ev magazine

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FLAMING CLIFFS, SULLE TRACCE DEI DINOSAURI eco del verbano ® istantanee di territori magazine Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N° 46) art. 1 comma 1, CB/NO/ NOVARA nr. 5 anno 2010 - Iscr. ROC 14750 - Editore XY.IT srl - via Roma 42 - Arona (NO) - Dir. Resp. Virginia Martelli, Stampa Terra Pro- messa, Novara - TAXE PERCUE - Tassa riscossa Novara CPO - Italia: euro 5,00 - Svizzera: franchi 10.00 - NOVEMBRE/DICEMBRE matera sempione lapponia valle albano PALEONTOLOGIA, ARMATE DI SOLDATI, NATURA SELVAGGIA: CHIAMATELA MONGOLIA

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Un Anteprima della rivista. Ev magazine è il bimestrale che si rivolge a coloro che amano viaggiare per il mondo anche solo con la fantasia, che apprezzano caratteristiche, diversità, tradizioni capaci di rendere ogni Paese oggetto di una nuova scoperta. Inoltre Ev Magazine offre la possibilità, mediante la pubblicazione di splendidi servizi fotografici che caratterizzano l’intero editoriale, di trovare argomenti turistici, di viaggio, spedizioni, natura e persone. Con uno stile che coniuga reportage, approfondimenti, servizi tematici legati ai Paesi più diversificati, Ev Magazine vi accompagnerà alla scoperta del grande patrimonio naturalistico, antropologico mondiale e geografico grazie alla pubblicazione di servizi fotografici e giornalistici davvero unici. Pensato per coloro che amano scoprire e, perché no, ritrovare anche i più nascosti e reconditi luoghi della mente.

TRANSCRIPT

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Flaming CliFFs, sulle traCCe dei dinosauri

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Paleontologia, armate di soldati, natura selVaggia:

Chiamatela mongolia

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reportage La testimonianza traspare nel sassoViaggio a Matera, nella storia di questa incredibi-le, affascinante e unica città d’Italia, fra le sue con-traddizioni e le caratteristiche che l’hanno resa celebre in tutto il mondo, patrimonio dell’umani-tà sancito dall’Unesco nel 1993. Tra i celebri Sassi, la sorpresa di una natura rigogliosa e rara.

Evidence shows through the stoneWe went on a tour in Matera, inside the history of this incredible, fascinating and unique Italian city, among its contradictions and the peculiarities that made a worldwide renowned city of it; in 1193, it became a UNESCO World Heritage Site. Among the famous “Sassi di Matera” lies a surprising, rare and luxuriant natural scenery.testi sandro bassifoto fabio liverani

reportage 1800-2010: due secoli di Sempione, da Napoleone a noiDa via naturale preferenziale per collegare Sviz-zera e Italia, e con queste Europa continentale e Mediterraneo, il passo del Sempione ritrova la sua storia ricca di personaggi significativi e grandi uo-mini, a partire dal primo dei minatori fino all’im-peratore francese. È una bella storia da conoscere e ricostruire, e la riproponiamo ai lettori odierni.

1800-2010: the Simplon Pass through two centuries, from Napoleon to our days Once a natural preferential route connecting Switzer-land and Italy – and thus linking continental Europe and the Mediterranean – today, the Simplon Pass rediscovers its history abundant with notable figures and great men, from the first miner in history to the French emperor. Its history is interesting to know and rebuild, and we are about to present it to all contem-porary readers.testi laura chiara colombo foto carlo bellini

reportage Il boccale con la lodeAll’Università della Birra di Azzate, Varese, si in-segna come gestire al meglio un pub, ma anche come conoscere le birre, spillarle, servirle, e im-postare un progetto imprenditoriale e commer-ciale che abbia come protagonista la bionda più amata di tutti i tempi. È una scuola, una birreria, un libro, una storia di vita.

A First-Class Beer MugAt the Beer University in Azzate, Varese, students learn the best ways to run a pub, but also about all sor-ts of different beers, as well as how to pour beer from the tap, and how to develop an entrepreneurial com-mercial project, that has the most cherished “blonde” of all times as its protagonist. It is a school, a brewery, a “handbook” and a life experience.testi claudia patronefoto luca grazioli

SOMMARIO

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rubricafrom the field

rubricaev and you - immagini dai lettori

all arounda cura di claudia patrone

vis-à-vis gli incontri del direttoredi virginia martelli

le storie di survival

sciencea cura di elena simoni

dietro la fotografiaa cura di fabio liverani e mirko sotgiu

fumettodi matteo e nicola paganini

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in copertina ballerina del teatro nazionale di ulaan bataar, mongolia © christian patrick ricci

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reportages

reportage Ruska, sami, aurore borealiUn popolo nomade che parla una lingua antichis-sima. Aurore boreali che infiammano il cielo di colori splendenti. Ed il meraviglioso fenomeno naturale della ruska che, ogni anno, incendiando di tinte calde la Lapponia, regala anche a queste terre un po’ di calore.

The ruska, the Sami people and the aurora borealis A nomadic people who speak a very ancient language; aurorae borealis inflaming the sky with bright colours; and the astonishing natural phenomenon known as ruska that, every year, sets Lapland on fire with its warm colours, and offers this region a bit of warmth.testi sandro espositofoto christian patrick ricci

reportage Welcome to MongoliaMarching beside the army of frightful Temujin (who most people know under the name of Genghis Khan), we will explore the Gobi Desert, and meet the witnesses of his time, that travelled for ninety million years, and still surprise us with their impressiveness: dinosaurs.

Benvenuti in MongoliaMarceremo accanto alle armate del temibile Temujin (noto ai più come Gengis Khan), esploreremo il deser-to del Gobi e faremo la conoscenza di testimoni del tempo, che hanno viaggiato per novanta milioni di anni per stupirci, ancora oggi, con la loro imponenza: i dinosauri.testi ivano fermifoto christian patrick ricci

reportage Ottocento-Duemila, la tradizione lunga un filoUn itinerario di visita della città di Busto Arsizio, oggi, è anche la riscoperta delle architetture indu-striali e residenziali che hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo della grande tradizione co-toniera e tessile del Varesotto.

1800-2000, a tradition as long as a threadThis is our suggested itinerary for a visit to Busto Ar-sizio: today, it is possible to rediscover the city’s indu-strial and residential architectures, which accompa-nied the birth and the growth of the great cotton and textile tradition of the province of Varese.testi andrea della bellafoto lucana ceriana

reportage Notte in montagna a inseguire un suonoSiamo in Valle Albano, in piena notte. Intorno è tutto buio, e la stellata d’autunno è superba. Il primo riecheggia da lontano, e subito qualcuno risponde: è il bramito, il verso dei cervi maschi che rivaleggiano in amore. Un’esperienza di in-tensa emozione, al seguito di ricercatori di bioa-custica.

A night on the mountains, chasing a soundWe are in Valle Albano, in the middle of the night. Around us nothing but the darkness; this autumn starry sky is superb. The first call echoes from a distan-ce, and someone replies right away: it is the bell, the cry of the rivaling deer ready to mate. An deeply touching experience, following bioacoustic researchers.testi elena simonifoto giovanni fasoli

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editorialeari lettori, EV Magazine è giunto finalmente alla svolta decisiva, che in redazione amiamo definire epo-cale: per questo motivo, scrivendo

l’editoriale, mi scopro davvero emozionata. Dopo due anni di lavoro, progetti, studi e pia-nificazioni, infatti, la nostra rivista ha raggiun-to l’obiettivo che ci eravamo prefissati quando l’avevamo fatta nascere, e questo per restare al passo con i tempi – che corrono veloci – e sod-disfare le aspettative del mondo dei lettori che, oggi più che mai, sono esigenti ed esperti.Dicevo che EV, da questo numero, si trasfor-ma: dalla più classica delle riviste in carta e inchiostro diventa infatti un contemporaneo magazine multimediale digitale, da sfogliare direttamente e comodamente dal proprio pc o dalle piattaforme dei più sofisticati ed inno-vativi iPad e iPhone.Come avevamo intuito, si è aperta oramai un’epoca nuova di lettura, con esigenze di-verse, e con tante, tantissime possibilità figlie dell’era tecnologica nella quale viviamo. E noi, per questo, ci siamo adeguati ad un pubblico sempre più esigente e informato, ed entriamo con sorpresa e meraviglia, ma anche con gran-de entusiasmo, in questa strabiliante e affasci-nante galassia di bit.EV Magazine cesserà così di aspettare i suoi lettori in edicola – questo, che avete acquista-to, è l’ultimo numero soggetto a distribuzione tradizionale – e da gennaio 2011 sarà disponi-bile per tutti coloro che lo vorranno seguire senza vincoli di spazio e di tempo, nella moda-lità più comoda che si possa immaginare, siano essi a casa, in ufficio, seduti sulla panchina del parco o durante un viaggio in treno: facilmen-te, semplicemente, con un clic. Sarà un modo nuovo di leggere e di ammirare le nostre im-magini, di scoprirci o riscoprirci.

Dear readers, EV Magazine has finally come to a decisive turning point, which we, the editorial staff, like to define as epochal: for this reason, writing this month’s editor’s note is an exciting experience for me. After two years of work, projects, studies and planning, our magazine has in fact achieved the target we had set ourselves when we created it, to be able to keep up with the times – which change rapidly – and meet the expectations of all of our readers, who are, today more than ever, demanding and knowledgeable.As I was saying, EV will change, starting from the next issue: it has been turned, from the most classic of all “paper-and-ink” magazines, into a modern multimedia digital magazine, that our readers will be able to browse comfortably sitting at their own computers or through the most sophisticated and innovative software available on their iPads and iPhones.As we had guessed, a new “reading era” has started, with different needs and many, so many alternatives that are the result of the technological era we are living in. And for this reason, we adjusted our magazine to a public which is more and more demanding and knowledgeable, and we are about to enter, with surprise and wonder – but also with great enthusiasm – this astounding and fascinating cyber-galaxy.EV Magazine will no longer be available for its readers at the newsstand – the one you have just purchased is the last issue that will be distributed in the traditional way – and, from January 2011, our magazine will be available, for all those who want to keep reading it with no space or time limitations, in the easiest imaginable version, that readers can access from home, from their offices, sitting on a bench at the park or while on a train trip: effortless, with a click of the mouse. This will be a new way of reading and enjoying our photographs, of discovering, or rediscovering us.

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Un’esperienza multimediale. Significa che si potrà entrare nella dimensione – ancora un po’ magica, per i neofiti – della lettura coin-volgente perché più ricca e profonda, capace di rendere gli interlocutori veri protagonisti del processo comunicativo. Cliccando su ogni singolo articolo, sarà possibile accedere ad ul-teriori approfondimenti, con l’opportunità di scorrere notizie che non avrebbero trovato spazio nella tradizionale pagina di carta; sele-zionando una fotografia, la si potrà ingrandire e lasciarsi guidare addentrandosi attraverso canali inediti ed esplorando pagine parallele, che – a loro volta – presenteranno tante altre immagini sorprendenti. Addirittura – e per me, questa, è davvero una magia – si avrà l’op-portunità di animare gli scatti fotografici, per trasformarli in filmati, e regalarsi così la sensa-zione di assistere e quasi vivere un film sul po-sto, con un altro semplice clic.Tuttavia, agli affezionati abbonati e a tutti coloro che preferissero sottoscrivere ora la ri-chiesta di ricevere al proprio domicilio la rivi-sta cartacea, desiderosi magari di restare fedeli al vecchio prodotto o abituarsi con il tempo alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia, la copia tradizionale arriverà a casa puntuale, come sempre.A tutti gli altri lettori, invece, a chi aspettava da tempo di leggere questo editoriale, e agli inter-nauti di tutto il mondo che – grazie a questo straordinario cambiamento – scopriranno EV Magazine, giunga il mio più caloroso benve-nuto reale in questa magica era virtuale..

Virginia Martelli

[email protected]

It is a multimedia experience. This means that readers will be able to enter a new dimension – which still sounds a little like magic to the beginners – to experiment a way of reading which is intriguing, because it is richer and deeper, and it can turn the user into the real protagonists of the communication process. Clicking on each article will give access to further analyses, and offer the opportunity to look through information that could not find room on the traditional paper pages; by clicking on a photograph, you can enlarge it and let yourself take into and all the way through new channels, and explore parallel web pages, which offer many more extraordinary images. You will even have the opportunity – this seems absolutely like magic to me – to animate photographs and see them in a videoclip, thus enjoying the impression of watching them live, and almost being inside the video, while sitting in front of your computer screen, with one more simple click of the mouse.However, to our affectionate subscribers and to all those who would still like to have the paper version of the magazine delivered at their address – maybe because they feel they should stick with the old product or just need time to get accustomed to the new possibilities offered by technolog y – the traditional version of the magazine will be delivered punctually, as always.To all other readers, instead, as well as to those who have been looking forward to reading about this change, and to the internauts from all over the world who – thanks to this extraordinary change – will come across EV Magazine, I would like to express my heartiest, real welcome to this magic, virtual era.

