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8/10/2019 Don Antonio Venco - 10 Sogni Di Don Bosco
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DIECI SOGNI DI
DON BOSCO
A. cura di
Don Antonio Veneo> maestro dei NovizideirispettoriaSan Zeno
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S O M M A R I O
Introduzione.............................................................Pag-9
Parte I 5 SOGNI SPIRITUALI FORMATIVI . . 15
Primo sognoIl serpente ed il Rosario ......................................... 17
Secondo sognoIl fazzoletto prezioso e la virt della purit 25
Terzo sognoLa zattera ................................................................ 33
Quarto sogno
Il mistero di iniquit . . . . . . 55
Quinto sogno
La bella passeggiata in Paradiso . . . . 113 Parte II5 SOGNI MISSIONARI .............................................. 141
Primo sogno missionarioIl sogno che gli sguarci del futuro il velame: la
Patagonia .......................................................... 146
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8/10/2019 Don Antonio Venco - 10 Sogni Di Don Bosco
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Secondo sogno missionarioAttraverso lAmerica del Sud..................................Pag.151
Terzo sogno missionario
A volo dalloratorio alPAmerica . . . . 171 Quarto sogno
missionario
Asia - Africa - Australia . . . . . 184
Quinto sogno missionario
Linea Santiago - Centro Africa - Pechino . . 190 Conclusione
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INTR OD UZI ONU
Cari Novizi,
questi dieci sogni sono stati raccolti per voi, perch abbiate
sottomano, con facilit, un aiuto pedagico nella difficile arte
delleducazione dei giovani e una lettura spirituale che vi sia diincoraggiamento e di conforto.
Ma i sogni possono essere un aiuto o una lettura spirituale f
I sogni sono effetto di fantasia, non sono una realt:
contengono le stramberie pi impensabili.
S, vero! Ma i sogni di Don Bosco non sono da giudicarsi
alla stregua degli altri sogni che tutti noi sogniamo.
Dio parl a Don Bosco in sogno. In Don Bosco si avver la
profezia di Joele quando previde che negli ultimi tempi, dopo
che Ges avrebbe versato il suo Sangue, ci sarebbe stata una
pi larga effusione dxllo Spirito Santo sopra i Redenti per
render lieto il loro animo. J vostri figli sogneranno sogni, che
sono una enunciazione dei pensieri reconditi di Dio agli uomini:
somnia somniabunt v(Atti 2)17).
I sogni di Don Bosco sono in numero stragrande: i suoi
uditori ne raccolsero pi di 150. Alcuni sono profetici, altri
pedagogico-formativi.
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S O M M A R I O
Introduzione............................................................Pag.9
Parte I 5 SOGNI SPIRITUALI FORMATIVI . . 15
Primo sognoIl serpente ed il Rosario .......................................... 17
Secondo sognoIl fazzoletto prezioso e la virt della purit 25
Terzo sognoLa zattera ................................................................ 33
Quarto sogno
Il mistero di iniquit 55
Quinto sogno
La bella passeggiata in Paradiso . . . . 113 Parte II5 SOGNI MISSIONARI .............................................. 141
Primo sogno missionarioIl sogno che gli sguarci del futuro il velame: la
Patagonia .......................................................... 146
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Secondo sogno missionarioAttraverso lAmerica del Sud ..................................Pag.151Terzo sogno missionario
A volo dalloratorio all5America . . . . 171 Quarto sogno
missionario
Asia - Africa - Australia . . . . . 184
Quinto sogno missionario
Linea Santiago - Centro Africa - Pechino . . 190 Conclusione
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INTRODUZIONE
Cari Novizi,
questi dieci sogni sono stati raccolti per voi, perch abbiate
sottomano, con facilit, un aiuto pedagico nella difficile arte
delleducazione dei giovani e una lettura spirituale che vi sia di
incoraggiamento e di conforto.
Ma i sogni possono essere un aiuto o una lettura spirituale f
I sogni sono effetto di fantasia, non sono una realt:
contengono le stramberie pi impensabili.
S7 vero! Ma i sogni di Don Bosco non sono da giudicarsi
alla stregua degli altri sogni che tutti noi sogniamo.
Dio parl a Don Bosco in sogno. In Don Bosco si avver la
profezia di Joele quando previde che negli ultimi tempi, dopoche Ges avrebbe versato il suo Sangue, ci sarebbe stata una
pi larga effusione dello Spirito Santo sopra i Redenti per
render lieto il loro animo. J vostri figli sogneranno sogni, che
sono una enunciazione dei pensieri reconditi di Dio agli uomini:
somnia somniabunt^ (Atti 2)17).
I sogni di Don Bosco sono in numero stragrande: i suoi
uditori ne raccolsero pi di 150. Alcuni sono profetici, altri
pedagogico-formativi.
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Ci sono delle garanzie per dire che i sogni di Don Bosco sono
soprannaturalif Si, e molte!
1) Le condizioni di Don Bosco in sogno, U definisce lui stesso.
Di un sogno avuto nella notte fra il 67 e il 68 dice:Era
un sogno nel quale uno pu conoscere quello che fa, udire
quello che si dice, rispondere, se interrogato. Il che certo
non capita per i sogni semplicemente naturali.2) Aveva accanto di solito per guida e interprete un
personaggio : chi era mai ? A volte un giovane allievo (p. es.
Domenico Savio), oppure un Angelo o San Francesco di
Sales o altri. Le spiegazioni di costoro sono sempre precise,
altamente istruttive. Altra cosa questa che certo non capita
nei soliti sogni di noi mortali.
3) Don Bosco stesso temeva ehe fossero scherzi della fantasiaj
ma gli lasciavano nellanimo unimpressione cos durevole
che non riusciva toglierseli dalla mente. Prov a
raccontarne qualcuno che conteneva previsioni del futuro,
per vedere se si avveravano. Ma poi senti il bisogno di
aprirsi con il suo confessore Don Ca- fasso, il quale, dopo
matura riflessione, diede questa risposta al suo penitente:
Giacch quel che dite si avvera, potete star tranquillo e
continuare.
Don Bosco tuttavia procedette ancora con cautela. Farmolte esperienze. Prendeva a parte dei giovani
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visti sognando: diceva loro le cose tali e quali le aveva viste
in sogno; ed essi dovevano ammettere che le cose delVanima
loro stavano realmente cosi.
Alla fine, visto che si trattava di realt e non di fantasie di
mente esaltata, concluse :Io non potrei pi dubitare che
questa sia una Grazia straordinaria che il Signore concede a
tutti i figli dellOratorio. Io perci mi trovo in obbligo di
dirvi che il Signore vi fa sentire la sua voceye guai a coloroche vi resistono!
E come ci non fosse ancora sujficente, la sera del 30 aprile
del 68, in una Buona Notte cosi si esprimeva con i suoi
giovani:
Miei cari giovani! Ho fatto un sogno, ed ero deciso di
non farne parola a voi, sia perch dubitavo che fosse un
sogno come tutti gli altri, che si presentano alla fantasia nel
sonno, sia perch tutte le volte che ne ho raccontatoqualcuno, ci fu sempre qualche osservazione e qualche
reclamo. Ma un altro sogno mi obbliga a parlarvi del primo
.
Gli si era presentato quel solito personaggio in sogno e gli
aveva detto:Perch non parli?
Certo on Bosco non difett di prudenza ! Ma dovette
cedere davanti alla realt dei fatti. E in una confidenza
fatta a don Giulio Barberis nel 76 lasci capire ben chiaro
che i suoi sogni li considerava di provenienza
soprannaturale :
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Quando penso alla mia responsabilit per la posizione
in cui mi trovo, tremo tutto. Le cose che vedo accader e, sono
tali, che caricano sopra di me una responsabilit immensa.
Che rendiconto tremendo avr da rendere a Dio di tutte le
Grazie che ci fa per il buon andamento della nostra Pia
Societ! Si pu dire che Don Bosco vede tutto ed condotto
avanti per mano dalla Madonna... ad' ogni passo} in ogn
circostanza, ecco la Beata Vergine.4) Don Bosco i suoi sogni li raccontava con grandissimo spirito
di umilt, nientaltro che mirando al vantaggio spirituale
dei suoi piccoli ascoltatori. E gli effetti che ne derivavano
erano evidentissimi. Specialmente cresceva a pi ridopp
lorrore del peccato: quindi un confessarsi con maggior
compunzione, un moltiplicarsi di confessioni generali, una
frequenza di tutti alla santa comunione. Lira insomma, per
dirla con una frase usata da Don Bosco in simili occasioni,ula bancarotta del demonio
6) Nei sogni naturali non si suol verificare n ordine razionale
di rappresentazione, n concatenamento logico di pensiero?
ma si salta di palo in frasca, con improvvisi scatti di
bizzarrie e con repentini sbalzi nel ridicolo o nello
stravagante. Tutto Vopposto accade nei sogni di Don Bosco.
Essi sono rappresentazioni simboliche. Lintreccio vi
sempre ordinato e logico.
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Vi si ammira costantemente, nelle immagini vedute, un
succedersi che ha sempre la sua ragion dessere, e nelle
parole udite o lette, un significato preciso. Immagini e
parole formano un tuttuno che al lettore d limpressione di
sentir raccontare realt viste ad occhi aperti.
6) Noi sappiamo quanto sia difficile anche con una mente
sveglia e acutissima scandagliare lavvenire. Tanto piquindi nellincoscienza del sonno. Eppure i sogni di on
Bosco contengono non presagi vaghi e sibillini, ma
rivelazioni chiare e nette di eventi nascosti nelle profondit
del futuro. Lo spirito profetico abitava in on Bosco: era
lordinaria condizione della sua mente. Egli profetava
pregando, conversando, celiando: e quasi n lui pi
saccorgeva di profetare, n altri che egli profetasse. E
profetava anche so~ gnando. Quanti annunci di morte non
diede, perch avvertito in sogno!
E on Bosco colpiva sempre nel segno. Tra gli altri mille, ce
lo attesta anche il suo Segretario particolare, on Berto.
Eccone un esempio. In un sogno fatto il 30 aprile 1875, on
Bosco vide i giovani suoi a combattere con una forca a due
denti contro animali feroci e serpenti. Finito il racconto,
on Berto gli chiese: E io che parte vi facevo f . Si ebbe
una risposta cos precisa, e che svelava cos bene i pi
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intimi segreti del cuore, che il povero Segretario, pianse e
poi esclam: Se fosse venuto un Angelo dal cielo non
poteva colpire meglio nel segno.
