro della santa dice: “…su giovani mamme, ave-te ascoltato le parole della santa… lasciate che i vostri bambini…”, io per la prima volta riesco ad esprimere il mio desiderio di avere un altro bambino alla suore ed è così che mi suggerisce di pregare e di affidarmi alla santa. È stato un con-tinuo pregare ogni sera, rivolgermi a lei e così il 21 marzo ci viene data la bella notizia: aspettiamo un bambino.

La nostra gioia è immensa. Le ansie e le pau-re durante una gravidanza sono sempre tante ma nello stesso tempo mi sentivo forte, protetta e sicura che nulla sarebbe andato storto perché S. Paola Elisabetta mi era vicina e questo figlio non me lo avrebbe mai tolto…

I giorni, i mesi passano e il 7 ottobre 2010 è nata la nostra tanto attesa e desiderata bambina che abbiamo chiamato con il nome di Sofia Co-stanza».

mamma Barbara MaestriGenivolta 28 gennaio 2011

cosa è il suffragio perpetuo?1. È il modo cristiano per suffragare i cari defunti che ancora possono

trovarsi al Purgatorio a scontare la pena che, durante la vita sulla terra, non è stata scontata.

2. Far celebrare la S. Messa per i cari defunti è l’opera di bene più sicura perché Essa è il sacramento che compie lo stesso Cristo Gesù per mezzo del sacerdote.

3. La S. Messa, che è l’opera di bene spirituale più grande, può essere fat-ta celebrare anche per i vivi, soprattutto per se stessi, sia che la persona assista o non assista alla S. Messa, purché con fede autentica accompa-gni quest’opera sacramentale.

4. La Congregazione della Sacra Famiglia, ogni giorno, celebra una S. Messa per i Soci del Suffragio perpetuo: i defunti ne avranno subito beneficio; i vivi, invece, avranno beneficio se vivono in grazia di Dio e sarà, comunque, sempre un bene che ritroveranno al momento del loro incontro con Dio.

5. La celebrazione quotidiana è affidata ai Sacerdoti che lavorano nelle Case di Formazione in Italia, in Brasile e in Mozambico.

Questo gesto di fede si colora anche di carità, perché è accompagnato da una piccola o grande offerta in denaro che diventa per il sacerdote una modalità per vivere meglio il suo ministero a servizio delle comunità.

E se il sacerdote è un missionario, allora la carità assume anche il colore della solidarietà e del sostegno.

come si aderisce?1. Comunicando al Responsabile della Congregazione S. Famiglia (tel.

0363-98 80 98 oppure inviando una mail a: [email protected]) il/i nome/i dei Defunti che si intendono suffragare.

2. versando l’ offerta di E 500,00 a questo indirizzo bancario: Congregazione Sacra Famiglia Banca Popolare di Bergamo- Agenzia di Martinengo CODICE IBAN: IT 23 B 05428 53200 0000000003653. L’offerente riceverà via posta il certificato di iscrizione al Registro del

Suffragio perpetuo.

iscriZioni suffragio perpetuo 2010Longhi Teresa-SeriateRemoti Antonio e Giupponi Maria-Urgnano2011Salvi Maria e Clotilde- Carobbio degli Angeli

sante messe gregoriane. cosa sono ?1. Sono la celebrazione continuata di 30 Sante Messe per il defunto.2. Il celebrante che riceve l’offerta è obbligato a celebrare per 30 giorni

consecutivi la Santa Messa ricordando quel defunto particolare. 3. L’indicazione che la Chiesa indica per l’offerta è di E 400,00. Per l’invio

dell’offerta, seguire le stesse modalità sopra riportate.4. Anche in questo caso la Congregazione rilascerà, all’atto del versamen-

to, un certificato di iscrizione.

celeBraZione Quotidiana di sante messe1. Ogni giorno nelle Cappelle della Congregazione ogni Confratello Sa-

cerdote celebra la Santa Messa secondo le intenzione degli offerenti per i vivi e per i Defunti.

2. L’offerta è lasciata alla discrezione dell’offerente, anche se l’indicazione della Chiesa è quella di E 10,00.

3. La Congregazione S. Famiglia si impegna ad affidare a un Sacerdote della nostra Famiglia religiosa o un altro (tra i più bi-sognosi!) la celebrazione della Messa.

4. Per l’invio dell’offerta, seguire le stesse modalità sopra riportate.