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PERSONAGGIO INTERPRETE INTERPRETE ALTERNATIVA Bernabo’ Visconti Signore di Milano e della Martesana Giancarlo Giovannola di Montebretto Amante di Bernabo’ e madre di Bernarda Onorina Gian Galeazzo Visconti Signore di Milano e nipote di Bernabo’ Luigi La “Dama Nera” (Bernarda Visconti) Figlia di Bernabo’ e Giovannola Laura Brambilla La “Dama Bianca” (Donnina de Porri) Cortigiana di Gian Galeazzo (già amante di Bernabo’) Simona Il demonio Francesco Pesola Andreola Visconti Cugina di Bernarda e sua compagna di Simona 1 Testo ENTERTAINMENT TEATRALE (versione Locations : presentazione del “trailer” a Gorgonzola P. Pirola 17/3/2013 Premiere : Posteria del Borgo 14 giugno 2013 Replica : Sotterranei del castello di Trezzo (4/5

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PERSONAGGIO INTERPRETE INTERPRETE ALTERNATIVA

Bernabo’ ViscontiSignore di Milano e

della MartesanaGiancarlo

Giovannola di Montebretto

Amante di Bernabo’ e madre di Bernarda

Onorina

Gian Galeazzo ViscontiSignore di Milano e nipote

di Bernabo’Luigi

La “Dama Nera”(Bernarda Visconti)

Figlia di Bernabo’ e Giovannola

Laura Brambilla

La “Dama Bianca”(Donnina de Porri)

Cortigiana di Gian Galeazzo (già amante di

Bernabo’)

Simona

Il demonio Francesco Pesola

Andreola ViscontiCugina di Bernarda e sua

compagna di sventure Simona

Pandolfo Malatesta

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Testo definitivo

ENTERTAINMENT TEATRALE (versione

Locations : presentazione del “trailer” a Gorgonzola P. Pirola 17/3/2013 Premiere : Posteria del Borgo 14 giugno 2013 Replica : Sotterranei del castello di Trezzo (4/5 Ottobre 2013) Titolo : I FANTASMI DI BERNABO’

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Generale al servizio di Galeazzo Visconti

Ruolo non presente solo nella versione

di Trezzo

TESTI : Giancarlo Mele: REGIA : Giancarlo MeleAiuto regista : Onorina FiorellaCostumista : Onorina FiorellaArrangiamenti musicali : Andrea BiraghiService “audio” : Francesco Perlini (Melzo e Trezzo) Coadiutore per il “trailer” : Enzo Abbiati (Gorgonzola)

Tutte le musiche sono tratte dalla colonna sonora del film “L’Aquila della Nona” (The Eagle of the Ninth) di Atli Orvasson. In particolare sono state utilizzati i seguenti brani : “Il will return” “The Ninth Legion” “The Territories” “Testudo” “The return of the Eagle”

Bernabo’ Giovannola e Bernarda : La vera storia da cui è liberamente tratta la trama e le leggende che vi sono collegate 

 Questa è la storia di un uomo, due donne, e un…fantasma.L’uomo in questione è Bernabò Visconti, (1323 – 1385) signore, o meglio tiranno, a quanto si racconta di lui, di Bergamo, Brescia, Cremona, Trezzo, Soncino, Lonato, Valcamonica e co-signore di Milano, con i fratelli Galeazzo e Matteo II. Del suo lungo dominio su Milano e sulla Lombardia si ricordano la crudeltà, le stravaganze e la lussuria del personaggio che, oltre ad innumerevoli stranezze, si distinse per lo smodato amore per i cani (ne ebbe sino a 5000) e le tante amanti che gli diedero un gran numero di figli illegittimi. Una di questi (Donnina de Porri) gli fu particolarmente fedele.

Bernabo’ fu defenestrato dal nipote Gian Galeazzo (figlio di Galeazzo II) che gli tese una trappola chiedendogli un incontro informale in occasione di una visita del Papa a Milano.

In quell’occasione, Bernabo’ si presento’ senza scorta e Gian Galeazzo lo fece imprigionare nel castello di Trezzo dove il tiranno mori’ (sembra avvelenato)

Bernabo’ aveva fama di grande condottiero, ma soprattutto di uomo feroce e crudele; e si racconta che quando morì la moglie, Beatrice Regina Della Scala (degli Scaligeri di Verona), intimò a tutto il popolo di portare il lutto per un anno. Oltre a queste sue “qualità”, il nostro, era anche un inguaribile donnaiolo; così non fu difficile alla sprovveduta Giovannola di Montebretto, conquistare le  sue attenzioni. La ragazza non pensò affatto, al pericolo che poteva costituire per lei, una relazione con il signore, e vi si buttò incautamente. Il Bernabò si recava a trovarla, nella sua casa  di Milano, presso la Torre dei Meriggi; ma quando lei gli diede una figlia, Bernarda,  il signore, deliziato, anche se aveva già tre figli legittimi(Marco nacque lo stesso anno), fece trasferire entrambe nella Rocca di Porta Romana, per averle vicine. Ma Giovannola, non seppe coltivare la sua posizione di concubina privilegiata, e tre anni dopo, accese la miccia che l’avrebbe portata alla rovina. In occasione dei festeggiamenti, per la vittoria delle truppe Viscontee contro Carlo IV nel 1356, Giovannola ebbe la malaugurata idea di civettare con Pandolfo Malatesta, figlio del signore di Fano e Generale di Galeazzo Visconti; e come premio per la vittoria conseguita, gli regalò un anello. Non sapremo mai, se il suo fu un gesto d’amore, un modo per scatenare la gelosia del suo signore, o solo uno scherzo mal riuscito. Il gioiello, le era stato donato da Bernabò, il quale aveva una memoria di ferro, e non tardò a riconoscere l’oggetto sulla mano dell’ignaro Cavaliere. Ci volle del bello e del buono, per calmare l’ira del signore, che avrebbe passato seduta stante il rivale a fil di spada. Nonostante il suo ordine di decapitare subito il malcapitato Pandolfo, il tempestivo intervento della moglie Regina e del fratello Galeazzo, salvò la vita al Malatesta, che venne fatto fuggire ; si dice che Pandolfo, per sicurezza, si rifugiò per un certo tempo in Palestina. Questo ci da un’idea del terrore sacrosanto che Bernabò Visconti incuteva ai suoi, seppur coraggiosi, sudditi. Ma Pandolfo ebbe modo di vendicarsi in seguito; quando, tornato dalla Terra Santa, si arruolò nella milizia del Papa,