(M.B. XI, p. 261)
7) on Bosco stesso confess candidamente il 17 febbraio 1861
ad alcuni suoi intimi che il mondo giudicherebbe favole le
cose che si dicono e si fanno in casa, se le conoscesse.
Queste cose per sono certamente singolari, soggiunse, ma
noi abbiamo per massima sempre, che, quando una cosa
volge al bene delle anime?egli certo che viene da Dio e non
dal demonio.
Per informazioni pi ampie sui sogni di on Bosco vedi in
DON BOSCO CON DIOu del Ceria, al capi tolo che tratta u
Sogni, visioni, e s t a s i N o i vi abbiamo attinto a larga mano.
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PARTE I
5 SOGNI SPIRITUALI FORMATIVI
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NOVIZIATO
^-Quadrio ik^C'dcH
SALESIANO
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PRIMO SOGNO
IL SERPENTE ED IL ROSARIO
Siamo nelVanno 1862, la sera del 20 agosto.
Il cuore dellapostolo dei giovani sempre alla ricerca d
nuovi mezzi di salvezza dellincauta giovent.
Gli adolescenti non hanno un carattere ancora formato: la
volont fiacca, la piet poca. Son troppo dissipati. E daltra
arte le passioni si svegliano. Che cosa fare perch superino lacrisi della crescenza?
1. Tener la mente loro, la fantasia lontana da cose delicate
che possono turbare e sconvolgere lanimo. La curiosit l
alletta. Trovano buona la carne del serpente; ne mangiano con
avidit. Don Bosco grida, d pugni, d schiaffi. Ma inutilmente
La forza della passione li travolge.
2.
C un mezzo che d loro la vittoria. La recita devotadellAve Maria e del Rosario. LAve Maria recitata con
attenzione, lasciandosi quasi affascinare dallonda divina che
emana da quelle espressioni angeliche che la compongono,
soffoca le fantasie malsane e spegne il ri
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chiamo dei sensi. Fede ci vuole, fede nellefficacia sopran-
aturale dellAve Maria recitata nei momenti pericolosi. Allora
l giovane, messo a contatto con una forza divina, si sente
ifatto. F pu battere, vincere, distruggere tutti i demon
dellinferno.3. Quale visione drammatica! Don Bosco, nonostante il suo
gridare? si vede allintorno il terreno disseminato di giovani
morti. La Confessione e la Comunione li fa rivivere; ma non
tutti ne approffittanofperch fanno cattive Confessioni : manca
il dolore e pi ancora il proposito di fuggire le occasioni. forte
chi fugge! Nella fuga la vittoria.
4. Una cosa molto importante, voi novizi dovete notare:
on Bosco mette in mezzo ai giovani i chierici (e con essi dovetevederci anche i giovani coadiutori). Si diano dattorno perch i
ragazzi non mangino carni avvelenate. Ma s! Alcuni degli
stessi chierici si mettono a mangiarne. F anchessi muoiono.
Diffidate sempre delle vostre forze. Lavorate sempre sotto
lobbedienza? mai di vostra iniziativa?specialmente in fatto di
castit. Siate sinceri in confessione e nei rendiconti a riguardo
dei pericoli per la vostra castit. Nessun timore di perdere la
fiducia dei Superiori. Tuttaltro! I Superiori stimano e amano igiovani salesiani che hanno apertura di cuore. La confidenza e
la piet sono due baluardi inespugnabili. Assieme con la castit
essi vi difenderanno la stessa Vocazione.
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Il Cuore materno di Maria vi custodisca casti e puri al
cospetto di Dio e degli uomini.
Abbiate il gusto dallAve Maria: forza per i deboli, conforto
per gli sfiduciati, balsamo nelle angustie. speranza per
lavvenire. certezza di vittoria.Il Pater Noster la preghiera di tutti gli uomini, creature
dellunico e medesimo Iddio.
LAve Maria invece la preghiera del Battezzato, che cerca
Ges e non lo vuole perdere mai. la preghiera del salesiano
che vuole rimanere fedele alla sua Vocazione !
Don Bosco ha eretto, per i secoli, il lavoro salesiano
trovando una base e un appoggio sicuro su quellAve Maria
detta con Bartolomeo Garelli l8 dicembre 1841, festadellimmacolata.
# # #
Parte prima - Efficacia dell ve Maria
Voglio contarvi un mio sogno fatto poche notti or sono.
(Deve essere la notte che precedeva la festa della Assunzione
di Maria SS.)
Sognai di trovarmi con tutti i giovani a Castelnnovo dAstia casa di mio fratello. Mentre tutti facevano ricreazione, viene
a me nno chio non sapeva chi fosse, e mi invita ad andare con
lui. Lo seguii e menommi in un prato attiguo al cortile e l mi
indic fra Perba nn serpentaccio lungo sette od otto metri e di
una gros
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sezza straordinaria. Inorridii a tal vista e voleva fuggirmene:
No, no, mi disse quel tale; non fugga; venga qui e veda.
E come, risposi, vuoi che io osi avvicinarmi a quella
bestiaccia? Non sai che capace di avventarmisi addosso e
divorarmi in un istante? Non abbia paura, non le recher alcun male; venga con
me.
Ah! Non son cos pazzo da andarmi a gettare in tal
pericolo.
Allora, continu quello sconosciuto, si fermi qui ! E
poi and a prendere una corda e con questa in mano ritorn
presso di me e disse:
Prenda questa corda per un capo e lo tenga ben strettofra le mani; io prender Paltro capo e andr alla parte opposta
e cos sospenderemo la corda sul serpente.
E poif
E poi gliela lascieremo cadere attraverso la schiena.
Ah! No per carit! Perch, guai se noi faremo questo. Il
serpe salter su indispettito e ci far a pezzi.
No, no; lasci fare a me.
L, l! Io non voglio prendermi questa soddisfazione
che pu costarmi la vita. E gi me ne voleva fuggire. Ma
quel tale insistette di nuovo, mi assicur che non avevo di che
temere, che il serpe non mi avrebbe
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fatto male alcuno e tanto disse die io rimasi e acconsentii a far
il suo volere. Egli intanto pass dallaltra parte del mostro, alz
la corda e poi con questa diede una sferzata sulla schiena delserpe. Il serpente fa un salto volgendo la testa indietro per
mordere ci che laveva percosso, ma invece di mordere la
corda, resta da essa allacciato come in cappio corsoio. Allora mi
grid quelluomo : Tenga stretto, tenga stretto e non lasci
sfuggire la corda:E corse ad un pero che era l vicino, e leg
a quello il capo di corda che aveva tra le mani: corse quindi da
me, mi tolse il mio capo di corda e and a legarlo allinferriata
di una finestra della casa. Frattanto il serpente si dimenava, si
dibatteva furiosamente e dava gi tali colpi in terra colla testa
e colle immani sue spire, che laceravaosi le sue carni e ne
faceva saltare i pezzi a grande distanza. Cos continu finche
ebbe vita; e morto che fu, pi non rimase di lui che il solo
scheletro spolpato.
Morto il serpente, quel medesimo uomo sleg la corda
dallalbero e dalla finestra, la trasse a s, la raccolse, ne form
come un gomitolo e poi mi disse: Stia attento neh! Cos
mise la corda in una cassetta che chiuse e poi dopo qualcheistante apr. I giovani erano accorsi attorno a me. Gettammo
locchio dentro alla cassetta e fummo tutti stupiti. Quella corda
si era disposta in modo che formava le parole AVE MARIA I
Ma come va! ho detto. Tu hai messa quella corda
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nella cassetta cos alla rinfusa ed ora cos ordinata. Ecco, disse colui5 il serpente figura il demonio, e la
corda PAYE MARIA o piuttosto il Eosario che unacontinuazione di AVE MARIA, colla quale e colle quali si
possono battere, vincere, distruggere tutti i demoni
delPinferno.
Fin qui, concluse D. Bosco, la prima parte del sogno. Ye
n? unaltra parte, la quale sar ancor pi curiosa ed
interessante per tutti. Ma Tor gi tarda e perci differiremo
a contarla domani a sera. Frattanto teniamo in considerazione
ci che disse quel mio amico riguardo alPAYE MARIA ed al
Rosario. Recitiamola divotamente ad ogni assalto di tentazioni,
sicuri di uscirne sempre vittoriosi. Buona notte!
Il domani 22 Agosto, lo pregammo pi volte a volerci
raccontare se non in pubblico, almeno in privato quella parte di
sogno che aveva taciuta, Non voleva accondiscendere. Dopo
per molte suppliche si pieg e disse che alla sera avrebbe
ancor parlato del sogno. Cos fece.
Parte seconda - Carni immonde del serpente
Dette le orazioni, incominci:Dietro molte vostre istanze
racconter la seconda parte del sogno. Se non
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tutta, almeno vi dir quel tanto che potr raccontarvi. Ma
prima debbo premettere una condizione, cio che nessuno
scriva o dica fuori di casa quello che io racconter. Parlatene
tra di voi, ridetene, fatene tutto quel che volete, ma fra di voi
soli.Mentre adunque io e quel personaggio parlavamo della
corda, del serpente e dei loro significati, mi volgo indietro e
vedo giovani che raccoglievano di quei pezzi di carne di
serpente e mangiavano.
Io allora gridai subito: Ma che cosa fate! Pazzi che
siete! Non sapete che quella carne velenosa e vi far molto
male!
No, no, mi rispondevano i giovani: tanto buona!Ma intanto, mangiato che avevano, cadevano in terra,
gonfiavano e restavano duri come pietra. Io non sapeva darmi
pace, perch non ostante quello spettacolo altri e altri giovani
continuavano a mangiare. Io gridava alluno, gridava allaltro;
dava schiaffi a questo, pugni a quello, cercando di impedire
che mangiassero: ma inutilmente. Qui uno cadeva, l un altro
si metteva a mangiare. Allora chiamai i chierici in aiuto e
dissi loro che si mettessero in mezzo ai giovani e si
adoperassero in ogni modo perch pi nessuno mangiasse di
quella carne. Il mio ordine non ottenne leffetto desiderato, che
anzi alcuni degli stessi chierici si misero a mangiare le carni
del serpe e caddero egualmente che gli altri.
Io era fuori di me stesso, allorch vidi tutto intorno
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a me un gran numero di giovani distesi per terra in quello
stato miserando.
Mi rivolsi allora a quello sconosciuto e gli dissi:
Ma che cosa vuol dire ci! Questi giovani conoscono che
quella carne reca loro la morte, tuttavia la vogliono mangiare!E perch?Egli rispose:
Sai bene: che ANIMALIS HOMO NON PERCIPIT E
A QLLE DEI SUNT.
