cuore del mondo 2014 2

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2 Anno Diciottesimo marzo/aprile 2014 Periodico di collegamento del Tempio Universale della Devozione al Sacro Cuore DEL MONDO Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 e 3 - Aut. DCB Roma CU RE Papa Francesco nel cortile del Sacro Cuore

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In questo numero: L'omelia di Papa Francesco e le sue risposte ad alcune delle numerose domande rivoltegli dai giovani in occasione della storica visita del 19 gennaio 2014. Per la serie biografica su san Giovanni Bosco: "Studente-lavoratore a Chieri" (1830-1834) Presentazione del Forum 2014 del Movimento Giovanile Salesiano (Roma, 25-27 aprile) Presentazione del 2° Forum Famiglie dell'Italia Centrale (Roma, 25-27 aprile)

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Santuario internazionale www.basilicadelsacrocuore.it - [email protected]

Tel. segreteria 06.49.27.22.56 (ore 9-12: giorni feriali) • Tel. 06.44.53.257 (parroco) Nel Santuario, le celebrazioni della SANTA MESSA si tengono nei seguenti orari: CU RE

Papa Francesconel cortile

del Sacro Cuore

DEL MONDO

Periodico di collegamentodel Tempio Universale dellaDevozione al Sacro Cuore NUMERO 2 - ANNO DICIOTTESIMO - MARZO/APRILE 2014

in questo numero Direttore responsabileGian Luigi Pussino

Promosso dallaPia Opera del Sacro Cuore

Editore e proprietàIspettoria Salesiana Romano Sarda

CollaboratoriValerio Baresi, Antonio Sperduti

Direzione, redazionee amministrazione

Via Marsala, 42 - 00185 RomaTel. 06.444.83.403 - 06.444.83.411

Fotografi eBS, ANS, Ispett. Romana

Bruno Gherbassi

Art directionNevio De Zolt

Della riproduzione parziale o integrale degli scritti,fotografi e e illustrazioni, non si restituiscono gli originali,

salvo previa intesa con il Direttore.

Pubblicazione bimestrale gratuita.

Registrazione presso il Tribunale di Roman° 00053/97 del 31-01-97

CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA

Diffusione gratuitaSpedizione in abbonamento postale

C/C postale n° 914010

Tipolitografi a Istituto Salesiano Pio XIVia Umbertide, 11 • 00181 Roma

Tel. 06.78.27.819 - [email protected]

Finito di stampare nel mese di Marzo 2014

Associata allaUnioneStampa PeriodicaItaliana

GARANZIA DI RISERVATEZZAIn conformità alla Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali, la Pia Opera del Sacro Cuore garantisce la massima

riservatezza dei dati da lei forniti. Il loro trattamento viene realizzato dalla Ispettoria Salesiana di Roma, che am mi nistra le offerte. I dati vengono utilizzati per comunicazioni a lei personalmente dirette da parte della Pia Opera.

Può comunque chiedere la rettifi ca di eventuali errori o di essere escluso da ogni comunicazione, scrivendo a:PIA OPERA DEL SACRO CUORE - Via Marsala, 42 - 00185 Roma

pagina 1 Lettera del Rettore

Vita del Santuario 4 L'Omelia di Francesco 5 L'incontro con i Giovani 6 Le risposte di Papa Francesco

Cuore in preghiera 10 Primo venerdì nel mese di Marzo 12 Primo venerdì nel mese di Aprile

Vita di San Giovanni Bosco 14 Studente-lavoratore a Chieri

Cuore giovane 18 Movimento Giovanile Salesiano Forum 2014

La famiglia nel cuore 20 2° Forum Famiglie dell'Italia Centrale

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No! Non riesco a vantarmi delle mie de-bolezze!Dovrei sentirmi privilegiato, amato,

proprio negli aspetti della mia vita che ine-vitabilmente favoriscono o producono ineffi -cienza, umiliazione, malattia, dolore?Dovrei condividere con gli altri, per suscitare la loro ammirazione, proprio ciò che vorrei te-nere nascosto o dimenticare?Dovrei considerare occasione di vanto, di merito, motivo di orgoglio o di superiorità, proprio tutto ciò che mi procura sofferenza e depressione?Perché?

Perché il Signore, con la sua Parola, non per-de occasione per chiedermi di abbracciare la croce, di scegliere la povertà e l’umiltà, di cercare l’ultimo posto, di sottomettermi, di benedire chi mi perseguita, di perdonare e amare il nemico?...

Perché Signore mi chiedi questo?...Desideri forse evitare che io divenga preda della ricchezza e del potere che inevitabil-mente mi condurrebbero all’arroganza e alla ricerca insaziabile di me stesso fi no all’auto-distruzione?

(2Cor 2,10)

“Quando sono debole,è allora

che sono forte”

Quaresima 2014

Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle diffi coltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

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Ma non esiste davvero una via alternativa?…Perché non scegliere una buona mediocrità, che senza procurare danno alla vita degli altri e alla mia, consenta di godersi in santa pace salute, pace, prosperità

Ma nella prosperità l’uomo non dura: è simile alle bestie che muoiono. (Salmo 48)Quante volte gli uomini, anche i più saggi, hanno indicato nella “via di mezzo” la scelta migliore!Invece no! Tu mi sospingi sempre verso l’in-fi nito...Tu mi indichi sempre una via più alta. Mi con-duci verso la radicalità dell’amore.Sembri sempre incontentabile nell’AMORE. Non ti basta mai!Perché Signore vuoi tutto il mio cuore? Non

ti basta un pezzetto? Il resto lo tengo per me in fondo devo amarmi, no? Cosa mi resta? Devo proprio perdere

tutto?...Perché Signore preferi-

sci guardare ciò che an-cora mi trattengo, ciò che

ancora non ti ho radicalmente offerto? Guarda quanto ti ho dato quanto mi sono sacrifi -cato per te Quanto sono bravo Acconténtati

Eppure comprendo Signore che mi hai creato proprio per questo Amore Infi nito, Ineffabi-le, Totale...Hai prevalso...Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai pre-valso. (Ger 20, 7)

Avverto Signore, quando entro nella profondità dell’ascolto del mio es-

sere, della mia vita, che non sono soddisfatto se mi accontento della mediocrità, se tento di salvarmi con le mie sicurezze o peggio con le mie meschinità, inseguendo valori effi meri o falsi. Quando cerco alibi per amare solo me stesso, al di sopra di tutto. Anche al di sopra di Te!

Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. (Dt 6, 5).Sì! So benissimo che tu conosci il mio cuore, so che mi hai fatto per Te.Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace fi nché non riposa in Te. (S. Ago-stino)Tu sei Amore. Tu sei l’AMORE. L�amore non si accontenta della mediocrità, perché gioisce del successo di chi ama e fa di tutto perché possa crescere fi no alla per-fezione.Le lezioni di vita più importanti s’imparano nella sofferenza. Quest’affermazione ci infa-stidisce, eppure sappiamo per esperienza quanto sia vera!Devo ammettere Signore che sei un buon al-lenatore…Chi aiuta guarda al potenziale dell’altro e lo spinge oltre i suoi limiti, anche se questo di-venta scomodo e irritante. Chi aiuta sa rinunciare all’approvazione, a fa-vore del bene dell’altro. Chi aiuta deve credere che l’altro ce la può fare e deve lottare perché ce la faccia.

Tu, Gesù c’inviti a incamminarci nella per-fezione del Padre celeste, proprio perché ci ami follemente. Ci vuole perfetti! Perfetti nell’amore: come DIO! Per questo non perdi occasione, come un buon allenatore, per alzare l’asticella del no-stro “salto”, per introdurci nella santità, nel- l’Amore: nel Tuo Regno!

Mi vanterò ben volentieri delle mie debolez-ze, perché dimori in me la potenza di Cristo (2Cor 12, 9).

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Se mi fi do solamente della “mia” forza, delle “mie” sicurezze, non cercherò Dio “con tutte le forze”. Rimarrò nell’illusione di vivere una vita davvero “piena” e bella.Se respiro liberamente, senza diffi coltà, il mio respiro sarà ordinario, “mediocre”, spes-so parziale Se rimango a lungo sott’acqua, quando riuscirò ad uscire in superfi cie, cer-cherò l’aria “con tutte le forze”: cerca Dio come stai cercando quest’aria per vivere!

