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Claudio Beorchia PORTFOLIO - Marzo 2018 - Nato a Vercelli il 28 Maggio 1979 Residente in Via Vittoria 72, 31020 Refrontolo (Treviso) [email protected] T. +39 338 4629671 - www.claudiobeorchia.it

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Claudio Beorchia PORTFOLIO

- Marzo 2018 -

Nato a Vercelli il 28 Maggio 1979 Residente in Via Vittoria 72, 31020 Refrontolo (Treviso)

[email protected] T. +39 338 4629671 - www.claudiobeorchia.it

ART RESIDENCIES2018 – “Serlachius Museum Residency”, Mantta , Finland2017 – “Thicket Residency”, Darien - Georgia, U.S.A. 2017 – “Nutrimenti Habitat Creativo”, Terni, Italy2017 – “Art Omi”, New York, U.S.A.2017 – “Cultureland”, Amsterdam, Netherlands2016 – “Residency 108”, Germantown - New York, U.S.A.2016 – “Territori di Pietra”, Cursi, Lecce, Italy2016 – “Unidee - University of Ideas”, Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella, Italy2016 – “Urban Layers”, Gibellina, Sicily, Italy2015 – “Alte-Schule”, Hohenstein, Germany2015 – “Riddergade A.i.r.”, Viborg Kunsthal, Viborg, Denmark2014 – “Akrai Residency”, Palazzolo Acreide, Sicily, Italy2013 – “Swatch Art Peace Hotel”, Shanghai, China.2012 – “Vis a Vis”, Campobasso, Italy2011 – “Ville Matte”, Cagliari, Italy2011 – “Reiss Performing Arts”, Turin, Italy

AWARDS AND GRANTS2017 – Special Mention at “Premio Imagonirmia”, Mlan, Italy2017 – Special Mention at “Premio Fabbri”, Fondazione Fabbri, Treviso, Italy2015 – Winner of “Un’Opera per il Castello” prize, Naples, Italy2013 – Winner of “Ubu sotto tutti gli aspetti” prize, Collage de Patafisique, Milan, Italy2012 – Winner of International sculpture art prize “U. Mastroianni”, Torino, Italy2011 – Selected artist at Premio San Fedele, Milan, Italy2010 – Winner of a scholarship offered by the Municipality of Milan, Italy2009 – Winner of “De Industria” prize, Fermignano, Urbino, Italy

TALKS / LECTURES / WORKSHOP2017 – “Impermanence”, artist’s talk at B#Side Gallery, Treviso, Italy2017 – “LiveStudio”, artist’s talk at Galleria Civica, Modena, Italy2016 – “Step by Step”, artist’s talk at Dams - University of Padua, Italy2016 – “LiveStudio”, artist’s talk at Metronom, Modena, Italy2015 – “Collaborative collage” workshop at Alte Schule, Hohenstein, Germany2015 – “Transdisciplinary China” conference, Birmingham City University, U.K.2015 – “City Portraits: Shanghai” conference, Iuav University, Venice, Italy2015 – “Artist’s Talk”, Viborg Kunsthal, Viborg, Denmark2014 – “La Città” conference, Tor Vergata University, Rome, Italy

IN COLLECTION AT:Armenian Center for Contemporary Arts, Yerevan (Armenia); Castel Sant’Elmo, Naples (Italy); City of Acquaviva Collecroce, Campobasso (Italy); City of Cadoneghe (Italy); City of Corio, Torino (Italy); City of Fulden (Denmark); City of Lundo (Denmark); Fondazione Fabbri, Treviso (Italy); Public Library, Viborg (Denmark); Domestico Museum, Oratino, Campobasso (Italy); Architechture Museum, Fermignano, Pesaro-Urbino (Italy); Omi International Art Center, New York (U.S.A.); Swatch Art Peace Hotel, Shanghai (China).

CURRICULUM VITAE

EDUCATION Born in 1979 in Vercelli, I live and work near Venice (Italy). I studied Design and Visual Arts at Iuav University in Venice and at the Arts Academy in Milan; I obtained a Ph.D. in Design Sciences - Department of Design and Planning of Complex Environments, at Doctorate School of Iuav University in Venice.