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nemico giurato dei Visconti. Infatti nel 1361, durante la guerra per Bologna, Malatesta offrì ai suoi soldati una paga esorbitante, in cambio della disfatta di Bernabò. E Bernabò fu sconfitto e umiliato, perdendo più di mille uomini.E Giovannola?  Sapendo che non avrebbe accettato il tradimento, qualcuno convinse Bernabò che si era trattato di uno scherzo, e lui lo accettò, limitandosi a cacciare Giovannola  dal Palazzo e separandola per sempre dalla figlia Bernarda. Ella non la rivide mai più, e dovette assistere allo sfortunato destino della figlia, senza poter più nulla per salvarla.Bernarda dunque, continuò a vivere nella Rocca, viziata dal padre, e in compagnia dell’amica del cuore, Isabella de Cola, fino a che si sposò; col matrimonio, cominciarono i suoi guai. Dicono che fosse piccolina, graziosa,  tondetta, e con tanti ricci biondi; come allora usava, nel 1367 (*) venne mandata sposa giovanissima, a soli 14 anni, a Giovanni di Baldino Suardo, ghibellino e alleato dei Visconti nella città di Bergamo; e proprio a Bergamo, la nuova coppia andò a vivere dopo il matrimonio, celebrato nel castello di Bianzano. Purtoppo, non si rivelò un’unione felice, e la piccola Bernarda chiedeva sempre più spesso il permesso del padre, per tornare a Milano. I suoi soggiorni nella casa paterna erano sempre più lunghi; fu durante uno di questi, che la poveretta si lasciò coinvolgere in una relazione extraconiugale. L’amante era Antoniolo Zotta, un cortigiano prestante quanto sciocco; la loro tresca venne subito scoperta dal castellano Giovannolo da Vedano che; vuoi per non avere guai , vuoi per ingraziarsi il suo signore, tese un tranello ai due amanti, cogliendoli insieme a testimoni, in flagranza di…adulterio.Non ancora soddisfatto, riferì subito la scoperta a Bernabò, il quale, colto da uno dei suoi spaventosi accessi d’ira, sentenziò l’immediata decapitazione del disgraziato Antoniolo. Ma il Visconti non era sciocco; laureato in giurisprudenza, sapeva bene che la pena per un uomo, che intrattenesse una relazione con una donna sposata, era solo una multa di 100 terzioli. Lui lo voleva morto, così fece in modo di estorcergli una confessione; Zotta, sotto tortura, confessò di aver cercato di scassinare la cassaforte del castello; mettendosi così il cappio al collo, da sé. In men che non si dica, fu condotto al Vicentino e impiccato.Tanto accanimento nei confronti del giovane, non passò inosservato; si cominciava a mormorare, e sempre più spesso, si ipotizzava che Bernabò avesse per la figlia Bernarda, attenzioni meno che paterne. E anche ci fu, chi disse che invece il Visconti volesse chiudere per sempre la bocca di Antoniolo, per seppellire segreti di famiglia di cui questi era a conoscenza. Infatti, Luchina Visconti, figlia di Azzone, aveva sposato Lucolo Zotta; c’era tra loro una parentela, quindi; ma conoscere il vero motivo, non cambia l’infelice sorte del ragazzo. Altrettanto strano, fu il comportamento di Bernabò nei confronti di Bernarda; Suardo, il marito della giovane, non volle più avere nulla a che fare con la moglie, lasciando al suocero il compito di fare giustizia. Bernabò fu feroce;  la fece punire con torture orribili, e solo l’intercessione di Regina, salvò la ragazza dal seguire il destino dell’amante. La punizione per l’adultera era la morte sulla pubblica piazza; ma Bernabò volle risparmiare alla figlia, o a se stesso, questa umiliazione, per cui la destinò a morire per inedia. Bianca Lampugnani, nipote del castellano di Porta Nuova, Ambrogio Solaro, vide arrivare Bernarda scortata da due ufficiali; la disgraziata venne chiusa in una camera, dove fu raggiunta in seguito dalla cugina Andreola (figlia illegittima di Matteo II, zio di Bernarda, e della badessa del monastero Maggiore di Milano). Andreola era a sua volta imputata di aver intrattenuto relazioni amorose illecite non meglio precisate. Le ragazze potevano nutrirsi solo a pane e acqua, e i due ufficiali, sistemati in corridoio, controllavano che gli ordini venissero eseguiti; e aspettavano che le poverette morissero. Ma il tempo passava, erano ormai trascorsi 5 mesi, la morte non arrivava; per una sortita militare, gli ufficiali dovettero abbandonare il loro comodo servizio, non prima però, di aver separato le ragazze, che rimasero così completamente abbandonate alla solitudine e allo sconforto. Uno di questi, Bianco Limoni, si lasciò sfuggire parlando col figlio, che Bernarda intingeva nel pane l’olio della lampada; e che in uno scomparto segreto della stessa, qualcuno le faceva avere del vino. Bernabò, messo al corrente, ordinò che alla figlia si portassero solo candele! Questa nuova crudeltà potrebbe spiegarsi con la teoria dell’incesto, o con la similitudine tra la vicenda di Bernarda e quella della madre Giovannola, che Bernabò non perdonò mai; sia per il disonore, sia per le perdite inflittegli a Bologna dal Malatesta.Dopo 7 mesi di segregazione, Bernarda e Andreola morirono, a distanza di pochi giorni l’una dall’altra. Il 4 ottobre 1376 morì Bernarda Visconti, mentre Andreola spirò dopo qualche giorno.Fra’ Giacomo de Lapalada, chiamato a raccogliere l’ultima confessione delle due donne, se ne andò sconvolto; sia per le condizioni spaventose in cui erano, sia per la sporcizia e il fetore di quelle misere celle, dalle quali le ragazze non erano più uscite da 7 mesi.Bernabò dispose che le ragazze, fossero sepolte in segreto, nella chiesa di San Giacomo, fuori

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Porta Nuova. Così come la storia di Bernarda, finisce miseramente e in segreto, quella del suo…fantasma inizia invece clamorosamente; la vicenda ricorda, per certi versi, quella della più nota e moderna Anastasia, presunta  figlia dell’ultimo zar dei Romanoff.Questa donna, probabilmente con un’esperienza analoga a quella di Bernarda, probabilmente sofferente di gravi problemi psichici, arrivò ad identificarsi completamente con la defunta; ad…essere Bernarda Visconti. Apparve la prima volta a Bologna, e la notizia della sua presenza, giunta immediatamente a Bernabò, lo mandò su tutte le furie; era sicuro che la figlia fosse morta, ma temendo la reazione del genero, che nel frattempo aveva ripreso moglie, ordinò ulteriori verifiche; fece interrogare le guardie che si erano occupate della tumulazione di Bernarda, imprigionò il castellano di Porta Nuova con l’accusa di averla fatta fuggire, e arrivò persino a far riesumare la salma, per avere la certezza assoluta. Quando gli venne data conferma, che il corpo della figlia si trovava esattamente dove doveva essere, cioè nella bara, si tranquillizzò; tranquillizzò il genero e sembrava che fosse tutto a posto. Ma si sa, i fantasmi sono dispettosi, e così riecco Bernarda  a Firenze, quando probabilmente il padre era già morto, nel 1385. Qui fu addirittura riconosciuta dalla sua “sorellastra”, Donnina Visconti, che le combinò anche un buon matrimonio, con un ufficiale agli ordini del marito. Così, il nostro fantasma si sposò e andò a vivere a Lucca con il neo marito, un inglese di nome Vilichoch. Al processo per il suo riconoscimento nel 1424, un testimone, Andreino Lamairola, che aveva già visto la presunta Bernarda a Bologna, riferì di averla incontrata a Lucca poco tempo dopo la morte di Bernabò Visconti; disse di essere stato fermato da quella che si presentò come Bernarda Visconti, ansiosa di farsi riconoscere. Nel 1400 apparve di nuovo a Milano, dove fu fatta incontrare con l’amica d’infanzia, Isabella, che si era ritirata in convento; questa, non solo non la riconobbe, ma negò anche la più piccola somiglianza, sostenendo che codesta millantatrice non aveva in comune con Bernarda neppure l’età. Questo disconoscimento non ebbe seguito; la presunta Bernarda, continuò la sua (commedia?) indisturbata, comparendo nientemeno che a Bergamo, dove viveva Giovanni Suardo, lo sfortunato marito. Dicevamo che Giovanni si era risposato; almeno lui non aveva dubbi, sulla sorte della moglie! Dalla seconda moglie, Rizzarda Beccaria di Pavia, ebbe una figlia, Lucia, che andò poi sposa al figlio di  Milano Malabarba, anch’egli di nome Giovanni. Il Suardo morì nel 1402 di cancrena, e siccome la figlia Lucia non poteva ereditare, essendo donna (!) e anche sposata, in assenza di testamento, i notai disposero che i suoi beni andassero divisi tra i parenti dei Suardo.Nel 1407, a Dalmine, davanti al notaio, ad un console di Bergamo, e a numerosi testimoni, Bernarda cedette tutti i diritti sulle terre, sui gioielli e anche sulla sua dote, ai fratelli Pietro e Giovanni Suardo, figli del primo cugino di Giovanni Suardo; firmò la rinuncia ad ogni pretesa futura, in cambio di una liquidazione immediata di 8000 fiorini. Da quel momento, il fantasma di Bernarda scomparve per sempre, e come per Anastasia non sapremo mai come andarono veramente le cose; forse, chi si era servito della povera pazza, aveva ritenuto opportuno farla sparire dopo aver incassato l’eredità; o forse, era davvero Bernarda e si nascose in qualche luogo tranquillo a godersi il frutto del suo diabolico piano.La cosa strana è che comunque, Bernarda fu legalmente riconosciuta, in quell’ultima apparizione, proprio dai parenti di suo marito, e dai togati esecutori testamentari. Se fu una truffa colossale, quantomeno aveva vendicato la tragica fine della Bernarda Visconti originale.Il processo, che si tenne 17 anni dopo per verificare queste vicende, durò due anni; ma anche se si giunse alla conclusione che si trattò di una enorme truffa, al popolo piaceva di più l’ idea del fantasma, e del suo scherzo…perfettamente riuscito

(*) Il matrimonio si svolse nel castello di Bianzano vicino Bergamo, dove tuttora una rievocazione storica ad agosto ricorda l’evento.