Ma e ora non c pi rimedio per riaver di nuovo questi
giovani?
S che c!
Quale sarebbe?
Non vi altro che Pincudine ed il martello. Lincudine? il martello? e che cosa fare di tali cose?
Bisogna sottoporre i giovani alle azioni di questi
strumenti.
Come? Debbo forse io metterli su di un incudine e poi
batterli con un martello?
Allora laltro spiegando il suo pensiero, disse: Ecco; il
martello significa la confessione; Pincudine la
S. Oumunione: bisogna fare uso di questi due mezzi. Mi
misi allopera e trovai giovevolissimo questo rimedio, ma non
per tutti. Moltissimi ritornavano in vita e guarivano, ma per
alcuni il rimedio fa inutile. Questi sono coloro che non
facevano buone confessioni.(M. B. VII p. 238)
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SECONDO SOGNO
IL FAZZOLETTO PREZIOSO E LA
VIRT DELLA PURIT
Questo del fazzoletto il sogno che vi avverte dessere
pronti nella reazione in fatto di purezza. Lattendere fatale.
Ohi spegne il fuoco quando tutta la casa in fiamme?
Prima di tutto ritiratezza. Il fazzoletto bisogna tenerloriposto, custodito gelosamente. Spira il vento della tentazione9
Rivolgetevi subito a destra, cio al soccorso di Maria.
I giovani incauti che tengono spiegato il fazzoletto della
REGINA VIRTUTUM, al soffiar del vento, prima lene, e poi
sempre pi impetuoso fino a che comincia a tuonare con rovesci
di pioggia, di grandine e in fine di neve, vedono sotto i propri
occhi il loro fazzoletto crivellato e guasto, sicch pi nulla aveva
di bello.
Anche qui, come nel sogno precedente c un momento
drammatico. In quei giovani che avevano rovinato %l fazzoletto,
don Bosco riconobbe i suoi giovani. E li va interrogando:Che
cosa fai tu quif Sei tu il tale?
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Eh, s, risponde, son proprio io, qui; ma e anche il tale,
il tale e il taV altro. A questo spettacolo don Bosco resta
angustiato fino a rasentare la disperazione. Erano cos pochi
quelli rimasti illesi conservando intatta la bella virt! E ruppe
in pianto, oppresso dal dolore. Ma la Signora, lo conforta:Non ti affannare. Vieni e vedrai.
La Signora aveva accanto a s degli uomini. Certo erano dei
ministri di Dio. Uno di essi and davanti il balcone e grid:
Voltatevi a destra. Quasi tutti si voltarono. Diedero ascolto
alla voce facendo bene la loro Confessione. Ripararono il
fazzoletto. Ma il fazzoletto rappezzato, anche se senza buchi,
non aveva pi regolarit alcuna. Dio perdona. La natura no!
Sono sempre gravi le tracce che i peccati brutti lasciano dietrodi s. Disperazione f No ! La piet, le opere di carit?lo spirito
di sacrificio, Vumilt, Vaccettare qualsiasi prova fisica o morale
in espiazione dei propri peccati colmer le lacune. Il tempo, la
buona volont, la Grazia di Dio ripareranno i guasti.
Non rimane che da amare molto il Signore, perch molto
perdoni e risani anche la natura. Alla Maddalena molto fu
perdonato, perch molto ha amato. E Ges risorto appare a Lei
prima che agli apostoli e forse prima che a Sua Madre stessa.
Ges la chiama^ per nome:Maria!Ed essa in un impeto
di gioia grida:Maestro! E. cade in adorazione ai suoi piedi.
Denso che la
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natura in lei si fosse ristabilita del paii che la Grazia di Dio.
Ges generoso con chi lo serve generosamente.
Ma per quelli che non si ravvedono e non fanno penitenza,
c il pericolo della dannazione eterna.
# # #
La sera del 18 giugno 1861 don Bosco raccont la seguente
storiella, o specie di sogno, come la defin altra volta:
Era la notte dal 14 al 15 del mese. Quando fui coricato,appena preso un po di sopore, sento un gran colpo sulla
lettiera, come di uno che con un asse vi battesse sopra. Balzai
seduto sul letto: mi venne subito alla mente il fulmine: guardai
di qua e di l, ma nulla vidi. Perci persuaso di avere sognato e
che nulla vi fosse di reale, mi tornai a coricare.
Ma non appena ricominciava ad addormentarmi, ecco un
secondo colpo mi ferisce le orecchie e mi scuote. Allora mi rizzo
di nuovo sui cuscini, scendo dal letto, cerco, guardo sotto il
letto, sotto il tavolino e nei cantoni della camera, ma non vidi
niente. Allora mi rassegnai nelle mani del Signore; presi
Pacqua benedetta e mi coricai. Fu allora che la mia mente si
port di qua e di l e vidi quello che ora sono per narrare.
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Parvemi di essere sul pulpito della nostra chiesa in atto di
dar principio alla predica. I giovani erano tutti seduti ai loro
posti collo sguardo fsso in me, ed aspettavano attenti che io
parlassi. Io per non sapeva quale argomento dovessi trattare,
ed in qual maniera incominciare la predica. Per quantofaticassi colla memoria, la mia mente rimaneva sterile e
vuota. Stetti cos un po7 di tempo confuso ed angosciato, non
essendomi mai accaduto un simile imbroglio dopo tanti anni
che predico: ed ecco che in un istante veggo questa nostra
chiesa convertirsi in una gran valle. Cercava le mura della
chiesa e non le vedeva pi e non vedeva pi nessun giovane. Io
era fuori di me per la meraviglia e non sapeva persuadermi di
quel cambiamento di scena. Ma che cosa mai questo? dissi fra me: un momento
fa io ero in chiesa, in pulpito ed ora mi trovo in questa valle!
Sogno? Che faccio io? Mi risol- si allora di procedere per
quella valle. Camminai alquanto e mentre cercava
qualcheduno per esprimergli la mia meraviglia e chiedere
spiegazioni, vidi un bel palazzo con molti grandi balconi o
vasti terrazzi, come si vogliono chiamare, i quali formavano
un sol tutto mirabile. Innanzi al palazzo stendevasi unapiazza. In un angolo di questa, a destra, scopersi un gran
numero di giovani affollati, i quali stavano dintorno ad una
Signora, che distribuiva a ciascheduno un fazzoletto.
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Costoro preso il fazzoletto salivano poi e si disponevano
schierati un dopo laltro su quei lungo terazzo con balaustrata.
Io pure mi avvicinai a quella Signora e udii che, nellatto
di consegnare i fazzoletti, diceva a tutti i singoli giovani
queste parole: Non distenderlo mai quando tira vento: ma
se il vento ti sorprende, quando tu lavessi disteso, volgiti
subito a destra, non mai a sinistra.
Io osservava tutti quei giovani, ma in quel momento non
ne conobbi nessuno. Finita la distribuzione dei fazzoletti,
quando tutti furono sul terazzo, fecero un dopo laltro una
lunga fila e stavano l ritti senza dir parola. Io continuava ad
osservare e vidi un giovane che incominciava a trar fuori il
suo fazzoletto e lo spiegava e poi gli altri giovani a poco apoco, successivamente trar fuori il proprio e spiegarlo, finch
li vidi tener tutti il fazzoletto disteso. Esso era molto largo,
ricamato in oro con un lavoro di grandissimo pregio e vi si
leggevano queste parole anchesse in oro, che lo occupavano
tutto: REGINA YIRTUTUM.
Quandecco incominci da settentrione cio da sinistra, a
spirare lene un po daria, poi a farsi pi forte e finalmente a
levarsi il vento. Appena ebbe incominciato questo vento vidialcuni di quei giovani piegare subito il fazzoletto e
nasconderlo: altri voltarsi
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dal fianco destro. Ma ima parte stette immobile col fazzoletto
spiegato.
Dopoch questo vento erasi fatto gagliardo, incominci a
comparire e stendersi una nuvola che ben presto vel tutto il
cielo, quindi levarsi il turbine, scoppiare un gran temporale erombare spaventosamente il tuono: poi cadere la grandine,
dopo la pioggia, e finalmente la neve.
Intanto molti giovani stavano col fazzoletto disteso: e la
grandine vi batteva dentro trapassandolo da parte a parte; ed
anche la pioggia le cui gocciole pareva che avessero la punta;
come pure lo foravano i fiocchi di neve. In un momento tutti
quei fazzoletti furono guasti e crivellati, sicch pi nulla
avevano di bello.Questo fatto dest in me tale stupore, che non sapeva
quale spiegazione dargli. Il peggio si che avvicinatomi a quei
giovani che prima non avea conosciuti, adesso, avendo
guardato con maggior attenzione, li riconobbi tutti
distintamente. Erano i miei giovani delPOrato- rio. Fattomi
ancor pi dappresso andava interrogandoli:
Che cosa fai tu qui! Sei il tale? S che son qui! Veda! c7
anche il tale, il tale, il taP altro.Andai allora l dove era quella Signora che distribuiva i
fazzoletti. Quivi stavano alcuni altri uomini e domandai loro:
Che cosa vuol dire tutto questo?
Quella Signora voltasi a me rispose: Non hai visto
quello che vi era scritto in quei fazzoletti?
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S: REGINA VIRTUTUM.
Non sai perch?
S che lo so.
Ebbene; quei giovani esposero la virt della purit al
^ento delle tentazioni. Alcuni al primo accorgersene subito
fuggirono e sono quelli che nascosero il fazzoletto; altri
sorpresi e non avendo avuto tempo a nasconderlo si volsero a
destra e sono coloro che nel pericolo ricorrono al Signore,voltando le spalle al nemico. Altri poi stettero col fazzoletto
aperto alPimpe- to della tentazione che li fece cadere nei
peccati.
A questo spettacolo restai corrucciato ed era per
disperarmi vedendo quanto pochi erano quelli, che avevano
conservato la bella virt. Ruppi pertanto in un pianto doloroso
e quando potei calmarmi, chiesi: Ma, come va che i
fazzoletti rimasero forati, non solo dalla tempesta, ma anchedalla pioggia e dalla neve? Queste gocce, quei fiocchi di neve
non indicano forse i peccati piccoli, ossia veniali?
E non sai che in questo non datur parvitas
materiae,,? Tuttavia non affannarti; vieni a vedere!
Uno di quelli uomini si avanz davanti al balcone, fece
segno colla mano a quei giovani e grid:A destra!