La debolezza mi consente di conoscere maggiormente il mio cuore: le sue paure; ciò che conta di più nella mia esistenza; ciò che mi manca davvero. La debolezza mi obbliga a puntare all’es-senziale. Fa emergere le mie contraddizioni, proprio quelle che tentano di condurre la mia vita lontano dall’amore e quindi nell’autodi-struzione.La debolezza permette di conoscere più pro-fondamente il cuore delle persone attorno a me: apprendo le loro debolezze e quindi la loro sofferenza, che prima non scorgevo e non ascoltavo. Accolgo il loro prezioso aiuto, senza il quale affonderei nella solitudine.La debolezza mi obbliga ad uscire dal mio delirio di onnipotenza e mi apre ad una re-lazione nuova con gli altri, dove tutti, dav-vero tutti, hanno qualcosa da donarmi di prezioso. Anche i bambini, i disabili, gli anziani, gli analfa-beti, i poveri, quelli che tendo a dimentica-re ed emarginare.

Anche i nemici, anche coloro che mi per-seguitano diventano occasione di crescita: proprio loro mi obbligano ad allenarmi per crescere nella forza dell’amore paziente, comprensivo, misericordioso, forte. Mi con-ducono a vincere non sconfi ggendo gli altri, ma, come Gesù, con la vittoria degli altri, fi no a perdonare chi ti crocifi gge “perché non sa quello che fa”. Non mi vanterò della mia forza, dei miei successi, come se tutto dipendesse da me, ma imparerò, proprio dalla debolezza, che è Cristo il vincitore. L’unico vero Vincitore! È Sua la Potenza che salva, è Suo l’Amore misericordioso che rende davvero vittoriosi, senza generare sconfi tti!

Imparerò a fi darmi del Signore anche dinanzi alla croce e alla morte Non sarà solo da temere o da fuggire. Non sarà solo un incidente di percorso, ma la chiave di lettura della Vita perché tutto con-verge verso Dio, verso l’Amore.

“Sorella morte che spalanchi l’eternità” potrò affermare con S. Francesco.“Da mihi animas cetera tolle” potrò dire con Don Bosco.“Quando sono debole, è allora che sono forte”... potrò gridare con S. Paolo.

ebole, è allora chche sosonono forte”.”..... S. Paolo.

Il Rettore e parroco

bello, questo brano del Vangelo: Giovanni che battezzava. E Gesù, che era stato battez-zato prima – alcuni giorni prima – veniva: ed è passato davanti a Giovanni. E Giovanni ha sentito dentro di sé la forza dello Spirito Santo per dare testimonianza di Gesù. E guar-

dandolo, e guardando la gente che era attorno a lui, dice: “Ma questo: ecco l’Agnello di Dio, Colui che toglie i peccati del mondo”. E dà testimonianza di Gesù: questo è Gesù, questo è quello che viene a salvarci; questo è quello che ci darà la forza della speranza. Gesù è chiama-to l’Agnello: è l’Agnello che toglie il peccato del mondo. Uno può pensare: ma come un agnel-lo, tanto debole, un agnellino debole, come può togliere tanti peccati, tante cattiverie? Con l’Amore. Con la sua mitezza. Gesù non ha mai lasciato di essere agnello: mite, buono, pieno d’amore, vicino ai piccoli, vicino ai poveri. Era lì, fra la gente, guariva tutti, insegnava, pregava. Ma, tanto debole Gesù: come un agnello. Ma ha avuto la forza di portare su di sé tutti i nostri peccati: tutti. “Ma, Padre, Lei non sa la mia vita: io ne ho uno che ... ma, non posso portarlo nemmeno con un camion...”. Tante volte, quando guardiamo la nostra coscienza, ne troviamo alcuni che sono grossi, eh? Ma Lui li porta. Lui è venuto per quello: per perdonare, per fare la pace nel mondo, ma prima nel cuore. Forse ognuno di noi ha una tormenta nel cuore, forse ha un buio nel cuore, forse si sente un po’ triste per una colpa ... Lui è venuto a togliere tutto quello, Lui ci dà la pace, Lui perdona tutto. “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato”, ma toglie il peccato con la radice e tutto! Questa è la salvezza di Gesù, con il suo amore e con la sua mitezza. E sentendo questo che dice Giovanni Battista, che dà testimonianza di Gesù come Salvatore, dobbiamo crescere nella fi ducia in Gesù. Tante volte abbiamo fi ducia in un medico: è buono, perché il medico c’è per guarirci; abbiamo fi ducia in una persona: i fratelli, le sorelle sono per aiutarci. È buono avere questa fi ducia umana, tra di noi. Ma dimentichiamo la fi ducia nel Signore: questa è la chiave del successo della vita. La fi ducia nel Signore: affi diamo-ci al Signore. “Ma, Signore, guarda la mia vita: io sono nel buio, ho questa diffi coltà, ho questo peccato...”, tutto quello che noi abbiamo: “Guarda questo: io mi affi do a te!”. E questa è una scommessa che dobbiamo fare: affi darci a Lui e mai delude. Mai, eh? Mai! Sentite bene, voi ragazzi e ragazze, che incominciate la vita adesso: Gesù mai delude. Mai. Questa è la testimo-nianza di Giovanni: Gesù, il buono, il mite, che fi nirà come un agnello: ucciso. Senza gridare. Lui è venuto per salvarci, per togliere il peccato. Il mio, il tuo e quello del mondo: tutto, tutto. E adesso vi invito a fare una cosa: chiudiamo gli occhi; immaginiamo quella scena lì, sulla riva del fi ume, Giovanni mentre battezza e Gesù che passa. E sentiamo la voce di Giovanni: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Guardiamo Gesù e in silenzio, ognuno di noi, dica qualcosa a Gesù dal suo cuore. In silenzio. (Pausa di silenzio). Il Signore Gesù, che è mite, è buono – è un agnello – che è venuto per togliere i peccati, ci accompagni nella strada della nostra vita. E così sia.

L’Omeliadi FRANCESCO

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La visita di Papa Francesco al Sacro CuoreDomenica, 19 gennaio 2014

L’incontro con i Giovani

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1. Come è nato il Suo amore per Dio? Quali sono state le cose su cui ha fondato la sua vita di cristiano?

2. Un incontro che L’ha cambiata e che conserva nel cuore...3. Come possiamo aiutarLa a rinnovare la Chiesa, a farla diventare più gioiosamente

missionaria? Cosa si aspetta da noi? Cosa possiamo fare?4. Molti di noi vorrebbero scoprire la volontà di Dio per la nostra vita, la nostra

vocazione. Cosa ci consiglia? E come possiamo fare a scegliere senza paura di metterci in gioco?

5. Se Lei fosse un giovane e non riuscisse a trovare un buon lavoro, ciò per cui ha studiato, emigrerebbe altrove, all’estero, o si accontenterebbe di un lavoro mediocre restando però attaccato al Paese, alla famiglia di origine?

6. In un mondo dove ormai chi vive il Vangelo va controcorrente, come pensa che possiamo essere d’esempio per coloro che non conoscono Cristo? Come portare sempre il Signore nella vita quotidiana?

7. Come un giovane può aprire il proprio cuore per lasciarsi amare da Dio e amare gli altri, quando il proprio cuore è chiuso per le ferite ricevute e le esperienze vissute?