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DIRETTO

PhotoFarm nasce dall’incontro tra i fotografi professionisti italiani più

conosciuti del settore, che operano nel campo del reportages e della

fotografia naturalistica da molti anni e ai massimi livelli, con all’attivo

esperienze di docenza in corsi e workshops fotografici.

viaggi e corsi fotograficiin Italia e all’estero

per saperne di più: www.photofarm.it

scrivete a: Redazione ev magazine Via Roma, 42 - 28041 Arona - Tel. 0322 019200 - Fax 0322019209 - [email protected]. Le lettere e le e-mail prive di riferimenti quali nome, cognome, indirizzo e telefono del mittente non saranno prese in considerazione. Le lettere possono essere modificate per esigenze di spazio e chiarezza.

filocoi lettori

IMMAGINA IL TERRITORIOMercoledì 29 settembre scorso, l’Amministrazio-ne Provinciale di Novara – nelle persone del pre-sidente Diego Sozzani e dell’Assessore all’Istru-zione Anna Maria Mariani – ha pre-sentato alla stampa il progetto “Imma-gina il territorio”, di cui EV Magazine è promotore ed organizzatore. Si tratta di un vero e proprio laboratorio creativo, che impegnerà gli studenti delle scuole superiori della provincia. Infatti, tutti i ragazzi che volessero cimentarsi nel-l’arte della fotografia potranno farlo inviando un proprio scatto legato ad uno o più temi proposti dal contest. Tra tutti coloro che parteciperanno con una propria opera, una giuria di esperti in am-bito fotografico e culturale selezionerà gli scatti migliori, destinando ai giovani autori tanti regali prestigiosi, tra cui un viaggio, strumenti fotogra-fici, abbonamenti alla nostra rivista e altro ancora. Indicazioni e modalità di partecipazione sul sito www.immaginailterritorio.com.

lettere dalla redazione

EV MAGAzINE SU IPADQuesto numero di EV Magazine è l’ultimo che trove-rete in edicola. Per seguire le esigenze e le richieste del mercato, e per restare al passo con i tempi sempre più proiettati verso il mondo della tecnologia informatica, dal prossimo numero la nostra rivista potrà essere letta attraverso il computer o l’iPad.

Tuttavia, per coloro che de-siderassero continuare a sfo-gliare la loro copia cartacea tradizionale, l’opportunità è ancora possibile attraverso l’ab-bonamento, di cui si possono trovare indicazioni e modalità a pag. 138 di questo numero della rivista, o direttamente sul nostro sito Internet www.ev-magazine.it.

Virginia Martelli Direttore

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Geysir, da cui deriva la definizione di questo fenomeno, è il più grande e antico geyser conosciuto d’Islanda. Purtroppo, a causa dei turisti che vi lanciavano sassi, credendo di poterlo attivare a comando, oggi erutta ad intervalli irregolari una volta al giorno. La fotografia ritrae il suo vicino, Strokkur, che erutta regolarmente ogni quattro-otto minuti un getto d’acqua bollente fino all’altezza di trenta metri.

Geysir, from which the definition of this phenomenon originates, is the biggest and oldest known geyser in Iceland. Unfortunately, tourists used to throw rocks at it, thinking that they could decide when to “activate” it; as a consequence of this, it erupts, at irregular intervals, once a day. This photograph portrays its neighbour, the Strokkur, erupting regularly every four-eight minutes, throwing out hot water streams that can reach a height of thirty metres.

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Fotografia di Mirko Sotgiu ©www.alpinfoto.it

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“EV and you” offre a tutti voi la possibi-lità di inviare fotografie inerenti il nostro territorio e di essere selezionati dai profes-sionisti della redazione. Pubblicheremo ogni mese l’immagine più bella e regalere-mo all’autore un abbonamento semestrale alla rivista.Le immagini, sotto forma di file digita-li (saranno ammesse anche analogiche digitalizzate) nel formato jpg a 300 dpi possono pervenire su cd o dvd all’indi-rizzo della redazione oppure via email a [email protected] uniche regolazioni ammesse sullo scat-to sono quelle inerenti il colore, il contra-sto e la luminosità. Non saranno prese in considerazione le fotografie manipolate e ritoccate. L’opera dovrà pervenire completa di dati personali, dati di scatto (marca e model-lo della fotocamera, obiettivo e, nel caso adoperaste una reflex, tempi e diafram-mi) e didascalia (descrizione del sogget-to non superiore a 300 battute).

Foto del mese di Mauro Cominelli macchina: Canon EOS 400D

diaframma: f4,5velocità otturatore: 1/60 su treppiedi

iso: 100

Checché ne dicano i contemporanei, la fotografia ancora riesce a stimolare visioni romantiche, sia in chi mette la sua sensibilità emotiva al servizio dell’attrezzatura tecnica sia nell’uomo che guarda, che non può che essere colto da un piccolo brivido anti-co nell’ammirare la bellezza di certi ambienti.Anche per questo, ma non soltanto per questo, abbiamo sele-zionato quale fotografia del mese questo scatto di Mauro Co-minelli. Le nebbie e i colori suggestivi, che l’autore ha qui ritrat-to, sono una perfetta interpretazione del cambio di stagione che stiamo vivendo in questo periodo dell’anno: è una reazione meteorologica naturale, lo sappiamo – l’escursione termica fra il giorno e la notte – a creare queste atmosfere, specie di primo mattino, ma l’occhio e il cuore sono sempre ben disposti ad am-morbidirsi e a sorridere.Dal punto di vista tecnico, risulta ottima la scelta dello sfon-do e la composizione con i cigni nel terzo inferiore destro. Un appunto: questo genere di scatto ben si presta al fotoritocco, oggi pratica così popolare, ma riteniamo importante riportare l’attenzione sulla necessità di non abusare di artifici che possano cancellare la bellezza naturale di un’immagine.Per concludere, lasciamo la parola all’autore: “Mi piace cogliere l’aspetto essenziale e spettacolare della natura in cui mi trovo in pace e a mio agio, aspettare un’alba immerso magari tra le campagne della zona, trovarmi in luoghi avulsi dallo stress quotidiano: questo mi piace e racconto con le mie immagini. Ho scattato questa foto sull’Adda, in un’alba autunnale. La coppia di cigni, avvolta da una leggera foschia di prima mattina, mi dava un senso di libertà e pace allo stesso tempo”.

EV AND youimmagini dai lettori

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on c’è che dire. Di tutte le città in cui avremmo potuto ambienta-re il nostro itinerario autunnale, alla ricerca e scoperta di quel fo-

liage decantato nella letteratura di viaggio e icona dell’effimero temporale, Boston è certamente la più radical chic, per mutuare un’espressione talvolta abusata ma quanto mai adeguata al luogo. È bene sottolineare che la stagione si presta a frequentare bo-schi e foreste, per chi subisce il fascino dei paesaggi mutevoli, a qualsiasi longitudine: ma l’impatto delle foglie multicolori, a contrasto di grattacieli o delle tipiche co-struzioni in mattoni rossi, oltre che cine-matografico – e dunque per molti versi fa-miliare – qui si rivela ancora sorprendente.Dunque eccoci a sfidare chi già pensa come

può, una metropoli come questa, essere una meta turistica interessante più della mitica New York, distante appena quat-tro ore di autobus. Boston, che ha origini secentesche, è una delle città americane che vantano una storia più lunga, cultu-rale, economica e sociale: e proprio nella sua varietà, nella diversità e nella ricchezza d’identità dei suoi numerosi quartieri sta la particolarità dell’ambiente urbano, dal punto di vista sia architettonico sia uma-no. Per visitarli tutti si può partire da Sou-th End, un distretto comodo al centro e noto per alcuni tra i migliori ristoranti del-la città, dalla popolarità crescente anche per la presenza di una fiorente comunità artistica, con quasi trenta parchi e le belle case vittoriane e in pietra arenaria.Poi, il New England è una delle regioni in cui meglio si può godere della stagione autunnale: perché qui la natura è ancora un attore di primo piano nel paesaggio, e i fenomeni ad essa connessi sono degni di un viaggio. Il citato foliage, che con-serva intatta la suggestione che ne fa per molti un motivo sufficiente per attraver-sare l’oceano, interessa migliaia di chilo-metri quadrati di foreste, e non soltanto i parchi di Boston: a seguito delle prime gelate notturne, in poche settimane le foglie degli alberi si trasformano – im-provvisamente, costantemente, ineso-rabilmente – assumendo accesi colori e tonalità pastello, dal verde, al marrone, al rosso vivo. Info: www.cityofboston.gov.

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Boston multicolor

AROuNDalla cura di Claudia Patrone

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L’autunno, il foliage: panorami da cartolina nel New England

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LA SCULTURA ITALIANA DEL XXI SECOLO Curata da Marco Meneguzzo, “La scultu-ra italiana del XXI secolo” è l’esposizione dall’ambizioso titolo che presenta le opere di ottanta artisti, tutti nati nella seconda metà del secolo scorso: dagli ormai stori-cizzati Nunzio e Dessì, agli esponenti del-le generazioni più recenti quali Cattelan, Bartolini, Dynys, Esposito, Arienti, Moro, Beecroft, a quelle ancora più giovani come Cecchini, Sissi, Demetz, fino alle ul-timissime come Sassolino, Simeti, Previdi, Gennari. A tutti loro è affidato il compito di verificare quanto siano mutati i confini linguistici della scultura italiana, anzi se essi esistano ancora. La mostra, promossa dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano a cinque anni di distanza di quella che inaugurò la nuova sede indagando le forme della scultura italiana del XX seco-lo, si propone come interpretazione delle ultime tendenze nazionali nel campo del-le discipline plastiche. Fino al 30 gennaio 2011. Info: www.fondazionearnaldopomodoro.it.

BENVENUTI NEL MONDO DI CRISTALLO Se l’inverno richiama alla mente il cristallo, niente di meglio di una visita nella regione tirolese di Hall-Wattens, in Austria. È questa in-fatti la patria Swarovski, e qui l’occasione di qualche giorno di vacan-za diventa davvero preziosa: l’originale promozione della stagione 2010/2011, da parte dell’ente del turismo, promette un albero di cri-stallo griffato a chiunque prenoti un soggiorno nell’area. Oltre alle consuete attività sulla neve e di intrattenimento natalizio per ospiti di ogni età, nell’Hall-Wattens si può visitare la sede della holding nota in tutto il mondo per i gioielli di lusso: qui, i cosiddetti Mondi di Cristallo – creati per il centenario dalla fondazione del colosso so-cietario – accolgono i visitatori in tutto il loro scintillante splendore, rendendo per un attimo realtà tutte le fantasie di favole senza tempo e castelli incantati, ambienti e sculture pervasi da magici caleidosco-pi, camere delle meraviglie sotterranee dai colori sfaccettati e lumi-nosi. Info: www.regionhall.at, http://kristallwelten.swarovski.com.

A VOLO SUI CIBI ESTREMI DELLA TERRA Il chili più piccante del mondo non si trova in America, ma nel Lincolnshire: l’ha cucina-to un trentasettenne, e l’Università di Warwick ha misurato 1.067.286 sulla scala Scoville, che misura la potenza del peperoncino; da notare che la salsa di tabasco arriva al massimo a 5.000. In onore di questo record, e per chi volesse andare ad assaggiare, il sito di compa-razione di voli low cost Skyscanner ha messo sul piatto cinque tra le portate più estreme della Terra: oltre a questo infuocato chili, uno speciale naso elettronico dell’Università di Bedfordshire, in Inghilterra, ha attestato che il formaggio dall’odore più forte in assoluto è il Vieux Boulogne, francese; inoltre, la pietanza più pericolosa è una prelibatezza giappo-nese, il fugu o pesce palla, che può risultare letale se preparato in modo errato poiché contiene veleno negli organi; Acqualagna, nelle Marche, conserva il record del tartufo bianco più costoso, del peso di circa un chilo e mezzo, battuto all’asta per trecentotrentamila dollari; infine, il sushi servito sul corpo nudo di una donna o di un uomo è la portata più maliziosa, servita a prezzi proibitivi da alcuni ristoranti giapponesi. Info: www.skyscanner.it.

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SETTIMANA BIANCA, LATTE O FONDENTE? Cortina d’Ampezzo è già imbiancata, ma non è soltanto gli appassionati delle di-scese e i visitatori del jet set internazionale che aspetta quest’anno la capitale delle Dolomiti: il prossimo dicembre, infatti, e per la precisione dal 16 al 19 del mese, qui sbarcheranno anche i golosi di tutta Euro-pa. Eurochocolate Ski, dolce costola del-l’evento alimentare perugino, si organizza per la prima edizione e già si annuncia un successo: “Una settimana a Cortina: bian-ca, latte o fondente?” è l’intrigante claim promozionale della manifestazione. Nel tempio della dolce vita invernale, dove per la fine dell’anno si danno appuntamento amanti della montagna, frequentatori del-la neve ma soprattutto personaggi famosi, il dolce cibo degli dei non poteva manca-re: il cioccolato si potrà gustare sulle piste da sci come break energetico, e sarà servi-to caldo e fumante negli chalet in quota, mentre nel centrale corso Italia il Dolce Slalom guiderà verso le più varie proposte di degustazione e non mancherà un ori-ginale Curling al Cioccolato. Info: www.eurochocolate.com.

