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SPECIAL COLLECTION#PianetaSardegnaViaggio nel Geoparco più bello del mondoLA MINIERA D'ORO
DEL FUTURO >ALESSANDRO BALDASSERINI> Quello cheleggerete di seguitoè un (anzi: il) viaggio nel “Geoparco più bello del mondo”, il primo ad essere riconosciuto dall’Unesco nel lontano 1998 prima ancora che nascesse il Global Geoparks Network. E' il resoconto dei cinque giorni – da martedì 18 a sabato 22 ottobre, in occasione della “Settimana del Pianeta Terra” – trascorsi in Sardegna: forse il reportage più completo ed approfondito dedicato ad una terra e ad una realtà straordinarie ma purtroppo spesso misconosciute e che abbiamo deciso di raccontare alla sempre più vasta platea dei nostri lettori. Perchè Geoparchi Online ha scelto proprio la Sardegna? Semplice: perchè, come potrete constatare ed apprezzare attraverso il mirabile fotoreportage della nostra valente Concetta Venuto, questo è davvero il Geoparco Unesco più bello ed affascinante del mondo. Un Geoparco che dalle ceneri di un’area mineraria dismessa vuol far sorgere una vera e propria “miniera d’oro” culturale, turistica e quindi economica. A Geoparchi Online il compito di divulgare un messaggio di speranza: proprio per avviare il cammino verso un nuovo ed appassionanteviaggio. Nel frattempo, Auguri di Buone Feste!
UN VIAGGIOMETAFISICO
>SACHA PAGANINI> Un viaggio in Sardegna è un'avventura metafisica,
un'escursione ai confini della realtà, oltre le “Colonned'Ercole” della relatività. Qui tutto è “assoluto”, la
Storia e la Natura. Un viaggio in Sardegna non è maibanale, acuisce i sensi, esalta la vista e l'olfatto, il tattoe l'udito, per non parlare poi del gusto, coccolato daisapori di un'antica tradizione che ti sorprende ogni
giorno. Dalla Sardegna si torna cambiati, più“consapevoli” delle proprie certezze (ed anche delleproprie carenze...) e comunque più propensi a non
accettare più le “mezze misure”. La Sardegna ha unasua “etica” che ti proponi, una volta tornato nel
proprio “mondo”, a rispettare e a far rispettare. Perchèl'anima di questa Isola ti avvolge, ti ammalia e te laporti dietro con te. Non si parte mai dalla Sardegna
senza provare l'intima convinzione di ritornarci: chi lofa è solo perché è un “fuggiasco” dalla vita. Una voltavia, lontano dai suoi orizzonti, il mal de Sardaigne ti
attanaglia e non ti lascia: e sai che sarebbe inutile,oltre che stupido, opporsi. E allora, non c'è niente dimeglio che lasciarsi andare, farsi rapire e cullarsi in
tale vertiginosa Bellezza. Perchè è questo che laSardegna vuole: donarti Bellezza per essere
ricambiata. E rispettata.
Geoparchionline 2 > SPECIAL COLLECTION
#PIANETASARDEGNAIL REPORTAGE
>Dai nostri inviati speciali ALESSANDRO BALDASSERINI e CONCETTA VENUTO <
1° PUNTATA: GENNALUAS
PRIMA TAPPA DEL“VIAGGIO NEL
GEOPARCO PIU’ BELLODEL MONDO”: IL MUSEO
DELLA CIVILTA’MINERARIA SORTO IN
UNA… DISCARICAGENNA LUAS – Lo sapevate che, circa
300 milioni di anni fa (periodoCarbonifero) la Sardegna si trovava
all’altezza dell’Equatore? Ed è probabileche alcuni dirigenti della Tirrenia
Navigazione pensino sia ancora laggiù,viste le peripezie vissute per sbarcare
sull’Isola: più che una tappa ditrasferimento, da Civitavecchia a
Cagliari, una vera e propriacircumnavigazione (13 ore!), roba da –
appunto – spedizione esotica…
“DAL LETAME NASCONO IFIORI”
(Fabrizio De Andrè)
Quando arrivo a Genna Luas, primotragitto di questo viaggio nel
“Geoparco più bello del mondo”, ilpensiero corre subito a Fabrizio DeAndrè che – non a caso – da questa
terra fu rapito (in senso metaforico e
non…) ed ammaliato. Eh sì, avevaproprio ragione Faber: dai diamanti nonnasce nulla, dal letame nascono i fiori.Eccoci dunque al Museo della CiviltàMineraria – gestito dall’Associazione
per il Parco Geominerario -, piccolo maimmenso gioiello culturale che contienei geosegreti della Sardegna. Una vera epropria “macchina del tempo” che tiproietta nella notte dei tempi e allaportata di tutti, dal colto all’inclita,
dallo studente di geologia al “turistaper caso”. Un (raro) esempio di come si
possa coniugare cultura eturismo, accademia e divulgazione. Ma,
al tempo stesso, il paradigmadell’attuale situazione in cui versa il
Geoparco Unesco: uno splendido fiorespuntato dal letame. O, in questo caso,
un Museo sorto in una discaricamineraria…
INIZIA IL VIAGGIO
La miniera di Genna Luas (ferro e zinco)fu una delle ultime ad essere aperta –
nei primi anni ’70 – e prontamenterichiusa, per essere riconvertita dall’ENI
a discarica. Non ha quindi vissutol’epopea secolare delle miniere sarde e
non ha pertanto il fascino di PortoFlavia, Nebida o Flumini Maggiore. Maha il vantaggio di trovarsi in un puntostrategico che collega l’interno allacosta. Una sorta di passante da cui
partire per ripercorrere a ritroso i binaridella storia. Il Museo, come dicevo,
sorge attiguo alla discaricasovrastante: vi si accede attraverso un
percorso che prevede – tra l’altro –un’area attrezzata per un piacevole
picnic e si snoda nel verde.