8. Lei ha detto: “Siate nella gioia. Non fatevi rubare la speranza”. Ha da darci qualche indicazione su come vincere la tentazione di abbandonare la speranza? Le 8 domande dei giovani

All’inizio dell’incontro del Papa con i giovani, due di essi hanno presentato le atti-vità che si svolgono al Sacro Cuore. Altri otto hanno esposto otto domande, sintesi delle tantissime fatte precedentemente dagli oltre duecento giovani presenti:

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Le risposte di Papa Francesco*

Questo di rimanere nella gioia e non lasciarsi rubare la speranza, questo è vero, perché noi dobbiamo avere una speciale cura su questo, no? Perché la delusione è nei negozi dei saldi! Tu puoi comprare la delusione dappertutto, perché è un cibo a portata di mano, te lo offrono...: “Ma, non va, le cose non vanno...”, no? Custodire la speranza nei momenti bui, nei momenti diffi cili non è facile, questo non è facile. Chi ti ruba la speranza? Quello che ti dice: “Ma no, non guardare tanto avanti, prendi adesso, prendi adesso: fai adesso la tua felicità. Non camminare più, sei stanco”. Questa è un’esperienza esistenziale, no? Si fa il cammino della vita, ma uno trova un albergo bello e rimane tutta la vita in quell’albergo, non cammina più. Quante persone rimangono a metà strada! E quando a voi io dico: “non lasciatevi rubare la speranza”, sto dicendo: non rimanete a metà strada. E poi, tu trovi persone di 40, 50 anni che hanno il cuore più preparato per un funerale che per una festa! Davvero! Ma le trovi non solo di 40-50, trovi anche i giovani con il cuore più adatto per andare ad un funerale che ad una festa. E questa è la tentazione, no? La tentazione dice: “Ma non speriamo! Tutto è così... Prendiamo quello che ci serve adesso, e poi la vita continua”. È questo che intendo quando dico:

“non lasciatevi rubare la speranza”. Perché la speranza è una cosa bella, perché la speranza non delude. E questo non lo dico io: lo dice san Paolo nella Lettera ai Romani. Lo dice Paolo: la speranza non delude. Tu devi scommettere su grandi ideali, e avanti! E sempre avere – questa è la parola – avere desiderio. Un giovane, una giovane, che non desidera – qualcuno di voi ha parlato del cuore chiuso – mai allarga il cuore. Quello che ti fa allargare il cuore è il desiderio, è volere andare più avanti, trovare sempre più avanti... È allargare il cuore. E oggi la società ha bisogno di persone con il cuore largo, grande: il cuore largo, no? Quando tu vai per questa strada con la speranza che non delude mai, tu, con il desiderio allarghi il cuore. Questo è un bel lavoro per i giovani! Avete capito questo?Prendiamo un’altra. “Come è nato il Suo amore per Dio?”. Io mi sento un po’ un disgraziato in questo, perché io non amo Dio come Lui dev’essere amato: io amo Dio come posso, no? Ma sono sicuro che Lui mi ama di più, ama me, e questo mi fa piacere, questo mi fa piacere. Questa sicurezza: Lui mi ama. Lui mi ha amato prima, Lui mi ha aspettato prima, Lui cammina con me, Lui sa cosa sento, Lui mi ama prima. E questo non è mio: questo lo dice l’Apostolo Giovanni. Cosa signifi ca l’amore? L’amore

Il Papa ha risposto, non in ordine, ma a tutte le domande, in tono dialogico e discorsivo: per non perdere questo carattere familiare riportiamo le parole come sono state pronunciate, anche se a volte vi sono ripetizioni.

* Trascrizione daRadio Vaticana

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signifi ca che Dio ci ha amato prima. Questo è amore. E il mio amore per Dio – io dirò – è che, per quanto possibile, io cerco di lasciarmi amare da Lui, di non chiudere le porte. Alcune volte le chiudo! Quando sono stanco, quando sono un po’ stufo... “Non voglio sentire di questo problema”: è chiudere una porta. Questo è quello che cerco di fare: non chiudere le porte all’amore di Lui che viene. E viene in tante forme, in tante maniere, Lui viene. “Un’esperienza di incontro che L’ha cambiata, che conserva nel cuore”. Per me un’esperienza di incontro con Gesù è stata quella del Giorno di Primavera – da noi, di autunno da voi –; perché da noi il 21 settembre è il giorno degli studenti, e tutti i giovani e le giovani vanno a fare la passeggiata! E quel giorno, io andavo con i miei compagni, ma prima sono passato dalla parrocchia; avevo 17 anni e ho sentito qualcosa e ho voluto confessarmi... Perché io andavo in chiesa, ero dell’Azione Cattolica. Ma era una cosa nuova, questa esperienza di incontro. In quel momento, io ho sentito che dovevo diventare prete. Poi sono passati alcuni anni prima che entrassi in seminario, ma quella è stata la più profonda esperienza di incontro. E quando tu senti che c’è qualcosa di nuovo, una cosa che non c’era prima, una cosa che... il Signore ti tocca: ascoltalo! Perché c’è il Signore che chiama, no? In questi giorni nella Messa abbiamo letto la storia del piccolo Samuele, quel ragazzino che aveva forse 12, 13, 14 anni; mentre dormiva sentiva che lo chiamavano. E lui pensava che fosse il sacerdote che lui serviva, che era anziano, che lo chiamava. E poi si è accorto che era il Signore. Il Signore chiama con circostanze, con eventi, con storie, ma bussa alla porta. State attenti quando bussano alla porta del

vostro cuore. E il Signore fa queste cose, no? Stare attenti a cosa passa nel mio cuore. Il mio cuore è una strada dove passa di tutto, e io non me ne accorgo? Questo non va bene. Io ho imparato a capire e a conoscere cosa passa nel mio cuore: questo è il primo passo. E poi uno trova che forse passa il Signore e ti bussa alla porta. “Rinnovare la Chiesa”: è una parola diffi cile, questa. I vecchi teologi – i vecchi, gli antichi, i medievali – dicevano che la Chiesa sempre deve essere rinnovata, riformata. È una cosa di sempre. Tutti noi dobbiamo rinnovarla. E cos’è? Dare una pennellata di vernice perché si veda più bella? No, no: è rinnovarla da dentro! Ma io non posso rinnovare la Chiesa, se io non mi coinvolgo in questo. “La vernice sono io”, dobbiamo dire tutti. Ognuno di noi deve dire: “Ma com’è la vernice per farla più bella? “Sono io, la vernice. Cosa faccio perché la Chiesa sia più fedele alla sua missione?”. E cosa possiamo fare, cosa spetta a noi? Io ho detto ai giovani a Rio de Janeiro: fate chiasso, o un’altra cosa... Ma, sono molto capaci di farlo! Muoversi, muoversi. Una volta, tanti anni fa, sono stato invitato a dare una conferenza ad un gruppo di giovani che volevano rinnovare la Chiesa: non lo dicevano così, ma loro erano sicuri che per quella strada avrebbero rinnovato la Chiesa. E prima, hanno chiesto di celebrare la Messa. Erano tutti maschi, perché le femmine no, sono di inferiore qualità! Erano tutti maschi: così la pensavano! Tutti seri... Poi, nella Messa, tutti con le mani incollate, così, rigidi... Ma io ho pensato ad un certo momento che avevo davanti a me delle statue, e non delle persone. E questi dicevano: “No, si deve fare questo...”. Avevano la ricetta. Poverini, tutti sono fi niti male. [ridono, applausi] Per questo, prendere le cose con serietà non signifi ca giocare alla

signifi ca che Dio ci ha amato prima. Questo è E il mi Di io dirò è

vostro cuore. E il Signore fa queste cose, no? Stare attenti a cosa passa nel mio cuore. Il