ALPI, CHE PASSIONE! IN AUSTRIA L’inverno è alle porte, e la regione austriaca di Villach, in Carinzia, si prepara alla sua stagione bianca. Sono infatti numerose le proposte per chi desidera programmare le vacanze natalizie sulle Alpi: chi scia dispone qui di numerosi comprensori, e la mappa promette carosel-li con caratteristiche uniche e varie dai nomi per qualcuno familiari, per altri impronunciabili – Gerlitzen, Verditz, Dreiländereck; chi invece preferisce lasciare ad altri l’adrenalinica discesa in pista può qui trovare una varietà di attività alternative, dalle semplici e sugge-stive passeggiate nella neve a proposte di mobilità sostenibile, fino a stazioni termali che riconciliano corpo e spirito con le fatiche di un anno di lavoro. Info: www.region-villach.at.

AROuNDalla cura di Claudia Patrone

BRASILE COLONIALE: LA STRADA DELL’ORO E DEL CAFFÈViaggio nelle regioni del Minas Gerais e di Rio alla scoperta di un Brasile diverso, percorrendo la storica Estrada Real: l’an-tica strada dell’oro, da Ouro Preto a Rio de Janeiro.Fazendas storiche legate alla produzione del caffè, patrimoni Unesco, scenografia della baia, spirito carioca e percorsi d’arte. Info: www.ruta40.it, tel. +39 011 7718046, email [email protected].

aPERUtiviSiete mai stati in un luogo pieno di passione, fascino e tradizio-ni come il Perù? Amate viaggiare e tuffarvi nell’incanto delle antiche civiltà? Allora non perdete l’occasione di partecipare agli aPERUtivi di Ruta40, tour operator specializzato, per conoscere la cultura, la gastronomia e le attrazioni turistiche di questo magnifico e misterioso Paese. Partecipazione gratuita. iscrizione obbligatoria online: www.ruta40.it, www.aperutivo.it.Il calendarioSabato 6 novembre a Milano, Spazio Lattuada ore 18.45

Sabato 13 novembre a Bologna, Spazio Capo di Lucca ore 18.45

Lunedì 29 novembre a Torino, Caffè Basaglia ore 18.45

Per maggiori informazioni ed iscrizioni: www.aperutivo.it, tel. +39 011 7718046.

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Matera,non solo sassi

Dalla legge Zanardelli ai giorni nostri: storia di una città italiana

Un luogo affascinante dal punto di vista paesaggistico e “antropologico”, ma anche naturalistico

REPORTAGE testi sandro bassi - foto fabio liverani

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Matera, not just the city of the rocksA fascinating place from a landscape, sociological and naturalistic point of view

From the law signed by Zanardelli to our days: the history of an Italian city

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The sun sets gradually over the Rocks as, from the houses, the first night lights appear.

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Il sole cala lenTamenTe suI sassI, menTRe fRa le case sI accendono le pRIme lucI della seRa.

The sun sets gradually over the Rocks as, from the houses, the first night lights appear.

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maTeRa (maTàhR, In dIaleT To maTeRano) è un comune dI 60.392 abITanTI e capoluogo dell’omonIma pRovIncIa.

hi arriva a Matera per la prima volta non può rimanere indifferente.Certo, oggi non è più come ai tempi di Luisa Levi, che nel 1935,

andando a trovare il fratello Carlo, confinato come antifascista nella vicina Gagliano, vi si fermò mezza giornata riportandone un’im-pressione straziante, complice la visione dei bambini denutriti e febbricitanti per la mala-ria («Signò, damm’ u chinì!», Signora, dammi il chinino), della promiscuità fra uomini e animali e del contrasto stridente fra la città “nuova”, sparsa di edifici littori monumenta-li, e quella vecchia, la città dei Sassi, la città trogloditica, inferno dantesco sospeso tra il fiume e il monte.

C Who arrives in Matera for the first time cannot be

left unmoved. Today it is certainly not as it used to be at the times of Luisa Levi; in 1935, as she was on her way to visit her brother Carlo, confined to the neighbouring town of Gagliano for being an anti-fascist, she stopped in Matera for half a day and described the impression she had as heartbreaking, as she saw undernourished children feverish with malaria («Signò, damm’ u chinì!», Madam, give me the quinine), and the promiscuity of men and animals, as well as the striking contrast between the “new” city scattered with fascist monumental buildings, and the old city, the city of the “rocks”, the troglodytic city, a Dantean hell suspended between the river and the mountain.Incidentally, the fascist government invested a considerable amount of money in a sort of redemption

matera (matàhr, in the local dialect) is a municipality with 60,392 inhabitants, and it is the capital of the province named after it.

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matàhrmaTeRa (maTàhR, In dIaleT To maTeRano) è un comune dI 60.392 abITanTI e capoluogo dell’omonIma pRovIncIa.

Per inciso, il fascismo aveva investito assai su una sorta di redenzione di Matera, elevandola a capo-luogo di provincia (1926), sventrando parte della Civita sette-ottocentesca per ricavarne l’imman-cabile Via dell’Impero, con marmorei palazzi burocratici sedi di banche, Poste, Ina e uffici pub-blici (1935-‘36), costruendovi l’ospedale (1926) e mettendo mano a quella “modernizzazione” degli antichi rioni già vagheggiata e molto parzialmen-te avviata dalla legge speciale zanardelli del 1904: fino ad allora, i Sassi erano rimasti iso-lati e negletti, non solo “una città nella città”, ma una città negata, su cui era meglio chiudere gli occhi e stendere un velo. Tuttavia Mussolini, come detto, non si dimenticò di Matera.

of the city of Matera, making it capital of the province (1926), and demolishing part of the eighteenth/nineteenth-century Civita to obtain the ever-present Via dell’Impero, with its marble bureaucratic palaces, home to banks, to the post office, to the “Ina” offices and to public offices (1935-’36); it also financed the hospital (1926) and contributed to that “modernizzation” of the city’s ancient districts, which had already been outlined and partially started with a special law signed by Zanardelli in 1904: until then, the “Sassi di Matera” had been

isolated and neglected; they not only were a “city inside the city”, but a neglected city, before which it was better to close one’s eyes and draw a veil on it. However, Mussolini, as we said above, did not forget about Matera. He did not forget

Matera, vista dall’altopiano murgico che fronteggia la città. A destra i Sassi, in alto a sinistra l’espansione edilizia novecentesca.

Matera, seen from the Murge upland situated opposite. Right, the “Sassi di Ma-tera”, above, on the left, the built up area, dating back to the twentieth-century.

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un mondo dI sapIenTe, anTIchIssIma culTuRa RuRale, olTRe che dI sIngolaRe convIvenza fRa uomo e naTuRa.The world of a wise, ancient rural culture, showing a unique man-nature cohabitation.

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Non dimenticò di inaugurare, insieme al re, il solenne monumento ai moltissimi caduti della Grande Guerra: Matera, come tutte le città con-tadine povere, meglio se del Sud, aveva fornito carne da macello alle trincee del Carso; inau-gurò anche le nuove migliorìe che dovevano risollevare i Sassi dall’atavica apatìa, coprendo i grabiglioni (le cloache a cielo aperto), aprendo una nuova viabilità panoramica e soprattutto portandovi, con l’Acquedotto Pu-gliese, l’agognatissima acqua. Più che con i discorsi tronfi, le pause calcolate e la consueta retorica, il regime fece breccia sui materani ponendo fine ad una sete millenaria. Prima del ’27 gli abitanti dei Sassi bevevano l’ac-qua dei cosiddetti palombari, imponenti cisterne che la raccoglievano dai tetti e dai vicoli; veniva filtrata con detriti, ghiaia, sabbia e – colera per-mettendo – veniva resa, per così dire, potabile.

un mondo dI sapIenTe, anTIchIssIma culTuRa RuRale, olTRe che dI sIngolaRe convIvenza fRa uomo e naTuRa.

to inaugurate, with the king, the imposing monument dedicated to the soldiers who died during the World War I: Matera, like all poor farming cities, especially the ones in southern Italy, had provided cannon fodder to the trenches in the Karst Plateau; he also started the new improvements which were meant to wake the

“Sassi” up from their atavistic apathy, by covering the grabiglioni (sewers in the open air), by creating a new panoramic road system and, most importantly, providing it with the coveted water, through the Apulian Aqueduct. More than with conceited speeches, calculated words and the usual rhetoric, the regime opened a breach among the inhabitants of Matera, thus ending their historical

thirst. Before 1927, the inhabitants of “Sassi di Matera” had been drinking water from the so called palombari, large tanks collecting water from roofs and alleys; water used to be filtered with rock fragments, gravel, sand and – cholera permitting – it was made, so to speak, suitable

Le chiese rupestri scavate nella roc-cia viva – una calcarenite tenera, che qui chiamano tufo – conservano meravigliosi frammenti di affreschi medievali.

The churches caved in the rock – made of soft calcarenite here known as tuff – shelter wonderful fragments of me-dieval frescoes

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I falchI gRIllaI caccIano sull’alTopIano dI gIoRno, ma all’alba e al TRamonTo sI assIepano In cITTà, sulle case. The lesser kestrels hunt on the upland during the day; at dawn and sunset, instead, they crowd around cities, on the houses.

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grillaioI falchI gRIllaI caccIano sull’alTopIano dI gIoRno, ma all’alba e al TRamonTo sI assIepano In cITTà, sulle case.

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maschIo adulTo dI falco gRIllaIo: doRso coloR cannella, TesTa gRIgIazzuRRa, peTTo chIaRo. an adult male of lesser kestrel: it has a cinnamon-coloured back, a blue-grey head and a bright breast.

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Nonostante fosse, già allora, accreditata una visione pittoresca della città, il Duce, a Matera nell’agosto ‘36 per il taglio del nastro della nuova strada di circonvallazione che raccordava i due Sassi, Caveoso e Barisano, assicurò che in due anni i Sassi sarebbero scomparsi. Naturalmente non fu così. Non fu così neanche quando To-gliatti nel ’48 coniò per i Sassi la definizione di «vergogna nazionale», e neppure quando De Ga-speri varò nel ‘52 la famosa legge 619 con cui «il problema» doveva essere definitivamente risol-to. Ci vollero vent’anni e altre tre leggi apposite, la questione fu – e resta, anche ad una disamina posteriore – estremamente complessa e, per fortuna, a pianificare le nuove sorti di Matera furono chiamati urbanisti illuminati che, oltre a progettare l’evacuazione dei Sassi e le alternative per i circa diciotto-mila abitanti, ne previdero il risana-mento conservativo sulla base di un loro – evidente, anche se non a tutti (c’era chi voleva la demolizione to-tale) – valore culturale e paesistico.

for drinking. Despite, at that time, a picturesque vision of the city had already been planned, the Duce – who was in Matera, in August 1936, to inaugurate the new ring road joining the two rocks, the Caveoso and the Barisano – guaranteed that the Sassi would have disappeared in two years. This, of course, did not happen.They did not disappear when Togliatti referred to them by coining the expression “national shame”, in 1948; and they did not disappear when, in 1952, De Gasperi passed the well-known law 619, with which “the problem” had to be solved once and for all. It took twenty years and three more specific laws, and the issue was – and still is, even after a subsequent examination – extremely complex; luckily, the planning of the new fate of Matera was assigned to experienced

city planners who, besides planning the removal of the “Sassi” and the options for their inhabitants (roughly eighteen thousand), dealt with their preservation and restoration, based on their cultural and environmental value, which was evident, but not for everyone: someone

un alTRo Regalo pRezIoso che la naTuRa ha faT To a maTeRa è Il falco gRIllaIo, Il pIù pIccolo Rapace euRopeo.one more precious gift from nature to matera is the lesser kestrel, the smallest among european birds of prey.

A Matera i grillai non temono l’uomo. Si posano sui monumenti e nidificano sui terrazzi, anche tra i vasi di fiori.

In Matera, the lesser kestrels do not fear man: they rest on the monuments and nest on the balconies, even between peo-ple’s flower pots.

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grillaioun alTRo Regalo pRezIoso che la naTuRa ha faT To a maTeRa è Il falco gRIllaIo, Il pIù pIccolo Rapace euRopeo.