Quasi tutti i giovani si volsero a destra, ma alcuni non si
mossero dal luogo e il loro fazzoletto, fin con essereinteramente lacero. Allora io vidi il
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fazzoletto di quelli i quali si erano voltati a destra divenir
molto stretto, tutto rappezzato e cucito, in modo per che non
si scorgeva pi nessun buco. Erano tuttavia in cos cattivo
stato che facevano piet. Non avevano pi regolarit alcuna.
Gli uni vedeansi lunghi tre palmi, altri due, altri uno.
Quella Signora intanto soggiungeva: Ecco quelli che
ebbero la disgrazia di perdere la bella virt, ma ci rimediarono
colla confessione. Gli altri poi che non si mossero, sono quelli
che continuano nel peccato e forse, forse, andranno alla
perdizione.
In fine poi mi disse: Nemini dicito, sed tantum
admone,,.(M. B. VI p. 972)
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TERZO SOGNO
LA ZATTERA
Cari novizi, eccovi ora il cosi detto SOGNO DELLA
ZATTERA.
Sempre cos ottimista, qui, don Bosco lo direste pessimista.
Tutto il mondo unalluvione. E lo realmente. Unica arca di
salvezza la Chiesa. Tutti sono travolti dalla marea montante
della malvagit, che ricopre la faccia della terra.
La Congregazione salesiana una gran nave, che laMadonna manda in soccorso dei giovani di tutto il mondo. Maria
la stella del mare che scampa dai pericoli della navigazione e
guida a porto sicuro e tranquillo. Don Bosco prende il comando
di questa singolare nave, senza sponde. Solo chi obbedisce a
comandi del capitano non precipita nelle acque naufragando
miseramente. La navigazione su duna nave senza sponde
sempre pericolosa. Daltra parte non c altro scampo. Sponda di
salvezza Vobbedienza: unica sponda dei naviganti nel maredella vita. Bisogna quindi avere cervello a posto e volont retta.
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Se nei sogni precedenti abbiamo visto qualche scena
drammatica, qui tutto un dramma. Ma, per fortuna, a lieto fine
per i predestinati.
Proprio come un dramma, il sogno possiamo dividerlo in
Atti.
Primo atto - La guarigione
Davanti rincalzar delle onde, i giovani fuggono. Trovano
salvezza in un mulino. Ma le acque limacciose e putride
aumentano sempre pi. I giovani salgono su di piano in piano nemulino. Ma le acque non cessano di crescere. persa ogn
speranza umana. Solo Dio li pu salvare, se si affidano alle
braccia della cara Madre Maria. In mezzo allo spavento
universale tutto il mulino sta per essere ingoiato dall7alluvione,
quando compare una zattera. la salvezza. Attraverso un lungo
e stretto tronco dalbero vengono traghettati. W il legno della
Croce che salva. Ma per passare c bisogno di aiuto. on Bosco
vi mette preti e chierici, che dopo poco, stanchi, cadono d
sfinimento. Prova lo stesso don Bosco: pure lui si sente sUnito. I
lavoro apostolico costa sacrifici enormi.
Per un quarto di giovani vogliono fare di loro testa,
capricciosamente, senza aspettare Vaiuto dei chierici e dei preti.
Tentano altre vie che non sono quella della croce e affogano nelle
acque torbide.
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Oli ultimi rimasti sono sul colmo del tetto. Le acque avevano
gi sommerso parte anche del tetto. Come salvarsi f Con le acque
era pur salita la barca. Pregassero, stessero zitti, si tenessero
stretti lun laltro. Obbedirono, e cosi con laiuto dei compagni che
erano gi salvi, vennero pur essi a bordo. Lapostolato giovanile un efficace aiuto nellopera di salvataggio.
Secondo atto - Navigazione perigliosa
La nave ben rifornita di molti canestri di pane: il pane
dellEucarestia. La Madonna splende quale benigna stella che d
la direzione alla difficile navigazione. Don Bosco prende in mano
il comando di capitano. Le difficolt si vincono obbedendo ai suoi
comandi. Le onde sono agitate dal vento. Ma tutti fanno un solcorpo vicendevolmente tra loro e il capitano. Fosse sempre cos!
Ma ecco una tentazione: una bella collina in mezzo al mare.
Molti giovani se ne invaghirono. Perch star qui in questa
zattera f Le attrattive del mondo sono fallaci. Senza permesso
scendono a riva. Per per un subito infuriare della tempesta sono
travolti dalle onde e tra grida disperate affogano. Ah, linganno
del mondo!
Pare che la navigazione si faccia ancor pi difficile.I giovani sono pallidi in volto. Ma rimangono stretti per mano
gli uni agli altri, in preghiera. Tuttavia fatale che ci sian degl
sventati che:
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a - si fan beffe di quelli che pregano, ginocchioni. Essi stanno
dritti in piedi. Allimprovviso un vortice fa girare la nave su
se stessa. E quelli sono sbattuti nelle onde. Sono gli
indifferenti: non credono, non pregano, confidano in se
stessi. Sciocchi che sono, non sanno che sicuro chi staumile, in ginocchio.
b - peggio ancora: ci sono degli sfacciati e crudeli che,
chiamando alcuni compagni vicino alla sponda, con uno
spintone li gettano gi in mare. Sono gli scandalosi.
c - in un momento di calma, si vedono avanzare altre zattere.
C chi abbandona don Bosco e vuol fare a modo suo. Si
pensano di conoscere gi abbastanza il mondo, e che
pertanto ormai non sono pi dei bambini da lasciarsiguidare. Nel regno di io i furbi sono quelli che conservano,
anche adulti, la semplicit dei bimbi. Non fare mai da s.
Lamor proprio inganna: una guida stolta.
Intanto ferve lopera di salvataggio per gli incauti:
Confessione, Comunione e lAssistenza, queste saranno le gran
armi di ogni salesiano.
Terzo atto - Notte di naufragio, di smarrimentoNotte buia e spaventosa. Qui il dramma raggiunge la
massima intensit. Nel buio tra linfuriare dei venti
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e delle onde, si odono le grida strazianti dei naufraghi.
I primi chiarori di quel fosco mattino offrono uno
spettacolo ripugnante. La nave costretta a passare tra due
sponde limacciose cosparse di cespugli, e di grosse schegge,
ciottoli, pali, fascine? assi spezzate, antenne, remi. JEalVintorno animali schifosi: rospi, serpenti, vipere. Sui rami dei
salici piangenti stanno gattoni che divorano membra umane, e
scimmioni tentatori dei giovani.
Tra tanto scompiglio fan orrida mostra di s membra
spezzate dei compagni caduti, cadaveri galleggianti, altri
immersi nel fango della sponda, altri sporgenti dallacqua con
un braccio, o con il capo, o con il dorso. Uno divorato da un
mostro a vista dei giovani della barca estere- fatti: un giovane lo
chiama a nome gridando, tutto spaventato e angosciato. Oh, la
lacrimevole fine! E pi in l sulla sponda si innalza una fornace
ardente, gigantesca, che tutta un ribollimento di mani, piedi?
testeytronchi di compagni dannati.
II sesto e il settimo comandamento menano tanto disastro
tra i giovani.
Quarto atto - La guarigione
Don Bosco non resta inattivo fra tanto disastro. Salva il
salvabile. Scende a terra senza paura dei pericoli. Tra allievi
disorientati c una moltitudine dei suoi gio
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vani che muove a compassione. In tutti, vermi e insetti schifosi
rodono gli occhiy le orecchie, la testa e il cuore. Soffrono dolori
inenarrabili. Altri aprono i loro abiti mostrando serpenti che li
stringono attorno al corpo, altri nascondono in seno vipere. Una
sorgente dacqua fresca e ferruginosa guarisce allistante chi vaa lavarsi. Vefficacia della Confessione. Ma alcuni non
obbediscono ai comandi di don Bosco e rimangono con i loro
vermi schifosi. Lopera della nostra santificazione parte da Dio,
ma non senza il concorso della nostra libera volont si compie.
Quinto atto - Iride di pace
Finalmente cessa la tempesta: laria si fa limpida. In cielo
compare uniride che a grossi caratteri di luce porta scritto:
MFDOUM, ossia: Madre e Signora di tutto lUniverso Maria. La
navigazione tranquilla} e la nave corre veloce. Maria
Ausiliatrice conduce i suoi figli nella terra della salvezza. Aria
balsamica, luce splendente e soave, giardini fioriti e in mezzo un
gran castello: ecco qual la terra promessa ! Li guida san
Domenico Savio. Li porta fin dentro il salone centrale del
castello, bellissimo e immenso. La, Madonna al centro: nonuna statua senza, vita, ma una persona vivente, una Madre!
Essa stessa con voce argentina e soavissima si proclama per
i suoi devoti:Madre pietosa.
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La navigazione iniziata nel nome di Maria, travagliata
lungo la rotta, ma sempre sotto la protezione di Maria, si
conclude con il trionfo dei giovani prostrati davanti la loro
Madre buona, Maria!
Ma non tutti si sono salvati. Perch f Perch f Dio vuole
salvi tutti. Si dannano solo gli stolti che vogliono fare di propria
testa. Hanno i Sacramenti, li frequentino. Hanno dei Superiori,li ascoltino. Hanno un regolamento, hanno i comandamenti, li
seguano. Hanno una Madre, Maria: lamino e saranno salvi.
# # #
D. Bosco adunque, innanzi alla moltitudine de suoi giovani,
cos parl il luned a sera,primo giorno del 1866.
Primo atto - Operazioni dimbarco
Par verni di trovarmi poco distante da un paese che
alPaspetto pareami Gastelnuovo dAsti, ma non lo era. I
giovani tutti delPOratorio allegramente si ricreavano in
un7immensa prateria; quandecco alPimprovviso si vedono le
acque comparire sui margini di quella pianura, e ci vedemmo
da ogni parte circondati da una inondazione, la quale cresceva
a misura che si avanzava verso noi. Il Po era straripato eimmensi e desolanti torrenti traboccano dalle sue sponde.
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Noi, soprafatti da terrore, la demmo a gambe alla volta
di un grande mulino isolato, distante da altre abitazioni colle
mura grosse come quelle di una fortezza; ed io feci sosta nel
suo cortile in mezzo ai miei cari giovani costernati. Ma le
acque incorniciando a penetrare anche in quellarea, fummocostretti a ritirarci tutti in casa e poi a salire nelle stanze
superiori. Dalle finestre si vedeva lestensione del disastro.
Dai colli di Superga alle Alpi, invece di prati, campi coltivati,
orti, boschi, cascine, villaggi, citt, non scorgeasi pi altro che
la superficie di un lago immenso. A misura che lacqua
cresceva, noi montavamo da un piano allaltro . Perduta ogni
umana speranza di salvarci, presi a incoraggiare i miei cari,
dicendo che si mettessero tutti con piena fiducia nelle mani di
Dio e nelle braccia della nostra cara madre Maria.