Al momento si possono fare solo visitesu prenotazione (per info rivolgersi a
APGS – Associazione per il ParcoGeominerario Sardegna, potete anche
consultare l’omonima pagina Facebook)e vi sono ancora da chiarire le annose
questioni burocratiche circa lacompetenza riguardo gli accessi traIGEA e Geoparco che ne zavorrano il
decollo. Ma, una volta riusciti adentrare, vi troverete immersi in
un’atmosfera a dir poco magica. Incompagnia del prof. Alberto Marini
– deus ex machina del progetto, nonchè
autorevole collaboratore di GeoparchiOnline – mi addentro
nella navicella spazio-temporale del“sapere”. Il Museo, al cui fianco
sormonta il castello minerario di PozzoMorra,
ospita un’attrezzata sala-convegni dovesi svolgono conferenze, seminari e
laboratori didattici, meta di scolareschee gruppi di escursionisti. Le pareti sono
corredate da pannelli informativi difacile
comprensione
e ospitaun’interessante collezione di mineralida cui attingere il percorso delle varie
ere geologiche. Vi è anche unasignificativa documentazione, arricchitada antiche e preziose carte minerarie,
in parte ancora da inventariare ecatalogare: e l’idea, in effetti, è quelladi giungere alla creazione di un vero e
proprio Archivio storico in cuiconcentrare tutto il carteggio e le
mappe concernenti il Geoparcominerario (un po’, tanto per capirci,
come quello realizzato a Niccioleta perquello delle Colline Metallifere). Ma perfarlo servono fondi. E qui cominciano le
dolenti noti… Perchè le (tristemente)note vicende del Parco frenano e
mettono a repentaglio lo sviluppo e lavalorizzazione del Museo, che rischia di
trasformarsi in una “Cattedrale neldeserto”. Tanto che ad oggi, sospira
Marini, “il Parco non ha ancoraprovveduto a liquidare la seconda
tranche del finanziamento a suo tempodeliberato, il che ci costringe a limitarel’attività e a non completare il Museonelle sue parti mancanti. Il che è unvero peccato, considerando le molte
richieste che ci giungono per visitarlo.Ma un Museo aperto a singhiozzo rischiadi finire nel dimenticatoio. E non si puòsopperire a tutto con la sola opera di
volontariato…”.
IL GIACIMENTO DELLAMEMORIA
Eccoci, dunque, al brusco ritorno allarealtà… Ma Marini non è certo il tipo
che demorde: “Il Geoparco è un vero eproprio giacimento culturale che può
trasformarsi in una miniera… d’oro per
l’economia della zona, con lo sviluppodel geoturismo come accade nel restod’Europa. Vi sono disseminate, lungo ilterritorio, molte realtà da valorizzare evi è il patrimonio delle Associazioni da
utilizzare. Ma serve unaprogrammazione di largo respiro, una
visione unitaria nel rispetto dellemolteplicità. Per questo è importante
che, messa fine alla gestionecommissariale, il Geoparco si doti
finalmente di un Comitato di Gestioneche progetti un piano di rilancio ecostituisca una rete che colleghi e
coordini le varie esperienze. Io ci credo,tutti noi dobbiamo crederci, acominciare dalle istituzioni: è
un’occasione che non vaassolutamente persa. Sarà un camminolungo, faticoso, ma sono convinto chearriveremo alla meta”. E allora, non
resta che mettersi inviaggio…
(1 – Continua)NELLA PROSSIMA PUNTATA:
ROSAS, UN DIADEMA DI EMOZIONI
Geoparchionline 3 > SPECIAL COLLECTION
ROSAS: LO SCRIGNODELLA MEMORIA
2° PUNTATANARCAO – A Rosas mantengono sempre le
promesse: se volete essere ben accolti,coccolati, coinvolti, è qui che dovete venireper un’escursione, una gita “fuori porta” o
anche un romantico week-end avvolti nellaquiete e nel relax più assoluto, lontani dal
trillo dei telefonini (che infatti in camera non“prendono”). Rosas è il dolce e riuscitoconnubio tra sogno e realtà, fiaba edavventura: è lo scrigno in cui vengono
custoditi i saperi e i “sapori” del Geoparco piùbello del mondo ma è, al tempo stesso, il
“gioiello” che il Parco indossa nelle occasionidi gala quando vuol fare bella figura. Rosas
ne è il “biglietto da visita”, larappresentazione di ciò che il Geoparco
minerario vuol e può essere e che solo inparte (al momento) è. E’ l’esempio di ciò chesi può realizzare in questa terra, se solo sicrede e si ha la passione in ciò che si fa. E,soprattutto, si ha la competenza per farlo.