SOLO EXHIBITIONS2018 “Homo Infographicus”, Aleksanderin Linna Gallery, Mantta, Finland2016 “Interferences”, Foresteria Callegari, Arquà Petrarca, Padova, Italy2015 “Landscape Automatic Portraits”, I’M Lab, Abano Terme, Padova, Italy2014 “Observer of faith”, Traveller Museum, Palazzolo Acreide, Sicily, Italy2013 “Studio 07”, Swatch Art Peace Hotel, Shanghai, China2012 “Via (di) tutti”, Acquaviva Collecroce, Campobasso, Italy

SELECTED GROUP EXHIBITIONS2018 “Pausa Sismica”, Palazzo Sant’Elia, Palermo, Italy2017 “Memory as a living matter”, Sala Veruda, Trieste, Italy “Identity flows”, Palazzo della Triennale, Milan, Italy “Embodied memory”, Villa Manin, Codroipo, Italy “Nakanojo Biennale”, Nakanojo, Japan “Impermanence”, B#Side Gallery, Treviso, Italy “Corpus Mine”, Museo delle Miniere, Montecatini Val di Cecina, Italy2016 “Upho Festival”, public space, Malaga, Spain “Societies on the move”, Bevilacqua la Masa, Venice, Italy “Urban Layers”, Museum of Photography, Tessaloniki, Greece “Land of memories”, Museo della Battaglia, Vittorio Veneto, Italy “Cambiamenti”, Palazzo dell’Abbondanza, Massa Marittima, Italy2015 “Innesti Urbani”, public space, Padua, Italy “Emulate”, International Masks Museum, Abano, Italy2014 “Faces & Traces”, Swatch Art Peace Hotel, Shanghai, China “Artefatto - Crossing Over”, Museum of Oriental Arts, Trieste, Italy “Here. Now. Where?”, Special Project Biennale di Marrakesh, Morocco “Carrousse Sonore”, Mucem, Marseille, France2013 “Pursuing perfection”, Bloom Art Gallery, Shanghai, China “20x1”, Special Project of Moscow Biennale, Moscow, Russia “Ubu sotto tutti gli aspetti”, Studio Vundes, Milano, Italy “Cheap Poster Art”, public space, Bologna, Italy2012 “Vis a Vis”, Galleria Limiti Inchiusi, Campobasso, Italy “Remote sensing”, Center for Contemporary Arts, Yerevan, Armenia “Research in art”, “La Sapienza” University Museum, Rome, Italy2011 “D’acqua e di storia”, Terme di San Calogero, Lipari, Messina, Italy “Italia-Israele. I sensi del Mediterraneo”, HangarBicocca, Milan, Italy “Underground Trip”, Sala Napoleonica, Accademia di Brera, Milan, Italy2010 “Irukandji”, Collegio Armeno, Venice, Italy “Stanze della Memoria”, Palazzo Ducale, Genova, Italy2009 “Pubblicinvasioni”, public square, Potenza, Italy “DeIndustria”, Museo dell’Architettura, Fermignano, Urbino, Italy

1.

Dove il lettore ha modo di scoprirele installazioni e i progetti site specific

Arnia/Colonna

2017 - scultura in legno dipinto e corda; altezza: 3,6 m

Il lavoro nasce all’interno di un progetto di riqualificazione urbana promosso dal Comune di Cadoneghe (Padova), per la realizzazione di un’opera artistica fra i ruderi di quella che una volta era la Breda, la fabbrica più importante dell’area.La mia operazione ha voluto rimarcare e rinnovare l’operosità di quel luogo sfruttando a proprio favore il fatto che l’edificio sia invalicabile, in un’operazione che potesse diventare occasione di qualificazione del parco circostante e che diventasse più in generale una buona pratica per la cittadina. Ho infatti realizzato una scultura funzionale, collocata esattamente dove c’era una colonna della fabbrica. La scultura è un’arnia per api selvatiche.Quello che una volta era il ronzìo delle macchine della fabbrica è stato sostituito dal ronzìo delle api. E quel luogo fatiscente e abbandonato è tornato ad essere, in senso poetico e reale, laborioso.

Opera permanente presso il Parco Ex Breda di Cadoneghe (Padova)

Opera in collezione: Francis Greenburger Collection, New York (U.S.A.)

Once they told me I could be anything

2017 - installazione: greenscreen ritagliato; 300x160cm

“Once they told me I could be anything” è una riflessione sull’auto-rappresentazione, sulle aspettative e sulla realizzazione personali. Il lavoro si sviluppa ricorrendo ad un oggetto (o meglio, ad un meta-oggetto) emblematico come il greenscreen, il panno monocromatico usato in fotografia e nel cinema, capace - in post-produzione - di diventare qualsiasi cosa.La frase “Once they told me I could be anything”, ritagliata direttamente sul greenscreen, ne sancisce la rottura, manifestandone il carattere illusorio.

IsoMan

2015-2017 - statue in legno dipinto, altezza max delle statue: 180 cm

Isoman è un progetto nato nel corso di una residenza artistica presso la Kunsthal di Viborg, in Danimarca, nel 2015. Si tratta di un sistema di rappresentazione della figura umana minimale e scevra di aspetti emotivi che si è declinato in disegni, animazioni, sculture lignee.Nel 2017, nell’ambito degli eventi per “Aarhus - Capitale Europea della Cultura 2017”, sono stato invitato a realizzare due progetti per l’iniziativa “The Kunsthal and the Villages”, per la collocazione di opere nello spazio pubblico la cui realizzazione coinvolga direttamente gli abitanti delle cittadine coinvolte nel progetto.