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E oggi? Accantonando la questione dell’abban-dono dei Sassi (questione dolorosa, e che richiese l’impiego della forza pubblica, sino ad assumere i toni di una deportazione), cosa resta di tutto ciò? Cosa resta, accanto ai turisti che scorrazzano per i Sassi, arroventando le macchine fotografiche e chiedendo con morbosità ai ciceroni dov’è che viveva la gente, se è vero che dormivano per terra, sulla paglia assieme al mulo e alle galline, se è pro-prio vero che stavano in dieci in una stanza, anzi in una grotta, senza luce e senz’aria? Matera non è più quella di Luisa Levi, che poteva disgustare o far innamorare, senza mezze misure. Ancora oggi non si resta indifferenti, perché questa città strana e meravigliosa non ha eguali in Europa: a prima vista è avvicinabile a qualche esempio della Cappadocia, della Siria e ancor più dello Yemen; eppure, a ben guardare, resta assolutamente uni-ca. Con la sua “architettura per sottrazione” (fino al XVI secolo, nulla era costruito in senso stretto, ma tutto era scavato nella tenera calcarenite che qui viene chiamata tufo, e che lasciava cesellare ogni tipo di cavità ipogea) e con il suo aspetto selvaggio, ancestrale, riarso, severo anche quan-do il sole la bacia lunghissimamente, Matera è davvero patrimonio dell’umanità, non solo per il decreto Unesco che lo sancisce fin dal 1993. La Matera di oggi non è più quella di Luisa Levi, sia detto senza rimpianto, nonostante la nostal-gia che ognuno può provare per un autentico patrimonio antropologico che se n’è andato, un mondo di sapiente, antichissima cultura rurale, oltre che di singolare convivenza uomo-natura.

thought that they had to be completely demolished.And today? Now that the rocks have been abandoned (painfully, as the police intervened, turning the operation almost into a deportation), what is left of all this? What is left, next to the tourists running about the site, with their burning cameras and insistently asking their tour guides where people used to live and if it is true, that they used to sleep on the ground, lying on hay with their mule and chickens, and if it is true, that ten people used to live in the same room, or a cave, with no light and air? Matera is no longer the city that Luisa Levi used to know, the city that could either disgust or fascinate, with no half measures. Today, who visits Matera still cannot be left untouched, as this strange and wonderful city has no rivals in Europe: at first sight, it recalls a few places in Cappadocia and Siria, and there is even more similar examples in Yemen; despite this, if you stop and look at Matera, it still is an absolutely unique city, with its “architecture by subtraction” (until the 16th century, nothing had been literally built, but obtained digging in the soft calcarenite, which is here known as tuff, and which made it possible to chisel any kind of hypogeal cavity) and its wild, ancestral, dry and strict aspect, even when the sun stops upon it for a long time. Matera truly is a world heritage site, and not just because of the UNESCO decree signed in 1993. Today’s Matera is no longer the one Luisa Levi used to know, we say this with no regrets, despite the nostalgia that everyone can feel for a part of this authentic human heritage that has been lost, a world that reveals a wise and ancient rural culture, and also a unique situation where man and nature used to coexist; a world which, among other things – it reached the 20th century with its main traits

Matera, città bianca accecante di sole e di vento, possiede anche diverse peculiarità naturali. Che sia diversa e originale pure

per questi aspetti il viaggiatore lo intuisce subito, guardando le campanule azzurre, a cascate penduli, che crescono sui Sassi nelle aride fessure fra i blocchi di calcare, poco importa se in situazioni rupestri oppure costruite, sui muri delle case come sulle scarpate, sui parapetti che guardano la Gravina o sotto i cornicioni dei tetti, vicino alle curiose grondaie in cotto che un tempo erano rette da ossa sporgenti (più funzionali e robuste di qualsiasi metallo). n

le ossa sporgenti

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matera

Un mondo che peraltro – arrivato al XX secolo con caratteri sostanzialmente immutati fin dal Medio Evo, da un punto di vista sociale, urbani-stico ed igienico-sanitario (ricordiamo un solo dato: la mortalità nel primo anno di vita, che a Matera nel 1948 risultava del 436‰ quando nel resto d’Italia si attestava mediamente su 112‰) – non poteva durare. Resta, certo, l’assoluto do-vere di conservare i Sassi in quanto tali, senza un’improbabile museificazione totale, ma con-trastando l’abbandono cui vennero lasciati dopo il compimento della legge 619 (che pure ne pre-vedeva il risanamento), perlomeno fino al 1993. Fanno ben sperare gli attuali segnali, con l’avvenu-to restauro e la riapertura di quasi tutte le chiese rupestri, la creazione di straordinari poli culturali (c’è un museo di scultura unico, per contenuto e suggestione del contenitore) e gli incentivi affin-ché i Sassi tornino a vivere, non solo per il turista.

basically unchanged since the Middle Ages, from a social, town-planning, health and hygienic point of view (we would like to mention only one figure: the mortality rate during the first year of age, in 1948 was assessed at 436‰, whereas the certified overall average rate for Italy was 112‰) – was bound not to last. Certainly, the absolute duty of preserving the Sassi as they are, without turning them into an actual museum, but contrasting the neglect they experienced after the law 619 became effective (although the law established that they had to be restored), was respected at least until 1993. Today’s situation gives us a reason to regain hope, now that almost all rock churches have been restored and reopened, extraordinary cultural facilities have been established (such as a sculpture museum, unique both for its content and for its fascinating structure), and now that we have seen the commitment made so that the “Sassi di Matera” can be brought back to life, not only for tourists.

MAT

ERA In

bREvE

Un RAPACE SoCIALELa colonia di Matera non è l’unica italiana del falco grillaio, ma certo è la più imponente: i dati, dai censimenti degli ultimi anni, oscillano fra i due e i tremila esemplari. Altre colonie più piccole – citiamo almeno quelle di Montescaglioso, Altamura e Minervino – si trovano in undici centri delle Murge.

il falco grillaio

Un altro regalo prezioso che la natura ha fatto a Matera è il falco grillaio (Falco naumanni), il più piccolo

rapace europeo, che qui possiede la sua colonia più grande. Simile al gheppio, caratterizzato da costumi gregari evolutisi probabilmente per difesa dai predatori, il grillaio riesce, incredibilmente, a vivere a stretto contatto con l’uomo, nidificando in città, sotto i coppi, nei sottotetti, in ogni cavità di edifici vecchi e nuovi. n

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Dove dormire: La Dolce vita bed and breakfast, 328 7111121, [email protected], www.malve51.comDove mangiare: braceria rosticceria Rione Sassi Porta Pistola, 333 6095913; Il Terrazzino Sui Sassi Ristorante nuovo Terrazzino, vico S. Giuseppe, 7, 0835 332503. Da non perdere: visita alle cisterne e al sistema idrico di raccolta delle acque meteoriche e alla chiesa del purgatorio vecchio www.laraccoltadelleacquematera.it; Casa museo del confino di Carlo Levi, www.musei.it/basilicata/matera/casa-museo-del-confino-di-carlo-levi.asplink utili: Il Progetto Life natura Rapaci Lucani www.liferapacilucani.itinformazioni e comune di Matera www.turismomatera.it, itinerari e guide turistiche www.guidematera.it n

info

le chiese rupestri

Più dubbia è l’azione di disturbo alla nidificazione del falco grillaio dovuta ai restauri degli edifici: «In certi casi esiste eccome – afferma Matteo visceglia, referente materano del Progetto Life natura

Rapaci Lucani – e in questo senso possono rivelarsi utili le cassette-nido, che hanno un valore didattico-divulgativo ma anche di reale incentivo alla nidificazione, e compensativo delle situazioni perdute con i restauri. Nel 2008, a Matera, esse sono state occupate al 22% e, insomma, possono costituire una preziosa nicchia anche quando non si vedono: cito il caso del Palazzo della Provincia, dove si trovano più di cinquanta nidi, in gran parte nascosti». n

Una minaccia gli interventi edilizi?

Matera ed il suo territorio possiedono testimoni unici ed irripetibili di quella civiltà rupestre durata dal vII al XIv secolo (ma con preesistenze culturali anche molto più antiche,

di origini preistoriche, e con strascichi fino al XvI secolo), portata qui da comunità monastiche orientali e latine. Si tratta di oratori scavati nella roccia viva, estremamente suggestivi per il loro aspetto selvaggio, spesso rivestiti di pitture ad affresco, raramente di elevato livello artistico ma sempre di linguaggio popolare convincente, se non addirittura commovente. Sono visitabili attraverso un circuito urbano che ne comprende otto, e che è gestito da un apposito ufficio comunale: tel. +39 0835 319806. Quelle extraurbane sono un po’ più impegnative, richiedendo visite guidate. non si può fare a meno, tuttavia, di vedere almeno la Cripta del Peccato originale (fuori Matera, verso Miglionico, per informazioni e visite contattare il Musma, Museo Scultura Matera, all’interno dei Sassi: www.artezeta.it) e quelle del Parco Archeologico e naturale delle Chiese Rupestri (www.parcomurgia.it). n

La Campanula versicolor è endemica, cioè esclusiva (in Italia) delle Puglie salentine e di un limitato settore della Murgia materana. Assieme al

cappero, alla valeriana rossa, all’ombelico di venere, alla violaciocca gialla, alla cimbalaria dei muri e al garofanino garganico, faceva parte di quella comunità di piante che, dagli ambienti rupestri delle gravine, sono entrate a far parte anche della flora urbica dei Sassi. Sottolineandone bellezza e rarità – la Campanula versicolor è inserita anche nel Libro Rosso delle specie a rischio di estinzione – i botanici ne lamentano oggi l’ulteriore rarefazione, a seguito dei lavori di restauro a cui sono sottoposti gli edifici dei Sassi. Resta peraltro indelebile il ricordo dell’intervento del regista vittorio Taviani, a bloccare le operazioni di ripulitura degli edifici di sfondo al film “Il sole anche di notte” (1989), a danno di questa straordinaria gemma vivente, «lilla dal cuore blu». n

le piante rupestri dei Sassi

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matera’sMatera and its environment have unique and incomparable witnesses of

a civilization that lived between the 7th and the 14th century (but other cultures existed in more remote times, during prehistory, and until

the 16th century), which was brought to Matera by eastern and Latin monastic communities. The oratories carved in the rock, are extremely fascinating for their wild aspect; many of them are covered with frescoes, which are usually not of a high artistic level, although they all speak a convincing, if not even touching popular language. They are accessible through a route including eight itineraries, run by a specific council office: tel. +39 0835 319806. The extra-urban ones are more difficult and require a tour guide. However, do not miss the “Cripta del Peccato originale” (outside Matera, on the way to Miglionico. For information, contact the “Musma”, aka “Museo Scultura Matera”, situated within the area of the rocks: www.artezeta.it) and the “Parco Archeologico e naturale delle Chiese Rupestri” (www.parcomurgia.it). n

rock Churches

There are doubts about the disturbance to the nest-building activity of the lesser kestrel caused by the restoration of buildings: «In

some cases it is certainly a problem – states Matteo visceglia, spokesperson for the project “Life natura Rapaci Lucani” in Matera – and in such situations, the bird-houses can prove effective; they have an educational and informative function, but they are also an actual stimulus for nesting, and they compensate for the missed nesting occasions as a result of the restoration works. In 2008, in Matera, 22% of the bird-houses were filled. In short, they can be a precious nest, even when they cannot be seen: I would like to mention the episode concerning the “Palazzo della Provincia”, where there are over fifty nests, most of them hidden». n

hoUsing Projects. A Threat?

Underlining the its beauty and rarity – the Campanula versicolor was also included in the Red book of the species at risk

of extinction – botanists report its further decreased presence of it, as a consequence of the restoration of the buildings in the area of Matera’s Sassi. The unforgettable intervention of film director vittorio Taviani stopped the cleaning operations of the buildings to be shown in the background of his movie “Il sole anche di notte” (1989), as they were causing damage to this extraordinary living gem, «a lilac flower with a blue heart». n

at-risk Species

The Campanula versicolor is an endemic species, which grows (in Italy) only in Apulia, in the peninsula salentina and in a restricted part of the Murgia region situated in the province of Matera. Along with capers, with red

valerian, the navelwort, the wallflower, the ivy-leaved toadflax and the fireweed, it once belonged to a plant community that came from the rocky areas of the ravines and became part of the urban flora of the Sassi di Matera. n

the plants growing on the Rocks, among Matera’s Sassi

one more precious gift from nature to Matera is the Lesser Kestrel (Falco naumanni), the smallest European bird of prey, whose largest colony resides there. It resembles the common kestrel, a typically gregarious bird, peculiarity

that probably developed as a defence from predators; the lesser kestrel – it is hard to believe – can live in close contact with man; it nests in the cities, under the roof tiles, in the attics, in every hollow found in old and new buildings. n

the lesser Kestrel

The lesser kestrel’s colony of Matera is not the only one in Italy, but it is certainly the largest: the censuses taken during the last

few years assessed their number at two-three thousand birds. other smaller colonies – worthy of being mentioned are the ones in Montescaglioso, Altamura and Minervino – live in eleven towns in the Murge Apulian region. n

a sociable Bird of Prey

Even though there are no real parameters to make a comparison with the past, for which only occasional studies and no precise figures are available, the situation in Apulia and Lucania seems to be opposite, if compared to the global one, as in the rest of the world the lesser kestrel population is dramatically decreasing for reasons that are not clear, although they are a consequence of

the changes made to their habitat by the humans. The European Union considers the lesser kestrel is a species that deserves a priority interest, and that has to be protected with specific measures, as it is a species at risk of extinction, and following to a recent decrease in number: of the remaining couples (roughly twelve-eighteen thousand) in the whole continent, 25% (over three thousand couples) live in southern Italy, namely in basilicata and Apulia; four-five hundred couples nest in Sicily, and a number of couples between one and two hundreds in Sardinia. n

the lesser Kestrel Resists in Basilicata

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Lapponia, la terra si incendia senza prendere

FUoco

REPORTAGE testi sandro esposito - foto christian patrick ricci

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Lapponia, la terra si incendia senza prendere

FUocotra sami e ruska, una terra gelida ma ricca

di calore e fascino eterno

Echi di viaggio in giro per il mondo: la meta di oggi è Sápmi, la casa dei sami

Lapland, where the earth catches on fire without burning

Echoes of a journey around the world: today’s destination is Sápmi, home to the Sami

Between the Sami and the ruska, an icy land rich in warmth and everlasting charm

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storia della Finlandia è legata – stiamo parlando della parte di storia che è documentata – per gran

parte a quella delle nazioni che confinano con essa; le relazioni con i Paesi vicini, infatti, hanno marcato lo sviluppo di questa nazione fino all’inizio del XX secolo.Ancora oggi, le origini dei primi insediamenti abitati sono velate di mistero. Vi sono teorie secondo le quali i finlandesi proverrebbero da aree dell’attuale Russia. Altri, invece, pren-derebbero in considerazione alcune zone del-l’Europa centrale.La Finlandia, tuttavia, non è la Lapponia. O, meglio, in parte lo è. Ma la Lapponia è una terra che non ha confini ben definiti, né leg-gi a sancirne l’invalicabilità. È un concetto.