IL FUTURO POSSIBILEQuando arrivo al Villaggio minerario di Rosas
(frazione di Narcao, tutte le infosu:http://www.ecomuseominiererosas.it)– seconda tappa del nostro reportage – circa200 bambini delle scuole elementari in visita
per la “Settimana del Pianeta Terra”scorribandano su e giù per l’ampio piazzale e
prendono d’assalto il trenino che li porteràlungo il percorso nel verde fino all’ingressodella Galleria Santa Barbara dove hanno
luogo le escursioni guidate.
Un fitto reticolo di cunicoli sotterranei dove,per oltre un secolo e mezzo, generazioni diminatori si inoltrarono immersi nell’oscuritàper garantire un futuro al sole per i propri
discendenti. Che oggi, sorridenti ed eccitatiper questa – per loro inusuale – avventura, sicalcano l’elmetto in testa e si avviano festantied incuriositi nelle viscere della terra a cacciadi fantastici tesori nascosti. Ed è qui che, con
il lavoro sapiente delle guide – a voltecoadiuvate da ex minatori – si coniuga il
passato con il futuro “possibile”, si tramandae si rigenera la storia che, diramandosi da
quei cunicoli, ha creato una nuovaopportunità di sviluppo e lavoro. Questa èRosas, e questa è – in principal modo – lascommessa vinta da Gianfranco Tunis, chedel Villaggio e dell’EcoMuseo ne è l’ideatore
e realizzatore.
Ex senatore, ex consigliere regionale ma,soprattutto, “storico” Sindaco di Narcao (ha
terminato il suo secondo mandato nelmaggio 2016, dopo averlo guidato a lungo acavallo tra gli anni ’70-80), Tunis è l’esempiodi quando la “Politica” (sì, quella con la “P”
maiuscola) si pone al servizio del “benecomune” e realizza progetti quando si ha
intenzione, convinzione e capacità direalizzarli.
RITORNO A “CASA”Non a caso, quando nel 2013 si svolse inSardegna il 5° Workshop dei Geoparchi
italiani, il Parco Geominerario scelse Rosascome sede. Fu in quell’occasione che scopriiquesta mirabile ed efficiente struttura. Ed è
qui che, ogni volta, mi sento di ritorno “acasa”: l’appartamento – ricavato dalle case
del villaggio minerario e mantenuto earredato secondo lo stile dell’epoca – con gliinterruttori a manopole e le romantiche lucisoffuse; il ruscello con il ponticello e l’area
picnic con il barbecue, dove fare grigliate dafavola all’aperto; e poi la vezzosa veranda
del bar
dove degustare il “mitico” Spritzdell’altrettanto mitico barman Luciano (che i
lettori di Geoparchi Online ormai benconoscono): tutto ciò rende “fatato” questo
luogo. Ma non ti sentiresti pienamente a tuoagio senza la cordialità e l’efficienza di AnnaRita, Annalisa, Pierluigi, Ivana, Lorella, Paolo
e tutto il resto dell’allegra ed appassionata“banda” che gestisce l’EcoMuseo. Qui anche
il turista di passaggio non è “cliente” magradito ospite, circonfuso di piccole e
gradevoli attenzioni. Sedersi al ristorantesignifica non solo ritrovare e ripercorrere gliantichi “sapori” di una cucina tradizionalevariegata e succulenta (vi raccomando glignocchetti alla campidanese e la favolosa
capra in umido) ma soprattutto accomodarsia tavola tra amici: e non di rado,
specialmente la sera dopocena, trascorri iltempo ad ascoltare le mirabolanti storie degli
ex minatori tra un via vai di “Mirto” e filu ‘eferru che guai a rifiutare… E quando, mesifa, il Corriere della Sera confuse il Villaggio
con il fatiscente “Albergo Rosas” (nonlontano da qui), teatro di una clamorosa
protesta da parte di un gruppo di migranti ivialloggiati, c’era da farsi venire il sangue agliocchi per tale abbaglio e per tale scempio
della (dis)informazione e GeoparchiOnline non esitò a difenderne il buon nome
e la meritata reputazione (vedihttps://heartonearthnews.wordpress.com/2015/10/14/elzeviro-rosas-quando-il-corriere-della-sera-confonde-cazzi-con-ramolazzi/). Ma questo appartiene, comedetto, al lato “romantico”: c’è poi l’aspetto
“didattico” che fa di questa struttura unautentico gioiello del turismo geoculturale.