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serietà. Signifi ca gioia, preghiera, cercare il Signore, leggere la Parola di Dio, fare festa... Questa è la serietà cristiana. Un giovane che non sorride, un giovane che non fa un po’ di rumore, è invecchiato troppo presto.“E come si scopre la volontà di Dio nella nostra vita, nella nostra vocazione? Cosa ci consiglia? E come possiamo fare a scegliere senza paure, a metterci in gioco?”. Nella vita la strada si trova camminando. Seduto a casa tua non troverai mai la strada. Devi uscire da te stesso e incominciare a camminare, e il Signore ti dirà, nel cammino, dove ti vuole, dove Lui vuole che tu sia. Lui lo dirà. Ma chiuso a casa tua – e quando dico “casa tua”, dico nel tuo egoismo, nelle tue comodità... - lì non troverai mai la tua vocazione. Sì, quale sarà la tua vocazione? Quella dell’egoismo: lavorare per te stesso, per il tuo futuro, ma per te. Per avere soldi, per avere un’altra posizione, avere tutto questo... ma per te! Quella sarà la tua vocazione. E come fi nirai? Male. Tu vuoi trovare la volontà di Dio, il tuo posto nella vita? Cammina nella vita. “Ma, Padre, ci sono pericoli...”. Sì. Si può sbagliare tanto, nel cammino, tanti sbagli ci sono per quelli che camminano nella vita. Ma peggiori sono gli sbagli di quelli che rimangono chiusi. Quella persona che è chiusa, quella comunità che è chiusa si ammala, si ammala di chiusura. Voi avete visto quei saloni o quelle stanze che sono chiuse da mesi? Quando tu li apri, odore di umidità, di chiuso... così è l’anima di quelli chiusi. Si ammalano. “E, Padre, quelli che vanno per il cammino, per la strada?” Può succedere comunemente quello che succede alle persone che vanno per la strada: un incidente. Io preferisco mille volte una Chiesa incidentata che una Chiesa malata per chiusura. È chiaro, questo? Avanti! [applausi] Ma poi una parola: come possiamo

fare a scegliere la vocazione senza paure. Non abbiate paura, questo è vero. Ma non posso dire: non sentirete paura. La paura viene, si sente. Siate coraggiosi e andate avanti. Ma non abbiate timore di avere paura: perché la paura viene!“Se Lei – ah, questa è bella! – se Lei fosse un giovane e non riuscisse a trovare un buon lavoro, ciò per cui ha studiato nel Suo Paese, emigrerebbe altrove, all’estero, o si accontenterebbe di un lavoro mediocre restando però attaccato al Paese, alla famiglia d’origine?” A questa domanda non si può rispondere, non per quello che dice, ma per come lo dice. Mai si può prendere una decisione su una cosa immaginaria o futuribile. Dio è nel presente. Se uno dicesse: “Ma, tu sei un giovane e devi fare questo, questo... Cosa fai adesso, al presente?”. Tu che sei Papa, cosa fai? È il presente, la realtà. Dio non è nel futuribile, mai. Queste sono illusioni del diavolo. Dio è nel presente, sempre. Ma possiamo dire questo. Dio è nel passato, come memoria. È importante prendere la memoria del passato, e per questo è importante parlare con gli anziani! Voi giovani parlare con gli anziani, sentire gli anziani. Dio è nel presente, nella realtà, nelle sfi de della realtà, devo rispondere. E Dio è nel futuro, è in una promessa: ti promette di aiutarti. Ma non queste cose condizionate, non aiutano la vita spirituale. Domandati sul presente. Sempre. E non sbaglierai.“Chi vive il Vangelo va controcorrente”. Questo è vero. Questo è vero. Perché oggi le proposte che ti fanno sono nate dall’egoismo, dal consumismo, dall’edonismo... Tante cose, no? E se io voglio vivere il Vangelo, fare quello che voi fate – andare dai poveri, aiutare il prossimo – questo è andare controcorrente! Gesù è andato controcorrente: per questo è fi nito

serietà. Signifi ca gioia, preghiera, cercare il Signore, leggere la Parola di Dio, fare festa... Questa è la serietà cristiana. Un giovane che

fare a scegliere la vocazione senza paure. Non abbiate paura, questo è vero. Ma non posso dire: non sentirete paura. La paura viene, si sente. Siate coraggiosi e andate avanti. Ma

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com’è fi nito! È chiaro, questo?“Come essere esempio per coloro che non conoscono Cristo e andare controcorrente?” La propria vita... Uno di voi ha detto – non so se adesso o prima – qualcuno sentivo che diceva di Papa Benedetto, del non-proselitismo ma l’attrazione, la testimonianza. Noi non siamo una squadra o un club di football, che dobbiamo prendere soci e associati per... “Ma tu vieni? Dai, vieni con noi!”. No, che il Signore parli. Io do la mia testimonianza, ognuno di noi dà la sua testimonianza. “Ma, Padre, io sono peccatore...”. Tutti lo siamo. Ma avanti, perché Gesù è con noi, Lui è venuto per noi. Se qualcuno di noi si sente giusto, Gesù non è venuto per Lui. “Come un giovane può aprire il proprio cuore per lasciarsi amare da Dio e amare gli altri, quando il proprio cuore è chiuso per le ferite ricevute e le esperienze vissute?”. Questa è una domanda diffi cile, perché quando uno incomincia a pensare alla sua vita e a chiarire un po’ la sua vita, trova ferite, diffi cili, tante ferite nascoste... ci sono. Non per tutti, ma per alcuni sì. Ci sono ferite nascoste. Non abbiate paura di dare nomi alle proprie ferite, e questo si fa con il dialogo: il dialogo con qualcuno che ti aiuti, un padre spirituale, una sorella spirituale, un laico, una laica più grande che ti può aiutare e ha la prudenza per consigliarti bene. Dare nomi alle proprie ferite, ai propri lividi, dare nomi: “Questo mi è venuto per quel colpo, questo...”. Perché

il cuore, l’anima registrano tutto e per evitare un altro colpo si chiude, si chiude... Le ferite si guariscono con chiarezza, e per prima cosa si deve dare il nome: con tenerezza e lasciandosi amare. Questa è la strada. E così posso io amare e cercare un altro che sia più ferito di me. Tutti noi abbiamo ferite: tutti, tutti. Dobbiamo lasciare che la vita, il Signore, i fratelli, le sorelle, la comunità le guariscano. E questo apre il cuore e così non abbiamo paura di andare avanti. A me piace pensare oggi la Chiesa – su questo argomento – come un ospedale da campo: c’è tanta gente ferita, anche ferita da noi cattolici! Con i nostri atteggiamenti forse troppo clericali o non so... ma feriti da noi, con la nostra mancanza di testimonianza... Oggi la Chiesa – io lo penso, è un po’ esagerato, ma c’è – è come un ospedale da campo: dopo la battaglia tu vai all’ospedale da campo e trovi tanta gente ferita e tu non domandi a uno: “Mi dica, dimmi, qual è il dosaggio di colesterolo tuo?”. Tu vai e guarisce la ferita, poi, quando è guarita la ferita gli domanderai il dosaggio del colesterolo. È chiaro? Guarire ferite e lasciarsi guarire le ferite dagli altri.Vi ringrazio per tutto quello che fate: non abbiate paura, e andate avanti! Tu parlavi di “sporcarsi le mani”, sì! Chi è sempre pulito è perché non cammina. Chi cammina si sporca, da una parte o dall’altra; o fi sicamente o spiritualmente si sporca. Non avere paura: il Signore ci pulisce tutti. Avanti e grazie!

Intanto possiamo ricordarci che esistono vari tipi di sete, di desideri.

• Va da sé la sete fi sica, del corpo, che sovente si accompagna con la fame, la miseria, che spinge a cercare nel deserto, a volte con disperazione.

• Ma c’è quell’altro livello di sete e di desiderio, più comune e normale: la sete di noi gente che tutto sommato sta benino ma desidera di più. Abbiamo bisogno di affermarci, possedere, primeggiare sugli altri. L’automobile, gli abiti fi rmati, chi può lo chalet ai monti, lo yacht al mare, le ferie a Honolulu.

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Dal Vangelo secondo Giovanni (4, 7-14)

7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi di-scepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi fi gli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».

per meditare...

Primo venerdì del mese di Marzo Primo venerdì del mese di Marzo

Virginio Monti:“Gesù e la samaritana”

Roma, Basilica Sacro Cuore

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per pregare...

frasi da ripetere

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In questo mese Leggiamo: • I Vangeli della Passione.

Preghiamo:• Preghiera a Gesù Crocifi sso.

Intenzioni:• per il rispetto dei diritti delle donne;• perché numerosi giovani accolgano la vocazione

di consacrazione all’annuncio del vangelo

• Signore, ha sete di te l’anima mia.• Signore, donaci l’acqua zampillante.• Signore, da’ a noi il cibo della vita.