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LA TRAMA DEL NOSTRO SPETTACOLO

Tutte le vicende raccontate sopra sono presupposte e richiamate nella nostra trama ed il pubblico ne verrà messo al corrente attraverso “flash-back” dagli stessi protagonisti. La vicenda da noi narrata inizia nelle segrete del castello di Trezzo nel dicembre del 1385 dove Bernabo’ si trova rinchiuso per ordine del nipote Gian Galeazzo Visconti dopo che questi l’ha deposto ed imprigionato. Nella nostra versione si ipotizza che l’amante Giovannola e la di lei figlia Bernarda si aggirino nelle segrete del castello di Trezzo (laddove né l’una né l’altra vi furono mai rinchiuse) e che qui vengano a tormentare il loro aguzzino, inducendolo prima al rimorso poi alla pazzia. Il dramma del tiranno non è solo legato alla consapevolezza, ora che è vittima e non carnefice, delle sofferenze che ha inflitto agli altri ed in particolare a due donne che l’avevano amato, ma anche al rendersi conto di essersi perduto nel solo momento in cui si è fidato di qualcuno, in particolare del nipote cui si è presentato senza la protezione delle guardie del corpo. Nel primo tempo, Bernabo’ interagisce con l’amante (Giovannola) e la figlia (Bernarda); dal loro dialogo emerge la vicenda delle due donne e soprattutto Bernabo’ ha occasione di illustrare la sua posizione nei confronti delle donne in generale, la sua impenetrabilità ai sentimenti, la sua dissolutezza e l’assoluta mancanza di freni inibitori nella pratica sessuale (sino all’incesto con la figlia, aspetto che la Storia ipotizza e che nella nostra versione è dato per certo). In particolare vengono rievocati i rapporti tra Bernarda ed Antoniolo Zotta (suo amante) ed Andreola Visconti (sua cugina e compagna di sventure) Dalle parole dei vari personaggi emerge la condizione della donna nel periodo. Dopo il serrato confronto con i suoi rimorsi, a Bernabo’ si presenta l’inaspettata possibilità di fuggire dalla prigione e di vendicarsi di Gian Galeazzo. Una cortigiana che è stata sua amante e gli è rimasta fedele (Donnina) riesce a farlo fuggire e ad avvelenare una pietanza destinata alla tavola del nuovo signore di Milano. Grazie a Donnina, Bernabo’ riesce ad introdursi a sua volta nell’anticamera del nipote con il quale s’impegna in una serrata difesa di quella che è stata la sua politica, con frequenti accenni al tema della libertà.. Il finale è imprevedibile. Bernabo’ oppresso dal rimorso, dalla solitudine e dagli incubi cui si rende conto di non poter comunque sfuggire ora che ne è consapevole, decide di por fine alla propria esistenza. Assume quindi consapevolmente il veleno destinato al nipote e muore tra atroci tormenti. I dialoghi riprendono alcuni episodi storici della vita di Bernabo’, cui è il caso dedicare un approfondimento da parte delle guide prima dell’inizio dello spettacolo, affinchè il pubblico possa cogliere meglio i riferimenti. In particolare, le relazioni extraconiugali di Giovannola e Bernarda rispettivamente con Antoniolo e Pandolfo, i rapporti tra Bernarda ed Andreola e tra Bernabo’ e Donnina nonché la sconfitta di Bernabo’ a Bologna e l’episodio della scomunica papale consegnata al tiranno da due frati. Da ultimo, si richiama la pietanza (un piatto di fagioli) che secondo tradizione sarebbe stata servita ad avvelenare Bernabo’.

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CARATTERE DEI PERSONAGGI

Bernabo’ Visconti

E’ stato un tiranno dispotico e crudele, lussurioso e capriccioso; ora è solo un prigioniero disperato, chiuso in cella ed oppresso dal rimorso e dalla disperazione. A mano a mano che i fantasmi da lui stesso evocati verranno ad accusarlo ed a rinfacciargli le sue colpe, perderà di lucidità sino a dare evidenti segni di squilibrio nell’ultimo atto e a porre drammaticamente fine alla propria esistenza..

Giovannola di Montebretto

E’ una donna leggera che ha accettato senza farsi molti problemi le “avances” del tiranno credendo che la relazione le avrebbe dato la vita agevole ed il lusso cui aspirava. Non si è resa conto dei rischi che correva e con superficialità si è concessa all’aitante Pandolfo, di cui è diventata amante. La vendetta di Bernabo’, alla scoperta del tradimento, è atroce. Giovannola viene separata dalla figlia (Bernarda) e rinchiusa nelle prigioni di Trezzo dove si suicida. La sofferenza l’ha resa cupa a dispetto della passata leggerezza trasformando il suo fantasma in un’accusatrice implacabile.

La “Dama Nera” (Bernarda Visconti)

E’ lo pseudonimo di Bernarda, figlia (illegittima) di Bernarbo’ e Giovannola. A soli 14 anni é andata sposa (contro la sua volontà) al maturo Giovanni Suardi. Anche dopo il matrimonio il padre ha continuato ad avere per lei attenzioni particolari. Sorpresa in flagrante adulterio con un paggio (Antoniolo) è stata rinchiusa anche lei nel castello di Trezzo dove è stata raggiunta poco dopo dalla cugina Andreola (con la quale, nella nostra versione, si ipotizza abbia avuto una relazione lesbica) Bernarda soffre per l’amore che non ha potuto avere e per l’esser stata sempre considerata dalle sue figure di riferimento (padre e marito) solo e sempre una donna oggetto. Nella nostra messinscena ci si riferisce a lei sempre con il termine di “figlia” e/o con l’abbigliamento con il quale compare (un mantello nero).

Gian Galeazzo Visconti

E’ un abile e spregiudicato politico. La sua accusa nei confronti dello zio è tutta impostata su una dettagliata critica dell’azione di governo messa in atto da Bernabo’ dal quale in realtà non si differenzia. Gioca sui sensi di colpa di Bernabo’ e sulle sue innumerevoli stranezze al solo scopo di potersi presentare al popolo come il restauratore delle libertà comunali e di Milano oppressa.

La “Dama Bianca” (Madonna o Donnina de’ Porri)

E’ lo pseudonimo di un’altra amante storica di Bernabo’. Cugina di Stefano, signore della Brianza, figlia del giureconsulto Leone Porro di Copreno, Donnina de Porri fu a partire dagli anni 1360 l'amante di Bernabò Visconti, cui diede almeno quattro figli e che forse sposò dopo la morte della prima moglie, Regina Della Scala. Nel testamento di Bernabò, redatto nel 1379, ebbe insieme al figlio Lancillotto il feudo di Pagazzano e gli usufrutti di Niguarda. L'eredità le venne contestata da Gian Galeazzo, ma venne riconosciuta più tardi da Filippo Maria Visconti. La relazione con Bernabo’ duro’ tutta la vita, secondo alcuni Donnina fu anche sposata con matrimonio morganatico dal tiranno dopo la morte della moglie Regina. Secondo altri accetto’ di condividere la prigionia del suo signore. Nella nostra finzione è una figura evocata dal Demonio in forza dei suoi pregressi rapporti con Bernabo’ per aiutarlo nella riconquista del Potere. Donnina è sempre rimasta fedele al tiranno anche nella disgrazia, per cui lo aiuta a fuggire. E’ artefice dell’avvelenamento della pietanza di Gian Galeazzo (particolare questo che abbiamo inserito noi). Il suo “carattere” cambia a seconda del personaggio con cui è chiamata ad interagire : sensuale ed insinuante con l’ebbro Gian

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Galeazzo (cui cerca inutilmente di far assaggiare la pietanza da lei avvelenata), sottomessa ed obbediente con Bernabo’ della cui infernale personalità è in realtà succube.

Il demonio

La prima versione del lavoro prevedeva un atto ulteriore con un dialogo tra Bernabo’ ed il demonio che rinfaccia al tiranno le sue malefatte e gli anticipa il suo destino di perdizione. Per non appesantire la messa in scena questo atto è stato eliminato, ripristinandone solo una parte. Il demonio in questa versione si presenta come l’ “anima nera” di Bernabo’ giunto per anticipargli la prossima dannazione eterna e per prospettargli un incredibile “contratto” : vendicarsi di Gian Galeazzo ed instaurare nuovamente su Milano il regno del terrore

Andreola Visconti

Le uniche informazioni storiche sul personaggio riferiscono che era figlia di Matteo II (fratello di Bernabo’ con il quale condivideva il pôtere) e della badessa del Monastero Maggiore di Milano (i cui resti sono tuttora visibili nell’attuale Museo Archelogico) . Sappiamo anche che fu condannata a morire di inedia in una cella del castello di Porta Nuova a Milano a causa di non meglio precisate relazioni amorose illecite. E’ accertato che, a partire dal gennaio del 1376, condivise la cella con Bernarda Visconti sino alla morte. Nella nostra versione ipotizziamo che in cella Andreola, delusa per amore come la cugina, maturi per la stessa un amore doppiamente “illecito” in quanto lesbico e tra consanguinei. Andreola è un personaggio dolente, caduta nel “peccato” non per sua colpa ma perché costretta dalle circostanze e dalla “società”. Il suo amore lesbico per Bernarda è delicato e pieno di attenzioni per la cugina che tuttavia non le cede del tutto

PERSONAGGI NON PRESENTE NELLE REPLICHE DI TREZZO

Pandolfo Malatesta (presente solo a Melzo)

E’ un personaggio minore, interessato soprattutto alla carriera militare. Da ufficiale al servizio di Gian Galeazzo cerca di sfruttare il suo fascino per carpire dall’ingenua Giovannola i segreti di Bernabo’ e poterli poi vendere al suo signore Gian Galeazzo. Quando si rende conto di rischiare la vita, abbandona senza scrupoli al suo destino Giovannola.