Delle camere in stile d’epoca ho già parlato.Il Museo minerario e mineralogico (da pocoristrutturato grazie ai fondi del Geoparco),
con la Laveria interattiva e la sezione“antropologica”, è una chicca per studiosi eturisti, appassionati e neofiti. La visita nellaGalleria Santa Barbara un’esperienza unica
da vivere, dove a Natale il Bambin Gesùtrova la culla non in una mangiatoia ma nelcasco di minatore per un Presepe davvero
da favola.
DALLE CENERI DELPASSATO UNA
STRUTTURA MODERNATutto questo, val la pena ripeterlo, nelcontesto di una struttura moderna e
confortevole: dall’elegante Reception allaSala Multimediale, dal bar comodamentedotato di wi-fi e dove i cellulari riprendonomagicamente “vita” al Laboratorio didattico
interattivo. E se Genna Luas èun fiore spuntato in una “discarica”, Rosas èuna perla incastonata in un valle di grande
valore ambientale, inserita con armonia in uncontesto naturalistico che ha riconquistato gli
spazi prima ceduti allo sfruttamentominerario, dove – tra lecci e arbusti di
macchia mediterranea – si snodano sentieriideali per il trekking, le escursioni in
mountain bike o le passeggiate a cavallo.Insomma, dalle ceneri del passato è rinato il
Futuro: dove custodire la Memoria erilanciare l’opportunità di sviluppo e lavoro.Dove trascorrere una vacanza veramente
“intelligente” (a cominciare dai prezzi,guardare il listino please) e in beato relax. Odove portare il/la partner per un S. Valentinoveramente “speciale”: datemi retta, funziona
(2 – Continua)
NELLA PROSSIMA PUNTATA:NEBIDA, DALLA LAVERIA
LAMARMORA AL PAN DI ZUCCHEROI LUOGHI SIMBOLO DEL GEOPARCO
MINERARIO
MASULLAS: LA CONCADELL'ORO NERO
Il 23 ottobre a Masullas, in occasionedella “Settimana del Pianeta Terra”, è
stato inaugurato il “Parco dell’Ossidiana”di Conca ‘e Cannas, nuovo geosito di
rilevante interesse scientifico delGeoparco Minerario della Sardegna. Cheentra di diritto, come contenuto extra, nel
Reportage dedicato al “Geoparco piùbello del mondo”
di GIAN LUIGI PILLOLAOltre 100 partecipanti all’inaugurazione delgeosito di Conca ‘e Cannas (Masullas), congli interventi del Sindaco Mansueto Siuni e
del Direttore del Consorzio del ParcoGeominerario Storico e Ambientale della
Sardegna Francesco Usalla. Il Parcodell’Ossidiana di Conca ‘e Cannas è il piùgrande giacimento di ossidiana di tutto ilMediterraneo. Ossidiana, l’oro nero dei
neolitici e dei nuragici! Uno dei primi siti diestrazione di georisorse in
Sardegna. Veramente un bel sito, unico nelsuo genere, che finalmente può fregiarsi dellogo UNESCO del Geoparco della Sardegna
Unesco Global Geoparks Masullas èall’interno del Parco Naturale del Monte Arcie nel contempo ricade nell’Area 1 (il Monte
Arci) del Parco Geominerario Storico eAmbientale della Sardegna, riconosciutodall’Unesco come Geoparco. L’area del
Monte Arci interessa una superficie di circa270 Kmq: un’area di grande interesse
naturalistico, paesaggistico e antropico, riccadi fauna e flora locale. Un ecosistema
complesso che raccoglie gran parte dellastoria antica del territorio, conservando
ancora i segni delle diverse ere geologiche.È un luogo ideale per escursioni e itinerari
nella natura, offrendo scenari estremamentesuggestivi e la possibilità di visitare sitiarcheologici e monumenti naturali.
Geoparchionline 4 > SPECIAL COLLECTION
NEBIDA: NEI LUOGHI “SIMBOLO”DEL GEOPARCO UNESCO
3° PUNTATANEBIDA – Se c’è un luogo “simbolo”,
paradigmatico della sua realtà e delle suepotenzialità, del Geoparco Minerario dellaSardegna, questo non può essere altri cheNebida: qui, in questi pochi chilometri chearrivano fino a Masua e fiancheggiano unacosta d’indicibile e selvaggia bellezza, si
racchiude l’essenza stessa del Parco, di quelche oggi è e che potrebbe essere. Una realtàcontraddittoria, eppur viva, pulsante. Ricca diidee, fermenti, entusiasmo: che vanno soloconvogliati, organizzati e coordinati in un
sistema capace di progettare e programmarelo sviluppo (turistico e culturale) del territorio
e la valorizzazione dei suoi “gioielli”,paesaggistici, geologici e archeo-industriali.E Nebida li colleziona tutti, mostrandoli per
come (tuttora) sono e come potrebberodiventare: meta di escursionisti organizzati e“turisti per caso”, sempre in maggior numero,
attratti dalla maestosità del “Pan diZucchero”, attirati dalla struggente “magìa”
della Laveria Lamarmora ed incantati difronte all’ardimentosa opera ingegneristica di
Porto Flavia. Sempre più numerosi,dicevamo, i visitatori (25.000, da Pasqua a
settembre, solo a Porto Flavia), ma chepotrebbero raddoppiare, addirittura
quintuplicare, se il Geoparco – messa finealla gestione commissariale – cominciasse afunzionare a pieno regime, come avviene nel
resto d’Europa.