A sinistra: un disegno della serie Isoman; a destra: l’opera realizzata per il giardino pubblico di Fulden, sobborgo di Aarhus

Sculture IsoMan sono collocate nella biblioteca civica di Viborg e nelle aree verdi pubbliche di Fulden e Lundo (Danimarca)

Meridiana non produttiva(scultura)

2012-2017 - ardesia dipinta, acciaio, 150x150x100 cm circa

“che ora è?”“è quasi ora di farmi uno scherzo”“e quando ci vediamo?”“più o meno quando lancerò un incantesimo”

Si tratta di una meridiana particolare: l’ombra portata dello gnomone, con il movimento del sole, invece di segnare le ore preferisce indicare e suggerire delle azioni e attività particolari, non-funzionali, non-produttive.Lo fa perché è fatta per stare in una piazza, in uno spazio pubblico dove gli abitanti dovrebbero incontrarsi: per stare fuori, per prendersi una pausa dalle attività lavorative, per il gusto stesso di trovarsi.Lo fa perché il tempo misurato di oggi, nelle grandi città come nei piccoli paesi, è incasellato e calcolato nei minimi dettagli, ottimizzato per il raggiungimento della massima funzionalità e della super produttività. Appesantito da questi compiti, la meridiana non produttiva lo vuole alleggerire e in qualche modo liberare.Questo lavoro si è aggiudicato il Premio Internazionale di Scultura della Regione Piemonte “U. Mastroianni”. La scultura è stata installata nella piazza di Corio, in provincia di Torino.

Opera permanente nella piazzetta di Corio (Torino)

Meridiana non produttiva (installazione urbana)

2013 - stampa digitale su acetato, 90x160 cm circa

Una versione temporanea della meridiana non-produttiva, che sfrutta i pali dell’arredo urbano come gnomoni, è stata installata nel cuore economico di Shanghai durante la residenza artistica presso lo Swatch Art Peace Hotel nell’estate/autunno 2013.

Opera in collezione: Swatch Group Ltd

Le Cave Celesti

2016 - installazione: monoliti di pietra leccese dipinti di verderame, h max 220 cm.

Si tratta di un progetto (il primo in cui ho utilizzato il verderame) sviluppato durante una residenza artistica in Salento che promuoveva una riflessione attorno alle cave dismesse. Con il mio progetto ho voluto dar vita ad un processo allegorico di protezione e cura delle cave non più utilizzate. E per realizzarlo ho fatto ricorso ad un materiale tradizionale ed esteticamente suggestivo: il verderame.Il mio intervento era piuttosto semplice dal punto di vista progettuale: colorare con il verderame alcune aree delle pareti e delle pietre presenti nelle cave in disuso della zona, coprirle con un velo celeste come segno della volontà di protezione e gratitudine verso quei luoghi. Il progetto originario prevedeva un intervento ampio all’interno della cave, un progetto che si è rivelato troppo impegnativo per poter essere realizzato nel periodo non così lungo di residenza. Il lavoro è stato così rimodulato, senza intaccarne la valenza poetica e concettuale, dando vita a due monoliti in pietra leccese dipinti con il verderame, collocati in un’area appena bonificata all’interno del Parco delle Cave di Cursi.A destra: i monoliti appena installati nel Parco delle Cave di Cursi.Sotto: fotografia dipinta con il verderame.

Opera permanente presso il parco “I Giardini di Pietra” di Cursi (Lecce)

Stato di Emergenza

2011 - 2016 - coperte termiche d’emergenza

C’è un materiale che trovo estremamente emblematico dei nostri tempi: la coperta termica d’emergenza, la pellicola argentata e dorata che viene data come dispositivo di primo soccorso a chi si trova in difficoltà: agli immigrati che sbarcano, a chi ha fatto un incidente, a chi subisce uno shock, a chi si trova in condizioni climatiche estreme.Sono rimasto colpito da questo materiale nel quale l’argentatura e la doratura dettate dalla funzionalità finiscono col conferire un carattere nobile, prezioso, appariscente e lucente all’oggetto e a chi lo indossa.Ho quindi deciso di utilizzarlo a livello plastico e installativo nel contesto urbano attraverso la realizzazione di drappi, bandiere, gonfaloni.

Qui a lato:2016 - Installazione della coperta termica al posto della bandiera europea sul pennone del Municipio di Palermo. L’issaggio è avvenuto nell’ambito di un’azione pubblica, con il diretto coinvolgimento del sindaco Leoluca Orlando.