LAThe history of Finland – the documented part of history – is mostly connected to the history of the bordering countries; its relationship with the neighbouring nations, indeed, influenced the growth of Finland until the beginning of the 20th century.Today, the origins of the first inhabited settlements are still shrouded in mystery. According to a few theories, the Finns may come from regions belonging to today’s Russia. Other theories, instead, seem to consider other areas in central Europe.Finland however, is not Lapland. More precisely, part of it is Lapland. But Lapland is a land having neither definite borders, nor laws confirming they cannot be crossed. Lapland is a concept, an idea, a nation.The archaeological findings show that this

le oRIgInI deI pRImI InsedIamenTI abITaTI della fInlandIa sono velaTe dI mIsTeRo.

The origins of the first inhabited settlements in finland are shrouded in mystery.

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Queste moto a quattro ruote, chiamate quad, vengono proposte come mezzo di trasporto dagli uffici del turismo per esplorare la Finlandia lungo percorsi non convenzionali.

These four-wheeled motorbikes called quads are offered by tourist centres as a transport means to explore Finland on unconventional routes.

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Il meRavIglIoso fenomeno naTuRale della Ruska, IncendIando dI TInTe cal de la lapponIa, Regala a QuesTe TeRRe un po’ dI caloRe, almeno sImbolIco.The wonderful natural phenomenon of the ruska, which sets lapland on fire with its warm colours, gives these lands a bit of warmth, at least symbolically.

Gli alberi, avvertendo il cambiamento di temperatura, smettono di irrorare le foglie con la clorofilla. Queste, ora ricche di altre sostanze, alcune persino dannose per la pianta, sono libere di volare via.

As the trees feel the change in temperature, they stop supplying their leaves with chlorophyll. Abounding with other substances, some even harmful for the plants, the leaves are free to fly away.

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ruskaIl meRavIglIoso fenomeno naTuRale della Ruska, IncendIando dI TInTe cal de la lapponIa, Regala a QuesTe TeRRe un po’ dI caloRe, almeno sImbolIco.

Un’idea. Una nazione.Dai ritrovamenti archeologici risulta che que-sto territorio era abitato dall’uomo già otto-mila anni prima di Cristo. Dopo il 6500 a. C. si diffusero le genti denominate suomusjärvi, un popolo di cacciatori-raccoglitori. Due-mila anni dopo (intorno al 4200 a. C.), questi furono sostituiti da altri, di cui si sa ben poco: ovve-ro, che furono abili produttori di vasi e terracotte, e null’altro. Tuttavia è assai probabile che a questo periodo risalgano le mi-steriose origini della lingua fin-landese. Il finnico e il sami sono entrambe lingue ugro-finniche del ceppo uralico. Lingue di que-sta terra, insomma. Ma il sami, in particolare, è l’idioma legato ad un popolo davvero spe-ciale: che abita la terra delle aurore boreali, e degli alberi che si incendiano senza mai prendere fuoco davvero. In questa terra in cui, in autunno, le foglie s’accalorano a poco a

region was inhabited by humans already eight thousand years before Christ. After 6,500 b.C., it became populated by the Suomusjärvi, a population of hunters and gatherers. Two thousand years later (around 4,200 b.C.), these peoples were replaced by others, of which very

little is known: they were skilful pottery manufacturers, and this is all is known. However, most probably, the mysterious origins of the Finnish language might date back to this period. The Finnish and the Sami are both Finn-Ugric languages of the Uralic family. In short, they originate from this land. The Sami language in particular is the dialect spoken by

a very peculiar people inhabiting the region, where the aurora borealis shines, and where trees “catch on fire” without actually burning. In this land, autumn slowly warms up the leaves, which change colour, going from emerald green to brown, orange and red. In this land, once a

Il lago Inari è il terzo più grande della Fin-landia. Le sue isole più conosciute sono le Hautuumaasaari (in lingua locale, isola del cimitero), che servivano come luogo di sepoltura degli antichi sami, e Ukonki-vi, uno storico luogo di sacrificio degli antichi abitanti della zona.

Lake Inari is the third largest lake in Finland. Its most famous isles are the Hautuumaasaari (which means “isle of the cemetery” in the lo-cal language), which served as a burial place for the ancient Sami people, and Ukonkivi, an ancient isle once used as a sacrifice place by the inhabitants of this area.

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una mIRIade dI lIchenI, funghI e bacche dI TuTTe le foRme e dImensIonI cRea sul suolo un manTo a volTe spesso anche cInQuanTa cenTImeTRI. a myriad of lichens, fungi and berries of all sorts of shapes and sizes creates a layer, on the ground, which is often up to fifty centimetres thick.

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mantouna mIRIade dI lIchenI, funghI e bacche dI TuTTe le foRme e dImensIonI cRea sul suolo un manTo a volTe spesso anche cInQuanTa cenTImeTRI.

I muschi sono piccole piante prive di tessuto vascolare, appartenenti alla divisione Bryophyta, che conta circa diecimila specie diffuse in tutto il mondo. I licheni, invece, sono organismi simbiotici. Formati da un cianobatterio, o un’alga, e un fungo. Il fungo sopravvive grazie ai composti organici prodotti dall’attività fotosintetica del cianobatterio o dell’alga, mentre quest’ultima riceve in cambio protezione, sali minerali ed acqua.

Moss consists of small plants with no vascular tissue, called Bryophytes, a family including roughly ten thousand species found all over the world. Lichens, instead, are symbiotic organisms. They consist of either a cyanobacterium or an alga, and a fungus. Fungi survive thanks to the organic compounds produced during the photosynthetic activity of cyanobacteria and algae, whereas algae receive, in turn, protection, dietary minerals and water.

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�6 novembre/dicembre �0�0

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I samI (nella loRo lIngua, sI chIamano samIT o sapmelas) sono una popolazIone IndIgena composTa da cIRca seTTanTacInQuemIla abITanTI.

The sami (their name in the sami language is “samit” or “sapmelas”) are an indigenous people consisting of approximately seventy-five thousand inhabitants.

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�8 novembre/dicembre �0�0

In TempI assaI RemoTI I samI eRano pRIncIpalmenTe allevaToRI dI Renne, pescaToRI e caccIaToRI. In very distant times, most sami were reindeer farmers, fishermen and hunters.

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80 novembre/dicembre �0�0

poco, sfumando dalle tonalità dello smeraldo in quelle del marrone, dell’arancio, del rosso. In questa terra, una volta all’anno, il mondo vegetale – che vanitoso si specchia nei laghi gelidi – vinto dal gelo incalzante, si arruggi-nisce. Qui vivono i sami.I sam (nella loro lingua, samit o sapmelas) sono una popolazione indigena che raggiun-ge circa settantacinquemila abitanti. Sono stanziati, per lo più, nelle regioni a nord della Finlandia e della Svezia. Possono vantare un background di tutto rispetto, con una storia, una cultura, ed una produzione artistico-artigianale eccellenti, ri-velando un’identità collettiva ed un senso di appartenenza davvero molto spiccati. I sami, così come tutta la regione della Lapponia, non hanno uno status politico indipendente: per questo motivo sono spesso confusi con i lapponi che, in realtà, sono tutti gli altri abitanti di questa nazione diffusa non facenti parte dell’etnia sami.In tempi assai remoti, i sami erano princi-palmente allevatori di renne, pescatori e cacciatori. Si configuravano come un po-polo nomade, e abitavano in kota (capanne incredibilmente simili a quelle degli indiani d’America) oppure nelle layvu, un altro tipo di tenda. Essi, tuttavia, possedevano anche un’altra tipologia di abitazione, realizzata in legno e pelli di renna: casupole fisse, ma an-che mobili. Ed il modo in cui venivano tra-sportate si legava all’unico mezzo di traspor-to: la slitta trainata da renne.Dal punto di vista spirituale, i sami erano le-gati allo sciamanesimo: adoravano le divinità

year, the vegetable kingdom – narcissistically looking at its own reflection on the frozen lakes – defeated by the imminent cold, starts rusting. This is where the Sami live.The Sam (their name in the “samit” or “sapmelas” language) are an indigenous people consisting of approximately sevent y-five thousand inhabitants. They established themselves mainly in the regions north of Finland and Sweden. They have a very respectful background: an excellent history, an excellent culture, and an extraordinary handicraft and artistic

production, which reveal a very strong collective identit y and sense of belonging. The Sami, as well as the entire Lapland region, do not have an independent political status: for this reason, they are often mistaken for the Lapps, who are actually the rest of the inhabitants of this extended nation, who do not belong to the Sami ethnic group.In very distant times, most of the Sami were reindeer farmers,

fishermen and hunters. They were a nomadic people, and lived in kota (huts amazingly similar to the tepees of the native American Indians) or in layvu, a different kind of tepee. However, they also had another t ype of dwelling, made of wood and reindeer leather: cabins, that could be either fixed or portable. And they used to carry them on sleighs pulled by reindeer.From the spiritual point of view, the Sami showed similarities with shamanism: they used to worship gods connected with the cult of nature, the Mother Earth and the God of Thunder, and believed that the body was provided with a soul that could leave their bodies when they passed

I samI sono spesso confusI con I lapponIThe sami are often mistakenly referred to as lapp.

Le lingue sami appartengono alla famiglia delle uraliche. Sono general-mente categorizzate in undici idiomi, dei quali uno si è estinto nel 1800 e altri quattro sono in pericolo. In for-ma scritta, solo sei hanno una storia letteraria.

The Sami languages belong to the Uralic family. They are generally subdivided into eleven dialects, of which one disappeared in the 19th century, and other four are at risk of extinction. Only six languages have a written literature history.

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8� novembre/dicembre �0�0

LAPP

onIA

InbREvE

legate al culto della natura, la Madre Terra e il Dio del Tuono, e credevano che il corpo fos-se dotato di un’anima in grado di distaccarse-ne al momento del trapasso. Proprio in virtù di questo, la figura più importante nelle tribù era lo sciamano, che poteva dar vita ad una serie di riti propiziatori che gli permettevano di comunicare con il regno dei morti e con quel mondo popolato di forze ultraterrene che regolano l’impietoso scorrere del tempo. Ma anche con quelle carezze di gelo un po’ più tenaci di altre che, sorvolando l’aria not-turna illuminata dalle aurore siderali, tingo-no il verde di questa terra di colori caldi. È il fenomeno qui chiamato ruska, che si ripete ogni anno sotto gli occhi di turisti stupefatti e sciamani accigliati. La ruska è quel momen-to che sembra giungere proprio per regalare, anche a queste terre inospitali e a questi po-poli calorosi, un brevissimo e fugace tepore, seppur solamente cromatico.

away. In virtue of this, the most important personalit y within the tribes was the shaman, who could perform a series of propitiatory rites that allowed him to communicate with the kingdom of the dead and with a world populated with beings from the afterlife regulating the merciless passing of time, but also with those frozen touches, slightly stronger than others which, f lying over the nocturnal breeze brightened up by the dawn on sidereal days, paint these green lands with warm colours. It is the phenomenon known, in Finland, as ruska, which occurs each year under the eyes of astonished tourists and frowning shamans. The ruska seems to come with the precise aim of giving these inhospitable lands and these welcoming people a short and f leeting moment of warmth, although only with colours.