COSTUMI

Personaggio Tipologia Note7

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in ordine entrata abbigliamento La “Dama Nera” Mantello nero

(con cappuccio)E’ il costume che indossa entrando e uscendo di scena

Dama Indossato sotto il mantelloGiovannola Mantello nero

(con cappuccio)E’ il costume che indossa entrando e uscendo di scena

Dama Indossato sotto il mantello

Cortigiano (accessori : cappello + scarpe)Bernabo’ Vestito da mendicante E’ il costume che indossa nel primo atto

quando è in cellaCostume signorile (accessori : scarpe) E’ il costume che

indossa nel secondo attoDemonio Mantello nero

(con cappuccio)(accessori: maschera + scarpe) E’ il costume che indossa sempre in scena

Gian Galeazzo Visconti Costume da duca (accessori scarpe)La “Dama Bianca” DamaAndreola Visconti Dama

I due atti dello spettacolo vengono realizzati a Trezzo in due locali distinti (primo sotterraneo e sala prospiciente il distrutto ponte del castello). Pertanto i personaggi che entrano in scena solo nel secondo atto (Gian Galeazzo e Bernabo’ in vesti signorili) dovranno avere i propri costumi posizionati già nella sala (i relativi costumi sono indicati in rosso), mentre quelli che entrano in scena nel primo atto (Giovannola, Dama Nera, Dama Bianca, Antoniolo, Bernabo’ in vesti da carcerato ed il Demonio) dovranno avere i propri costumi posizionati nel gazebo posto nei sotterranei. Nell’intervallo tra il primo ed il secondo tempo gli interpreti dovranno trasferirsi nella sala superiore)

Totale costumi

Dama 4 Cortigiano 3 Popolano 1 (tunica bianca/rossa)Mantello nero 4 Scarpe 3 Scarpe : misura 40 42 44

MATERIALE SCENICO

Atto Materiale Chi lo porta2 casse acustiche

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Computer portatileTracce musicali e preregistrateFaretti 2 (per macchine fumo)

TrucchiConsolle + pedana

Prolunghe elettricheMacchina per fumo 2

Gazebo + sedieTorce

2 faretti per illuminare il sotterraneoMacchina per il fumo

2Tenda

Tavolo + 2 sedieTovaglia

Piatto con fagioli2 bicchieri con vinoConsolle + pedana

ATTO PRIMO – Cella del castello di Trezzo (primo sotterraneo)

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ALLESTIMENTO : il primo sotterraneo sarà attrezzato con torce alle pareti, un tavolino con un faretto per posizionare il computer in corrispondenza dell’allacciamento elettrico, una pedana in corrispondenza della “sala della goccia” per consentire l’uscita (al buio) di attori ed attrici senza inciampare. In corrispondenza di quest’ultima pedana sarà posizionata la macchina del fumo ed un faretto. La macchina del fumo sarà posizionata all’interno della “sala della goccia” ed avviata in anticipo rispetto all’inizio dello spettacolo per consentire l’effetto fumo all’ingresso della “sala della goccia” . La luce all’interno della “sala della goccia” viene accesa prima dell’uscita dei “fantasmi”. Nel secondo sotterraneo sarà predisposto un camerino (idealmente un gazebo dove gli attori possono cambiarsi) che rimanga comunque nascosto al pubblico che affluisce nel primo sotterraneo. POSIZIONAMENTO ATTORI : Nella “Sala della goccia” si dispongono Giovannola, Bernardina (Dama Nera), Antoniolo, il Demonio e Andreola.Nel secondo sotterraneo si dispongono Bernabo’ (in abito da recluso) e Gian Galeazzo (che non compare nel primo atto) e si prepara il costume per Donnina (Dama Bianca) POSIZIONAMENTO “SERVICE” : indispensabile la presenza di Francesco alla “consolle” , serve una guida per “curare” il pubblico ed un incaricato all’accesso dei sotterranei per “comandare” la chiusura e la riaccensione delle luci in sotterraneo. Occorre quindi poter comunicare dalla “consolle” il momento di chiusura e riaccensione delle luci

SCENOGRAFIA : Dopo l’introduzione svolta dalle guide (prima dell’ingresso nei sotterranei quindi idealmente in corrispondenza del ponte distrutto) il pubblico viene accompagnato e disposto nel primo sotterraneo che sarà illuminato da due faretti disposti nella zona adiacente le scale d’accesso. In questa maniera il pubblico (35 persone per ogni accesso) sarà messo in condizione di disporsi per assistere allo spettacolo, SENZA VEDERE LA DISPOSIZIONE degli attori che saranno piazzati nella “ sala della goccia” (Dama Nera e Giovannola) e nel secondo sotterraneo nascosti dietro la tenda. Francesco Perlini sarà posizionato alla “consolle” in modo da gestire luci, musiche ed avviamento delle macchine da fumo, piazzate rispettivamente in corrispondenza dei due ingressi degli attori .

INIZIO SPETTACOLO : Il gruppo di spettatori, dopo l’introduzione, viene accompagnato nel sotterraneo dalle guide che provvedono ad accendere le torce e spegnere le luci. In questa maniera l’inizio avviene al buio, rischiarato solo dalla luce delle torce e da una musica cupa su cui si innesta la voce fuori campo. PRIMA DELL’ARRIVO DEL PUBBLICO si procede ad avviarela macchina da fumo in corrispondenza della “stanza della goccia”. Allo sfumare della musica seguono alcuni istanti di silenzio, quindi il rumore di gocce d’acqua che cadono al suolo per simulare l’interno della cella in cui Bernabo’ Visconti è prigioniero. La sua è una reclusione solitaria, quindi tutti i personaggi che entreranno in scena, altri rispetto a lui, sono fantasmi o comunque proiezioni della sua mente alterata. L’ingresso in scena dei primi due personaggi (Giovannola e Bernarda) che provengono dalla “stanza della goccia” viene preceduto dalle voci delle due donne preregistrate.In presenza dei “fumi” viene attivato il faretto. Le due donne compaiono, una dopo l’altra, transitando nel fumo “illuminato” L’effetto da ottenere è di due fantasmi che emergano dall’oscurità e si cerchino e si chiamino a vicenda da lontano, come se provenissero da un’altra dimensione (l’Aldilà). Giovannola e la “Dama Nera” entrano in scena entrambe coperte da un mantello nero per simulare la loro provenienza dall’AldiLà. Quando si incontrano si levano il mantello per indicare che sono tornate ad “esistenza” in quanto mosse dal reciproco affetto..Ingresso personaggi : Bernarda, quindi Giovannola, a seguire Antoniolo, quindi Bernabo’, poi Andreola, infine il Demonio’

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Scena prima

TRACCIA 1 (Rumore di gocce da far sfumare sull’Ouverture”)

TRACCIA MUSICALE 1.1 (“Ouverture” con rumore di gocce)

Narratore : ( voce preregistrata)

Ci fu un tempo lontano in cui queste terre furono dominate da un tiranno sanguinario, Bernabo’ Visconti. Oggi persino il suo nome è caduto nell’oblio ma chi lo conobbe ci ha lasciato memoria delle sue inenarrabili crudeltà verso uomini e cose. Stasera nell’umida cella dove trascorse i suoi ultimi giorni lo conosceremo meglio …

Giovannola :

Figlia, figlia mia, dove sei ? Sei forse tu quella figura che s’aggira nell’oscurità ?

Dama Nera (alias Bernarda)

Si, madre, vi sento, ma non riesco a vedervi. Dove siete ?

Giovannola ( la voce si è fatta più nitida e vicina si avvicina)

Bambina mia, continua a parlare. Sto arrivando

Dama Nera ( la voce ora è chiara e vicina. Bernarda è prossima ad entrare in scena)

Oh madre, è cosi’ buio qui. Il freddo mi entra fin dentro le ossa.

La Dama Nera entra in scena per prima. E’ affannata ed impaurita. Guarda, senza vedere, verso il pubblico in cerca della madre. E’ ancora coperta dal mantello

Dama Nera

Qui c’è un po’ di luce. Riuscite a vedermi ?

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Entra in scena anche Giovannola, dalla parte opposta. Anche lei è coperta dal mantello. Appena si vedono le due donne si avvicinano, tolgono il mantello e si buttano l’una nelle braccia dell’altra

Giovannola

Figlia, figlia mia …..

(continuando ad abbracciare Bernarda )

… quando tuo padre ti ha portato via da me, credevo di averti persa per sempre.

Dama Nera ( liberandosi dell’abbraccio della madre )

Sono stati momenti terribili, madre. Ho perso non solo il vostro affetto ma tutto cio’ che mi era caro ed ho sofferto in maniera incredibile

Giovannola

Adesso è tutto finito, angelo mio. Ora che ci siamo ritrovate, nessuno potrà più separarci.

Dama Nera

( con tono disperato )

Questo mi consola ma mi mancano tanto il chiarore del giorno, il profumo dei fiori, le gioie dell’amore …

Giovannola ( con tristezza)

Mancano anche a me, tesoro mio, ma tutto cio’ ci è ormai precluso

( accarezza la figlia che singhiozza )

Piuttosto raccontami come sei finita quaggiù . Per quanto abbia implorato Bernabo’ non c’è stato verso di sapere nulla della tua sorte.