Qui a lato:2011 - coperte termiche assemblate e cucite a formare le bandiere di diversi paesi, 23 bandiere, 140x210 cm ciascuna.

La bandiera statunitense è in collezione all’Omi International Art Center di New Yor (USA)

Porte/Lavagne

2012, pannelli mdf verniciati a effetto lavagna,dimensioni ambientali

Si tratta del lavoro sviluppato nel corso della residenza artistica Vis a Vis che ho svolto in un piccolo comune del Molise. Obiettivo della residenza era portare i linguaggi dell’arte contemporanea in territori lontani dai consueti centri di produzione e fruizione, cercando allo stesso tempo di coinvolgere in maniera diretta e attiva gli abitanti del paese.Durante il periodo di residenza mi sono concentrato su una tematica sociale fortemente presente nell’area: lo spopolamento e l’abbandono dei piccoli centri da parte degli abitanti. Nella bella via in cui vivevo, una lunga scalinata in pietra in centro storico sui cui si affacciano

una dozzina di portoni, ero l’unico ad abitare. Durante tutto il mio soggiorno non ho mai visto aprirsi uno di quei portoni, non ho mai potuto sbirciare all’interno di quelle case. E allora ho deciso di sbarrarli, mettendo davanti ad essi delle lavagne nere. Volevo che quel nero mostrasse in maniera ancora più evidente la loro chiusura, l’assenza di attività, di vita. Ma allo stesso tempo ho anche deciso di aprirli quando, il giorno della presentazione del lavoro, ho fatto disegnare e colorare quelle lavagne dagli abitanti del paese chiedendo loro di mostrarmi ciò che c’è o che vorrebbero ci fosse aldilà di quei portoni, perché io non l’avevo potuto vedere.

Elementi dell’opera in collezione al Museo Domestico di Oratino (Campobasso)

Fogli/Caduti

2012 - frottage, grafite su carta velina, 100 fogli 70x50cm ciascuno

Si tratta di un lavoro realizzato per una mostra sull’Unità d’Italia organizzata dall’Igav di Torino. Sono andato alla ricerca dei monumenti ai caduti, così diffusi nel territorio in cui vivo, e ho ricalcato i nomi in rilievo su sottili fogli di carta velina. Li ho ricalcati con il dito imbrattato di grafite, in un gesto che mi ha obbligato a toccare le lapidi, a seguire il contorno di ogni lettera, di ogni nome (solo il nome, senza il grado militare) che pian piano anneriva e solcava il foglio.Queste lapidi sono in genere monumentali e solenni, ma allo stesso tempo fredde e distanti. Nei leggerissimi fogli che compongono il mio lavoro volevo far emergere la dimensione di fragilità e vulnerabilità, di tragicità intima e di dolore personale di ogni nome inciso su queste pietre.

Nodi

2012 - lana annodata, 30x15x5 cm circa

Si tratta di un’opera concepita per una mostra sulla percezione della nazione armena da parte di artisti italiani, invitati ad esporre presso l’Accea - Armenian Center for Contemporary Experimental Art di Yerevan.La mia riflessione scaturisce da una speciale fascinazione e curiosità verso la nazione Armena. Mi ha sempre colpito come questo piccolo paese montuoso, geograficamente poco esteso, abitato da pochi milioni di abitanti, un paese tragicamente segnato dalla persecuzione, dal genocidio, dalla diaspora, sia riuscito a preservare una così forte identità e a tenere viva una così ricca cultura.Il mio lavoro vuole essere dunque un omaggio a questo spirito nazionale, a questa tenacia collettiva. Si tratta di un grosso e aggrovigliatissmo nodo realizzato intrecciando lunghi fili di lana dei colori nazionali e tradizionali. E’ un nodo che non è possibile disfare, la cui forma complessiva rimanda a quella del paese stesso, anch’esso dunque impossibile da sciogliere.L’opera è stata ultimata nel giorno dell’inaugurazione della mostra: i convenuti al vernissage, in un’azione collettiva, sono stati invitati a prendere e tirare i tanti fili che compongono il nodo, in modo da renderlo ancora più compatto e impossibile da sbrogliare.