Salmo 62: Il desiderio di Dio

O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,di te ha sete l’anima mia,a te anela la mia carne,come terra deserta,arida, senz’acqua.Così nel santuario ti ho cercato,per contemplare la tua potenza e la tua gloria.Poiché la tua grazia vale più della vita,le mie labbra diranno la tua lode.Così ti benedirò fi nché io viva,nel tuo nome alzerò le mie mani.Mi sazierò come a lauto convito,e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.Quando nel mio giaciglio di te mi ricordoe penso a te nelle veglie notturne,a te che sei stato il mio aiuto,esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

A te si stringe l’anima miae la forza della tua destra mi sostiene.Ma quelli che attentano alla mia vitascenderanno nel profondo della terra,saranno dati in potere alla spada,diverranno preda di sciacalli.Il re gioirà in Dio,si glorierà chi giura per lui,perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.

• Ma per fortuna scorpriamo che esiste anche un terzo livello di desiderio. Lo scopriamo quando ci raccogliamo nel nostro intimo a pensare al senso della vita, al tempo che passa, alle illusioni e delusioni collezionate. Ci accorgiamo che non possiamo avere tutto, che forse non ne vale la pena.Ci prende quel senso di insoddisfazione, di non appagamento per le cose, che spinge a guar-dare più lontano e più in alto. Scopriamo allora che l’oggetto vero della nostra sete è Dio.

(E. BIANCO, Accogliere la Parola, Anno A, p. 70)

Primo venerdì del mese di Marzo Primo venerdì del mese di Marzo

Rubens:“Il trionfo della fede”

«Tra noi e Dio si ergevano tre muri di separazione: quello della natura, quello del peccato, quello della morte. Il muro della natura è stato abbattuto nell’incarnazione, quando natura umana e natura divina si sono unite nella fi gura di Cristo; il muro del peccato è stato abbat-tuto sulla croce, e il muro della morte dalla risurrezione».

(R. CANTALAMESSA, Sorella morte, Ancora, Milano, p. 19)

Se la morte è stata debellata da Gesù risorto, signifi ca che anche noi, suoi fratelli e coeredi, membra del suo Corpo che è la Chiesa, parteciperemo della vita eterna.Se siamo convinti di questo, l’esistenza non è spesa nell’ansia di inseguire il tempo che fugge, non è susseguirsi di esperienze abbrutite dal peccato; ma è un tempo di grazia, di progressiva scoperta dell’amore di Dio, della potenza di Cristo, della bellezza di corrispondere al disegno che Dio ha per noi, sicuri che la felicità ci attende, defi nitiva, appagante.La Pasqua, come incontro del Signore risorto, ci rivela dunque che la vita si presenta come un mistero da interpretare con rispetto, più che come un bene da possedere e programmare a nostro piacimento. I procedimenti in cui si confi gura la vita vanno accostati con occhi pieni di stupore, con mani che quasi tremano per la paura di manipolare, banaliz-zare, rattrappire una realtà che può apparire ambigua, fredda, dura; ma che invece, riscattata, illuminata, colorata dalla risurrezione di Gesù, lascia trasparire il disegno amoroso di Dio.È questa realtà che noi dobbiamo difendere e custodire, nella convinzione che, difendendola, custodiamo noi stessi, il nostro destino, la nostra dignità.

(G. MARCHIONI, Echi della Parola di Dio, Anno A, p. 101)

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Dal Vangelo secondo Matteo (28, 1-10)

1Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria an-darono a visitare il sepolcro.2Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. 4Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. 5Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifi sso. 6Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. 8Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annun-zio ai suoi discepoli. 9Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.

per meditare...

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Primo venerdì del mese di Aprile Primo venerdì del mese di Aprile

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frasi da ripetere

In questo mese Leggiamo: • I Vangeli della Risurrezione.

Preghiamo:• Preghiere a Cristo Risorto.

Intenzioni:• per un’equa distribuzione dei beni;• perché Cristo Risorto colmi di speranza

i sofferenti nel corpo e nello spirito.

• Signore, dammi la vita piena. • Signore, fammi risorgere ogni giorno. • Signore, dammi Te stesso.

Primo venerdì del mese di Aprile Primo venerdì del mese di Aprile

per pregare... Ringraziamo il Signore per la Pasqua

Ringraziamo il Signore per questa gioia, per questa Pasqua di risurrezione, per il suo amore senza confi ni:«Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.A volte, nei momenti di confi denza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto.L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me.Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo.Insegnami, allora, a librarmi con te.Perché viverenon è “trascinare la vita”,non è “strappare la vita”,non è “rosicchiare la vita”.Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà, di immergersi in te, di amare te, di risorgere con te».

(A. BELLO, Parole d’amore, Luce e vita, p. 13)

Bartolomeo Schedoni:“Le Marie al sepolcro”

Parma, Galleria Nazionale

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1815In vista del bicentenario della nascita (16 agosto 2015) di Don Bosco, riteniamo fare cosa gradita ai lettori presentare, in grandi linee, i momenti più importanti della vita e della personalità del Santo. In questo numero accenniamo alla sua vita di stu-dente-lavoratore a Chieri.

Inverno 1930. La morte di Don Calosso ri-propone il problema degli studi di Giovanni, che ha ora superato i 15 anni. Margherita, an-che in vista delle prossime nozze di Antonio e Anna Rosso, da celebrare il 21 marzo 1831, decide di dividere i beni dei Bosco, compresa la casa dei Becchi. Giovanni a dicembre va a frequentare le scuole pubbliche di Castel-nuovo, in cui il Comune ha aperto un corso di lingua latina articolato in 5 classi. I pochi alunni di ogni classe erano riuniti in una sola stanza con l’unico professore Don Emanue-le Virano. I 5 kilometri da percorrere due volte al giorno, nelle giornate di pioggia e neve, non erano cosa da poco: zio Michele gli trova una semi-pensione presso Giovann i Roberto, sarto e “musicista” del paese: in certe sere di bufera Giovanni rimane a casa del sarto dormendo nel sottoscala. Margherita decide di mettere a pensione completa il fi glio, per una cifra ragionevole, pagabile anche in ce-reali e vino; in cambio: pranzo e cena a base di minestra calda e riposo nel sottoscala. A scuola si trova con ragazzi più piccoli, che lo chiama-no il “vaccaro dei Becchi” per la giubba troppo gran-de e le rozze scarpe. Con la guida di Don Virano fa notevoli progressi, tanto da essere lodato dal docente: “chi fa degli svolgimenti così, può anche permettersi di

portare delle scarpe da vaccaro. Perché ciò che conta nella vita non sono le scarpe, ma la testa” (T. Bosco, Don Bosco. Una biografi a nuova. ElleDiCi, p. 49). In aprile Don Virano è nominato Parroco di Mondonio: gli succede nell’incarico d’insegnan-te Don Nicola Moglia, di 75 anni, incapace di ottenere la disciplina e convinto che “Ai Becchi crescono solo somari”: gli studi di Giovanni ri-schiano il fallimento completo. Nelle “Memo-rie” Don Bosco accenna, senza nominarlo per rispetto all’età, a “uno che, incapace di tenere la disciplina, mandò quasi al vento quanto nei mesi precedenti avevo imparato” (Sac. G. Bo-sco, Memorie dell’Oratorio, ElleDiCi).Intanto coltivava lo studio della musica, esercitandosi alla spinetta del signor Roberto e all’organo della parrocchia. Nei tempi liberi si esercitava nell’arte della sartoria, attac-cando bottoni, facendo orli, tagliando gilè. Il padrone di casa gli propose di lasciare la scuola e diventare sarto, suo aiutante.La madre gli permise anche di lavorare qualche

ora dal fabbro ferraio Evasio Savio, per procurarsi qualche spicciolo per comprare i libri. Giovanni non pensava affatto che quei mestieri gli sarebbe-ro serviti per aprire i laboratori a Valdocco: unica preoccupa-

zione era di mette-re da parte qualche prezioso soldino!

Estate al Sussam-brino. Nell’estate del 1831 Giovanni saluta il bravo Ro-berto per tornare a

Studente-lavoratorea Chieri

ora SavispicGiovche roa Va

Giovannino parte per Chieri.