UNO SPETTACOLO UNICOAL MONDO
Se in Francia un milione di turisti visitanoogni anno il Parco minerario di Lens, quanti
ne potrebbero venire qui per ammirare lo
spettacolo – unico al mondo – della galleriadi Porto Flavia che si affaccia a strapiombo
sul limpido mare della Sardegna sud-occidentale di fronte all’imponente “Pan di
Zucchero”?
Purtroppo, la foto che vedete qui sopra è direpertorio: non ne abbiamo potute scattare
al’interno nel corso della nostra visita perchènei giorni feriali è… chiuso. Già, le visite –
dopo il mese di settembre – si possonoprogrammare solo per il fine settimana. Nonsolo: da circa un anno – ci dicono gli amici
dell’Associazione Verde Azzurro Pan diZucchero – si possono effettuare soltantodentro la galleria superiore. Quella inferiore(dove c’è lo sbocco sulla scogliera, e cioè il
“pezzo forte” dell’escursione) è chiusa alpubblico per colpa di una inferriata
pericolante che nessuno (leggi IGEA) sipremunisce di sistemare, quando basterebbeil lavoro di un paio d’ore di un buon fabbro.
Malgrado ciò, a fronte di una visita“dimezzata”, il biglietto d’ingresso si paga
intero… Come se al ristorante vi servisseromezze porzioni facendovi pagare il conto
pieno. Ecco le contraddizioni che frenano losviluppo di questo Parco, ma al tempo
stesso ecco delinearsi le potenzialità che ne
potrebbero garantire la crescita e ilsuccesso. Non esiste al mondo un’arditaopera ingegneristica (realizzata nel 1924)
come questa, proiettata in un contestonaturalistico di rara bellezza. E basterebbedavvero un minimo di organizzazione per
regalare ai turisti un’esperienza mozzafiato,come è negli intendimenti della dirigenza del
Geoparco e negli auspici delle varieassociazioni del luogo che si prodigano adorganizzare escursioni e visite guidate pur
fra mille difficoltà e ostacoli burocratici.
UNA FERVENTE ATTIVITA’
A Nebida, infatti, vi è una fervente attivitàgeoturistica: trekking, free-climbing e visiteguidate nei geositi minerari, organizzate davarie associazioni fra cui spicca la già citataVerde Azzurro Pan di Zucchero, una
Onlus guidata dal vulcanico ed appassionatoGiuseppe Fonnesu. Il quale, insieme ad ungruppo di amici, ha creato una cooperativamultiservizi – la “Santa Margherita”, di cui èPresidente il giovane e attivo Alessio Piras –
per poter accedere ai bandi regionali perfinanziare l’attività e garantire così un
puntuale servizio ai turisti. “Il solovolontariato non basta – dice Fonnesu – e ilcontributo del Parco Geominerario serve per
mettere in piedi qualche iniziativa. Con lacooperativa vogliamo offrire un ampio
ventaglio di offerte ai turisti per una piacevolevacanza, e il Geoparco Unesco può essere
fonte di sviluppo e creazione di posti dilavoro”. La “Santa Margherita”, che gestisce
anche un gradevole B&B (“La vieillemontaigne”, per info
www.cooperativasantamargherita.com),offre assistenza e supporto logistico e,
attraverso la “Social Tours” che rappresentail suo comparto turistico, organizza non solo
escursioni ma realizza anche percorsisentieristici e vie d’arrampicata per i
numerosi appassionati che frequentano lazona. “Adesso – spiega Fonnesu – abbiamochiesto al Comune il permesso di impiantarequi a Nebida un ticket-office per gli ingressi aPorto Flavia, che è una meta turistica moltoambita ma ancora poco sfruttata. Potremmo
convogliare centinaia di visitatori, che cichiedono di guidarli nella visita, ma abbiamoa che fare con la burocrazia che frena ogniiniziativa. La speranza, adesso, è che con ilnuovo corso che si profila per il Geoparco si
possa arrivare ad una miglioreorganizzazione per poter dare impulso al
geoturismo”.