Opera in collezione all’Armenian Center for Contemporary Experimental Arts di Yerevan (Armenia)

Questo sale

2011 - sale grezzo, bustine, etichette, dimensioni variabili

L’opera è stata realizzata per la mostra “I Sensi del Meditarraneo”, collettiva di artisti italiani e israeliani allestita all’HangarBicocca di Milano.Il lavoro parte da una riflessione sul sale: l’acqua evapora, il sale no. Rimane nell’acqua, costantemente in soluzione, perennemente sospeso, testimone attivo delle vicende che nel mare in cui è disciolto si sono consumate nel corso della storia.Così ho raccolto l’acqua del mare, l’ho fatta evaporare e ne ho ricavato il sale. Poi, come se quei cristalli salati fossero reperti archeologici, documenti storici importanti, li ho messi all’interno di tante piccole bustine di plastica trasparente, tutte uguali. Su ogni bustina una semplice etichetta immagina l’origine di quei cristalli, la loro provenienza. Così, tutte insieme, queste bustine raccontano una storia, che è anche la storia delle genti, dei popoli che su quel mare hanno costruito non senza lutti, sacrifici e tragedie la propria civiltà.

Numeri/Cenere

2010 - cenere ottenuta dalla combustione di libri, 250x300 cm circa

Si tratta di un lavoro che ho realizzato per una mostra a Palazzo Ducale a Genova, una collettiva sulla Shoah e l’Olocausto.L’opera è composta da numeri - come quelli impressi indelebilmente sulla pelle o ricamati sui cenci dei deportati - disposti ordinatamente sul pavimento, realizzati con un sottile deposito di cenere. Basta poco, un colpo d’aria, un movimento brusco di un visitatore distratto, e immediatamente l’opera è segnata, distorta, cancellata.Ho voluto in questo modo rappresentare il dramma dell’Olocausto: da una parte omaggiando le vittime, ridotte a null’altro che numeri all’interno dei campi di sterminio; dall’altra ponendo l’attenzione sul concetto stesso di memoria che, come la cenere dell’opera, è difficile da preservare intatta, da difendere dagli attacchi del tempo che trascorre e dell’uomo distratto.

2.

Dove il lettore può scoprire i progetti fotografici e video in cui,alla ricerca di prospettive inedite, per certi versi “automatiche”,

si inquadra il mondo.

“Parking in the sky of Walmart”, 2017 - video, 7’30’’

Questo progetto, tutt’ora in corso, si inserisce nel filone di ricerca in cui indago l’immagine – soprattutto quando è “automatica” - come dispositivo di controllo. Il progetto sfrutta le telecamere per la retromarcia montate sulle autovetture più recenti, che consentono a chi guida – grazie anche ai peculiari segni infografici in sovrimpressione sull’immagine - di controllare dallo schermo del cruscotto ciò che avviene dietro il veicolo. Per realizzare questi video le telecamere per la retromarcia vengono utilizzate in maniera impropria. Lo sportellone del baule dell’auto viene aperto: in questo modo, quando il veicolo procede in retromarcia, la telecamera posta sul portellone inquadra il cielo sopra di essa. Le immagini che scorrono sullo schermo del cruscotto cessano di controllare e misurare, e ci mostrano uno spazio indefinito, non misurabile e non controllabile. Il progetto è stato realizzato nel corso di residenze artistiche negli Stati Uniti: ad Hudson (New York) e a Savannah (Georgia), guidando in retromarcia negli ampi parcheggi delle aree commerciali della cittadine.

Di fede osservanti

2014-2017 - serie fotografica digitale, 69 foto

Si tratta di un progetto realizzato durante Akrai Residency, una residenza artistica svolta a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. La vita della cittadina è scandita dalle ricorrenze religiose che si susseguono durante l’anno e dalle diffusissime nicchie votive che ritmano lo spazio urbano. Durante la residenza ho girato le stradine dell’abitato, rintracciando tutte le nicchie votive e scattando una foto. Ma non ho scattato la foto immortalando l’effige dei santi; ho girato la macchina da presa, in corrispondenza degli occhi del santo, catturando ciò che egli vede della città, dando vita così ad un inedito reportage urbano.Il progetto è stato realizzato anche ad Arquà Petrarca, nel padovano, nel 2016; e verrà replicato ad Asolo, nel trevigiano, nel mese di Dicembre 2017.

Automatic Portraits

2012-2015

Automatic Portraits è un progetto fotografico che esplora il paesaggio urbano sfruttando le cabine per le fototessere diffuse nelle città. La collocazione delle cabine per le fototessere mi ha sempre incuriosito: si trovano in luoghi di passaggio, dove fluisce molta gente; ma luoghi impersonali, attraversati da tutti e che non appartengono a nessuno.Grazie ad uno specchio piano che pongo inclinato di 45° rispetto all’obiettivo della macchina fotografica presente nella cabina, riesco a fotograre ciò che sta fuori, l’ambiente urbano che sta attorno a queste cabine.Ho prodotto in questo modo una corpus di fototessere, una collezione di scatti automatici urbani che vogliono dar vita ad un nuovo e inedito ritratto delle città.Il progetto, iniziato nella città diffusa del Nordest italiano per un progetto speciale della Biennale di Mosca 2013, ha poi toccato le città di Shanghai (2013), Berlino (2014) e Napoli (2015).In questa pagina le immagini relative al progetto realizzato nel Nordest italiano.