“I Becchi”, la casa nataledi Don Bosco.

2015casa; non si reca ai Becchi, ma alla cascina di Sussambrino, presa a mezzadria dal fra-tello Giuseppe, con Giuseppe Febraro: Mar-gherita ha seguito il fi glio Giuseppe. Tutto il periodo estivo per Giovanni è d’intenso studio e di faticoso lavoro nei campi: Rosa Febraro, fi glia del socio di Giuseppe, molti anni dopo, ricordava che pascolando le mucche Giovan-ni spesso si distraeva impegnato nello studio e che lei , oltre le proprie, badava a quelle dei Bosco, perché non facessero danno.Alla fi ne dell’estate, in vista della partenza per Chieri, Giovanni fa il giro delle cascine di Mo-rialdo e delle piccole frazioni per raccimolare qualcosa per i suoi studi: sente una grande ripugnanza a stendere la mano, ma lo fa per non gravare sulle scarse risorse familiari. Per i suoi ragazzi, ”poveri e abbandonati”, diven-terà il più grande “mendicante” del XIX secolo.

A Chieri. Il 4 novembre 1831 Giovanni arriva a Chieri, una cittadina di circa 9. 000 abitanti, sede di conventi, tessitori e studenti. “Gli stu-denti vi affl uivano da ogni parte del Monferrato e dell’astigiano, e facevano vita grama. I corsi erano semigratuiti, ma non esistevano borse di studio; per pagare la pensione molti affron-tavano sacrifi ci eroici. Ricercatissimi erano i lavori per le ore dopo la scuola: mezzi impie-ghi presso scrivani, ore di pulizia nelle case dei benestanti, ripetizioni, pulizia di cavalli e carrozze. Per risparmiare, anche d’inverno si spegneva il fuoco, si studiava avvolti in coper-te pesanti, i piedi negli zoccoli di legno. Tra gli studenti poveri, sopportando quell’iden-tica povertà, visse Giovanni Bosco. Ogni tanto, dal Sussambrino arrivava Margherita a chiedere notizie alla Lucia” (p. 63).Mamma Margherita lo aveva messo a pensio-ne in casa di Lucia Matta, vedova, che si era stabilita a Chieri per seguire il fi glio, che fre-quentava pigramente le scuole: Giovanni se lo fece amico aiutandolo nello studio e nella vita spirituale: per riconoscenza Lucia gli condonò per vari mesi la pensione pattuita. Qualche soldo, per contribuire al proprio man-tenimento, riusciva a guadagnarlo lavorando

nella falegnameria di un suo conoscente. La sua occupazione principale era lo studio. Fu consigliato da Don Placido Va-limberti, il primo sacerdote che aveva co-nosciuto a Chieri, di iscriversi alla classe sesta [corrispondeva grosso modo alla at-tuale 1° media; l’ordine era decrescente: sesta-quinta-quarta...: dopo due mesi, su-perati gli esami, fu ammesso alla quinta, in cui insegnava Don Valimberti. Passati altri due mesi, eccezionalmente, per la preparazione e l’età, fu ammesso agli esami: superatili bril-lantemente fu ammesso alla quarta, con il professore Vincenzo Cima, un ottimo inse-gnante, molto rigido nell’esigere la disciplina. Al vedersi comparire in classe un allievo alto e grosso, sentenziò: – Costui, o è una grossa talpa o un gran ta-lento. – Qualcosa di mezzo. Sono un povero giova-ne che ha buona volontà di fare il suo dovere e progredire negli studi. – La risposta gli piacque e con insolita affabi-lità soggiunse:

L’arco di Chieri.

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1815– Se avete buona volontà, voi siete in buone mani. Io non vi lascerò inoperoso: fatevi ani-mo. Se incontrerete diffi coltà, ditemelo subi-to, e io vi aiuterò.

La SOCIETA’ dell’ALLEGRIA. Lo studio e il lavoro non esaurivano le attività del giovane Giovanni: non dimenticava il gioco e le abili-tà di prestigiatore e saltimbanco. La madre gli aveva raccomandato di stare attento alle cattive compagnie: evitava i cattivi compagni e stava lontano da quelli che avevano poca voglia di studiare. “I compagni che volevano tirarmi ai disordini erano i più trascurati nello studio – ricorda – e così cominciarono a far ricorso a me perché dessi loro una mano nei compiti” (M. dell’Oratorio). Li aiutò, a volte esagerando col passare le traduzioni ai meno preparati. “Con questo mezzo mi procurai la benevolen-za e l’affetto dei compagni. Cominciarono a venire a cercarmi durante la ricreazione per il compito, poi per ascoltare i miei racconti, e poi anche senza nessun motivo” (p. 65).Si formò una “allegra brigata”, una specie di banda chiamata la Società dell’Allegria. Giovanni ne scrisse il Regolamento: 1° “Nessuna azione, nessun discorso che pos-

sa far arrossire un cristiano. 2° Fare i propri doveri scolastici e religiosi. 3° Essere allegri”.

“Nel 1832 tra i miei compagni ero diventato come il capitano di un piccolo esercito” (p. 65-66).

Dopo i giochi vi era sempre un momento di preghiera.

“Tutte le feste andavamo alla Chiesa di Sant’Antonio, dove i Gesuiti facevano uno stupendo catechismo, in cui raccontavano parecchi esempi che ricordo ancora” (Sac. G. Bosco, Memorie dell’Oratorio, ElleDiCi, p. 38).

Nelle “Memorie dell’Oratorio”, scritte tanti anni dopo, Don Bosco ricorda con simpatia i compagni di allora, soprattutto Guglielmo Garigliano di Poirino e Paolo Braje di Chieri. Ricorda quest’ultimo con tanta tristezza per la prematura morte. “In quell’anno ho perdu-to uno degli amici più cari, Paolo Braje. Dopo una malattia lunga, morì il 10 luglio... Dio volle riempire il vuoto lasciato da Paolo mandando-ci un altro amico, buono come lui, che sareb-be addirittura diventato più celebre di lui: Luigi Comollo” (M.O. p. 44: di Comollo parleremo nel prossimo numero).

Quattro sfi de al saltimbanco: una domeni-ca molti suoi amici non si fecero vedere nella Chiesa di Sant’Antonio: era arrivato a Chieri un saltimbanco di professione che sfi dava i giovani e dava spettacoli di destrezza e acro-bazie. Giovanni, per riportare i compagni in chiesa ha l’imprudenza di sfi dare il “professio-nista”: 1° gara: corsa nel viale di Porta Torinese [20

lire in lizza: le procurano i soci della Società dell’Allegria]

Il saltimbanco prende subito un notevole van-taggio, ma Giovanni recupera e lo supera.

2° gara: salto di un ruscello; esito positivo per Giovanni.

3° gara: gioco di destrezza con la bacchetta

Studente-lavoratorea Chieri

Chieri (da sinistra a destra): Panorama, la chiesa di Sant’Antonio, il Duomo, una strada del centro.

magica; il saltimbanco era un vero esperto, ma aveva un piccolo difetto: il naso troppo lungo! La bacchetta lo urtò e cadde rovi-nosamente.

4° gara: arrampicata su un olmo. Il saltimban-co “punta” le ultime 100 lire rimaste nell’ar-rampicata.

Il giocoliere arrivò alla vetta, che si piegava pe-ricolosamente; andare oltre sembrava impos-sibile; Giovanni raggiunse la stessa altezza: si aggrappò fortemente al ramo con le mani e con il corpo si sporse verso l’alto. Applausi scroscianti degli abitanti di Chieri e vera di-sperazione dell’acrobata, rimasto senza soldi. Conclusione: i membri della Società dell’Al-legria [22] gustarono un solenne pranzo al Ristorante “Il Muletto” [costo: 25 lire] e il sal-timbanco riebbe 215 Lire [Giovanni e gli amici non volevano rovinarlo], proclamando con en-fasi: “Col ritornarmi questo denaro, voi impe-dite la mia rovina. Vi ringrazio. Vi ricorderò con piacere, ma non farò mai più scommesse con gli studenti” (M. dell’Orato-rio, p. 60).