LA LAVERIA “SIMBOLO”
Ma Nebida non è solo Porto Flavia. Anzi, ilvero sito “simbolo” del Geoparco Minerario è
la Laveria Lamarmora che ne incarna larealtà paradossale in cui finora è stato
costretto a convivere e da cui –fortunatamente – sembrerebbe doverne
uscire ora che il Ministero dell’Ambiente havarato il Decreto di riforma. Questo gioiello
architettonico a picco sul mare, altra preziosatestimonianza dell’epopea mineraria, stavarischiando di sparire, tra un crollo e l’altro,vittima del’incuria e della burocrazia che
impediva perfino al Parco Geominerario ealla Soprintendenza d’intervenire per
restaurarlo malgrado fossero stati stanziati650.000 euro per le prime e necessarie
opere di messa in sicurezza (la storia l’haben narrata a Geoparchi Online l’ex
Commissario del Geoparco Gian LuigiPillòla, NdR). Ora, dopo le grida d’allarme ele prese di posizione di vari comitati sorti per
la sua salvaguardia (la bandLoungedelica vi ha dedicato un bel video
dal sintomatico titolo “Fragile”, giratoall’interno della struttura pericolante, tra i piùcliccati su YouTube) sembra che finalmenteper la Laveria Lamarmora vi sia un futuro: ilnuovo Commissario del Geoparco, Gianni
Pilia, è intervenuto mettendo IGEA (lasocietà che ha avuto “in dote” dalla Regione isiti minerari dismessi) e Comune di Iglesias
di fronte alle proprie responsabilità e –facendosi forte delle sue prerogative di
coordinatore regionale del Piano Sulcis – haavviato l’iter per le operazioni di restauro
affidate alla Soprintendenza. Cosi chel’antica (1897) Laveria idrogravimetrica
possa tornare a rifulgere e a rappresentare –stavolta – il “simbolo” della (ri)nascita del
Parco Geominerario, che di questostraordinario esempio di archeologia
industriale vuol farne il suo testimonial.
IL “GIGANTE” DI…ZUCCHERO
Infine c’è “Lui”, Sua Maestà Pan di Zucchero,che si erge per 133 metri di fronte a Porto
Flavia, a due chilometri dinanzi la splendidae caratteristica spiaggia di Masua. Una
gigantesca “zolla” calcarea che addolcisce eammalia la vista di tutti coloro che
l’ammirano dalla costa o si avvicinano inbarca per un tuffo nel mare cristallino. Un
geosito d’inestimabile valore paesaggistico,che sembra fare da “guardia” a protezione
dei tesori archeo-minerari che rendonoquesto lembo di costa un suggestivo ed
affascinante unicum. Che vale davvero lapena scoprire e percorrere lungo i suoi
suggestivi sentieri.
(3 – Continua)NELLA PROSSIMA PUNTATA:
GURONEDDU, BENVENUTI SULLA…LUNA
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Geoparchionline 5 > SPECIAL COLLECTION
GURONEDDU: BENVENUTISULLA... LUNA
4° PUNTATAGURONEDDU – La realtà supera sempre la
fantasia, anche la più fervida: e sarebbeperfino impensabile immaginare un luogocosì, dove anche gli alberi si inchinano di
fronte a tanta maestosa ed irreale bellezza.
Siamo a Guroneddu: ma verrebbe da dire“benvenuti sulla Luna”. Lo scenario che si
para dinanzi agli occhi, dopo alcunichilometri di saliscendi lungo la costa
frastagliata che da Porto Paglia si distende asud verso Portoscuso, ti sorprende e ti lasciasenza fiato: ti ritrovi davvero immerso in unambiente “lunare”, dove dune pietrificate e
levigate dal vento “ondeggiano” sinuose e dacui ti aspetti da un momento all’altro vederspuntar da dietro una navicella spaziale…
Un geosito unico, un itinerario suggestivo edaffascinante, che ti proietta in una
dimensione onirica, surreale, dove le
emozioni si accavallano insieme ai colori diun paesaggio selvaggio e cangiante.
DA PORTO PAGLIA ALLALUNA
A dirla tutta, la quarta tappa del nostro“Viaggio nel Pianeta Sardegna” prevedeva
un’escursione a Porto Paglia, l’etereaspiaggia dove sorge l’antica tonnara e l’ex
villaggio dei pescatori ora ristrutturato e doveha casa e trascorre le sue vacanze (guarda
tu le coincidenze!) Cesare Bocci, il “MimìAugello” del Commissario Montalbano, che
della “Settimana del Pianeta Terra” è iltestimonial essendo lui – oltre che ottimo
attore – un appassionato geologo.
C’ero già statodue anni fa, in occasione della conferenza
stampa di presentazione degli eventi inSardegna dell’edizione 2014, e confesso chemi stuzzicava molto l’idea di fare un tuffo inquelle invitanti acque verde smeraldo pur se
in ottobre inoltrato. Il maltempo ha volutoaltrimenti, ma ha offerto l’occasione di vivere
un’esperienza indimenticabile. E così,affidandoci alla guida dell’amico Ninni Mocco
– esperto escursionista e profondoconoscitore del luogo – abbiamo lasciato laspiaggia e ci siamo inerpicati verso l’interno:
“Venite, vi porto sulla… Luna!”.