Ma lacqua gi era quasi al livello dellultimo piano. Allora
lo spavento fu universale ed altro scampo non vedemmo che
ritirarci in una grandissima zattera, in forma di nave, apparsa
in quellistante, che galleggiava vicino a noi. Ognuno
respirando affannosamente voleva essere il primo a
rifugiarvisi, ma nessuno osava, perch non poteasi avvicinare
il barcone alla casa a cagione di un muro che emergeva un po
pi alto del livello delle acque. Poteva per prestare un solmezzo al tragitto un lungo e stretto tronco di albero : ma era
tanto pi diffcile il passaggio in quanto che quel tronco
poggiando
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per Puna estremit sulla barca, muoveasi seguendo il
beccheggio della barca stessa, agitata dalle onde.
Fattomi coraggio vi passai per il primo e, per facilitare
il trasbordo ai giovani e tranquillarli, stabilii chierici e preti
che dal mulino sorreggessero alquanto chi partiva, e dalbarcone dessero mano a chi arrivava. Ma caso singolare! Dopo
un po di quel lavoro, i chierici e i preti si trovavano cos
stanchi che chi qua, chi l cadevano di sfinimento; e quelli che
li surrogavano correvano la medesima sorte. Meravigliato
anche io volli pormi alla prova ed io pure mi sentii cos
spossato da non potermi pi reggere.
Intanto molti giovani impazienti, sia per timore della
morte, sia per mostrarsi coraggiosi, trovato un pezzo di asse
lungo abbastanza e un po pi largo del tronco dalbero, ne
fecero un secondo ponte e, senza aspettare laiuto dei chierici e
dei preti, precipitosi stavano per slanciar visi non dando
ascolto alle mie grida.
Cessate, cessate, se no cadrete! Io gridava; ed
avvenne che molti, o urtati, o perdendo lequilibrio, prima di
arrivare alla barca, caddero e ingoiati da quelle torbide e
putride acque pi non si videro. Anche il fragile ponte si era
sprofondato con quanti gli stavano sopra. E si grande fu ilnumero di que disgraziati che un quarto de nostri giovani
rest vittima del loro capriccio. Io che fino allora aveva tenuto
ferma lestremit del tronco dalbero mentre i giovani vi
montavano
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sopra, accortomi che ^inondazione aveva superato Posta- colo
di quella muraglia, trovai modo di spingere la zattera presso il
mulino. Qui stava D. Gagliero il quale, con un piede sulla
finestra e con Paltro sulPorlo della barca, vi fece saltare i
giovani rimasti in quelle camere, dando loro la mano emettendoli in sicuro sulla zattera.
Ma non tutti i giovani erano ancora salvati. Un certo
numero erano ascesi nelle soffitte e di qui sul tetto, ove si
erano aggruppati sul colmo stretti gli uni agli altri, mentre
Pinondazione, crescendo sempre senza fermarsi un istante,
copriva gi le grondaie ed una parte delle sponde del tetto. Ma
colPacqua era pur salita la barca ed io vedendo quei poveretti
in cos orribile frangente, gridai loro che pregassero di cuore,
che stessero zitti, che scendessero uniti, legati insieme con le
braccia per non scivolare. Ubbidirono, e siccome il fianco della
nave era aderente alla grondaia, aiutati dai compagni,
vennero essi pure a bordo. Qui vedevasi una grande quantit
di pani, custoditi in molti canestri.
Secondo atto - Navigazione perigliosa
Quando furono tutti sulla barca, incerti ancora di uscireda quel pericolo, presi il comando di capitano e dissi ai
giovani:
Maria la stella del mare. Essa non abbandona chi in
Lei confida: mettiamoci tutti sotto il suo manto;
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Ella ci scamper dai perigli e ci guider a porto tranquillo.
Quindi abbandonammo ai flutti la nave, che galleggiava
ottimamente e si muoveva, allontanandosi da quel luogo.
(Facta est quasi navis institoris, de longe portans panem
suum). Limpeto delle onde agitate dal vento la spingeva contale velocit, che noi abbracciati Fun Paltro facemmo un sol
corpo per non cadere.
Percorso molto spazio in brevissimo tempo, tutta un tratto
la barca si ferm e si mise a girare attorno a se stessa con
straordinaria rapidit, sicch pareva dovesse affondarsi. Ma un
soffio violentissimo la spinse fuori del vortice. Prese quindi un
corso pi regolare e ripetendosi ogni tanto qualche mulinello e
il soffio del vento salvatore, and a fermarsi vicino ad una ripaasciutta, bella e vasta che sembrava ergersi come una collina
in mezzo a quel mare.
Molti giovani se ne invaghirono e dicendo che il Signore
aveva posto Puomo sulla terra e non sulle acque, senza
domandarne il permesso, uscirono dalla barca giubilando, e,
invitando ancor altri a seguirli, ascesero su quella ripa.
Breve fu il loro contento, perch gonfiandosi di nuovo le
acque, per un subito infuriare della tempesta, invasero le falde
di quella bella ripa, e in breve, gettando grida disperate, quegli
infelici si trovarono nelPacqua fino ai fianchi; e poi capovolti
dalle onde scomparvero. Io esclamai:
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proprio vero che chi fa di sua testa, paga di sua
borsa.
La nave intanto in balia di quel turbine minacciava di
nuovo di andare a fondo. Vidi allora i miei giovani pallidi in
volto e ansanti e: Fatevi coraggio, gridai loro; Maria non ciabbandoner. E unanimi e di cuore recitammo gli atti di
fede, di speranza, di carit e di contrizione, alcuni Pater ed
Ave e la Salve Regina; quindi, ginocchioni, tenendoci per mano
gli uni cogli altri recitavamo ciascuno particolari preghiere.
Per parecchi insensati, indifferenti a quel pericolo, quasi
nulla fosse avvenuto, alzatisi in piedi e dimenandosi, si
aggiravano or qua or l, sghignazzando fra di loro e burlandosi
quasi degli atteggiamenti supplichevoli dei loro compagni. Ed
ecco che si arresta alPimprovviso la nave, e gira con rapidit
su se stessa, e un vento furioso sbatte nelle onde quei
sciagurati. Erano trenta, ed essendo Pacqua profonda e
melmosa appena vi furono dentro, pi nulla si vide di loro. Noi
intonammo la Salve Regina e pi che mai invocammo di cuore
la protezione della Stella del mare.
Sopravvenne la calma. Ma la nave, a guisa di un pesce,
continuava ad avanzare senza che sapessimo ove ci avrebbe
condotti. A bordo ferveva continuamente e in varie guiseunopera di salvazione. Si faceva di tutto per impedire ai
giovani di cadere nelle acque e per salvarne i caduti. Poich vi
erano di quei che sporgendosi
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incautamente dalle basse sponde della zattera cadevano nel
lago; e ve ne erano molti altri sfacciati e crudeli che,
chiamando alcuni compagni vicino alle sponde, con un urtone
li gettavano gi.
Perci vari preti preparavano canne robuste, grosse lenze,ed ami di varie specie. Altri attaccavano gli ami alle canne e li
distribuivano a questi e a quelli: altri gi si trovavano al loro
posto colle canne alzate, collo sguardo fsso sulle onde, e
attenti al grido di soccorso. Appena cadeva un giovane le canne
si abbassavano e il naufrago si afferrava alla lenza, oppure
collamo restava uncinato nella cintura o nelle vesti e cos
veniva tratto in salvo. Ma anche fra i deputati alla pesca
alcuni disturbavano e impedivano i pescatori e coloro che
preparavano e distribuivano gli ami. I chierici poi vigilavano
tuttin torno per tenere indietro i giovanetti che erano ancora
una moltitudine.
Io stava ai piedi di un alto pennone piantato nel centro,
circondato da moltissimi giovani e da preti e chierici che
eseguivano gli ordini miei. Fintantoch furono docili e
obbedienti alle mie parole, tutto andava bene: eravamo
tranquilli, contenti, sicuri. Ma non pochi incominciarono a
trovare incomoda quella zattera, a temere il viaggio troppolungo, a lamentarsi de disagi e pericoli di quella attraversata,
a disputare sul luogo ove avremmo approdato, a pensare al
modo di trovare altro rifugio, ad illudersi colla speranza che
poco lungi vi fosse terra nella quale troverebbero sicuro
ricovero, a
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dubitare che presto sarebbero mancate le vettovaglie, a
questionare fra loro, a rifiutarmi obbedienza. Invano io
cercava di persuaderli colle ragioni.
Ed ecco in vista altre zattere le quali avvicinandosi
sembrava tenessero un corso diverso dal nostro, e quelliimprudenti deliberarono di secondare i loro capricci, di
allontanarsi da me e di fare a loro modo. Gettarono nelle
acque alcune tavole che erano nella nostra zattera e
scopertene altre abbastanza larghe che galleggiavano non
molto discoste, vi saltarono sopra e si allontanarono alla volta
delle zattere apparse. Fu una scena indescrivibile e dolorosa
per me: vedeva quegli infelici che andavano incontro alla
rovina.
Soffiava il vento, i flutti erano agitati: ed ecco alcuni si
sprofondarono sotto di questi che si sollevavano e abbassavano
furiosamente: altri furono involti tra le spire dei vortici e
trascinati negli abissi : altri urtarono in ostacoli a fior dacqua
e capovolti sparirono: parecchi riuscirono a salire sulle zattere
le quali per non tardarono a sommergersi.
Terzo atto - La notte
La notte si fece oscura e buia: e in lontananza udi- vansi le
grida strazianti di coloro che perivano. Naufragarono tutti. In
mare mundi submergentur omnes illi
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quos non suscipit navis ista, cio la nave di Maria SS.ma.
IJ numero dei miei cari figliuoli era diminuito di molto; ci
nonostante continuando a confidare nella Madonna, dopo
unintiera notte tenebrosa la nave entr finalmente come in
una specie di stretto angustissimo, tra due sponde limacciose,coperte da cespugli, e grosse schegge, ciottoli, pali, fascine,
assi spezzate, antenne, remi. Tutto intorno alla barca si
vedevano tarantole, rospi, serpenti, dragoni, coccodrilli,
squali, vipere e mille altri animali schifosi. Sopra salici
piangenti, i cui rami pendevano sopra la nostra barca, stavano
gattoni di forma singolare che sbranavano pezzi di membra
umane; e molti scimmioni che penzolando dai rami si
sforzavano di toccare e arroncigliare i giovani; ma questi
curvandosi impauriti schivavano quelle insidie.