Nordest Automatic Portraits

2012-2013 - 54 fototessere

Automatic Portraits

Shanghai Automatic Portraits

2013 - 44 fototessere

In queste immagini il progetto realizzato a Shanghai, mentre ero ospite di Swatch presso l’Art Peace Hotel nei mesi di Agosto-Settembre-Ottobre 2013.

Berlin Automatic Portraits

2014 - 17 fototessere analogiche in bianco e nero

Le immagini del progetto realizzato a Berlino, sfruttando le cabine analogiche “Photoautomat” diffuse nella capitale tedesca.

Natura morta per scanner

2013 - azione urbana, fotografia digitale

In tutti gli accessi della metropolitana di Shanghai sono presenti scanner a raggi x in cui i viaggiatori devono introdurre i bagagli, le borse, gli zaini. Questi dispositivi generano particolari immagini, i cui colori contraddistinguono il materiale scansionato: i materiali inorganici si colorano di verde, quelli organici di arancione, quelli metallici di blu. Ho sfruttato queste macchine adibite al controlla e alla pubblica sicurezza in maniera impropria, senza autorizzazioni da parte delle autorità e sotto gli occhi perplessi e preoccupati del personale addetto, passando allo scanner set e vassoi di oggetti che dessero vita a nature morte.

Stalattiti e stalagmiti urbane

2010 - 2015 - serie fotografica

Si tratta di un progetto fotografico iniziato nel 2010 e tutt’ora in corso. Fotografo stalattiti e stalagmiti che trovo negli spazi urbani. Un elemento fluido, liquido come l’acqua si trasforma e diventa pietra, minerale, colonna. Lo spazio muta e si trasforma sotto i nostri occhi con tempi e modalità che non ci riguardano, che non hanno nulla a che fare con i tempi umani.

A fianco immagini di stalattiti e stalagmiti a Milano, Conegliano e Shanghai.

3.

Dove il lettore può avere un’idea della mia scrittura,a volte seria, più spesso permeata di ironia.

Terni al Lotto

2017 - Azione urbana, raccolta di poesie

Terni al Lotto è un’operazione letteraria sperimentale in cui i numeri giocati al Lotto danno vita a componimenti poetici. Tradizionalmente, chi gioca al Lotto lo fa sulla base di ciò che sogna. Gli elementi più importanti del sogno, grazie all’interpretazione della Smorfia - un autentico catalogo rivelatore della cultura popolare e del costume italiani - si traducono in numeri su cui puntare.Qua si compie è l’operazione inversa, originata da un’azione urbana: sono andato nelle ricevitorie e ho raccolto le ricevute perdenti lasciate dai giocatori. I numeri stampati su quei foglietti arancioni, utilizzando e ricombinando a ritroso le corrispondenze della Smorfia, hanno dato vita a brevi poesie, immaginarie mini-sceneggiature dei sogni fatti dai giocatori.“Terni al Lotto” nasce nell’ambito della residenza artistica “Nutrimenti_habitat creativo”, svolta nella città di Terni nell’Ottobre 2017. Nel corso della residenza, alcune di queste poesie sono state esposte sugli strilloni delle ricevitorie della città (vedi immagine a lato). Il corpus completo delle poesie verrà invece raccolto e pubblicato nei primi mesi del 2018.Qua sotto una delle poesie realizzate, ricavata da una cinquina di numeri giocati:

31 L’illuminazione della città67 è un abito di velluto,68 una matrigna buona76 che aspetta la sera86 sulla porta di casa.

I Guardiani del Polder

2017 - disegni in verderame su carta, poesie raccolte in un’edizione in italiano e olandese.

I Guardiani del Polder è un progetto sul paesaggio olandese sviluppato nel corso di una residenza artistica ad Amsterdam. Il progetto consiste in un’operazione mitopoietica: nella cultura olandese, soprattutto a causa della moderna e artificiale creazione di molte aree del suo territorio, è assente una tradizione mitica, cosmogonica. Così, durante la residenza, in maniera leggera e ironica, ne ho creata una. Partendo da un fittizio ritrovamento archeologico, ho scritto una serie di poesie che descrivono, in maniera figurata e agiografica, le figure creatrici e protettrici di queste terre; ho inoltre dato vita a disegni utilizzando, come unico pigmento, un materiale “celestiale” e protettivo come il verderame.Le poesie e i disegni sono stati raccolti in un’edizione in lingua italiana e olandese.Qua sotto: una delle poesie e la copertina del libretto; a destra: alcuni dei disegni.

Ofal

Fratello minore di Kruis,è una potente e spavalda creatura che si prende cura dei ponti mobili.