UN ITINERARIOSPETTACOLARE
Alla fine dell’improvvisata escursione nonsappiamo di preciso quanti chilometri
abbiamo fatto, ma so che ne è valsa la pena.Ninni, a dispetto dei suoi 72 anni, è un
camminatore eccelso: praticamente tutte lesettimane, con la sua associazione,
organizza trekking e scopre sempre nuovi esuggestivi percorsi. Lasciataci alle spalle
Porto Paglia e incamminandoci verso sud, indirezione della baia di Portoscuso, il tragittoè apparso un caleidoscopio multicolore, conle rocce ricoperte di variopinti licheni e ricchedi cromatismi che mutano dal grigio al verde,per passare poi al rosso fino alle tonalità piùchiare dei tufi e ignimbriti del ciclo vulcanicoOligo-Miocenico (come ci suggerisce il prof.Pillòla), in forte contrasto con il blu cobalto
del mare che si staglia al’orizzonte. Dall’altodella scogliera a strapiombo battuta dal
vento, lo sguardo si immerge nel profondo: adestra ecco ergersi in lontananza il Pan diZucchero, a sinistra s’intravedono i sinuosicontorni di Carloforte e l’Isola di S. Pietro. Ilmare increspato – questa è meta predilettadei surfisti – si distende a perdita d’occhio.La natura offre qui uno spettacolo superbo,immaginifico. Sembra quasi di essere in unset cinematografico: e infatti, non a caso, tra
queste asperità sono stati girati diversi film,tra cui alcuni spaghetti-western. Il terreno,
modellato dal vento, cambia di continuo: mamai ti aspetteresti, arrivati alla sommitàdell’altura di origine vulcanica, di trovarti
sulla… luna.
C’è dastropicciarsi gli occhi: e se uno credesse alla
teoria del complotto secondo cui gliamericani non vi sono mai sbarcati, sarebbestato sicuramente qui che avrebbero allestitola messinscena. Il terreno è grigio, spoglio,levigato. Ninni sorride: “Visto, che vi avevo
detto?”. Perdendo ogni cognizione, di tempoe di luogo, torniamo indietro increduli, un po’stanchi in verità, ma felici. Anche perchè ci
attende una squisita sorpresa: sulla collinettache domina Porto Paglia, dove Ninni e sua
moglie Sebastiana hanno stabilito il loro“buen retiro”, ecco una veranda da cui si
gode un panorama mozzafiato e –soprattutto – una tavola imbandita con i
sapori dell’Isola: salumi, formaggi, le“fregole” ai frutti di mare, il pesce alla brace e
il vino del Sulcis… Natura, cultura, ilpaesaggio minerario e i siti geologici, il
“sapere” e i sapori, i colori e il “calore”: tuttoquesto abbiamo incontrato, durante il nostro
viaggio. Ma è qui, è a Guroneddu, doveanche gli alberi si “inchinano”, che capiscidavvero perchè quello della Sardegna è
realmente il Geoparco “più bello del mondo”.E anche della Luna… Grazie Ninni
(4 – Continua)NELLA PROSSIMA PUNTATA:
CAGLIARI, NON SOLO GEOPARCO
Geoparchionline 6 > SPECIAL COLLECTION
NON SOLO GEOPARCO:CAGLIARI, GIACIMENTO
CULTURALE5° PUNTATA
CAGLIARI – Cortesia, Cultura, Cucina: sonole tre “C” che hanno fatto di Cagliari la
“Destinazione turistica d’eccellenza” italianadel 2016. E il nostro viaggio nel
Pianeta_Sardegna non poteva checoncludersi qui, nel capoluogo della Regione
che ha fatto del “buon vivere” il suo trattodistintivo. Non solo “Geoparco”, quindi: ma lacittà è un vero e proprio giacimento culturale
a cielo aperto, “porta d’ingresso” ai tesoridell’Isola e prezioso scrigno di beni artistici,archeologici e ambientali. E con uno strettolegame con il Geoparco minerario, grazie al
dipartimento di Scienze geologichedell’Università (che vanta il Museo diGeologia e Paleontologia “DomenicoLovisato” e il Museo di Mineralogia
“Leonardo de Prunner”), i cui corsi di laureasono tra i più qualificati e prestigiosi d’Italia e
punto di riferimento per gli accademici delsettore. L’ultima tappa del nostro reportage,
dunque, si snoda lungo i viali e i vicoli diquesta città aperta, solare, gioiosa e ricca di
fermenti ed iniziative culturali.