Fu col, in quel gretto, che rivedemmo con grande
sorpresa e orrore i poveri compagni perduti, o che avevano
disertato da noi. Dopo il naufragio, erano stati gettati dalle
onde su quella spiaggia. Le membra di alcuni erano state fatte
a pezzi per lurto violentissimo contro gli scogli. Altri era
sotterrato nella palude e non se ne vedevano che i capelli e la
met di un braccio. Qui sporgeva dal fango un dorso, pi in l
una testa: altrove galleggeviava interamente visibile qualchecadavere.
A un tratto si ode la voce di un giovane della barca,
il quale grida:
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Qui un mostro che divora le carni del tale dei tali !
B chiama ripetutamente per nome quel disgraziato,
additandolo ai compagni esterefatti.
Ma ben altro spettacolo presentavasi ai nostri occhi. A
poca distanza innalzavasi una gigantesca fornace nella qualedivampava un fuoco grande e ardentissimo. In questo
apparivano forme umane e si vedevano piedi, gambe, braccia,
mani, teste, ora salire ora discendere tra quelle fiamme,
confusamente, nella stessa maniera dei fagioli nella pentola,
quando questa bolle. Osservando attentamente, vi scorgemmo
tanti nostri allievi e rimanemmo spaventati. Sopra quel fuoco
eravi come un gran coperchio, sul quale stavano scritte a
grossi caratteri queste parole: IL SESTO E IL SETTIMO
CONDUCONO QUI.
Quarto atto - La guarigione
L vicino vera pure una vasta e alta prominenza di terra
con numerosi alberi silvestri disordinatamente disposti ove si
muoveva ancora una moltitudine dei nostri giovani, o caduti
nelle onde o allontanatisi nel corso del viaggio. Io scesi a terra,non badando al pericolo, mi avvicinai e vidi che avevano gli
occhi, le orecchie^ i capelli o persino il cuore pieno di insetti e
vermi schi
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fosi che li rosicchiavano, e cagionavano loro grandissimo
dolore. Uno di questi soffriva pi degli altri ; voleva accostarmi
a lui, ma egli mi fuggiva nascondendosi dietro gli alberi. Altri
ne vidi che aprendo pel dolore gli abiti, mostravano la persona
cinta di serpenti: altri avevano in seno delle vipere.Additai a tutti una fonte che gettava in gran copia acqua
fresca e ferruginosa; chiunque andava a lavarsi in quella
guariva alPistante e poteva ritornare alla barca. La maggior
parte di quegli infelici obbed al mio invito; ma alcuni si
rifiutarono. Allora io troncando gli indugi, mi rivolsi a quelli
che erano risanati, i quali alle mie istanze mi seguirono con
sicurezza, essendosi ritirati i mostri. Appena fummo sulla
zattera, questa, spinta dal vento, usc da quello stretto dallaparte opposta a quella per la quale era entrata e si slanci di
nuovo in un oceano senza confini.
Noi, compiangendo la triste sorte e il fine lagrimevole dei
nostri compagni abbandonati in quel luogo, ci mettemmo a
cantare: Lodate Maria, o lingue fedeli , in ringraziamento
alla gran Madre celeste, di averci sino allora protetti; e
sullistante, quasi al comando di Maria, cess rinfuriare del
vento e la nave prese a scorrere rapida sulle placide onde con
una facilit che non si pu descrivere. Sembrava che si
avanzasse al solo impulso che le davano scherzando i giovani
spingendo indietro Pacqua con la palma della mano.
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Quinto atto - Iride di pace
Ed ecco comparire in cielo uniride, pi meravigliosa evaria di unaurora boreale, ove passando leggemmo scritta a
grossi caratteri di luce la parola MEDOUM, senza intenderne
il significato. A me parve per che ogni lettera fosse liniziale
di queste parole: MATER ET DOMINA OMNIS UNIVERSI
MARIA.
Dopo un lungo tratto di viaggio, ecco spuntar terra in
fondo allorizzonte, alla quale a poco a poco avvicinandoci
sentivamo destarcisi in cuore una gioia inesprimibile. Quellaterra, amenissima per boschetti con ogni specie di alberi,
presentava il panorama pi incantevole, perch illuminata
come dalla luce del sole nascente alle spalle delle sue colline.
Era una luce che brillava ineffabilmente quieta, simile a
quella di una splendida sera destate, che infondeva un senso
di riposo e di pace.
E finalmente urtando contro le sabbie del lido e stri-
sciando su di esse la zattera si ferm allasciutto ai piedi di
una bellissima vigna. Si pu ben dire di questa zattera: EAM
TU DEUS PONTEM FECISTI, QUO A MUNDI FLUCTIBUS
TRAJICIENTES AD TRANQUILLUM PORTUM TUUM
DEVENIAMUS.
I giovani erano desiderosi di entrare in quella vigna ed
alcuni curiosi pi degli altri con un salto furono sul lido. Ma
fatti appena alcuni passi ricordandosi della
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sorte disgraziata toccata a quei primi che sinvaghirono
della ripa posta in mezzo al mare burrascoso, frettolosi
ritornarono alla barca.
Gli occhi di tntti erano a me rivolti e sulla fronte diognuno leggevasi la domanda:
D. Bosco, tempo di discendere e fermarci?
Io prima riflettei alquanto e poi dissi loro: Di-
scendiamo: giunto il tempo: ora siamo in sicuro!
Fu un grido generale di gioia! Ed ognuno stropicciandosi le
mani per la contentezza, entr in quella vigna disposta col
massimo ordine. Dalle viti pendevano grappoli di uva simili a
quelli della terra promessa e sugli alberi era ogni sorta difrutti che possono desiderarsi nella bella stagione, di un gusto
mai pi sentito. In mezzo a quella vastissima vigna sorgeva un
gran castello attorniato da un delizioso e regale giardino e da
forti mura.
Volgemmo il passo a quella volta per visitarlo, e ci fu
concessa libera entrata. Eravamo stanchi ed affamati ed in
unampia sala tutta guernita doro stava apparecchiata per noi
una gran tavola con ogni sorta di cibi i pi squisiti, di cuiognuno pot servirsi a piacimento. Mentre finivamo di
rifocillarci entr nella sala un nobile giovinetto, riccamente
vestito, di unavvenenza indescrivibile, il quale con affettuosa
e familiare cortesia ci salut chiamandoci tutti per nome.
Vedendoci stupiti e meravigliati per la sua bellezza e per
quella di tante cose
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gi osservate, ci disse:Questo niente; venite e vedrete.
Noi tutti gli tenemmo dietro e dai parapetti delle logge ci
fece contemplare i giardini, dicendoci die di quelli eravamo
padroni noi per le nostre ricreazioni. E ci condusse di sala insala, una pi magnifica dellaltra per architettura, colonnati e
ornamenti di ogni specie. Aperta poscia una porta che metteva
in una cappella, ci invit ad entrare. Di fuori la cappella
sembrava piccola, ma appena ne valicammo la soglia, la
scorgemmo s ampia che da una estremit allaltra appena ci
potevamo vedere. Il pavimento, le mura, le volte erano guer-
nite e ricche con mirabile artificio di marmi, di argento, di oro,
e di pietre preziose, che io estatico di meraviglia esclamai: Ma questa una bellezza di paradiso: faccio patto di rimanere
qui per sempre!
In mezzo a questo gran tempio sinnalzava sovra ricca base
una grande, magnifica statua rappresentante Maria
Ausiliatrice. Chiamati molti giovani che si erano sparsi qua e
l per esaminare la bellezza di quel sacro edifcio, tutta la
moltitudine si rec innanzi a quella statua per ringraziare la
Vergine Celeste dei tanti favori prestatici. Qui mi accorsidellimmensit di quella chiesa, poich tutte quelle migliaia di
giovani sembravano un piccolo gruppo che occupasse il centro
di quella.
Mentre i giovani stavano mirando quella statua che aveva
una vaghezza di fisionomia veramente celeste, ad
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un tratto essa parve animarsi e sorridere. Ed ecco un
mormorio, una commozione tra ]a folla. La Madonna muove
gli occhi! Esclamarono alcuni. E infatti Maria Santissimagirava con ineffabile bont i suoi occhi materni su quei
giovanetti. Poco dopo un secondo grido generale: La
Madonna muove le mani. E infatti lentamente aprendo le
braccia essa sollevava il manto come per accoglierli tutti sotto
di quello. Le lacrime scorreano per forza di commozione sulle
nostre guance.
La Madonna muove le labbra! Dissero alcuni. Si fe7un
silenzio profondo; e la Madonna aperse la bocca e con una voce
argentina, soavissima ci diceva :
SE VOI SARETE PER ME FIGLIUOLI DE- VOTI, IO
SAR TER VOI MADRE PIETOSA !
A queste parole cademmo tutti in ginocchio ed intonammo
il canto: Lodate Maria, o lingue fedeli.
Questa armonia era cos forte, cos soave, che sopraffatto
da essa io mi svegliai e cos termin la visione.
Don Bosco concludeva:
Vedete miei cari figlioli? In questo sogno possiamo
riconoscere il mare burrascoso di questo mondo. Se voi sarete
docili ed obbedienti alle mie parole e non darete retta ai cattivi
consiglieri, dopo esserci affaticati a fare il bene e fuggire il
male, vinte tutte le nostre cattive tendenze, arriveremo
finalmente sul termine di nostra
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vita, ad una spiaggia sicura. Allora ci verr incontro, mandato
dalla Madonna SS. chi, a nome del Nostro buon Dio,
cintrodurr, per ristorarci delle nostre fatiche, nel suo realegiardino, cio nel Paradiso, alPamabi- lissima sua divina
presenza. Ma se facendo il contrario di ci che io vi predico,
vorrete scapricciarvi a vostro modo e non dar retta ai miei
consigli, farete miserando naufragio.
(M. B. Vili, 275)
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QUARTO SOGNO
IL MISTERO DI INIQUIT
Carissimi novizi, leggendo queste pagine vi troverete
davanti a un Don Bosco, impegnato nella lotta contro una forza
Misteriosa che opera il male in mezzo ai figli degli uomini.
Vedrete un mostro orribile, un Rospo schifosissimo? grosso a
pari di un bue, che vorrebbe divorare Don Bosco stesso. Ma ne
nome di Dio, per mezzo del segno della croce?ripetuto pi volte, e
levando alte grida, Don Bosco riesce a metterlo in fuga.