Innamorato non corrisposto di Vlot, protettrice delle imbarcazioni,non si stanca di mostrarlebaldanzoso la sua virilità,alzandosi ogni qualvolta l’amatapassi nelle sue vicinanze.

Stalattiti e stalagmiti urbane

2012 - in AA.VV. “76 Libbre e XVI Soldi”, pag. 90-93, Limno, Venezia

In questa pubblicazione è presente un mio breve testo sulle stalattiti e stalagmiti urbane (pag. 21 del portfolio) che “crescono” nelle nostre città.

Metropolitanìa

2011 - Performance, durata 5’ circa

Si tratta di una riflessione sull’ambiente della metropolitana milanese, messo in opera nei primi giorni di Aprile 2011 nella Sala Napoleonica dell’Accademia di Brera a Milano.L’opera parte da un breve testo appositamente scritto, messo in scena da 4 attrici, sullo sfondo delle quali agisce un fondale videoproiettato.

Nelle immagini a fianco, in alto: un momento della performance, in basso: still del fondale; qui sotto: testo dell’opera.

Metropolitanìa

Attenzione, apertura palpebre a destra,non oltrepassare le linea gialla, rossa, verde, passantescusi non ci passo, in piedi, schiacciato, seduto,Leggo, City, Metro in partenzaaccelera, accelera, acceleraS1, S2, S3, FS, sms, sms – rispondi – sms - rispondidriiiin, driiiin, driiiin, non sento,musica nomade, suoneria dal vivo, non ho moneteho fretta, si sposti, scala mobile, immobile, a passo Duomotornare al tornello, vagoni vaganti, corro in carrozzail rito del ritardo, la rata del mutuo, il meteo, pioveBeep, annuncio: pubblicità, spot, neon in facciaQuanto manca, calcolo binario, un minuto e mezzo,pensieri in piatta-forma.Sono Precotto, ma è vietato fumare: Gioia! Gioia! Gioia!

Neuro di Seppia

2010 - Romanzo illustrato, Kellermann Editore

Si tratta del mio debutto come autore di narrativa. E’ un romanzo breve caratterizzato da una scrittura particolare, incentrata sull’invenzione lessicale e sull’uso di giochi di parole, calembeurs, nonsense che danno origine a vicende paradossali e situazioni surreali. Il testo è corredato di illustrazioni.E’ stato presentato in anteprima al Salone del Libro di Torino 2010 e nel corso di diversi appuntamenti culturali nel corso di quell’anno.Nell’immagine a fianco la copertina del libro.

Il Tesoro

2015 - testo contenuto nel catalogo “Un’opera per il Castello”, Arte’m editore, Napoli

Mi sono aggiudicato la IVa edizione del premio “Un’opera per il Castello”, promosso dal Polo Museale di Napoli, per la realizzazione di una installazione permanente a Castel Sant’Elmo. L’opera che ho realizzato è “il Tesoro” una grande pepita (3m di altezza per 5 di diametro) interamente realizzata con coperte termiche di emergenza. Per il catalogo mi è stato chiesto di scrivere un testo sulla mia poetica e pratica artistiche. Qui a lato il testo.

È sempre difficile descrivere e sintetizzare la propria poetica. Essa – fortunatamente – è impermanente, evolve e muta. Mi piace farlo a partire da un breve passo di Pessoa, tratto da “Il libro dell’inquietudine”.

“L’ambiente è l’anima delle cose. Ogni cosa ha una propria espressione e questa espressione le viene da fuori. Ogni cosa è l’intersezione di tre linee e queste tre linee formano tale cosa: una certa quantità di materia, il modo in cui la interpretiamo e l’ambiente in cui è inserita. Questo tavolo, al quale sto scrivendo, è parte di un tronco di legno, è un tavolo, e qui è uno dei mobili di questa stanza. Le mie impressioni su questo tavolo, se le volessi trascrivere, dovranno tener conto del fatto che io lo chiamo tavolo e gli attribuisco certi usi e fini, e che in esso si riflettono, si inseriscono, e lo trasformano, gli oggetti giustapposti, attraverso cui esso acquisisce un’anima esterna, grazie a ciò che gli viene messo sopra. E lo stesso colore che gli è stato dato, il suo scolorarsi, le macchie e le scheggiature che mostra – tutto questo, si noti, gli è venuto da fuori, ed è questo, più della sua essenza di legno, che gli conferisce l’anima. E la parte più intima di questa anima, che è il suo essere tavolo e la sua personalità, gli è stato ugualmente dato da fuori”.