Dama Nera

( asciugandosi le lacrime e ricomponendosi )

Come sapete, siamo state separate che ero poco più che una bambina. Da un padre mi sarei aspettata una spiegazione del vostro allontanamento ma lui non mi ha mai detto nulla, colmandomi peraltro di attenzioni. Pensavo volesse lenire il mio dolore per averti perduta.

Giovannola 12

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Povera piccola. Tuo padre non ha mai saputo cosa siano affetto e compassione, ha sempre pensato a sé stesso e a soddisfare la propria lussuria.

Dama Nera

Purtroppo me ne sono resa conto assai presto. Una sera che faticavo a prender sonno ho sentito la sua presenza nel buio accanto a me, la sua voce roca, il suo respiro affannoso, le sue mani sul mio corpo

( si copre il viso con le mani come per scacciare un ricordo angoscioso)

… non dimentichero’ mai l’orrore di quella notte e delle altre che seguirono

GiovannolaCosa! Ha osato far questo ? Tuo padre è un mostro! No, non avrei mai pensato che giungesse a tanto!

Dama ( calmandosi )

Dopo circa un mese, mi si presento’ dicendo che mi aveva trovato marito Un uomo che mi avrebbe fatto felice e che non si sarebbe opposto se, di quando in quando, un padre amoroso come lui avesse avuto ancora voglia di riabbracciare la sua amata figliola ( una risata nervosa )

Giovannola

E chi era costui ? .

Dama

Un certo Giovanni Suardo, figlio dei conti di Bianzano vicino Bergamo

Giovannola

Conosco i Suardo. Sono una famiglia molto influente a Bergamo, ghibellini e da sempre alleati dei Visconti

Dama

Il mio matrimonio serviva a rinsaldare l’alleanza tra Bergamo e Milano e tra due famiglie amiche ma mio marito non ha mai provato niente per me, né io per lui

Giovannola

Povera cara, quindi ancora non sai cos’è l’amore.

Dama

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Beh, non è proprio cosi’, madre, lasciate che vi racconti cosa accadde dopo.Sin dall’inizio del matrimonio mio marito mi mostro’ totale indifferenza. Spesso Bernabo’ veniva a farmi visita (lunga e significativa pausa) e talvolta approfittava ancora di me

Giovannola (con disgusto)

Che orrore! Quindi ha continuato a riservarti attenzioni anche dopo il matrimonio ?

Dama (chinando il capo piena di vergogna)

Io non volevo, ma ormai ero alla mercè di due uomini che non amavo e da cui venivo usata come se fossi un oggetto. Poi (rialza il capo e si apre ad un sorriso) … poi ho incontrato Antoniolo

Giovannola

Chi hai incontrato ?.

Dama

Si chiamava Antoniolo Zotta ed era un giovane poeta di corte. Era bello, gentile, mi parlava di poesia, di arte, d’amore

Giovannola

Ti sei concessa ad un paggio?

Dama

Cercate di capirmi, madre, mi ricordo che lui era diverso dagli uomini che avevo incontrato sino a quel momento … ricordo ancora le circostanze del nostro primo incontro…….

TRACCIA MUSICALE 2 (Tema di Antoniolo) serve da sottofondo per alcuni secondi; sfuma prima dell’ingresso di Bernabo

Giovannola

Ma non ti sei accorta che lui è stato gentile con te solamente per migliorare la sua condizione …..… E Bernabo’ se ne è accorto ?

Dama

Ci ha scoperto. Al povero Antoniolo è stata estorta sotto tortura la confessione di un furto che non aveva commesso per poterlo poi impiccare mentre io ….sono stata più sfortunata.

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Giovannola

Ma cosa puo’ esserci peggio della morte ?

Dama

La clausura, madre, la solitudine … e la fame. Per mesi sono stata rinchiusa in una lurida cella. Dapprima ero in compagnia di mia cugina Andreola e ci passavano almeno pane ed acqua ma da quando lei si spense non mi portarono più nulla da mangiare e rimasi completamente sola ed al buio.

( si interrompe di colpo spaventata )

Avete sentito questo rumore ?

Giovannola

Che rumore ?

TRACCIA PREREGISTRATA 3 (passi di Bernabo’)

Dama ( terrorizzata)

Ho imparato a riconoscerlo. E’ il suo passo, il suo respiro, la sua voce terribile. E’ mio padre, Bernabo’ Visconti. Ed io non sono pronta a rivedere quell’uomo terribile.

( fugge spaventata )

Giovannola ( cercando di trattenerla )

Dove vai, figlia mia ? Non avere paura. Lo affronteremo insieme. Non potrà più farci del male.

( poi fermandosi risoluta )

Se tu vai lo affrontero’ da sola. In fondo è da tanto che aspetto di farlo

( si fa da parte mentre inizia una nuova traccia musicale ad accompagnare l’ingresso di Bernabo’ Visconti. Quando cala il silenzio si sentono di nuovo le gocce che cadono al suolo e dal silenzio emerge la voce lontana di Bernabo’ )

TRACCIA MUSICALE ( Ingresso Bernabo’ )

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Bernabo’ :

Chi è là ? Qualcuno ha parlato ?

(Più vicino)

… fatevi vedere. E’ inutile che vi nascondiate.

(ancora più vicino)

…se non venite fuori vi faro’ scannare coma maiali. Sono Bernabo’ Visconti, signore di Milano

INGRESSO BERNABO’ : Bernabo’ entra in scena barcollando. Non essendo un fantasma per lui non è previsto l’effetto fumo. Avrà lo sguardo allucinato, la barba incolta, gli abiti dimessi. Si rivolge al pubblico quasi delirante)

Bernabo’

Le avete viste anche voi … ne sono certo. Una donna giovane ed una vecchia. Cosa ci facevano in questa prigione ? Parlavano di me, l’ho sentito. Forse mi conoscono, sanno chi sono. Probabilmente sono venute a portarmi via da questa terribile prigione

( si ferma come colto da un pensiero improvviso e si mette a ridere)

Ma certo, come ho fatto a non pensarci ? Devono essere due mie amanti, due delle tante. Ho avuto tante donne io … e nessuna ha mai potuto lamentarsi della mia generosità. Due di loro avranno saputo che sono stato rinchiuso qui dentro ed avranno voluto liberarmi. Quando tornero’ a Milano sapro’ come ricompensarle

( un gesto sguaiato)

Giovannola

Persino in questa cella tenebrosa continui ad essere arrogante.

(Bernabo’ smette di colpo di ridere e si volta spaventato)

Bernabo’

Chi ha parlato ? ….. fatevi avanti o vi faro’ squartare

Giovannola ( esce dall’ombra ridendo )

Davvero ? ……ormai non hai più alcun potere. Non puoi più farmi del male.

Bernabo’ ( riconoscendola )

Giovannola, tu qui. Quanti anni sono passati eppure sei sempre bella ….

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Giovannola

Che adulatore!...Ma non hai appena detto che sono una vecchia?

Bernabo’

Non parlavo sul serio, mi conosci. Sai come uscire da questo posto ? Se mi aiuti non avrai a pentirtene

Giovannola

Smettila e dimmi piuttosto cos’hai fatto a nostra figlia.

Bernabo’ (diventando di colpo serio )

Ho dovuto punirla. Le avevo trovato per marito uno dei giovani più nobili e ricchi di Lombardia e lei si è fatta sedurre da un servo. Senza alcun pudore, senza rispetto per me che sono suo padre.

Giovannola

Proprio tu parli di pudore e rispetto. Tu che hai osato metterle le mani addosso!

Bernabo’

Come osi parlarmi cosi’ proprio tu che hai osato tradirmi appena ne hai avuto la possibilità ? Eri la mia favorita e ti sei messa con Pandolfo Malatesta, il mio peggior nemico ….. sei una svergognata come tua figlia. Lo sai che persino in cella riceveva doni dai suoi amanti ? Ne ho sorpreso uno che le portava di nascosto del vino, contravvenendo ai miei ordini .

Giovannola (con sgomento)

Ora capisco perché le hai sospeso pane ed acqua condannandola a morire

Bernabo’

Ma dimmi piuttosto cosa ci trovavi in quel Pandolfo. Dimmi cosa ti dava lui che non ricevevi da me.

Giovannola Mi trattava come una donna, mi faceva sentire importante, desiderabile. Per te invece ero solo una delle tante concubine, una con cui andare a letto se e quando ne avessi voglia..

(Bernabo’ non riesce a soffocare la sua rabbia; le salta addosso stringendole la gola come per strozzarla )

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Bernabo’

Ed è per questo che hai dato al tuo amante l’anello che ti avevo regalato io ? Rispondi maledetta

(Giovannola stretta alla gola non riesce a rispondere; lo fa per lei Bernarda uscendo a sua volta dall’ombra)

Bernarda

Fermatevi padre. Non macchiatevi di un nuovo delitto !