Non facile respingere Satana. Ci vuol coraggio e forza.
la fede che ce la fornisce. Per ritenete che Satana non pu
mente su di noi, senza che noi lo vogliamo. Ma la debolezza
molta. Diffidiamo di noi, perch il Maligno sa cogliere ogn
debolezza.
Oggi non si vuol sentire parlare di Satana, dellinferno.
Eppure la verit che ci fa liberi. Stiamo col Vangelo. La
Missione di Ges tutta una lotta contro la Potenza delle
Tenebre. In queste pagine cJ tutto un susseguirsi di sogn
spaventosi. Don Bosco incerto, dopo un continuo susseguirsi dsogni spettrali, se parlare o non parlare.
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Ma unaVoce dallalto gli si fa udire con parole ben distinte:
Perch non parli?
ffi volont di Dio, quindi, che io dica a voi ci che ho
veduto, soggiunge Don Bosco.
Per noi educatori, questo un monito ben chiaro. Bisogna
parlare. Linferno esiste e molti vi precipitano. La verit mette
in fuga Satana.
Queste pagine, che intitoliamo Mistero di iniquit, sonquasi quaranta. Per metterci un po dordine le dividiamo cos:
a) Il Rospo schifosissimo
b) La Vite
c) LInferno.# * #
a) Il Rospo schifosissimo
Un mostro orribileLa sera del 30 aprile, Don Bosco parl cos ai giovani:
Voi sapete che sono stato a Lanzo; orbene, Pul- tima notte che
dormii in questo collegio, mentre incominciava a prendere
sonno, mi si present alla fantasia quanto sto per dire:
Mi parve di vedere entrare nella mia camera un gran
mostro, che si avanzava e and a porsi proprio ai piedi del
letto. Aveva una forma schifosissima di rospo eia sua
grossezza era quella di un bue.
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Io lo guardava fsso senza trar fiato. Il mostro a poco a
poco ingrossava; cresceva nelle gambe, cresceva nel corpo,
cresceva nel capo, e quanto pi aumentava il suo volume,
tanto pi diventava orribile. Era di color verde con una linea
rossa intorno alla bocca e alla gola che rende vaio ancor pi
terribilmente spaventoso.
I suoi occhi erano di fuoco e le sue orecchie ossee molto
piccole. Io diceva fra me osservandolo: Ma il rospo non ha leorecchie! E sul naso gli si elevavano due corna, dai fianchi
gli spuntavano due alaccie verdastre. Le sue gambe erano
fatte a guisa di quelle di un leone e dietro svolgeva una lunga
coda che finiva in due punte.
In quei momenti mi pareva di non avere affatto paura, ma
quel mostro incominci ad accostarsi ognor pi verso di me e
allargava la bocca ampia e fornita di grossi denti. Io allora fui
preso da grande terrore, Lo credetti un demonio dellinferno,ch di demonio aveva tutti i segni. Mi feci il segno della Croce,
ma a nulla valse; suonai il campanello, ma a quellora nessuno
venne, nessuno ud; gridai, ma invano; il mostro non fuggiva:
Che vuoi qui da me, dissi allora, o brutto demonio?
Ma egli pi si accostava, e drizzava ed allargava le
orecchie. Quindi pos le sue zampe anteriori sulla sponda in
fondo del letto, e lentamente si tir su, afferrandosi eziandio
alla lettiera con le zampe posteriori, e si stette immobile unmomento, fissandomi. Poi allun
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gatosi in avanti protese il suo muso faccia a faccia con me. Io
fui preso da tale ribrezzo che balzai seduto sul letto ed ero per
gettarmi gi in terra: ma il mostro spalanc la bocca. Avrei
voluto difendermi, respingerlo, ma era cos schifoso che anche
in quel frangente non osai toccarlo. Mi misi ad urlare, gettai
la mano indietro cercando lacquasantino e batteva le mani
nel muro, non trovandolo; e il rospo abbocc per un istante la
mia testa in modo che met della mia persona era dentro aquelle orride fauci. Allora io gridai:
In nome di Dio! Perch mi fai questo? Il rospo alla mia
voce si ritir un tantino, lasciando libera la mia testa. Mi feci
allora di nuovo il segno della santa Croce ed essendo riuscito a
mettere le dita nelFacquasantino gettai un poco dacqua
benedetta sul mostro. Allora quel demonio, mandando un urlo
terribile, precipit indietro e scomparve, ma nello scomparire
io potei intendere una voce che dallalto pronunci distintequeste parole:
Perch non parli?
Il direttore di Lanzo don Lemoyne si svegli in quella
notte ai miei urli prolungati, ud che battevo le mani nel muro
e al mattino mi domand; Don Bosco, stanotte ha sognato?
Perch mi fai questa domanda?
Perch ho udito le sue grida. Aveva conosciuto adunque essere volont di Dio che
io dicessi a voi ci che ho veduto: quindi ho determi-
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nato di raccontarvi tutto il sogno, e perch sono obbligato in
coscienza a dirvelo e eziandio per liberarmi da questi spettri.
Eingraziamo il Signore delle sue misericordie e intanto, in
qualunque modo voglia Iddio far ci conoscere la sua volont,
procuriamo di mettere in pratica gli avvisi che ci vennero
offerti per la salvezza delle anime nostre. Io ho potuto
conoscere in queste circostanze lo stato della cosciena di
ciascheduno di voi.Desidero per che quanto sto per dire si conservi fra di noi.
Yi prego di non volerne scrivere, n parlarne fuori di casa,
perch non sono cose da prendersi in ridicolo, come taluni
potrebbero fare, e perch non ne possano accadere
inconvenienti che riescano disgustosi per D. Bosco. A voi io
dico ci con confidenza come ai miei amati figli e voi ascoltate
come dal vostro padre. Ecco adunque i sogni, che io voleva
lasciar passare inosservati e che sono costretto a narrarvi.
b) La Vite
Il sogno della Vite una parabola:
I
PARTE - Stati di conoscenza
a) Tutta foglie. Parvenza di opere buone. Realt, zero.
Raffigura i giovani che non hanno per scopo di dar piacereal Signore.
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b) Grappoli guasti. il peccato che guasta i cuori. La
tristezza tien dietro al peccato. La grazia di Dio e e la voce
della coscienza li guarir. Ecco tutto.
c) Uva bella, rubiconda e matura.
Raffigura i giovani che corrispondono alle cure, ma son
pochi, troppo pochi!
Gi fin dai primi giorni della settimana santa incominciai
ad avere sogni che dopo mi occuparono e mi molestarono per
parecchie notti. Questi sogni mi stancavano cos, che la
mattina seguente io era molto pi stanco di quello che se
avessi lavorato tutta la notte; poich la mia mente era molto
agitata e turbata. La prima notte sognai di essere morto. La
seconda di essere al Giudizio di Dio dove mi toccava
aggiustare i miei conti col Signore, ma poi mi svegliai e vidi
che ero vivo nel letto e che aveva ancor tempo a prepararmi
un po meglio ad una santa morte. La terza notte sognai di
essere in Paradiso e l pareami di star molto bene e godere
assai. Passata la notte e svegliatomi al mattino vidi sparire
questa cara illusione, ma sentivami risoluto di guadagnarmi a
qualunque costo quel regno eterno che aveva intravisto. Fin
qui erano cose che non hanno alcuna importanza per voi e non
hanno alcun significato. Si va a dormire con quel pensiero
nella fantasia e nel sonno si riproducono le cose pensate.
Sognai adunque una quarta volta ed questo il sogno che devo
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esporvi. La notte del gioved santo, appena nn lieve sopore mi
occup, parvemi nella mia immaginazione di essere qui sotto
questi portici circondato dai nostri preti, chierici, assistenti e
giovani. Mi sembr poi, essendo voi tutti scomparsi, di essermi
inoltrato alquanto nel cortile. Erano con me don Rua, don
Oagliero, don Erancesia, don Savio e il giovanetto Preti; e un
po distante Giuseppe Buzzetti e don Stefano Rumi, addetto al
seminario di Genova, nostro grande amico. Ad nn trattolOratorio attuale cambi aspetto e prese Paspetto della casa
nostra come era ai suoi primordii, quando vi erano quasi solo i
suddetti. Si noti che il cortile era confinante con vasti campi
incolti, disabitati, e si estendevano fino ai prati della
cittadella, ove i primi giovani sovente scorazzavano giocando.
Io ero vicino al posto dove ora, sotto le finestre della mia
stanza, sta il laboratorio dei falegnami, spazio una volta
coltivato ad orto.Mentre seduti stavamo conversando degli affari della casa
e dellandamento dei giovani, ecco che qui avanti a questo
pilastro che sostiene la pompa, presso la quale era la porta di
casa Pinardi, vedemmo spuntare dalla terra una vite
bellissima, quella stessa che un tempo era gi in quel
medesimo luogo. Noi abbiamo fatte le meraviglie che la vite
ricomparisse dopo tanti anni; e Puno domandava allaltro che
cosa mai fosse ci. La vite cresceva a vista docchio e si era
alzata da terra
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allaltezza circa di un uomo. Quandecco incomincia a stendere
i suoi tralci in numero stragrande, di qua, di l, da tutte le
parti e metter fuori pampini. In breve tempo si estese tanto
da occupare tutto il nostro cortile e a protendersi oltre. Quel
che era singolare si che i suoi tralci non si spingevano in
alto, ma si stendevano parallelamente al suolo come un
immenso pergolato, stando cos sospeso senza un visibile
sostegno. Belle e verdi erano le sue foglie, spuntate allora: e ilunghi tralci di una prosperit e vigoria splendente; e tosto
uscirono fuori i bei grappoli, gli acini ingrossarono e luva
prese il suo colore.
Don Bosco e quelli che erano con lui guardavano stupiti e
dicevano: Come ha fatto questa vite a crescere cos presto?
Ohe cosa sar?
E Don Bosco agli altri: L! stiamo a vedere cosa
succede.Io osservava collocchio spalancato, senza battere
palpebra, quando ad un tratto tutti gli acini caddero a terra e
diventarono altrettanti ragazzi vispi e allegri, dei quali in un
momento fu ripieno tutto il cortile dellOratorio ed ogni spazio
intorno ombreggiato dalla vite: saltavano, giocavano,
gridavano, correvano sotto quel singolare pergolato, sicch
faceva gran piacere il vederli. Erano qui tutti i giovani, che
furono, sono e saranno nellOratorio e negli altri collegi,
perch moltissimi non li conosceva.
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Allora un personaggio, che sulle prime non conobbi chi
fosse, e voi sapete che don Bosco ne suoi sogni ha sempre una
guida, mi apparve al fianco ed osservava anchesso i giovani.