Tra torte e gelati. Durante la 2° classe, det-ta di “Umanità” [1833-34] Giovanni deve tro-vare una nuova sistemazione, avendo il fi glio di Lucia Matta terminato il corso di studi: si trasferì al caffè di Giovanni Pianta, un ami-co di famiglia che abitava vicino alla casa del suo professore Don Pietro Banaudi, un sa-cerdote molto stimato: “Senza mai castigare nessuno, era riuscito a farsi amare e temere da tutti”. La giornata del diciottenne Giovan-ni si svolge in due parti: al mattino scuola e studio, serata dedicata a preparare caffè, cioccolato, a mescere vino e bevande e controllare la sala di bigliardo. Poi ancora studio a lume di candela. Lo scarso riposo lo prendeva in un minuscolo locale [una specie di sottoscala] sopra il forno dei dolci. Il signor Pianta, molti anni dopo testimoniò: ”sovente passava la notte studiando, e alla mattina lo trovavo ancora sotto il lume acceso a leggere e a studiare” (Una biografi a nuova, p. 74).

Gli amici Elia e “Giona”. In Chieri viveva una numerosa comunità di Ebrei nel “ghetto”, secondo le norme emanate da Carlo Felice. Giovanni vi si recava spesso per vari motivi: frequentemente andava da Elia, un libraio, che per pochi soldi gli prestava o gli vendeva i libri che gli erano necessari per gli studi e per legge-re classici latini ed italiani. Di sabato gli studenti ebrei rischiavano brutti voti, perché secondo le tradizioni giudaiche non potevano lavorare: Giovanni a volte faceva per loro i compiti per salvarli da brutte fi gure e rimproveri. Era amico di uno di essi, Giacomo-Levi, che gli amici chiamavano familiarmente “Giona”, che aveva conosciuto presso il libraio Elia. Giona era rimasto orfano da piccolo. Spesso cantavano insieme, leggevano, suonavano e giocavano al bigliardo. Giona stava passando una profonda crisi religiosa: Giovanni gli prestò il suo catechismo, su richiesta dell’amico. La tempesta scoppiò quando la madre di Giona scoprì il catechismo: Giona affrontò con co-raggio la situazione, chiedendo il Battesimo. Dovette allontanarsi da casa: fu aiutato da una coppia di Chieri, che gli trovò un onesto e sicuro lavoro.Giacomo-Levi, il 10 agosto, fu battezzato nel duomo di Chieri dal Canonico Seba-stiano Schioppo con il nome Luigi; padrino e madrina furono Carlo e Ottavia Bertinetti [furono praticamente i “genitori adottivi”]. Giona rimase sempre amico di Bosco: “anco-ra nel 1880 scendeva all’O-ratorio di Valdocco a fargli visita, e a ricordare in-sieme i bei tempi pas-sati” (Una biografi a nuova, p. 74).

A cura di Antonio Sperduti

[continua]

2015

Ennio Tesei: “Giovannino giocoliere”.Colle Don Bosco

Venerdì 25 AprileOre 15.30: Arrivo

Accoglienza a Roma Don Bosco

Ore 17.00: Inizio uffi ciale Forum

Ore 17.30: Catechesi

Ore 19.30: Cena

Ore 21.00: Spettacolo

“Affari pe’... Santi” a cura

dei post-novizi salesiani di Nave

Ore 23.00: Partenza per le case

salesiane e pernottamento

Sabato 26 AprileOre 9.15: Accoglienza nel cortile

del Sacro Cuore al Castro Pretorio

Ore 9.45: Provocazione comune,

inizio del pellegrinaggio a gruppi

sui luoghi di Don Bosco a Roma

Ore 16.00: Giochi in piazza del Popolo

Ore 19.00: Cena

Ore 21.00: Veglia di preghiera nella

Basilica di Santa Maria Maggiore

(Alla fi ne della veglia, termina l’espe-

rienza comunitaria del Forum e prose-

gue l’esperienza per gruppi di prove-

nienza...)

Domenica 27 AprileOre 9.00: Santa Messa della

canonizzazione di Giovanni Paolo II

e Giovanni XXIII in piazza San Pietro

Ormai avviata l’organizzazione del prossimo Forum del Movimento Giovanile Salesiano dell’Italia Centrale in programma a Roma per i giorni 25-27 aprile

2014.L’ appuntamento, già in programma e in altra sede, coinciderà con le giornate che celebreranno la canonizzazione dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. È per questa coincidenza che la Segreteria del MGS dell’Italia Centrale, te-nendo anche conto dello specifi co rapporto di Don Bosco con il Papa in una concreta comunione ecclesiale, ha deciso che il tema del Forum sarà sulla santità e avrà come titolo-slogan “A due passi dal cielo”, “per indicare la facilità di farsi santi come indicava don Bosco e l’idea di un Movimento che si mette in cammino insieme verso la santità ricevuta come dono e impegno”.Ecco alcune prime indicazioni di programma.La giornata di venerdì 25 aprile sarà incentrata sull’accoglienza dei giovani. Nel pomeriggio, dopo un momento iniziale di catechesi animata presso il tempio Don Bosco, verrà lanciato il tema del Forum “A due passi dal Cielo”. Durante la serata andrà in scena lo spettacolo realizzato dai giovani salesiani di Nave (BS), “Affari pe’ Santi”, e al termine i giovani si recheranno a dormire nelle diverse case salesiane della città di Roma e dintorni.Nella mattinata del secondo giorno sabato 26 aprile, i giovani si radu-neranno nell’opera salesiana del Sacro Cuore al Castro Pretorio, casa fon-data da don Bosco per volontà del papa Leone XIII. Dopo un momento di introduzione e di lancio della giornata, inizieranno diversi percorsi che com-prenderanno alcuni luoghi signifi cativi della presenza di Don Bosco a Roma: via del Quirinale, via Sistina, piazza del Popolo, via del Teatro Marcello, piazza San Pietro in Vincoli, via di Santa Chiara, Lungotevere, Santa Maria in Cosmedin...Nel pomeriggio, a partire dalle ore 16, l’appuntamento è Piazza del Popolo: qui si farà memoria dell’incontro che Don Bosco ebbe col Cardinale Tosti, a cui mostrò come si potevano avvicinare i giovani romani attraverso il gioco.L’ipotesi è quella di ricostruire attraverso diversi giochi a squadre il clima fe-stoso dell’oratorio e provare a coinvolgere, con l’organizzazione dei gruppi scout che vivono nelle case salesiane, i giovani di Roma e turisti in un’espe-rienza di festa per circa due ore durante i quali si svolgeranno diversi giochi a squadre.

Nella serata, partendo dalla casa del Sacro Cuore a Castro Pretorio, i giovani del Movi-mento giovanile salesiano dell’Italia centrale insieme ad altri giovani della Diocesi di Roma inizieranno il loro pellegrinaggio verso piazza San Pietro con un momento di veglia e pre-ghiera penitenziale nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Il resto della notte potrà essere vissuto come un pellegrinaggio verso il luogo della canonizzazione.Il terzo giorno, domenica 27 aprile, verrà incentrato sulla partecipazione dei giovani alla canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII in piazza San Pietro.

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Ore 17.00: Inizio uffi ciale Forum

Ore 17.30: Catechesi

Ore 19.30: Cena

Ore 21.00: Spettacolo

“Affari pe’... Santi” a cura

dei post-novizi salesiani di Nave

Ore 23.00: Partenza per le case

salesiane e pernottamento

Sabato 26 AprileOre 9.15: Accoglienza nel cortile

del Sacro Cuore al Castro Pretorio

Ore 9.45: Provocazione comune,

inizio del pellegrinaggio a gruppi

sui luoghi di Don Bosco a Roma

Ore 16.00: Giochi in piazza del Popolo

Ore 19.00: Cena

Ore 21.00: Veglia di preghiera nella

Basilica di Santa Maria Maggiore

(Alla fi ne della veglia, termina l’espe-

rienza comunitaria del Forum e prose-

gue l’esperienza per gruppi di prove-

nienza...)