( Alla vista di Bernarda, ritta davanti a lui, Bernabo’ è colto da terrore. Lascia la stretta di Giovannola e fa due passi indietro; è importante che in questa fase Giovannola mantenga una posizione intermedia tra Bernarda e Bernabo’ in modo da consentire a quest’ultimo di rivolgersi a lei nelle battute che seguono senza avvicinarsi a Bernarda; solo in seguito le due donne si riuniscono e si rivolgono minacciose verso il tiranno )

Bernabo’ ( rivolto a Bernarda),

Non è possibile, non puo’ essere vero. Tu sei morta, ho visto io stesso il tuo cadavere. L’ho visto mentre scendeva nella fossa ed ho chiuso la tua bara con le mie mani.

Bernarda ( avanzando con sguardo fiammeggiante verso il padre )

Si è vero, sono morta. Morta maledicendo il vostro nome, Morta tra atroci sofferenze. E sono tornata dalle tenebre per portarvi via con me, nel buio e nella disperazione cui mi avete condannato.

Bernabo’ (rivolgendosi a Giovannola )

Cacciala via. Non vedi ? Non è tua figlia. E’ solo un fantasma, uno spettro impalpabile. Non puo’ farci niente. Andiamo via insieme. Tutto tornerà come prima, te lo prometto, se mi aiuti.

Giovannola (avanzando a sua volta minacciosa verso Bernabo’ )

Lei un fantasma ? E credi che io non lo sia ? Anch’io ho sofferto le stesse pene che hai inflitto a mia figlia. Sono morta anch’io e come lei sono tornata dalle tenebre. Sono frutto del tuo rimorso.

Bernabo’ (folle di paura comincia ad agitare le mani e le braccia per allontanare da sé le due donne che si avvicinano a lui implacabili. Chiude gli occhi per non vederle e non si rende cosi’ conto che entrambe lo evitano ed escono di scena lasciandolo solo. In questa fase le due donne passano ai lati di Bernabo’ stendendo su di lui il mantello nero e, nella stessa maniera, entra il Demonio. L’effetto deve essere di un’unica coltre buia che cali sullo sventurato)

Noooo andate via. Non mi toccate. Voi non potete nulla contro di me. Se non ho più i miei uomini chiamero’ i diavoli dell’inferno e vi faro’ squartare. Morirete fra atroci sofferenze. Vi pentirete di quel che avete fatto. Si, vi pentirete.

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( cade in ginocchio)

Voce di Andreola Visconti ( fuori scena ) Cugina, cugina mia adorata, dove sei ?

( Andreola, proveniendo come gli altri “fantasmi” dalla stanza della goccia, entra in scena. E’ affannata e smarrita in quanto ha intravisto da lontano Bernarda, di cui è innamorata e vorrebbe raggiungerla)

Andreola Visconti ( rivolta a Bernabo’ che la fissa con occhi sbarrati ) Vecchio, hai visto anche tu una bella ragazza coperta da un mantello nero ? Era insieme ad una donna ed ho visto che parlavano con te. Non puo’ esserti sfuggito il suo volto pallido, simile a quello di una dea, né la grazia e la gentilezza con cui si muove. Le sue parole ed i suoi sguardi sono dolci come il miele e ti arrivano sino al cuore

( guarda meglio Bernabo’, lo riconosce ed ha un gesto di disprezzo )

… ma io ti conosco; sei Bernabo’ il bastardo che l’ha condannata a morire di fame e di sete.Quante volte mi ha parlato di te, della tua crudeltà, della tua lussuria. Quante volte, nel buio della cella in cui eravamo rinchiuse entrambe, mi ha descritto il suo ( pausa in cui Andreola esprime disappunto e gelosia per l’amore che ha legato Bernarda al suo paggio) Antoniolo e la maniera in cui hai distrutto il loro sogno d’amore.

( Andreola si stacca da Bernabo’ e guarda verso il pubblico; la sua espressione si addolcisce Sta per ricordare le circostanze del suo primo “bacio proibito” alla cugina )

… ricordo ancora la prima volta che è scoppiata a piangere ed io l’ho presa tra le mia braccia per consolarla. Prima le ho asciugato le lacrime, poi le ho accarezzato il viso. Infine …

… infine l’ho baciata

( come scuotendosi dal sogno, Andreola riprende la sua espressione dolente )

Da allora non ho avuto più pace ed anche quando la Morte ci ha separate ho continuato a cercarla per riunirmi a lei

( si gira verso Bernabo’ con un’espressione feroce )

… hai capito adesso chi sono, Bernabo’ ?

Bernabo’ ( coprendosi il viso con le mani in faccia e tremando )

Si, sei Andreola, la figlia di mio fratello Matteo.

Andreola Visconti Si, sono tua nipote.

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Andreola punta il dito accusatore verso Bernabo’ che, per tutta la durata del suo intervento, è rimasto in ginocchio , sbigottito e tremante. Andreola fa per avvicinarsi minacciosa verso Bernabo’ che si copre il viso con le mani, come per attendere la punizione, e scoppia in un pianto dirotto. Andreola si ferma, prima lo guarda con disgusto poi lo apostrofa

Andreola Visconti Vai pure incontro al tuo destino ( pausa) zio

Scoppia in una risata feroce e si ritira (USCENDO SUL RETRO IN MODO DA POTERSI CAMBIARE PER RIENTRARE COME DONNINA). Bernabo’ non la vede uscire in quanto rimane in ginocchio, piangente e con le mani sul viso. E’ in preda ai suoi rimorsi e non si rende conto dell’ingresso del Demonio.

TRACCIA MUSICALE 4 ( Ingresso Demonio )

INGRESSO DEMONIO : E’ simile a quello di Antoniolo e delle donne. Anche lui emerge dal fumo illuminato, Sempre nel fumo scompaiono tutte le donne (Giovannola, Bernardina ed Andreola) che escono di scena.

Demonio (si guarda intorno, poi scorge Bernabo’ in ginocchio e gli si para davanti. Si rivolge a lui con voce cupa ) Perché piangi ?

Bernabo’ (si scuote e leva il volto lagrimoso verso il Demonio che non riconosce)Chi sei e come hai fatto ad entrare in questa cella ?

Demonio Chi sono non ha importanza. Sono la tua angoscia e la tua disperazione ad avermi guidato sino a te

Bernabo’ (allunga le mani per toccarlo ma le allontana subito come scosso da un brivido)Hai il volto bianco ed il corpo gelido come la Morte, Sei richiamato dal mio tormento quindi sei ..;

Demonio (spalanca le braccia ed esplode in una risata cupa ) … Si, sono proprio io

Bernabo’ (si alza terrorizzato e fa per allontanarsi)Vattene, demonio maledetto, non è ancora giunta la mia ora

Demonio Infatti non son qui per questo ma per offrirti la possibilità di vendicarti di chi ti ha tradito e riconquistare il Potere.

Bernabo’ (perplesso) E perché mai faresti questo per me ?

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Demonio Tu hai acquisito grossi meriti agli occhi del mio Signore. Nessuno meglio di te ha portato il Male e la Disperazione a Milano; Tuo nipote Gian Galeazzo al tuo confronto è un dilettante. E’ normale che il mio padrone preferisca te come signore di Milano

Bernabo’ (sembra compiacersi ma poi appare attraversato da un sospetto)Fai questo solo per avere la mia anima dopo che saro’ morto, non è vero ?

Demonio (ridendo ) Non essere ingenuo. La tua anima l’abbiamo già da tempo ed il tuo posto nel più profondo dell’Inferno è comunque assicurato qualunque cosa tu faccia. Pero’ vogliamo darti la possibilità di fare ancora del male. Se accetti, ti libereremo stasera stessa

Bernabo’ (rimane un po’ esitante e infine)Ebbene accetto. E sia di me e della mia anima cio’ che dev’essere.

Il Demonio si dirige verso l’uscita ed apre teatralmente le braccia evocando dalle tenebre Donnina de Porri. La donna entra in scena e china il capo di fronte al Demonio in segno di sottomissione. Il Demonio le indica Bernabo’ che è rimasto in primo piano a meditare sulla sua sorte. Donnina, rimanendo alle spalle di Bernabo’, interrompe le sue riflessioni

La TRACCIA PREREGISTRATA ( relativo all’Intervento di Donnina) viene eliminata in quanto recitata direttamente dall’attrice

La “Dama Bianca” Madonna (Donnina) de Porri

Mio signore …

Bernabo’ ( impaurito si guarda intorno smarrito)

Chi ha parlato ? Un altro fantasma del mio passato che mi perseguita ?

Dama Bianca

Ma no, mio signore, sono qui per farvi fuggire. Sono Donnina de’ Porri; non ricordate quanto vi sia sempre stata fedele ? Sono la vostra serva.

( Bernabo’ si rialza guardando in alto)

Bernabo’

Ma allora è vero. E’ il diavolo che ti ha mandato.