Ma ad un tratto nn velo misterioso si stese innanzi a noi e cel
quel giocondo spettacolo.
Quel lungo velo non pi alto della vigna pareva come
attaccato ai tralci della vite in tutta la sua lunghezza e
scendeva al suolo a guisa di sipario. Non ve- de vasi pi altroche la parte superiore della vite che pareva un vastissimo
tappeto di verdura. Tutta lallegria dei giovani era cessata in
un istante e succedeva un malinconico silenzio.
Vite tutta foglie.
Guarda! mi disse la guida; e mi addit la vite. Mi
avvicinai e vidi come quella bella vite, che sembrava caricaduva, non avesse altro che le foglie, sulle quali stavano scritte
le parole del vangelo: Nihil invenit in ea!. Non sapeva ci che
volesse significare e dissi a quel personaggio:
Ohi sei tul.. Che cosa significa questa vite!
Quegli tolse il velo come innanzi alla vite e sotto
apparve solo un certo numero dei moltissimi nostri giovani
visti prima, in gran parte a me sconosciuti.
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Costoro, soggiunse, sono quelli che avendo molta
facilit per farsi del bene non si prefggono per fine di dar
piacere al Signore.
Sono quelli che fanno solo le viste di operare il bene per
non scomparire in faccia ai buoni compagni. Sono quelli che
osservano con esattezza le regole della casa, ma per calcolo di
schivare rimproveri, e per non perdere la stima dei superiori,
si mostrano deferenti verso di loro, ma non riportano alcunfrutto dalle istruzioni, eccitamenti e cure che ebbero o avranno
in questa casa. Il loro ideale di procurarsi una posizione
onorifica e lucrosa nel mondo. Non curano di studiare la loro
vocazione, respingono linvito del Signore se li chiama, e nello
stesso tempo simulano le loro intenzioni temendo qualche
scapito. Sono quelli insomma che fanno le cose per forza e
perci non giovano loro niente per leternit.
Cos disse. Oh! quanto dispiacere mi ha fatto il vedere inquel numero anche alcuni, che io credeva molto buoni,
affezionati e sinceri!
Grappoli guasti.
E lamico soggiunse: Il male non tutto qui e lasci
cadere il velo e ricomparve distesa la parte superiore di tutta
quella vite.
Ora guarda di nuovo!mi disse.
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Guardai quei tralci; tra le foglie vedevansi molti grappoli
duva che sulle prime mi parve promettessero una ricca
vendemmia. Gi mi rallegrava, ma avvicinandomi vidi che
quei grappoli erano difettosi, guasti; altri ammuffiti, altri
pieni di vermi e di insetti che li rodevano, altri mangiati dagli
uccelli e dalle vespe, altri marci e disseccati. Guardando ben
bene mi persuasi che nulla si poteva ricavare di buono da que
grappoli che facevano nientaltro che appestare Pariacircostante col fetore che da essi emanava.
Quel personaggio allora alz di nuovo il velo, e:
Guarda! esclam. E sotto apparve non il numero ster-
minato di giovani nostri visto sul principio del sogno, ma molti
e molti di essi. Le loro fsonomie, prima cos belle, erano
divenute brutte, scure e piene di piaghe schifose. Essi
passeggiavano curvi, rattrappiti nella persona e malinconici.
Nessuno parlava. Tra questi ve ne- rano di quelli che giabitarono qui nella casa e nei collegi, di quelli che ora ci sono
presentemente, e moltissimi che io non conosceva ancora.
Tutti erano avviliti e non osavano alzare lo sguardo.
Io, i preti e alcuni che mi circondavano, eravamo spa-
ventati e senza parola. Finalmente domandai alla mia guida.
Come va questo? Perch que giovani erano cos allegri
e belli, ed ora sono cos tristi e brutti?
La guida rispose:Ecco le conseguenze del peccato!
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I giovani intanto mi passavano dinanzi e la guida mi
disse:osservali un po bene!
Attentamente li fissava e vidi che tutti portavano scritto
sulla fronte e sulla mano il loro peccato. Fra questi ne vidi
alcuni che mi fecero stupire. Avevo sempre creduto che fossero
fiori di virt, e qui invece scopriva come avessero gravissime
magagne nellanima.
Mentre i giovani sfilavano, io leggeva sulla lor fronte: Immodestia - scandalo - malignit - superbia - ozio - gola -
invidia - ira - spirito di vendetta - bestemmia - irreligione -
disobbedienza - sacrilegio - furto.
La mia guida mi fece osservare: Non tutti sono ora
come li vedi, ma un giorno saranno tali se non mutano
condotta. Molti di questi peccati non sono di per s gravi, ma
sono per la causa ed i principii di terribili cadute e di eterna
perdizione. Qui spernit modica, paulatim decidet. La golaproduce limpurit; lo sprezzo ai Superiori porta il disprezzo ai
Sacerdoti ed alla Chiesa; e via discorrendo.
Desolato a questo spettacolo presi il portafoglio, e ne
trassi fuori la matita per scrivere i nomi dei giovani che
conosceva e notare i loro peccati o almeno il vizio dominante di
ciascuno; ch voleva avvertirli e cor- regerli. Ma la guida mi
afferr il braccio e mi domand:Che fai!
Scrivo ci che vedo loro stampato in fronte, sicch
possa avvertirli, e si correggano.
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Non ti permesso; rispose Parnico.
Perch?
Non mancano di mezzi per vivere scevri da queste
malattie. Hanno le regole, le osservino; hanno Superiori, li
obbediscano; hanno i Sacramenti, li frequentino. Hanno la
confessione, non la profanino col tacere i peccati. Hanno la SS.
Comunione, non la licevano con Panima brutta di colpa grave.
Tengano custoditi gli occhi, fuggano i cattivi compagni, siastengano dalle cattive letture e dai cattivi discorsi, ecc., ecc.
Sono in questa casa e le regole li salveranno. Quando suona il
campanello siano pronti allobbedienza. Non cerchino
sotterfugi per ingannare i maestri e cos stare in ozio. Non
scuotano il giogo dei Superiori, considerandoli come
sorvegliatori importuni, consiglieri interessati, come nemici, e
cantando vittoria, quando riescono a coprire le loio magagne o
a vedere impunite le loro mancanze. Siano riverenti epreghino volentieri in chiesa e in altri tempi destinati
alPorazione senza disturbare e parlare. Studino nello studio,
lavorino nel laboratorio e tengano un contegno decente.
Studio, lavoro e preghiera: ecco ci che li manterr buoni.
Non ostante questa negativa io continuai ancora a pregare
istantemente la mia guida perch mi lasciasse scrivere quei
nomi. E quella mi strapp di mano il portafoglio con
risolutezza e lo gett per terra, dicendo:
Ti dico che non occorre che tu scriva questi nomi.
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I tuoi giovani con la grazia di Dio e colla voce della coscienza
possono sapere quello che devono fare o fuggire.
Dunque,dissi, non potr io manifestare alcuna cosa ai
miei cari giovani'? Dimmi tu almeno ci che potr annunziar
loro, quale avviso dare!
Potrai dire, quello che ti ricordi, a tuo piacimento.
Uva bella e rubiconda.
E lasci calar il velo e di nuovo si scoperse dinanzi ai nostri
occhi la vite, i cui tralci, quasi senza foglie, portavano una
belluva rubiconda e matura. Mi accostai, osservai
attentamente i grappoli e li trovai quali sembravano da lungi.
Era un piacere vederli e davano gusto al solo mirarli. Tutto
intorno spargevano un soavissimo odore.
Lamico tosto alz il velo.Sotto quel pergolato cos esteso
stavano molti nostri giovani che sono, furono, e saranno con
noi. Erano bellissimi e raggianti di gioia.
Questi, disse colui, sono e saranno coloro che mediante
le tue cure fanno e faranno buoni frutti, coloro che praticano la
virt e ti daranno molte consolazioni.
Io mi rallegrai, ma restai nel tempo stesso afflitto, perch
essi non erano poi quel numero grandissimo che sperava.
Mentre li stava contemplando suon la campa-
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na del pranzo ed i giovani se ne adarono. Eziandio i chierici si
recarono alla loro destinazione. Guardai attorno e non vidi pi
nessuno. Anche la vite coi suoi tralci ed i suoi grappoli era
scomparsa. Cercai di quelluomo e pi non lo vidi. Allora mi
svegliai e potei riposare alquanto.
il PARTE - La grandine
Grandine spaventosa, nera e rossa: immodestia e superbia
Il 1 Maggio, venerd, Don Bosco continuava il racconto :
Come vi ho detto ieri sera, io mi era svegliato
parendomi di aver udito il suono della campana, ma tornai ad
assopirmi e riposava con un sonno tranquillo, quando venni
scosso per la seconda volta e mi sembr di trovarmi nella mia
camera, in atto di sbrigare la mia corrispondenza. Uscii fuori
sul poggiuolo, contemplai per un istante la cupola della chiesa
nuova che sinnalza gigantesca, e discesi sotto i portici. A poco
a poco arrivavano dalle loro occupazioni i nostri preti e i
chierici che facevano corona intorno a me. Era questi erano D.
Rua, D. Cagliero, D. Francesia e D. Savio. Io mintratteneva a
parlare coi miei amici di cose diverse quando allimprovviso
cambi scena. Scomparve la chiesa di M. Ausiliatrice,
scomparvero tutti gli at-
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8/10/2019 Don Antonio Venco - 10 Sogni Di Don Bosco
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fcuali edifzii dellOratorio, e ci siamo trovati innanzi alla
vecchia casa Pinardi. Ed ecco nuovamente spuntare da terra
una vite nello stesso posto che vidi la prima, quasi sorgesse
dalle stesse radici, e questa elevarsi ad eguale altezza, quindi
gettare fuori moltissimi tralci orizzontali distesi in un
vastissimo spazio, i qua
li si copersero di foglie, poi di grappoli e in ultimo vidi
maturare le uve. Ma pi non comparvero le turbe dei giovani.I grappoli erano addirittura enormi come quelli della terra
promessa. Gi sarebbe voluta la forza di un uomo per reggerne
un solo. Gli acini erano straordinariamente grossi e di forma
bislunga: il colore di un bel giallo doro: sembravano
maturissimi. Uno solo avrebbe riempita la bocca. Avevano
insomma laspetto cos bello che facevano venir laquolina e
sembrava che ciascuno dicesse:Mangiami!
Anche Don Cagliero osservava meravigliato quellospettacolo insieme con D. Bosco e cogli altri preti, e D. Bosco
esclamava:Che uva stupenda!
E Don Cagliero senza tanti complimenti si avvicin alla
vigna,