è quel fenomeno per cui, nelle foreste finlandesi, le foglie cambiano colore e, dal verde estivo, assumono tantissime tonalità calde (dal giallo, al

rosso, al marrone). L’enorme estensione delle foreste in Finlandia porta ad effetti estetici incantevoli, soprattutto per gli amanti della natura e dei paesaggi. Questo fenomeno è particolarmente evidente in Lapponia, dove si manifesta con maggiore intensità dal 10 al 20 settembre di ogni anno. n

rUska parola intraducibile letteralmente in italiano

nel 1996, un’area di 9.600 chilometri quadrati chiamata Laponia, Regione di Laponia o Area Lappone, e situata nella parte svedese della

Lapponia, venne inserita fra i Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. Il 95% di questo territorio è protetto come parco nazionale o riserva naturale. n

9.600 chilometri di Patrimonio UNESCO

Che cosa accomuna la cantante norvegese Mari boine, lo scrittore Lars Levi Læstadius e la bellissima attrice Renée Zellweger? Le loro

origini: tutti loro, infatti, appartengono all’antico popolo sami. n

sami moderni... e famosila lapponIa è InseRITa fRaI paTRImonI dell’umanITà

lapland is inserted between World heritage site

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8�

samiland

Le lingue sami appartengono al gruppo linguistico ugro-finnico della famiglia uralica, diffusa nell’Europa settentrionale e nell’Asia nordorientale,

la cui letteratura era una volta esclusivamente orale, sebbene oggi molte poesie e canti (celebre lo joik) siano tradotti e pubblicati, soprattutto nelle tre lingue principali (il sami settentrionale, il sami di Inari e il sami skolt). Le diverse varietà di lingua

scritta (una decina) si sono sviluppate a partire dal XvII secolo.Sebbene la popolazione sami non sia costituita in uno Stato

indipendente, al fine di rafforzare l’identità nazionale e di preservarne gli aspetti culturali e tradizionali possiede un proprio organo rappresentativo – il parlamento sami

– una propria capitale denominata Karasjok ed anche una bandiera. n

La Lapponia – Sápmi in lingua originale – è la regione geografico-culturale abitata dalla popolazione sami. Si trova nell’Europa del nord, distribuita nelle regioni settentrionali di norvegia, Svezia,

Finlandia e della penisola di Kola, in Russia. n

Uno stato tra gli statiI sami o, impropriamente, lapponi (sámit o sápmelaš,

in lingua autoctona) sono una popolazione indigena di circa settantacinquemila persone, stanziata nella

parte settentrionale della Fennoscandia, in un’area da loro stessi chiamata Sápmi, che si estende dalla penisola di Kola fino alla norvegia centrale, includendo anche le regioni più settentrionali della Finlandia e della Svezia, in Lapponia. Questo popolo vanta una specifica storia, una lingua, una cultura, attività professionali, modo di vivere e identità del tutto peculiari. Il Sápmi è diviso dalle frontiere di quattro Stati: norvegia (qui abitano 40.000 sami), Svezia (20.000), Finlandia (7.000) e Russia (2.000). n

lingUa e simboli nazionali

Approfondire la conoscenza di questi luoghi meravigliosi, magari per poi visitarli di persona, è possibile con pochi click. Link utili risultano i siti web di tour operator, enti del turismo e riviste specializzate: www.kailas.it, www.visitnorway.com, www.visitfinland.com, www.viaggi24.ilsole24ore.com (nella sezione “Destinazioni, Europa, Finlandia” cliccare alla voce “Lapponia”). buon viaggio! n

info

Le diverse varietà di lingua scritta (circa 10) si sono sviluppate a

partire dal XVII secolo.

i sami

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8� novembre/dicembre �0�0

SápmiThe beauty and the peculiarity of a nation with no borders

also symbolizes an extremely rich culture, which took shape also through its people’s uncommonly deep sense

of identity, which is one of the reasons why Lapland was acknowledged as a UnESCo World Heritage site. n

short facts about Finnish Lapland

Lapland – Sápmi in the original language – is the geographical and cultural area inhabited by the Sami people. It is situated in northern Europe, and it spreads

across the northern regions of norway, Sweden, Finland and of the Kola peninsula, in Russia. n

a nation Among the Nations

In 1996, a 9,600 km2 wide area known as Lapland, Lappland or Lapland Region, situated on the Swedish side of Lapland, was added to the list of the UnESCo World Heritage sites.

ninety-five percent of this land is protected, as it is defined as national park or nature reserve. n

a 9,600 km2 wide UNESCOWorld Heritage Site

The Sami, also inappropriately called Lapps (sámit or sápmelaš, in the auochthonous language) are an indigenous population consisting of approximately

seventy-five thousand people, inhabiting the northern region of Fennoscandia, in an area they call Sápmi, stretching from the Kola peninsula up to central norway, including the northernmost areas of Finland and Sweden, in the Lapland region. The Sami have their own specific history, their own language, specific professions and an absolutely peculiar culture, lifestyle and identity. The Sápmi area is parted by the borders of four states: norway (where 40,000 Sami live), Sweden (20,000), Finland (7,000) and Russia (2,000). n

the sami

The Sami languages belong to the Finn-Ugric language group of the Uralic family, spoken across northern Europe and north-eastern Asia, where literature was once handed

on exclusively orally, although, today, many poems and forms of song (such as the well-known yoik) have been translated and published, most of them in the three main languages (northern Sami, Inar Sami and Skolt Sami). The several different types of written languages (about ten of them exist) have developed starting from the 17th century. Even though the Sami people do not form an independent state, in order to strengthen their national identity, and to preserve their cultural and traditional aspects, they have their own representative body – the Sami parliament – as well as their own capital city named Karasjok and a national flag. n

langUage And National Symbols

The ruska – word that cannot be literally translated into English – is a phenomenon occurring in the Finnish forests as the summer-green leaves change colour and

take on many different warm shades (yellow, red and brown). Finland’s extremely large forests offer bewitching aesthetic effects, most of all to the eyes of those who love nature and landscapes. This phenomenon is particularly visible in Lapland, where it becomes more intense each year, between the 10th and the 20th of September. n

rUska

What do the norwegian singer Mari boine, writer Lars Levi Læstadius and the beautiful actress Renée Zellweger share? Their origins: indeed, they all

descend from the ancient Sami people. n

modern… and Famous Sami

You can learn more about these wonderful places – to maybe see them in person one day – with a few clicks of the mouse. The web sites of the following tour operators, tourism bureaus and specialized magazines are useful links: www.kailas.it, www.visitnorway.com, www.visitfinland.com, www.viaggi24.ilsole24ore.com – inside the section “Destinazioni, Europa, Finlandia” (“Destinations, Europe, Finland”) click on “Lapponia” (“Lapland”). Enjoy! n

links

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86 novembre/dicembre �0�0

le storie di

volte, dietro una campagna di comunicazione, possono celarsi storie umane di dolo-re, ma anche di solidarietà,

di lotta e giustizia. Dietro un progetto commerciale, capita che emergano esigenze vitali. E allora non dovrebbe nemmeno porsi la questione di come procedere. L’esistenza delle persone vale più del denaro. In teoria. In prati-ca, ancora troppo spesso i diritti di po-poli della Terra – specie dei più remoti, ininfluenti dal punto di vista politico e quasi inesistenti agli occhi del mondo – sono calpestati nel silenzio. È fon-damentale, in questi casi, contrastare questo silenzio complice: raccontan-do, parlando, comunicando, in ogni modo e quanto più è possibile, al fine di porre alta l’attenzione sul problema

e costringere autorità, soggetti pro-tagonisti ed opinione pubblica a una presa di posizione chiara.È quanto fa Survival International, as-sociazione fondata nel 1969 per aiuta-re i popoli indigeni di tutto il mondo a proteggere le loro vite, le loro terre e i loro fondamentali diritti umani. Oggi vi raccontiamo la storia dei Dongria Kondh, l’ultimo lieto fine registrato sul campo.È una contemporanea parabola del mito di Davide e Golia: la piccola tribù di ottomila individui che riesce a scon-figgere il gigante minerario, una delle più grandi compagnie del mondo.L’antefatto si svolge sul luogo sacro di questo popolo: la loro montagna, sul-le colline di Niyamgiri, nello Stato di Odisha (ex-Orissa) in India. Qui, un terreno fertile, ricco di foreste e di gia-cimenti di bauxite, il colosso industria-le britannico Vedanta Resources ave-va in progetto di aprire un’imponente miniera a cielo aperto, sventrando l’area e – di fatto – distruggendola e sot-traendola agli abitanti: per questo, ave-va già ottenuto il via libera agli scavi da parte della Corte Suprema indiana. Ma i Dongria, insieme ad altri popoli locali appartenenti alla famiglia dei Kondh, hanno saputo attuare una campagna di resistenza strenua per difendere le loro terre contro i progetti minerari.Si tratta di una delle tribù più isolate del continente indiano, vivono in pic-coli villaggi disseminati sui fianchi di queste colline, in un luogo di partico-lare bellezza ricoperto di dense fore-ste, habitat naturalistico di una fauna

A

Dongria Kondh,il popolo della minieraSulle terre ancestrali, diritti umani calpestati per lo sfrutta-mento della bauxite. Lieto fine per la battaglia indiana, che ha reclutato militanti in tutto il mondo

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assai varia che comprende anche ele-fanti, leopardi e tigri. Sui pendii di Ni-yamgiri, i Dongria Kondh coltivano le messi, raccolgono frutti spontanei e selezionano fiori e foglie destinati alla vendita. Da migliaia di anni. Un esem-pio autentico e vitale di sostenibilità ambientale, dove l’uomo ha svilup-pato una religione e comportamenti capaci di contribuire ad alimentare l’ecosistema e a proteggerne gli ani-mali e i vegetali, anziché operarne lo sfruttamento. I Dongria si sono dati, infatti, il nome di Jharnia, che nella lingua locale significa protettori dei torrenti, perché proprio a loro spetta il compito speciale di difendere la mon-tagna sacra – detta Niyam Dongar – e i fiumi che sgorga-no dalle sue dense foreste. La miniera a cielo aperto della Vedanta era desti-nata a devastare l’interno ambiente: le foreste, i fiumi che scorrono in questo territorio, ma anche l’identità e la cul-tura stessa dei Dongria Kondh, che da questo luogo ancora dipendono – ed esso, come si è visto, da loro.Non rassegnati a cessare di esistere come popolo, quindi, questi ottomila indiani hanno saputo richiamare l’at-tenzione del mondo intorno alla loro battaglia. La lotta ha opposto la loro piccola tribù contro lo smisurato po-tere di una compagnia da otto miliar-di di dollari e il suo fondatore – Anil Agarwal, indiano, proprietario di mag-gioranza – la cui personale ricchezza è stimata in sei miliardi di dollari.

I Dongria hanno organizzato nume-rose proteste: e, in un’atmosfera di crescente violenza e indimidazione, due dei loro leader – Lodu e Sena Sikaka – sono stati sequestrati e pic-chiati. Grazie a questa resistenza, tut-tavia, negli ultimi anni il progetto minerario ha subito attacchi senza precedenti, divenendo uno dei più controversi in India e nel mondo: i governi nor-vegese e britannico, la Chiesa d’In-ghilterra, organizzazioni come Survi-val International e persino il gigante assicurativo Aviva hanno criticato la compagnia e la sua pessima condotta etica. In particolare, Survival è stata per anni in testa alla campagna mon-diale contro la miniera: ha reclutato celebrità come Claudio Santama-ria in Italia e Bianca Jagger e Joanna Lumley all’estero, per difendere la causa delle tribù; i suoi sostenitori hanno scritto oltre diecimila lette-re di protesta al governo indiano, e più di seicentomila persone hanno visto il film-denuncia di Survival

è una conTempoRanea paRabola del mITo dI davIde e golIa: la pIccola TRIbù dI oTTomIla IndIvIduI che RIesce a sconfIggeRe Il gIganTe mIneRaRIo, una delle pIù gRandI compagnIe del mondo.

La condizione di questo popolo è arrivata an-che all’attenzione del regista James Cameron, e i Dongria Kondh sono diventati famosi come la vera tribù di Avatar.

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“Mine – Storia di una montagna sa-cra” (http://www.survival.it/film/mine); la condizione di questo popo-lo è arrivata anche all’attenzione del regista James Cameron, e i Dongria Kondh sono diventati famosi come la vera tribù di Avatar.Ora, l’epilogo a lieto fine. Nella secon-da metà dell’agosto 2010, una com-missione d’inchiesta nominata dal

Ministro indiano all’Ambiente Jairam Ramesh ha raccomandato il blocco della miniera, sostenendo che la Ve-danta Resources ha agito illegalmente e nel “totale sprezzo della legge”. L’espo-nente del governo, pertanto, ha com-piuto un atto atteso e dovuto, seppure dalla valenza politica eccezionale: ha bocciato la controversa miniera di bauxite che la compagnia progettava di scavare sulla montagna sacra della tribù. Incredibilmente, il coraggio e la tenacia dei Dongria Kondh hanno avuto la meglio, grazie al crescente so-stegno che hanno saputo richiamare e trovare nel mondo. E, oggi, all’agen-zia di comunicazione Finsbury PR – responsabile per le relazioni esterne della Vedanta, e incaricata di contra-stare sul piano della comunicazione la campagna mondiale contro i progetti minerari a Odisha, dunque a un certo punto l’unico soggetto rimasto a so-stenere la correttezza dell’intervento – l’associazione Survival International ha assegnato il suo premio per la “Peg-giore campagna di comunicazione dell’anno”. A dimostrare che il peso delle parole, talvolta, vale una vita.

l’assocIazIone suRvIval InTeRnaTIonal ha assegnaTo Il suo pRemIo peR la “peggIoRe campagna dI comunIcazIone dell’anno”. a dImosTRaRe che Il peso delle paRole, TalvolTa, vale una vITa.

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The Flaming Cliffs, on the tracks of the dinosaurs

Palaeontology, armed soldiers, wild nature: call it Mongolia

Mongolia, the old empire of Genghis Khan, where the sands of the Gobi desert unveil Cretaceous

REPORTAGE testi ivano fermi - foto christian patrick ricci

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Flaming cliffs,sulle tracce

dei dinosauri Fu l’impero degli imperi di Gengis Khan:

qui le sabbie del Gobi raccontano il cretaceo

Paleontologia, armate di soldati, natura selvaggia: chiamatela Mongolia

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flamming cliffs“esploreremo Il deserto del gobI, e faremo la conoscenza deI grandI testImonI del tempo che fu”.“We will explore the gobi desert, and meet the great witnesses of the past”.