Dama Bianca

Forse, Bernabo’, ma soprattutto è l’amore ed il rispetto che ho sempre avuto per voi. L’Oscuro Signore che entrambi onoriamo mi ha solo evocato dalle tenebre per portarvi al castello di Porta Giovia e vendicarvi di vostro nipote Galeazzo. Presto venite con me

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( Donnina si avvicina a Bernabo’ che è malfermo sulle gambe, lo sostiene ed insieme fendono il pubblico per raggiungere, prima di loro, l’uscita dai sotterranei. Parte la musica di chiusura del primo atto. A questo punto le guide conducono il pubblico nell’ultimo sotterraneo, in corrispondenza del pozzo per continuare la visita ed illustrare i rapporti tra Bernabo’ e le donne. Questo consente agli altri personaggi di trasferirsi in corrispondenza del distrutto ponte per l’inizio del secondo tempo. Un incaricato avviserà la guida che i preparativi per l’inizio del secondo atto sono ultimato ed il pubblico puo’ salire)

TRACCIA MUSICALE 5 ( Musica chiusura primo atto )

FINE PRIMO ATTO

Nota : Tra il primo ed il secondo atto, nella versione di Trezzo, occorre trasferire la scena dal primo sotterraneo alla “Sala del ponte’”: Questo spostamento logistico richiede un’interruzione di almeno una ventina di minuti, necessari a trasferire gli attori che hanno recitato nel primo atto dal sotterraneo alla “Sala” nonché a tutti gli interpreti di preparare l’ingresso in scena nella sala in questione. Nel frattempo il pubblico sarà intrattenuto nell’ultimo seminterrato (presso il pozzo) dalle guide trezzesi ed invitato a trasferirsi solo quando gli attori si saranno cambiati per il secondo atto.

ATTO SECONDO – Anticamera di Gian Galeazzo Visconti, nuovo signore di Milano, al castello di Porta Giovia. (Sala prospiciente il distrutto ponte’)

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ALLESTIMENTO : un tavolo con tovaglia e candela accesa posto nel centro della sala. A lato sono predisposti un vassoio con una pietanza di fagioli ed un bicchiere pieno di vino. Gian Galeazzo entrerà in scena con un secondo bicchierePOSIZIONAMENTO ATTORI : Nella sala attigua (chiusa da cancellata in ferro) si preparano Bernabo, Donnina ed il Demonio. In cima alla scalinata si prepara Gian Galeazzo; gli altri attori risalgono dai sotterranei DOPO il pubblico per entrare in scena alle loro spalle arrivando dall’uscita del sotterraneo.. POSIZIONAMENTO “SERVICE” : Francesco alla “consolle” , la guida segue il pubblico e lo fa disporre. Al termine dello spettacolo ci sarà spazio per la vendita dei volumi “Dove nacquero gli dei” che saranno posizionati in corrispondenza del plastico del castello.SCENOGRAFIA : Le guide illustreranno che l’ambientazione è cambiata rispetto alla scena precedente e che ci si trova adesso a Milano nel castello di Porta Giovia, residenza dei signori di Milano.

SVOLGIMENTO SECONDO ATTO. Cala il silenzio e cominciano le gocce (le stesse che hanno introdotto la prima scena) Donnina e Bernabo sono i primi ad entrare in scena provenendo dalla sala con cancellata in ferro. Gian Galeazzo entra in scena proveniente dalla scala e vestito dei suoi abiti sfarzosi. Ad alta voce e palesemente ebbro si rivolge ad un immaginario interlocutore posto alle sue spalle sostenendo di esser stanco e di voler terminare di gozzovigliare. . Ha appena lasciato una festa ed è stanco. Siede al tavolo tracannando con evidente soddisfazione il vino. Quindi sbadiglia come colto da improvvisa stanchezza. Entra Donnina che recupera il vassoio con la pietanza e l’altro bicchiere di vino (si scoprirà poi che entrambi sono avvelenati). Bernabo’ a lato osserva la scena dall’ingresso. Si avvicinerà solo quando Donnina lascia la scena. Ingresso personaggi : Donnina con Bernabo’, quindi Donnina con Gian Galeazzo, infine Bernabo’ con Gian Galeazzo. Alla fine entrano tutti gli altri personaggi

APERTURA SIPARIO

TRACCIA MUSICALE 6 ( Ouverture atto secondo)

TRACCIA MUSICALE 6 .1 Rumore di gocce Precede l’ ingresso di Bernabo’ e Donnina

In scena c’è un tavolo con una sedia. A margine della scena sarà stato approntato un vassoio con un piatto di fagioli, un cucchiaio ed un bicchiere di vino

( Donnina, entra in scena conducendo per mano Bernabo’ che appare sconvolto. La donna si leva la maschera prima di parlare)

Donnina (Dama Bianca)

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Eccoci, mio signore, ormai è tutto pronto. Fra poco vostro nipote sarà qui. La festa a palazzo si è protratta a lungo ed ho fatto in modo che bevesse molto. Sua moglie si é ritirata presto nei suoi appartamenti, per cui ho avuto modo di ballare con lui. Non mi ha riconosciuto perché ero mascherata. Gli ho fatto intendere che gli avrei ceduto e che l’avrei raggiunto in camera sua.

( sorride divertita) È incredibile cosa si riesca a far fare ad un uomo solo promettendogli le proprie grazie

( nell’ascoltare le parole di Donnina, Bernabo’ ha un gesto di stizza, seccato che la propria amante abbia blandito il suo peggior nemico; la donna se ne rende conto e subito riprende il suo atteggiamento)

Ma l’ho fatto solo per servire voi, mio signore, per portarvi qui Gian Galeazzo e consentirvi di avere su di lui la vostra vendetta. Ora nascondetevi, presto, vostro nipote sta per arrivare

( cerca di trascinare Bernabo’ fuori di scena ma questi reagisce adirato )

Bernabo’ Nascondermi nel mio palazzo? Nascondermi nella stanza che è stata mia ?

( Donnina si ferma, rendendosi conto della forzatura, ma deve far presto per evitare che Bernabo’ venga scoperto dalle guardie; usa pertanto tutte le sue blandizie)

Dama Bianca ( una breve pausa, poi rivolta a Bernabo’ ) Avete ragione, mio signore, ma ricordate la prima volta che vi ho ceduto ? Voi eravate già il signore di Milano, io ancora una ragazzina affascinata dalla vostra personalità. Mi ordinaste di entrare in questa stessa stanza e quando lo feci voi mi aspettavate nascosto proprio dietro quest’arazzo

( gli sorride sensuale )

Mi foste addosso ed io … io da allora non seppi negarvi più nulla.Fatelo ancora per me, vi prego, aspettatemi nascosto dietro l’arazzo come quella volta

( Bernabo’ convinto si lascia allontanare; Donnina ritorna sui suoi passi )

E’ proprio vero, Satana, l’arte della seduzione che tu ci hai insegnato ci consente di convincere qualunque uomo … ma adesso devo andare. Gian Galeazzo sarà qui fra poco

Donnina si apparta e vede entrare in scena Gian Galeazzo. E’ ubriaco e si muove a fatica. Ha in mano una bottiglia di vino. Si siede al tavolo. Donnina prende il vassoio e si dirige verso Gian Galeazzo. Nel vedere la “Dama Bianca” Gian Galeazzo si scuote

Gian Galeazzo

Voi ? Che ci fate qui. Chi vi ha chiamato ?

Dama Bianca 24

Page 25: Assassinio sul Voiture Cafèmagikalchimia.altervista.org/alterpages/files/Ifantas... · Web viewQuando gli venne data conferma, che il corpo della figlia si trovava esattamente dove

Voi, mio signore, non ricordate. Mi avete chiesto di portarvi da mangiare e da bere. Ho fatto preparare la vostra pietanza preferita. Assaggiatela.

(allunga il piatto ed il vino sul tavolo verso Gian Galeazzo. L’uomo sembra sul punto di farlo ma poi prende il suo bicchiere e tracanna il resto del vino)

Gian Galeazzo

Mi ricordo di voi. Abbiamo ballato insieme, ma avevate una maschera. Vi ho chiesto di svelare il vostro volto ma voi non avete voluto(allunga le mani verso la donna per attirarla a sé ma Donnina si scosta)

Dama

Il fascino del mistero rende una donna più intrigante ai vostri occhi. Voi vorreste che io vi cedessi subito, ma se lo facessi non avreste modo di apprezzare questo vino prelibato nè sapreste quanto risveglia i sensi ed acuisce il piacere.

Gian Galeazzo (riprende il bicchiere, lo annusa, sta per bere, poi si ferma)

Madonna, voi vi sottovalutate; bastano le vostre grazie a ..

Dama

E allora MANGIATE E BEVETE alla mia bellezza (lo allontana)

Gian Galeazzo (

Lo faro’, ma è prelibato anche il mio vino. Il vostro, lo berro’ dopo.