Trovo queste righe straordinarie. Certo, se fossero mie (magari lo fossero), non userei le parole “anima” ed “espressione”, non mi appartengono e non le sento mie contemporanee. Le sostituirei probabilmente con “significato”, termine più neutro e asciutto che tiene a maggior distanza l’invadenza del soggetto e non rimanda a categorie del pensiero fuorvianti.Quelle 3 linee di cui scrive Pessoa sono i parametri attraverso i quali, come artista, opero e intervengo per dar vita ai miei lavori. Sono vettori interdipendenti il cui equilibrio più stabile coincide con la situazione comune e abituale (il tavolo su cui si scrive preso ad esempio da Pessoa). Il mio ruolo è quello di mutare questo equilibrio, cercarne un altro, inedito, di più instabile. Il mio compito è quello di riconfigurare questi 3 parametri o, usando un termine caro ai teorici della creatività, ristrutturarli.Attraverso la riconfigurazione posso far vedere l’esistente da un altro punto di vista, a un livello di significanza (Pessoa usa “personalità”) che auspico più profondo; con la ristrutturazione posso mettere in luce elementi e fattori che altrimenti rimarrebbero nascosti o trasparenti di fronte alla superficialità dello sguardo abitudinario e della riflessione di routine.Questa posizione deriva probabilmente dalla personale formazione avvenuta nell’ambito del design e dall’attenzione verso la cultura del progetto alimentata negli anni di studio.Ma qual è la ragione personale che mi spinge ad agire in questo modo? È ancora Pessoa a venirmi incontro con quel termine così vibrante e vitale che spicca nel titolo dell’opera: inquietudine.

Il protagonista vive in una realtà ordinaria e regolare, monotona e priva di evoluzioni, di cui è consapevole ma a cui non riesce a opporsi e reagire se non attraverso la scrittura di quel diario disordinato e sospeso. E nelle pagine del diario quella bigia realtà, grazie all’inquietudine interiore del protagonista, si trasforma e diventa spunto per riflessioni straordinarie e profonde.Anch’io, nel mio piccolo, non riesco a essere quieto. Anch’io, attraverso la mia ricerca artistica, provo a trasformare alcuni elementi della realtà in cui sono immerso, e in cui percepisco contraddizioni, incongruenze e potenzialità, per dar loro un senso più profondo.L’attitudine appena descritta è riscontrabile anche nell’opera realizzata per Castel Sant’Elmo e all’individuazione della coperta termica d’emergenza come materiale emblematico della contemporaneità. La situazione comune è: “le coperte termiche avvolgono gli immigrati quando sbarcano”. Quali sono le 3 linee in questa situazione? C’è un materiale (la coperta termica), un ambiente (il tragico sbarco dell’immigrato), un’interpretazione generale (la coperta soccorre e aiuta l’immigrato che sta sbarcando).Con il mio lavoro ho trasformato e rimodulato questi elementi: le coperte termiche, unendole e dando loro una nuova forma, sono diventate una pepita; l’ambiente è diventato il castello; l’interpretazione generale, quella immediata, guidata dalle caratteristiche dell’installazione e dal titolo, è diventata: “la pepita è il tesoro del castello”.Si tratta di un nuovo equilibrio, apparentemente stabile e rassicurante. Ma, non appena si svela la finzione – almeno questo è l’auspicio – e si scopre cos’è realmente quella pepita, l’equilibrio vacilla e induce a una riflessione.Quello rudemente abbozzato è il tentativo di descrivere la mia attitudine e il mio approccio all’arte. Si tratta di un’attitudine emersa “a valle”, analizzando in prospettiva i miei lavori e cercando un fil rouge che li relazionasse. Non è quindi una metodologia, né un “how to” che utilizzo quando mi accingo a realizzare nuovi progetti.Si tratta di una riflessione in qualche modo dovuta e necessaria. Non posso negare infatti che i miei lavori siano decisamente eterogenei (non ho uno stile, e non voglio assolutamente averlo) e il mio approccio sia multidisciplinare (non ho un mezzo espressivo privilegiato), e che quindi il corpus delle mie opere possa apparire di primo acchito incoerente e disunito.Ma questa eterogeità è per me una cosa naturale e quasi indispensabile. Il mondo contemporaneo è eterogeneo e complesso. Se voglio reagire e ristrutturare alcuni elementi di questa realtà le mie risposte non possono che essere eterogenee e complesse, particolari e contestuali.Qualche volta ammetto di provare un po’ di invidia per gli artisti che lavorano attorno alla loro cifra stilistica o che ricorrono esclusivamente ad un medium per le loro opere. Ma per me questo non sarebbe sufficiente, rischierebbe di essere il primo passo per acquietarmi di fronte alla realtà dinamica che mi circonda. L’inquietudine è una convivente esigente e non così generosa di gratificazioni: la sua presenza è affaticante, ma la sua assenza è debilitante.