UNA CITTA’ VIVACagliari è “viva” e giovane, animata dai turisti
sbarcati dalle navi da crociera e dalla“movida” che prolifera negli innumerevoli
localini cool che dalla centrale Piazza Jennesi incuneano su su per le viuzze del centrostorico fino a Casteddu, dove “esplode” nel
tepore dell’aria salmastra e degli odori di unacucina ricca di sapori ed aromi. Ma Cagliari
non è soltanto mare e sole: è, soprattutto, unmuseo all’aria aperta, dove ogni angolo celauna piccola perla architettonica, dove ogni
piazzetta è un raffinato e civettuolo spicchio
di bellezza e armonia. Dal Regio Arsenale(oggi sede della Pinacoteca) al Teatro Lirico,
dal Museo d’Arte Siamese a quello delleCere, dalla Galleria d’Arte Moderna al MuseoArcheologico Nazionale, per non parlare poidell’Anfiteatro Romano e dell’Orto Botanico,
Cagliari rappresenta una vera e propria“Cittadella della Cultura” che contiene untesoro inestimabile e non ancora del tutto
conosciuto e valorizzato. La “densità”museale, in rapporto alla popolazione e
all’area metropolitana, è tra le più alte d’Italiae non basterebbe una settimana (figuriamociun giorno!) per ri(s)coprirla tutta. Perchè, poi,ci sono minuscoli ma luminosissimi “gioielli”
incastonati nei vicoli del Castello, l’anticoquartiere che dall’alto domina la baia fra le
due lagune (Santa Gilla e Molentargius, dovesvernano i fenicotteri rosa), da scoprire e
ammirare, come il piccolo e grazioso Museo“Contus de arrejolas”, situato al piano terra di
Palazzo Sanna Sulis (in via Lamarmora –vedete che un fil rouge con il Geoparco c’èsempre? – al civico 67, aperto il mercoledìdallle 17.30 alle 21 e il sabato mattina finoalle 13) dove la versatile artista Mercedes
Mariotti ha allestito una spettacolare e luminosa
raccolta di preziose ceramiched’incommensurabile bellezza e valoree dove ha trovato ospitalità la celebre
“Collezione di Bambole dal ‘700 agli anni ’50”
della mai troppo compianta Nella Cestetto(scomparsa a soli 44 anni) e che oggi rivivegrazie all’assiduo impegno di un’altra artistaed animatrice culturale cagliaritana, Maria
Antonella Fontana. Che, en passant, è anche la cortese
consorte del prof. Alberto Marini, prestigiosocollaboratore di Geoparchi Online.
A SPASSO TRA I GIGANTIEd è in un certo qual modo proprio lui, a ben
vedere, il trait d’union tra Cagliari, ilGeoparco minerario targato Unesco e il
nostro viaggio: appassionato geologo e tra ifondatori dell’Associazione per il Parco
Geominerario della Sardegna (ora presiedutada Mario Pilloni), Marini ha insegnato
all’Università di Cagliari – da cui provieneanche l’ex Commissario del Geoparco Gian
Luigi Pillòla, paleontologo di famainternazionale – e ora, in meritata pensione,occupa il tempo da una conferenza all’altra
come quella su Domenico Lovisato (il “padre”della geologia sarda a cui è stato intitolato il
Museo universitario) tenuta in occasionedella “Settimana del Pianeta Terra” a cui
abbiamo partecipato.
Con luiabbiamo iniziato questo tour alla scoperta delGeoparco partendo da Genna Luas (vederela prima puntata di Pianeta_Sardegna) e con
lui chiudiamo il cerchio qui a Cagliari, aspasso tra i misteriosi “Giganti di Mont’ePrama” che fanno bella mostra di sè nel
Museo Archeologico Nazionale di cui sonodiventati la principale attrazione. Quella dei
“Giganti guerrieri” è stata la più affascinantee straordinaria scoperta archeologica degli
ultimi 40 anni che riscrive la storia e le originidell’antico popolo sardo: e mentre ci
accompagna, Marini racconta ridendol’episodio di quando – poco prima del loro
fortuito ritrovamento ad opera di uncontadino, nel 1974 – lui stesso si era recato
in quella zona di Mont’e Prama (nellaSardegna centro-occidentale) per fare deirilievi geologici senza, ironia della sorte,
accorgersi di nulla…
Naturalmente, Cagliari è anche la spiaggiadel Poetto, le strutture ricettive di alto livello,
l’aperitivo sotto i portici di Viale Roma, loshopping (al primo posto tra le “attrattive”
indicate dai turisti stranieri), il crudo di pescee il tonno alla brace da Lillicu, il suggestivo eselvaggio paesaggio della “Sella del Diavolo”
e tanto altro ancora da raccontare. Mapreferiamo finire così, con il sorriso del suoaneddoto e la calorosa stretta di mano diAlberto al momento del congedo, questanostra escursione nel “Geoparco più bello
del mondo”: perchè questa è una terraancora tutta da scoprire, gustare, amare e –soprattutto – in cui non puoi fare a meno di
tornare. Perchè, come scrisse la nostrabrava Sasha O’ Rourke (in un suo celebre
reportage che i lettori di GeoparchiOnline ben conoscono), “Senza essermeneaccorta ho il naso appiccicato al freddo vetro
dell’oblò. Si appanna, ci allontaniamovelocemente. Adesso è rimasta solo unalinea confusa di luci sull’orizzonte. Sono
quasi triste. Potrei essere in partenza inveceche di ritorno a casa”. La stessa sensazioneche proviamo noi al momento di staccarci dal
molo…
(5 – Fine)
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