(Il vino comincia a fare il suo effetto. Gian Galeazzo comincia a sbadigliare e la donna puo’ cosi’ allontanarsi mentre Gian Galeazzo reclina il capo sul tavolo, Donnina verifica che non riesce a svegliarlo, quindi si volta verso Bernabo’, che nel frattempo è rientrato ed ha osservato la scena; il tiranno, smessi gli abiti da carcerato, è vestito splendidamente e sembra aver ripreso l’antica sicurezza. Ha assistito all’intera scena a braccia conserte. Con un gesto allontana Donnina,e si avvicina a sua volta a Gian Galeazzo. Sembra volerlo svegliare, ma poi vede il piatto ed il vino accanto a lui, esita pensieroso, annusa il vino, ne beve un lungo sorso. Infine mangia la pietanza. Tossisce come se il vino gli fosse andato di traverso e Gian Galeazzo si agita nel sonno, senza svegliarsi. Infine Bernabo’ prende la candela e la passa un paio di volte vicino al volto del dormiente che finalmente si sveglia ed alla sua vista balza in piedi spaventato)

Gian Galeazzo (meravigliato)

Voi ? Che ci fate qui. Dovreste essere nelle segrete di Trezzo. Chi vi ha fatto uscire ? Lo passero’ a fil di spada.

Bernabo’ 25

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Calmati, nipote. Non conosci forse i poteri occulti di Bernabo’ ? Ho invocato i diavoli dell’inferno e loro mi hanno aiutato a venire qui da te a farti visita

Gian Galeazzo (terrorizzato )

Non puo’ essere vero. Ho liberato Milano dalla tua tirannia. Il tuo regno di sangue è finito.

Bernabo’

Proprio tu mi dici questo. Sei stato il mio alleato più fedele. L’unico parente di cui mi sia fidato. Ti ho dato in sposa mia figlia Caterina

Gian Galeazzo

Ho dovuto assecondare la tua pazzia aspettando il momento opportuno per liberarmi di te.

Bernabo’

Hai fatto credere a tutti che fossi un pazzo sanguinario per giustificare il tuo colpo di stato. Ma io non sono pazzo.

Gian Galeazzo (ironico)

Come definisci la tua passione per i cani ? Sei giunto ad averne cinquemila ed erano i milanesi a doverteli mantenere.

Bernabo’

Ho sempre amato i cani … cosi’ come le donne.

Gian Galeazzo

Già. Le donne. Le amavi al punto che al castello di Trezzo hai fatto costruire un pozzo per precipitarvi le tue amanti quando ti avevano stancato

Bernabo’

E’ una volgare fandonia che hai messo in circolazione per screditarmi. Con me Milano è tornata ad esser rispettata e temuta

Gian Galeazzo

Al punto che il Papa ti ha scomunicato

Bernabo’

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Non è vero. La scomunica non mi è mai stata consegnata .

Gian Galeazzo

Lo credo bene; L’hai fatta ingoiare ai malcapitati frati che erano venuti a recapitarla. Con tutto il piombo dei sigilli.

Bernabo’

Hanno osato insolentirmi e io non lo sopporto.

Gian Galeazzo

E’ per questo che li hai fatti gettare nel fossato dove sono affogati ? D’altronde i tuoi scatti d’ira sono proverbiali.

Bernabo’

Perché non ricordi almeno quanto ho amato ed onorato mia moglie Regina della Scala ?.

Gian Galeazzo

Ma se hai popolato Milano dei figli avuti con le tue cento amanti

Bernabo’

Eppure quando Regina è morta ho imposto il lutto a Milano per oltre un anno..

Gian Galeazzo

Con te la città ha perso la sua libertà. Hai imposto a tutti la tua volontà

Bernabo’ (rivolgendosi improvvisamente al pubblico )

Libertà, che parola grossa sulle tue labbra. Ma lo sentite ? Vi credete liberi voi ? O siete condizionati dai pregiudizi della Società, dalla Morale, dalla Chiesa, da quello che chiamate Stato ?

Gian Galeazzo (rivolgendosi anche lui al pubblico )

Non lo state a sentire. La Società ha bisogno di regole, di convenzioni, e di uomini come me che le facciano rispettare. Altrimenti si dà spazio agli egoismi di pochi , alla sopraffazione , alla tirannia

Bernabo’

Non credetegli. Quest’uomo è solo un politico e vi rappresenta cio’ che gli torna utile per imporre il suo potere su di voi. Ma la realtà non è rappresentazione, bensi’ volontà di vivere. L’unica morale che abbia un senso porta a soddisfare i propri desideri, anche i più inconfessati, come vi ho

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insegnato io. Del resto mio nipote è un ipocrita; ho avuto fiducia in lui presentandomi inerme a negoziare e mi ha fatto rinchiudere nelle mie stesse prigioni. E’ stato il primo a non rispettare le convenzioni che impongono la tutela e la sacralità dell’ospite.

Gian Galeazzo

Il fine giustifica i mezzi. L’ha detto un uomo famoso … o forse lo dirà un giorno.

Giovannola, Bernarda ed Antoniolo entrano in scena, sempre provenienti dall’ingresso della Sala.

Giovannola

Adesso basta, Bernabo’. Se continui a parlare di politica finiranno addirittura per acclamarti. In fondo in questo campo non sei stato peggiore di tanti altri

Bernarda

Sono altre le colpe che devi scontare. Devi pagare per le tante donne che hai fatto soffrire. Per le sventurate che hai ucciso. Per mia madre e me che hai fatto morire di fame per la tua folle gelosia.

Bernabo’ ( rivolgendosi a Giovannola )

Ma cosa dite ? Pandolfo Malatesta, il tuo amante, ti ha sedotto solo per strapparti i segreti di stato e consegnarli ai miei nemici. Lo dimostra il fatto che non ha mosso un dito per salvarti ma è corso invece ad arruolarsi nelle milizie del Papa. Me lo son trovato contro a Bologna dove mi ha fatto perdere più di mille uomini in battaglia

(giratosi verso Bernarda )

Quanto a te, credi che il tuo paggio fosse attratto dalla tua bellezza ? Ti sbagli, piccola mia.Cercava solo la ricchezza ed i vantaggi facili che gli avrebbe portato l’essere il tuo amante.

(rivolto infine a tutte e tre le donne )

Voi donne siete tutte cosi’. Amate chi vi inganna e vi lamentate quando siete trattate con la durezza che meritano le vostre azioni.

Antoniolo (stringendosi a sua volta a Bernarda)

Ti sbagli. L’ho amata veramente

Gian Galeazzo

La tua sceneggiata è finita, tiranno sanguinario. Neppure il diavolo ti puo’ concedere altro tempo. Non appena i fantasmi del tuo rimorso saranno svaniti tornerai nella solitudine della tua cella da dove non uscirai mai più

( Giovannola fa per allontanarsi insieme a Bernarda ed ai suoi amanti, anche Gian Galeazzo fa per seguirle ma viene fermato da Bernabo’ )

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Bernabo’

No, non andate via. Non mi lasciate solo, vi prego. E’ vero, in realtà sono arrivato sino a te ma solo per chiederti un’ultima cosa... Il peso dei miei peccati è diventato intollerabile; i rimorsi ed i fantasmi delle mie vittime non mi danno più tregua. La solitudine ed il silenzio cui mi hai condannato sono una pena più atroce della morte

Gian Galeazzo

E’ la stessa che hai inflitto alle tue vittime. Cosa vuoi ora da me ?

Bernabo’

Lo hai detto. Voglio la liberazione, il Nulla. Non voglio più soffrire. Dammi la Morte.

Gian Galeazzo (scoppia a ridere)

Per fare di te un martire ed amplificare agli occhi della Storia la maniera in cui ti ho estromesso dal Potere ? Niente affatto. Ti lascero’ marcire in galera sino alla fine dei tuoi giorni.

Bernabo’ (si scosta da lui, gli occhi allucinati e gli effetti del veleno ormai evidenti )

Sapevo che mi avresti risposto in questo modo. Sei crudele quanto e più di me ma la Storia ti giustificherà dicendo che hai liberato Milano da un tiranno. Il vino e la pietanza che ti sono stati portati contengono della cicuta che vi ha disciolto una persona a me fedele. Pensava di avvelenarti ed in realtà stanotte avresti dovuto morire tra atroci tormenti. Milano avrebbe avuto, dopo di te, un altro tiranno. Ma stavolta ti faro’ grazia della vita e moriro’ al tuo posto. Ho capito che i miei peccati non mi daranno comunque tregua ed ho deciso di bere e mangiare al posto tuo. Ti chiedo solo di rispettare le mie spoglie, la donna che si è sacrificata per me e la mia famiglia.

(il veleno comincia a fare il suo effetto. Bernabo’ sta per accasciarsi al suolo. Irrompe in scena Donnina disperata e si getta sul tiranno cercando di sostenerlo. Dietro di lei entra anche il Demonio che assiste all’intera scena con un sorriso trionfante )

Donnina

Perché l’ hai fatto ? Io ti amavo. Non ti avrei mai abbandonato.

Bernabo’ (scostandola )

Verrà un giorno … si verrà un giorno in cui tutti sapranno chi è stato davvero Bernabo’ Visconti(crolla morto al suolo )

TRACCIA MUSICALE 7 (chiusura della manifestazione e presentazione interpreti e “staff”

FINE DELLA RAPPRESENTAZIONE

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