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flamming cliffs“esploreremo Il deserto del gobI, e faremo la conoscenza deI grandI testImonI del tempo che fu”.

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Mongolia è il più grande Stato del mondo che non ha accesso al mare. Situato in Asia, confi-na a nord con la Russia e a sud

con la Cina. Ulan Bator, oltre ad esserne la ca-pitale, è anche la città più grande della nazione. Lì, difatti, risiede circa il 38% della popolazio-ne. Ma, nonostante questo sia un Paese immen-so, con oltre un milione e mezzo di chilometri quadrati, presenta la più bassa densità di abi-tanti al mondo, con una popolazione di circa 2,9 milioni di persone, la più parte appunto condensata nella capitale.Ciò che affascina maggiormente della Mongolia, che oggi è una repubblica parlamentare, è la sua controversa storia, che racconta di vari governi ed imperi nomadi suc-cedutisi nei secoli. Il più famoso, indubitabilmente, è quello che nel 1206 fu fondato da Gengis Khan.

LAMongolia is the largest landlocked state of the world. Situated in Asia, it is bordered by Russia to the north and by China to the south. Ulan Bator, besides being its capital, is also the largest city of the country. In fact, it is home to 38% of the Mongolian population. However, despite Mongolia being an immense country with an area of over 1,500,000 km2, its population is one of the smallest in the world: approximately 2.9 million people, of which the majority is concentrated in the capital.The most fascinating aspect of Mongolia is that,

today, it is a parliamentary republic, and its controversial history is made of a series of governments and nomadic empires following one after the other throughout the centuries. Undoubtedly, the empire that became the most well-known is the one founded by Genghis Khan in 1206. Temujin, this was his name at birth, unified the Mongolian possessions

s T R aT I d I s e d I m e n Ta z I o n e e f o R ma z I o n I fa n g o s e : d e p o s I Ta R I d I u n a s To R I a . sediment layers and mud formations: repositories of history.

Tra teschi lunghi quanto un’automobi-le e femori larghi come un tronco d’al-bero, qualcuno si è divertito a costruire curiose statue d’osso.

Among skulls as long as a car and thi-gh-bones as long as the trunk of a tree, someone had fun and built interesting bone statues.

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s T R aT I d I s e d I m e n Ta z I o n e e f o R ma z I o n I fa n g o s e : d e p o s I Ta R I d I u n a s To R I a .

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flamming cliffsQuesTI ammassI RoccIosI fuRono baTTezzaTI flamIng clIffs,dIRup I InfuocaTI, dal paleonTologo ameRIcano Roy chapman andReWs.These rocky masses where named flaming cliffs by american palaeontologist Roy chapman andrews.

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flamming cliffsQuesTI ammassI RoccIosI fuRono baTTezzaTI flamIng clIffs,dIRup I InfuocaTI, dal paleonTologo ameRIcano Roy chapman andReWs.

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Temujin, questo il nome di nascita, unificò i territori mongoli e creò l’impero più vasto del-la storia. Sotto i successori toccò i confini della Polonia e della Corea, e si estese dalla Siberia fino al Golfo di Oman e Vietnam. Un regno che coprì quasi trentatré milioni di chilome-tri quadrati, ovvero il 22% delle terre emerse: quasi un quarto del pianeta, insomma.Le prime tracce di insediamenti umani in Mongolia si fanno risalire al Paleolitico, gra-zie al ritrovamento di pitture rupestri nelle province Hovd e Bayanhongor. Nel Dornod, invece, fu scoperto un interessantissimo inse-diamento agricolo dell’era neolitica. Le recenti ricerche archeologiche hanno rinvenuto, nella Mongolia occidentale, accampamenti di agri-coltori e pescatori.

and founded the largest empire in history. Under the rule of his successors, it reached the borders with Poland and a Korea, and it stretched from Siberia to the Gulf of Oman and Vietnam: a kingdom that included almost thirt y-three million square kilometres, equalling 22% of Earth total landmass, in short, almost one quarter of the planet.The first signs of human settlement in Mongolia could be dated back to the Palaeolithic thanks to the finding of cave paintings in the provinces of Khovd and Bayankhongor, whereas, in the Dornod province, an extremely interesting Neolithic farming settlement was found. Recent archaeological research has brought to the uncovering of encampments of farmers and fishermen in western Mongolia.

la caccIa aI dInosauRI In mongolIa non può che paRTIRe dal museo dI sToRIa naTuRale nella capITale ulaan baaTaR.

Who wants to go hunting for dinosaurs in mongolia should start from the museum of natural history in the capital city ulaanbaatar.

Un teschio è stato riportato alla luce, con perizia e delicatezza, liberandolo dagli accumuli detritici che lo avevano imprigionato nel corso di milioni di anni.

A skull was meticulously and cautiously brought back to light, and liberated from the detrital deposits, which had it caged like a prisoner for millions of years.

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Ma c’è di più. Oltre al glorioso passato, ricco di popoli misteriosi e affascinanti leggende, la Mongolia può vantare anche un ecosistema ed una ricchezza di ambienti naturali di tutto rispetto. Basti pensare alle cosiddette Monta-gne Infuocate che si trovano presso Bayanzag, una regione del deserto del Gobi: furono ap-punto battezzate Flaming Cliffs, per via dello spiccato color arancio, dal paleontologo ame-ricano Roy Chapman Andrews, che le esplorò nel 1920. Egli, naturalmente, non era lì per le montagne, ma per condurre l’importante ri-cerca che lo avrebbe reso famoso, consegnan-dolo alla storia come l’uomo che scoprì il Velo-ciraptor. A dirla tutta, Chapman Andrews era in Mongolia a indagare sulle origini dell’uo-mo: ma trovò qualcos’altro.

Besides this, and besides its glorious past abounding with mysterious people and fascinating myths, Mongolia is home to an extremely precious ecosystem and a valuable diverse range of nature environments. We would like to mention, for example, the so called Flaming Mountains, in the Bayazang region, situated within the Gobi desert: they were named Flaming Cliffs, due to their intense orange colour, by American palaeontologist Roy Chapman Andrews, who explored them in 1920. He, of course, was not there to see the mountains, but to lead the important research which was about to make him famous and handed him over to history as the man who discovered the Velociraptor. To tell all the truth, Chapman Andrews was in Mongolia to investigate on the origins of humanity, but he found something else.

Douglas Preston dell’American Museum of natural History scrisse di Chapman Andrews: “Andrews è presumibilmente la persona reale che ha ispirato il

personaggio cinematografico di Indiana Jones. Andrews è stato un abile maestro della scena. Ha creato un’immagine e l’ha tradotta in realtà in modo impeccabile: non c’era una crepa nella sua armatura. Roy Chapman Andrews: famoso esploratore, cacciatore di dinosauri, modello di virtù anglo-sassone, tiratore scelto, combattente di briganti mongoli, l’uomo che ha creato la metafora ‘Mongolia esterna’ per indicare ogni luogo estremamente remoto”. n

il vero indiana Jones

Roy Chapman Andrews Harrison Ford

pRobabIlmenTe è sTaTo Roy chapman andReWs ad IspIRaRe Il peRsonaggIo cInemaTogRafIco dI IndIana Jones.

probably, Roy chapman andrews was the person who inspired the film character known as Indiana Jones.

bruno Marcolongo, primo ri-cercatore all’Istituto di Ricerca per la Protezione Ideogeolo-gica del Consiglio nazionale delle Ricerche – Sezione di Padova.

Bruno Marcolongo, research leader at the “Hydrogeological Protection Research Institute of the National Research Council” in Padua.

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Per la nostra spedizione congiunta Cnr-Mas abbiamo usato un pulmino Uaz: si tratta di mezzi ancora oggi in funzione, facenti parte della dotazione del governo e dell’esercito mongolo.

For our expedition, promoted by the National Research Council and the Mongolian Academy of Sciences, we used a Uaz van: vehicle that is still used by the Mongolian government and army.

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Nel corso degli anni Venti, difatti, proprio qui riportò alla luce un tesoro nascosto: ossa di di-nosauro. Durante quattro spedizioni nel deser-to del Gobi, compiute tra il 1922 e il 1925, rac-colse molti fossili di dinosauri che, fino a quel momento, erano completamente sconosciuti: Protoceratops, Pinacosaurus, Saurornithoides, Oviraptor e quello che, decenni dopo, sarebbe stato reso famoso dal libro – e dal film che ne seguì – dal titolo “Jurassik Park”: il Velociraptor. Avvenne il 13 luglio 1923, in particolare: per la prima volta nella storia furono rinvenute uova di dinosauro nella zona delle Flaming Cliffs.Il sito scoperto da Chapman Andrews era così ricco che, ancora oggi, camminando sul terre-no cedevole del Gobi si incontrano superfici che sembrano rocce dalle forme stondate, o tronchi d’albero essiccati dal sole al punto da essere pietrificati, e bianchi, come di sale. Da una duna vicina però sbuca una zanna, da una roccia un artiglio, da un monticello di terra – sul quale crescono coraggiosi arbusti – si intra-

During the 1920s, in fact, he brought to light a hidden treasure, right in this region: dinosaur bones. During four expeditions in the Gobi desert, made between 1922 and 1925, he gathered several fossils belonging to dinosaur species that, until then, were totally unknown: Protoceratops, Pinacosaurus, Saurornithoides, Oviraptor and the one that, decades later, was made famous by the book – and by the film based on it – “Jurassik Park”, the Velociraptor. The discovery was made on 13 July 1923. In particular, for the first time in history, dinosaur eggs were found in the Flaming Cliffs region.The site discovered by Chapman Andrews was so rich that, walking on the soft sands of the Gobi desert today, surfaces resembling rounded rocks can still be found, along with logs dried by the sun to the extent that they look petrified and white, as if they were made of salt. But from a close dune appears a fang, and from a rock, a claw; from a pile of dirt – on top of which fearless bushes grow – a skull as big as a car comes out. Therefore,

sessanTaseTTe gIoRnI nel gobI. una spedIzIone congIunTa del cnR – consIglIo nazIonale delle RIceRche – e mas, mongolIan academy of scIence.

sixty-seven days in the gobi desert. a joined expedition of the nrc – national Research council – and the mas, mongolian academy of science.

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it is evident that those are neither rocks nor trees, but what is left of a journey that brought the dinosaurs to us, ninety million years later. And it is for these reasons, among many others,

that Mongolia is a spellbinding, fascinating land: at first, it was the empire of the dinosaurs, and then it became the empire of Genghis Kahn. Here, imagination, myth and reality seem to be tied to each other to the extent, that daring to make a distinction becomes very hard, and probably pointless. What is left to do, then, is enjoy these aspects as a whole, without expecting to be able to separate and section concepts, and dive into the mystery around the

Velociraptor, of the flaming red Cliffs and of the echo of the battles of the ancient nomads, which still rebound incessantly off the impressive Great Wall of China.

vede un teschio grande quanto un’automobile. Allora è chiaro che quelle non sono rocce, né alberi. Ma superstiti di un viaggio che li ha condotti sino a noi, attraverso novanta milio-ni di anni. Ed è per questi motivi, oltre a molti altri, che la Mongolia è una terra che incanta e affascina: perché fu impero dei dinosauri, prima, e di Gengis Kahn, poi. Per-ché fantasia, leggenda e realtà qui sembrano connesse così stretta-mente, da rendere assai difficile, e forse inutile, l’azzardo di una di-stinzione. Ciò che rimane da fare, allora, è godere dell’insieme, senza pretendere di separare e porziona-re concetti, lasciandosi invadere dal mistero dei Velociraptor, del rossore fiam-meggiante delle Cliffs e dell’eco delle battaglie degli antichi nomadi, che ancora rimbalzano, senza sosta, sull’imponente muraglia cinese.

expeditionsessanTaseTTe gIoRnI nel gobI. una spedIzIone congIunTa del cnR – consIglIo nazIonale delle RIceRche – e mas, mongolIan academy of scIence.

“Poi vennero le quiete sabbie del Gobi; le dune si susseguivano come onde rivelando corti orizzonti color ocra, e in quell’aria vellutata si poteva udire solo il respiro pesante e accelerato dei cammelli, il fruscio dei loro larghi piedi”. (nabokov).

“Then, the quiet sands of the Gobi desert came; the dunes followed one another like waves, revealing short ochreous hori-zons and, in that velvety air, only the fast panting of the camels and the rustle of their wide feet could be heard” (Vladimir Vladimirovič Nabokov).

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Il Velociraptor – il nome significa “uccello rapace veloce” o “predatore veloce” – fu un dinosauro vissuto nel Cretaceo, circa novanta milioni di anni

fa. Pare che fosse un animale veloce e intelligente. La sua scoperta avvenne nel 1924, in Mongolia, ed ebbe notevole rilievo poiché, fino ad allora, si pensava che i dinosauri fossero animali lenti e tardi. La trilogia cinematografica “Jurassic Park” di Steven Spielberg, e prima il romanzo di Michael Crichton, hanno contribuito in anni recenti notevolmente a rendere popolari questi dinosauri. n

il VELOCIRAPTOR

IL DESERTo DEL GobI è famoso sia per essere stato parte del grande impero mongolo sia per la presenza di città importanti situate lungo la Via della Seta. Il suo ambiente è conseguenza dell’ombra pluviometrica gettata sulla regione dalla catena dell’Himalaya, che impedisce alle piogge di raggiungere queste zone. Dal punto di vista topografico è il quinto deserto del mondo per estensione.