Domenica 27 AprileOre 9.00: Santa Messa della

canonizzazione di Giovanni Paolo II

e Giovanni XXIII in piazza San Pietro

RomaRomaMovimento Giovanile Salesiano FORUM2014

CUOREdel Mondo

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2°Forum Famiglie dell’Italia Centrale

RomaRoma

il secondo Forum Famiglie dell’Italia Cen-trale si terrà a Roma dal 25 al 27 aprile 2014, in concomitanza del Forum MGS gio-

vani e verrà organizzato dai Salesiani Cooperatori.La tematica scelta Santità a misura di famiglia, permetterà di rifl ettere, di confrontarsi sulla san-tità declinata nel quotidiano familiare attraverso la vocazione matrimoniale, dono e impegno da condividere con altre famiglie, cammino verso la pienezza di un amore più grande.

Il programma di massima, prevede dei momenti di rifl essione tra le famiglie partecipanti, l’animazione dei fi gli dei partecipanti di età inferiore ai 15 anni e un momento di preghiera con i giovani del MGS. Qualche indicazione sul programma.Accoglieremo le famiglie partecipanti venerdì 25/04/2014 alle ore 15.30, presso l’istituto del Sacro Cuore in via Marsala.Alle ore 17.00 presso il teatro delle FMA di via Marghera (nelle immedia-te vicinanze del Sacro Cuore) daremo inizio uffi ciale alla nostra esperienza, che dopo un momento di preghiera, proseguirà fi no alle ore 19.30 con la ri-

fl essione e il confronto grazie al contributo offerto dalla presenza di relatori e testimonianze di fami-glie. Dopo cena verrà presentato uno spettacolo di cabaret offerto dal CGS La Brigata dell’Allegria. La nostra serata si concluderà alle ore 23.00 con la Buona notte.Sabato mattina 26 aprile continueremo il nostro percorso sulla santità familiare presso il teatro delle FMA di via Marghera, che proseguirà dopo pranzo con un pellegrinaggio delle famiglie di due tappe. La prima tappa presso la Basilica di San Paolo ci permetterà di conoscer meglio la fi gura di Aquila e Priscilla, una coppia di apostoli familiari, inseparabili compagni di missione dell’apostolo Paolo. Al rien- tro, al termine della cena, concluderemo il nostro pellegrinaggio con la seconda tappa. Ci recheremo a piedi presso la Basilica di Santa Maria Maggiore dove parteciperemo insieme ai nostri giovani ad una Veglia di preghiera, organizzata dal MGS.Domenica 27 aprile, dopo la celebrazione della Santa Messa al Sacro Cuore e la preghiera di affi -damento delle nostre famiglie a Maria Ausiliatrice presso l’altare a Lei dedicato, ci sarà la possibilità di partecipare alla cerimonia di canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, tramite collega-mento televisivo con megaschermo presso una sala del Sacro Cuore.

Il prmopartpaundeQuAcveprviAlFMteinchpr

ilSEGNALIBRO

CUOREdel Mondo

CRISTORISORTO è venuto

ad animareuna festanel più

profondo dell'uomo

(fr. Roger di Taizé)”

Santuario internazionale www.basilicadelsacrocuore.it - [email protected]

Tel. segreteria 06.49.27.22.56 (ore 9-12: giorni feriali) • Tel. 06.44.53.257 (parroco)

ORARIOINVERNALE

FERIALI: ore 6.30 • 7.007.30 • 8.00 (Lodi Messa)

9.00 • 18.00FESTIVI: ore 7.00 • 8.00

9.00 • 10.0011.30 (Messa parrocchiale

e dei giovani)16.00 (in lingua fi lippina)

18.00

ESTIVOGIUGNO-LUGLIO-AGOSTOFERIALI: ore 6.30 • 7.00 • 7.308.00 (Lodi Messa) • 9.00 • 18.00

FESTIVI: ore 7.00 • 8.00 9.00 • 10.00 • 11.30 • 18.00

Messa delle 7.00 è per iscritti Opera Pia

MUSEO DON BOSCOe “CAMERETTE”

(tutti i giorni)ore 9.00-12.00 • 16.00-19.00

• PRIMO VENERDI:ore 10.30-17.30 Adorazione silenziosa

ore 18.00 Solenne Concelebrazione cui segue (circa 19.00) Adorazione animata

da un gruppo della Famiglia Salesianaore 19.30 Vespri e buona notte

altri VENERDI:Adorazione Eucaristica silenziosa:

ore 18.30-19.15 ore 19.30 Vespri,

benedizione eucaristica e buona notte• I GIOVEDI:

Adorazione Eucaristica animata: ore 18.30-19.15

ore 20.30-22.00: da e per i giovani• IL 24: Commemorazione mensile

di Maria Ausiliatrice• ULTIMO GIORNO

DEL MESE: Commemorazione mensile

di san Giovanni Bosco• SACERDOTI PER LE CONFESSIONI:

lingua italiana, spagnola

ore 6.30-7.15(giorni feriali)

ore 17.00-18.00inglese

tutti i giorniore 9.00-12.00;

17.30-19.00

Nel Santuario, le celebrazioni della SANTA MESSA si tengono nei seguenti orari:

ilSEGNALIBRO

CUOREdel Mondo

CRISTORISORTO è venuto

ad animareuna festanel più

profondo dell'uomo

(fr. Roger di Taizé)”

PIA OPERA DEL SACRO CUORE via Marsala, 42 - 00185 Roma

«Ai benefattori della chiesa del voto internazionale, dedicata al S. Cuore di Gesù al Castro Pretorio di Roma, era già stata promessa, quando detta chiesa fosse

compiuta, la celebrazione di una messa ogni venerdì dell’anno e la recita quotidiana del S. Rosario con altri esercizi di pietà. Ad ampliare questi vantaggi spirituali e farne partecipare più altre persone, venne stabilita nella suddetta chiesa la PIA OPERA DEL S. CUORE DI GESÙ...”.

(Da un programma della Pia Opera, durante il Rettorato di Don Rua, 1° successore di Don Bosco)

ieri

Come ci si iscrive:Con una offerta libera, presso gli uffi ci della Basilica o mediante conto corrente postale o bonifi co sottoindicato con causale “Iscrizione alla Pia Opera del Sacro Cuore”, specifi cando il cognome e nome di chi si vuole iscrivere, vivo o defunto.

ELEMENTO CENTRALELa celebrazione quotidiana di una S. Messa concelebrata

in perpetuo per gli iscritti vivi o defunti.

Le offerte:• Per lo sviluppo e la diffusione della devozione al S. Cuore, anche tramite pubblicazioni.• A favore delle missioni e delle vocazioni sacerdotali;• In favore dei salesiani anziani e malati;• Per ragazzi e giovani in situazione di particolare disagio.

N° conto corrente postale: 914010codice IBAN: IT03 P076 0103 2000 0000 0914 010

intestati a: Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù

Conto corrente bancario: Banca Popolare di Sondrio - Agenzia 11 - Roma

intestati a: Ispettoria Salesiana Romano Sardacodice IBAN: IT 24 Z 05696 03200 000009643X50

Per informazioni:• Segreteria (orario uffi cio da lunedì a venerdì normalmente 9-12)

Tel. 06.444.83.423 - 06.444.83.411 - 06.492.83.403

• Portineria dell’Istituto (dalle ore 6.00 alle 22.00), lasciando un messaggio per Don Antonio: Tel. 06.492.72.21. Per qualsiasi richiesta: [email protected]

“La Comunità salesiana che presta il servizio pastorale nella Basilica del S. Cuore s’impegna a celebrare la SS. Eucarestia, una volta tutti i giorni, secondo

le intenzioni degli offerenti, i quali in tal modo, unendosi spiritualmente alla celebrazione del sacrifi cio di Cristo, potranno benefi ciare di quel dono di grazia che scaturisce dalla rinnovazione del memoriale di Cristo”.Il ricordo riconoscente per i benefattori avviene anche nella recita quotidia-na del S. Rosario e delle Litanie lauretane e in quei pii esercizi che si attuano secondo i ritmi dell’anno liturgico.

oggi