Il Cretacico o Cretaceo corrisponde al terzo e ultimo periodo dell’era mesozoica. Iniziò circa 145,5 milioni di anni fa, e terminò circa 65,5 milioni di anni fa. Per la durata di circa ottanta milioni di anni è il più

lungo periodo dell’eone fanerozoico, ed è anche più lungo dell’intera era del Cenozoico, che include il periodo in cui viviamo attualmente. viene comunemente suddiviso in due epoche, il Cretacico inferiore e il Cretacico superiore. è preceduto dal Giurassico. n

il periodo Cretacico

nel Gobi sono state rinvenute numerose specie di dinosauri prima sconosciute per la scienza, che hanno contribuito a gettare nuova luce

sulla storia dei rettili e dei mammiferi vissuti durante il Mesozoico. vanno ricordati in particolare il Protoceratops, dinosauro cornuto primitivo, il Syrmosaurus, dinosauro corazzato, il Tarbosaurus, l’Hadrosaurus dal becco d’anatra, l’Embolotherium – con il naso a forma di periscopio, che gli permetteva di respirare anche mentre aveva il corpo sott’acqua – e il Mononykus – un uccello incapace di volare, con artigli al posto delle ali – oltre a moltissimi altri. n

animali di ieri...

Durante il periodo delle prime, pionieristiche esplorazioni del Gobi, la notizia che fece davvero il giro del mondo, colpendo sensibilmente la fantasia popolare, fu la scoperta di diverse

uova di dinosauro. Queste, in qualche caso, erano raggruppate in nidi e, in alcune, fu anche possibile rinvenire i resti di un embrione. n

È nato prima l’uovo...

Mon

GoLI

A InbREvE

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Per conoscere la Mongolia, o per iniziare a programmare un bel viaggio, è bene consultare qualche sito informativo: ad esempio www.mongoliaviaggio.it, www.motortravel.it/mongolia-tour.php, www.mongoliadventure.com; un altro link molto utile è l’official Tourism Website of Mongolia, www.mongoliatourism.gov.mn (in inglese).n

info

L’aspetto più singolare del deserto del Gobi è dato dalla fortissima escursione termica stagionale,

compresa tra i +40°C in estate e i –40°C in inverno. Proprio a causa di questo clima, gli abitanti nomadi sono davvero rari. In compenso qui alberga una fauna decisamente interessante: gazzelle, asini selvatici, cammelli della bactriana, il cavallo di Przewalski – che è l’antenato di tutti i cavalli – e poi aquile, stambecchi, e l’unica specie di orso al mondo che viva in un deserto. n

animali di oggi...

gobi

THE GobI DESERT The fascinating Gobi desert covers the endless lands of Mongolia, and crosses the frontiers of history and literature. The Gobi desert is famous both for having been part of the great Mongolian empire, and for the presence of important cities situated along the Silk Road. Its environment originates from the rain shadow stopping the rain from falling on the region of the Himalaya Range. From a topographical point of view, it is the fifth largest desert in the world.

The velociraptor – its name means “fast bird of prey” or “fast predator” – is a dinosaur, that lived in the Cretaceous period, approximately ninety million years ago. Apparently, it was a

fast and intelligent animal. When it was discovered in Mongolia, in 1924, the news represented a turning point in research as, until then, dinosaur were seen as slow and unintelligent animals. The “Jurassic Park” film trilogy directed by Steven Spielberg and, before that, Michael Crichton’s novel, significantly contributed to the recent popularization of this dinosaur species. n

the velociraptor

The Cretaceous coincides with the third and last stage of the Mesozoic Era. It began about 145.5 million years ago, and ended approximately 65.5

million years ago. It lasted about eighty million years, which make it the longest period of Phanerozoic eon, as well as the longest in the entire Cenozoic era, the period we live in today. It is commonly subdivided in two epochs, the Lower and the Upper Cretacious. It was preceded by the Jurassic era. n

the cretaceoUs Period

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In the Gobi desert, numerous dinosaur species were discovered, which were unknown to science, and which contributed to cast new light on the history of reptiles and mammals, which lived

during the Mesozoic era. Worth of mentioning are, in particular, the Protoceratops, primitive horned dinosaur, the Syrmosaurus, armoured dinosaur, the Tarbosaurus, the Hadrosaurus, the “duck-bill” dinosaur, the Embolotherium – with a “periscope-shaped” nose, which enabled it to breath also when its head was underwater – and the Mononykus – a non flying bird with claws instead of wings – among many others. n

yesterday’s Animals...

The most unusual aspect of the Gobi desert is its seasonal temperature range, comprised between +40°C in summer and –40°C in winter. because of this climate, its nomadic

inhabitants are rare. on the other hand, the desert is home to a definitely interesting fauna: gazelles, wild donkeys, bactrian camels, Przewalski’s horses – the ancestor of all horses – and eagles, alpine ibex, and the only bear species in the world living in the desert. n

…and today’s Animals

During the first period of pioneering explorations of the Gobi desert, the news that spread around the world, considerably impressing popular imagination, concerned the discovery of

several dinosaur eggs. In some cases, they were gathered in nests and, inside a few of them, even the remains of some embryos were found. n

the egg came first...

To get to know Mongolia, or to start planning a nice trip, we recommend a few web sites containing information about this country. Among them: www.mongoliaviaggio.it, www.motortravel.it/mongolia-tour.php, www.mongoliadventure.com; one further very helpful link is the official Tourism Website of Mongolia, at this address www.mongoliatourism.gov.mn (in English)..n

links

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MostraViaggio nella foresta amazzonica Roma, Padova, Bologna e Palermo sono le tappe della mostra in-terattiva dal titolo “Il senso della biodiversità – Viaggio nella fore-sta amazzonica”. Dal 6 novembre al 26 dicembre 2010, le sale del Museo Civico di zoologia di Roma ospiteranno l’esposizione ideata a conclusione dell’Anno Internazionale della Biodiversità. Si tratta di un percorso sensoriale-cognitivo molto coinvolgente per i visitatori che, muniti di una sorta di passaporto, viaggeran-no attraverso il cuore della foresta amazzonica. Sperimentando in prima persona le ricchezze della natura e delle popolazioni indigene che abitano queste terre, sarà possibile comprenderne il delicato equilibrio e la necessità di preservarne la biodiversità, intesa non solo come valore naturalistico ma anche come risorsa per la sopravvivenza delle culture locali. Info: Museo Civico di zoologia, via Ulisse Aldrovandi 18 – Roma, tel. +39 06 0608; aperto da martedì a domenica ore 9-19.

SCIENCEalla cura di Elena Simoni

Medicinascoperte contro la depressioneÈ stato sperimentato un nuovo campo di applicazione della ke-tamina. Oltre alle sue proprietà allucinogene, e al suo uso come anestetico veterinario, gli scienziati della Yale University, guida-ti da Ronald Duman, hanno scoperto che la molecola è in gra-do di agire a livello della corteccia prefrontale formando nuo-ve sinapsi fra neuroni e innescando un meccanismo di azione contro la depressione. Al momento, lo studio è stato eseguito su cavie da laboratorio, per le quali è stata riscontrata una rispo-sta positiva nel 70% dei casi. Un ulteriore vantaggio nell’utiliz-zo di questa sostanza è che l’effetto antidepressivo si manifesta nel giro di poche ore, anziché in settimane come accade con le normali cure farmacologiche, rendendola un’efficace alternati-va alle terapie tradizionali.

aMbienteParchi eolici galleggianti Grande successo per il prototipo di pala eolica galleggiante in-stallata al largo delle coste norvegesi. Fino ad ora, uno dei grandi limiti dei parchi eolici marini era la necessità di ancorare i pilo-ni ai fondali, limitando l’installazione in acque poco profonde e sottocosta, con conseguente forte impatto paesaggistico. L’azienda petrolifera Statoli e il governo scozzese hanno espres-so l’intenzione di investire risorse per la creazione di tre parchi eolici galleggianti, utilizzando i nuovi modelli di piloni altri complessivamente 165 metri, con pale di 82 metri di diametro e turbine della potenza unitaria di 2,3 MW. Le parti emerse dei tralicci fluttueranno sull’acqua in modo da poter sopportare i venti e le forti correnti marine, mentre l’intera struttura sarà ancorata al fondo mediante cavi d’acciaio, che possono arrivare fino a 600-700 metri di profondità.

botanicanotizie dalle piante di un secolo fai Secondo una nuova ricerca degli ecologi dell’University of East Anglia (UEA), dell’Università del Kent, dell’Università del Sussex e dei Royal Botanic Gardens, le piante conservate negli antichi erbari possono fornire molte indicazioni sulle ri-sposte da parte dei vegetali ai cambiamen-ti climatici in corso. Le annotazioni delle date di raccolta di settantasette campioni di Ophrys sphegodes, risalenti ad un periodo compreso tra il 1848 e il 1958, hanno per-messo agli studiosi di ottenere infatti una stima delle temperature di fioritura degli esemplari in esame. Grazie al confronto con le date di fioritura della medesima or-chidea nella Castle Hill National Nature Reserve dell’East Sussex, relative al perio-do 1975-2006, è stato possibile constatare che la stessa avviene in tempi sempre più anticipati. In particolare, le orchidee fiori-scono con sei giorni di anticipo per ogni grado centigrado di aumento della tem-peratura primaverile.

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PaleontologiaDinosauri di ritornoBalaur bondoc (“dragone tozzo”, in un-gherese): così è stato battezzato lo sche-letro quasi completo di dinosauro tero-pode europeo. Si tratta di un esemplare rinvenuto in Romania da un gruppo di paleontologi dell’Università di Bucarest. L’animale, vissuto circa sessanta milioni di anni fa e parente del Velociraptor, fu un abi-le predatore, munito di artigli per afferrare e sventrare le prede; lungo circa due metri, ebbe dimensioni maggiori rispetto agli altri che popolavano l’arcipelago di isole presenti nell’Europa nel Tardo Cretaceo. La scoperta del nuovo rettile suggerisce che possano essersi verificati contatti e scambi tra esemplari europei e fauna del-l’Asia e del Nord America.

Fisica - Inquinamento in acqua, una soluzioneIn presenza di incidenti ed eventi catastrofici com’è stato lo sversa-mento di greggio avvenuto nel Golfo del Messico la scorsa primave-ra, tempestività ed efficacia negli interventi sono fondamentali per contenere i danni all’ambiente. Igor Mezic, ingegnere meccanico alla UC Santa Barbara USA, insieme alla sua équipe ha sviluppato un modello fisico capace di prevedere l’espansione in acqua di fluidi contaminanti. Attraverso la combinazione delle dinamiche di mo-vimento delle acque oceaniche superficiali, la meccanica dei fluidi e la meteorologia, è possibile ottenere accurate previsioni fino a tre giorni, e con un margine di errore di sole due miglia, fornendo un aiuto più che valido alle persone impegnate nella bonifica delle ac-que inquinate. Il modello elaborato potrà inoltre essere applicato anche ad altri tipi di agenti contaminanti, ad esempio in presenza di ceneri originate da esplosioni vulcaniche che si diffondono attraver-so mezzi liquidi o gassosi.

a cura del dott. luigi la rosa

Allergia all’aspirina ed agli antidolorificiL’aspirina (acido acetilsalicilico), ed in genere i farmaci della categoria dei Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei), possono provocare nei soggetti allergici due tipi di sintomatologia: orticaria, angioedema (gon-fiore, soprattutto di labbra, palpebre, lingua, genitali), edema della glottide (difficoltà a deglutire e respirare e voce rauca), raramente shock anafilattico (calo della pressione con sintomi tipo disturbi della vista, perdita di conoscenza); oppure manifestazioni come asma (tosse, fischio, oppressione toracica) e rinite. Le reazioni del primo gruppo sono più frequenti, mentre quelle respiratorie del secondo gruppo si manifestano per lo più in pazienti già asmatici, spesso affetti anche da poliposi nasale. Si stima che più del 20% degli adulti con asma, e in particolare quelli con polipi nasali o sinusite cronica, siano sensibili ai Fans; in tali soggetti, questi farmaci possono provocare una crisi asmatica o aggravare un’asma preesistente. Sono in genere casi più gravi rispetto ai prece-denti, e controindicano in maniera assoluta l’uso di tutti i Fans, ad eccezione di alcuni che devono essere co-munque testati dall’allergologo. Se è presente asma, il paziente deve essere trattato in modo continuativo con farmaci antiasmatici e, quando si è ottenuto un buon controllo della sintomatologia, si può procedere con gli accertamenti diagnostici. Trattandosi per lo più di reazioni pseudoallergiche, i test cutanei non permettono la diagnosi definitiva; l’unica prova conclusiva è il test di tolleranza a farmaci somministrati a dosi crescenti. Se il paziente ha manifestato disturbi respiratori, viene eseguito contestualmente un attento monitoraggio dei valori di funzionalità respiratoria (spirometria). Questo test può essere eseguito in regime ambulatoriale o di day hospital, a seconda dei casi, ed ha l’obiettivo finale di fornire al paziente un farmaco alternativo a quello, o a quelli, responsabile di reazione allergica, da poter assumere al bisogno.

ALLErgOLOgIA

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